Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

martedì 12 maggio 2009

INDULGENZA PLENARIA ANNO SACERDOTALE 150° MORTE VIANNEY


CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2009 (VIS). Un Comunicato reso pubblico oggi, firmato dal Cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore della Penitenzieria Apostolica e dal Vescovo Gianfranco Girotti, O.F.M.Conv., Reggente della medesima Penitenzieria, rende noto che il Santo Padre concederà a sacerdoti e fedeli l'indulgenza plenaria in occasione dell'Anno Sacerdotale, che avrà inizio il 19 giugno 2009 e si concluderà il 19 giugno 2010, indetto nella ricorrenza del 150° anniversario della morte del Santo Curato d'Ars, Giovanni Maria Vianney.

"Questo sacro periodo avrà inizio con la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. giornata di santificazione sacerdotale, quando il Sommo Pontefice celebrerà i Vespri al cospetto della sacre reliquie di San Giovanni Maria Vianney, portate a Roma dal Vescovo di Belley-Ars. Sempre il Beatissimo Padre concluderà l'Anno Sacerdotale in piazza San Pietro, alle presenza di sacerdoti provenienti da tutto il mondo, che rinnoveranno la fedeltà a Cristo e il vincolo di fraternità".

Le modalità per l'ottenimento delle indulgenze sono:

A) Ai sacerdoti veramente pentiti, che in qualsiasi giorno devotamente reciteranno almeno le Lodi mattutine o i Vespri davanti al Santissimo Sacramento, esposto alla pubblica adorazione o riposto nel tabernacolo, e, sull'esempio di San Giovanni Maria Vianney, si offriranno con animo pronto e generoso alla celebrazione dei sacramenti, soprattutto della Confessione, viene impartita misericordiosamente in Dio l'Indulgenza plenaria, che potranno anche applicare ai confratelli defunti a modo di suffragio, se, in conformità alle disposizioni vigenti, si accosteranno alla confessione sacramentale e al Convivio eucaristico, e se pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Ai sacerdoti viene inoltre concessa l'Indulgenza parziale anche applicabile ai confratelli defunti, ogni qual volta reciteranno devotamente preghiere debitamente approvate per condurre una vita santa e per adempiere santamente agli uffici a loro affidati.

B) A tutti i fedeli veramente pentiti che, in chiesa o in oratorio, assisteranno devotamente al divino Sacrificio della Messa e offriranno, per i sacerdoti della Chiesa, preghiera a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno sacerdote, e qualsiasi opera buona compiuta in quel giorno, affinché li santifichi e li plasmi secondo il Suo Cuore, è concessa l'Indulgenza plenaria, purché abbiano espiato i propri peccati con la penitenza sacramentale ed innalzato preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice: nei giorni in cui si apre e si chiude l'Anno Sacerdotale, nel giorno del 150° anniversario del pio transito di San Giovanni Maria Vianney, nel primo giovedì del mese o in qualche altro giorno stabilito dagli ordinari dei luoghi per l'utilità dei fedeli.

Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non possano uscire di casa, con l'animo distaccato da qualsiasi peccato e con l'intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l'impedimento li trattiene, verrà ugualmente elargita l'Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati, reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti, e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli, le malattie e i disagi della loro vita.

E' concessa, infine, l'Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità di vita".
PENT/DECRETO INDULGENZA/ANNO SACERDOTALE VIS 20090512 (540)

COMUNITÀ CATTOLICHE COME CANDELE ACCESE SUI LUOGHI SANTI


CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2009 (VIS). Alle 11:40 (ora locale), il Santo Padre Benedetto XVI, si è recato in automobile dal Centro Hechal Shlomo al Cenacolo, per recitare il Regina Caeli con gli Ordinari di Terra Santa.

Il Cenacolo è il luogo dell'istituzione del Sacerdozio ordinato e dei sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione. La parola latina "Coenaculum" indica di per sé il luogo dove si cena, ma più genericamente designava il piano superiore, la parte ospitale della casa. La tradizione cristiana sull'autenticità del Cenacolo è antichissima e risale alla fine del III secolo.

