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martedì 11 dicembre 2007

PRESENTAZIONE MESSAGGIO GIORNATA MONDIALE PACE

CITTA' DEL VATICANO, 11 DIC. 2007 (VIS). Il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha presieduto questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio di Papa Benedetto XVI per la 41a Giornata Mondiale della Pace 2008, sul tema "Famiglia umana, comunità di pace".

  "In tutto il Messaggio" - ha detto il Cardinale Martino - "il Santo Padre Benedetto XVI ci fa vedere come la famiglia e la pace si richiamano costantemente in una feconda circolarità che costituisce uno dei presupposti più stimolanti per dare corpo ad un adeguato approccio culturale, sociale e politico delle complesse tematiche relative alla realizzazione della pace nel nostro tempo".

  "Nella prima parte si evidenzia il senso e il valore della connessione tra nucleo familiare e pace; nella seconda, la famiglia umana è messa in relazione con una serie di problematiche attinenti la pace".

  La prima parte del Messaggio è dedicata ad "elementi descrittivi della visione cristiana della famiglia", dato che "nella vita familiare, (...), si fa esperienza di tutti gli ingredienti fondamentali della pace: la giustizia nei rapporti tra fratelli e sorelle, l'importanza della legge e dell'autorità dei genitori, il potere vissuto come servizio ai più deboli che, in famiglia, diventano il principale centro di interesse quando sono in difficoltà, l'aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere, a fare delle rinunce, a perdonare".

 Il Santo Padre "sottolinea la titolarità della famiglia di specifici diritti" che "sono espressione della legge naturale e universale, presente nelle menti e nei cuori di tutti gli esseri umani. La restrizione o la negazione dei diritti della famiglia, oscurando la verità dell'uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace. (...) Nel n. 5" - ha proseguito il Cardinale Martino - "il Santo Padre presenta alcune sue preoccupazioni, affermando che ogni forma di indebolimento della famiglia nella nostra società rende fragile la pace nell'intera comunità, nazionale e internazionale, perché la principale agenzia di pace, la famiglia, non è in grado di svolgere fino in fondo il proprio lavoro".

  Commentando "alcune esigenze particolari della famiglia umana"  (ambiente, economia, morale, superamento dei conflitti), enumerate dal Papa nel Messaggio per il 2008, il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha ricordato che "Per il Santo Padre la questione ambientale è strettamente connessa con la questione della pace. La pace nella famiglia umana, infatti, ha bisogno che la terra venga sentita come la casa comune e che, per la sua gestione responsabile e a servizio di tutti, si scelga la strada del dialogo, piuttosto che quella delle scelte unilaterali".

  In merito alla seconda esigenza, l'economica, la riflessione del Papa è che: "Nella famiglia si fa esperienza di pace quando a nessuno manca il necessario e l'economia - frutto del lavoro di alcuni, del risparmio di altri e della attiva collaborazione di tutti - è bene organizzata nella solidarietà, senza eccessi o sprechi". Questa immagine della famiglia  "aiuta a mantenere sempre in relazione i due aspetti dell'economia: corrette e sincere relazioni tra uomini e popoli che permettano loro di collaborare su un piano di parità e giustizia e, contemporaneamente, organizzazione efficiente delle risorse per la produzione e la distribuzione della ricchezza".

  L'esigenza morale di una famiglia di vivere "sotto una legge comune (...) è causa di pace perché impedisce l'individualismo egoistico e lega insieme gli appartenenti alla famiglia, favorendone la coesistenza. Questo deve valere anche per la famiglia umana".

  "In questa prospettiva" - ha spiegato il Porporato - "il Santo Padre denuncia i comportamenti arbitrari sia dentro i singoli Stati, sia nelle relazioni degli Stati tra loro e le tante situazioni in cui il debole deve piegare la testa non davanti alle esigenze della giustizia, ma della nuda forza di chi ha più mezzi di lui".

  Infine, in merito alla quarta esigenza illustrata dal Santo Padre, quella "riferibile al superamento dei conflitti e al rafforzamento dei processi di disarmo", ultimo tema trattato nel Messaggio, il Cardinale ha ricordato che la spesa militare dell'ultimo decennio  è stata la "più alta mai registrata" ed ha ribadito la necessità di riflettere sulla "attuale sovrapposizione dell'economia civile con quella militare" e sul fenomeno del "dual use", cioè "la possibile duplice destinazione d'uso, civile o militare, di un bene, servizio o conoscenza".

