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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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mercoledì 23 gennaio 2008

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 23 GEN. 2008 (VIS). Il Santo Padre ha nominato Don Tarcisio Scaramussa, S.D.B., finora Consigliere Generale dei Salesiani a Roma, Vescovo Ausiliare di São Paulo (superficie: 1.645; popolazione: 7.060.750; cattolici: 5.215.000; sacerdoti. 941; religiosi: 2.825; diaconi permanenti: 30), Brasile. Il Vescovo eletto è nato nel 1959 a Prosperidade (Brasile), ha emesso la prima professione nella Società Salesiana di San Giovanni Bosco nel 1969 ed i voti perpetui nel 1977.
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UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 23 GEN. 2008 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto ieri in udienza il Cardinale Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".
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LETTERA DI BENEDETTO XVI COMPITO URGENTE EDUCAZIONE


CITTA' DEL VATICANO, 23 GEN. 2008 (VIS). Oggi è stata resa pubblica un Lettera del Santo Padre indirizzata alle Diocesi e alla Città di Roma sul compito urgente dell'educazione.

 Al termine della preghiera dell'Angelus Domini di domenica scorsa, in occasione della Giornata della scuola cattolica della Diocesi di Roma, il Santo Padre ha esortato i genitori, i professori, i presidi e gli alunni delle scuole cattoliche, a "perseverare, nonostante le difficoltà, nell'importante compito di porre il Vangelo al centro di un progetto educativo che punti alla formazione integrale della persona umana".

  Nella Lettera, datata 21 gennaio, il Santo Padre Benedetto XVI scrive che l'educazione "oggi sembra diventare sempre più difficile. (...) Si parla perciò di una grande 'emergenza educativa', confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. (...) Si parla inoltre di una 'frattura fra le generazioni', che certamente esiste e pesa, ma che è l'effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori".

  "È forte certamente" - ha sottolineato il Pontefice - "sia tra i genitori che tra gli insegnanti e in genere tra gli educatori, la tentazione di rinunciare, e ancor prima il rischio di non comprendere nemmeno quale sia il loro ruolo (...). In realtà sono in questione non soltanto le responsabilità personali degli adulti o dei giovani, (...) ma anche un'atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita".

  "Non temete!" - ha esclamato il Papa - "Tutte queste difficoltà, infatti, non sono insormontabili. (...) Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale".

  "Quando però sono scosse le fondamenta e vengono a mancare le certezze essenziali, il bisogno di quei valori torna a farsi sentire in modo impellente: così, in concreto, aumenta oggi la domanda di un'educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori (...); la chiedono tanti insegnanti (...); la chiede la società nel suo complesso (...); gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita".

  "Cari fratelli e sorelle, per rendere più concrete queste mie riflessioni, può essere utile individuare alcune esigenze comuni di un'autentica educazione. Essa ha bisogno anzitutto di quella vicinanza e di quella fiducia che nascono dall'amore".

  "Sarebbe dunque una ben povera educazione quella che si limitasse a dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita".

  Il punto forse più delicato dell'opera educativa, sottolinea il Pontefice è "trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina", spiegando che: "Il rapporto educativo è pero anzitutto l'incontro di due libertà e l'educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà. (...) dobbiamo dunque accettare il rischio della libertà, rimanendo sempre attenti ad aiutarlo a correggere idee e scelte sbagliate".

  "L'educazione non può dunque fare a meno di quell'autorevolezza che rende credibile l'esercizio dell'autorità. Essa è frutto di esperienza e competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita", scrive ancora il Pontefice sottolineando anche quanto "nell'educazione sia decisivo il senso di responsabilità (...) in primo luogo personale, ma c'è anche una responsabilità che condividiamo insieme, come cittadini di una stessa città e di una nazione, come membri della famiglia umana e, se siamo credenti, come figli di un unico Dio e membri della Chiesa".

  "Di fatto le idee, gli stili di vita, le leggi" - scrive ancora il Pontefice - "gli orientamenti complessivi della società in cui viviamo, e l'immagine che essa dà di se stessa attraverso i mezzi di comunicazione, esercitano un grande influsso sulla formazione delle nuove generazioni, per il bene ma spesso anche per il male. (...) La società però non è un'astrazione; alla fine siamo noi stessi, tutti insieme, con gli orientamenti, le regole e i rappresentanti che ci diamo, sebbene siano diversi i ruoli e le responsabilità di ciascuno".

  Infine il Papa fa riferimento alla speranza - tema della ultima Lettera Enciclica -
come "anima dell'educazione" e segnala che: "Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini 'senza speranza e senza Dio in questo mondo'".