Al piano inferiore, c'è un cenotafio, detto "La Tomba di Davide", meta di pellegrinaggi ebraici nazionali, anche se il riferimento alla sepoltura di Davide non ha nessun fondamento storico o archeologico; l'anticamera della sala della Tomba, adibita a sinagoga, corrisponde all'antica cappella dedicata al ricordo della Lavanda dei piedi. Oggi l'edificio è proprietà dello Stato di Israele. Attraverso il chiostro del convento francescano del 1335, si accede al Museo della Shoah, in ricordo delle vittime dei campi di sterminio nazisti. E' uno dei luoghi affidati alla "Custodia di Terra Santa", dal secolo XIV dei Frati Minori Francescani.

La Provincia di Terra Santa era considerata la più importante di tutte le province francescane poiché comprendeva la terra dove Gesù Cristo nacque, visse, predicò la Buona Novella, morì e risuscitò dai morti. Secondo l'Ordine Francescano, San Francesco stesso visitò la Terra Santa e la Provincia di Terra Santa fra il 1219 ed il 1220.

Nel 1333 Roberto d'Angiò, Re di Napoli, e la moglie, Regina Sancia, incaricandone il frate Ruggero Garini, condussero dei negoziati con il Sultano dell'Egitto per acquistare il Cenacolo e per acquisire il diritto di celebrare alcuni riti nel Santo Sepolcro. Con il sostegno finanziario della Regina, il frate Garini costruì un monastero accanto al Santo Cenacolo. Trattando con le autorità musulmane, i sovrani ottennero per i francescani il diritto alla proprietà legale di alcuni santuari ed il diritto all'uso di altri. Tali avvenimenti segnarono il ritorno definitivo dei Francescani in Terra Santa.

Nel 1342 Papa Cemente VI, in due bolle, approvò l'opera dei Sovrani di Napoli e impartì l'istruzione di affidare la gestione della provincia ecclesiastica alla Custodia di Terra Santa.

I primi statuti francescani riguardanti la Terra Santa risalgono al 1377 e stabiliscono che un massimo di 20 frati servano nei Luoghi Santi del Cenacolo, del Santo Sepolcro e di Betlemme. Nel 1517 la Santa Sede conferì completa autonomia alla Custodia di Terra Santa confermandone lo stato di Provincia con speciali privilegi e particolari diritti. Dal 1558 la Custodia ha sede nel Convento del Santissimo Salvatore a Gerusalemme.

Mentre il termine Custodia di Terra Santa si riferisce alla provincia ecclesiastica, il Custode di Terra Santa è il Superiore Provinciale dei frati che vivono in Medio Oriente. La sua giurisdizione si estende ai territori di Israele, Palestina, Giordania, Libano, una parte dell'Egitto, Cipro e Rodi. Data l'importanza del suo ruolo, il Custode è direttamente nominato dalla Santa Sede, previa consultazione con i frati della Custodia. L'attuale Custode è Padre Pierbattista Pizzaballa.

"Voi rappresentate" - ha detto il Papa - "le comunità cattoliche della Terra Santa che, nella loro fede e devozione, sono come delle candele accese che illuminano i luoghi santi cristiani, onorati un tempo dalla presenza di Gesù, il nostro Dio vivente".

"Nel Cenacolo il mistero di grazia e di salvezza, del quale siamo destinatari ed anche araldi e ministri, può essere espresso solamente in termini di amore. Poiché Egli ci ha amati per primo e continua ad amarci, noi possiamo rispondere con l'amore".

