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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 12 maggio 2008

RISPETTO DELLA VITA, FONDAMENTO CONVIVENZA CIVILE

CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2008 (VIS). Questa mattina, nell'Aula delle Benedizioni, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza i membri del Movimento per la vita.

  All'inizio del suo discorso Papa Benedetto XVI ha ricordato che: "La vostra visita cade a trent'anni da quando in Italia venne legalizzato l'aborto ed è vostra intenzione suggerire una riflessione approfondita sugli effetti umani e sociali che la legge ha prodotto nella comunità civile e cristiana durante questo periodo".

 "Guardando ai passati tre decenni e considerando l'attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa".

  "L'aver permesso di ricorrere all'interruzione della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze. (...) E' necessario per questo unire gli sforzi perché le diverse Istituzioni pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa della vita umana e l'attenzione prioritaria alla famiglia, nel cui alveo la vita nasce e si sviluppa. Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno".

  "E' necessario testimoniare in maniera concreta che il rispetto della vita è la prima giustizia da applicare. Per chi ha il dono della fede questo diventa un imperativo inderogabile, (...) Dio solo è Signore della vita. Ogni uomo è da Lui conosciuto e amato, voluto e guidato. Qui soltanto sta l'unità più profonda e grande dell'umanità, nel fatto che ogni essere umano realizza l'unico progetto di Dio, ognuno ha origine dalla medesima idea creatrice di Dio".

  "Quest'anno ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell'uomo" - ha ricordato il Pontefice, lodando l'impegno del Movimento "nell'ambito politico come aiuto e stimolo alle Istituzioni, perché venga dato il giusto riconoscimento alla parola 'dignità umana'".

  "La vostra iniziativa presso la Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo, nella quale affermate i valori fondamentali del diritto alla vita fin dal concepimento, della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, del diritto di ogni essere umano concepito a nascere e ad essere educato in una famiglia di genitori, conferma ulteriormente la solidità del vostro impegno e la piena comunione con il Magistero della Chiesa, che da sempre proclama e difende tali valori come 'non negoziabili'".

  Benedetto XVI ha concluso il suo discorso ringraziando i membri del Movimento
"per il servizio che avete reso alla Chiesa e alla società. Quante vite umane avete salvato dalla morte! Proseguite su questo cammino e non abbiate paura, perché il sorriso della vita trionfi sulle labbra di tutti i bambini e delle loro mamme". Affido ognuno di voi, e le tante persone che incontrate nei Centri di aiuto alla vita, alla materna protezione della Vergine Maria, Regina della Famiglia, e mentre vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, di cuore benedico voi e quanti fanno parte dei Movimenti per la Vita in Italia, in Europa e nel mondo.
AC/MOVIMENTO VITA ITALIA/...                       VIS 20080512 (570)


ROMA E ISRAELE FONTI DI FEDE E SAGGEZZA PER IL MONDO


CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2008 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in Vaticano il Signor Mordechay Lewy, nuovo Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

  Benedetto XVI ha presentato al diplomatico "cordiali auguri in occasione delle celebrazioni dei sessanta anni dello Stato di Israele" - ed ha detto: "La Santa Sede si unisce a lei nel rendere grazie al Signore perché le aspirazioni del popolo ebraico ad avere una patria nella terra dei loro padri si sono realizzare, e spera di vedere presto un tempo di maggiore gioia, in cui finalmente una giusta pace finalmente ponga fine al conflitto con i palestinesi".

  Successivamente il Papa ha enumerato i diversi settori di reciproco interesse per la Santa Sede e lo Stato di Israele, sottolineando che "il patrimonio giudaico-cristiano deve ispirarci ad assumere la guida nella promozione di molte forme di azione sociale ed umanitaria nel mondo e non ultimo a contrastare tutte le forme di discriminazione razziale. Condivido il suo entusiasmo per gli scambi culturali ed accademici che hanno luogo fra le istituzioni cattoliche del mondo e quelle in Terra Santa. (...) Il dialogo fraterno" - ha sottolineato ancora il Papa - "a livello internazionale fra cristiani ed ebrei è molto proficuo e deve andare avanti con impegno e generosità".

