Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

giovedì 21 marzo 2002

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 21 MAR. 2002 (VIS). Il Santo Padre ha trasferito il Vescovo Romulo Emiliani Sánchez, CMF, dall'ufficio di Vicario Apostolico di Darién in Panama, nominandolo Vescovo Ausiliare della Diocesi di San Pedro Sula (superficie: 8.465; popolazione: 1.500.000; cattolici: 1.000.000; sacerdoti: 88; religiosi: 184), Honduras.
NEA/…/EMILIANI VIS 20020321 (50)

UDIENZE


CITTA' DEL VATICANO, 21 MAR. 2002 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienze separate:

- Il Cardinale Ignace Moussa I Daoud, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.
- L'Arcivescovo Joseph Chennoth, Nunzio Apostolico nella Repubblica Centroafricana e in Ciad.
- Il Cardinale Camillo Ruini, Suo Vicario Generale per la Diocesi di Roma e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
AP/…/… VIS 20020321 (70)

CARDINALE HOYOS SUI PROBLEMI DI ABUSO SESSUALE E PEDOFILIA


CITTA' DEL VATICANO, 21 MAR. 2002 (VIS). Nel corso della conferenza stampa di presentazione della "Lettera del Santo Padre Giovanni Paolo II ai sacerdoti per il Giovedì Santo 2002", il Cardinale Darío Castrillón Hoyos, Prefetto della Congregazione per il Clero, ha trattato dei problemi riguardanti l'abuso sessuale e la pedofilia.

Di seguito riportiamo per intero il suo intervento in merito:

"Con riguardo al problema degli abusi sessuali e casi di pedofilia, mi permetto di dare una sola ed unica risposta".

"Nell'ambiente di pansessualismo e libertinaggio sessuale creatosi nel mondo, alcuni preti, anch'essi uomini di questa cultura, hanno commesso il gravissimo delitto dell'abuso sessuale".

"Vorrei fare due rilievi:

"1. Non c'è ancora un'accurata statistica comparativa con riguardo ad altre professioni, medici, psichiatri, psicologi, educatori, sportivi, giornalisti, politici o ad altre categorie comuni, inclusi genitori e parenti. Da quel che sappiamo, risulta da uno studio ? tra gli altri ? pubblicato nel Libro del Professor Philip Jenkins della 'Pensylvania State University', che circa il 3% del clero americano avrebbe tendenze all'abuso dei minori e lo 0,3% del clero stesso sarebbe pedofilo".

"2. Nel momento in cui la morale sessuale cristiana e l'etica sessuale civile hanno sofferto un notevole rilassamento mondiale, paradossalmente ma anche fortunatamente, si è sviluppato, in non pochi paesi, un senso di rigetto ed una sensibilità congiunturale con riguardo alla pedofilia, con ripercussioni penali ed economiche per risarcimento di danni".

"Qual è l'atteggiamento della Chiesa Cattolica?"

"La Chiesa ha difeso sempre la morale pubblica ed il bene comune ed è intervenuta in difesa della santità di vita dei sacerdoti, stabilendo con le sue pene canoniche sanzioni per questi crimini".

"La Chiesa non ha mai trascurato il problema degli abusi sessuali soprattutto di Ministri sacri, non solo verso i fedeli in genere ma in specie verso i minori, per i quali è prioritario il compito di educare alla fede e al progetto morale cristiano (cfr. la storia delle Congregazioni dedite all'educazione e alla promozione umana).

"Già nel Codice di Diritto Canonico del 1917, il canone 2359, paragrafo 2, recitava: 'Si delictum admiserint contra sextum decalogi praeceptum cum minoribus infra aetatem sexdecim annorum (...) suspendantur, infames declarentur, quolibet officio, beneficio, dignitate, munere, si quod habeant, priventur, et in casibus gravioribus deponantur'".

"Nel Codice di Diritto Canonico riformato del 1983 c'è un riferimento preciso al nostro problema nel canone 1395, paragrafo 2 ('Il chierico che abbia commesso altri delitti contro il sesto precetto del Decalogo, se invero il delitto sia stato compiuto con un minore al di sotto dei 16 anni, sia punito con giuste pene, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, se il caso lo comporti') e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali del 1990, nel canone 1435, paragrafo 1".

