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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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giovedì 2 maggio 2002

DICHIARAZIONE A GERUSALEMME INVIATO DEL PAPA IN MEDIO ORIENTE


CITTA' DEL VATICANO, 2 MAG. 2002 (VIS). Nella tarda mattinata di oggi il Cardinale Roger Etchegaray, inviato dal Santo Padre in missione speciale in Terra Santa, ha rilasciato la seguente dichiarazione, in lingua francese:

"Sono - semplicemente - l'Inviato del Santo Padre Giovanni Paolo II, del quale l'unica missione, spirituale, è di proclamare a tutti la Buona Novella della Pace, dell'Amore e della Misericordia che è stata proclamata per la prima volta, dopo i Profeti, da Cristo in questa Terra Santa, in questa Città di Gerusalemme".

"Vengo, a nome del Vangelo, a portare la mia piccola pietra nel grande cantiere della Pace, aperto su questo suolo insanguinato. Mi impegnerò solidarmente con tutte le Chiese cristiane".

"Vengo in nome del Santo Padre Giovanni Paolo II, che ostinatamente non cessa di testimoniare rispetto e fiducia ai due popoli israeliano e palestinese, entrambi lacerati, ma uniti da una profonda aspirazione a vivere nella libertà, nella giustizia e nella sicurezza, alle quali entrambi hanno diritto".

"Sono giunto qui per chiedere che sia fatto di tutto per risolvere al più presto la tragica situazione di Betlemme e perché la Basilica della Natività sia restituita a Dio ed ai credenti. Si può sempre sperare quando ciascun uomo crede al suo simile, quando segue la strada dell'amore e non quella della violenza".

"Penso anche ai responsabili politici dei due popoli israeliano e palestinese. Sono stato appena ricevuto dal Signor Moshe Katzav, Presidente dello Stato d'Israele. Sarò ricevuto questa sera dal Signor Yasser Arafat, Presidente dell'Autorità Palestinese. Prego per tutti coloro che hanno nelle mani il destino dei due popoli".

"Shalom, Salam, la pace non si costruisce se non con le pietre di un autentico dialogo".
…/MEDIO ORIENTE/GERUSALEMME:ETCHEGARAY VIS 20020502 (290)

LETTERA APOSTOLICA CELEBRAZIONE SACRAMENTO PENITENZA


CITTA' DEL VATICANO, 2 MAG. 2002 (VIS). Oggi è stato reso pubblico il testo della Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, in forma di "Motu proprio" su alcuni aspetti della celebrazione del sacramento della penitenza, "Misericordia Dei". Nella Lettera, datata 7 aprile, Domenica della Divina Misericordia, il Santo Padre scrive: "Tutto ciò che con la presente Lettera apostolica in forma di 'Motu proprio' ho stabilito, ordino che abbia pieno e durevole valore e sia osservato a partire da questo giorno, nonostante qualsiasi altra disposizione in contrario. Quanto ho stabilito con questa Lettera ha valore, per sua natura, anche per le venerande Chiese Orientali Cattoliche, in conformità ai rispettivi canoni del Codice loro proprio".

Di seguito riportiamo alcuni estratti del Documento:

"La celebrazione del sacramento della Penitenza ha avuto nel corso dei secoli uno sviluppo che ha conosciuto diverse forme espressive, sempre, però, conservando la medesima struttura fondamentale che comprende necessariamente, oltre all'intervento del ministro - soltanto un Vescovo o un presbitero, che giudica e assolve, cura e guarisce nel nome di Cristo - gli atti del penitente: la contrizione, la confessione e la soddisfazione".