  "Le città sante di Roma e Gerusalemme" - ha ribadito il Pontefice - "rappresentano una fonte di fede e saggezza di importanza fondamentale per la civiltà occidentale, e di conseguenza, i legami fra Israele e Santa Sede hanno una più profonda risonanza rispetto a quelli che formalmente derivano dalla dimensione giuridica dei nostri rapporti".

  Toccando il tema della "allarmante decrescita della popolazione cristiana in Medio Oriente, anche in Israele, a causa dell'emigrazione" - il Santo Padre ha affermato che: "I cristiani non sono i soli a subire gli effetti della mancanza di sicurezza e della violenza che risultano dai vari conflitti nella regione, ma da molti punti di vista essi sono particolarmente vulnerabili nel momento attuale".

  Invocando la "crescente amicizia" fra Israele e la Santa Sede, Benedetto XVI ha auspicato che vengano trovati modi di "rassicurare la comunità cristiana, in modo da poter coltivare la speranza di un futuro sicuro e pacifico nella terra dei progenitori, senza sentirsi obbligati a trasferirsi in altre parti del mondo per costruire la propria vita".

  "I cristiani in Terra Santa hanno a lungo intrattenuto buoni rapporti con i musulmani e gli ebrei. La loro presenza nel vostro Paese, ed il libero esercizio della vita e della missione della Chiesa, possono contribuire in modo significativo a risanare le divergenze fra le due comunità".

  "Mi rendo conto che le difficoltà sperimentate dai cristiani in Terra Santa" - ha detto ancora il Pontefice - "derivano anche dalla costante tensione esistente fra le comunità ebraiche e palestinesi. La Santa Sede riconosce la legittima esigenza di sicurezza e di autodifesa di Israele e condanna fermamente tutte le forme di antisemitismo. Inoltre ribadisce che tutti i popoli hanno il diritto a pari opportunità di sviluppo. In conseguenza, chiedo al suo Governo di fare ogni sforzo per alleviare le privazioni sofferte dalla comunità palestinese, dando la necessaria libertà per svolgere le proprie legittime attività, fra le quali il recarsi ai luoghi di culto, in modo che anch'essa possa godere maggiore sicurezza e pace".

  "E' evidente che tali questioni devono essere esaminate nel più ampio contesto del processo di pace in Medio Oriente" - ha aggiunto il Papa ricordando i negoziati di Annapolis ed ha auspicato "che le speranze e le aspettative sorte non vadano deluse. (...) Quando tutti i popoli della Terra Santa vivranno in pace ed armonia, in due stati sovrani indipendenti, l'uno accanto all'altro, il beneficio per la pace mondiale sarà inestimabile, e Israele potrà servire quale 'luce nelle nazioni', (Is 42:6), esempio luminoso di risoluzione dei conflitti per il resto del mondo".

  Benedetto XVI ha menzionato ancora i negoziati relativi agli affari economici e fiscali fra la Santa Sede ed Israele ed ha auspicato che "tali accordi siano presto integrati nel sistema giuridico interno di Israele, in modo da fornire una base duratura per una proficua cooperazione".

  Infine, riferendosi nuovamente alla situazione dei cristiani in Terra Santa, il Santo Padre ha affermato: "Lei comprende le difficoltà causate dalla continua incertezza sul proprio status ed i propri diritti giuridici, in particolare riguardo alle questione dei visti per il personale ecclesiastico. (...) Soltanto quando tali difficoltà saranno superate, la chiesa potrà portare a compimento la sua missione religiosa, morale, educativa e caritativa, nella terra dove è nata".
CD/CREDENZIALI/ISRAELE:LEWY                       VIS 20080512 (760)


APPELLO PACE IN LIBANO

CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2008 (VIS). Dopo la recita del Regina Coeli, il Santo Padre ha lanciato un nuovo appello per la pace in Libano.