"Più recentemente il Santo Padre Giovanni Paolo II ha deplorato la gravità di questi comportamenti richiamando fermamente i Vescovi e i Sacerdoti alla vigilanza nella fedeltà all'impegno di esemplarità morale, sia scrivendo e parlando ai Vescovi degli Stati Uniti d'America, sia nell'Esortazione apostolica 'Ecclesia in Oceania' dove dichiara: 'In alcune parti dell'Oceania, abusi sessuali da parte di sacerdoti e di religiosi sono stati causa di grandi sofferenze e di danno spirituale per le vittime. È stato pure un grave danno alla vita della Chiesa ed è divenuto un ostacolo all'annuncio del Vangelo. I Padri del Sinodo hanno condannato ogni genere di abusi sessuali come pure ogni forma di abuso di potere, sia all'interno della Chiesa che più in generale nella società. L'abuso sessuale all'interno della Chiesa è una profonda contraddizione all'insegnamento ed alla testimonianza di Gesù Cristo. I Padri sinodali hanno espresso le loro scuse incondizionate alle vittime per il dolore e la delusione causati loro. La Chiesa in Oceania è alla ricerca di giuste procedure per rispondere alle lagnanze in tale ambito, ed è impegnata in modo inequivocabile nel provvedere alla cura compassionevole ed efficace per le vittime, le loro famiglie, l'intera comunità e i colpevoli stessi.' (n. 49)".

"Il Santo Padre poi ha pubblicato, il 30 aprile del 2001, la Lettera Apostolica 'Sacramentorum sanctitatis tutela' con le 'Normae de gravioribus delictis Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis' dove si riserva alla Congregazione per la Dottrina della Fede la competenza su una serie di gravi delitti contro la santità dei Sacramenti e contro la specifica missione educativa dei Ministri sacri verso i giovani, tra i quali la pedofilia".

"La Congregazione per la Dottrina della Fede, assumendo questa speciale competenza, ha inviato un'apposita lettera ai Vescovi di tutto il mondo e li accompagna nella presa di responsabilità davanti a fatti così gravi, sia per evitare il rischio di una qualche trascuratezza, sia per un maggior raccordo e coordinamento tra le Chiese locali e il centro di governo della Chiesa universale, al fine di ottenere un atteggiamento omogeneo da parte delle Chiese locali pur rispettando la diversità delle situazioni e delle persone".

"Con le vecchie norme, si poteva parlare di pedofilia se un chierico aveva un comportamento delittuoso di questo genere con un minore di meno di 16 anni. Ora questo limite di età è stato innalzato a 18 anni. Inoltre per questo tipo di delitto è stata prolungata la prescrizione a dieci anni ed è stato stabilito che scatti a partire dal compimento dei 18 anni della vittima a prescindere da quando abbia subito l'abuso".

"Nella normativa c'è anche un elemento, diciamo così, garantista. Serve ad allontanare i pericoli che vinca la cultura del sospetto. Si prevede un vero, regolare processo per accertare i fatti, per confermare le prove della colpevolezza davanti ad un tribunale. Certamente si insiste sulla rapidità del processo. Ma si insiste anche sulle indagini previe che permettono di prendere dei provvedimenti cautelativi che impediscano all'individuo sospettato di recare ulteriori danni".

"I provvedimenti ed i processi devono garantire la preservazione della santità della Chiesa, il bene comune ed i diritti e delle vittime e dei colpevoli".

"Le leggi della Chiesa sono serie e severe e sono concepite dentro la tradizione, già apostolica, di trattare le cose interne all'interno, il che non significa nell'ordine pubblico esterno, di sottrarsi a qualsiasi ordinamento civile vigente nei diversi paesi, salvo sempre il caso del sigillo sacramentale o del segreto vincolato all'esercizio del ministero episcopale ed al bene comune pastorale".
OP/ABUSI:PEDOFILIA/CASTRILLÓN HOYOS VIS 20020321 (1040)

LETTERA GIOVANNI PAOLO II AI SACERDOTI PER GIOVEDì SANTO 2002


CITTA' DEL VATICANO, 21 MAR. 2002 (VIS). Questa mattina è stato reso pubblico il testo della tradizionale Lettera del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Sacerdoti per il Giovedì Santo 2002. Quest'anno il Messaggio ha per tema il Sacramento della Riconciliazione, la mancanza di pace nel mondo e i "peccati di alcuni nostri fratelli che hanno tradito la grazia ricevuta con l'Ordinazione, cedendo anche alle peggiori manifestazioni del 'mysterium iniquitatis' che opera nel mondo".

La Lettera ai Sacerdoti, pubblicata in diverse lingue, è stata firmata dal Santo Padre in data 17 marzo, Quinta Domenica di Quaresima.