"Affinché il discernimento sulle disposizioni dei penitenti in ordine alla remissione o meno, e all'imposizione dell'opportuna penitenza da parte del ministro del Sacramento possa essere attuato, occorre che il fedele, oltre alla coscienza dei peccati commessi, al dolore per essi e alla volontà di non più ricaderci, confessi i suoi peccati. In questo senso, il Concilio di Trento dichiarò che è necessario 'per diritto divino confessare tutti e singoli i peccati mortali'. (…) Pertanto, essendo la confessione completa dei peccati gravi per istituzione divina parte costitutiva del Sacramento, essa non resta in alcun modo affidata alla libera disponibilità dei Pastori (dispensa, interpretazione, consuetudini locali, ecc.)".

"Nelle attuali circostanze pastorali, venendo incontro alle preoccupate richieste di numerosi Fratelli nell'Episcopato, considero conveniente richiamare alcune delle leggi canoniche vigenti circa la celebrazione di questo Sacramento, precisandone qualche aspetto. (…) Ciò appare specialmente necessario dal momento che si osserva in alcune regioni la tendenza all'abbandono della confessione personale insieme ad un ricorso abusivo alla 'assoluzione generale' o 'collettiva', sicché essa non appare come mezzo straordinario in situazioni del tutto eccezionali".

"Pertanto, dopo aver sentito in merito la Congregazione per la Dottrina della Fede, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, nonché i pareri di venerati Fratelli Cardinali preposti ai Dicasteri della Curia Romana, (…) dispongo quanto segue:

"1. Gli Ordinari ricordino a tutti i ministri del sacramento della Penitenza che la legge universale della Chiesa ha ribadito, in applicazione della dottrina cattolica in materia, che:

"a) 'La confessione individuale e integra e la assoluzione costituiscono l'unico modo ordinario con cui il fedele, consapevole di peccato grave, è riconciliato con Dio e con la Chiesa; solamente una impossibilità fisica o morale scusa da una tale confessione, nel qual caso la riconciliazione si può ottenere anche in altri modi'. (can. 960)".

"b) Perciò, 'tutti coloro cui è demandata in forza dell'ufficio la cura delle anime, sono tenuti all'obbligo di provvedere che siano ascoltate le confessioni dei fedeli a loro affidati, che ragionevolmente lo chiedano, e che sia ad essi data l'opportunità di accostarsi alla confessione individuale, stabiliti, per loro comodità, giorni e ore'. (can. 986, paragrafo 1)".