  "Alla radice della crisi dell'educazione" - conclude il Pontefice - "c'è infatti una crisi di fiducia nella vita. La speranza che si rivolge a Dio non è mai speranza solo per me, è sempre anche speranza per gli altri: non ci isola, ma ci rende solidali nel bene, ci stimola ed educarci reciprocamente alla verità e all'amore".
BXVI-LETTERA/EDUCAZIONE/...                       VIS 20080123 (810)


PREGHIERA STA NEL CUORE STESSO TUTTO CAMMINO ECUMENICO

CITTA' DEL VATICANO, 23 GEN. 2008 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell'Udienza Generale di oggi alla Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, in corso dal 18 al 25 gennaio prossimo, festa della Conversione dell'Apostolo Paolo.

  "I cristiani della varie Chiese e Comunità ecclesiali" - ha spiegato il Papa alle migliaia di persone riunite nell'Aula Paolo VI - "si uniscono in questi giorni in una corale invocazione per chiedere al Signore Gesù il ristabilimento della piena unità tra tutti i suoi discepoli. (...) Chiedendo la grazia dell'unità, i cristiani si uniscono alla preghiera stessa di Cristo e si impegnano ad operare attivamente perché l'intera umanità lo accolga e lo riconosca come solo Pastore ed unico Signore, e possa così sperimentare la gioia del suo amore".

  Tracciando a grandi linee la storia dell'istituzione della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, che quest'anno ha per tema: "Pregate continuamente (1 Ts 5, 17)", il Papa ha ricordato che la Settimana di quest'anno "assume un valore e un significato particolari perché ricorda i cento anni dal suo inizio. Infatti fu proprio nel 1908 che Padre Paul Wattson, anglicano americano entrato poi nella comunione della Chiesa cattolica, "lanciò l'idea profetica di un ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani". L'appello a pregare per l'unità fu poi esteso, nel 1916, all'intera Chiesa cattolica grazie all'intervento di Papa Benedetto XV e, negli anni sessanta del ventesimo secolo, "Quando poi soffiò il vento profetico del Concilio Vaticano II si avvertì ancor più l'urgenza dell'unità".

  Al Concilio Vaticano II si deve il decreto sull'ecumenismo "Unitatis redintegratio", nel quale, ha ricordato il Papa, "vengono sottolineati con forza il ruolo e l'importanza della preghiera per l'unità. La preghiera, (...), sta nel cuore stesso di tutto il cammino ecumenico".

  "Grazie proprio a questo ecumenismo spirituale - santità della vita, conversione del cuore, preghiere private e pubbliche - la comune ricerca dell'unità ha registrato in questi decenni un grande sviluppo, che si è diversificato in molteplici iniziative: dalla reciproca conoscenza al contatto fraterno fra membri di diverse Chiese e Comunità ecclesiali,  da conversazioni sempre più amichevoli a collaborazioni in vari campi, dal dialogo teologico alla ricerca di concrete forme di comunione e di collaborazione".

  "Il Concilio" - ha ricordato ancora il Pontefice - "pone l'accento sulla preghiera comune (...). E ciò perché, nella preghiera comune, le comunità cristiane si pongono insieme di fronte al Signore e, prendendo coscienza delle contraddizioni generate dalla divisione, manifestano la volontà di ubbidire alla sua volontà ricorrendo fiduciosi al suo onnipotente soccorso. (...) La preghiera comune non è quindi un atto volontaristico o puramente sociologico, ma è espressione della fede che unisce tutti i discepoli di Cristo".

  "E' la consapevolezza dei nostri limiti umani che ci spinge all'abbandono fiducioso nelle mani del Signore. A ben vedere, il senso profondo di questa Settimana di Preghiera è proprio quello di appoggiarsi saldamente sulla preghiera di Cristo, che nella sua Chiesa continua a pregare perché 'tutti siano una cosa sola... perchè il mondo creda...' (Gv 17,21".

 "Oggi sentiamo fortemente il realismo di queste parole" - ha concluso il Pontefice - "Il mondo soffre per l'assenza di Dio, per l'inaccessibilità di Dio, ha desiderio di conoscere il volto di Dio. Ma come potrebbero e possono gli uomini di oggi, conoscere questo volto di Dio nel volto di Gesù Cristo, se noi cristiani siamo divisi, se uno insegna contro l'altro, se uno sta contro l'altro? Solo nell'unità possiamo mostrare realmente a questo mondo - che ne ha bisogno - il volto di Dio, il volto di Cristo".
AG/SETTIMANA PREGHIERA UNITÀ CRISTIANI/...               VIS 20080123 (540)


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