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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 8 luglio 2013

IL PAPA A LAMPEDUSA: IMMIGRATI MORTI IN MARE, DA QUELLE BARCHE CHE INVECE DI ESSERE UNA VIA DI SPERANZA SONO STATE UNA VIA DI MORTE. NON SI RIPETA PER FAVORE!

Città del Vaticano, 8 luglio 2013 (VIS). Questa mattina Papa Francesco ha compiuto una visita pastorale all'isola di Lampedusa, punto di arrivo, da alcuni anni, di una moltitudine di migranti, molti dei quali, nelle sue acque, hanno trovato la morte.

Alle 8:00 di questa mattina il Papa è partito dall'aeroporto di Ciampino ed è giunto a Lampedusa alle 9:15. Al suo arrivo all’aeroporto di Lampedusa, il Papa è stato accolto dall’Arcivescovo di Agrigento, S.E. Monsignor Francesco Montenegro, e dal Sindaco dell’Isola, la Dottoressa Giuseppina Nicolini. Quindi il Santo Padre ha raggiunto in auto Cala Pisana dove si è imbarcato per raggiungere via mare il Porto di Lampedusa. I pescatori hanno accompagnato il Papa con le loro barche. Al largo Papa Francesco ha lanciato in mare una corona di fiori, in ricordo di quanti hanno perso la vita nel Mediterraneo. Nel porto a Punta Favarolo, erano ad attendere il Papa cinquanta immigrati molti dei quali musulmani, che soggiornano nei centri di accoglienza dell'isola. Il Santo Padre ha salutato personalmente ognuno di loro e successivamente si è recato al vicino campo sportivo "Arena", in località Salina, dove alle 10:30 ha celebrato la Santa Messa.

Il formulario della Messa è stato quello "Per la remissione dei peccati", previsto dal Messale Romano tra le Messe da celebrare per necessità particolari. I testi della Liturgia della parola - la vicenda di Caino e Abele, la strage degli innocenti, il salmo "miserere" - hanno inteso sottolineare l'aspetto penitenziale della celebrazione. Il Santo Padre ha usato un pastorale della parrocchia di Lampedusa realizzato con i pezzi di legno ricavati dalle barche di migranti approdati sull'isola e un calice di legno anch'esso realizzato con legno ricavato dalle imbarcazioni dei migranti. Entrambi sono opera di un artigiano di Lampedusa che si è molto adoperato per i migranti nei giorni dell'emergenza.

Di seguito riportiamo un'ampia sintesi dell'omelia del Papa:

"Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore".

Il Papa ha avuto parole di gratitudine e di incoraggiamento per gli abitanti e le autorità di Lampedusa per la loro solidarietà verso i migranti ed ha salutato i musulmani che oggi cominciano il digiuno del Ramadan, con queste parole: "La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi: o'scià!".

"Questa mattina, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, vorrei proporre alcune parole che soprattutto provochino la coscienza di tutti, spingano a riflettere e a cambiare concretamente certi atteggiamenti".

"'Adamo, dove sei?': è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. Dove sei Adamo?' E Adamo è un uomo disorientato che ha perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere. E Dio pone la seconda domanda: 'Caino, dov’è tuo fratello?'. Il sogno di essere potente (...), anzi di essere Dio, porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il sangue del fratello!"

"Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, (...) non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito".

"'Dov’è il tuo fratello?', la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare".

"'Dov’è il tuo fratello?' Chi è il responsabile di questo sangue? Nella letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della città di 'Fuente Ovejuna' uccidono il Governatore perché è un tiranno, e lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: 'Chi ha ucciso il Governatore?', tutti rispondono: 'Fuente Ovejuna, Signore'. Tutti e nessuno! Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: 'Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?'. Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo 'poverino', e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! Ritorna la figura dell'Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti 'innominati', responsabili senza nome e senza volto."

'"Adamo dove sei?', 'Dov’è il tuo fratello?', sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: 'Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?', Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del 'patire con': la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: 'Rachele piange i suoi figli (...) perché non sono più'. Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi... Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. 'Chi ha pianto?' Chi ha pianto oggi nel mondo?".

"Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!".



LA NOSTRA MISSIONE: TROVARE IL SIGNORE CHE CI CONSOLA E ANDARE A CONSOLARE IL POPOLO DI DIO, DICE IL PAPA AI GIOVANI IN CAMMINO VOCAZIONALE

Città del Vaticano, 7 luglio 2013 (VIS). La gioia della consolazione, la Croce e la preghiera sono i tre punti di riferimento della missione cristiana che Papa Francesco ha proposto ai giovani seminaristi, novizi e novizie di tutto il mondo che questa mattina hanno partecipato alla Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana. Di seguito riportiamo un'ampia sintesi dell'omelia pronunciata da Papa Francesco.