"2. Gli Ordinari del luogo, nonché i parroci e i rettori di chiese e santuari, devono verificare periodicamente che di fatto esistano le massime facilitazioni possibili per le confessioni dei fedeli".
"3. Poiché 'il fedele è tenuto all'obbligo di confessare secondo la specie e il numero tutti i peccati gravi commessi dopo il Battesimo e non ancora direttamente rimessi mediante il potere delle chiavi della Chiesa, né accusati nella confessione individuale, dei quali abbia coscienza dopo un diligente esame', (can. 988, paragrafo 1), va riprovato qualsiasi uso che limiti la confessione ad un'accusa generica o soltanto di uno o più peccati ritenuti più significativi".
"4. Alla luce e nel contesto delle norme precedenti, deve essere compresa e rettamente applicata la assoluzione a più penitenti insieme senza la previa confessione individuale, prevista al can. 961 del Codice di Diritto Canonico. Essa, infatti, 'riveste un carattere di eccezionalità' e 'non può essere impartita in modo generale se non:
"1º vi sia imminente pericolo di morte ed al sacerdote o ai sacerdoti non basti il tempo per ascoltare le confessioni dei singoli penitenti;
"2º vi sia grave necessità, ossia quando, dato il numero dei penitenti, non si hanno a disposizione confessori sufficienti per ascoltare, come si conviene, le confessioni dei singoli entro un tempo conveniente, sicché i penitenti, senza loro colpa, sarebbero costretti a rimanere a lungo privi della grazia sacramentale o della sacra comunione; però la necessità non si considera sufficiente quando non possono essere a disposizione dei confessori, per la sola ragione di una grande affluenza di penitenti, quale può aversi in occasione di una grande festa o di un pellegrinaggio'.
"Circa il caso di grave necessità, si precisa quanto segue:
"a) Si tratta di situazioni che, oggettivamente, sono eccezionali, come quelle che si possono verificare in territori di missione o in comunità di fedeli isolati, dove il sacerdote può passare soltanto una o poche volte l'anno o quando le condizioni belliche, meteorologiche o altre simili circostanze lo consentano".
"b) Le due condizioni stabilite nel canone per configurare la grave necessità sono inseparabili (…)".
"La prima condizione, l'impossibilità di poter ascoltare le confessioni 'come si conviene' 'entro un tempo conveniente', fa riferimento solo al tempo ragionevolmente richiesto per l'essenziale amministrazione valida e degna del Sacramento (…)".
"d) Circa la seconda condizione, sarà un giudizio prudenziale a valutare quanto lungo debba essere il tempo di privazione della grazia sacramentale affinché si abbia vera impossibilità a norma del can. 960, allorché non vi sia imminente pericolo di morte".
"e) Non è ammissibile il creare o il permettere che si creino situazioni di apparente grave necessità, derivanti dalla mancata amministrazione ordinaria del Sacramento per inosservanza delle norme sopra ricordate e tanto meno, dall'opzione dei penitenti in favore della assoluzione in modo generale, come se si trattasse di una possibilità normale ed equivalente alle due forme ordinarie descritte nel Rituale".
"f) La sola grande affluenza di penitenti non costituisce sufficiente necessità, non soltanto in occasione di una festa solenne o di un pellegrinaggio, ma neppure per turismo o altre simili ragioni dovute alla crescente mobilità delle persone".
"5. Giudicare se ricorrano le condizioni richieste a norma del can. 961, paragrafo 1, 2°, non spetta al confessore, ma 'al Vescovo diocesano, il quale, tenuto conto dei criteri concordati con gli altri membri della Conferenza Episcopale, può determinare i casi di tale necessità'. (Can. 961, paragrafo 2)".
"6. Essendo di fondamentale importanza, in una materia tanto essenziale per la vita della Chiesa, la piena armonia tra i vari Episcopati del mondo, le Conferenze Episcopali, a norma del can. 455, paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico, faranno pervenire quanto prima alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il testo delle norme che esse intendono emanare oppure aggiornare, alla luce del presente 'Motu proprio' sull'applicazione del can. 961 del Codice di Diritto Canonico".
"7. Quanto alle disposizioni personali dei penitenti viene ribadito che:
"a) 'Affinché un fedele usufruisca validamente della assoluzione sacramentale impartita simultaneamente a più persone, si richiede che non solo sia ben disposto, ma insieme faccia il proposito di confessare a tempo debito i singoli peccati gravi, che al momento non può confessare'. (can. 962, paragrafo 1)".
"b) Per quanto è possibile, anche nel caso di imminente pericolo di morte, venga premessa ai fedeli 'l'esortazione che ciascuno provveda a porre l'atto di contrizione'. (can. 962, paragrafo 2).
"c) È chiaro che non possono ricevere validamente la assoluzione i penitenti che vivono in stato abituale di peccato grave e non intendono cambiare la loro situazione".
"8. Fermo restando l'obbligo 'di confessare i propri peccati gravi almeno una volta all'anno', (can. 989), 'colui al quale sono rimessi i peccati gravi mediante la assoluzione generale, si accosti quanto prima, offrendosene l'occasione, alla confessione individuale, prima che abbia a ricevere un'altra assoluzione generale, a meno che non sopraggiunga una giusta causa'. (can. 963)".
"9. Circa il luogo e la sede per la celebrazione del Sacramento, si tenga presente che:
"a) 'il luogo proprio per ricevere le confessioni sacramentali è la chiesa o l'oratorio', (can. 964, paragrafo 1), pur restando chiaro che ragioni di ordine pastorale possono giustificare la celebrazione del Sacramento in luoghi diversi; (cfr. can. 964, paragrafo 3)".
"b) la sede per le confessioni è disciplinata dalle norme emanate dalle rispettive Conferenze Episcopali, le quali garantiranno che essa sia collocata 'in luogo visibile' e sia anche 'provvista di grata fissa', così da consentire ai fedeli ed agli stessi confessori che lo desiderano di potersene liberamente servire".
LIT/SACRAMENTO PENITENZA/… VIS 20020502 (1440)

