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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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martedì 30 giugno 2009

VESCOVI VIÊT NAM: CONTINUARE A TESTIMONIARE DONO FEDE


CITTA' DEL VATICANO, 27 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto i Presuli della Conferenza Episcopale del Viêt Nam al termine della quinquennale Visita "ad Limina Apostolorum".

  Il Papa ha rievocato la figura del Cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung, mancato nel febbraio scorso, che fu per molti anni Arcivescovo di Hà Nôi. Nel contempo Benedetto XVI ha auspicato che "l'esempio di santità, di umiltà, di semplicità di vita dei grandi pastori del vostro Paese siano per voi uno stimolo nel vostro ministero episcopale al servizio del popolo vietnamita, al quale vorrei manifestare la mia profonda stima".

  Ricordando l'Anno Sacerdotale, inaugurato qualche giorno fa, Benedetto XVI ha sottolineato che: "Per essere una guida autentica e conforme al cuore di Dio e all'insegnamento della Chiesa, il sacerdote deve approfondire la sua vita interiore e anelare alla santità come l'umile Curato d'Ars".

  "Nella vostra Lettera pastorale dell'anno passato avete  dedicato particolare attenzione ai fedeli laici, evidenziando il ruolo della loro vocazione nell'ambito della famiglia. (...) I laici cattolici" - ha ribadito Benedetto XVI - "devono dimostrare con la propria vita fondata sulla carità, l'onestà, l'amore del bene comune, che un buon cattolico è anche un buon cittadino. Perciò curate in particolare la formazione promuovendone la vita di fede ed il livello culturale affinché possano bene servire la Chiesa e la società".

  "Sarebbe auspicabile" - ha proseguito il Papa - "sviluppare una appropriata pastorale per i giovani migranti interni, rafforzando la collaborazione fra le diocesi di origine dei giovani e le diocesi di accoglienza e prodigando consigli etici e direttive pratiche".

  "La Chiesa in Viêt Nam" - ha ricordato inoltre Papa Benedetto XVI - "si prepara a celebrare il 50° anniversario dell'erezione della gerarchia episcopale vietnamita. (...) In questa occasione si inviti il popolo di Dio a rendere grazie per il dono della fede in Gesù-Cristo. Questo dono è stato accolto generosamente, vissuto e testimoniato da numerosi martiri, che hanno voluto proclamare la verità e l'universalità della fede in Dio".

  "Davanti alle numerose sfide che la testimonianza deve attualmente affrontare, è necessaria una più stretta collaborazione fra le diverse Diocesi, fra le Diocesi e le Congregazioni religiose, e fra queste ultime".

  "Voi sapete" - ha aggiunto il Papa - "che una sana collaborazione fra la Chiesa e la comunità politica è possibile. (...) La Chiesa non intende in alcun modo sostituirsi ai responsabili di governo, essa intende soltanto, in uno spirito di dialogo e di rispettosa collaborazione, prendere una giusta parte alla vita della nazione, al servizio di tutto il popolo".

  "Mi sembra importante" - ha detto infine il Papa - "sottolineare che le religioni non rappresentano un pericolo per l'unità della Nazione, perché esse mirano ad aiutare l'individuo a santificarsi e, attraverso le proprie istituzioni, esse desiderano mettersi generosamente e disinteressatamente al servizio del prossimo".
AL/.../VIÊT NAM                                   VIS 20090630 (480)

CATTOLICI E ORTODOSSI CHIAMATI A UNA SOLA SPERANZA


CITTA' DEL VATICANO, 27 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto una Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, in occasione della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Apostoli. Come di consueto Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, in questa solennità, invia a Roma una Delegazione per ricambiare la visita della Delegazione della Santa Sede al Fanar nella festività di Sant'Andrea, fratello di San Pietro e Patrono della Chiesa di Costantinopoli.

  Quest'anno la Delegazione era formata dal Metropolita Emmanuel, di Francia, Direttore dell'Ufficio della Chiesa Ortodossa presso l'Unione Europea, dal Vescovo Athenagoras, di Sinope e Assistente del Metropolita del Belgio e dal Diacono Ioakim Billis di Fanar.

  Dando loro il benvenuto il Papa ha reso grazie a Dio "per tutti i frutti e i benefici che la celebrazione del bimillenario della nascita di San Paolo ha apportato. Noi celebreremo nella concordia la festa dei Santi Pietro e Paolo, i 'protothroni' degli Apostoli, così come li invoca la tradizione liturgica ortodossa, cioè coloro che occupano il primo posto fra gli Apostoli e sono chiamati 'maestri dell'ecumene".

  "Con la vostra presenza che è segno di fraternità ecclesiale, ci rammentate il nostro comune impegno nella ricerca della piena comunione. Voi già lo sapete, ma ho oggi la gioia di riconfermare che la Chiesa cattolica intende contribuire in tutti i modi possibili al ristabilimento della piena unità, in risposta alla volontà di Cristo per i suoi discepoli e conservando nella memoria l'insegnamento di Paolo che ci ricorda che siamo stati chiamati 'a una sola speranza'".

  "In tale prospettiva" - ha proseguito il Santo Padre - "possiamo considerare con fiducia il buon proseguimento dei lavori della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico fra ortodossi e cattolici, che si riunirà nell'ottobre prossimo per affrontare una tema cruciale per i rapporti fra Oriente e Occidente, 'il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio".

  "Lo studio di questo aspetto" - ha sottolineato il Pontefice - "è davvero indispensabile per approfondire tale questione in modo globale, nell'attuale ambito della ricerca della piena comunione. La Commissione (...) sarà generosamente accolta dalla Chiesa Ortodossa di Cipro alla quale esprimiamo la nostra gratitudine per l'accoglienza fraterna, e, il clima di preghiera che circonderà i nostri colloqui non potrà che facilitare il nostro compito e la reciproca comprensione".

  "Desidero che i partecipanti al dialogo cattolico-ortodosso sappiano che le mie preghiere li accompagnano e che questo dialogo ha tutto il sostegno della Chiesa cattolica" - ha concluso il Papa - "Di tutto cuore, auguro che le incomprensioni e le tensioni fra i delegati ortodossi nelle ultime sessioni plenarie di questa Commissione, siano superate nell'amore fraterno in modo che tale dialogo sia più ampiamente rappresentativo dell'ortodossia".
AC/DELEGAZIONE COSTANTINOPOLI/EMMANUEL               VIS 20090630 (470)

CARDINALE SODANO LEGATO PONTIFICIO MILLENNIO LITUANIA


CITTA' DEL VATICANO, 27 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina è stata resa pubblica la Lettera Pontificia, redatta in latino e datata 23 giugno, con la quale il Santo Padre nomina il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, Suo Legato Pontificio alla celebrazione del Millennio della Lituania, che si terrà a Vilnius, il 6 luglio 2009.

  La Missione Pontificia che accompagnerà il Cardinale Sodano, è composta dal Monsignore Grintaras Grusas, Segretario della Conferenza Episcopale Lituana; dal Padre Lionginas Virbalas, S.I.; Monsignor Piero Pioppo, Consigliere di Nunziatura in servizio presso la Segreteria di Stato e dal Monsignor Jean-François Lantheaume, Consigliere della Nunziatura Apostolica in Lituania.
BXVI-LETTERA/LEGATO PONTIFICIO/SODANO:VILNIUS VIS 20090630 (120)

UDIENZE


CITTA' DEL VATICANO, 27 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

  - Quattro Presuli della Conferenza Episcopale del Viétnam, in Visita "ad Limina Apostolorum":

    - L'Arcivescovo Etienne Nguyên Nhu Thê, di Huê, con l'Ausiliare Vescovo François Xavier Lê Van Hông.

    - Il Vescovo Vincent Nguyên Van Ban, di Ban Mê Thuôt.

    - Il Vescovo Joseph Chau Ngoc Tri, di Dà Nang.

- Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AL:AP/.../...                                       VIS 20090630 (80)

SAN PAOLO ESEMPIO SACERDOTE IDENTIFICATO SUO MINISTERO


CITTA' DEL VATICANO, 28 GIU. 2009 (VIS). Alle ore 12:00 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l'Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

  Prima della recita dell'Angelus, il Papa ha ricordato: "Con la celebrazione dei Primi Vespri dei Santi Pietro e Paolo, che presiederò questa sera nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, si chiude l'Anno Paolino, indetto nel bimillenario della nascita dell'Apostolo delle genti. E' stato un vero tempo di grazia in cui, mediante i pellegrinaggi, le catechesi, numerose pubblicazioni e diverse iniziative, la figura di San Paolo è stata riproposta in tutta la Chiesa e il suo vibrante messaggio ha ravvivato ovunque, nelle comunità cristiane, la passione per Cristo e per il Vangelo".

  "La divina Provvidenza" - ha proseguito il Pontefice - "ha disposto che proprio pochi giorni fa, il 19 giugno, solennità del Sacro Cuore di Gesù, sia stato inaugurato un altro anno speciale, l'Anno Sacerdotale, in occasione del 150° anniversario della morte - 'dies natalis' - di Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d'Ars. (...) Qual è la finalità dell'Anno Sacerdotale? (...) Esso intende contribuire a promuovere l'impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi".

  "L'apostolo Paolo costituisce, in proposito, un modello splendido da imitare non tanto nella concretezza della vita - la sua infatti fu davvero straordinaria - ma nell'amore per Cristo, nello zelo per l'annuncio del Vangelo, nella dedizione alle comunità, nella elaborazione di efficaci sintesi di teologia pastorale. San Paolo è esempio di sacerdote totalmente identificato col suo ministero - come sarà anche il Santo Curato d'Ars -, consapevole di portare un tesoro inestimabile, cioè il messaggio della salvezza, ma di portarlo in un 'vaso di creta'".

  "'L'amore del Cristo ci possiede' - scrive l'Apostolo" - ha detto infine il Papa - "e questo può ben essere il motto di ogni sacerdote, che lo Spirito 'avvince' per farne un fedele amministratore dei misteri di Dio".
ANG/SACERDOTI/...                                       VIS 20090630 (350)

CELEBRAZIONE PRIMI VESPRI E CHIUSURA ANNO PAOLINO


CITTA' DEL VATICANO, 28 GIU. 2009 (VIS). Alle ore 18:00 di questo pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, la Celebrazione dei primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, in occasione della chiusura dell'Anno Paolino. Era presente la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, presieduta dal Metropolita Emmanuel di Francia.

  "Siamo raccolti presso la tomba dell'Apostolo, il cui sarcofago, conservato sotto l'altare papale, è stato fatto recentemente oggetto di un'attenta analisi scientifica" - ha detto il Santo Padre nell'omelia - "Nel sarcofago, che non è stato mai aperto in tanti secoli, è stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda, mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. (...) Inoltre, piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all'esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo. Ciò sembra confermare l'unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell'apostolo Paolo. Tutto questo riempie il nostro animo di profonda emozione".

  Paolo "rimane il 'maestro delle genti', che vuol portare il messaggio del Risorto a tutti gli uomini, perché Cristo li ha conosciuti ed amati tutti; è morto e risorto per tutti loro. (...) Nella 'Lettera ai Romani', (...) afferma, come cosa fondamentale, che con Cristo è iniziato un nuovo modo di venerare Dio - un nuovo culto. (...) Non sono più le cose ad essere offerte a Dio. È la nostra stessa esistenza che deve diventare lode di Dio".

  "Ma come avviene questo? Nel secondo versetto ci vien data la risposta: 'Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio…' (12, 2). Le due parole decisive di questo versetto sono: 'trasformare' e 'rinnovare'. Dobbiamo diventare uomini nuovi, trasformati in un nuovo modo di esistenza. Il mondo è sempre alla ricerca di novità, perché con ragione è sempre scontento della realtà concreta. Paolo ci dice: il mondo non può essere rinnovato senza uomini nuovi. (...) L'Apostolo ci esorta ad un non-conformismo. Nella nostra Lettera si dice: non sottomettersi allo schema dell'epoca attuale".

  "Paolo rende ancora più chiaro questo processo di 'rifusione' dicendo che diventiamo nuovi se trasformiamo il nostro modo di pensare. (...) La nostra ragione deve diventare nuova. (...) Il rinnovamento deve andare fino in fondo. (...) Il pensiero dell'uomo vecchio, il modo di pensare comune è rivolto in genere verso il possesso, il benessere, l'influenza, il successo, la fama e così via. Ma in questo modo ha una portata troppo limitata. Così, in ultima analisi, resta il proprio 'io' il centro del mondo. Dobbiamo imparare a pensare in maniera più profonda. Che cosa ciò significhi, lo dice san Paolo nella seconda parte della frase: bisogna imparare a comprendere la volontà di Dio, così che questa plasmi la nostra volontà. Affinché noi stessi vogliamo ciò che vuole Dio, perché riconosciamo che ciò che Dio vuole è il bello e il buono".