Di seguito riportiamo alcuni estratti del Documento di diciannove pagine:

"Nella gioiosa ri-meditazione di questo dono, vorrei quest'anno intrattenermi con voi su un aspetto della nostra missione, sul quale già l'anno scorso, in questa circostanza, richiamai la vostra attenzione. Ritengo che esso meriti di essere ulteriormente approfondito. Mi riferisco alla missione che il Signore ci ha dato di rappresentarlo non solo nel Sacrificio eucaristico, ma anche nel sacramento della Riconciliazione".

"Ci ricorda, a tal proposito, il Catechismo della Chiesa Cattolica: 'L'Eucaristia non può unirci a Cristo senza purificarci, nello stesso tempo, dai peccati commessi e preservarci da quelli futuri' (n. 1393) (…). 'L'Eucaristia - ci dice ancora il Catechismo - non è ordinata al perdono dei peccati mortali. Questo è proprio del sacramento della Riconciliazione. (…) 'chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione' (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1385)".

"Nel ricordare questa verità, sento il desiderio, miei cari Fratelli nel sacerdozio, di invitarvi caldamente, come ho già fatto lo scorso anno, a riscoprire personalmente e a far riscoprire la bellezza del sacramento della Riconciliazione. Esso per diversi motivi soffre da alcuni decenni di una certa crisi, alla quale più di una volta mi sono riferito, volendo che su di essa riflettesse perfino un Sinodo di Vescovi, le cui indicazioni ho poi raccolto nell'Esortazione apostolica 'Reconciliatio et paenitentia'. (…) Una tale riscoperta è sicuramente favorita dall'esigenza di comunicazione personale, oggi resa sempre più difficile dai ritmi frenetici della società tecnologica, ma proprio per questo sentita sempre di più come un bisogno vitale. Certo, a questo bisogno si può venire incontro in vari modi. Ma come non riconoscere che il sacramento della Riconciliazione, pur non confondendosi con le varie terapie di tipo psicologico, offre quasi per sovrabbondanza una risposta significativa anche a questa esigenza? Lo fa mettendo il penitente in rapporto con il cuore misericordioso di Dio attraverso il volto amico di un fratello".

"A tal proposito, desidero ribadire che la celebrazione personale è la forma ordinaria di amministrazione di questo Sacramento, e solo in 'casi di grave necessità', è legittimo ricorrere alla forma comunitaria con confessione e assoluzione collettiva. Sono ben note le condizioni richieste per tale genere di assoluzione, ricordando comunque che mai si è esonerati dalla successiva confessione individuale dei peccati gravi, che i fedeli devono impegnarsi a fare perché sia valida l'assoluzione (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n.1483)".

"Collocati come siamo nelle realtà pastorali più diverse, ci può talvolta scoraggiare o demotivare il fatto che, alla vita sacramentale, tanti cristiani non solo non prestino la debita attenzione, ma spesso, quando si accostano ai Sacramenti, lo facciano in modo superficiale. (…) Il confessore non mancherà di valersi dell'incontro sacramentale per tentare di portare il penitente ad intravedere in qualche modo la condiscendenza misericordiosa di Dio, che a lui tende la sua mano non per colpirlo ma per salvarlo".

"Questo cammino della salvezza, espresso in modo così chiaro nell'episodio di Zaccheo, deve offrirci, carissimi Sacerdoti, l'orientamento per svolgere con sapiente equilibrio pastorale il nostro difficile compito nel ministero delle confessioni. Da sempre esso risente delle opposte spinte di due eccessi: il 'rigorismo' e il 'lassismo'. (…) Occorre essere sempre attenti a mantenere il giusto equilibrio per non incorrere in nessuno di questi due estremi. Il 'rigorismo' schiaccia e allontana. Il 'lassismo' diseduca ed illude".

"Di qui anche la necessità di 'una adeguata preparazione del confessore' alla celebrazione di questo Sacramento. (…) Facciamoci poi scrupolo di tenere veramente aggiornata la nostra formazione teologica, soprattutto in considerazione delle nuove sfide etiche, restando sempre ancorati al discernimento del magistero della Chiesa. Succede a volte, su nodi etici di attualità, che i fedeli escano dalla confessione con idee piuttosto confuse, anche perché 'non trovano nei confessori la stessa linea di giudizio'".