"Questo amore trasformante, che è grazia e verità, ci sollecita, come individui e come comunità, a superare la tentazione di ripiegarci su noi stessi nell'egoismo o nell'indolenza, nell'isolamento, nel pregiudizio o nella paura, e a donarci generosamente al Signore ed agli altri. Ci porta come comunità cristiane ad essere fedeli alla nostra missione con franchezza e coraggio"

"L'invito alla comunione di mente e di cuore, (...) è di speciale rilevanza nella Terra Santa. Le diverse Chiese cristiane che qui si trovano rappresentano un patrimonio spirituale ricco e vario e sono un segno delle molteplici forme di interazione tra il Vangelo e le diverse culture. Esse ci ricordano anche che la missione della Chiesa è di predicare l'amore universale di Dio e di riunire da lontano e da vicino tutti quelli che sono chiamati da Lui, in modo che, con le loro tradizioni ed i loro talenti, formino l'unica famiglia di Dio".

"Nella misura in cui il dono dell'amore è accettato e cresce nella Chiesa, la presenza cristiana nella Terra Santa e nelle regioni vicine sarà viva. Questa presenza è di importanza vitale per il bene della società nel suo insieme. Le parole chiare di Gesù sull'intimo legame tra l'amore di Dio e l'amore del prossimo, sulla misericordia e sulla compassione, sulla mitezza, la pace e il perdono sono un lievito capace di trasformare i cuori e plasmare le azioni. I Cristiani nel Medio Oriente, insieme alle altre persone di buona volontà, stanno contribuendo, come cittadini leali e responsabili, nonostante le difficoltà e le restrizioni, alla promozione ed al consolidamento di un clima di pace nella diversità".

Nel rivolgersi ai Vescovi, il Papa ha detto loro: "Contate sul mio appoggio ed incoraggiamento nel fare tutto quello che è in vostro potere per aiutare i nostri fratelli e sorelle Cristiani a rimanere e ad affermarsi qui nella terra dei loro antenati ed essere messaggeri e promotori di pace".

"Da parte mia" - ha concluso il Pontefice - "rinnovo il mio appello ai nostri fratelli e sorelle di tutto il mondo a sostenere e ricordare nelle loro preghiere le comunità cristiane della Terra Santa e del Medio Oriente".

Dopo la recita del Regina Caeli, Papa Benedetto XVI si è diretto alla Concattedrale latina di Gerusalemme dove ha rivolto parole di saluto alle 300 persone lì convenute, tra cui alcune religiose contemplative. Qui il Papa ha sostato in Venerazione del Santissimo Sacramento e successivamente ha ascoltato il saluto rivoltogli dal Patriarca Latino di Gerusalemme. A sua volta il Papa ha espresso gratitudine alle religiose contemplative per le preghiere offerte per il suo ministero universale ed ha chiesto loro "con le parole del Salmista (...) di 'pregare per la pace di Gerusalemme', di pregare continuamente per la fine del conflitto che ha arrecato così grandi sofferenze ai popoli di questa regione".

Conclusa la cerimonia il Papa ha raggiunto il Patriarcato Latino di Gerusalemme dove ha consumato il pranzo con gli Ordinari di Terra Santa, gli Abati e il Seguito papale.
PV-ISRAELE/CENACOLO:CONCATT./GERUSALEMME VIS 20090512 (1100)

VISITA DI CORTESIA DUE GRAN RABBINI D'ISRAELE


CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2009 (VIS). Lasciata la spianata delle Moschee, il Santo Padre ha raggiunto il Muro Occidentale o Muro del Pianto. Alto 15 metri, è un frammento del muro di sostegno del lato occidentale della Spianata del Tempio.

Il Rabbino Capo ha letto un Salmo in ebraico ed il Santo Padre ha letto un Salmo in latino e dopo si è raccolto in preghiera silenziosa. Infine ha inserito tra le connessioni dei blocchi di pietra un foglietto con una preghiera da lui composta, come fece il Predecessore Giovanni Paolo II nel 2000.

Quindi Benedetto XVI si è diretto al Centro "Hechal Shlomo", residenza di Salomone, perché la struttura ricorda quella del Tempio di Salomone. Sede del Gran Rabbinato di Israele, ospita i Gran Rabbini sefardita e ashkenazita d'Israele e la Corte Suprema Religiosa.