  "Lo stesso pensiero di un necessario rinnovamento del nostro essere persona umana, Paolo lo ha illustrato ulteriormente in due brani della 'Lettera agli Efesini' (...) Nel quarto capitolo della Lettera l'Apostolo ci dice che con Cristo dobbiamo raggiungere l'età adulta, un'umanità matura. (...) Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede 'responsabile', una 'fede adulta'. La parola 'fede adulta' negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Lo s'intende spesso nel senso dell'atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere - una fede 'fai da te', quindi. E lo si presenta come 'coraggio' di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso".

  "Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo 'schema' del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una 'fede adulta'. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo".

  "Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l'inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente".

  "Tuttavia, anche qui Paolo non si ferma alla negazione, ma ci conduce al grande 'sì'. (...) Il nuovo modo di pensare, donatoci dalla fede, si volge prima di tutto verso la verità. Il potere del male è la menzogna. Il potere della fede, il potere di Dio è la verità. (...) E Dio si rende visibile a noi nel volto di Gesù Cristo. Guardando a Cristo riconosciamo un'ulteriore cosa: verità e carità sono inseparabili".

  "L'Apostolo ci dice che, agendo secondo verità nella carità, noi contribuiamo a far sì che il tutto - l'universo - cresca tendendo a Cristo. Paolo, in base alla sua fede, non s'interessa soltanto della nostra personale rettitudine e non semplicemente della crescita della Chiesa. (...) Lo scopo ultimo dell'opera di Cristo è l'universo - la trasformazione dell'universo, di tutto il mondo umano, dell'intera creazione. Chi insieme con Cristo serve la verità nella carità, contribuisce al vero progresso del mondo".

  "Nel terzo capitolo della 'Lettera agli Efesini'" - ha detto infine il Pontefice - "egli ci parla della necessità di essere 'rafforzati nell'uomo interiore'. (...) Il vuoto interiore - la debolezza dell'uomo interiore - è uno dei grandi problemi del nostro tempo. Deve essere rafforzata l'interiorità - la percettività del cuore; la capacità di vedere e comprendere il mondo e l'uomo dal di dentro, con il cuore. Noi abbiamo bisogno di una ragione illuminata dal cuore, per imparare ad agire secondo la verità nella carità".
HML/CHIUSURA ANNO PAOLINO/...                    VIS 20090630 (1020)

ESSERE PASTORI SIGNIFICA ESSERE A DISPOSIZIONE DEGLI UOMINI


CITTA' DEL VATICANO, 29 GIU. 2009 (VIS). Alle ore 9:30 di oggi, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica Vaticana la Concelebrazione dell'Eucaristia con 34 Arcivescovi Metropoliti ai quali, nel corso del Sacro Rito, ha imposto il Sacro Pallio.

  All'inizio dell'omelia il Santo Padre ha salutato in particolare i Membri della Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidata da Sua Eminenza Emmanuel, Direttore dell'Ufficio della Chiesa Ortodossa presso l'Unione Europea.

  Nel commentare la Prima Lettera di San Pietro, Benedetto XVI ha affermato: "Questa Lettera è un testo ricchissimo, che proviene dal cuore e tocca il cuore. Il suo centro è - come potrebbe essere diversamente? - la figura di Cristo, che viene illustrato come Colui che soffre e che ama, come Crocifisso e Risorto". Pietro "chiama Cristo il 'pastore e custode delle … anime' (2,25). Dove la traduzione italiana parla di 'custode', il testo greco ha la parola 'epíscopos' (vescovo)".

  "Sorprende che Pietro chiami Cristo stesso vescovo - vescovo delle anime. (...) Egli ci vede nella prospettiva di Dio. Guardando a partire da Dio, si ha una visione d'insieme, si vedono i pericoli come anche le speranze e le possibilità. Nella prospettiva di Dio si vede l'essenza, si vede l'uomo interiore. Se Cristo è il vescovo delle anime, l'obiettivo è quello di evitare che l'anima nell'uomo s'immiserisca, è di far sì che l'uomo non perda la sua essenza, la capacità per la verità e per l'amore. Far sì che egli venga a conoscere Dio; che non si smarrisca in vicoli ciechi; che non si perda nell'isolamento, ma rimanga aperto per l'insieme. Gesù, il 'vescovo delle anime', è il prototipo di ogni ministero episcopale e sacerdotale. Essere vescovo, essere sacerdote significa in questa prospettiva: assumere la posizione di Cristo. Pensare, vedere ed agire a partire dalla sua posizione elevata. A partire da Lui essere a disposizione degli uomini, affinché trovino la vita".

  "Così la parola 'vescovo' s'avvicina molto al termine 'pastore'" - ha rilevato il Papa affermando che il pastore "deve anche saper resistere ai nemici, ai lupi. Deve precedere, indicare la via, conservare l'unità del gregge. (...) Questo significa essere pastore - modello del gregge: vivere la Parola ora, nella grande comunità della santa Chiesa".

  "Come Pastori del nostro tempo" - ha proseguito il Pontefice - "abbiamo il compito di comprendere noi per primi la ragione della fede. Il compito di non lasciarla rimanere semplicemente una tradizione, ma di riconoscerla come risposta alle nostre domande. (...) Fa parte dei nostri doveri come Pastori di penetrare la fede col pensiero per essere in grado di mostrare la ragione della nostra speranza nella disputa del nostro tempo. (...) La fede non deve rimanere teoria: deve essere vita. (...) Da una tale certezza vissuta deriva poi la capacità di comunicare la fede agli altri in modo credibile".

  "Alla fine vorrei far notare ancora una piccola, ma importante parola di san Pietro. Subito all'inizio della Lettera egli ci dice che la mèta della nostra fede è la salvezza delle anime (cfr 1,9). (...) Resta vero che l'incuria per le anime, l'immiserirsi dell'uomo interiore non distrugge soltanto il singolo, ma minaccia il destino dell'umanità nel suo insieme. Senza risanamento delle anime, senza risanamento dell'uomo dal di dentro, non può esserci una salvezza per l'umanità. La vera malattia delle anime, san Pietro la qualifica come ignoranza - cioè come non conoscenza di Dio. Chi non conosce Dio, chi almeno non lo cerca sinceramente, resta fuori della vera vita".

  "È l'obbedienza alla verità che rende pura l'anima. Ed è il convivere con la menzogna che la inquina. L'obbedienza alla verità comincia con le piccole verità del quotidiano, che spesso possono essere faticose e dolorose. Questa obbedienza si estende poi fino all'obbedienza senza riserve di fronte alla Verità stessa che è Cristo. Tale obbedienza ci rende non solo puri, ma soprattutto anche liberi per il servizio a Cristo e così alla salvezza del mondo".

  Infine rivolgendosi agli Arcivescovi che stavano per ricevere dalle sue mani il Sacro Pallio, Benedetto XVI ha detto che esso: "Ricorda il gregge di Gesù Cristo, che voi, cari Fratelli, dovete pascere in comunione con Pietro. Ci ricorda Cristo stesso, che come Buon Pastore ha preso sulle sue spalle la pecorella smarrita, l'umanità, per riportarla a casa. Ci ricorda il fatto che Egli, il Pastore supremo, ha voluto farsi Lui stesso Agnello, per farsi carico dal di dentro del destino di tutti noi; per portarci e risanarci dall'interno".
HML/SAN PIETRO/...                               VIS 20090630 (750)

PROSSIMA PUBBLICAZIONE III ENCICLICA: "CARITAS IN VERITATE"


CITTA' DEL VATICANO, 29 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina il Papa si è affacciato alla finestra del suo studio privato per la recita dell'Angelus con le migliaia di pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

  Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Santo Padre ha detto: "In occasione di questa festa vorrei rivolgere un caloroso e speciale saluto, unito a fervidi voti augurali, alla Comunità diocesana di Roma che la Provvidenza divina ha affidato alle mie cure, quale successore dell'apostolo Pietro. (...) Prego costantemente affinché Roma mantenga viva la sua vocazione cristiana non solo conservando inalterato il suo immenso patrimonio spirituale e culturale, ma anche perché i suoi abitanti possano tradurre la bellezza della fede ricevuta in modi concreti di pensare e di agire, ed offrano così a quanti, per varie ragioni vengono in questa Città, un'atmosfera carica di umanità e di valori evangelici".

  "L'odierna solennità" - ha proseguito il Pontefice - "riveste anche un carattere universale: esprime l'unità e la cattolicità della Chiesa. Ecco perché ogni anno, in questa data, vengono a Roma i nuovi Arcivescovi Metropoliti a ricevere il Pallio, simbolo di comunione con il Successore di Pietro".

  "La comune venerazione di questi Martiri sia pegno di comunione sempre più piena e sentita fra i cristiani di ogni parte del mondo".

  Dopo l'Angelus, il Papa ha affermato: "È ormai prossima la pubblicazione della mia terza Enciclica che ha per titolo 'Caritas in veritate'. Riprendendo la tematiche sociali contenute nella 'Populorum progressio', scritta dal Servo di Dio Paolo VI nel 1967, questo documento - che porta la data proprio di oggi, 29 giugno, solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo - intende approfondire alcuni aspetti dello sviluppo integrale nella nostra epoca, alla luce della carità nella verità".

  "Affido la vostra preghiera" - ha detto infine il Papa - "questo ulteriore contributo che la Chiesa offre all'umanità nel suo impegno per un progresso sostenibile, nel pieno rispetto della dignità umana e delle reali esigenze di tutti".
ANG/SAN PIETRO:ENCICLICA/...                       VIS 20090630 (330)

SIATE SEMPRE SEGNI DI UNITÀ FRA I FEDELI


CITTA' DEL VATICANO, 30 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto i 34 Arcivescovo Metropoliti, con i familiari, che ieri hanno ricevuto dalle sue mani il Sacro Pallio, nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Apostoli.

  Rivolgendosi ai Presuli nelle diverse lingue, il Papa ha detto agli Arcivescovi italiani: "Siamo all'inizio dell'Anno Sacerdotale: sia pertanto vostra cura essere pastori esemplari, zelanti e ricchi di amore per il Signore e per le vostre comunità. Potrete così guidare e sostenere saldamente i sacerdoti, vostri primi collaboratori nel ministero pastorale, e cooperare in modo efficace alla diffusione del Regno di Dio nell'amata terra d'Italia".

  Agli Arcivescovi Metropoliti di lingua spagnola, Benedetto XVI ha detto: "Seguendo le orme di Gesù, il Buon Pastore, siate sempre segni di unità fra i vostri fedeli, rinsaldando i vostri legami di comunione con il Successore di Pietro, con i Vescovi suffraganei e con tutti coloro che collaborano alla vostra missione evangelizzatrice. In questo anno Sacerdotale appena iniziato, portate nel cuore i vostri presbiteri, che attendono da voi amabilità, come padri e fratelli che li accolgano, ascoltino e si preoccupino di loro".

  Rivolgendosi infine all'Arcivescovo Mieczyslaw Morkrzycki, di Lviv dei Latini (Ucraina), il Papa ha detto: "Le sono grato per il servizio che ha reso alla Chiesa, quale collaboratore mio, e, prima, del mio venerato predecessore Giovanni Paolo II".
AC/.../ARCIVESCOVI METROPOLITI                       VIS 20090630 (240)

TELEGRAMMA INCIDENTE FERROVIARIO VIAREGGIO


CITTA' DEL VATICANO, 30 GIU. 2009 (VIS). Di seguito viene riportato il testo del telegramma che il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato ha fatto pervenire, a nome del Santo Padre Benedetto XVI, all'Arcivescovo Benvenuto Italo Castellani di Lucca (Italia), a motivo dell'esplosione della notte scorsa di un treno merci nella Stazione di Viareggio, che ha causato finora 13 morti e numerosi feriti, alcuni molto gravi.