  Un altro dato da sottolineare è infine "un'antinomia tra la politica contro il terrorismo e la politica di sicurezza internazionale. Dopo gli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti dell'11 settembre (2001), la comunità internazionale ha adottato misure severe contro il rischio di terrorismo; al tempo stesso, gli Stati, e in particolare le potenze nucleari hanno avviato un rinnovo degli apparati militari e degli armamenti".
OP/PRESENTAZIONE MESSAGGIO PACE/MARTINO               VIS 20071211 (750)


MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2008


CITTA' DEL VATICANO, 11 DIC. 2007 (VIS). Questa mattina è stato pubblicato il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la celebrazione della 41ma Giornata Mondiale della pace (1° gennaio 2008), sul tema: "Famiglia umana, comunità di pace", in lingua inglese, francese, spagnola, italiana, tedesca e portoghese.

  Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio: 

  "La famiglia naturale, quale intima comunione di vita e d'amore, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, costituisce 'il luogo primario dell''umanizzazione' della persona e della società', la 'culla della vita e dell'amore'.  A ragione, pertanto, la famiglia è qualificata come la prima società naturale, 'un'istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone, come prototipo di ogni ordinamento sociale'.

 "Pertanto quando si afferma che la famiglia è 'la prima e vitale cellula della società', si dice qualcosa di essenziale. La famiglia è fondamento della società anche per questo: perché permette di fare determinanti esperienze di pace. Ne consegue che la comunità umana non può fare a meno del servizio che la famiglia svolge. Dove mai l'essere umano in formazione potrebbe imparare a gustare il 'sapore' genuino della pace meglio che nel 'nido' originario che la natura gli prepara? Il lessico familiare è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l'uso del vocabolario della pace. Nell'inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella 'grammatica' che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole".

  "La famiglia, poiché ha il dovere di educare i suoi membri, è titolare di specifici diritti. La stessa Dichiarazione universale dei diritti umani, che costituisce un'acquisizione di civiltà giuridica di valore veramente universale, afferma che 'la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato'. (...) La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull'uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace".

  "Pertanto, chi anche inconsapevolmente osteggia l'istituto familiare rende fragile la pace nell'intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale 'agenzia' di pace. (...) Tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all'accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell'educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace".

  "Quando la società e la politica non si impegnano ad aiutare la famiglia (...), si privano di un'essenziale risorsa a servizio della pace. In particolare, i mezzi della comunicazione sociale, per le potenzialità educative di cui dispongono, hanno una speciale responsabilità nel promuovere il rispetto per la famiglia, nell'illustrarne le attese e i diritti, nel metterne in evidenza la bellezza".

  "Non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle. È perciò essenziale che ciascuno si impegni a vivere la propria vita in atteggiamento di responsabilità davanti a Dio (...). È risalendo a questo supremo Principio che può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano, e possono essere poste così le premesse per l'edificazione di un'umanità pacificata. Senza questo Fondamento trascendente, la società è solo un'aggregazione di vicini, non una comunità di fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia".

  "La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua misura in cui intessere le proprie relazioni. Per la famiglia umana questa casa è la terra (...). Dobbiamo avere cura dell'ambiente: esso è stato affidato all'uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. L'essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo".

  "Oggi l'umanità teme per il futuro equilibrio ecologico. È bene che le valutazioni a questo riguardo si facciano con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate e soprattutto concertando insieme un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti nel rispetto degli equilibri ecologici. Se la tutela dell'ambiente comporta dei costi, questi devono essere distribuiti con giustizia, tenendo conto delle diversità di sviluppo dei vari Paesi e della solidarietà con le future generazioni".

  "Fondamentale, a questo riguardo, è 'sentire' la terra come 'nostra casa comune' e scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali. (...) Un ambito nel quale sarebbe, in particolare, necessario intensificare il dialogo tra le Nazioni è quello della gestione delle risorse energetiche del pianeta. (...) occorre rivedere, da una parte, gli elevati standard di consumo dovuti all'attuale modello di sviluppo, e provvedere, dall'altra, ad adeguati investimenti per la differenziazione delle fonti di energia e per il miglioramento del suo utilizzo. I Paesi emergenti hanno fame di energia, ma talvolta questa fame viene saziata ai danni dei Paesi poveri i quali, per l'insufficienza delle loro infrastrutture, anche tecnologiche, sono costretti a svendere le risorse energetiche in loro possesso".

  "Al tempo stesso, ci si deve adoperare per una saggia utilizzazione delle risorse e per un'equa distribuzione della ricchezza. In particolare, gli aiuti dati ai Paesi poveri devono rispondere a criteri di sana logica economica, evitando sprechi che risultino in definitiva funzionali soprattutto al mantenimento di costosi apparati burocratici. Occorre anche tenere in debito conto l'esigenza morale di far sì che l'organizzazione economica non risponda solo alle crude leggi del guadagno immediato, che possono risultare disumane".