  "Ho seguito con profonda preoccupazione, nei giorni scorsi" - ha detto il Papa - "la situazione in Libano, dove, allo stallo dell'iniziativa politica, hanno fatto seguito, dapprima, la violenza verbale e poi gli scontri armati, con numerosi morti e feriti. Anche se, nelle ultime ore, la tensione si è allentata, ritengo oggi doveroso esortare i libanesi ad abbandonare ogni logica di contrapposizione aggressiva, che porterebbe il loro caro Paese verso l'irreparabile".

  "Il dialogo, la mutua comprensione e la ricerca del ragionevole compromesso sono l'unica via che può restituire al Libano le sue istituzioni e alla popolazione la sicurezza necessaria per una vita quotidiana dignitosa e ricca di speranza nel domani".

  "Che il Libano, per l'intercessione di Nostra Signora del Libano" - ha concluso il Pontefice - "sappia rispondere con coraggio alla sua vocazione di essere, per il Medio Oriente e per il mondo intero, segno della reale possibilità di pacifica e costruttiva convivenza tra gli uomini. Le diverse comunità che lo compongono - (...) - sono al tempo stesso 'una ricchezza, un'originalità ed una difficoltà. Ma far vivere il Libano è un compito comune di tutti i suoi abitanti'. Con Maria, Vergine in preghiera a Pentecoste, chiediamo all'Onnipotente un'abbondante effusione dello Spirito Santo, lo Spirito dell'unità e della concordia, che a tutti ispiri pensieri di pace e di riconciliazione".
ANG/APPELLO/LIBANO                               VIS 20080512 (250)


INVITO RISCOPRIRE BELLEZZA BATTESIMO NELLO SPIRITO SANTO


CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2008 (VIS). Conclusa la Celebrazione Eucaristica nella Basilica Vaticana per la Solennità di Pentecoste, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare il Regina Coeli con le migliaia di fedeli e pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

 "La Pentecoste" - ha detto il Santo Padre  "è (...), in modo speciale, il battesimo della Chiesa che intraprende la sua missione universale a cominciare dalle strade di Gerusalemme, con la prodigiosa predicazione nelle diverse lingue dell'umanità. In questo battesimo di Spirito Santo sono inseparabili la dimensione personale e quella comunitaria, l''io' del discepolo e il 'noi' della Chiesa".

  "Lo Spirito consacra la persona e la rende al tempo stesso membro vivo del Corpo mistico di Cristo, partecipe della missione di testimoniare il suo amore. E questo si attua mediante i Sacramenti dell'iniziazione cristiana: il Battesimo e la Confermazione" - ha spiegato il Pontefice ed ha concluso con l'invito a riscoprire "la bellezza di essere battezzati nello Spirito Santo; riprendiamo coscienza del nostro Battesimo e della nostra Confermazione, sorgenti di grazia sempre attuale".
ANG/PENTECOSTE/....                               VIS 20080512 (200)


CHIESA SEGNO E STRUMENTO PACE DI DIO PER TUTTI I POPOLI


CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2008 (VIS). Alle ore 10:00 di oggi, Solennità di Pentecoste, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella Basilica Vaticana.

  Descrivendo, nell'omelia, la venuta dello Spirito Santo, il Santo Padre ha affermato che: "Si tratta di un vero e proprio 'battesimo' di fuoco della comunità, una sorta di nuova creazione. A Pentecoste la Chiesa viene costituita non da una volontà umana, ma dalla forza dello Spirito di Dio. E subito appare come questo Spirito dia vita ad una comunità che è al tempo stesso una e universale, superando così la maledizione di Babele (cfr Gn 11,7-9)".

  "Solo infatti lo Spirito Santo, che crea unità nell'amore e nella reciproca accettazione delle diversità, può liberare l'umanità dalla costante tentazione di una volontà di potenza terrena che vuole tutto dominare e uniformare".