  "Appresa la notizia del grave incidente presso la Stazione di Viareggio, il Sommo Pontefice esprime profonda partecipazione al dolore che colpisce l'intera città e mentre assicura fervide preghiere di suffragio per quanti sono tragicamente morti, invoca dal Signore la pronta guarigione dei feriti e, affidando alla materna protezione della Vergine Santa quanti sono colpiti dal drammatico evento, invia una speciale confortatrice Benedizione Apostolica".
TGR/INCIDENTE FERROVIARIO/VIAREGGIO                   VIS 20090630 (130)

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 30 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Padre Gerard Tlali Lerotholi, O.M.I., Arcivescovo Metropolita di Maseru (superficie: 7.739; popolazione: 813.362; cattolici: 364.858: sacerdoti: 87; religiosi: 386), Lesotho. L'Arcivescovo eletto è nato nel 1954 nella missione di St. James (Lesotho), ha emesso i voti perpetui nel 1981 ed è stato ordinato sacerdote nel 1982. Finora Professore all'Università nazionale del Lesotho e al Seminario "St. Augustine's", succede all'Arcivescovo Bernard Mohlalisi, O.M.I., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Arcidiocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Padre Augustinus Tumaole Bane, O.M.I., Vescovo di Leribe (superficie: 5.129; popolazione: 424.400; cattolici: 230.639; sacerdoti: 39; religiosi: 226), Lesotho. Il Vescovo eletto è nato nel 1947 a Motsistseng, Mokhotlong (Lesotho), ha emesso i primi voti nella Congregazione degli Oblati nel 1971 ed è stato ordinato sacerdote nel 1977. Finora Superiore del "Mater Jesu Scholasticate", Roma (Maseru), succede al Vescovo Paul Khoarai, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

  Sabato 27 giugno il Santo Padre ha nominato:

- Il Sacerdote Manuel da Silva Rodrigues Linda, Vescovo Ausiliare di Braga (superficie: 2.857; popolazione: 959.000; cattolici: 881.900; sacerdoti: 524; religiosi: 733; diaconi permanenti: 8), Portogallo. Il Vescovo eletto è nato nel 1956 a Paus (Portogallo) ed è stato ordinato sacerdote nel 1981. E' stato finora Rettore del Seminario della Diocesi di Vila Real (Portogallo) e Vicario Episcopale per la Cultura.

- Il Reverendo Fernando José Castro Aguayo, del clero della Prelatura Personale dell'Opus Dei, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Caracas (superficie: 790; popolazione: 4.292.000; cattolici: 3.649.000; sacerdoti: 560; religiosi: 1.769; diaconi permanenti: 8), Venezuela. Il Vescovo eletto è nato a Caracas (Venezuela), nel 1951 ed ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1984. E' stato finora Vicario Episcopale per la Pastorale dell'Arcidiocesi di Caracas (Venezuela).

- Il Dottor Stefano Fralleoni, Ragioniere Generale della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, finora Officiale del medesimo Dicastero.
NEA:NA/.../...                                               VIS 20090630 (340)

venerdì 26 giugno 2009

ARCIVESCOVI AI QUALI IL PAPA IMPORRÀ SACRO PALLIO 29 GIUGNO

CITTA' DEL VATICANO, 26 GIU. 2009 (VIS). Alle ore 9:30, di lunedì 29 giugno prossimo, Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Apostoli, Patroni dell'Alma Città di Roma, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà nella Basilica Vaticana la Concelebrazione Eucaristica con i seguenti Arcivescovi Metropoliti, ai quali imporrà il Sacro Pallio.

1. Arcivescovo Ghaleb Moussa Abballa Bader, di Algeri (Algeria).

2. Arcivescovo Domingo Díaz Martínez, di Tulancingo (Messico).

3. Arcivescovo Pierre-André Fournier, Rimouski (Canada).

4. Arcivescovo Sérgio da Rocha, di Teresina (Brasile).

5. Arcivescovo Giuseppe Betori, di Firenze (Italia).

6. Arcivescovo Salvatore Pappalardo, di Siracusa (Italia).

7. Arcivescovo Mieczyslaw Mokrzycki, di Lviv dei Latini (Ucraina).

8. Arcivescovo Maurício Grotto de Camargo, di Botucatu (Brasile).

9. Arcivescovo Joseph Aké Yapo, di Gagnoa (Costa d'Avorio).

10. Arcivescovo Paul Mandale Khumalo, C.M.M., di Pretoria (Sud Africa).

11. Arcivescovo Marcel Utembi Tapa, di Kisangani (Repubblica Democratica del Congo).

12. Arcivescovo Manuel Felipe Díaz Sánchez, di Calabozo (Venezuela).

13. Arcivescovo José Luis Escobar Alas, di San Salvador (El Salvador).

14. Arcivescovo J. Michael Miller, C.S.B., di Vancouver (Canada).

15. Arcivescovo Allen Henry Vigneron, di Detroit (Stati Uniti d'America).

16. Arcivescovo Carlos Osoro Sierra, di Valencia (Spagna).

17. Arcivescovo Gil Antônio Moreira, di Juiz de Fora (Brasile).

18. Arcivescovo Victor Sánchez Espinosa, di Puebla de los Angeles (Messico).

19. Arcivescovo Carlos Aguiar Retes, di Tlalnepantla (Messico).

20. Arcivescovo Anicetus Bongsu Antonius Sinaga, O.F.M.Cap., di Medan (Indonesia).

21. Arcivescovo Philip Naameh, di Tamale (Ghana).

22. Arcivescovo Ismael Rueda Sierra, di Bucaramanga (Colombia).

23. Arcivescovo Andrzej Dziega, di Szczecin-Kamien (Polonia).

24. Arcivescovo Timothy Michael Dolan, di New York (Stati Uniti d'America).

25. Arcivescovo Orani João Tempesta, O.Cist, di São Sebatião do Rio de Janeiro (Brasile).

26. Arcivescovo Vincent Gerard Nichols, di Westminster (Gran Bretagna).

27. Arcivescovo Domenico Umberto D'Ambrosio, di Lecce (Italia).

28. Arcivescovo Braulio Rodríguez Plaza, di Toledo (Spagna).

29. Arcivescovo Robert James Carlson, di Saint Louis (Stati Uniti d'America).

30. Arcivescovo Philippe Ouédraogo, di Ouagadougou (Burkina Faso).

31. Arcivescovo Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, di Bangkok (Tailandia)

32. Arcivescovo George Joseph Lucas, di Omaha (Stati Uniti d'America).

33. Arcivescovo Gregory Michael Aymond, di New Orleans (Stati Uniti d'America).

34. Arcivescovo Don Albert Malcolm Ranjith Patabendige, di Colombo (Sri Lanka).
OCL/PALLIO/ARCIVESCOVI METROPOLITI VIS 20090626 (380)

CONSIDERAZIONI CARDINALE MONTEZEMOLO FINE ANNO PAOLINO


CITTA' DEL VATICANO, 26 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina, durante un briefing nella Sala Stampa della Santa Sede, il Cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, e l'Ingegner Pier Carlo Visconti, Delegato per l'Amministrazione della medesima Basilica, hanno presentato alcune considerazioni a conclusione dell'Anno Paolino.

  Il Cardinale Lanza di Montezemolo ha ricordato che l'Anno Paolino può essere definito un "anno tematico" con due motivazioni fondamentali: "far conoscere meglio e meditare il ricchissimo messaggio lasciatoci dall'Apostolo delle Genti nei suoi scritti, che spesso sono difficili ed assai poco conosciuti o male interpretati; e la seconda: sviluppare vari programmi in dimensione ecumenica, ovvero attuare sempre di più insieme con le comunità cristiane non cattoliche tutti quegli eventi di preghiera, di studio e di cultura che possiamo fare con loro, piuttosto che da soli".

  Lungo l'arco dell'Anno Paolino, inaugurato da Papa Benedetto XVI il 28 giugno 2008, la Basilica ha accolto decine di migliaia di pellegrini. "Nella sola giornata del 1° maggio scorso" - ha precisato il Cardinale - "è stata registrata un'affluenza di oltre 18.000 pellegrini. In queste ultime settimane ne abbiamo certamente ben più di diecimila al giorno".

  Fra i grandi eventi ecclesiali celebrati durante l'Anno Paolino, il Cardinale Cordero Lanza di Montezemolo ha citato "l'apertura del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, che il Papa ha voluto compiere nella Basilica di San Paolo nell'ottobre scorso (....); la 'Sinaxis' celebrata da tutti i Patriarchi delle Chiese Ortodosse a Costantinopoli, segnata e seguita da un convegno espressamente Paolino (...); visite di Patriarchi con ampie delegazioni di Chiese Orientali, cattoliche e non cattoliche".

  "Nella Chiesa di Roma, ma anche e soprattutto nella varie Chiese locali (...) la celebrazione del secondo millennio della nascita dell'Apostolo delle Genti è stata percepita e vissuta come un nuovo stimolo, come una motivazione più convinta verso l'Evangelizzazione. Tale esigenza è stata pur avvertita nelle Chiese ortodosse ed in molte altre Comunità Cristiane, da divenire comune impegno nel percorso di ricomposizione dell'unità dei cristiani".

  "Nella Basilica, in occasione dell'Anno Paolino" - ha precisato ancora il Cardinale Arciprete - "delicati lavori hanno permesso di aprire un varco nell'antico muro di mattoni del V secolo che sotto l'altare papale circonda la tomba di Paolo, per riuscire a permettere ai pellegrini la vista di un fianco del grande sarcofago di marmo, finora mai aperto, che raccoglie da venti secoli le spoglie dell'Apostolo delle Genti". Non sono mancati nella Basilica grandi eventi musicali, concerti di musica religiosa e diverse iniziative culturali.

  "L'Anno Paolino" - ha concluso il Cardinale Lanza di Montezemolo - "termina ma (...) il grande fervore di iniziative pastorali, di catechesi, di promozioni culturali sono destinate a continuare, e ad avere un importante seguito sia a livello locale, sia in tutti i continenti. La Porta Paolina (...) continuerà a rimanere aperta, la fiamma paolina accesa dal Santo Padre all'inizio di questo anno tematico continuerà a rimanere accesa nel quadriportico (...) per ricordare a tutti i pellegrini (...) la ricchezza e la profondità della Parola di Dio trasmessaci dall'Apostolo delle Genti".

  Infine il Cardinale Cordero Lanza di Montezemolo ha reso noto che: "Il Santo Padre proprio in questi giorni, in occasione della chiusura dell'Anno Paolino, invia sette delegazioni pontificie presiedute da un Cardinale, ai sette luoghi principali particolarmente legati all'Apostolo Paolo: in Terra Santa, a Damasco, a Tarso, a Cipro, ad Atene, a Malta ed in Libano".
OP/CONSIDERAZIONI ANNO PAOLINO/MONTEZEMOLO  VIS 20090626 (570)

UDIENZE


CITTA' DEL VATICANO, 26 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

  - Sei Presuli della Conferenza Episcopale del Viétnam, in Visita "ad Limina Apostolorum":

   - Il Vescovo Joseph Vu Van Thien, di Hai Phòng.

   - Il Vescovo Antoine Vu Huy Chuong, di Hung Hoá.

   - Il Vescovo Joseph Dang Dúc Ngân, di Lang Són et Cao Bang.

   - Il Vescovo Francois Xavier Nguyên Van Sang, di Thái Bình.

   - Il Vescovo Joseph Nguyên Chi Linh, di Thanh Hóa.

    - Il Vescovo Paul-Marie Cao Dinh Thuyên, di Vinh.

  Nel pomeriggio il Santo Padre riceverà il Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
AL:AP/.../...                                       VIS 20090626 (120)

giovedì 25 giugno 2009

CONTINUARE A SOSTENERE CRISTIANI IN TERRA SANTA

CITTA' DEL VATICANO, 25 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina, nel ricevere in udienza i partecipanti all'Assemblea della "Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali" (R.O.A.C.O.), Papa Benedetto XVI si è soffermato nel suo discorso sulla situazione dei cristiani in Terra Santa e sulla Chiesa Cattolica in Bulgaria.

Ricordando la Prima Lettera ai Corinzi, il Santo Padre ha sottolineato che: "La carità è la fonte feconda di ogni servizio alla Chiesa, la sua misura, il suo metodo e la sua verifica. Con la vostra adesione alla R.O.A.C.O., voi desiderate vivere questa carità, offrendo in particolare la vostra disponibilità al Vescovo di Roma tramite la Congregazione per le Chiese Orientali. In tal modo potrà continuare ed anche accrescersi 'questo movimento di carità che, su mandato del Papa, la Congregazione compie perché la Terra Santa e le altre regioni orientali ricevano, in modo ordinato ed equo, il sostegno spirituale e materiale necessario per far fronte alla vita ecclesiale ordinaria e alle necessità particolari".

