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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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venerdì 29 ottobre 2010

STATISTICHE CHIESA CATTOLICA IN SPAGNA

CITTA' DEL VATICANO, 7 SET. 2010 (VIS). In occasione del prossimo Viaggio Apostolico del Santo Padre Benedetto XVI a Santiago de Compostela e a Barcelona (6-7 novembre), sono state pubblicate le statistiche della Chiesa Cattolica in Spagna. I dati, aggiornati al 31 dicembre 2009, sono a cura dell’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa.

La Spagna ha una superficie di 505.992 Km2 ed una popolazione di 45.929.000, di cui 42.470.000 cattolici, il 92,5% della popolazione. Il Paese conta 70 circoscrizioni ecclesiastiche e 22.674 parrocchie. I Vescovi sono 124, i sacerdoti 24.849, i religiosi 54.599, i membri laici di Istituti Secolari sono 2.786 e i catechisti 101.261. I seminaristi minori sono 1.943 e i maggiori 1.963.

Un totale di 1.596.429 studenti frequentano i 5.585 centri di istruzione cattolica, dalle scuole materne all’università. I centri caritativi e sociali di proprietà e/o diretti da ecclesiastici o religiosi contano in Spagna 93 ospedali, 72 ambulatori, 788 case per anziani, invalidi e minorati, 435 orfanotrofi e asili nido, 301 consultori familiari ed altri centri per la protezione della vita, 3.036 centri speciali di educazione o rieducazione sociale e 400 istituzioni di altro tipo.
OP/ VIS 20101029 (200)

INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE MESE DI NOVEMBRE

CITTA' DEL VATICANO, 29 OTT. 2010 (VIS). L'intenzione Generale per l'Apostolato della Preghiera del Santo Padre Benedetto XVI per il mese di novembre è la seguente: “Perché quanti sono vittime della droga e di ogni altra forma di dipendenza, grazie al sostegno della comunità cristiana, trovino nella potenza di Dio Salvatore la forza di cambiare radicalmente la loro vita”.

L'intenzione Missionaria è la seguente: “Perché le Chiese dell’America Latina proseguano la missione continentale proposta dai loro Vescovi, inserendola nell’universale compito missionario del Popolo di Dio”.
BXVI-INTENZIONI/ VIS 20101029 (100)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 29 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- L’Arcivescovo Giovanni d’Aniello, Nunzio Apostolico in Thailandia e in Cambogia, e Delegato Apostolico in Myanmar ed in Laos.

- Otto Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste V), in Visita “ad Limina Apstolorum”:

- L’Arcivescovo José Belisário da Silva, O.F.M., di São Luís do Maranhão.

- Il Vescovo Armando Martín Gutiérrez, F.A.M., di Bacabal, con l’emerito Vescovo Henrique Johanpötter, O.F.M.

- Il Vescovo Enemésio Ãngelo Lazzaris, F.D.P., di Balsas.

- Il Vescovo José Valdeci Santos Mendes, di Brejo.

- Il Vescovo José Soares Filho, O.F.M.Cap., di Carolina.

- Il Vescovo Vilson Basso, S.C.J., di Caxias do Maranhão, con l’emerito Vescovo Luís D’Andrea, O.F.M.Conv.

- I partecipanti al Congresso promosso dalla Fondazione “Romano Guardini”, di Berlino.

Nel pomeriggio il Santo Padre riceverà in udienze separate sette Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste V), in Visita “ad Limina Apostolorum”:

- Il Vescovo Sebastião Bandeira Coêlho, Coadiutore di Coroatá.

- Il Vescovo Franco Cuter, O.F.M.Cap., di Grajaú, con l’emerito Vescovo Serafino Faustino Spreafico, O.F.M.Cap.

- Il Vescovo Gilberto Pastana de Oliveira, di Imperatriz.

- Il Vescovo Ricardo Pedro Paglia, M.S.C., di Pinheiro.

- Il Vescovo Xavier Gilles de Maupéou d’Ableiges, emerito di Viana.

- Il Vescovo Carlo Ellena, di Zé Doca.
AP:AL/ VIS 20101029 (220)

AVVISO

CITTA' DEL VATICANO, 29 OTT. 2010 (VIS). Come precedentemente annunciato, lunedì 1 novembre, Solennità di Tutti i Santi e martedì 2 novembre, Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti, il servizio del V.I.S. non sarà trasmesso. Le trasmissioni riprenderanno mercoledì 3 novembre.
.../.../... VIS 20101029 (50)

giovedì 28 ottobre 2010

BRASILE: CHIESA INSEGNA DIGNITÀ DI FIGLI DI DIO

CITTA' DEL VATICANO, 28 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto i Presuli della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (Regione NordesteV) al termine della quinquennale Visita “ad Limina Apostolorum”.

“Oggi desidero parlare con voi” – ha detto il Papa – “di come la Chiesa nella sua missione di servire da lievito della società umana mediante il Vangelo, insegna all’essere umano la sua dignità di figlio di Dio e la sua vocazione all’unione con tutti gli uomini, dai quali derivano le esigenze di giustizia e di pace sociale conformi alla sapienza divina”.

“Prima di tutto, il dovere immediato di agire in favore di un ordine giusto nella società è proprio dei fedeli laici, che, come cittadini liberi e responsabili, si impegnano a contribuire ad una retta configurazione della vita sociale, nel rispetto della loro legittima autonomia e dell’ordine morale naturale”. – ha spiegato il Santo Padre – “Il vostro dovere, in qualità di Vescovi, con il vostro clero è indiretto, giacché voi dovete contribuire alla purificazione della ragione e al risveglio morale delle forze necessarie per costruire una società giusta e fraterna. Tuttavia quando i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono, i pastori hanno il grave dovere di emettere un giudizio morale, anche relativo alla politica”.

“Nel momento in cui occorre formulare questi giudizi, i pastori devono tener in conto il valore assoluto di quei precetti morali negativi che rendono moralmente inaccettabile la scelta di una determinata azione intrinsecamente cattiva e incompatibile con la dignità umana. Questa decisione non può essere riscattata dalla bontà di qualunque fine, intenzione, conseguenza o circostanza. Pertanto sarebbe totalmente falsa e illusoria qualunque difesa dei diritti umani, politici, economici e sociali che non comprendesse la vigorosa difesa dei più deboli dal concepimento fino alla morte naturale. Nell’ambito della difesa dei più deboli, chi è più indifeso di un bambino non nato o un paziente in stato vegetativo o terminale?”.

“Quando i progetti politici contemplano, in forma aperta o velata, la depenalizzazione dell’aborto o l’eutanasia, l’ideale democratico – che è autenticamente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana – è tradito nel suo stesso fondamento. Pertanto, cari fratelli nell’episcopato, nell’ora di difendere la vita ‘non dobbiamo temere l’ostilità o l’impopolarità, rifiutando ogni compromesso e ambiguità che ci conformano alla mentalità di questo mondo”, ha aggiunto il Pontefice.

Per aiutare i laici a vivere il loro impegno cristiano e socio-politico in un modo unificato e coerente, occorre – ha affermato il Pontefice – “una catechesi sociale e una formazione adeguata nella dottrina sociale della Chiesa. (...) Questo significa anche che in alcune occasioni, anche i pastori devono ricordare a tutti i cittadini il diritto, che è anche un dovere, di usare liberamente il voto per promuovere il bene comune”.

“A questo punto la politica e la fede si incontrano. La fede ha, senza dubbio, la sua natura specifica nell’incontro con il Dio vivo, che apre nuovi orizzonti molto al di là della sfera della ragione (...). Solo attraverso il rispetto, la promozione e l’insegnamento instancabile della natura trascendente dell’essere umano, si può costruire una società giusta (...) Dio deve incontrare un luogo nella sfera pubblica, con specifico riferimento alla dimensione culturale, sociale, economica e in particolare politica”, ha affermato il Papa citando l’Enciclica “Caritas in Veritate”.

Benedetto XVI ha concluso il suo discorso unendosi all’appello dei Vescovi del Brasile, in favore dell’educazione religiosa e “più concretamente dell’insegnamento pluralistico e confessionale della religione nelle scuole pubbliche dello Stato” e segnalando che ”la presenza di simboli religiosi nella vita pubblica, ricorda all’uomo la sua trascendenza e la garanzia del loro rispetto. Hanno un valore particolare nel caso del Brasile, dove la religione cattolica è parte integrante della sua storia”.
AL/ VIS 20101028 (630)

PROGRESSI SCIENTIFICI DIRETTI AUTENTICO BENE UOMINI

CITTA' DEL VATICANO, 28 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto i partecipanti alla Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, che si sono riuniti per riflettere sul tema: “L’eredità scientifica del XX secolo”.

“Da un lato” – ha affermato il Papa – “la scienza è ritenuta da alcuni come una panacea, dimostrata dai notevoli progressi del secolo scorso. I suoi innumerevoli progressi (...) potrebbero far credere che la scienza può rispondere a tutte le questioni dell’esistenza dell’uomo, e perfino alle sue più alte ispirazioni. Dall’altro lato vi sono coloro che temono la scienza e prendono le distanze da essa, a causa di sviluppi che fanno riflettere, come la costruzione e il terrificante uso di armi nucleari”.

“La scienza” – ha proseguito il Pontefice – “non è definita da nessuno di questi due estremi. Il suo compito era e rimane una paziente e appassionata ricerca della verità sul cosmo, sulla natura e sulla costituzione dell’essere umano. In tale ricerca, vi sono stati molti successi e molti fallimenti, trionfi e sconfitte”.

“Ciononostante” – ha sottolineato ancora il Papa – “anche i risultati provvisori costituiscono un reale contributo sulla scoperta della corrispondenza fra intelletto e realtà naturali, sulla quale le generazioni future potranno continuare a progredire”.

“Il nostro incontro di oggi, cari amici, è la prova della stima della Chiesa per l’attuale ricerca scientifica e della sua riconoscenza per l’impegno scientifico, che incoraggia e dal quale trae beneficio. Ai nostri giorni, gli scienziati apprezzano sempre più la necessità di essere aperti alla filosofia se devono scoprire i fondamenti logici ed epistemologici per la metodologia e le loro conclusioni. Da parte sua la Chiesa è convinta che l’attività scientifica, in ultima istanza, trae beneficio dal riconoscimento della dimensione spirituale dell’uomo e dalla sua ricerca delle domande ultime che consentono il riconoscimento di un mondo che esiste indipendentemente da noi e che non possiamo comprendere pienamente, che possiamo comprendere solo nella misura in cui comprendiamo la sua inerente logica”.

“Gli scienziati non creano il mondo; essi imparano qualcosa sul mondo e tentano di imitarlo, seguendo le leggi e l’intelligibilità che la natura ci manifesta. L’esperienza dello scienziato quale essere umano è perciò quella di percepire una costante, una legge, un logos che l’uomo non ha creato ma che ha invece osservato; infatti, esso ci conduce ad ammettere l’esistenza di una Ragione onnipotente, che è altra rispetto a quella umana, e che sostiene il mondo. Questo è un punto di incontro fra le scienze naturali e la religione. Ne risulta che la scienza diviene luogo di dialogo, un incontro fra l’uomo e la natura, potenzialmente, fra l’uomo e il suo Creatore”.

Al termine del suo discorso, il Papa ha voluto proporre due pensieri: “per ulteriore riflessione. Primo, mentre le realizzazioni crescenti delle scienze approfondiscono la nostra meraviglia della complessità della natura, si percepisce sempre più la necessità di un approccio interdisciplinare legato alla riflessione filosofica che conduce ad una sintesi. In secondo luogo, le realizzazioni scientifiche in questo secolo devono essere sempre informate da imperativi di fraternità e pace, aiutando a risolvere i grandi problemi dell’umanità, e dirigendo gli sforzi di ciascuno verso l’autentico bene dell’uomo e lo sviluppo integrale dei popoli del mondo. Il risultato positivo della scienza del XXI secolo dipenderà sicuramente in larga misura dall’abilità dello scienziato di ricercare la verità ed applicare le scoperte in modo tale che vadano di pari passo con la ricerca di ciò che è giusto e buono”.
AC/ VIS 20101028 (570)

CRISTIANI E INDÙ: MAGGIOR RISPETTO, FIDUCIA, COOPERAZIONE

CITTA' DEL VATICANO, 28 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina è stato pubblicato il Messaggio del Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, agli Indù, in occasione della festa di “Diwali”, che quest’anno si celebra il 5 novembre.