CONFESSIONE INTEGRA DEI PECCATI E ASSOLUZIONE PERSONALE


CITTA' DEL VATICANO, 2 MAG. 2002 (VIS). Il Cardinale Joseph Ratzinger, il Cardinale Jorge Arturo Medina Estévez e l'Arcivescovo Julián Herranz, hanno presentato questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, la Lettera Apostolica in forma di 'Motu proprio' "Misericordia Dei", su alcuni aspetti della celebrazione del Sacramento della Penitenza.

Il Cardinale Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha posto in rilievo il carattere personalistico del Sacramento della Penitenza, sottolineato nel documento, ed ha spiegato che la colpa "è qualcosa di totalmente personale" e di conseguenza il perdono "deve essere totalmente personale". Questo carattere personalistico è stato negli ultimi decenni messo in ombra a motivo di un sempre più frequente ricorso alla assoluzione collettiva "considerata sempre più come una forma normale del sacramento della Penitenza - un abuso, che ha contribuito alla progressiva scomparsa di questo sacramento in alcune parti della Chiesa".

"Il dovere della confessione è istituito - così ci dice il Concilio (di Trento) - dal Signore stesso e costitutivo del sacramento, non lasciato quindi alla disposizione della Chiesa. Non è dunque nel potere della Chiesa sostituire la confessione personale con la assoluzione generale", ha detto ancora il Cardinale Ratzinger.

Il Cardinale Medina Estévez, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha ribadito che: "Il ministero della riconciliazione non è un privilegio o un esercizio di potere, ma è espressione della responsabilità pastorale che ogni Vescovo e presbitero hanno assunto davanti a Dio il giorno della loro ordinazione, è quindi un servizio doveroso reso ai fratelli".

"Il Motu proprio 'Misericordia Dei' ribadisce l'insegnamento tradizionale della dottrina della Chiesa, secondo il quale l'unico modo ordinario della celebrazione del Sacramento della Penitenza è quello che comporta la confessione integra dei peccati al sacerdote con la assoluzione personale. Le cosiddette 'assoluzioni collettive' o 'generali' sono da considerarsi straordinarie ed eccezionali, alle quali si ricorre solo ed esclusivamente in pericolo di morte o quando è fisicamente o moralmente impossibile la celebrazione del sacramento nella forma ordinaria".

L'Arcivescovo Herranz, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, ha segnalato che questo documento legislativo "costituisce (…) un atto di governo ecclesiastico non soltanto prudente e opportuno ma anche pienamente rispondente al magistero di Giovanni Paolo II circa la virtù della giustizia vista come esigenza primaria della carità, e al tempo stesso inseparabile dalla misericordia nell'ordinamento giuridico della Chiesa".

Nel 'Motu proprio' emergono fortemente due realtà: "il diritto fondamentale dei fedeli a ricevere dai sacri Pastori i sacramenti istituiti da Cristo" ed il dovere di questi ultimi "di stabilire e di far applicare con diligenza le leggi canoniche e liturgiche che assicurino la valida e lecita celebrazione dei sacramenti".

L'Arcivescovo Herranz ha affermato inoltre che le norme dispositive del documento "riguardano, in primo luogo, l'unico modo ordinario" di ricevere il perdono divino per i peccati gravi, cioè "la confessione individuale". In secondo luogo, "il modo straordinario di amministrare il Sacramento, cioè la assoluzione a più penitenti insieme senza la previa confessione individuale", è contemplato in due unici casi: "'l'imminente pericolo di morte' e lo stato di 'grave necessità'".