Nel ricordare il suo recente Pellegrinaggio in Terra Santa, Papa Benedetto XVI ha affermato: "Rinnovo le mie preghiere ed il mio appello per la fine delle guerre, della violenza, delle ingiustizie. Desidero assicurarvi che la Chiesa universale rimane accanto a tutti i fratelli e le sorelle che risiedono in Terra Santa. Tale sollecitudine si riflette in special modo nella Colletta Annuale a favore della Terra Santa. Esorto quindi le Agenzie della R.O.A.C.O. a continuare le loro attività caritative con zelo e fedeltà al Successore di Pietro".

Riferendosi all'Anno Sacerdotale appena inaugurato, il Papa ha raccomandato "di considerare col massimo favore la cura dei sacerdoti e il sostegno ai seminari. Quando, venerdì scorso, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, ho inaugurato questo singolare anno giubilare, ho affidato al Cuore di Cristo e della Madre Immacolata tutti i sacerdoti del mondo, con un pensiero speciale per quelli che in Oriente come in Occidente stanno vivendo momenti di difficoltà e di prova. Colgo la presente occasione per chiedere anche a voi di pregare per i presbiteri".
AC/TERRA SANTA/ROACO VIS 20090625 (340)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 25 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- Sua Altezza Eminentissima Fra' Matthew Festing, Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, e Seguito.

- Cinque Presuli della Conferenza Episcopale del Vietnam, in Visita "ad Limina Apostolorum":

- L'Arcivescovo Joseph Ngô Quang Kiêt, di Hà Nôi con l'Ausiliare Vescovo Laurent Chu Van Minh.

- Il Vescovo Cosme Hoàng Van Dat, S.I., di Bac Ninh.

- Il Vescovo Joseph Hoang V?n Tiêm, S.D.B., di Bui Chu, con l'Ausiliare Vescovo Pierre Nguyên Van Dê, S.D.B.
AP:AL/.../... VIS 20090625 (110)

mercoledì 24 giugno 2009

ANNO SACERDOTALE: IMMEDESIMARSI TOTALMENTE CON CRISTO


CITTA' DEL VATICANO, 24 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina, nel corso dell'Udienza Generale del Mercoledì, il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato la catechesi all'Anno Sacerdotale che ha inaugurato venerdì scorso 19 giugno, nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e nella Giornata tradizionalmente dedicata alla preghiera per la santificazione dei sacerdoti. L'Anno Sacerdotale è stato indetto in occasione del centocinquantesimo anniversario della 'nascita al cielo' del Curato d'Ars, San Giovanni Battista Maria Vianney".

All'inizio della catechesi Papa Benedetto XVI ha posto all'uditorio i seguenti interrogativi: "Perché un Anno Sacerdotale? Perché proprio nel ricordo del santo Curato d'Ars, che apparentemente non ha compiuto nulla di straordinario?".

"La Provvidenza divina" - ha spiegato il Papa - "ha fatto sì che la sua figura venisse accostata a quella di san Paolo. (...) Se i due Santi differiscono molto per i percorsi di vita che li hanno caratterizzati (...) c'è però qualcosa di fondamentale che li accomuna: ed è la loro identificazione totale col proprio ministero, la loro comunione con Cristo".

"Scopo di questo Anno Sacerdotale" - ha ricordato il Pontefice - "come ho scritto nella lettera inviata ai sacerdoti per tale occasione - è pertanto favorire la tensione di ogni presbitero 'verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l'efficacia del suo ministero', e aiutare innanzitutto i sacerdoti, e con essi l'intero Popolo di Dio, a riscoprire e rinvigorire la coscienza dello straordinario ed indispensabile dono di Grazia che il ministero ordinato rappresenta per chi lo ha ricevuto, per la Chiesa intera e per il mondo, che senza la presenza reale di Cristo sarebbe perduto".

"Indubbiamente sono mutate le condizioni storiche e sociali nelle quali ebbe a trovarsi il Curato d'Ars ed è giusto domandarsi come possano i sacerdoti imitarlo nella immedesimazione col proprio ministero nelle attuali società globalizzate".

"In un mondo in cui la visione comune della vita comprende sempre meno il sacro, al posto del quale, la 'funzionalità' diviene l'unica decisiva categoria, la concezione cattolica del sacerdozio potrebbe rischiare di perdere la sua naturale considerazione, talora anche all'interno della coscienza ecclesiale".

"Non di rado" - ha proseguito il Pontefice - "sia negli ambienti teologici, come pure nella concreta prassi pastorale e di formazione del clero, si confrontano, e talora si oppongono, due differenti concezioni del sacerdozio. (...) 'da una parte una concezione sociale-funzionale che definisce l'essenza del sacerdozio con il concetto di 'servizio' (...). Dall'altra parte, vi è la concezione sacramentale-ontologica, che (...) lo vede però ancorato all'essere del ministro e ritiene che questo essere è determinato da un dono concesso dal Signore attraverso la mediazione della Chiesa, il cui nome è sacramento'.

"Ci chiediamo allora: 'Che cosa significa propriamente, per i sacerdoti, evangelizzare? In che consiste il cosiddetto primato dell'annuncio? Gesù parla dell'annuncio del Regno di Dio come del vero scopo della sua venuta nel mondo e (...) l'annuncio coincide con la persona stessa di Cristo (...). Il presbitero non può considerarsi 'padrone' della parola, ma servo".

"Solo la partecipazione al sacrificio di Cristo, alla sua chènosi, (...) e la docile obbedienza alla Chiesa (...) rende autentico l'annuncio! (...) Il sacerdote" - ha detto ancora il Papa - "é servo di Cristo, nel senso che la sua esistenza, a Lui configurata ontologicamente, assume un carattere essenzialmente relazionale: egli è 'in' Cristo, 'per' Cristo e 'con' Cristo al servizio degli uomini. Proprio perché appartiene a Cristo, il presbitero è radicalmente al servizio degli uomini".

"Possa l'Anno sacerdotale" - ha auspicato infine il Santo Padre - "condurre tutti i sacerdoti ad immedesimarsi totalmente con Gesù crocifisso e risorto, perché, ad imitazione di San Giovanni Battista, siano pronti a 'diminuire' perché Lui cresca; perché, seguendo l'esempio del Curato d'Ars, avvertano in maniera costante e profonda la responsabilità della loro missione, che è segno e presenza dell'infinita misericordia di Dio".
AG/.../ANNO SACERDOTALE/... VIS 20090624 (610)

BAMBINI IN CONFLITTI ARMATI, CROCE ROSSA E SEQUESTRI


CITTA' DEL VATICANO, 24 GIU. 2009 (VIS). Al termine dell'Udienza Generale il Santo Padre ha rivolto parole di saluto alla Delegazione guidata dalla Signora Radhika Coomaraswamy, Sotto-Segretario dell'O.N.U. e Rappresentante speciale per i Bambini in situazione di conflitto armato.

"Nell'esprimere a Lei e ai suoi accompagnatori" - ha detto il Papa alla Signora Coomaraswamy - "vivo apprezzamento per l'impegno a difesa dell'infanzia vittima della violenza e delle armi, penso a tutti i bambini del mondo, in particolare a quelli che sono esposti alla paura, all'abbandono, alla fame, agli abusi, alla malattia, alla morte. Il Papa è vicino a tutte queste piccole vittime e li ricorda sempre nella preghiera".

Successivamente Benedetto XVI ha ricordato che: "Il 24 giugno di 150 anni fa nasceva l'idea di una grande mobilitazione per l'assistenza delle vittime delle guerre, che in seguito prenderà il nome di Croce Rossa".

"Nel corso degli anni, i valori di universalità, neutralità, indipendenza del servizio, hanno suscitato l'adesione di milioni di volontari in ogni parte del mondo, formando un importante baluardo di umanità e di solidarietà in tanti contesti di guerra e di conflitto, come pure in molte emergenze. Nell'auspicare che la persona umana, nella sua dignità e nella sua interezza sia sempre al centro dell'impegno umanitario della Croce Rossa, incoraggio specialmente i giovani ad impegnarsi concretamente in questa benemerita Istituzione".

"Approfitto di questa circostanza" - ha concluso Papa Benedetto XVI - "per chiedere il rilascio di tutte le persone sequestrate in zone di confitto e nuovamente la liberazione di Eugenio Vagni, operatore della Croce Rossa nelle Filippine".
AG/BAMBINI CONFLITTI:CROCE ROSSA:SEQUESTRI/... VIS 20090624 (270)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 24 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo José Benedito Simão, Vescovo di Assis (superficie: 9.077; popolazione: 304.000; cattolici: 258.600; sacerdoti: 53; religiosi: 67), Brasile. E' stato finora Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di San Paolo (Brasile).
NER/.../SIMÃO VIS 20090624 (50)

martedì 23 giugno 2009

CHIUSURA ANNO PAOLINO, SOLENNITÀ SANTI PIETRO E PAOLO


CITTA' DEL VATICANO, 23 GIU. 2009 (VIS). L'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha reso noto che il Santo Padre Benedetto XVI, presiederà, domenica 28 giugno 2009, alle ore 18:00, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, la Celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo in occasione della chiusura dell'Anno Paolino.

Lunedì 29 giugno 2009, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà alle ore 9:30, nella Basilica Vaticana, la Concelebrazione dell'Eucaristia con alcuni Arcivescovi Metropoliti, ai quali imporrà il sacro Pallio preso dalla Confessione dell'Apostolo Pietro.
OLC/VESPRI:MESSA/SAN PIETRO:PAOLO VIS 20090623 (110)

CONCLUSI I LAVORI DI RESTAURO DELLA CAPPELLA PAOLINA

CITTA' DEL VATICANO, 23 GIU. 2009 (VIS). Martedì 30 giugno 2009, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, alle ore 11:30, avrà luogo la Conferenza Stampa di presentazione dei restauri della Cappella Paolina, in vista dell'inaugurazione presieduta dal Santo Padre il 4 luglio prossimo.

Alla Conferenza Stampa interverranno il Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano (SCV); il Professor Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani; l' Ingegner Pier Carlo Cuscianna, Direttore dei Servizi Tecnici del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; il Professor Arnold Nesselrath, Delegato del Direttore dei Musei per i Dipartimenti scientifici ed i Laboratori.
OP/CAPPELLA PAOLINA/LAJOLO VIS 20090623 (120)

lunedì 22 giugno 2009

SAN PIO PIETRELCINA: GUIDARE ANIME E ALLEVIARE SOFFERENZE


CITTA' DEL VATICANO, 21 GIU. 2009 (VIS). Alle 8:30 di questa mattina il Santo Padre è partito dall’aeroporto romano di Ciampino – non in elicottero come previsto, a causa delle avverse condizioni atmosferiche, ma in aereo – ed ha raggiunto lo scalo militare di Amendola (Foggia). Successivamente si è recato in automobile a San Giovanni Rotondo dove è stato accolto dalle Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche.

  Alle 10:00 Benedetto XVI ha raggiunto in auto il sagrato del Santuario di Santa Maria delle Grazie, dove è stato accolto da Fra Mauro Jöhri, Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Cappuccini, e da altri religiosi del  medesimo Ordine. Dopo l’Adorazione del Santissimo Sacramento, il Papa è salito al primo piano del Convento per una breve visita della cella n. 1, dove è morto Padre Pio da Pietrelcina. Quindi è sceso nella cripta del Santuario per venerare le spoglie mortali di San Pio.

  Alle ore 10:30, sul sagrato della chiesa di San Pio da Pietrelcina il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Concelebrazione eucaristica.

  “Autentico seguace di San Francesco d’Assisi” – ha detto il Papa nell’omelia – “fece propria, come il Poverello, l’esperienza dell’apostolo Paolo, così come egli la descrive nelle sue Lettere: ‘Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me’ (Gal 2,20) (...). Questo non significa alienazione, perdita della personalità (...). Padre Pio conservò i propri doni naturali, e anche il proprio temperamento ma offrì ogni cosa a Dio, che ha potuto servirsene liberamente per prolungare l’opera di Cristo: annunciare il Vangelo, rimettere i peccati e guarire i malati nel corpo e nello spirito”.
  “Le più grandi ‘tempeste’ che lo minacciavano erano gli assalti del diavolo, dai quali egli si difese con ‘l’armatura di Dio’, con ‘lo scudo della fede’ e ‘la spada dello Spirito, che è la parola di Dio’ (Ef 6,11.16.17). Rimanendo unito a Gesù, egli ha avuto sempre di mira la profondità del dramma umano, e per questo si è offerto e ha offerto le sue tante sofferenze, ed ha saputo spendersi per la cura ed il sollievo dei malati, segno privilegiato della misericordia di Dio (...). Guidare le anime e alleviare la sofferenza: così si può riassumere la missione di san Pio da Pietrelcina”.