"Vi sono riconoscente" - ha detto Benedetto XVI ai due Gran Rabbini Sephardi Shlomo Amar e Ashknazi Yona Metzger - "per le loro calorose parole di benvenuto e per il desiderio da loro espresso di continuare a fortificare i vincoli di amicizia che la Chiesa Cattolica e il Gran Rabbinato si sono impegnati così diligentemente a far avanzare nell'ultimo decennio. (...) Distinti Rabbini (...) Vi assicuro del mio desidero di approfondire la vicendevole comprensione e la cooperazione fra la Santa Sede, il Gran Rabbinato di Israele e il popolo Ebraico in tutto il mondo".

"Un grande motivo di soddisfazione" - ha detto ancora il Pontefice - "per me fin dall'inizio del mio pontificato è stato il frutto prodotto dal dialogo in corso tra la Delegazione della Commissione della Santa Sede per le Relazioni Religiose con gli Ebrei e il Gran Rabbinato della Delegazione di Israele per le Relazioni con la Chiesa Cattolica".

"La buona volontà dei delegati" - ha sottolineato il Papa - (...) ha anche spianato la strada per una più efficace collaborazione nella vita pubblica. Ebrei e Cristiani sono ugualmente interessati ad assicurare rispetto per la sacralità della vita umana, la centralità della famiglia, una valida educazione dei giovani, la libertà di religione e di coscienza per una società sana. Questi temi di dialogo rappresentano solo la fase iniziale di ciò che noi speriamo sarà un solido, progressivo cammino verso una migliorata reciproca comprensione".

"Nell'avvicinare le più urgenti questioni etiche dei nostri giorni" - ha rilevato Benedetto XVI - "le nostre due comunità si trovano di fronte alla sfida di impegnare a livello di ragione le persone di buona volontà, additando loro simultaneamente i fondamenti religiosi che meglio sostengono i perenni valori morali".

"Oggi ho l'opportunità di ripetere che la Chiesa Cattolica è irrevocabilmente impegnata sulla strada decisa dal Concilio Vaticano Secondo per una autentica e durevole riconciliazione fra Cristiani ed Ebrei. (...) La Chiesa continua a valorizzare il patrimonio spirituale comune a Cristiani ed Ebrei e desidera una sempre più profonda mutua comprensione e stima tanto mediante gli studi biblici e teologici quanto mediante i dialoghi fraterni".

"Confido che la nostra amicizia continui a porsi come esempio di fiducia nel dialogo per gli Ebrei e i Cristiani di tutto il mondo. Guardando ai risultati finora raggiunti, e traendo la nostra ispirazione dalle Sacre Scritture" - ha concluso il Pontefice - "possiamo con fiducia puntare ad una sempre più convinta cooperazione fra le nostre comunità - insieme con tutte le persone di buona volontà - nel condannare odio e persecuzione in tutto il mondo".

Conclusa la visita al Gran Rabbinato d'Israele il Papa si è recato al Cenacolo.
PV-ISRALE/VISITA RABBINI/GERUSALEMME VIS 20090512 (590)

INCONTRO PAPA BENEDETTO XVI E GRAN MUFTI DI GERUSALEMME


CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2009 (VIS). Questa mattina, alle 8:45, il Santo Padre Benedetto XVI è giunto alla Spianata delle Moschee di Gerusalemme, nota anche come Al-Hàram Ash-Sharìf (il nobile recinto sacro). Si tratta del luogo dove Salomone costruì il Tempio di Gerusalemme, ricostruito da Erode alla fine del I sec. A.C. e distrutto dai romani nel I secolo D.C. Sull'area sorgono due grandi moschee: La Cupola della Roccia e la Moschea Al Aqsa.

La Spianata delle Moschee è tre volte sacra; gli ebrei la ritengono il luogo dell'episodio di Abramo e di Isacco e il sito del Tempio di Salomone; i musulmani la considerano la terza meta di pellegrinaggio, dopo La Mecca e Medina; per i cristiani, infine, è il luogo della profezia di Cristo sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme.