Infine l'Arcivescovo Herranz ha ricordato l'affermazione del Legislatore "che quanto stabilito nel 'Motu proprio' 'ha valore, per sua natura, anche per le venerande Chiese Orientali Cattoliche, in conformità ai rispettivi canoni del Codice loro proprio".
…/CONFESSIONE SACRAMENTALE/… VIS 20020502 (560)

MOSTRARE IL VOLTO DI CRISTO AI MALATI E AI SOFFERENTI


CITTA' DEL VATICANO, 2 MAG. 2002 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto i partecipanti all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Nel suo discorso il Papa ha sottolineato che obiettivo dell'Assemblea è stato quello di riflettere su "come meglio mostrare il Volto di Cristo dolente e glorioso, illuminando con il Vangelo il mondo della salute, della sofferenza e della malattia, santificando il malato e gli operatori della salute, e promuovendo il coordinamento della pastorale della salute nella Chiesa".

"Le nuove frontiere aperte dal progresso delle scienze della vita, e le applicazioni che ne derivano" - ha detto ancora il Pontefice - "hanno posto un potere e una responsabilità enormi nelle mani dell'uomo. Se prevarrà la cultura della morte, se nel campo della medicina e della ricerca biomedica gli uomini si lasceranno condizionare da scelte egoistiche o da ambizioni prometeiche, sarà inevitabile che la dignità umana e la vita stessa siano pericolosamente minacciate. Se, al contrario, il lavoro in questo importante settore della salute sarà improntato alla cultura della vita, sotto la guida della retta coscienza, l'uomo troverà risposte valide alle sue attese più profonde".

Sottolineando i "nuovi e complessi problemi" che gli operatori della salute devono affrontare, il Papa ha esortato il Pontificio Consiglio a rimanere "fedele alla sua missione" e "ad avere sempre un atteggiamento di rispetto per la vita e la dignità dell'essere umano".
AC/PLENARIA/CON-AVA VIS 20020502 (250)

UDIENZA GENERALE: INVITO A PREGARE PER I DISOCCUPATI


CITTA' DEL VATICANO, 1 MAG. 2002 (VIS). "Quest'oggi, primo maggio, si celebra la Festa del Lavoro. Essa, per noi cristiani" - ha detto il Santo Padre Giovanni Paolo II nel corso dell'Udienza Generale di oggi, tenutasi in Piazza San Pietro - "è posta sotto la protezione di San Giuseppe lavoratore".

Frutto del lavoro, ha affermato Giovanni Paolo II, è "quel 'pane quotidiano', che invochiamo nella preghiera del Padre nostro. Si potrebbe dire, in un certo senso, che mediante il lavoro l'uomo diventa più uomo. Ecco perché la laboriosità è una virtù. Ma perché la laboriosità permetta effettivamente all'uomo di diventare più uomo, occorre che essa sia sempre congiunta con l'ordine sociale del lavoro. Solo a queste condizioni, vengono salvaguardati la dignità inalienabile della persona e il valore umano e sociale dell'attività lavorativa".

Il Santo Padre ha anche ricordato che oggi ha inizio "il mese dedicato alla Madonna" ed ha auspicato che esso sia "un mese di intensa preghiera con Maria! È questo l'augurio che di cuore formulo a ciascuno di voi, carissimi Fratelli e Sorelle, raccomandandovi ancora una volta la quotidiana recita del Santo Rosario".

"Vi invito tutti" - ha concluso il Pontefice - "ad unirvi a me nel pregare per i lavoratori, e specialmente per quanti si trovano in difficoltà occupazionali. Non possiamo, poi, non intensificare la nostra fiduciosa e incessante preghiera per la pace in Terra Santa, dove ci auguriamo tornino quanto prima a convivere nella sicurezza e nella serenità i popoli israeliano e palestinese, entrambi cari al mio cuore. Ce l'ottenga l'intercessione della Vergine Santa e del suo sposo San Giuseppe, custode del Redentore".
AG/SAN GIUSEPPE/… VIS 20020502 (280)
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