  "Vorrei soffermarmi su un aspetto peculiare dell'azione dello Spirito Santo, vale a dire sull'intreccio tra molteplicità e unità" - ha proseguito il Pontefice - "Nell'evento di Pentecoste si rende chiaro che alla Chiesa appartengono molteplici lingue e culture diverse; nella fede esse possono comprendersi e fecondarsi a vicenda".

  "San Luca vuole chiaramente trasmettere un'idea fondamentale, che cioè all'atto stesso della sua nascita la Chiesa è già 'cattolica', universale. Essa parla fin dall'inizio tutte le lingue, perché il Vangelo che le è affidato è destinato a tutti i popoli, secondo la volontà e il mandato di Cristo risorto (cfr Mt 28,19). La Chiesa che nasce a Pentecoste non è anzitutto una Comunità particolare - la Chiesa di Gerusalemme - ma la Chiesa universale, che parla le lingue di tutti i popoli".

  "Da essa nasceranno poi altre Comunità in ogni parte del mondo, Chiese particolari che sono tutte e sempre attuazioni della sola ed unica Chiesa di Cristo. La Chiesa cattolica non è pertanto una federazione di Chiese, ma un'unica realtà: la priorità ontologica spetta alla Chiesa universale. Una comunità che non fosse in questo senso cattolica non sarebbe nemmeno Chiesa".

  "Il cammino della Parola di Dio" - ha sottolineato il Pontefice - "iniziato a Gerusalemme, giunge alla sua meta, perché Roma rappresenta il mondo intero ed incarna perciò l'idea lucana della cattolicità".

  "La parola uscita per due volte dalla bocca di Gesù risorto quando apparve in mezzo ai discepoli nel Cenacolo, la sera di Pasqua: "Shalom - pace a voi!" (Gv 20, 19.21). (...)  non è un semplice saluto; è molto di più: è il dono della pace promessa (cfr Gv 14,27) e conquistata da Gesù a prezzo del suo sangue, è il frutto della sua vittoria nella lotta contro lo spirito del male".

  "In questa festa dello Spirito e della Chiesa vogliamo rendere grazie a Dio per aver donato al suo popolo, (...), il bene inestimabile della pace, della 'sua' pace! Al tempo stesso, rinnoviamo la presa di coscienza della responsabilità che a questo dono è connessa: responsabilità della Chiesa di essere costituzionalmente segno e strumento della pace di Dio per tutti i popoli. (...) Ho cercato di farmi tramite di questo messaggio recandomi recentemente alla sede dell'O.N.U. (...). Ma non è solo a questi eventi 'al vertice' che si deve pensare. La Chiesa realizza il suo servizio alla pace di Cristo soprattutto nell'ordinaria presenza e azione in mezzo agli uomini, con la predicazione del Vangelo e con i segni di amore e di misericordia che la accompagnano (cfr Mc 16,20)".

  "Fra questi segni va naturalmente sottolineato principalmente il Sacramento della Riconciliazione, (...) Quanto importante e purtroppo non sufficientemente compreso è il dono della Riconciliazione, che pacifica i cuori!".

  "La pace di Cristo si diffonde solo tramite cuori rinnovati di uomini e donne riconciliati e fatti servi della giustizia, pronti a diffondere nel mondo la pace con la sola forza della verità, senza scendere a compromessi con la mentalità del mondo, perché il mondo non può dare la pace di Cristo: ecco come la Chiesa può essere fermento di quella riconciliazione che viene da Dio".
HML/PENTECOSTE/...                               VIS 20080512 (650)


ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 10 MAG. 2008 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha promosso all'Ordine dei Vescovi il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, assegnandogli il Titolo della Chiesa Suburbicaria di Frascati.