"Voi siete seminaristi, novizi e novizie, giovani in cammino vocazionale, provenienti da ogni parte del mondo: rappresentate la giovinezza della Chiesa! Se la Chiesa è la Sposa di Cristo, in un certo senso voi ne raffigurate il momento del fidanzamento, la primavera della vocazione, la stagione della scoperta, della verifica, della formazione. Ed è una stagione molto bella, in cui si gettano le basi per il futuro. (...) Oggi la Parola di Dio ci parla della missione. (...) Quali sono i punti di riferimento della missione cristiana? Le Letture che abbiamo ascoltato ce ne suggeriscono tre: la gioia della consolazione, la croce e la preghiera".

Il primo elemento: la gioia della consolazione. Il profeta Isaia si rivolge a un popolo che ha attraversato il periodo oscuro dell’esilio, ha subito una prova molto dura; ma ora per Gerusalemme è venuto il tempo della consolazione; la tristezza e la paura devono fare posto alla gioia (...) Qual è il motivo di questo invito alla gioia? Perché il Signore effonderà sulla Città santa e sui suoi abitanti una 'cascata' di consolazione (...), una cascata di tenerezza materna: 'Sarete portati in braccio e sulle ginocchia sarete accarezzati'. Quando la mamma prende il bambino sulle ginocchia e la accarezza; così il Signore farà con noi e fa con noi. Questa è la cascata di tenerezza che ci dà tanta consolazione. (...) Ogni cristiano e soprattutto noi, siamo chiamati a portare questo messaggio di speranza che dona serenità e gioia: la consolazione di Dio, la sua tenerezza verso tutti. Ma ne possiamo essere portatori se sperimentiamo noi per primi la gioia di essere consolati da Lui, di essere amati da Lui. Questo è importante perché la nostra missione sia feconda: sentire la consolazione di Dio e trasmetterla! Io ho trovato alcune volte persone consacrate che hanno paura della consolazione di Dio, e… poveri, povere, si tormentano, perché hanno paura di questa tenerezza di Dio. Ma non abbiate paura. Non abbiate paura, il Signore è il Signore della consolazione, il Signore della tenerezza. (...) Noi, trovare il Signore che ci consola e andare a consolare il popolo di Dio. Questa è la missione. La gente oggi ha bisogno certamente di parole, ma soprattutto ha bisogno che noi testimoniamo la misericordia, la tenerezza del Signore, che scalda il cuore, che risveglia la speranza, che attira verso il bene. La gioia di portare la consolazione di Dio!"

Il secondo punto di riferimento della missione è la croce di Cristo. San Paolo, scrivendo ai Galati, afferma: 'Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo' (...) . Nel suo ministero Paolo ha sperimentato la sofferenza, la debolezza e la sconfitta, ma anche la gioia e la consolazione. Questo è il mistero pasquale di Gesù: mistero di morte e di risurrezione. (...) Nell’ora del buio, nell’ora della prova è già presente e operante l’alba della luce e della salvezza. Il mistero pasquale è il cuore palpitante della missione della Chiesa! E se rimaniamo dentro questo mistero noi siamo al riparo sia da una visione mondana e trionfalistica della missione, sia dallo scoraggiamento che può nascere di fronte alle prove e agli insuccessi. La fecondità pastorale, la fecondità dell’annuncio del Vangelo non è data né dal successo, né dall’insuccesso secondo criteri di valutazione umana, ma dal conformarsi alla logica della Croce di Gesù, che è la logica dell’uscire da se stessi e donarsi, la logica dell’amore. È la Croce - sempre la Croce con Cristo, perché a volte ci offrono la croce senza Cristo: questa non va! (...). Ed è dalla Croce, supremo atto di misericordia e di amore, che si rinasce come 'nuova creatura'".

"Infine il terzo elemento: la preghiera. Nel Vangelo abbiamo ascoltato: 'Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe'. Gli operai per la messe non sono scelti attraverso campagne pubblicitarie o appelli al servizio della generosità, ma sono 'scelti' e 'mandati' da Dio. È Lui che sceglie, è Lui che manda, (...), è Lui che dà la missione. Per questo è importante la preghiera. La Chiesa, ci ha ripetuto Benedetto XVI, non è nostra, ma è di Dio; e quante volte noi, i consacrati, pensiamo che sia nostra! Facciamo di lei… qualcosa che ci viene in mente. Ma non è nostra, è di Dio. il campo da coltivare è suo. La missione allora è soprattutto grazia. La missione è grazia. E se l’apostolo è frutto della preghiera, in essa troverà la luce e la forza della sua azione".

