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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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mercoledì 8 novembre 2006

IL MONDO HA URGENTEMENTE BISOGNO DI PACE


CITTA' DEL VATICANO, 8 NOV. 2006 (VIS). Al termine della catechesi dell'Udienza Generale di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto alcune parole di saluto ai giovani di diverse nazioni e tradizioni religiose riunitisi ad Assisi (Italia) per commemorare il XX anniversario dell'Incontro Interreligioso di Preghiera per la Pace, convocato da Giovanni Paolo II nel 1986.

  Il Papa ha ringraziato i diversi responsabili religiosi "che hanno permesso ai giovani di partecipare all'Incontro ed il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso che lo ha organizzato".

  "Cari giovani: il nostro mondo ha urgentemente bisogno della pace!" - ha esclamato il Pontefice - "L'Incontro di Assisi ha ribadito il potere della preghiera nell'edificazione della pace. L'autentica preghiera trasforma i cuori, ci apre al dialogo, alla comprensione ed alla riconciliazione, ed abbatte i muri eretti dalla violenza, dall'odio e dalla vendetta. Possiate far ritorno alle vostre comunità religiose come testimoni dello 'spirito di Assisi', messaggeri di quella pace che è un prezioso dono di Dio, e come segni viventi di speranza per il nostro mondo".
AG/PACE/ASSISI                                   VIS 20061108 (180)


GESÙ CRISTO È L'APICE DELLA STORIA SALVIFICA

CITTA' DEL VATICANO, 8 NOV. 2006 (VIS). Nel corso dell'Udienza Generale di questa mattina, tenutasi in Piazza San Pietro con la partecipazione di 15.000 pellegrini, il Santo Padre Benedetto XVI ha proseguito la catechesi sulla figura di San Paolo.

  "Abbiamo visto come l'incontro con Cristo sulla strada di Damasco" - ha spiegato il Papa - "abbia letteralmente rivoluzionato la vita di San Paolo. Cristo divenne la sua ragion d'essere e il motivo profondo di tutto il suo lavoro apostolico. (...) In realtà, Cristo Gesù è l'apice della storia salvifica e quindi il vero punto discriminante anche nel dialogo con le altre religioni".

  "In primo luogo, Paolo ci aiuta a capire il valore assolutamente fondante e insostituibile della fede" - ha proseguito il Pontefice citando le parole dell'Apostolo: "'Abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della Legge, poiché dalle opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno' 'Essere giustificati' significa essere resi giusti, cioè essere accolti dalla giustizia misericordiosa di Dio, ed entrare in comunione con Lui, e di conseguenza poter stabilire un rapporto molto più autentico con tutti i nostri fratelli".

  "Nella luce dell'incontro con Cristo" - ha detto ancora il Papa - Paolo "capì, però, che con questo aveva cercato di costruire se stesso, la sua propria giustizia, e che con tutta questa giustizia era vissuto per se stesso. Capì che un nuovo orientamento della sua vita era assolutamente necessario. (...) Davanti alla croce del Cristo, espressione estrema della sua autodonazione, non c'è nessuno che possa vantare se stesso, la propria giustizia fatta da sé, per sé!".

   "Riflettendo su che cosa voglia dire giustificazione non per le opere ma per la fede, siamo così arrivati alla seconda componente che definisce l'identità cristiana descritta da San Paolo nella propria vita. Identità cristiana che si compone proprio di due elementi: questo non cercarsi da sé, ma riceversi da Cristo e donarsi con Cristo, e così partecipare personalmente alla vicenda di Cristo stesso, fino ad immergersi in Lui e a condividere tanto la sua morte quanto la sua vita".