  "Una famiglia vive in pace se tutti i suoi componenti si assoggettano ad una norma comune: è questa ad impedire l'individualismo egoistico e a legare insieme i singoli, favorendone la coesistenza armoniosa e l'operosità finalizzata. (...) Per avere la pace c'è bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa, anziché cieco arbitrio, e che protegga il debole dal sopruso del più forte. (...) La forza va sempre disciplinata dalla legge e ciò deve avvenire anche nei rapporti tra Stati sovrani".

  "La norma giuridica che regola i rapporti delle persone tra loro, disciplinando i comportamenti esterni e prevedendo anche sanzioni per i trasgressori, ha come criterio la norma morale basata sulla natura delle cose"  

  "La conoscenza della norma morale naturale non è preclusa all'uomo che rientra in se stesso e, ponendosi di fronte al proprio destino, si interroga circa la logica interna delle più profonde inclinazioni presenti nel suo essere. (...) Egli può giungere a scoprire, (...), questa legge morale comune che, al di là delle differenze culturali, permette agli esseri umani di capirsi tra loro circa gli aspetti più importanti del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto. (...) L'umanità non è 'senza legge'. È tuttavia urgente proseguire nel dialogo su questi temi, favorendo il convergere anche delle legislazioni dei singoli Stati verso il riconoscimento dei diritti umani fondamentali. La crescita della cultura giuridica nel mondo dipende, tra l'altro, dall'impegno di sostanziare sempre le norme internazionali di contenuto profondamente umano, così da evitare il loro ridursi a procedure facilmente aggirabili per motivi egoistici o ideologici".

  "L'umanità vive oggi, purtroppo" - scrive ancora il Pontefice - "grandi divisioni e forti conflitti che gettano ombre cupe sul suo futuro. Vaste aree del pianeta sono coinvolte in tensioni crescenti, mentre il pericolo che si moltiplichino i Paesi detentori dell'arma nucleare suscita motivate apprensioni in ogni persona responsabile. Sono ancora in atto molte guerre civili nel Continente africano (...).  Il Medio Oriente è tuttora teatro di conflitti e di attentati, che influenzano anche Nazioni e regioni limitrofe, rischiando di coinvolgerle nella spirale della violenza. Su un piano più generale, si deve registrare con rammarico l'aumento del numero di Stati coinvolti nella corsa agli armamenti".

  "È veramente necessaria in tempi tanto difficili la mobilitazione di tutte le persone di buona volontà per trovare concreti accordi in vista di un'efficace smilitarizzazione, soprattutto nel campo delle armi nucleari. In questa fase in cui il processo di non proliferazione nucleare sta segnando il passo, sento il dovere di esortare le Autorità a riprendere con più ferma determinazione le trattative in vista dello smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistenti".

  Il Santo Padre Benedetto XVI conclude il Messaggio ricordando tre speciali anniversari: "Sessant'anni or sono l'Organizzazione delle Nazioni Unite rendeva pubblica in modo solenne la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948-2008). (,,,) Uno speciale pensiero merita anche la ricorrenza del 25o anniversario dell'adozione da parte della Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia (1983-2008), come pure il 40o anniversario della celebrazione della prima Giornata Mondiale della Pace (1968-2008)".

  "È proprio alla luce di queste significative ricorrenze che invito ogni uomo e ogni donna a prendere più lucida consapevolezza della comune appartenenza all'unica famiglia umana e ad impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre di più questa convinzione da cui dipende l'instaurazione di una pace vera e duratura. Invito poi i credenti ad implorare da Dio senza stancarsi il grande dono della pace".
MESS/GIORNATA PACE 2008/...                        VIS 20071211 (1520)


UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 11 DIC. 2007 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
AP/.../DIAS                                    VIS 20071211 (40)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 11 DIC. 2007 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo Willem Jacobus Eijk, finora Vescovo di Groningen-Leeuwarden (Paesi Bassi), Arcivescovo Metropolita di Utrecht (superficie: 10.000; popolazione: 3.904.940; cattolici: 822.316; sacerdoti: 516; religiosi: 1.319; diaconi permanenti: 75), Paesi Bassi. L'Arcivescovo eletto, è nato nel 1953, è stato ordinato sacerdote nel 1985 ed ha ricevuto la consacrazione episcopale nel 1999.
NER/.../EIJK                                                 VIS 20071211 (70)

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