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Mackenzie-Fort Smith (Canada), Presentata dal Vescovo Denis Croteau, O.M.U., per raggiunti limiti d'età. Gli succede il Vescovo Murray Chatlain, Coadiutore della medesima Diocesi.
NA:RE/.../.../BERTONE:CROTEAU:CHATLAIN                             VIS 20080512 (70)

INDULGENZA PLENARIA DUEMILA ANNI NASCITA SAN PAOLO

CITTA' DEL VATICANO, 10 MAG. 2008 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha disposto la concessione di una speciale Indulgenza Plenaria in occasione dei duemila anni dalla nascita di San Paolo Apostolo, valida durante tutto l'Anno Paolino, (28.VI.2008-29.VI.2009) secondo quanto precisato in un Decreto, reso pubblico questa mattina, a firma del Cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore e dal Vescovo Gianfranco Girotti, O.F.M.Conv., Reggente della medesima Penitenzieria Apostolica.


  "Nell'imminenza della solennità liturgica dei Principi degli Apostoli, il Sommo Pontefice, mosso da pastorale sollecitudine, ha in animo di provvedere tempestivamente ai tesori spirituali da concedere ai fedeli per la loro santificazione, in modo che essi possano rinnovare e rinforzare, con fervore anche maggiore in questa pia e felice occasione, propositi di salvezza soprannaturale già a partire dai primi vespri della ricordata solennità, principalmente in onore dell'Apostolo delle Genti, di cui ora si avvicinano i duemila anni dalla nascita terrena".

  "Invero il dono delle Indulgenze, che il Romano Pontefice offre alla Chiesa Universale, spiana la strada per attingere in sommo grado la purificazione interiore che, mentre rende onore al Beato Paolo Apostolo, esalta la vita soprannaturale nel cuore dei fedeli e li sprona dolcemente a portare frutti di buone opere".

  Le condizioni per lucrare le indulgenze sono qui di seguito elencate:

I.- A tutti i singoli fedeli cristiani veramente pentiti che, debitamente purificati mediante il Sacramento della Penitenza e ristorati con la Sacra Comunione, piamente visiteranno in forma di pellegrinaggio la Basilica papale di San Paolo sulla via Ostiense e pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, è concessa ed impartita 'l'Indulgenza plenaria' della pena temporale per i loro peccati, una volta ottenuta da essi la remissione sacramentale e il perdono delle loro mancanze".

  "L'Indulgenza plenaria potrà essere lucrata dai fedeli cristiani sia per loro stessi, sia per i defunti, tante volte quante verranno compiute le opere ingiunte; ferma restando tuttavia la norma secondo la quale si può ottenere l'Indulgenza plenaria soltanto una volta al giorno".

  "Affinché poi le preghiere che vengono elevate in queste sacre visite conducano e sollecitino più intensamente gli animi dei fedeli alla venerazione della memoria di San Paolo, è stabilito e disposto quanto segue: i fedeli, oltre ad elevare le proprie suppliche davanti all'altare del Santissimo Sacramento, ognuno secondo la sua pietà, si dovranno portare all'altare della Confessione e devotamente recitare il "Padre nostro" e il "Credo", aggiungendo pie invocazioni in onore della Beata Vergine Maria e di San Paolo. E tale devozione sia sempre strettamente unita alla memoria del Principe degli Apostoli San Pietro".

II.- I fedeli cristiani delle varie chiese locali, adempiute le consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice), escluso qualsiasi affetto verso il peccato, potranno lucrare 'l'Indulgenza plenaria' se parteciperanno devotamente ad una sacra funzione o ad un pio esercizio pubblicamente svolti in onore dell'Apostolo delle Genti: nei giorni della solenne apertura e chiusura dell'Anno Paolino, in tutti i luoghi sacri; in altri giorni determinati dall'Ordinario del luogo, nei luoghi sacri intitolati a San Paolo e, per l'utilità dei fedeli, in altri designati dallo stesso Ordinario".

 III.- I fedeli infine impediti da malattia o da altra legittima e rilevante causa, sempre con l'animo distaccato da qualsiasi peccato e col proposito di adempiere alle consuete condizioni non appena sarà possibile, potranno anche loro conseguire 'l'Indulgenza plenaria', purché si uniscano spiritualmente ad una celebrazione giubilare in onore di San Paolo, offrendo a Dio le loro preghiere e sofferenze per l'unità dei Cristiani".
PENT/DECRETO INDULGENZA-SAN PAOLO                   VIS 20080512 (590)

NESSUNA TECNICA MECCANICA SOSTITUISCE AMORE CONIUGALE


CITTA' DEL VATICANO, 10 MAG. 2008 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza i partecipanti al Congresso Internazionale promosso dalla Pontificia Università Lateranense, nel 40° anniversario della Enciclica "Humanae vitae".