Il Messaggio, a firma anche dall’Arcivescovo Pier Luigi Celata, Segretario del Dicastero, invita a “riflettere su come meglio consolidare la nostra amicizia e cooperazione garantendo e accrescendo in maniera reciproca il rispetto e la fiducia”.

“Il rispetto reciproco” – si legge nel messaggio “quindi, diviene uno dei fondamenti della coesistenza pacifica ed armoniosa ed anche del progresso della società. La fiducia, d’altra parte, nutre ogni sincera relazione umana, sia personale che comunitaria”.
“Nell’applicare quanto detto sopra al nostro impegno di apprezzare e promuovere il dialogo e le relazioni interreligiose, sappiamo bene che il rispetto e la fiducia non sono dei sovrappiù opzionali ma i veri pilastri sui quali si fonda l’edificio stesso del nostro impegno”.

Il Messaggio si conclude con queste parole: “Quanto più grande è il nostro impegno nel dialogo interreligioso, tanto più pieni diventano il nostro rispetto e fiducia, portandoci a sviluppare la cooperazione e l’azione comune. (...) Come persone che hanno a cuore il benessere degli individui e delle comunità, possiamo dare maggiore visibilità con ogni mezzo in nostro potere ad una cultura che promuova il rispetto, la fiducia e la cooperazione”.
CON-DIR/ VIS 20101028 (240)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 28 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Vescovo Franz-Peter Tebartz-van Elst, di Limburg (Repubblica Federale di Germania).
AP/ VIS 20101028 (30)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 28 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Lionel Gendron, P.S.S., Vescovo di Saint-Jean-Longueil: (superficie: 2.075; popolazione: 696.000; cattolici: 591.000; sacerdoti: 115; religiosi: 437; diaconi permanenti: 2), Canada. Finora Ausiliare di Montréal (Canada), il Vescovo Gendron succede al Vescovo Jacques Berthelet, C.S.V., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d’età.

- Ha nominato il Reverendo Jacques Habert, Vescovo di Sées (superficie: 6.103; popolazione: 292.879; cattolici: 272.200; sacerdoti: 166; religiosi: 326; diaconi permanenti: 17), Francia. Il Vescovo eletto è nato nel 1960 a Saint-Malo (Francia) ed è stato ordinato sacerdote nel 1989. È stato finora Vicario Episcopale e Responsabile del Settore pastorale di Charenton-le-Pont/Joinville-le-Pont/Saint-Maurice (Francia)
NER:RE/ VIS 20101028 (130)

mercoledì 27 ottobre 2010

BRIGIDA DI SVEZIA COMPATRONA D’EUROPA

CITTA' DEL VATICANO, 27 OTT. 2010 (VIS). Santa Brigida di Svezia (1303-1373), proclamata da Giovanni Paolo II Compatrona d’Europa, è stata la figura alla quale il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato la catechesi per l’Udienza Generale di questo mercoledì.

Nella vita della Santa, nata a Finster (Svezia) nel 1303 si distinguono due periodi. Il primo è caratterizzato dalla sua condizione di donna felicemente sposata e madre di otto figli. In questo periodo iniziò lo studio della Sacra Scrittura e insieme con il marito, adottò la Regola dei Terziari francescani. Praticò con generosità opere di carità verso gli indigenti e fondò anche un ospedale.

“Questo primo periodo della vita di Brigida” – ha detto il Papa – “ci aiuta ad apprezzare quella che oggi potremmo definire un’autentica ‘spiritualità coniugale’: insieme, gli sposi cristiani possono percorrere un cammino di santità, sostenuti dalla grazia del Sacramento del Matrimonio. (...) Possa lo Spirito del Signore suscitare anche oggi la santità degli sposi cristiani, per mostrare al mondo la bellezza del matrimonio vissuto secondo i valori del Vangelo: l’amore, la tenerezza, l’aiuto reciproco, la fecondità nella generazione e nell’educazione dei figli, l’apertura e la solidarietà verso il mondo, la partecipazione alla vita della Chiesa”.

“Quando Brigida rimase vedova, iniziò il secondo periodo della sua vita” – ha proseguito il Pontefice – “Rinunciò ad altre nozze per approfondire l’unione con il Signore attraverso la preghiera, la penitenza e le opere di carità. (...). Alla morte del marito, dopo aver distribuito i propri beni ai poveri, pur senza mai accedere alla consacrazione religiosa, si stabilì presso il monastero cistercense di Alvastra. Qui ebbero inizio le rivelazioni divine, che l’accompagnarono per tutto il resto della sua vita. (...) Le ‘Rivelazioni’ di santa Brigida presentano un contenuto e uno stile molto vari”.

“Il valore delle ‘Rivelazioni’ di Santa Brigida, talvolta oggetto di qualche dubbio, venne precisato dal Venerabile Giovanni Paolo II nella Lettera ‘Spes Aedificandi’: ‘Riconoscendo la santità di Brigida – scrive il mio amato Predecessore - la Chiesa, pur senza pronunciarsi sulle singole rivelazioni, ha accolto l'autenticità complessiva della sua esperienza interiore’”.

“Leggendo queste ‘Rivelazioni’” – ha affermato il Papa – “siamo interpellati su molti temi importanti. Ad esempio, ritorna frequentemente la descrizione, (...) della Passione di Cristo, (...) verso la quale Brigida ebbe sempre una devozione privilegiata, contemplando in essa l’amore infinito di Dio per gli uomini. (...) Anche la dolorosa maternità di Maria, che la rese Mediatrice e Madre di misericordia, è un argomento che ricorre spesso nelle ‘Rivelazioni’”.

“Brigida (...) era fermamente convinta, che ogni carisma è destinato ad edificare la Chiesa. Proprio per questo motivo, non poche delle sue rivelazioni erano rivolte, in forma di ammonimenti anche severi, ai credenti del suo tempo, comprese le Autorità religiose e politiche, perché vivessero coerentemente la loro vita cristiana; ma faceva questo sempre con un atteggiamento di rispetto e di fedeltà piena al Magistero della Chiesa, in particolare al Successore dell’Apostolo Pietro”.

“Nel 1349 Brigida lasciò per sempre la Svezia e si recò in pellegrinaggio a Roma. Non solo intendeva prendere parte al Giubileo del 1350, ma desiderava anche ottenere dal Papa l’approvazione della Regola di un Ordine religioso che intendeva fondare, intitolato al Santo Salvatore, e composto da monaci e monache sotto l’autorità dell’abbadessa”.

“Questo è un elemento che non deve stupirci” – ha detto il Papa – “nel Medioevo esistevano fondazioni monastiche con un ramo maschile e un ramo femminile, ma con la pratica della stessa regola monastica, che prevedeva la direzione dell’Abbadessa. Di fatto, nella grande tradizione cristiana, alla donna è riconosciuta una dignità propria, e – sull’esempio di Maria, Regina degli Apostoli – un proprio posto nella Chiesa, che, senza coincidere con il sacerdozio ordinato, è altrettanto importante per la crescita spirituale della Comunità”.

Brigida si recò in pellegrinaggio ad Assisi e in Terra Santa. Morì nel 1373 e fu canonizzata da Bonifacio IX nel 1391. “La santità di Brigida” – ha detto infine Benedetto XVI – “caratterizzata dalla molteplicità dei doni e delle esperienze che ho voluto ricordare in questo breve profilo biografico-spirituale, la rende una figura eminente nella storia dell’Europa. Proveniente dalla Scandinavia, santa Brigida testimonia come il cristianesimo abbia profondamente permeato la vita di tutti i popoli di questo Continente”.

“Dichiarandola compatrona d’Europa, il Papa Giovanni Paolo II ha auspicato che santa Brigida – vissuta nel XIV secolo, quando la cristianità occidentale non era ancora ferita dalla divisione – possa intercedere efficacemente presso Dio, per ottenere la grazia tanto attesa della piena unità di tutti i cristiani” – ha concluso Benedetto XVI - “Per questa medesima intenzione, che ci sta tanto a cuore, e perché l’Europa sappia sempre alimentarsi dalle proprie radici cristiane, vogliamo pregare, cari fratelli e sorelle, invocando la potente intercessione di santa Brigida di Svezia”.

Al termine dell’Udienza il Santo Padre ha ricevuto una Delegazione della Corte dei Conti europea.
AG/ VIS 20101027 (800)

APPELLO COMUNITÀ INTERNAZIONALE INDONESIA BENIN

CITTA' DEL VATICANO, 27 OTT. 2010 (VIS). Al termine dell’Udienza Generale di oggi, tenutasi in Piazza San Pietro, il Papa ha lanciato il seguente appello:

“Nelle ultime ore, un nuovo terribile ‘tsunami’ si è abbattuto sulle coste dell’Indonesia, colpita anche da un’eruzione vulcanica, provocando numerosi morti e dispersi. Ai familiari delle vittime esprimo il più vivo cordoglio per la perdita dei loro cari ed a tutta la popolazione indonesiana assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera”.

“Sono, inoltre, vicino alla cara popolazione del Benin, colpita da continue alluvioni, che hanno lasciato molte persone senza tetto e in precarie situazioni igienico-sanitarie. Sulle vittime e sull’intera Nazione invoco la benedizione ed il conforto del Signore”.

“Alla comunità internazionale chiedo di prodigarsi per fornire il necessario aiuto e per alleviare le pene di quanti soffrono per queste devastazioni”.
OP/ VIS 20101027 (150)

SANTA SEDE CONTRO CONDANNA A MORTE DI TAREK AZIZ

CITTA' DEL VATICANO, 27 OTT. 2010 (VIS). Padre Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha rilasciato nel pomeriggio di ieri la seguente dichiarazione:

“La posizione della Chiesa cattolica sulla pena di morte è nota. Ci si augura quindi davvero che la sentenza contro Tarek Aziz non venga eseguita, proprio per favorire la riconciliazione e la ricostruzione della pace e della giustizia in Iraq dopo le grandi sofferenze attraversate. Per quanto riguarda poi un possibile intervento umanitario, la Santa Sede è solita adoperarsi non in forma pubblica, ma per le vie diplomatiche a sua disposizione”.
OP/ VIS 20101027 (110)

martedì 26 ottobre 2010

OFFRIRE UNA SPERANZA AL FUTURO DEI RIFUGIATI

CITTA' DEL VATICANO, 26 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la XCVII Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà domenica 16 gennaio 2011.

Alla Conferenza Stampa sono intervenuti l’Arcivescovo Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti ed Itineranti ed il Padre Gabriele Bentoglio, C.S., Sottosegretario del medesimo Dicastero.

“I rapporti che si sviluppano fra gli immigrati, individui e gruppi, e la società di accoglienza” – ha detto l’Arcivescovo Vegliò – “si possono ricondurre a schemi che potremmo sintetizzare negli elementi seguenti: l’assimilazione o assorbimento che si traduce nella conformazione all’ingranaggio sociale, processo che equivale ad una ‘deculturazione’ e ‘spersonalizzazione’; la ghettizzazione che implica la chiusura, l’autodifesa e la resistenza di fronte all’esclusione, il rifiuto della società circostante, la marginalità e la discriminazione, che alimentano l’aggressività e l’ostilità reciproche; la fusione sincretica o ‘melting pot’, che si esplicita nella fusione dei diversi modelli culturali, con perdita di identità culturale propria; il ‘pluralismo culturale’ che affianca le culture e sembra porsi come reazione al carattere unidimensionale della cultura locale, che tende a subordinare i modelli culturali a quelli della produzione e della consumazione”.