  “Cari amici, Frati Minori Cappuccini, membri dei Gruppi di preghiera e fedeli tutti di San Giovanni Rotondo, voi siete gli eredi di Padre Pio e l’eredità che vi ha lasciato è la santità. (...). Questa era sempre la sua prima preoccupazione, la sua ansia sacerdotale e paterna: che le persone ritornassero a Dio, che potessero sperimentare la sua misericordia e, interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia di essere cristiani, di vivere in comunione con Gesù, di appartenere alla sua Chiesa e praticare il Vangelo”.

  “Padre Pio attirava sulla via della santità con la sua stessa testimonianza, indicando con l’esempio il ‘binario’ che ad essa conduce: la preghiera e la carità. Prima di tutto la preghiera. (...).  Le sue giornate erano un rosario vissuto, cioè una continua meditazione e assimilazione dei misteri di Cristo in unione spirituale con la Vergine Maria. Si spiega così la singolare compresenza in lui di doni soprannaturali e di concretezza umana. E tutto aveva il suo culmine nella celebrazione della Santa Messa (...). Dalla preghiera, come da fonte sempre viva, sgorgava la carità. L’amore che egli portava nel cuore e trasmetteva agli altri era pieno di tenerezza, sempre attento alle situazioni reali delle persone e delle famiglie. Specialmente verso i malati e i sofferenti nutriva la predilezione del Cuore di Cristo, e proprio da questa ha preso origine e forma il progetto di una grande opera dedicata al ‘sollievo della sofferenza’. Non si può capire né interpretare adeguatamente tale istituzione se la si scinde dalla sua fonte ispiratrice, che è la carità evangelica, animata a sua volta dalla preghiera”.

  “I rischi dell’attivismo e della secolarizzazione sono sempre presenti” – ha sottolineato il Santo Padre – “Molti di voi, religiosi, religiose e laici, siete talmente presi dalle mille incombenze richieste dal servizio ai pellegrini, oppure ai malati nell’ospedale, da correre il rischio di trascurare la cosa veramente necessaria: ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio. Quando vi accorgete che siete vicini a correre questo rischio, guardate a Padre Pio: al suo esempio, alle sue sofferenze; e invocate la sua intercessione, perché vi ottenga dal Signore la luce e la forza di cui avete bisogno per proseguire la sua stessa missione intrisa di amore per Dio e di carità fraterna”.
PV-ITALIA/MESSA/SAN GIOVANNI ROTONDO               VIS 20090622 (760)

BENEDETTO XVI RICORDA SITUAZIONE DRAMMATICA RIFUGIATI


CITTA' DEL VATICANO, 21 GIU. 2009 (VIS). Al termine della Santa Messa celebrata sul sagrato della chiesa di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo, il Papa ha guidato la recita dell’Angelus ricordando l’amore di San Pio per la Vergine Maria.

  “‘Amate la Madonna e fatela amare’. Così egli ripeteva a tutti” – ha ricordato il Papa – “e più delle parole valeva la testimonianza esemplare della sua profonda devozione alla Madre celeste. (...) Tutta la sua vita e il suo apostolato si sono svolti dunque sotto lo sguardo materno della Madonna e con la potenza della sua intercessione”.

  “All’intercessione della Madonna e di San Pio da Pietrelcina” – ha proseguito il Pontefice – “vorrei affidare in modo speciale l’Anno Sacerdotale, che ho inaugurato venerdì scorso, Solennità del Sacro Cuore di Gesù. Sia esso un’occasione privilegiata per porre in luce il valore della missione e della santità dei sacerdoti al servizio della Chiesa e dell’umanità del terzo millennio!”.

  “Preghiamo quest’oggi anche per la situazione difficile e talora drammatica dei rifugiati” – ha detto infine il Papa – “Si è celebrata proprio ieri la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. Molte sono le persone che cercano rifugio in altri Paesi fuggendo da situazioni di guerra, persecuzione e calamità, e la loro accoglienza pone non poche difficoltà, ma è tuttavia doverosa. Voglia Iddio che, con l’impegno di tutti, si riesca il più possibile a rimuovere le cause di un fenomeno tanto triste”.
PV-ITALIA/ANGELUS/SAN GIOVANNI ROTONDO               VIS 20090622 (290)

INTIMA RELAZIONE FRA LA CROCE DI GESÙ E IL NOSTRO DOLORE


CITTA' DEL VATICANO, 21 GIU. 2009 (VIS). Alle 16:45, dinanzi all’ingresso monumentale della “Casa Sollievo della Sofferenza”, Ospedale fondato da Padre Pio nel 1956, che attualmente dispone di oltre 1.000 posti letto, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gli ammalati, il personale medico, paramedico e amministrativo, i dirigenti dell’ospedale e i familiari.

  “La malattia” – ha detto il Papa nel suo discorso – “che si manifesta in tante forme e colpisce in modi diversi, suscita inquietanti domande: Perché soffriamo? Può ritenersi positiva l'esperienza del dolore? Chi ci può liberare dalla sofferenza e dalla morte? Interrogativi esistenziali, che restano umanamente il più delle volte senza risposta, dato che il soffrire costituisce un enigma imperscrutabile alla ragione”.

  “La sofferenza fa parte del mistero stesso della persona umana” – ha ricordato il Pontefice, citando la Enciclica “Spe salvi”– ed ha aggiunto: "certamente bisogna fare tutto il possibile per diminuire la sofferenza... ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità semplicemente perché… nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male… continuamente fonte di sofferenza" (cfr n.36).

  “Chi può eliminare il potere del male è solo Dio” – ha affermato il Pontefice – “Proprio per il fatto che Gesù Cristo è venuto nel mondo per rivelarci il disegno divino della nostra salvezza, la fede ci aiuta a penetrare il senso di tutto l'umano e quindi anche del soffrire. Esiste, quindi, un'intima relazione fra la Croce di Gesù - simbolo del supremo dolore e prezzo della nostra vera libertà - e il nostro dolore, che si trasforma e si sublima quando è vissuto nella consapevolezza della vicinanza e della solidarietà di Dio”.

  “Padre Pio aveva intuito tale profonda verità e, nel primo anniversario dell’inaugurazione di quest’Opera, ebbe a dire che in essa ‘il sofferente deve vivere l’amore di Dio per mezzo della saggia accettazione dei suoi dolori, della serena meditazione del suo destino a Lui’ (Discorso del 5 maggio 1957)”.

  “Il Signore vi aiuti a realizzare il progetto avviato da Padre Pio” – ha concluso il Papa – “con l’apporto di tutti: dei medici e dei ricercatori scientifici, degli operatori sanitari e dei collaboratori dei vari uffici, dei volontari e dei benefattori, dei Frati Cappuccini e degli altri Sacerdoti. Senza dimenticare i gruppi di preghiera che, ‘affiancati alla Casa del Sollievo, sono le posizioni avanzate di questa Cittadella della carità, vivai di fede, focolai d’amore’ (Padre Pio, Discorso del 5 maggio 1966)”.
PV-ITALIA/SOLLIEVO SOFFER./S.GIOVANNI ROTONDO   VIS 20090622 (420)

NUOVI CANALI PER COMUNICARE PERENNE VERITÀ EVANGELICA


CITTA' DEL VATICANO, 21 GIU. 2009 (VIS). Alle ore 17:30, nella Chiesa di San Pio da Pietrelcina di San Giovanni Rotondo, il Santo Padre ha incontrato i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i giovani.

  Al suo arrivo, il Santo Padre si è recato nella Cappella del Santissimo Sacramento per una breve preghiera di adorazione e successivamente ha rivolto ai presenti alcune parole. Rivolgendosi in particolare ai sacerdoti il Papa ha ricordato le celebrazione dell’Anno Sacerdotale nel 150° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney ed ha affermato che il Santo Curato d’Ars “in un’epoca tormentata e difficile, cercò in ogni modo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della penitenza sacramentale, per il santo Frate del Gargano, la cura delle anime e la conversione dei peccatori furono un anelito che lo consumò fino alla morte”.

  “Quante persone hanno cambiato vita grazie al suo paziente ministero sacerdotale; quante lunghe ore egli trascorreva in confessionale!” – ha esclamato il Papa – “Come allora non renderci conto dell’importanza di partecipare devotamente alla celebrazione eucaristica e di accostarsi frequentemente al sacramento della Confessione? In particolare, il sacramento della Penitenza va ancor più valorizzato, e i sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli per questa straordinaria fonte di serenità e di pace”.

  “C’è poi un altro grande insegnamento che possiamo trarre dalla vita di Padre Pio: il valore e la necessità della preghiera. (...). Ecco allora un punto fondamentale non solo per la spiritualità del sacerdote, ma anche per quella di ogni cristiano, ed ancor più per la vostra, cari religiosi e religiose, scelti per seguire più da vicino Cristo mediante la pratica dei voti di povertà, castità e obbedienza”.

  “Talora si può essere presi da un certo scoraggiamento dinanzi all’affievolimento e persino all’abbandono della fede, che si registra nelle nostre società secolarizzate” – ha affermato il Papa – “Sicuramente occorre trovare nuovi canali per comunicare la verità evangelica agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma poiché il contenuto essenziale dell’annuncio cristiano resta sempre lo stesso, è necessario tornare alla sua sorgente originaria, a Gesù Cristo che è ‘lo stesso ieri e oggi e sempre’ (Eb 13,8)”.

  Infine Papa Benedetto XVI si è rivolto ai numerosi giovani presenti con queste parole: “Ho presente i problemi che vi assillano, cari ragazzi e ragazze, e rischiano di soffocare gli entusiasmi tipici della vostra giovinezza. Tra questi, in particolare, cito il fenomeno della disoccupazione, che interessa in maniera drammatica non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno d’Italia. Non perdetevi d’animo! Siate ‘giovani dal cuore grande’ (...).  La Chiesa non vi abbandona. Voi non abbandonate la Chiesa! C’è bisogno del vostro apporto per costruire comunità cristiane vive, e società più giuste e aperte alla speranza”.

  Al termine dell’incontro, il Papa è sceso nella chiesa inferiore dove ha compiuto una visita in privato ed ha inaugurato i mosaici curati dal "Centro Aletti" di Roma. Quindi ha raggiunto in automobile la base militare di Amendola (Foggia),  e da qui è ripartito in aereo per Roma. Infine dall’aeroporto di Ciampino ha raggiunto in elicottero, alle 20:15, il Vaticano.
PV-ITALIA/SACERDOTI/SAN GIOVANNI ROTONDO               VIS 20090622 (540)

SACERDOTE ASPIRI COSTANTEMENTE SANTITÀ


CITTA' DEL VATICANO, 20 GIU. 2009 (VIS). Alle ore 18:00 di ieri, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Santo Padre Benedetto XVI  ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la Celebrazione dei secondi Vespri della Solennità in occasione dell’apertura dell’Anno Sacerdotale, nel 150° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney. Fra i partecipanti alla celebrazione dei secondi Vespri nella Basilica Vaticana c’erano numerosi sacerdoti e seminaristi di Roma.

  Prima di dare inizio alla celebrazione il Papa si è recato nella Cappella del Coro per venerare la Reliquia del Santo Curato d’Ars, portata dal Vescovo Guy Bagnard, della Diocesi di Belley-Ars.

  “Nel Cuore di Gesù” – ha detto il Papa nell’omelia – “è espresso il nucleo essenziale del cristianesimo; in Cristo ci è stata rivelata e donata tutta la novità rivoluzionaria del Vangelo: l’Amore che ci salva e ci fa vivere già nell’eternità di Dio.”

  “Il suo Cuore divino” – ha proseguito il Pontefice – “chiama allora il nostro cuore; ci invita ad uscire da noi stessi, ad abbandonare le nostre sicurezze umane per fidarci di Lui e, seguendo il suo esempio, a fare di noi stessi un dono di amore senza riserve”.

  “Se è vero che l’invito di Gesù a ‘rimanere nel suo amore’ (cfr Gv 15,9)” – ha ribadito il Pontefice – “è per ogni battezzato, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, Giornata di santificazione sacerdotale, tale invito risuona con maggiore forza per noi sacerdoti, in particolare questa sera, solenne inizio dell’Anno Sacerdotale, da me voluto in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars”.

  “La nostra è una missione indispensabile per la Chiesa e per il mondo” – ha ribadito il Papa – “che domanda fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con Lui; esige cioè che tendiamo costantemente alla santità come ha fatto San Giovanni Maria Vianney”.