  Ricordando la pubblicazione dell'Enciclica "Humanae vitae" , il 25 luglio 1968, del Servo di Dio Paolo VI, il Santo Padre ha affermato: "Quel documento divenne ben presto segno di contraddizione. (...) Esso costituisce un significativo gesto di coraggio nel ribadire la continuità della dottrina e della tradizione della Chiesa".

  "La verità espressa nella 'Humanae vitae' non muta;" - ha ribadito il Pontefice - " anzi, proprio alla luce delle nuove scoperte scientifiche, il suo insegnamento si fa più attuale e provoca a riflettere sul valore intrinseco che possiede".

  "In una cultura sottoposta alla prevalenza dell'avere sull'essere" - ha detto ancora il Pontefice - "la vita umana rischia di perdere il suo valore. Se l'esercizio della sessualità si trasforma in una droga che vuole assoggettare il partner ai propri desideri e interessi, senza rispettare i tempi della persona amata, allora ciò che si deve difendere non è più solo il vero concetto dell'amore, ma in primo luogo la dignità della persona stessa. Come credenti non potremmo mai permettere che il dominio della tecnica abbia ad inficiare la qualità dell'amore e la sacralità della vita".

  "La legge naturale" - ha proseguito il Pontefice - "che è alla base del riconoscimento della vera uguaglianza tra le persone e i popoli, merita di essere riconosciuta come la fonte a cui ispirare anche il rapporto tra gli sposi nella loro responsabilità nel generare nuovi figli. La trasmissione della vita è iscritta nella natura e le sue leggi permangono come norma non scritta a cui tutti devono richiamarsi".

  Il sorgere della responsabilità della vita, ha sottolineato il Papa - "E' frutto di un amore che sa pensare e scegliere in piena libertà, senza lasciarsi condizionare oltre misura dall'eventuale sacrificio richiesto. Da qui scaturisce il miracolo della vita che i genitori sperimentano in se stessi, verificando come qualcosa di straordinario quanto si compie in loro e tramite loro. Nessuna tecnica meccanica può sostituire l'atto d'amore che due sposi si scambiano come segno di un mistero più grande che li vede protagonisti e compartecipi della creazione".

  "Si assiste sempre più spesso, purtroppo, a vicende tristi che coinvolgono gli adolescenti" - ha ricordato ancora il Papa - "le cui reazioni manifestano una non corretta conoscenza del mistero della vita e delle rischiose implicazioni dei loro gesti. L'urgenza formativa, a cui spesso faccio riferimento, vede nel tema della vita un suo contenuto privilegiato. Auspico veramente che soprattutto ai giovani sia riservata un'attenzione del tutto peculiare, perché possano apprendere il vero senso dell'amore e si preparino per questo con un'adeguata educazione alla sessualità, senza lasciarsi distogliere da messaggi effimeri che impediscono di raggiungere l'essenza della verità in gioco"

  "La libertà deve coniugarsi con la verità e la responsabilità con la forza della dedizione all'altro anche con il sacrificio;" - ha concluso il Pontefice - "senza queste componenti non cresce la comunità degli uomini e il rischio di rinchiudersi in un cerchio di egoismo asfissiante rimane sempre in agguato".
AC/ANNIVERSARIO HUMANAE VITAE/...                   VIS 20080512 (520)


CHIESA CATTOLICA PUNTO RIFERIMENTO MOLTISSIMI UNGHERESI

CITTA' DEL VATICANO, 10 MAG. 2008 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Vaticano i Presuli della Conferenza Episcopale Ungherese, al termine della Visita "ad Limina".