Di fronte a questi classici schemi, il Messaggio del Santo Padre, ha proseguito il Presule, propone “l’’integrazione sociale’, accompagnata dalla ‘sintesi culturale’, che comporta da un lato un processo dinamico – cioè la reciprocità dello scambio – e, dall’altro, un’integrazione sociale che presuppone la partecipazione alla creazione e al cambiamento delle relazioni sociali”. Solo quest’ultimo processo “rappresenta il successo del pluriculturalismo ed è l’unico a permettere ai gruppi immigrati di dare vita ad una ‘nuova cultura’ il cui beneficiario è la società intera”.

“Nel contesto di questa presentazione, vale la pena ricordare che le Nazioni Unite hanno dedicato l’anno 2010, (...) ad ‘Anno internazionale per l’avvicinamento delle culture’” per “ribadire la visione di un’umanità pluralistica e l’interazione tra diversità culturale e dialogo interculturale. Pertanto, anche il Messaggio del Santo Padre rafforza nella comunità internazionale la percezione dell’importanza del dialogo e promuove il riconoscimento dei diritti umani per tutti, combattendo contro le nuove forme di razzismo e discriminazione”.

Padre Bentoglio ha affermato a sua volta che “si contano oggi 15 milioni di rifugiati. (...) Il numero delle persone sfollate all’interno dello stesso Paese, soprattutto in relazione a casi di violazione dei diritti umani, si aggira attorno ai 27 milioni”.

“La sfida” – ha proseguito il Padre Bentoglio – “consiste nel creare zone di tolleranza, speranza, guarigione, protezione, e nell’assicurare che drammi e tragedie – già troppo a lungo sperimentati in tempi passati e anche in quelli recenti – non accadano mai più. (...) L’obiettivo è quello di garantire ai rifugiati, ai richiedenti asilo e ai profughi concrete possibilità di sviluppo del loro potenziale umano”.

Il Sottosegretario del Pontificio Consiglio ha inoltre affermato che: “L’accoglienza comincia con l’empatia, cioè con lo sforzo di capire i sentimenti dell’altro e di comprendere come ci si trova in un mondo sconosciuto, con costumi e tradizioni diverse”.

“Potremmo avere l’impressione che solo l’Europa stia attualmente affrontando tale problema. Ma non possiamo dimenticare che, ad esempio il Sud Africa ha accettato 220 mila richiedenti asilo nell’arco dello scorso anno, e tale cifra corrisponde quasi al numero di persone accolte nei 27 Stati membri dell’Unione Europea”.

“L’atteggiamento attuale di molti Paesi” – ha segnalato Padre Bentoglio – “sembra contraddire gli accordi sottoscritti, manifestando talvolta comportamenti dettati dalla paura dello straniero e, non di rado, anche da mascherata discriminazione (...) per eludere la responsabilità di accogliere e sostenere coloro che cercano rifugio e protezione umanitaria”.

“Sembra confermato che rifugiati e richiedenti asilo versino oggi in pessime condizioni più che in passato, anche nei Paesi ospitanti del Sud del pianeta. (...) Sorge allora l’interrogativo: cosa significa vivere per anni in un campo affollato, senza speranza di una vita più decente, oppure vedere che non c’è futuro per i bambini? Accade con frequenza, perciò, che vi sia chi tenti di abbandonare il campo per andare verso i centri urbani e sperare di rifarsi una vita, senza però chiedere la relativa autorizzazione e, dunque, violando la normativa vigente”.

“Occorre offrire speranza per il futuro” – ha concluso Padre Bentoglio – “La Chiesa, da parte sua, sta cercando di rispondere a questa domanda. I suoi sforzi e le sue attività ne sono appunto una chiara testimonianza”.
OP/ VIS 20101026 (730)

MESSAGGIO GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E RIFUGIATO

CITTA' DEL VATICANO, 26 OTT. 2010 (VIS). “Una sola famiglia umana” è il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la XCVII Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata domenica 16 gennaio 2011.

Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio pontificio:

“La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato offre l'opportunità, per tutta la Chiesa, di riflettere su un tema legato al crescente fenomeno della migrazione, di pregare affinché i cuori si aprano all'accoglienza cristiana e di operare perché crescano nel mondo la giustizia e la carità, colonne per la costruzione di una pace autentica e duratura. ‘Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri’ l'invito che il Signore ci rivolge con forza e ci rinnova costantemente: se il Padre ci chiama ad essere figli amati nel suo Figlio prediletto, ci chiama anche a riconoscerci tutti come fratelli in Cristo”.

“Da questo legame profondo tra tutti gli esseri umani nasce il tema che ho scelto quest'anno per la nostra riflessione: ‘Una sola famiglia umana’, una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze”.

“La strada è la stessa, quella della vita, ma le situazioni che attraversiamo in questo percorso sono diverse: molti devono affrontare la difficile esperienza della migrazione, nelle sue diverse espressioni (...). In vari casi la partenza dal proprio Paese è spinta da diverse forme di persecuzione, così che la fuga diventa necessaria. Il fenomeno stesso della globalizzazione, poi, caratteristico della nostra epoca, non è solo un processo socio-economico, ma comporta anche ‘un'umanità che diviene sempre più interconnessa’, superando confini geografici e culturali. A questo proposito, la Chiesa non cessa di ricordare che il senso profondo di questo processo epocale e il suo criterio etico fondamentale sono dati proprio dall'unità della famiglia umana e dal suo sviluppo nel bene. Tutti, dunque, fanno parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione”.

“È questa la prospettiva con cui guardare anche la realtà delle migrazioni. Infatti, come già osservava il Servo di Dio Paolo VI, ‘la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli’ è causa profonda del sottosviluppo e – possiamo aggiungere - incide fortemente sul fenomeno migratorio”.

“Il Venerabile Giovanni Paolo II, in occasione di questa stessa Giornata celebrata nel 2001, sottolineò che ‘il bene comune universale abbraccia l'intera famiglia dei popoli, al di sopra di ogni egoismo nazionalista. È in questo contesto che va considerato il diritto ad emigrare. La Chiesa lo riconosce ad ogni uomo, nel duplice aspetto di possibilità di uscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in un altro alla ricerca di migliori condizioni di vita’"

“Al tempo stesso, gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il dovere di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e l'identità nazionale”.

“In questo contesto, la presenza della Chiesa, quale popolo di Dio in cammino nella storia in mezzo a tutti gli altri popoli, è fonte di fiducia e di speranza. (...) e, grazie all'azione in essa dello Spirito Santo, ‘gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani’. È in modo particolare la santa Eucaristia a costituire, nel cuore della Chiesa, una sorgente inesauribile di comunione per l'intera umanità. Grazie ad essa, il Popolo di Dio abbraccia ‘ogni nazione, tribù, popolo e lingua’ non con una sorta di potere sacro, ma con il superiore servizio della carità”.

“Alla luce del tema ‘Una sola famiglia umana’, va considerata specificamente la situazione dei rifugiati e degli altri migranti forzati, (...) Nei confronti di queste persone, che fuggono da violenze e persecuzioni, la Comunità internazionale ha assunto impegni precisi. Il rispetto dei loro diritti, come pure delle giuste preoccupazioni per la sicurezza e la coesione sociale, favoriscono una convivenza stabile ed armoniosa. (...) Ciò significa che quanti sono forzati a lasciare le loro case o la loro terra saranno aiutati a trovare un luogo dove vivere in pace e sicurezza, dove lavorare e assumere i diritti e doveri esistenti nel Paese che li accoglie, contribuendo al bene comune, senza dimenticare la dimensione religiosa della vita”.

“Un particolare pensiero, sempre accompagnato dalla preghiera, vorrei rivolgere infine agli studenti esteri e internazionali (...). Si tratta di una categoria anche socialmente rilevante in prospettiva del loro rientro, come futuri dirigenti, nei Paesi di origine. Essi costituiscono dei ‘ponti’ culturali ed economici tra questi Paesi e quelli di accoglienza, e tutto ciò va proprio nella direzione di formare ‘una sola famiglia umana’. È questa convinzione che deve sostenere l'impegno a favore degli studenti esteri e accompagnare l'attenzione per i loro problemi concreti, quali le ristrettezze economiche o il disagio di sentirsi soli nell'affrontare un ambiente sociale e universitario molto diverso, come pure le difficoltà di inserimento”.

“Cari fratelli e sorelle, il mondo dei migranti è vasto e diversificato. Conosce esperienze meravigliose e promettenti, come pure, purtroppo, tante altre drammatiche e indegne dell'uomo e di società che si dicono civili. Per la Chiesa, questa realtà costituisce un segno eloquente dei nostri tempi, che porta in maggiore evidenza la vocazione dell'umanità a formare una sola famiglia, e, al tempo stesso, le difficoltà che, invece di unirla, la dividono e la lacerano. Non perdiamo la speranza, e preghiamo insieme Dio, Padre di tutti, perché ci aiuti ad essere, ciascuno in prima persona, uomini e donne capaci di relazioni fraterne; e, sul piano sociale, politico ed istituzionale, si accrescano la comprensione e la stima reciproca tra i popoli e le culture”.
MESS/ VIS 20101026 (1000)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 26 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo Damián Santiago Bitar, finora Ausiliare di San Justo (Argentina), Vescovo di Oberá (superficie: 8.717; popolazione: 270.000; cattolici: 200.000; sacerdoti: 27; religiosi: 17; diaconi permanenti: 15), Argentina.
NER/ VIS 20101026 (50)

lunedì 25 ottobre 2010

MESSAGGIO FINALE DEL SINODO

CIUDAD DEL VATICANO, 23 OCT 2010 (VIS). Nel corso della tredicesima Congregazione Generale, tenutasi nel pomriggio di ieri, i Padri Sinodali hanno approvato il Messaggio finale della Assemblea Speciale per il Medio Oriente.

Di seguito riportiamo estratti del Messaggio:

I. LA CHIESA NEL MEDIO ORIENTE: COMUNIONE E TESTIMONIANZA ATTRAVERSO LA STORIA. CAMMINO DELLA FEDE IN ORIENTE

“In Oriente è nata la prima comunità cristiana. Dall’Oriente partirono gli Apostoli dopo la Pentecoste per evangelizzare il mondo intero. (…) Ci troviamo oggi davanti a una svolta storica: Dio che ci ha donato la fede nel nostro Oriente da 2000 anni, ci chiama a perseverare con coraggio, assiduità e forza, a portare il messaggio di Cristo e la testimonianza al suo Vangelo che è un Vangelo di amore e di pace”.

“Oggi siamo di fronte a numerose sfide. (…) Ciò che Cristo domanda alle nostre Chiese è di rafforzare la comunione all’interno di ciascuna Chiesa ‘sui iuris’ e tra le Chiese cattoliche di diversa tradizione, inoltre di fare tutto il possibile nella preghiera e nella carità per raggiungere l’unità di tutti i cristiani”.

“Abbiamo analizzato quanto concerne la situazione sociale e la sicurezza nei nostri paesi del Medio Oriente. Abbiamo avuto coscienza dell’impatto del conflitto israelo-palestinese su tutta la regione, soprattutto sul popolo palestinese che soffre le conseguenze dell’occupazione israeliana: la mancanza di libertà di movimento, il muro di separazione e le barriere militari, i prigionieri politici, la demolizione delle case, la perturbazione della vita economica e sociale e le migliaia di rifugiati. Abbiamo riflettuto sulla sofferenza e l’insicurezza nelle quali vivono gli Israeliani. Abbiamo meditato sulla situazione di Gerusalemme, la Città Santa. Siamo preoccupati delle iniziative unilaterali che rischiano di mutare la sua demografia e il suo statuto. Di fronte a tutto questo, vediamo che una pace giusta e definitiva è l’unico mezzo di salvezza per tutti, per il bene della regione e dei suoi popoli”.