  “Lasciarsi conquistare pienamente da Cristo!” – ha esclamato il Pontefice – “Questo è stato lo scopo di tutta la vita di San Paolo, al quale abbiamo rivolto la nostra attenzione durante l’Anno Paolino che si avvia ormai verso la sua conclusione; questa è stata la meta di tutto il ministero del Santo Curato d’Ars, che invocheremo particolarmente durante l’Anno Sacerdotale; questo sia anche l’obiettivo principale di ognuno di noi”.

  “Per essere ministri al servizio del Vangelo, è certamente utile lo studio con una accurata e permanente formazione pastorale, ma è ancor più necessaria quella ‘scienza dell’amore’ che si apprende solo nel ‘cuore a cuore’ con Cristo. E’ Lui infatti a chiamarci per spezzare il pane del suo amore, per rimettere i peccati e per guidare il gregge in nome suo. (...) Solo così saremo in grado di cooperare efficacemente al misterioso ‘disegno del Padre’ che consiste nel ‘fare di Cristo il cuore del mondo’! Disegno che si realizza nella storia, man mano che Gesù diviene il Cuore dei cuori umani, iniziando da coloro che sono chiamati a stargli più vicini, i sacerdoti appunto”.

  “Perfino le nostre carenze, i nostri limiti e debolezze devono ricondurci al Cuore di Gesù” – ha sottolineato il Papa – “Se infatti è vero che i peccatori, contemplandoLo, devono apprendere da Lui il necessario ‘dolore dei peccati’ che li riconduca al Padre, questo vale ancor più per i sacri ministri. Come dimenticare, in proposito, che nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in ‘ladri delle pecore’ (Gv 10,1ss), o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l’accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare”.

  Il Santo Padre ha invitato i sacerdoti a coltivare la stessa emozione del curato d’Ars per la “dignità del prete” “sia per adempiere il nostro ministero con generosità e dedizione, sia per custodire nell’anima un vero ‘timore di Dio’: il timore di poter privare di tanto bene, per nostra negligenza o colpa, le anime che ci sono affidate, o di poterle – Dio non voglia! – danneggiare”.

  “La Chiesa” – ha concluso il Papa – “ha bisogno di sacerdoti santi; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l’amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni.”

  La celebrazione dei secondi Vespri si è conclusa con l’adorazione e la benedizione eucaristica.
HML/VESPRI:ANNO SACERDOTALE/...                       VIS 20090622 (740)

TESTIMONIANZA CRISTIANA DE GASPERI ISPIRI GOVERNANTI


CITTA' DEL VATICANO, 20 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto i Membri del Consiglio della Fondazione Alcide De Gasperi, con la figlia Signora Maria Romana e il Senatore Giulio Andreotti, che a lungo è stato stretto collaboratore dello statista italiano.

  “Formato alla scuola del Vangelo, De Gasperi (1881-1954) fu capace di tradurre in atti concreti e coerenti la fede che professava. (...) Spiritualità e politica si integrarono così bene in lui che, se si vuole comprendere sino in fondo questo stimato uomo di governo, occorre non limitarsi a registrare i risultati politici da lui conseguiti, ma bisogna tener conto anche della sua fine sensibilità religiosa e della fede salda che costantemente ne animò il pensiero e l’azione”.

  “Nella sua giornata, oberata di impegni istituzionali, conservarono sempre largo spazio la preghiera e il rapporto con Dio” – ha rilevato il Papa – “iniziando ogni giorno, quando gli era possibile, con il partecipare alla Santa Messa. Anzi i momenti più caotici e movimentati segnarono il vertice della sua spiritualità”.

  Il Papa ha evidenziato “la riconosciuta dirittura morale, basata su un’indiscussa fedeltà ai valori umani e cristiani, come pure la serena coscienza morale che lo guidò nelle scelte della politica. (...) Certo, in qualche momento non mancarono difficoltà e, forse, anche incomprensioni da parte del mondo ecclesiastico, ma De Gasperi non conobbe tentennamenti nella sua adesione alla Chiesa che fu - come ebbe a testimoniare in un discorso a Napoli nel giugno del 1954 – ‘piena e sincera”.

  “Docile ed obbediente alla Chiesa, fu dunque autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza”.

  “Domandiamo al Signore” – ha concluso il Pontefice – “che il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano incoraggiamento e stimolo per coloro che oggi reggono le sorti dell’Italia e degli altri popoli, specialmente per quanti si ispirano al Vangelo”.
AC/DE GASPERI/...                                   VIS 20090622 (330)

DICHIARAZIONE DIRETTORE SALA STAMPA SANTA SEDE


CITTA' DEL VATICANO, 20 GIU. 2009 (VIS).  Nella tarda serata di ieri, venerdì 19 giugno, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha rilasciato ai giornalisti la seguente dichiarazione:

  “A proposito di affermazioni riportate da agenzie di stampa sulla causa di beatificazione di Pio XII, il direttore della Sala Stampa ribadisce che la firma dei decreti che riguardano le cause di beatificazione è di esclusiva competenza del Papa, che deve essere lasciato completamente libero nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni”.

  “Se il Papa pensa che lo studio e la riflessione sulla causa di Pio XII vadano ancora prolungati, questa sua posizione va rispettata senza interferire con interventi non giustificati e inopportuni”.
OP/CAUSA BEATIFICAZIONE PIO XII/LOMBARDI            VIS 20090622 (130)

UDIENZE


CITTA' DEL VATICANO, 20 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

- Il Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
AP/.../...                                         VIS 20090622 (50)

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 20 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Gilberto Gómez González, Vescovo di Abancay (superficie: 12.950; popolazione: 344.510, cattolici: 320.110; sacerdoti: 52; religiosi: 133), Perù. Finora Vescovo Ausiliare della medesima Diocesi, il Vescovo
Gómez González succede al Vescovo Isidro Sala Ribera, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d’età.

- Ha nominato il Padre Alex Thomas Kaliyanil, S.V.D., missionario indiano e Superiore Regionale della Società del Verbo Divino nello Zimbabwe, Arcivescovo di Bulawayo (superficie: 66.956; popolazione: 1.858.000; cattolici: 115.793; sacerdoti: 87; religiosi: 203; diaconi permanenti: 21), Zimbabwe. L’Arcivescovo eletto è nato nel 1960 Vallamchira (India), ha emesso la professione perpetua nel 1987 ed è stato ordinato sacerdote nel 1988.

- Ha nominato Membri del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: il Vescovo Augustine Shao, di Zanzibar (Tanzania); l’Arcivescovo Patrick Altham Kelly, di Liverpool (Gran Bretagna); ed il Vescovo Johannes Maria Trilaksyanta Pujasumarta, di Bandung (Indonesia).

- Ha nominato il Cardinale Christoph Schönborn, O.P., Arcivescovo di Vienna, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del millennio della Diocesi di Pécs (Ungheria), che avranno luogo il 23 agosto 2009.

- Ha nominato il Monsignor Damiano Marzotto Caotorta, Sotto-Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, finora Capo Ufficio nel medesimo Dicastero.
NER:RE:NA/.../...                                   VIS 20090622 (200)

venerdì 19 giugno 2009

IL PAPA RICEVE IL PATRIARCA SIRO-CATTOLICO DI ANTIOCHIA


CITTA' DEL VATICANO, 19 GIU. 2009 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto Sua Beatitudine Ignace Youssef III Younan, nuovo Patriarca Siro-Cattolico di Antiochia, accompagnato da diversi membri del Sinodo della medesima Chiesa.

  "La Provvidenza divina" - ha detto il Papa  nel suo discorso - "ci ha costituito ministri di Cristo e Pastori del suo unico gregge. (...) Cristo stesso, nostro Signore, che ha costituito l'Apostolo Pietro come la 'roccia' sulla quale poggia l'edificio spirituale della Chiesa, ha domandato ai suoi discepoli di procedere in piena unità con lui, sotto la sua sicura guida e quella dei suoi successori".

  "Nel corso della vostra storia più che millenaria" - ha proseguito il Pontefice - "la comunione con il Vescovo di Roma è sempre andata di pari passo con l'unità della fedeltà alla tradizione spirituale dell'Oriente cristiano, e ambedue costituiscono gli aspetti complementari di un unico patrimonio di fede professato dalla vostra venerabile Chiesa".

   Il Pontefice ha successivamente ricordato che per sottolineare "la radice eucaristica" di questa unione ha concesso al Patriarca la "ecclesiastica communio", al momento dell'elezione sinodale. "Opportunamente" - ha detto Benedetto XVI rivolgendosi a Sua Beatitudine Ignace Youssef III - "lei ha voluto mostrare, attraverso un segno pubblico, il legame molto stretto che la unisce al Vescovo di Roma e alla Chiesa universale, durante l'Eucaristia da lei celebrata ieri, nella Basilica di Santa Maria Maggiore".

  "In effetti, è l'Eucaristia che fonde le nostre diverse tradizioni nell'unità e nell'unico Spirito, rendendole una ricchezza per tutto il popolo di Dio. Che la celebrazione dell'Eucaristia, fonte e vertice della vita ecclesiale, vi mantenga ancorati all'antica tradizione siriana, che rivendica il possesso della lingua del Signore Gesù, e, nel contempo, apre davanti a voi l'orizzonte dell'universalità ecclesiale!. (...) L'Eucaristia è il Pane di Vita che nutre le vostre comunità e le fa tutte progredire nell'unità e nella carità. Sappiate dunque attingere all'Eucaristia, Sacramento dell'unità e della comunione, la forza di superare le difficoltà che la vostra Chiesa ha conosciuto in questi ultimi anni, al fine di ritrovare la via del perdono, della riconciliazione e della comunione".
  Infine il Santo Padre, nell'esprimere soddisfazione per "la ripresa del funzionamento del vostro Sinodo" - ha detto: "incoraggio gli sforzi per favorire l'unità, la comprensione ed il perdono, che voi dovete sempre considerare doveri prioritari nell'edificazione della Chiesa di Dio".

  "Prego costantemente, inoltre, per la pace in Medio-Oriente, in particolare per i cristiani che vivono nella diletta nazione irachena, della quale ogni giorno presento al Signore le sofferenze durante il Sacrificio eucaristico".
AC/SINODO ANTIOCHIA/IGNACE YOUSSEF III               VIS 090619 (420)


UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 19 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- Il Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi).

- Tre Presuli della Conferenza Episcopale del Venezuela, in Visita "ad Limina Apostolorum":

    - Il Vescovo José de la Trinidad Valera Angulo, di La Guaira

    - Il Vescovo William Enrique Delgado Silva, Vescovo di Cabimas

    - Il Vescovo José Hernán Sánchez Porras, Ordinario Militare

- Il Signor Gerónimo Narváez Torres, Ambasciatore di Paraguay in visita di Congedo.
AP:AL/.../...                                       VIS 20090619 (110)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 19 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Filippo Iannone, O.Carm., Vescovo della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo (superficie: 1.426; popolazione: 152.700; cattolici: 150.230; sacerdoti: 96; religiosi: 176; diaconi permanenti: 18), Italia. Finora Ausiliare dell'Arcidiocesi di Napoli (Italia), il Vescovo Iannone succede al Vescovo Luca Brandolini, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Padre Pierre-Marie Gaschy, C.S.Sp., Vicario Apostolico di Saint Pierre et Miquelon (superficie: 245.000; popolazione: 6.125; cattolici: 6.076; sacerdoti: 2; religiosi: 9), Francia (Oltremare). Il Vescovo eletto è nato a Colmar (Francia) nel 1941, ha emesso la professione perpetua nella Congregazione dello Spirito Santo nel 1968 ed è stato ordinato sacerdote nel 1969. Finora Superiore della Comunità di Fameck nella Diocesi di Metz (Francia), il Vescovo Gaschy succede al Vescovo Lucien Fischer, C.S.Sp., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del medesimo Vicariato Apostolico presentata per raggiunti limiti d'età.
- Ha nominato il Reverendo Joseph Pibul Visitnondachai, Vescovo di Nakhon Sawan (superficie. 93.547; popolazione: 8.327.053; cattolici: 16.000; sacerdoti: 34; religiosi: 53), Tailandia. Il Vescovo eletto, finora Segretario Generale della Conferenza Episcopale per "Social Pastoral Ministries", è nato nel 1946 a Bang Buathong (Tailandia), ed è stato ordinato sacerdote nel 1974.