La Cupola della Roccia (Qubbet As-Sakhra), dal tetto dorato e di forma ottagonale, è il monumento islamico più antico in Terra Santa, ancora intatto. La prima moschea, edificata nel 640 venne sostituita nell'897 dall'attuale luogo di culto. Nel secolo XII venne trasformata dai crociati in chiesa cristiana con nome di "Templum Domini", e da qui origina l'ordine cavalleresco dei Templari. Il tempio ritornò al culto musulmano con Saladino, nel 1187. Al centro dell'edificio sontuosamente decorato, sorge la Roccia sacra, sulla quale ha pregato Muhammad prima di intraprendere il suo viaggio verso il Cielo.

La Moschea di Al-Aqsa, che in arabo significa "la più remota", sarebbe, secondo la tradizione musulmana, il luogo più lontano dalla mecca dove Muhammad sarebbe stato miracolosamente trasportato nella notte di "Al-Qadr", del destino, in arabo. La costruzione risale agli inizi del secolo VIII, distrutta completamente da tre terremoti, divenne la sede dei Templari per tornare al culto islamico con Saladino. Nel corso dell'ultimo restauro nel 1938, il Re Faruk d'Egitto rinnovò il soffitto e Mussolini donò le colonne in marmo di Carrara che sorreggono gli archi interni.

Alle 9:00 il Santo Padre è arrivato alla Cupola della Roccia dove erano ad attenderlo il Gran Muftì Muhammad Ahmad Husayn, suprema autorità giuridico-religiosa di Gerusalemme e del popolo arabo musulmano in Palestina ed il Presidente del Consiglio dei Beni religiosi islamici (Waqf). Dopo una breve visita il Papa è stato accompagnato all'edificio di "Al-Kubbah Al-Nahawiyya", dove erano ad attenderlo gli alti Rappresentanti della comunità islamica.

"La Cupola della Roccia" - ha detto il Papa - "conduce i nostri cuori e le nostre menti a riflettere sul mistero della creazione e sulla fede di Abramo. Qui le vie delle tre grandi religioni monoteiste mondiali si incontrano, ricordandoci quello che esse hanno in comune. Ciascuna crede in un solo Dio, creatore e regolatore di tutto. Ciascuna riconosce Abramo come proprio antenato, un uomo di fede al quale Dio ha concesso una speciale benedizione. Ciascuna ha raccolto schiere di seguaci nel corso dei secoli ed ha ispirato un ricco patrimonio spirituale, intellettuale e culturale".

"In un mondo tristemente lacerato da divisioni, questo sacro luogo è uno stimolo e costituisce inoltre una sfida per uomini e donne di buona volontà ad impegnarsi per superare incomprensioni e conflitti del passato e a porsi sulla via di un dialogo sincero finalizzato alla costruzione di un mondo di giustizia e di pace per le generazioni che verranno".

"Poiché gli insegnamenti delle tradizioni religiose riguardano ultimamente la realtà di Dio, il significato della vita ed il destino comune dell' umanità - vale a dire, tutto ciò che è per noi molto sacro e caro - può esserci la tentazione di impegnarsi in tale dialogo con riluttanza o ambiguità circa le sue possibilità di successo. Possiamo tuttavia cominciare col credere che l'Unico Dio è l'infinita sorgente della giustizia e della misericordia, perché in Lui entrambe esistono in perfetta unità. Coloro che confessano il suo nome hanno il compito di impegnarsi decisamente per la rettitudine pur imitando la sua clemenza, poiché ambedue gli atteggiamenti sono intrinsecamente orientati alla pacifica ed armoniosa coesistenza della famiglia umana".