  "Per Paolo, infatti, non basta dire che i cristiani sono dei battezzati o dei credenti; per lui è altrettanto importante dire che essi sono 'in Cristo Gesù'" - ha concluso il Santo Padre - "Infatti, ciò che noi siamo in quanto cristiani lo dobbiamo soltanto a Lui e alla sua grazia. Poiché niente e nessuno può prendere il suo posto, bisogna dunque che a nient'altro e a nessun altro noi tributiamo l'omaggio che tributiamo a Lui. Nessun idolo deve contaminare il nostro universo spirituale, altrimenti invece di godere della libertà acquisita ricadremmo in una forma di umiliante schiavitù. Dall'altra parte, la nostra radicale appartenenza a Cristo e il fatto che 'siamo in Lui' deve infonderci un atteggiamento di totale fiducia e di immensa gioia"
AG/PAOLO/...                                   VIS 20061108 (490)


DIO DEVE ESSERE MESSO AL CENTRO DELLA NOSTRA VITA

CITTA' DEL VATICANO, 8 NOV. 2006 (VIS). Questa mattina è stato reso pubblico il testo dell'omelia che il Santo Padre ha pronunciato nel corso della Santa Messa concelebrata con i Vescovi svizzeri, nella mattinata di ieri, nella Cappella "Redemptoris Mater" in Vaticano.

  Il discorso del Santo Padre all'Episcopato Svizzero, del quale il V.I.S. ha dato ieri una sintesi, non è stato pronunciato. "Esso" - si legge in un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede diffuso nel pomeriggio di ieri - "rifletteva il contenuto di una bozza preparata precedentemente in relazione alla Visita 'ad Limina Apostolorum' dei Vescovi svizzeri svoltasi nel 2005".

  Commentando le letture della Messa di ieri, Papa Benedetto XVI ha detto nell'omelia pronunciata a braccio, che esse "hanno un tema comune che potrebbe essere riassunto nella frase: Dio non fallisce".

  Riprendendo la parabola evangelica di coloro che sono stati invitati per primi al banchetto e che disdicono, il Santo Padre sottolinea che nonostante ciò: "Dio non fallisce. (...) Non fallisce perché trova sempre nuovi modi per raggiungere gli uomini e per aprire di più la sua grande casa, affinché si riempia del tutto. (...) Dio non fallisce, nemmeno oggi. Anche se sperimentiamo tanti 'no', possiamo esserne certi. (...) Conosciamo le chiese che diventano sempre più vuote, i seminari che continuano a svuotarsi, le case religiose che sono sempre più vuote; conosciamo tutte le forme nelle quali si presenta questo 'no, ho altre cose importanti da fare'".

  Citando San Paolo, il Papa ci esorta con queste parole: "'Abbiate gli stessi sentimenti di Gesù Cristo!'.  Imparate a pensare come ha pensato Cristo, imparate a pensare con Lui! E questo pensare non è solo quello dell'intelletto, ma anche un pensare del cuore. (...) Se entriamo in questi suoi sentimenti, (...) si risveglia in noi l'amore per Lui. Sentiamo quanto è bello che Egli c'è e che possiamo conoscerLo - che lo conosciamo nel volto di Gesù Cristo, che ha sofferto per noi".

  "Ritengo, pertanto" - ha proseguito il Pontefice - "che dovremmo impegnarci soprattutto: nell'ascolto del Signore, nella preghiera, nella partecipazione intima ai sacramenti, nell'imparare i sentimenti di Dio nel volto e nelle sofferenze degli uomini, per essere così contagiati dalla sua gioia, dal suo zelo, dal suo amore e per guardare con Lui, e partendo da Lui, il mondo. Se riusciamo a fare questo, allora anche in mezzo a tanti 'no' troviamo di nuovo gli uomini che Lo attendono e che spesso forse sono bizzarri - la parabola lo dice chiaramente - ma che comunque sono chiamati ad entrare nella sua sala".

  Il Santo Padre ha concluso l'omelia affermando che i problemi "non vengono risolti se Dio non viene messo al centro, se Dio non diventa nuovamente visibile nel mondo, se non diventa determinante nella nostra vita e se non entra anche attraverso di noi in modo determinante nel mondo. In questo, ritengo, si decide oggi il destino del mondo in questa situazione drammatica: se Dio - il Dio di Gesù Cristo - c'è e viene riconosciuto come tale, o se scompare. Noi ci preoccupiamo che sia presente".
HML/IMITARE CRISTO/...                               VIS 20061108 (530)


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