“Nelle nostre riunioni e nelle nostre preghiere abbiamo riflettuto sulle sofferenze cruente del popolo iracheno. Abbiamo fatto memoria dei cristiani assassinati in Iraq, delle sofferenze permanenti della Chiesa in Iraq, dei suoi figli espulsi e dispersi per il mondo, portando noi insieme con loro le preoccupazioni della loro terra e della loro patria”.

“I padri sinodali hanno espresso la loro solidarietà con il popolo e che Chiese in Iraq e hanno espresso il voto che gli emigrati, forzati a lasciare i loro paesi, possano trovare i soccorsi necessari là dove arrivano, affinché possano tornare nei loro paesi e vivervi in sicurezza”.

“La nostra missione basata sulla nostra fede e il nostro dovere verso le nostre patrie ci obbligano a contribuire alla costruzione dei nostri paesi insieme con tutti i cittadini musulmani, ebrei e cristiani”.

II. COMUNIONE E TESTIMONIANZA ALL’INTERNO DELLE CHIESE CATTOLICHE DEL MEDIO ORIENTE. AI FEDELI DELLE NOSTRE CHIESE

“Vi salutiamo, cristiani del Medio Oriente, e vi ringraziamo per tutto ciò che voi avete realizzato nelle vostre famiglie e nelle vostre società, nelle vostre Chiese e nelle vostre nazioni. Salutiamo la vostra perseveranza nelle difficoltà, pene e angosce”.

“Portiamo nelle nostre preghiere voi, sofferenti nel corpo, nell’anima e nello spirito, voi oppressi, espatriati, perseguitati, prigionieri e detenuti. Unite le vostre sofferenze a quelle di Cristo Redentore e cercate nella sua croce la pazienza e la forza. Con il merito delle vostre sofferenze, voi ottenete per il mondo l’amore misericordioso di Dio”.

“Ci rivolgiamo ora in modo speciale alle donne. Esprimiamo la nostra stima per quanto voi siete nei diversi stati di vita: come ragazze, educatrici, madri, consacrate e operatrici nella vita pubblica. Vi elogiamo perché proteggete la vita umana fin dall’inizio, offrendole cura e affetto. Dio vi ha donato una sensibilità particolare per tutto ciò che riguarda l’educazione, il lavoro umanitario e la vita apostolica. Rendiamo grazie a Dio per le vostre attività e auspichiamo che voi esercitiate una più grande responsabilità nella vita pubblica”.

“(…) Ragazzi e ragazze: (…) Progettate la vostra vita sotto lo sguardo amorevole di Cristo. Siate cittadini responsabili e credenti sinceri. La Chiesa si unisce a voi nelle vostre preoccupazioni di trovare un lavoro in funzione delle vostre competenze. (…) Superate la tentazione del materialismo e del consumismo. Siate saldi nei vostri valori cristiani”.

“Apprezziamo il ruolo dei mezzi di comunicazione scritta e audio-visiva. (…) Per il Medio Oriente merita una menzione particolare il canale ‘Télé Lumière-Noursat’. Speriamo che possa continuare il suo servizio di informazione e di formazione alla fede, il suo lavoro per l’unità dei cristiani, il consolidamento della presenza cristiana in Oriente, il rafforzamento del dialogo inter-religioso e la comunione tra gli orientali sparsi in tutti i continenti”.

“Ai nostri fedeli nella diaspora: (…) Vi accompagniamo con le nostre preghiere, voi figli delle nostre Chiese e dei nostri Paesi, forzati a emigrare. (…) Guardate all’avvenire con fiducia e gioia, restate sempre attaccati ai vostri valori spirituali, alle vostre tradizioni culturali e al vostro patrimonio nazionale per offrire ai paesi che vi hanno accolto il meglio di voi stessi e il meglio di ciò che avete. Ringraziamo le Chiese dei paesi della diaspora che hanno accolto i nostri fedeli e che non cessano di collaborare con noi per assicurare loro il servizio pastorale necessario”.

“Salutiamo tutti gli immigrati delle diverse nazionalità, venuti nei nostri paesi per ragione di lavoro. (…) Noi domandiamo alle nostre Chiese di prestare un’attenzione speciale a questi fratelli e sorelle e alle loro difficoltà, qualunque sia la loro religione, soprattutto quando sono esposti ad attentati ai loro diritti e alla loro dignità. (…) È per questo che invitiamo i governi dei paesi di accoglienza a rispettare e difendere i loro diritti”.

III. COMUNIONE E TESTIMONIANZA CON LE CHIESE ORTODOSSE E LE COMUNITÀ EVANGELICHE NEL MEDIO ORIENTE

“(...) Siamo sulla stessa strada. Le nostre sfide sono le stesse e il nostro avvenire è lo stesso. Vogliamo portare insieme la testimonianza di discepoli di Cristo. Soltanto con la nostra unità possiamo compiere la missione che Dio ha affidato a tutti, malgrado la diversità delle nostre Chiese (...) Salutiamo e incoraggiamo tutte le istanze di dialogo ecumenico in ciascuno dei nostri paesi”.

IV. COOPERAZIONE E DIALOGO CON I NOSTRI CONCITTADINI EBREI

“La stessa Scrittura santa ci unisce, l’Antico Testamento che è la Parola di Dio per voi e per noi (...)Il Concilio Vaticano II ha pubblicato il documento ‘Nostra aetate’, riguardante il dialogo con le religioni, con l’ebraismo, l’islam e le altre religioni. C’è inoltre un dialogo continuo tra la Chiesa e i rappresentanti dell’ebraismo. Noi speriamo che questo dialogo possa condurci ad agire presso i responsabili per mettere fine al conflitto politico che non cessa di separarci e di perturbare la vita dei nostri paesi. (...) Non è permesso di ricorrere a posizioni teologiche bibliche per farne uno strumento a giustificazione delle ingiustizie. Al contrario, il ricorso alla religione deve portare ogni persona a vedere il volto di Dio nell’altro e a trattarlo secondo gli attributi di Dio e i suoi comandamenti”.

V. COOPERAZIONE E DIALOGO CON I NOSTRI CONCITTADINI MUSULMANI

“Siamo uniti dalla fede in un Dio unico e dal comandamento che dice: fa il bene ed evita il male. (...) Insieme noi costruiremo le nostre società civili sulla cittadinanza, sulla libertà religiosa e sulla libertà di coscienza. Insieme noi lavoreremo per promuovere la giustizia, la pace, i diritti dell’uomo, i valori della vita e della famiglia. La nostra responsabilità è comune nella costruzione delle nostre patrie. (...) È nostro dovere, dunque, educare i credenti al dialogo inter-religioso, all’accettazione del pluralismo, al rispetto e alla stima reciproca”.
VI. LA NOSTRA PARTECIPAZIONE ALLA VITA PUBBLICA: APPELLI AI GOVERNI E AI RESPONSABILI PUBBLICI DEI NOSTRI PAESI

“(...) Ci rivolgiamo a voi a riguardo dell’importanza dell’uguaglianza tra i cittadini. I cristiani sono cittadini originali e autentici, leali alla loro patria e fedeli a tutti i loro doveri nazionali. È naturale che essi possano godere di tutti i diritti di cittadinanza, di libertà di coscienza e di culto, di libertà nel campo dell’insegnamento e dell’educazione e nell’uso dei mezzi di comunicazione. (...) Vi chiediamo di raddoppiare gli sforzi che dispiegate per stabilire una pace giusta e duratura in tutta la regione e per arrestare la corsa agli armamenti. È questo che condurrà alla sicurezza e alla prosperità economica, arresterà l’emorragia dell’emigrazione che svuota i nostri paesi delle loro forze vive”.

VII. APPELLO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

“I cittadini dei paesi del Medio Oriente interpellano la comunità internazionale, in particolare l’O.N.U., perché essa lavori sinceramente ad una soluzione di pace giusta e definitiva nella regione, e questo attraverso l’applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, e attraverso l’adozione delle misure giuridiche necessarie per mettere fine all’Occupazione dei differenti territori arabi.

“Il popolo palestinese potrà così avere una patria indipendente e sovrana e vivervi nella dignità e nella stabilità. Lo Stato d’Israele potrà godere della pace e della sicurezza all’interno delle frontiere internazionalmente riconosciute. La Città Santa di Gerusalemme potrà trovare lo statuto giusto che rispetterà il suo carattere particolare, la sua santità, il suo patrimonio religioso per ciascuna delle tre religioni ebraica, cristiana e musulmana. Noi speriamo che la soluzione dei due Stati diventi realtà e non resti un semplice sogno”.

“L’Iraq potrà mettere fine alle conseguenze della guerra assassina e ristabilire la sicurezza che proteggerà tutti i suoi cittadini con tutte le loro componenti sociali, religiose e nazionali”.

“Il Libano potrà godere della sua sovranità su tutto il territorio, fortificare l’unità nazionale e continuare la vocazione a essere il modello della convivenza tra cristiani e musulmani, attraverso il dialogo delle culture e delle religioni e la promozione delle libertà pubbliche”.

“Noi condanniamo la violenza e il terrorismo, di qualunque origine, e qualsiasi estremismo religioso. Condanniamo ogni forma di razzismo, l’antisemitismo, lìanticristianesimo e l'islamofobia e chiamiamo le religioni ad assumere le loro responsabilità nella promozione del dialogo delle culture e delle civiltà nella nostra regione e nel mondo intero”.

CONCLUSIONE. CONTINUARE A TESTIMONIARE LA VITA DIVINA CHE CI È APPARSA NELLA PERSONA DI GESÙ

“In conclusione, fratelli e sorelle, noi vi diciamo con l’apostolo san Giovanni nella sua prima lettera: (...) La vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”. Questa Vita divina (...) rimarrà sempre la vita delle nostre Chiese nel Medio Oriente e l’oggetto della nostra testimonianza.(...) Sostenuti dalla promessa del Signore: ‘Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ proseguiamo insieme il nostro cammino nella speranza”.

“Confessiamo che non abbiamo fatto fino ad ora tutto ciò che era in nostra possibilità per vivere meglio la comunione tra le nostre comunità. Non abbiamo operato a sufficienza per confermarvi nella fede e darvi il nutrimento spirituale di cui avete bisogno nelle vostre difficoltà. Il Signore ci invita ad una conversione personale e collettiva. Oggi torniamo a voi pieni di speranza, di forza e di risolutezza, portando con noi il messaggio del Sinodo e le sue raccomandazioni per studiarle insieme e metterci ad applicarle nelle nostre Chiese, ciascuno secondo il suo stato. Speriamo anche che questo sforzo nuovo sia ecumenico”.
SE/ VIS 20101025 (1860)

QUATTORDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE

CITTA' DEL VATICANO, 23 OTT. 2010 (VIS). Nel corso della quattordicesima Congregazione Generale che ha avuto luogo questa mattina, in presenza del Papa e di 162 Padri Sinodali, è stato presentato e votato l’elenco finale delle Proposizioni.

Successivamente è stata data lettura dei nominativi dei Membri del Consiglio Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

- Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (Città del Vaticano).
- Cardinale Leonardo SANDRI, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (Città del Vaticano).
- Sua Beatitudine Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti (Repubblica Araba di Egitto).
- Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano)
- Sua Beatitudine Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini (Gerusalemme).
- Arcivescovo Cyrille Salim Bustros, S.M.S.P., di Newton dei Greco-Melkiti (Stati Uniti d’America).
- Arcivescovo Boutros Marayati, di Alep degli Armeni (Siria).
- Arcivescovo Joseph Soueif, di Cipro dei Maroniti (Cipro).
- Vescovo Béchara Raï, O.M.M., di Jbeil dei Maroniti (Libano).
- Vescovo Antoine Audo, S.I., di Alep dei Caldei (Siria).
- Vescovo Shlemon Warduni, Ausiliare di Babilonia dei Caldei (Iraq)
SE/ VIS 20101025 (190)

PADRI SINODALI PRESENTANO 44 PROPOSIZIONI AL SANTO PADRE

CITTA' DEL VATICANO, 23 OTT. 2010 (VIS). Oggi si sono concluse le sessioni di lavoro dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi con l’approvazione di 44 Proposizioni che i Padri Sinodali hanno presentato al Santo Padre Benedetto XVI.