"Cari seminaristi, care novizie e cari novizi, cari giovani in cammino vocazionale (...). Sentite bene: 'l’evangelizzazione si fa in ginocchio'. Siate sempre uomini e donne di preghiera. Senza il rapporto costante con Dio la missione diventa mestiere. Ma da che lavori tu? Da sarto, da cuoca, da prete, lavori da prete, lavori da suora? No. Non è un mestiere, è un’altra cosa. Il rischio dell’attivismo, di confidare troppo nelle strutture, è sempre in agguato. Se guardiamo a Gesù, vediamo che alla vigilia di ogni decisione o avvenimento importante, si raccoglieva in preghiera intensa e prolungata. Coltiviamo la dimensione contemplativa, anche nel vortice degli impegni più urgenti e pesanti. E più la missione vi chiama ad andare verso le periferie esistenziali, più il vostro cuore sia unito a quello di Cristo, pieno di misericordia e di amore. Qui sta il segreto della fecondità pastorale, della fecondità di un discepolo del Signore!".

"Gesù manda i suoi senza 'borsa, né sacca, né sandali'. La diffusione del Vangelo non è assicurata né dal numero delle persone, né dal prestigio dell’istituzione, né dalla quantità di risorse disponibili. Quello che conta è essere permeati dall’amore di Cristo, lasciarsi condurre dallo Spirito Santo, e innestare la propria vita nell’albero della vita, che è la Croce del Signore".

"Con grande fiducia vi affido all’intercessione di Maria Santissima. Lei è la Madre che ci aiuta a prendere le decisioni definitive con libertà, senza paura. Lei vi aiuti a testimoniare la gioia della consolazione di Dio, senza avere paura della gioia; Lei vi aiuti a conformarvi alla logica di amore della Croce e a crescere in un’unione sempre più intensa con il Signore nella preghiera. Così la vostra vita sarà ricca e feconda!".

ANGELUS: GESÙ NON È UN MISSIONARIO ISOLATO

Città del Vaticano, 7 luglio 2013 (VIS). Al termine della Santa Messa celebrata per la Giornata dei Seminaristi, Novizi, Novizie e di quanti sono in cammino vocazionale, indetta in occasione dell'Anno della fede, Papa Francesco si è affacciato alla finestra del suo studio per la recita dell'Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Il Vescovo di Roma ha chiesto ai presenti di pregare per i partecipanti a questa Giornata "perché l’amore per Cristo maturi sempre più nella loro vita e diventino veri missionari del Regno di Dio" e successivamente ha commentato il Vangelo di questa domenica sulla missione.
"Gesù non è un missionario isolato - ha detto il Papa - non vuole compiere da solo la sua missione, ma coinvolge i suoi discepoli. E oggi vediamo che, oltre ai Dodici apostoli, chiama altri settantadue, e li manda nei villaggi, a due a due, ad annunciare che il Regno di Dio è vicino. Questo è molto bello! Gesù non vuole agire da solo, è venuto a portare nel mondo l’amore di Dio e vuole diffonderlo con lo stile della comunione, con lo stile della fraternità. Per questo forma subito una comunità di discepoli, che è una comunità missionaria. Subito li allena alla missione, ad andare".

"Ma attenzione - ha ammonito il Papa - lo scopo non è socializzare, passare il tempo insieme, no, lo scopo è annunciare il Regno di Dio, e questo è urgente!, e anche oggi è urgente! Non c’è tempo da perdere in chiacchiere, non bisogna aspettare il consenso di tutti, bisogna andare e annunciare. A tutti si porta la pace di Cristo, e se non la accolgono, si va avanti uguale. Ai malati si porta la guarigione, perché Dio vuole guarire l’uomo da ogni male. Quanti missionari fanno questo! Seminano vita, salute, conforto alle periferie del mondo. Che bello è questo! Non vivere per se stesso (...) ma vivere per andare a fare il bene! Ci sono tanti giovani oggi in Piazza: pensate a questo, domandatevi: Gesù mi chiama a andare, a uscire da me per fare il bene?".

"Questi settantadue discepoli, che Gesù manda davanti a sé, chi sono? (...) Se i Dodici sono gli Apostoli, e quindi rappresentano anche i Vescovi, loro successori, questi settantadue possono rappresentare gli altri ministri ordinati, presbiteri e diaconi; ma in senso più largo possiamo pensare agli altri ministeri nella Chiesa, ai catechisti, ai fedeli laici che si impegnano nelle missioni parrocchiali, a chi lavora con gli ammalati, con le diverse forme di disagio e di emarginazione; ma sempre come missionari del Vangelo, con l’urgenza del Regno che è vicino. Tutti devono essere missionari, tutti possono sentire quella chiamata di Gesù e andare avanti e annunciare il Regno!".

"Dice il Vangelo che quei settantadue tornarono dalla loro missione pieni di gioia, perché avevano sperimentato la potenza del Nome di Cristo contro il male. (...) Non dobbiamo vantarci come se fossimo noi i protagonisti: protagonista è uno solo, è il Signore! Protagonista è la grazia del Signore! (...) E la nostra gioia è solo questa: essere suoi discepoli, suoi amici. (...) Non abbiate paura di essere gioiosi! (...) Quella gioia che ci dà il Signore (...), lasciamo che Lui entri nella nostra vita e ci inviti ad andare fuori di noi alle periferie della vita e annunciare il Vangelo. (...) Gioia e coraggio!"