La Lettera termina con queste parole: "Carissimi Sacerdoti! Vogliate sentirmi particolarmente vicino a voi, mentre vi raccogliete intorno ai vostri Vescovi, in questo Giovedì Santo dell'anno 2002. Abbiamo tutti vissuto un rinnovato slancio ecclesiale all'alba del nuovo millennio, all'insegna del 'ripartire da Cristo'. Era desiderio di tutti che ciò coincidesse con un nuovo tempo di fraternità e di pace per l'intera umanità. Abbiamo visto invece scorrere nuovo sangue. Siamo stati ancora testimoni di guerre. Sentiamo con angoscia la tragedia della divisione e dell'odio che devastano i rapporti tra i popoli".

"In questo momento, inoltre, in quanto sacerdoti, noi siamo personalmente scossi nel profondo dai peccati di alcuni nostri fratelli che hanno tradito la grazia ricevuta con l'Ordinazione, cedendo anche alle peggiori manifestazioni del 'mysterium iniquitatis' che opera nel mondo. Sorgono così scandali gravi, con la conseguenza di gettare una pesante ombra di sospetto su tutti gli altri benemeriti sacerdoti, che svolgono il loro ministero con onestà e coerenza, e talora con eroica carità. Mentre la Chiesa esprime la propria sollecitudine per le vittime e si sforza di rispondere secondo verità e giustizia ad ogni penosa situazione, noi tutti - coscienti dell'umana debolezza, ma fidando nella potenza sanatrice della grazia divina - siamo chiamati ad abbracciare il 'mysterium Crucis' e ad impegnarci ulteriormente nella ricerca della santità. Dobbiamo pregare perché Dio, nella sua provvidenza, susciti nei cuori un generoso rilancio di quegli ideali di totale donazione a Cristo che stanno alla base del ministero sacerdotale".
LIT/SACERDOTI:GIOVEDÌ SANTO/… VIS 20020321 (980)

RISCOPRIRE BELLEZZA DEL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE


CITTA' DEL VATICANO, 21 MAR. 2002 (VIS). Questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, erano presenti il Cardinale Darío Castrillón Hoyos, Prefetto della Congregazione per il Clero e dell'Arcivescovo Csaba Ternyák, Segretario della medesima Congregazione, per la presentazione della "Lettera del Santo Padre Giovanni Paolo II ai sacerdoti per il Giovedì Santo 2002".

L'Arcivescovo Ternyák ha detto che la Lettera che il Santo Padre indirizza ai sacerdoti di tutto il mondo "ha come tema centrale il sacramento della riconciliazione, più precisamente, la confessione individuale. Forse può sorprendere che il Papa ritorni una seconda volta su un argomento già trattato l'anno scorso".

Il Cardinale Castrillón ha sottolineato tre aspetti del contenuto della Lettera. Il primo è "l'intima connessione del sacramento della Riconciliazione con l'Eucaristia 'fonte ed apice di tutta la vita cristiana'". Ribadendo che l'Eucaristia "non è ordinata al perdono dei peccati mortali, la Lettera richiama l'importanza per ogni sacerdote di scoprire e far riscoprire a tutti la ricchezza del Perdono di Dio".

In secondo luogo, ha proseguito il Cardinale Prefetto, "si afferma che la confessione sacramentale è uno specialissimo colloquio personale e salvifico dell'uomo con Cristo che perdona. Se molti hanno perso la dimensione del bene e del male, è perché hanno smarrito il senso di Dio, interpretando la colpa soprattutto secondo prospettive psicologiche e sociologiche".

"È necessario" - ha detto ancora il Cardinale Castrillón - "che l'annuncio della riconciliazione, il cammino di conversione e la stessa celebrazione del sacramento possano maggiormente risplendere e toccare l'intimo del cuore umano. (…) I sacerdoti sanno che si è buoni confessori se si è umili ed assidui penitenti".

La Lettera presenta infine "l'icona biblica dell'incontro di Gesù con Zaccheo, mirabile manifestazione" - ha affermato il Cardinale Prefetto - "della misericordia divina che previene e conduce l'uomo penitente ad una sincera conversione esistenziale: ad aprirsi all'amore, alla riparazione del male compiuto ed ad un proposito fermo di vita nuova".

In merito al problema dei gravi scandali che hanno in questi giorni interessato alcuni sacerdoti, in vari paesi, il Cardinale Castrillón ha affermato che: "Il Santo Padre esprime la sollecitudine di tutta la Chiesa per le vittime di queste penose situazioni e rivolge l'invito a tutti i sacerdoti a fidarsi della potenza sanatrice della grazia, ad abbracciare il 'misterium Crucis' e ad impegnarsi ulteriormente nella ricerca della santità".
OP/LETTERA SACERDOTI/CASTRILLÓN:TERNYÁK VIS 20020321 (390)
Copyright © VIS - Vatican Information Service