"La fedeltà all'Unico Dio, il Creatore, l'Altissimo" - ha sottolineato il Santo Padre - "conduce a riconoscere che gli esseri umani sono fondamentalmente collegati l'uno all'altro, perché tutti traggono la loro propria esistenza da una sola fonte e sono indirizzati verso una meta comune. Marcati con l'indelebile immagine del divino, essi sono chiamati a ricoprire un ruolo attivo nell'appianare le divisioni e nel promuovere la solidarietà umana. Questo pone una grave responsabilità su di noi. Coloro che onorano l'Unico Dio credono che Egli riterrà gli esseri umani responsabili delle loro azioni. I Cristiani affermano che i doni divini della ragione e della libertà stanno alla base di questa responsabilità. La ragione apre la mente per comprendere la natura condivisa e il destino comune della famiglia umana, mentre la libertà spinge il cuore ad accettare l'altro e a servirlo nella carità".

"Cari Amici, sono venuto a Gerusalemme in un pellegrinaggio di fede. Ringrazio Dio per questa occasione che mi è data di incontrarmi con voi come Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro, ma anche come figlio di Abramo, nel quale 'tutte le famiglie della terra si diranno benedette'. Vi assicuro che è ardente desiderio della Chiesa di cooperare per il benessere dell'umana famiglia. Essa fermamente crede che la promessa fatta ad Abramo ha una portata universale, che abbraccia tutti gli uomini e le donne indipendentemente dalla loro provenienza o da loro stato sociale".

"Mentre Musulmani e Cristiani continuano il dialogo rispettoso che già hanno iniziato" - ha concluso Benedetto XVI - "prego affinché essi possano esplorare come l'Unicità di Dio sia inestricabilmente legata all'unità della famiglia umana. (...) Riflettendo sul misterioso dono dell'autorivelazione di Dio, possano tutti coloro che vi aderiscono continuare a tenere lo sguardo fisso sulla sua bontà assoluta, mai perdendo di vista come essa sia riflessa sul volto degli altri".

Al termine del suo discorso, il Santo padre si è recato al Muro Occidentale, detto comunemente "Muro del Pianto".
PV-ISRAELE/SPIANATA MOSCHEE/GERUSALEMME VIS 20090512 (970)

INTERVENTO SCEICCO NON COMPROMETTA DIALOGO RELIGIONI


CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2009 (VIS). Questo pomeriggio, dopo l'incontro del Santo Padre Benedetto XVI con i rappresentanti di alcune Organizzazioni per il dialogo interreligioso nell'Auditorium del "Notre Dame of Jerusalem Centre", da Gerusalemme, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"L'intervento dello sceicco Tayssir Attamimi non era previsto dagli organizzatori dell'incontro. In un evento dedicato al dialogo, tale intervento è stato una negazione del dialogo. Ci si augura che questo incidente non comprometta la missione del Papa diretta a promuovere la pace e il dialogo tra le religioni, come egli ha chiaramente affermato in molti discorsi di questo viaggio. Ci si augura anche che il dialogo interreligioso nella Terra Santa non venga compromesso da questo incidente".
OP/DIALOGO INTERRELIGIOSO/LOMBARDI VIS 20090512 (140)

NON SIANO MAI NEGATE SOFFERENZE VITTIME OLOCAUSTO


CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2009 (VIS). Alle 17:30 (ora locale) di questo pomeriggio il Santo Padre Benedetto XVI è giunto al Memoriale "Yad Vashem" (Yad: Memoriale; Shem: Nome), l'Autorità della Memoria dei Martiri e degli Eroi dell'Olocausto, creata nel 1953 per onorare le memoria dei sei milioni di Ebrei vittime dell'Olocausto.

Questa istituzione statale si compone di due musei, di sale espositive, di monumenti all'aperto, e di centri di documentazione e informazione. Il nome del Centro si ispira al Libro di Isaia dove Dio afferma: "Io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un monumento e un nome… darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato" (Is 56,5).