Seguendo il desiderio del Papa la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi ha reso nota una versione provvisoria ed ufficiosa delle Proposizioni. Le Proposizioni sono consegnate al Papa perché ne faccia uso se lo ritiene opportuno nella preparazione dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale, Documento che ufficialmente chiude il Sinodo.

Le Proposizioni si dividono in tre sezioni: “La presenza cristiana in Medio Oriente”; “La comunione ecclesiale” e “La testimonianza cristiana: testimoni della risurrezione dell’amore”.

I Padri ricordano che: “In un mondo segnato da divisioni e da posizioni estreme, noi siamo chiamati a vivere come Chiesa di comunione, restando aperti a tutti, senza cadere nel confessionalismo. (...) Occorrerà attirare l'attenzione del mondo intero sulla situazione drammatica di certe comunità cristiane nel Medio Oriente, le quali soffrono ogni tipo di difficoltà, giungendo talvolta fino al martirio”.

Riferendosi all’emigrazione i Padri propongono che: “Le nostre chiese devono creare un ufficio o una commissione che si occupi dello studio del fenomeno migratorio e delle sue motivazioni per trovare i mezzi di contrastarlo. Esse faranno tutto il possibile e con tutti i mezzi per consolidare la presenza dei cristiani nelle loro patrie”

“Per una migliore accoglienza e accompagnamento degli immigrati in Medio Oriente, le Chiese di provenienza sono chiamate a stabilire contatti regolari con le Chiese d'accoglienza, le quali le aiuteranno a dotarsi delle strutture necessarie”.

Nella Proposizione riguardante “la comunione ecclesiale”, si parla di comunione ecclesiale “ad intra”, all’interno della Chiesa e si chiede un maggior impegno nella pastorale vocazionale. Inoltre “Si propone di intensificare l'uso della lingua araba nel quadro delle istituzioni della Santa Sede e delle sue riunioni ufficiali, affinché i cristiani di cultura araba abbiamo accesso alle informazioni provenienti dalla Santa Sede nella loro lingua materna”.

“Per assicurare un servizio pastorale in favore dei nostri fedeli, dovunque essi vadano, e per rispettare le tradizioni orientali, sarebbe auspicabile studiare la possibilità di avere preti sposati fuori dai territori patriarcali”.

Nella Proposizione dedicata all’ecumenismo, i Padri Sinodali chiedono di: “Operare per l'unificazione della data di Natale e di Pasqua” ed auspicano di: “Istituire una festa comune annuale dei martiri per le Chiese d'Oriente”.

Nella Proposizione relativa alla “testimonianza cristiana”, i Padri Sinodali propongono “la creazione di Centri di catechesi dove non esistenti” ed affermano che: “È necessario insistere sulla formazione permanente e sulla collaborazione tra le diverse Chiese a livello di laici, seminari e università. (...)

Rilevando l’importanza capitale dei nuovi mezzi di comunicazione “per la formazione cristiana in Medio Oriente come pure per l’annuncio della fede”, i Padri Sinodali “raccomandano d’aiutare e sostenere con tutti i mezzi le strutture già esistenti in questo ambito”.
Relativamente alla famiglia, si insiste sulla necessità di: “Rafforzare i centri di preparazione al matrimonio, i centri d'ascolto e di orientamento, l'accompagnamento spirituale e umano delle giovani coppie, l'attenzione pastorale alle famiglie” e si raccomanda di “ravvivare la visita dei Pastori alle famiglie, come pure l'incoraggiamento alla natalità e alla buona educazione dei figli”.

I Padri Sinodali si impegnano ad assicurare ai giovani “la formazione spirituale e teologica necessaria a costruire con loro i ponti di dialogo per abbattere i muri di divisione e di separazione nelle società”.

Relativamente al dialogo interreligioso si legge in una delle Proposizioni che: “I cristiani del Medio Oriente sono chiamati (...) al rafforzamento del dialogo interreligioso, alla purificazione della memoria, al perdono reciproco del passato e alla ricerca di un avvenire comune migliore”.

Facendo riferimento al giudaismo i Padri Sinodali auspicano che: “Le iniziative di dialogo e di cooperazione con gli ebrei sono da incoraggiarsi per approfondire i valori umani e religiosi, la libertà, la giustizia, la pace e la fraternità. La lettura dell'Antico testamento e l'approfondimento delle tradizioni del giudaismo aiutano a conoscere meglio la religione ebraica. Noi rifiutiamo l'antisemitismo e l'antigiudaismo, distinguendo tra religione e politica”.

Nelle relazioni con i musulmani si sottolinea che: ”È importante promuovere la nozione di cittadinanza, la dignità della persona umana, l'uguaglianza dei diritti e dei doveri e la libertà religiosa comprensiva della libertà di culto e della libertà di coscienza” e si ricorda che: “I cristiani del Medio Oriente sono chiamati a continuare il fecondo dialogo di vita con i musulmani. Essi (...) metteranno da parte ogni pregiudizio negativo, (...) opponendosi insieme a ogni genere di fondamentalismo e di violenza in nome della religione”
SE/ VIS 20101025 (760)

SINODO MEDIO ORIENTE: MAI RASSEGNARSI MANCANZA PACE

CITTA' DEL VATICANO, 24 OTT. 2010 (VIS). Alle ore 9:30 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la concelebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali, in occasione della Conclusione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, tenutasi dal 10 al 24 ottobre, sul tema: “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza: ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola". (At 4,32).

Con il Papa hanno concelebrato 177 Padri Sinodali (fra i quali 19 Cardinali, 9 Patriarchi, 72 Arcivescovi, 67 Vescovi e 10 sacerdoti) e 60 collaboratori.

Sono saliti sull’altare per la Preghiera Eucaristica i Presidenti Delegati: Sua Beatitudine Cardinale Nasrallah Pierre Sfier, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Vescovo di Joubbé, Sarba e Jounieh dei Maroniti (Libano), ad honorem, Sua Beatitudine Cardinale Emmaneul III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei (Irak), ad honorem, il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (Città del Vaticano), Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano); il Relatore Generale Sua Beatitudine Antonios Naguib, Patriarca di Alessandra dei Copti (Repubblica Araba di Egitto); il Segretario Generale Arcivescovo Nikola Eterovic, (Città del Vaticano) e il Segretario Speciale Arcivescovo Joseph Soueifm, di Cipro dei Maroniti (Cipro).

“La prima lettura e il Salmo responsoriale” – ha ricordato il Papa nell’omelia –“insistono sul tema della preghiera, sottolineando che essa è tanto più potente presso il cuore di Dio quanto più chi prega è in condizione di bisogno e di afflizione” ed ha aggiunto che: “Il pensiero va a tanti fratelli e sorelle che vivono nella regione mediorientale e che si trovano in situazioni difficili, a volte molto pesanti, sia per i disagi materiali, sia per lo scoraggiamento, lo stato di tensione e talvolta di paura”.

“La Parola di Dio” – ha sottolineato il Pontefice – “oggi ci offre anche una luce di speranza consolante, là dove presenta la preghiera, personificata, che ‘non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità’. Anche questo legame tra preghiera e giustizia ci fa pensare a tante situazioni nel mondo, in particolare nel Medio Oriente. Il grido del povero e dell’oppresso trova un’eco immediata in Dio, che vuole intervenire per aprire una via di uscita, per restituire un futuro di libertà, un orizzonte di speranza”.

“L’Assemblea sinodale che oggi si chiude ha tenuto sempre presente l’icona della prima comunità cristiana, descritta negli ‘Atti degli Apostoli’: ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’. È una realtà sperimentata nei giorni scorsi, in cui abbiamo condiviso le gioie e i dolori, le preoccupazioni e le speranze dei cristiani del Medio Oriente. Abbiamo vissuto l’unità della Chiesa nella varietà delle Chiese presenti in quella Regione. (...) Abbiamo (...) valorizzato la ricchezza liturgica, spirituale e teologica delle Chiese Orientali Cattoliche, oltre che della Chiesa Latina. (...) È auspicabile che tale esperienza positiva si ripeta anche nelle rispettive comunità del Medio Oriente, favorendo la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche degli altri Riti cattolici e quindi ad aprirsi alle dimensioni della Chiesa universale”.

“La preghiera comune ci ha aiutato anche ad affrontare le sfide della Chiesa Cattolica nel Medio Oriente. Una di esse è la comunione all’interno di ogni Chiesa ‘sui iuris’, come pure nei rapporti tra le varie Chiese Cattoliche di diverse tradizioni. Come ci ha ricordato l’odierna pagina del Vangelo, abbiamo bisogno di umiltà, per riconoscere i nostri limiti, i nostri errori ed omissioni, per poter veramente formare ‘un cuore solo e un’anima sola’. Una più piena comunione all’interno della Chiesa Cattolica favorisce anche il dialogo ecumenico con le altre Chiese e Comunità ecclesiali. La Chiesa Cattolica ha ribadito anche in quest’Assise sinodale la sua profonda convinzione di proseguire tale dialogo, affinché si realizzi compiutamente la preghiera del Signore Gesù ‘perché tutti siano una sola cosa’ (Gv 17,21)”.

“Ai cristiani nel Medio Oriente” – ha detto ancora il Pontefice – “si possono applicare le parole del Signore Gesù: ‘Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno’. Infatti, anche se poco numerosi, essi sono portatori della Buona Notizia dell’amore di Dio per l’uomo, amore che si è rivelato proprio in Terra Santa nella persona di Gesù Cristo. Questa Parola di salvezza, rafforzata con la grazia dei Sacramenti, risuona con particolare efficacia nei luoghi in cui, per divina Provvidenza, è stata scritta, ed è l’unica Parola in grado di rompere il circolo vizioso della vendetta, dell’odio, della violenza. Da un cuore purificato, in pace con Dio e con il prossimo, possono nascere propositi ed iniziative di pace a livello locale, nazionale ed internazionale. In tale opera, alla cui realizzazione è chiamata tutta la comunità internazionale, i cristiani, cittadini a pieno titolo, possono e debbono dare il loro contributo con lo spirito delle beatitudini, diventando costruttori di pace ed apostoli di riconciliazione a beneficio di tutta la società”.

“Da troppo tempo nel Medio Oriente perdurano i conflitti, le guerre, la violenza, il terrorismo. La pace, che è dono di Dio, è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali ed internazionali, in particolare degli Stati più coinvolti nella ricerca della soluzione dei conflitti. Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente. La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente”.

“Un altro contributo che i cristiani possono apportare alla società è la promozione di un’autentica libertà religiosa e di coscienza, uno dei diritti fondamentali della persona umana che ogni Stato dovrebbe sempre rispettare. In numerosi Paesi del Medio Oriente esiste la libertà di culto, mentre lo spazio della libertà religiosa non poche volte è assai limitato. Allargare questo spazio di libertà diventa un’esigenza per garantire a tutti gli appartenenti alle varie comunità religiose la vera libertà di vivere e professare la propria fede. Tale argomento potrebbe diventare oggetto di dialogo tra i cristiani e i musulmani, dialogo la cui urgenza ed utilità è stata ribadita dai Padri sinodali”.

“Durante i lavori dell’Assemblea” – ha ricordato infine il Papa – “è stata spesso sottolineata la necessità di riproporre il Vangelo alle persone che lo conoscono poco, o che addirittura si sono allontanate dalla Chiesa. Spesso è stato evocato l’urgente bisogno di una nuova evangelizzazione anche per il Medio Oriente. (...) Per questo, dopo aver consultato l’episcopato del mondo e dopo aver sentito il Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, ho deciso di dedicare la prossima Assemblea Generale Ordinaria, nel 2012, al seguente tema: ‘Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam’ - La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".