- Ha nominato il Reverendo Stephen Tjephe, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Loikaw (superficie: 11.670; popolazione: 309.820; cattolici: 75.485; sacerdoti: 79; religiosi: 195), Myanmar.  Il Vescovo eletto è nato nel 1955 a Danoku (Myanmar), ed è stato ordinato sacerdote nel 1984. E' stato finora Parroco della Parrocchia di  San Matteo a Daugneku (Myanmar).

- Ha nominato il Monsignor Maurizio Malvestiti, Sotto-Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, finora Capo Ufficio del medesimo Dicastero.

- Ha nominato il Padre Nikolaus Schöch, O.F.M., Promotore di Giustizia Sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, finora Difensore del Vincolo Sostituto per il medesimo Tribunale.

- Ha nominato Don Markus Graulich, S.D.B., Promotore di Giustizia Sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, attualmente Vice Decano e Docente presso la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Salesiana.
NER:RE:NEA:NA/.../...                               VIS 20090619 (360)


giovedì 18 giugno 2009

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI MALTA RICEVUTO DAL PAPA


CITTA' DEL VATICANO, 18 GIU. 2009 (VIS). Un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, reso pubblico nella tarda mattinata di oggi, rende noto che:

  "Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il Presidente della Repubblica di Malta, Sua Eccellenza il Dottor George Abela, il quale successivamente, ha reso visita al Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, accompagnato dall'Arcivescovo Monsignor Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati".

  "Nei cordiali colloqui, oltre a riaffermare i saldi vincoli di amicizia tra la Santa Sede e la Repubblica di Malta, sono state affrontate alcune tematiche riguardanti la società maltese, nella quale la Chiesa Cattolica continua a svolgere un ruolo rilevante. Ci si è soffermati inoltre sulla situazione internazionale, con particolare riferimento al Medio Oriente e all'Africa, e sul contributo positivo che Malta può offrire alla soluzione dei relativi problemi".
OP/UDIENZA PRESIDENTE MALTA/...                       VIS 20090618 (160)


LETTERA AI PRESBITERI PROCLAMAZIONE ANNO SACERDOTALE

CITTA' DEL VATICANO, 18 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha indirizzato la seguente Lettera a tutti i presbiteri per l'apertura dell' "Anno Sacerdotale", proclamato nel 150° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney, Curato d'Ars.

  Domani, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e Giornata di santificazione sacerdotale, Benedetto XVI inaugurerà l'Anno Sacerdotale nel corso della celebrazione dei Vespri nella Basilica Vaticana.

  Di seguito riportiamo il testo integrale della Lettera:

"Cari fratelli nel Sacerdozio:

nella prossima solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, venerdì 19 giugno 2009 - giornata tradizionalmente dedicata alla preghiera per la santificazione del clero -, ho pensato di indire ufficialmente un 'Anno Sacerdotale' in occasione del 150° anniversario del 'dies natalis' di Giovanni Maria Vianney, il Santo Patrono di tutti i parroci del mondo. Tale anno, che vuole contribuire a promuovere l'impegno d'interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi, si concluderà nella stessa solennità del 2010".

  "'Il Sacerdozio è l'amore del cuore di Gesù', soleva dire il Santo Curato d'Ars. Questa toccante espressione ci permette anzitutto di evocare con tenerezza e riconoscenza l'immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità. Penso a tutti quei presbiteri che offrono ai fedeli cristiani e al mondo intero l'umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo, cercando di aderire a Lui con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile di tutta la propria esistenza. Come non sottolineare le loro fatiche apostoliche, il loro servizio infaticabile e nascosto, la loro carità tendenzialmente universale? E che dire della fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione: quella di 'amici di Cristo', da Lui particolarmente chiamati, prescelti e inviati?".

  "Io stesso porto ancora nel cuore il ricordo del primo parroco accanto al quale esercitai il mio ministero di giovane prete: egli mi lasciò l'esempio di una dedizione senza riserve al proprio servizio pastorale, fino a trovare la morte nell'atto stesso in cui portava il viatico a un malato grave. Tornano poi alla mia memoria gli innumerevoli confratelli che ho incontrato e che continuo ad incontrare, anche durante i miei viaggi pastorali nelle diverse nazioni, generosamente impegnati nel quotidiano esercizio del loro ministero sacerdotale".

  "Ma l'espressione usata dal Santo Curato evoca anche la trafittura del Cuore di Cristo e la corona di spine che lo avvolge. Il pensiero va, di conseguenza, alle innumerevoli situazioni di sofferenza in cui molti sacerdoti sono coinvolti, sia perché partecipi dell'esperienza umana del dolore nella molteplicità del suo manifestarsi, sia perché incompresi dagli stessi destinatari del loro ministero: come non ricordare i tanti sacerdoti offesi nella loro dignità, impediti nella loro missione, a volte anche perseguitati fino alla suprema testimonianza del sangue?".

  "Ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l'infedeltà di alcuni suoi ministri. È il mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto. Ciò che massimamente può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti. A questo proposito, gli insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney possono offrire a tutti un significativo punto di riferimento: il Curato d'Ars era umilissimo, ma consapevole, in quanto prete, d'essere un dono immenso per la sua gente: 'Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina'".

  "Parlava del sacerdozio come se non riuscisse a capacitarsi della grandezza del dono e del compito affidati ad una creatura umana: 'Oh come il prete è grande!... Se egli si comprendesse, morirebbe... Dio gli obbedisce: egli pronuncia due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude in una piccola ostia...". E spiegando ai suoi fedeli l'importanza dei sacramenti diceva: 'Tolto il sacramento dell'Ordine, noi non avremmo il Signore. Chi lo ha riposto là in quel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha accolto la vostra anima al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l'ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, sempre il sacerdote. E se quest'anima viene a morire [per il peccato], chi la risusciterà, chi le renderà la calma e la pace? Ancora il sacerdote... Dopo Dio, il sacerdote è tutto!... Lui stesso non si capirà bene che in cielo'".

  "Queste affermazioni, nate dal cuore sacerdotale del santo parroco, possono apparire eccessive. In esse, tuttavia, si rivela l'altissima considerazione in cui egli teneva il sacramento del sacerdozio. Sembrava sopraffatto da uno sconfinato senso di responsabilità: 'Se comprendessimo bene che cos'è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma di amore... Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l'opera della Redenzione sulla terra... Che ci gioverebbe una casa piena d'oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l'economo del buon Dio; l'amministratore dei suoi beni... Lasciate una parrocchia, per vent'anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie... Il prete non è prete per sé, lo è per voi".

  "Era giunto ad Ars, un piccolo villaggio di 230 abitanti, preavvertito dal Vescovo che avrebbe trovato una situazione religiosamente precaria: 'Non c'è molto amor di Dio in quella parrocchia; voi ce ne metterete'. Era, di conseguenza, pienamente consapevole che doveva andarvi ad incarnare la presenza di Cristo, testimoniandone la tenerezza salvifica: 'Mio Dio, accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita!', fu con questa preghiera che iniziò la sua missione. Alla conversione della sua parrocchia il Santo Curato si dedicò con tutte le sue energie, ponendo in cima ad ogni suo pensiero la formazione cristiana del popolo a lui affidato".

  "Cari fratelli nel Sacerdozio, chiediamo al Signore Gesù la grazia di poter apprendere anche noi il metodo pastorale di san Giovanni Maria Vianney! Ciò che per prima cosa dobbiamo imparare è la sua totale identificazione col proprio ministero. In Gesù, Persona e Missione tendono a coincidere: tutta la sua azione salvifica era ed è espressione del suo 'Io filiale' che, da tutta l'eternità, sta davanti al Padre in atteggiamento di amorosa sottomissione alla sua volontà. Con umile ma vera analogia, anche il sacerdote deve anelare a questa identificazione. Non si tratta certo di dimenticare che l'efficacia sostanziale del ministero resta indipendente dalla santità del ministro; ma non si può neppure trascurare la straordinaria fruttuosità generata dall'incontro tra la santità oggettiva del ministero e quella soggettiva del ministro. Il Curato d'Ars iniziò subito quest'umile e paziente lavoro di armonizzazione tra la sua vita di ministro e la santità del ministero a lui affidato, decidendo di 'abitare' perfino materialmente nella sua chiesa parrocchiale: 'Appena arrivato egli scelse la chiesa a sua dimora... Entrava in chiesa prima dell'aurora e non ne usciva che dopo l'Angelus della sera. Là si doveva cercarlo quando si aveva bisogno di lui', si legge nella prima biografia".

  "L'esagerazione devota del pio agiografo non deve farci trascurare il fatto che il Santo Curato seppe anche 'abitare' attivamente in tutto il territorio della sua parrocchia: visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie; organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva ed amministrava denaro per le sue opere caritative e missionarie; abbelliva la sua chiesa e la dotava di arredi sacri; si occupava delle orfanelle della "Providence" (un istituto da lui fondato) e delle loro educatrici; si interessava dell'istruzione dei bambini; fondava confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui".

  "Il suo esempio mi induce a evidenziare gli spazi di collaborazione che è doveroso estendere sempre più ai fedeli laici, coi quali i presbiteri formano l'unico popolo sacerdotale e in mezzo ai quali, in virtù del sacerdozio ministeriale, si trovano 'per condurre tutti all'unità della carità, 'amandosi l'un l'altro con la carità fraterna, prevenendosi a vicenda nella deferenza' (Rm 12,10)'. È da ricordare, in questo contesto, il caloroso invito con il quale il Concilio Vaticano II incoraggia i presbiteri a 'riconoscere e promuovere sinceramente la dignità dei laici, nonché il loro ruolo specifico nell'ambito della missione della Chiesa... Siano pronti ad ascoltare il parere dei laici, considerando con interesse fraterno le loro aspirazioni e giovandosi della loro esperienza e competenza nei diversi campi dell'attività umana, in modo da poter insieme a loro riconoscere i segni dei tempi'".

  "Ai suoi parrocchiani il Santo Curato insegnava soprattutto con la testimonianza della vita. Dal suo esempio i fedeli imparavano a pregare, sostando volentieri davanti al tabernacolo per una visita a Gesù Eucaristia. 'Non c'è bisogno di parlar molto per ben pregare' - spiegava loro il Curato - 'Si sa che Gesù è là, nel santo tabernacolo: apriamogli il nostro cuore, rallegriamoci della sua santa presenza. È questa la migliore preghiera'. Ed esortava: 'Venite alla comunione, fratelli miei, venite da Gesù. Venite a vivere di Lui per poter vivere con Lui... 'È vero che non ne siete degni, ma ne avete bisogno!'. Tale educazione dei fedeli alla presenza eucaristica e alla comunione acquistava un'efficacia particolarissima, quando i fedeli lo vedevano celebrare il Santo Sacrificio della Messa. Chi vi assisteva diceva che 'non era possibile trovare una figura che meglio esprimesse l'adorazione... Contemplava l'Ostia amorosamente'. 'Tutte le buone opere riunite non equivalgono al sacrificio della Messa, perché quelle sono opere di uomini, mentre la Santa Messa è opera di Dio' diceva. Era convinto che dalla Messa dipendesse tutto il fervore della vita di un prete: 'La causa della rilassatezza del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!'. Ed aveva preso l'abitudine di offrire sempre, celebrando, anche il sacrificio della propria vita: 'Come fa bene un prete ad offrirsi a Dio in sacrificio tutte le mattine!'".

  "Questa immedesimazione personale al Sacrificio della Croce lo conduceva - con un solo movimento interiore - dall'altare al confessionale. I sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi di questo sacramento. Al tempo del Santo Curato, in Francia, la confessione non era né più facile, né più frequente che ai nostri giorni, dato che la tormenta rivoluzionaria aveva soffocato a lungo la pratica religiosa. Ma egli cercò in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio persuasivo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della Penitenza sacramentale, mostrandola come un'esigenza intima della Presenza eucaristica. Seppe così dare il via a un circolo virtuoso. Con le lunghe permanenze in chiesa davanti al tabernacolo fece sì che i fedeli cominciassero ad imitarlo, recandovisi per visitare Gesù, e fossero, al tempo stesso, sicuri di trovarvi il loro parroco, disponibile all'ascolto e al perdono. In seguito, fu la folla crescente dei penitenti, provenienti da tutta la Francia, a trattenerlo nel confessionale fino a 16 ore al giorno. Si diceva allora che Ars era diventata 'il grande ospedale delle anime'. 'La grazia che egli otteneva [per la conversione dei peccatori] era sì forte che essa andava a cercarli senza lasciar loro un momento di tregua!', dice il primo biografo. Il Santo Curato non la pensava diversamente, quando diceva: 'Non è il peccatore che ritorna a Dio per domandargli perdono, ma è Dio stesso che corre dietro al peccatore e lo fa tornare a Lui'. 'Questo buon Salvatore è così colmo d'amore che ci cerca dappertutto'".