Oltre la Sala della Memoria, vi sono altri monumenti dedicati alla memoria come il Mausoleo dei Bambini, tributo al milione e mezzo circa di bambini morti nell'Olocausto. La Valle delle Comunità, monumento scavato nella roccia che commemora le oltre 5.000 comunità ebraiche che furono distrutte e la Via ed il Giardino dei Giusti fra le Nazioni, che onora i non ebrei che salvarono gli ebrei durante l'Olocausto.

Al suo arrivo il Papa ha percorso a piedi il perimetro del Memoriale per raggiungere l'ingresso d'onore della Sala della Rimembranza, dove erano ad attenderlo il Presidente della Repubblica Shimon Peres ed il Rabbino Presidente del Consiglio di Yad Vashem.

La "Sala della Memoria" è una struttura a forma di tenda sul cui pavimento sono incisi i nomi di sei campi di sterminio e di tutti i campi di concentramento. Di fronte al monumento della Fiamma Perpetua si trovano alcune urne contenenti le ceneri di numerose vittime dei campi di concentramento.

Benedetto XVI ha ravvivato la fiamma perpetua e ha deposto una corona di fiori, quindi ha pronunciato un discorso. Erano presenti sei sopravvissuti dell'Olocausto.

"Sono giunto qui" - ha detto il Papa - "per soffermarmi in silenzio davanti a questo monumento, eretto per onorare la memoria dei milioni di ebrei uccisi nell'orrenda tragedia della 'Shoah'. Essi persero la propria vita, ma non perderanno mai i loro nomi: questi sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia, e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l'umanità. I loro nomi, in particolare e soprattutto, sono incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente".

"Uno può derubare il vicino dei suoi possedimenti, delle occasioni favorevoli o della libertà. Si può intessere una insidiosa rete di bugie per convincere altri che certi gruppi non meritano rispetto. E tuttavia, per quanto ci si sforzi, non si può mai portar via il 'nome' di un altro essere umano".

"I nomi custoditi in questo venerato monumento avranno per sempre un sacro posto fra gli innumerevoli discendenti di Abraham. Come avvenne per Abraham, anche la loro fede fu provata. Come per Giacobbe, anch'essi furono immersi nella lotta fra il bene e il male, mentre lottavano per discernere i disegni dell'Onnipotente. Possano i nomi di queste vittime non perire mai! Possano le loro sofferenze non essere mai negate, sminuite o dimenticate! E possa ogni persona di buona volontà vigilare per sradicare dal cuore dell'uomo qualsiasi cosa capace di portare a tragedie simili a questa!".

"La Chiesa Cattolica" - ha proseguito il Pontefice - "impegnata negli insegnamenti di Gesù e protesa ad imitarne l'amore per ogni persona, prova profonda compassione per le vittime qui ricordate. Alla stessa maniera, essa si schiera accanto a quanti oggi sono soggetti a persecuzioni per causa della razza, del colore, della condizione di vita o della religione - le loro sofferenze sono le sue e sua è la loro speranza di giustizia. Come Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro, ribadisco - come i miei predecessori - l'impegno della Chiesa a pregare e ad operare senza stancarsi per assicurare che l'odio non regni mai più nel cuore degli uomini. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe è il Dio della pace".

"Fissando lo sguardo sui volti riflessi nello specchio d'acqua che si stende silenzioso all'interno di questo memoriale, non si può fare a meno di ricordare come ciascuno di loro rechi un nome. Posso soltanto immaginare la gioiosa aspettativa dei loro genitori (...). Quale nome daremo a questo figlio? Chi avrebbe potuto immaginare che sarebbero stati condannati ad un così lacrimevole destino! Mentre siamo qui in silenzio, il loro grido echeggia ancora nei nostri cuori. È un grido che si leva contro ogni atto di ingiustizia e di violenza. È una perenne condanna contro lo spargimento di sangue innocente. È il grido di Abele che sale dalla terra verso l'Onnipotente".