“Cari fratelli e sorelle del Medio Oriente!” – ha concluso Benedetto XVI – “L’esperienza di questi giorni vi assicuri che non siete mai soli, che vi accompagnano sempre la Santa Sede e tutta la Chiesa, la quale, nata a Gerusalemme, si è diffusa nel Medio Oriente e in seguito nel mondo intero”.
HML/ VIS 20101025 (1180)

COMPITO MISSIONARIO È TRASFIGURARE MONDO

CITTA' DEL VATICANO, 24 OTT. 2010 (VIS). Al termine della Santa Messa celebrata questa mattina nella Basilica Vaticana per la conclusione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Nel riferirsi al tema dell’Assemblea Sinodale "La Chiesa Cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza", il Papa ha anche ricordato che: “In questa domenica, inoltre, ricorre la Giornata Missionaria Mondiale, che ha per motto: "La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione".

“Colpisce la somiglianza tra i temi di questi due eventi ecclesiali” – ha proseguito il Papa – “Entrambi invitano a guardare alla Chiesa come mistero di comunione che, per sua natura, è destinato a tutto l’uomo e a tutti gli uomini. (...) Per questo la prossima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nel 2012, sarà dedicata al tema ‘La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana’. In ogni tempo e in ogni luogo – anche oggi nel Medio Oriente – la Chiesa è presente e opera per accogliere ogni uomo e offrirgli in Cristo la pienezza della vita”.

“Nella Liturgia odierna si legge la testimonianza di san Paolo riguardo al premio finale che il Signore consegnerà ‘a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione’. Non si tratta di un’attesa inoperosa o solitaria, al contrario! L’Apostolo ha vissuto in comunione con Cristo risorto per ‘portare a compimento l’annuncio del Vangelo’ così che ‘tutte le genti lo ascoltassero’. Il compito missionario non è rivoluzionare il mondo, ma trasfigurarlo, attingendo la forza da Gesù Cristo”.

“Anche i cristiani di oggi – come è scritto nella lettera ‘A Diogneto’ – "’mostrano come sia meravigliosa e … straordinaria la loro vita associata. Trascorrono l’esistenza sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere oltrepassano le leggi … Sono condannati a morte, e da essa traggono vita. Pur facendo il bene, sono … perseguitati e crescono di numero ogni giorno’”.

“Alla Vergine Maria” – ha detto infine il Papa – “che da Gesù Crocifisso ha ricevuto la nuova missione di essere Madre di tutti coloro che vogliono credere in Lui e seguirlo, affidiamo le comunità cristiane del Medio Oriente e tutti i missionari del Vangelo”.
ANG/ VIS 20101025 (410)

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 23 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato Membri del Consiglio di Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede il Cardinale Norberto Rivera Carrera, Arcivescovo di México (Messico) ed il Cardinale Francis Eugene George, O.M.I., Arcivescovo di Chicago (Stati Uniti d’America).

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni (Italia), presentata dall’Abate Dom Benedetto Maria Chiavetta, O.S.B., in conformità al canone 401, paragrafo 2, del Codice di Diritto Canonico.

- Ha nominato il Vescovo John G. Noonan, finora Ausiliare dell’Arcidiocesi di Miami (Stati Uniti d’America), Vescovo di Orlando (superficie: 28.814; popolazione: 4.002.000; cattolici: 400.923; sacerdoti: 253; religiosi: 181; diaconi permanenti: 172), Stati Uniti d’America.
NA:RE:NER/ VIS 20101025 (130)

BENEDETTO XVI RICEVE PRESIDENTE SEYCHELLES

CITTA' DEL VATICANO, 25 OTT. 2010 (VIS). La Sala Stampa della Santa Sede ha reso pubblico nella tarda mattinata di oggi il seguente Comunicato:

“Oggi, 25 ottobre 2010, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Eccellenza il Signor James Alix Michel, Presidente della Repubblica di Seychelles, che successivamente ha incontrato Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il quale era accompagnato dall’Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati”.

“Dopo aver manifestato vivo compiacimento per le cordiali relazioni bilaterali, le due Parti hanno avuto uno scambio di opinioni su temi di comune interesse. Al riguardo, ci si è soffermati in modo particolare sull’impegno e sulla collaborazione per la promozione della dignità umana, soprattutto in ambiti di grande rilievo sociale come la famiglia, l’educazione della gioventù e la protezione dell’ambiente”.
OP/ VIS 20101025 (150)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 25 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- L’Arcivescovo Robert Zollitsch, di Freiburg im Breisgau (Repubblica Federale di Germania), Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca.

- I partecipanti al Simposio Internazionale su Erik Peterson.
AP/... VIS 20101025 (70)

venerdì 22 ottobre 2010

TREDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina non si è tenuta la Congregazione Generale. Il Relatore Generale del Sinodo, con il Segretario Speciale e i Relatori dei Circoli Minori o Gruppi Linguistici, hanno esaminato gli emendamenti collettivi alle Proposizioni dei Padri Sinodali.

Questo pomeriggio, nel corso della Tredicesima Congregazione Generale, alla quale assisterà il Santo Padre, è prevista la presentazione e votazione del Messaggio finale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

Domani, sabato 23 ottobre, nel corso della Quattordicesima ed ultima Congregazione Generale sarà presentata la lista finale delle Proposizioni. Successivamente avrà luogo la votazione con la formula “placet-non placet”.

Alle 13:00 i partecipanti all’Assemblea sinodale pranzeranno con il Santo Padre nell’atrio dell’Aula Paolo VI, in Vaticano.
SE/ VIS 20101022 (130)

LETTERE CREDENZIALI NUOVO AMBASCIATORE ECUADOR

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto il Signor Luis Dositeo Latorre Tapia, nuovo Ambasciatore dell’Ecuador presso la Santa Sede in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

“Nel vostro Paese che ho avuto l’occasione di visitare nel 1978 in qualità di Inviato Speciale del mio venerato predecessore, il Papa Giovanni Paolo I, al III Congresso Mariano Nazionale dell’Ecuador, la Parola di Cristo fu diffusa con generosità e fiorì con splendore”, ha detto il Papa al diplomatico, affermando inoltre che “la comunità ecclesiale (...) si rallegra quando si vede promossa la concordia sociale, per la quale asseconda l’impegno dispiegato dalle autorità ecuadoriane in questi ultimi anni per riscoprire le fondamenta della propria convivenza democratica, per rafforzare lo Stato di diritto e dar nuova forza alla solidarietà e alla fraternità”.

“Chiedo all’Altissimo” – ha soggiunto il Papa – “che questo luminoso orizzonte di speranza si estenda sempre più con nuovi progetti e sagge decisioni, in modo che il bene comune prevalga sugli interessi di parte o di classe, l’imperativo etico sia punto di riferimento obbligatorio di ogni cittadino, la ricchezza sia equamente distribuita e i sacrifici si condividano equamente e non gravino unicamente sui più bisognosi”.

“Se nel passato della vostra diletta Nazione, tanto vicina al cuore del Papa, vi sono stati momenti di difficoltà e di ansia, non sono state minori le virtù umane e cristiane della sue gente e l’aspirazione a superare le difficoltà. (...) Le autorità ecuadoriane presteranno un grande servizio al Paese accrescendo l’insigne patrimonio umano e spirituale, dal quale potranno estrarre energie e ispirazione per continuare a costruire i pilastri portanti di tutta la comunità umana (...) come la difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la libertà religiosa, la libera espressione del pensiero, e delle altre libertà civili, perché è questa l’autentica condizione per una autentica giustizia sociale. Questa, a sua volta, non potrà affermarsi se non a partire dal sostegno e dalla tutela, anche in termini giuridici ed economici, della cellula originale della società, che è la famiglia fondata sull’unione matrimoniale fra un uomo e una donna”.

“Di fondamentale importanza” – ha sottolineato il Pontefice – “saranno anche quei programmi destinati a eliminare la disoccupazione, la violenza, l’impunità, l’analfabetismo e la corruzione. Nel conseguimento di questi lodevoli obiettivi, i Pastori della Chiesa sono consapevoli che non devono entrare nel dibattito politico, proponendo soluzioni concrete o imponendo il proprio comportamento. Ma allo stesso tempo non possono né devono rimanere neutrali davanti ai grandi problemi o aspirazioni dell’essere umano, né essere indolenti quando occorre lottare per la giustizia. Con il dovuto rispetto alla pluralità di legittime scelte, la loro missione consiste nell’illuminare con il Vangelo e la Dottrina Sociale della Chiesa le menti e le volontà dei fedeli, perché prendano con responsabilità le decisioni volte all’edificazione di una società più armonica e ordinata”.

Benedetto XVI ha concluso il suo discorso menzionando il tema dell’educazione ed ha detto: “La Chiesa in Ecuador ha una ricca storia nell’ambito dell’educazione dell’infanzia e della gioventù, avendo esercitato il suo insegnamento con particolare abnegazione in regioni lontane, prive di comunicazioni e povere della Nazione. È giusto non ignorare questa difficile missione ecclesiale, esempio di sana collaborazione con lo Stato (...). L’Autorità pubblica deve garantire il diritto che assiste i genitori, tanto da formare i loro figli secondo le loro convinzioni religiose e criteri etici, e deve fondare e sostenere istituzioni educative. In tale prospettiva è anche importante che l’Autorità pubblica rispetti la specifica identità e autonomia delle istituzioni educative e dell’università cattolica, in consonanza con il modus vivendi, sottoscritto oltre settanta anni fa fra la Repubblica dell’Ecuador e la Santa Sede”.
CD/ VIS 20101022 (610)

SLOVENIA: PATRIMONIO CRISTIANO CONSOLAZIONE E SPERANZA

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2010 (VIS). “L’integrazione della Nazione slovena nell’Unione Europea, che si è compiuta in questi anni in modo sempre più organico, ha tra i suoi presupposti fondamentali le comuni radici cristiane del ‘vecchio continente’”, ha detto il Papa alla nuova Ambasciatrice della Repubblica di Slovenia presso la Santa Sede, Signora Maja Marija Lovrencic Svetek, che ha presentato questa mattina le Lettere Credenziali.

“Guardando alla storia del popolo sloveno” – ha proseguito il Pontefice – “ emerge con evidenza l’impronta dei valori morali e spirituali del cristianesimo (...) Questo patrimonio ha costituito, anche nei momenti più difficili e dolorosi, un costante fermento di conforto e di speranza, ed ha sostenuto la Slovenia nel suo cammino verso l’indipendenza, dopo la caduta del regime comunista”.

“In quel periodo” – ha ricordato il Pontefice – “la Santa Sede ha voluto essere particolarmente vicina alla Nazione slovena” ed ha sottolineato, citando il discorso dell’Ambasciatrice, che “’le relazioni tra la Repubblica di Slovenia e la Santa Sede sono state buone fin dall’inizio e continuano ad essere tali ancora oggi’. Auspico, pertanto, che in questo contesto possano trovare soluzione tutte le problematiche non ancora risolte con l’’Accordo’ firmato il 14 dicembre 2001”.

“Nell’esercizio delle prerogative democratiche, la Slovenia ha ottenuto un certo benessere economico, che ha consentito di consolidare la pacifica convivenza civile e sociale. Con compiacimento ho appreso la notizia” – ha proseguito il Papa – “della recente approvazione della legge riguardante la questione dei cosiddetti ‘cancellati’, che, in molti casi, si sono trovati in situazioni assai difficili. Si tratta di un importante passo avanti nel tentativo di condurre a soluzione i casi di quanti hanno perduto il diritto alla residenza, al lavoro e all’assistenza sanitaria. Incoraggio a continuare in questa direzione e auspico che si lavori per alleviare le loro sofferenze”.