  "Il popolo a voi affidato è ora spiritualmente dinanzi a noi, con le sue gioie e i suoi progetti, i suoi dolori, i suoi problemi e le sue speranze" - ha detto il Papa ai Vescovi, ricordando inoltre che: "Il lungo periodo del regime comunista ha segnato pesantemente la popolazione ungherese, così che ancora adesso se ne notano le conseguenze: in particolare, viene rilevata in molti una certa difficoltà a fidarsi degli altri, tipica di chi ha vissuto a lungo in un clima di sospetto".

  "Il senso di insicurezza" - ha proseguito il Pontefice - "è poi accentuato dalla difficile congiuntura economica, che uno sconsiderato consumismo non contribuisce a migliorare. Le persone, compresi i cattolici, risentono in genere di quella 'debolezza' di pensiero e di volontà che è assai comune nei nostri tempi. Come voi stessi avete osservato, è oggi spesso difficile impostare un serio approfondimento teologico e spirituale, perché sono non di rado carenti, da una parte, la preparazione intellettuale e, dall'altra, il riferimento oggettivo alle verità della fede".

  "In questo contesto la chiesa dev'essere certamente maestra, ma mostrandosi sempre e prima di tutto madre, così da favorire la crescita della reciproca fiducia e la promozione della speranza".

  "La prima realtà che purtroppo fa le spese della diffusa secolarizzazione è la famiglia, che anche in Ungheria attraversa una grave crisi. Ne sono sintomi la notevole diminuzione del numero dei matrimoni e l'impressionante aumento dei divorzi, molto spesso anche precoci. Si moltiplicano le cosiddette 'coppie di fatto'".

  "Giustamente voi avete criticato il pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali" - ha aggiunto il Pontefice - "perché contrario non solo all'insegnamento della Chiesa ma alla stessa Costituzione Ungherese. Tale situazione, unita alla carenza di sussidi per le famiglie numerose, ha portato ad un drastico calo della nascite, reso ancor più drammatico dalla diffusa pratica dell'aborto".

  Benedetto XVI ha sottolineato che a risentire della crisi dei valori sono anche i giovani ed ha espresso il più vivo apprezzamento "per le molteplici iniziative che la Chiesa promuove, pur con i mezzi limitati di cui dispone, per animare il mondo dei giovani, con momenti di formazione e di amicizia che stimolino la loro responsabilità".

  "Venerati Fratelli" - ha detto ancora il Pontefice - "per tenere viva la fede del popolo voi giustamente cercate di valorizzare e aggiornare iniziative tradizionali, quali i pellegrinaggi e le espressioni di devozione ai Santi ungheresi, in particolare a Santa Elisabetta, a Sant'Emerico e, naturalmente, a Santo Stefano. (...) C'è un'altra preoccupazione che condivido con voi: la mancanza di sacerdoti e il conseguente sovraccarico di lavoro pastorale per gli attuali ministri della Chiesa. (...) Occorre (...) far sì" - ha ribadito il Pontefice - "che i sacerdoti alimentino adeguatamente la propria vita spirituale, affinché, malgrado le difficoltà e il lavoro pressante, non smarriscano il centro della loro esistenza e del loro ministero e, di conseguenza, sappiano discernere l'essenziale dal secondario, individuando le giuste priorità nell'agire quotidiano".

  "Nonostante la secolarizzazione, la Chiesa Cattolica rimane per moltissimi ungheresi la Comunità religiosa di appartenenza o, per lo meno, un significativo punto di riferimento. E' perciò quanto mai auspicabile che i rapporti con le Autorità statali siano caratterizzati da rispettosa collaborazione, grazie anche agli Accordi bilaterali".

  "Venerati Fratelli" - ha concluso il Pontefice - "come infine non dire che l'unità che vi caratterizza nel seguire gli insegnamenti della Chiesa è per me motivo di serenità e di conforto? Possa essa sempre mantenersi e svilupparsi!".
AL/.../UNGHERIA                                   VIS 20080512 (590)


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