"Nel professare la nostra incrollabile fiducia in Dio, diamo voce a quel grido con le parole del Libro delle Lamentazioni, così cariche di significato sia per gli ebrei che per i cristiani: "Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie; si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà; 'mia parte è il Signore - io esclamo -, per questo in lui spero'. Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca. è bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore".

"Cari Amici, sono profondamente grato a Dio e a voi per l'opportunità che mi è stata data di sostare qui in silenzio: un silenzio per ricordare, un silenzio per sperare".

Successivamente il Santo Padre ha apposto la firma nel Libro d'onore di Yad Vashem, dove ha scritto la frase del Libro delle Lamentazioni: "Non sono esaurite le sue misericordie". Un coro e le Autorità che l'avevano accolto all'arrivo hanno salutato il Papa che, preso congedo, si è recato in autovettura al Pontificio Istituto Notre Dame di Gerusalemme.
PV-ISRAELE/YAD VASHEM/GERUSALEMME VIS 20090512 (940)

LA PACE CHE NASCE DALLA GIUSTIZIA RITORNI IN TERRA SANTA


CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2009 (VIS). Alle 16:15 di oggi pomeriggio il Santo Padre ha reso una visita di cortesia al Presidente dello Stato di Israele, Signor Shimon Peres nel Palazzo Presidenziale di Gerusalemme.

Dopo le parole del Presidente Peres, il Papa ha pronunciato il suo discorso. "Il mio pellegrinaggio ai Luoghi Santi è un pellegrinaggio di preghiera in favore del dono prezioso dell'unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l'umanità" - ha detto il Papa - "In verità, ogni giorno prego affinché la pace che nasce dalla giustizia ritorni in Terra Santa e nell'intera regione, portando sicurezza e rinnovata speranza per tutti".

"La pace è prima di tutto un dono divino" - ha ribadito il Pontefice e rivolgendosi specialmente ai leader religiosi presenti ha affermato: "Il contributo particolare delle religioni nella ricerca della pace si fonda primariamente sulla ricerca appassionata e concorde di Dio".

"I leader religiosi" - ha proseguito il Pontefice - "devono essere coscienti che qualsiasi divisione o tensione, ogni tendenza all'introversione o al sospetto fra credenti o tra le nostre comunità può facilmente condurre ad una contraddizione che oscura l'unicità dell'Onnipotente, tradisce la nostra unità e contraddice l'Unico che rivela se stesso come 'ricco di amore e di fedeltà'".

"Sicurezza, integrità, giustizia e pace: nel disegno di Dio per il mondo esse sono inseparabili" - ha detto ancora il Santo Padre - "Vi è una via soltanto per proteggere e promuovere tali valori: esercitarli! viverli! Nessun individuo, nessuna famiglia, nessuna comunità o nazione è esente dal dovere di vivere nella giustizia e di operare per la pace".

"I valori e i fini autentici di una società, che sempre tutelano la dignità umana, sono indivisibili, universali e interdipendenti. Non si possono pertanto realizzare quando cadono preda di interessi particolari o di politiche frammentarie. Il vero interesse di una nazione viene servito mediante il perseguimento della giustizia per tutti".

"Per concludere" - ha detto infine il Papa - "desidero rivolgermi alle comuni famiglie di questa città, di questa terra. Quali genitori vorrebbero mai violenza, insicurezza o divisione per il loro figlio o per la loro figlia? Quale umano obiettivo politico può mai essere servito attraverso conflitti e violenze? Odo il grido di quanti vivono in questo Paese che invocano giustizia, pace, rispetto per la loro dignità, stabile sicurezza, una vita quotidiana libera dalla paura di minacce esterne e di insensata violenza".

"So che un numero considerevole di uomini, donne e giovani stanno lavorando per la pace e la solidarietà con programmi culturali e iniziative di sostegno pratico e compassionevole; umili abbastanza per perdonare, essi hanno il coraggio di tener stretto il sogno che è loro diritto".
PV-ISRAELE/VISITA PRESIDENTE/GERUSALEMME VIS 20090512 (450)
Copyright © VIS - Vatican Information Service