Riferendosi ancora alle parole dell’Ambasciatrice circa “l’impegno per il bene dell’uomo (che) accomuna nella loro azione la Sede Apostolica e la Repubblica di Slovenia”, il Papa ha sottolineato che: “la Santa Sede incoraggia le iniziative assunte nelle sedi internazionali per promuovere la pace e la giustizia, per superare i disaccordi e per intensificare le relazioni costruttive. A questo riguardo, mi piace salutare come un positivo passo il recente ingresso della Slovenia nell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, importante testimonianza di apertura e della volontà di collaborare con le altre nazioni”.

“La missione specifica della Chiesa Cattolica, che esercita in terra slovena come in ogni parte del mondo” – ha detto ancora il Papa – “è quella di annunciare il Vangelo e di portare ad ogni uomo la salvezza che viene dal Signore Gesù. Un segno della vivacità della Chiesa in Slovenia è stato il Congresso Eucaristico Nazionale recentemente celebrato, (...) a Celje. (...) Momento culminante (...) è stata la beatificazione del giovane Lojze Grozde, martirizzato in odio alla fede in un periodo molto difficile della storia del Paese”.

“Ulteriori manifestazioni della vitalità della Comunità ecclesiale in terra slovena sono le numerose opere pastorali e caritative presenti nei vari contesti sociali (...) Colgo l’occasione” – ha concluso il Pontefice – “per indirizzare un caloroso saluto a tutti i cattolici del Suo Paese; attraverso le varie iniziative, essi si impegnano ad aiutare tutti ad approfondire il senso spirituale dell’esistenza e desiderano contribuire alla costruzione di una società sempre più giusta e più solidale, nel rispetto delle convinzioni e delle pratiche religiose di ciascuno”.
CD/ VIS 20101022 (560)

AMBASCIATORE PORTOGALLO PIENA APPLICAZIONE CONCORDATO

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina le Lettere Credenziali del nuovo Ambasciatore del Portogallo, il Signor Manuel Tomás Fernandes Pereira.

All’inizio del suo discorso il Papa ha ricordato la sua visita in Portogallo nel maggio scorso ed ha detto: “Mai dimenticherò la calda accoglienza che mi è stata riservata, come pure la forma amabile e rispettosa con la quale sono state accolte le mie parole. Credo che ciò abbia anche un’importanza sociale: dove la società cresce e le persone si fortificano grazie al messaggio della fede, è anche a vantaggio della convivenza sociale e i cittadini si sentono più disposti a servire il bene comune”.

“Con la sua presenza nel foro internazionale, la Santa Sede” – ha proseguito il Pontefice – “si impegna grandemente per servire la causa della promozione integrale dell’uomo e dei popoli. Tutti devono convincersi che gli ostacoli a detta promozione non sono soltanto economici, ma dipendono da atteggiamenti e valori molto profondi: i valori morali e spirituali che determinano il comportamento di ogni essere umano verso se stesso, verso gli altri e verso tutta la creazione”.

Il Santo Padre ha segnalato che quando la Chiesa in Portogallo “promuove la coscienza che questi stessi valori devono ispirare la vita pubblica e privata, non lo fa per ambizioni politiche, ma per essere fedele alla missione affidatale dal suo divino Fondatore”.

“La Chiesa” – ha detto ancora il Pontefice – “non rappresenta modelli parziali e transitori di società, ma tende a trasformare i cuori e le menti, perché l’essere umano possa scoprirsi e riconoscersi nella piena verità della sua umanità. E tenendo in conto che la sua missione è di natura morale e religiosa, la Chiesa rispetta l’ambito specifico della responsabilità dello Stato”.

Inoltre, ha affermato il Papa, la Chiesa “incoraggia i cristiani ad assumersi pienamente le proprie responsabilità come cittadini che, insieme con gli altri, contribuiscano efficacemente al bene comune e alle grandi cause dell’umanità”.

“Da una collaborazione rispettosa e una comprensione leale fra la Chiesa e il potere civile deriveranno benefici per la società portoghese. Animato da tale speranza, sei anni fa nacque il nuovo Concordato fra la Santa Sede e il Portogallo. (....) In quella occasione, Papa Giovanni Paolo II vide in quello strumento giuridico la conferma dei ‘sentimenti di stima che animano le reciproche relazioni’ ed auspicò che ‘il nuovo Concordato favorisca una comprensione sempre maggiore fra le autorità dello Stato e i pastori della Chiesa per il bene comune della Nazione’. Mi rallegro che l’Ambasciatore abbia fatto riferimento al desiderio di promuovere ulteriormente l’impegno per una completa e fedele applicazione del Concordato nei diversi ambiti della Chiesa cattolica e della società portoghese”.
CD/ VIS 20101022 (450)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienza il Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AP/ VIS 20101022 (30)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Reverendo Jaime Muñoz Pedroza, Vescovo di Arauca (superficie: 32.490; popolazione: 279.000; cattolici: 249.000; sacerdoti: 49; religiosi: 52), Colombia. Il Vescovo eletto è nato a Ciénaga (Colombia) nel 1958 ed è stato ordinato sacerdote nel 1984. È stato finora Rettore del Seminario Maggiore di Tunja (Colombia).
NER/ VIS 20101022 (60)

giovedì 21 ottobre 2010

DODICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2010 (VIS). Nel corso della Dodicesima Congregazione Generale tenutasi questa mattina nell’Aula del Sinodo, è stata presentata la lista unificata delle Proposizioni. Successivamente i Padri Sinodali, riuniti in Circoli Minori, hanno cominciato a preparare gli emendamenti alle Proposizioni. Presidente Delegato di turno è stato Sua Beatitudine Ignace Youssef III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano).

Nel pomeriggio i Padri Sinodali si riuniranno in Circoli Minori per continuare a preparare gli emendamenti alle Proposizioni. Al termine della sessione le Proposizioni collettive con gli emendamenti saranno consegnate alla Segreteria Generale del Sinodo.
SE/ VIS 20101021 (80)

CHIESA IN COREA CONTINUERÀ CONTRIBUIRE BENESSERE PAESE

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il nuovo Ambasciatore della Repubblica di Corea presso la Santa Sede, Signor Han Hong-soon che ha presentato le Lettere Credenziali.

Nel discorso al diplomatico il Santo Padre ha sottolineato “la notevole crescita economica che il Paese ha sperimentato negli ultimi anni, che ha trasformato la Corea da ricettore di aiuti in Paese donatore”.

Benedetto XVI ha ricordato quanto il Presidente coreano aveva affermato nella sua visita in Vaticano, lo scorso anno, e cioè che “la crescita economica rapida implica dei rischi: le considerazioni etiche facilmente possono essere tralasciate con il risultato che gli elementi più poveri della società tendono ad essere esclusi dal loro legittimo diritto a condividere la prosperità della Nazione. La crisi finanziaria degli ultimi anni ha esacerbato il problema, ma ha anche richiamato l’attenzione sulla necessità di rinnovare i fondamenti etici di ogni attività economica e politica”.

“Desidero incoraggiare il suo Governo” – ha proseguito il Pontefice – “nel suo impegno di assicurare che la giustizia sociale e la cura per il bene comune crescano accanto alla prosperità materiale, e le assicuro che la Chiesa cattolica in Corea è pronta e disposta a lavorare con il Governo per promuovere tali degni obiettivi”.

Nel riferirsi all’opera della Chiesa cattolica nella società coreana, il Papa ha sottolineato che “per mezzo della sua rete di scuole e dei suoi programmi educativi essa contribuisce grandemente alla formazione morale e spirituale dei giovani. Attraverso la sua opera a favore del dialogo interreligioso la Chiesa cerca di abbattere le barriere fra i popoli e di promuovere la coesione sociale fondata sul rispetto reciproco e l’accrescersi della comprensione. Nella sua azione caritativa la Chiesa cerca di assistere i poveri e i bisognosi, particolarmente i rifugiati e i migranti che tanto spesso si trovano ai margini della società”.

Benedetto XVI ha ribadito che il ruolo della Chiesa implica “la proclamazione delle verità del Vangelo, che continuamente ci sfidano a guardare oltre l’angusto pragmatismo e gli interessi di parte che possono così spesso condizionare le scelte politiche e a riconoscere gli obblighi che incombono su si noi in vista della dignità della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio. Ciò richiede da parte nostra un impegno chiaro per difendere la vita umana ad ogni stadio dal concepimento alla morte naturale, promuovere una vita familiare stabile in accordo con le norme della legge naturale e per costruire la pace e la giustizia dovunque vi sia conflitto”.

Nell’esprimere la gratitudine della Santa Sede “per il ruolo attivo della Repubblica di Corea nella comunità internazionale”, il Papa ha segnalato che: “Nel promuovere la pace e la stabilità della penisola, come pure la sicurezza e l’integrazione economica delle nazioni nella Regione Asia-Pacifico, mediante i larghi legami diplomatici con i paesi africani, e specialmente ospitando il mese prossimo il Vertice del G20 a Seoul, il suo Governo ha dato ampia prova del suo ruolo quale importante attore sul palcoscenico mondiale, ed ha aiutato a garantire che il processo di globalizzazione sia diretto da considerazioni di solidarietà e di fraternità”.

Il Santo Padre ha concluso il suo discorso ricordando il Congresso dei Laici Cattolici dell’Asia, che ha avuto luogo a Seoul all’inizio di settembre, menzionato dall’Ambasciatore nel suo discorso. “Anche io vedo in questo importante evento un chiaro segno della proficua cooperazione che già esiste fra il suo Paese e la Santa Sede e che bene promette per il futuro dei nostri rapporti. È giusto che il Congresso abbia dedicato la sua attenzione ai fedeli laici che, come lei ha sottolineato, non solo hanno seminato le prime sementi del Vangelo sul territorio coreano ma hanno testimoniato molto numerosi la loro risoluta fede in Cristo versando il proprio sangue. Confido che ispirati e rafforzati dalla testimonianza dei martiri coreani, laici, uomini e donne, continuino a costruire la vita e il benessere della nazione”.
CD/ VIS 20101021 (660)

ROMANIA: PROSEGUIRE CON DECISIONE RICOSTRUZIONE

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2010 (VIS). Il nuovo Ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, Signor Bogdan Tataru-Cazaban, ha presentato questa mattina le Lettere Credenziali al Santo Padre Benedetto XVI che nel discorso rivolto al diplomatico ha ricordato come: “Venti anni fa, la Romania ha deciso di scrivere una nuova pagina della sua storia”.

Tuttavia, ha aggiunto il Pontefice “tanti anni vissuti sotto il giogo dell’ideologia totalitaria lasciano profonde ferite nella mentalità, nella vita politico-economica e negli individui. Dopo il periodo di euforia della libertà, la vostra Nazione si è impegnata con determinazione in un processo di ricostruzione e di guarigione. Il suo ingresso nell’Unione Europea ha segnato una tappa importante nella ricerca di una autentica democratizzazione”.

“Per realizzare questo rinnovamento in profondità” – ha sottolineato il Pontefice – “le nuove sfide da affrontare sono numerose per evitare che la vostra società non si fondi unicamente sulla ricerca del benessere e sulla sete di guadagno, conseguenze comprensibili dopo un periodo di più di 40 anni di privazioni. Sicuramente conviene prima di tutto che prevalgano l’integrità, l’onestà e la rettitudine. Tali virtù devono ispirare e condurre tutte le componenti della società ad una buona gestione”.

“La Romania si compone di un mosaico di popoli. Una tale varietà si può considerare come un ostacolo all’unità nazionale ma può anche essere vista come un arricchimento della propria identità di cui è una delle caratteristiche. (...) La gestione del patrimonio lasciato dal comunismo è difficile a causa della disintegrazione della società e dell’individuo che esso ha favorito. I valori autentici sono stati di fatto occultati a favore delle false teorie che sono state idolatrate dalla Ragion di stato. Si tratta oggi di impegnarsi nel difficile compito di ordinare in modo giusto gli affari umani facendo buon uso della libertà”.