Al termine della recita dell'Angelus, il Papa ha ricordato la pubblicazione, due giorni fa, della Lettera Enciclica sul tema della fede, intitolata "Lumen fidei", "la luce della fede". "Per l’Anno della fede, il Papa Benedetto XVI aveva iniziato questa Enciclica, che fa seguito a quelle sulla carità e sulla speranza. Io ho raccolto questo bel lavoro e l’ho portato a termine. Lo offro con gioia a tutto il Popolo di Dio: tutti infatti, specialmente oggi, abbiamo bisogno di andare all’essenziale della fede cristiana, di approfondirla e di confrontarla con le problematiche attuali. Ma penso che questa Enciclica, almeno in alcune parti, può essere utile anche a chi è alla ricerca di Dio e del senso della vita. La metto nelle mani di Maria, icona perfetta della fede, perché possa portare quei frutti che il Signore vuole".

Successivamente il Papa ha salutato i giovani della Diocesi di Roma che si preparano a partire per Rio de Janeiro per la Giornata Mondiale della Gioventù. "Cari giovani, anch’io mi sto preparando! Camminiamo insieme verso questa grande festa della fede; la Madonna ci accompagni, e ci troveremo laggiù!".

Infine il Papa ha rivolto parole di saluto alle Suore Rosminiane e alle Francescane Angeline, che stanno vivendo i loro Capitoli Generali e ai responsabili della Comunità di Sant’Egidio venuti da diversi Paesi per il corso di formazione.


UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI TRINIDAD E TOBAGO

Città del Vaticano, 6 luglio 2013 (VIS). Questa mattina il Presidente della Repubblica di Trinidad e Tobago, Signor Anthony Thomas Aquinas Carmona, è stato ricevuto in udienza dal Santo Padre Francesco. Successivamente si è incontrato con il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, il quale era accompagnato dall'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Durante i cordiali colloqui, ci si è soffermati sul contributo che la Chiesa cattolica offre alla popolazione, specie nei settori dell'educazione, della salute e dell'assistenza ai più bisognosi e vulnerabili, formulando l'auspicio di una proficua collaborazione, sia nella vicinanza ai giovani che nella lotta contro la criminalità e la violenza.

Infine, sono stati toccati alcuni temi di grande rilevanza, quali la formazione integrale della persona e la tutela della famiglia.

CARDINALE VAN THUÂN TESTIMONE DELLA SPERANZA

Città del Vaticano, 6 luglio 2013 (VIS). "Testimone della speranza": con queste parole Papa Francesco ha definito il defunto Cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuân, già Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Il Santo Padre, nel salutare questa mattina, nel Palazzo Apostolico, i partecipanti alla Sessione di Chiusura della fase diocesana del processo di Beatificazione del Servo di Dio Cardinale François Xavier Nguyen Van Thuan ed il Postulatore della causa, Dottor Waldery Hilgeman, ha sottolineato che "sono molte le persone che possono testimoniare di essere state edificate dall’incontro con il Servo di Dio Francesco Saverio Nguyên Van Thuân, nei diversi momenti della sua vita".

"L’esperienza dimostra - ha affermato Papa Francesco - che la sua fama di santità si è diffusa proprio attraverso la testimonianza di tante persone che lo hanno incontrato e conservano nel cuore il suo sorriso mite e la grandezza del suo animo. Molti lo hanno conosciuto anche attraverso i suoi scritti, semplici e profondi, che mostrano il suo animo sacerdotale, profondamente unito a Colui che lo aveva chiamato ad essere ministro della sua misericordia e del suo amore. Tante persone hanno scritto raccontando grazie e segni attribuiti all’intercessione del Servo di Dio Cardinale Van Thuân. Ringraziamo il Signore per questo venerato Fratello, figlio dell’Oriente, che ha concluso il suo cammino terreno al servizio del Successore di san Pietro".

"Affidiamo all’intercessione della Vergine Maria il proseguimento di questa causa, come pure di tutte le altre che sono attualmente in corso. La Madonna - ha concluso il Pontefice - ci aiuti a vivere sempre di più nella nostra vita la bellezza e la gioia della comunione con Cristo".


UDIENZE

Città del Vaticano, 6 luglio 2013 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Cardinale Achille Silvestrini, Prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali.


ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 6 luglio 2013 (VIS). Il Santo Padre ha nominato l'Arcivescovo George Kocherry, Nunzio Apostolico in Bangladesh. È stato finora Nunzio Apostolico in Zimbabwe.
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