  "Tutti noi sacerdoti dovremmo sentire che ci riguardano personalmente quelle parole che egli metteva in bocca a Cristo: 'Incaricherò i miei ministri di annunciare ai peccatori che sono sempre pronto a riceverli, che la mia misericordia è infinita'. Dal Santo Curato d'Ars noi sacerdoti possiamo imparare non solo un'inesauribile fiducia nel sacramento della Penitenza che ci spinga a rimetterlo al centro delle nostre preoccupazioni pastorali, ma anche il metodo del 'dialogo di salvezza' che in esso si deve svolgere. Il Curato d'Ars aveva una maniera diversa di atteggiarsi con i vari penitenti. Chi veniva al suo confessionale attratto da un intimo e umile bisogno del perdono di Dio, trovava in lui l'incoraggiamento ad immergersi nel 'torrente della divina misericordia' che trascina via tutto nel suo impeto. E se qualcuno era afflitto al pensiero della propria debolezza e incostanza, timoroso di future ricadute, il Curato gli rivelava il segreto di Dio con un'espressione di toccante bellezza: 'Il buon Dio sa tutto. Prima ancora che voi vi confessiate, sa già che peccherete ancora e tuttavia vi perdona. Come è grande l'amore del nostro Dio che si spinge fino a dimenticare volontariamente l'avvenire, pur di perdonarci!'. A chi, invece, si accusava in maniera tiepida e quasi indifferente, offriva, attraverso le sue stesse lacrime, la seria e sofferta evidenza di quanto quell'atteggiamento fosse 'abominevole': 'Piango perché voi non piangete', diceva. 'Se almeno il Signore non fosse così buono! Ma è così buono! Bisogna essere barbari a comportarsi così davanti a un Padre così buono!'. Faceva nascere il pentimento nel cuore dei tiepidi, costringendoli a vedere, con i propri occhi, la sofferenza di Dio per i peccati quasi 'incarnata' nel volto del prete che li confessava. A chi, invece, si presentava già desideroso e capace di una più profonda vita spirituale, spalancava le profondità dell'amore, spiegando l'indicibile bellezza di poter vivere uniti a Dio e alla sua presenza: 'Tutto sotto gli occhi di Dio, tutto con Dio, tutto per piacere a Dio... Com'è bello!'. E insegnava loro a pregare: 'Mio Dio, fammi la grazia di amarti tanto quanto è possibile che io t'ami'".

  "Il Curato d'Ars, nel suo tempo, ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l'amore misericordioso del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio e una simile testimonianza della verità dell'Amore: 'Deus caritas est' (1 Gv 4,8). Con la Parola e con i Sacramenti del suo Gesù, Giovanni Maria Vianney sapeva edificare il suo popolo, anche se spesso fremeva convinto della sua personale inadeguatezza, al punto da desiderare più volte di sottrarsi alle responsabilità del ministero parrocchiale di cui si sentiva indegno. Tuttavia con esemplare obbedienza restò sempre al suo posto, perché lo divorava la passione apostolica per la salvezza delle anime. Cercava di aderire totalmente alla propria vocazione e missione mediante un'ascesi severa: 'La grande sventura per noi parroci - deplorava il Santo - è che l'anima si intorpidisce'; ed intendeva con questo un pericoloso assuefarsi del pastore allo stato di peccato o di indifferenza in cui vivono tante sue pecorelle".

  "Egli teneva a freno il corpo, con veglie e digiuni, per evitare che opponesse resistenze alla sua anima sacerdotale. E non rifuggiva dal mortificare se stesso a bene delle anime che gli erano affidate e per contribuire all'espiazione dei tanti peccati ascoltati in confessione. Spiegava ad un confratello sacerdote: 'Vi dirò qual è la mia ricetta: do ai peccatori una penitenza piccola e il resto lo faccio io al loro posto'. Al di là delle concrete penitenze a cui il Curato d'Ars si sottoponeva, resta comunque valido per tutti il nucleo del suo insegnamento: le anime costano il sangue di Gesù e il sacerdote non può dedicarsi alla loro salvezza se rifiuta di partecipare personalmente al 'caro prezzo' della redenzione".

  "Nel mondo di oggi, come nei difficili tempi del Curato d'Ars, occorre che i presbiteri nella loro vita e azione si distinguano per una forte testimonianza evangelica. Ha giustamente osservato Paolo VI: 'L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni'. Perché non nasca un vuoto esistenziale in noi e non sia compromessa l'efficacia del nostro ministero, occorre che ci interroghiamo sempre di nuovo: 'Siamo veramente pervasi dalla Parola di Dio? È vero che essa è il nutrimento di cui viviamo, più di quanto lo siano il pane e le cose di questo mondo? La conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa Parola al punto che essa realmente dia un'impronta alla nostra vita e formi il nostro pensiero?'. Come Gesù chiamò i Dodici perché stessero con Lui (cfr Mc 3,14) e solo dopo li mandò a predicare, così anche ai giorni nostri i sacerdoti sono chiamati ad assimilare quel 'nuovo stile di vita' che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli".

  "Fu proprio l'adesione senza riserve a questo 'nuovo stile di vita' che caratterizzò l'impegno ministeriale del Curato d'Ars. Il Papa Giovanni XXIII nella Lettera enciclica 'Sacerdotii nostri primordia', pubblicata nel 1959, primo centenario della morte di san Giovanni Maria Vianney, ne presentava la fisionomia ascetica con particolare riferimento al tema dei 'tre consigli evangelici', giudicati necessari anche per i presbiteri: 'Se, per raggiungere questa santità di vita, la pratica dei consigli evangelici non è imposta al sacerdote in virtù dello stato clericale, essa si presenta nondimeno a lui, come a tutti i discepoli del Signore, come la via regolare della santificazione cristiana'.

  "Il Curato d'Ars seppe vivere i 'consigli evangelici' nelle modalità adatte alla sua condizione di presbitero. La sua povertà, infatti, non fu quella di un religioso o di un monaco, ma quella richiesta ad un prete: pur maneggiando molto denaro (dato che i pellegrini più facoltosi non mancavano di interessarsi alle sue opere di carità), egli sapeva che tutto era donato alla sua chiesa, ai suoi poveri, ai suoi orfanelli, alle ragazze della sua 'Providence', alle sue famiglie più disagiate. Perciò egli 'era ricco per dare agli altri ed era molto povero per se stesso'. Spiegava: 'Il mio segreto è semplice: dare tutto e non conservare niente'. Quando si trovava con le mani vuote, ai poveri che si rivolgevano a lui diceva contento: 'Oggi sono povero come voi, sono uno dei vostri'. Così, alla fine della vita, poté affermare con assoluta serenità: 'Non ho più niente. Il buon Dio ora può chiamarmi quando vuole!'. Anche la sua castità era quella richiesta a un prete per il suo ministero. Si può dire che era la castità conveniente a chi deve toccare abitualmente l'Eucaristia e abitualmente la guarda con tutto il trasporto del cuore e con lo stesso trasporto la dona ai suoi fedeli. Dicevano di lui che 'la castità brillava nel suo sguardo', e i fedeli se ne accorgevano quando egli si volgeva a guardare il tabernacolo con gli occhi di un innamorato. Anche l'obbedienza di san Giovanni Maria Vianney fu tutta incarnata nella sofferta adesione alle quotidiane esigenze del suo ministero. È noto quanto egli fosse tormentato dal pensiero della propria inadeguatezza al ministero parrocchiale e dal desiderio di fuggire 'a piangere la sua povera vita, in solitudine'. Solo l'obbedienza e la passione per le anime riuscivano a convincerlo a restare al suo posto. A se stesso e ai suoi fedeli spiegava: 'Non ci sono due maniere buone di servire Dio. Ce n'è una sola: servirlo come lui vuole essere servito. La regola d'oro per una vita obbediente gli sembrava questa: 'Fare solo ciò che può essere offerto al buon Dio'".

  "Nel contesto della spiritualità alimentata dalla pratica dei consigli evangelici, mi è caro rivolgere ai sacerdoti, in quest'Anno a loro dedicato, un particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità. 'Lo Spirito nei suoi doni è multiforme... Egli soffia dove vuole. Lo fa in modo inaspettato, in luoghi inaspettati e in forme prima non immaginate... ma ci dimostra anche che Egli opera in vista dell'unico Corpo e nell'unità dell'unico Corpo'. A questo proposito, vale l'indicazione del Decreto 'Presbyterorum ordinis': 'Sapendo discernere quali spiriti abbiano origine da Dio, (i presbiteri) devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono ammetterli con gioia e fomentarli con diligenza'. Tali doni che spingono non pochi a una vita spirituale più elevata, possono giovare non solo per i fedeli laici ma per gli stessi ministri. Dalla comunione tra ministri ordinati e carismi, infatti, può scaturire 'un valido impulso per un rinnovato impegno della Chiesa nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo'".

  "Vorrei inoltre aggiungere, sulla scorta dell'Esortazione apostolica 'Pastores dabo vobis' del Papa Giovanni Paolo II, che il ministero ordinato ha una radicale 'forma comunitaria' e può essere assolto solo nella comunione dei presbiteri con il loro Vescovo. Occorre che questa comunione fra i sacerdoti e col proprio Vescovo, basata sul sacramento dell'Ordine e manifestata nella concelebrazione eucaristica, si traduca nelle diverse forme concrete di una fraternità sacerdotale effettiva ed affettiva. Solo così i sacerdoti sapranno vivere in pienezza il dono del celibato e saranno capaci di far fiorire comunità cristiane nelle quali si ripetano i prodigi della prima predicazione del Vangelo".

  "L'Anno Paolino che volge al termine orienta il nostro pensiero anche verso l'Apostolo delle genti, nel quale rifulge davanti ai nostri occhi uno splendido modello di sacerdote, totalmente 'donato' al suo ministero. 'L'amore del Cristo ci possiede - egli scriveva - e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti" (2 Cor 5,14). Ed aggiungeva: 'Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro' (2 Cor. 5,15). Quale programma migliore potrebbe essere proposto ad un sacerdote impegnato ad avanzare sulla strada delle perfezione cristiana?".

  "Cari sacerdoti, la celebrazione del 150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney (1859) segue immediatamente le celebrazioni appena concluse del 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes (1858). Già nel 1959 il beato Papa Giovanni XXIII aveva osservato: 'Poco prima che il Curato d'Ars concludesse la sua lunga carriera piena di meriti, la Vergine Immacolata era apparsa, in un'altra regione di Francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l'immensa risonanza spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote, di cui celebriamo il ricordo, era in anticipo un'illustrazione vivente delle grandi verità soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle. Egli stesso aveva per l'Immacolata Concezione della Santissima Vergine una vivissima devozione, lui che nel 1836 aveva consacrato la sua parrocchia a Maria concepita senza peccato, e doveva accogliere con tanta fede e gioia la definizione dogmatica del 1854'. Il Santo Curato ricordava sempre ai suoi fedeli che 'Gesù Cristo dopo averci dato tutto quello che ci poteva dare, vuole ancora farci eredi di quanto egli ha di più prezioso, vale a dire della sua Santa Madre'".

  "Alla Vergine Santissima affido questo Anno Sacerdotale, chiedendole di suscitare nell'animo di ogni presbitero un generoso rilancio di quegli ideali di totale donazione a Cristo ed alla Chiesa che ispirarono il pensiero e l'azione del Santo Curato d'Ars. Con la sua fervente vita di preghiera e il suo appassionato amore a Gesù crocifisso Giovanni Maria Vianney alimentò la sua quotidiana donazione senza riserve a Dio e alla Chiesa. Possa il suo esempio suscitare nei sacerdoti quella testimonianza di unità con il Vescovo, tra loro e con i laici che è, oggi come sempre, tanto necessaria. Nonostante il male che vi è nel mondo, risuona sempre attuale la parola di Cristo ai suoi Apostoli nel Cenacolo: 'Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo' (Gv 16,33). La fede nel Maestro divino ci dà la forza per guardare con fiducia al futuro. Cari sacerdoti, Cristo conta su di voi. Sull'esempio del Santo Curato d'Ars, lasciatevi conquistare da Lui e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!".
BXVI-LETTERA/ANNO SACERDOTALE/...                VIS 20090618 (4020)


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