“In questo processo di ricostruzione del legame sociale, la famiglia ha il primo posto. (...) La famiglia e l’educazione sono il punto di partenza per combattere la povertà e contribuire così al rispetto di ogni persona, al rispetto delle minoranze, al rispetto della famiglia e della vita. Esse sono il terreno nel quale si radicano i valori etici fondamentali e dove può crescere la vita religiosa”.

“La Romania” – ha ricordato il Pontefice – “possiede una lunga e ricca tradizione religiosa, anch’essa ferita dai decenni oscuri e alcune di queste ferite sono ancora vive. Pertanto è necessario curare queste ferite con mezzi accettabili a ciascuna delle comunità. È opportuno riparare le ingiustizie ereditate dal passato, non avendo paura di rendere giustizia. Perciò sarebbe bene incoraggiare un cammino che si situi a un doppio livello: ad un livello dello Stato, cioè favorendo un autentico dialogo fra lo Stato e i diversi responsabili religiosi e, dall’altra parte, incoraggiando i rapporti armoniosi fra le diverse comunità religiose del vostro Paese”. In merito il Santo Padre ha citato la nuova Legge dei Culti e la Commissione Mista, istituita nel 1998, i cui lavori “devono riattivarsi”.

La Chiesa cattolica “vede nel dialogo ecumenico un cammino privilegiato per rincontrare i propri fratelli nella fede e per costruire con loro il Regno di Dio, rispettando la specificità di ciascuno. La testimonianza di fraternità fra cattolici e ortodossi, in uno spirito di carità e di giustizia, deve prevalere sulle difficoltà e aprire i cuori alla riconciliazione. In questo ambito, i frutti della storica visita effettuata dodici anni fa da Papa Giovanni Paolo II, la prima in una Nazione a maggioranza ortodossa, sono numerosi. Essi devono fortificare l’impegno a dialogare nella carità e nella verità e a promuovere iniziative comuni. Un tale dialogo costruttivo” – ha concluso Benedetto XVI – “non mancherà di essere fermento di unità e di concordia non solamente per il vostro Paese ma anche per l’Europa”.
CD/ VIS 20101021 (620)

DICHIARAZIONE SEQUESTRO PREVENTIVO DEPOSITO IOR

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2010 (VIS). Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha rilasciato ieri la seguente dichiarazione:

“La notizia della conferma, da parte del Tribunale del Riesame, del sequestro in via preventiva di un deposito dello IOR (Istituto per le Opere di Religione) su un conto del Credito Artigiano è stata appresa con stupore. Si ritiene che si tratti di un problema interpretativo e formale. I Responsabili dello IOR ritengono di poter chiarire tutta la questione al più presto nelle sedi competenti”.
OP/ VIS 20101021 (100)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienza il Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
AP/ VIS 20101021 (30)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo José Alejandro Castaño Arbeláez, O.A.R., Vescovo di Cartago (superficie: 4.000; popolazione. 481.000; cattolici: 471.000; sacerdoti: 88; religiosi: 197;), Colombia. Il Vescovo Castaño Arbeláez è stato finora Ausiliare dell’Arcidiocesi di Cali (Colombia).

- Ha nominato Dom Diego Gualtiero Rosa, della Congregazione Benedettina Olivetana, Abate Ordinario dell’Abbazia territoriale di Monte Oliveto Maggiore (superficie: 49; popolazione: 495; cattolici: 495; sacerdoti: 15; religiosi: 30), Italia. Finora Abate del monastero di Santa Maria del Piastrello in Lendinara (Italia), Dom Rosa succede al Padre Abate Dom Michelangelo Riccardo Tiribilli, della Congregazione Benedettina Olivetana, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia ad Abate Ordinario della medesima Abbazia territoriale, presentata in conformità agli Statuti della medesima Congregazione.
NER:RE VIS 20101021 (130)

IN MEMORIAM

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2010 (VIS). Di seguito riportiamo i dati relativi ai Presuli mancati nelle ultime settimane:

- Il Vescovo Jorge Ardila Serrano, emerito di Girardot (Colombia), il 12 ottobre, all’età di 85 anni.

- Il Vescovo Charles Caruana, emerito di Gibraltar (Gibilterra), il 1° ottobre, all’età di 77 anni.

- Il Vescovo Julio Parise Loro, C.S.I., già Vicario Apostolico di Napo (Ecuador), il 5 ottobre, all’età di 90 anni.

- Il Vescovo Franz Xaver Schwarzenböck, già Ausiliare di München und Freising (Germania), il 10 ottobre, all’età di 87 anni.
.../ VIS 20101021 (100)

mercoledì 20 ottobre 2010

CONCISTORO PER LA CREAZIONE DI 24 NUOVI CARDINALI

CITTA' DEL VATICANO, 20 OTT. 2010 (VIS). Al termine dell'Udienza Generale di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI ha annunciato un Concistoro per la creazione di 24 nuovi Membri del Collegio Cardinalizio, il terzo del Suo Pontificato, il prossimo 20 novembre, vigilia della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'Universo. “I Cardinali” – ha detto il Papa “hanno il compito di aiutare il Successore dell’Apostolo Pietro nell’adempimento della sua missione di principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione nella Chiesa”.


Di seguito riportiamo i nomi dei nuovi Cardinali:

Arcivescovo Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

S.B. Arcivescovo Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto).

Arcivescovo Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

Arcivescovo Francesco Monterisi, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura.

Arcivescovo Fortunato Baldelli, Penitenziere Maggiore.

Arcivescovo Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

Arcivescovo Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

Arcivescovo Paolo Sardi, Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa.

Arcivescovo Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero.

Arcivescovo Velasio De Paolis, C.S., Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.

Arcivescovo Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

Arcivescovo Medardo Joseph Mazombwe, emerito di Lusaka (Zambia).

Arcivescovo Raúl Eduardo Vela Chiriboga, emerito di Quito (Ecuador).

Arcivescovo Laurent Monsengwo Pasinya, di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo).

Arcivescovo Paolo Romeo, di Palermo (Italia).

Arcivescovo Donald William Wuerl, di Washington (Stati Uniti d'America).

Arcivescovo Raymundo Damasceno Assis, di Aparecida (Brasile).

Arcivescovo Kazimierz Nycz, di Warszawa (Polonia).

Arcivescovo Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, di Colombo (Sri Lanka).

Arcivescovo Reinhard Marx, di München und Freising (Germania).

Il Papa ha inoltre annunciato la decisione di elevare alla dignità cardinalizia “due Presuli e due Ecclesiastici, che si sono distinti per la loro generosità e dedizione nel servizio alla Chiesa” che, avendo più di 80 anni, non sono membri elettori.
Essi sono:

Arcivescovo José Manuel Estepa Llaurens, Ordinario Militare emerito (Spagna).

Vescovo Elio Sgreccia, già Presidente della Pontificia Accademia per la Vita (Italia).

Arcivescovo Walter Brandmüller, già Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche (Germania).

Monsignore Domenico Bartolucci, già Maestro Direttore della Cappella Musicale Pontificia (Italia).
AG/ VIS 20101020 (340)

UNIFICAZIONE DELLE PROPOSIZIONI

CITTA' DEL VATICANO, 20 OTT. 2010 (VIS). Oggi, mercoledì 20 ottobre, non si tiene la Congregazione Generale. Il Relatore Generale, il Segretario Speciale e i Relatori dei Circoli Minori procederanno all’unificazione delle proposizioni da presentare al Santo Padre per la preparazione dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale, documento con il quale ufficialmente si chiude il Sinodo.
SE/ VIS 20101020 (70)

ELISABETTA D’UNGHERIA PROFONDO AMORE A DIO E PROSSIMO

CITTA' DEL VATICANO, 20 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato la catechesi per l’Udienza Generale odierna, tenutasi in Piazza San Pietro, a Santa Elisabetta d’Ungheria “chiamata anche Elisabetta di Turingia”.

Nata nel 1207 – ha ricordato il Papa – “Elisabetta visse nella Corte ungherese solo i primi quattro anni della sua infanzia, assieme a una sorella e tre fratelli. (...) Secondo i costumi di quel tempo, (...), suo padre aveva stabilito che Elisabetta diventasse principessa di Turingia” per cui fu promessa in sposa a Ludovico, figlio del langravio Hermann di Turingia. “Nonostante il fatto che il fidanzamento fosse stato deciso per motivi politici, tra i due giovani nacque un amore sincero, animato dalla fede e dal desiderio di compiere la volontà di Dio”.

“Come si comportava davanti a Dio, allo stesso modo si comportava verso i sudditi” – ha detto ancora il Santo Padre. “Un vero esempio per tutti coloro che ricoprono ruoli di guida: l’esercizio dell’autorità, ad ogni livello, dev’essere vissuto come servizio alla giustizia e alla carità, nella costante ricerca del bene comune”.

“Elisabetta praticava assiduamente le opere di misericordia” – ha sottolineato il Papa ricordando che: “Il suo fu un matrimonio profondamente felice: Elisabetta aiutava il coniuge ad elevare le sue qualità umane a livello soprannaturale, ed egli, in cambio, proteggeva la moglie nella sua generosità verso i poveri e nelle sue pratiche religiose. (...) Una chiara testimonianza di come la fede e l’amore verso Dio e verso il prossimo rafforzino la vita familiare e rendano ancora più profonda l’unione matrimoniale”.

“La giovane coppia trovò appoggio spirituale nei Frati Minori, che, dal 1222, si diffusero in Turingia. (...) Da quel momento, Elisabetta fu ancora più decisa nel seguire Cristo povero e crocifisso, presente nei poveri”.

“Una dura prova fu l’addio al marito, a fine giugno del 1227 quando Ludovico IV si associò alla crociata dell’imperatore Federico II. (...) La febbre, però, decimò le truppe e Ludovico stesso cadde malato e morì ad Otranto (...). La attendeva, tuttavia, un’altra prova: suo cognato usurpò il governo della Turingia, dichiarandosi vero erede di Ludovico e accusando Elisabetta di essere una pia donna incompetente nel governare. La giovane vedova, con i tre figli, fu cacciata dal castello di Wartburg e si mise alla ricerca di un luogo dove rifugiarsi. (...) Durante questo calvario sopportato con grande fede, con pazienza e dedizione a Dio, alcuni parenti, che le erano rimasti fedeli e consideravano illegittimo il governo del cognato, riabilitarono il suo nome. Così Elisabetta, all’inizio del 1228, poté ricevere un reddito appropriato per ritirarsi nel castello di famiglia a Marburgo”.

“Elisabetta trascorse gli ultimi tre anni nell’ospedale da lei fondato, servendo i malati, vegliando i moribondi. Cercava sempre di svolgere i servizi più umili e lavori ripugnanti. Ella divenne quella che potremmo chiamare una donna consacrata in mezzo al mondo (‘soror in saeculo’) e formò, con altre sue amiche, vestite in abiti grigi, una comunità religiosa. Non a caso è patrona del Terzo Ordine Regolare di San Francesco e dell’Ordine Francescano Secolare”.

“Nel novembre del 1231 fu colpita da forti febbri. (...) Nella notte del 17 novembre si addormentò dolcemente nel Signore. Le testimonianze sulla sua santità furono tante e tali che, solo quattro anni più tardi, il Papa Gregorio IX la proclamò Santa e, nello stesso anno, fu consacrata la bella chiesa costruita in suo onore a Marburgo”.

“Nella figura di Santa Elisabetta” – ha concluso Benedetto XVI – “vediamo come la fede, l’amicizia con Cristo creino il senso della giustizia, dell’uguaglianza di tutti, dei diritti degli altri e creino l’amore, la carità. E da questa carità nasce anche la speranza, la certezza che siamo amati da Cristo e che l’amore di Cristo ci aspetta e così ci rende capaci di imitare Cristo e di vedere Cristo negli altri”.
AG/ VIS 20101020 (620)
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