Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

venerdì 30 marzo 2012

EBREI E CATTOLICI: CRISI ECONOMICA È CRISI ETICA


Città del Vaticano, 30 marzo 2012 (VIS). “Prospettive religiose a proposito dell’attuale crisi finanziaria: considerazioni per un giusto ordine economico”, è stato il tema della XI riunione della Commissione bilaterale delle delegazioni del Gran Rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’Ebraismo. L'incontro si è svolto a Roma dal 27 al 29 marzo ed è stato presieduto dal Rabbino Shear Yashuv Cohen e dal Cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.

Nella Dichiarazione congiunta, rilasciata al termine della riunione, le due delegazioni ribadiscono che nonostante vari fattori abbiano contribuito alla crisi finanziaria, nell'essenza "si tratta di una crisi di valori morali, nella quale l'importanza di possedere, riflessa in una cultura dell'avidità, ha oscurato il primato dell'essere; e dove il valore della verità praticato nell'onestà e nella trasparenza è venuto gravemente a mancare nell'attività economica".

"Al centro delle visioni ebraica e cristiana per un giusto ordine economico, è l'affermazione  della sovrana provvidenza del Creatore  del mondo, dal quale ha origine tutta la ricchezza donata all'umanità per il bene comune", si legge nella Dichiarazione. "Ne consegue che scopo dell’ordine economico è di servire al benessere della società, affermando la dignità umana di tutti, creati a immagine di Dio. Questo concetto della dignità umana, che afferma il valore di ciascuna persona, è opposto all’egocentrismo, piuttosto esige la promozione del benessere individuale in relazione alla comunità e alla società, sottolineando perciò gli obblighi e le responsabilità degli uomini, e quindi affermando la loro solidarietà e fraternità. Ciò comporta l’obbligo di garantire la soddisfazione di bisogni umani fondamentali, quali la protezione della vita, il sostentamento, il vestito, la casa, la salute, l’educazione e il lavoro!". Fra le persone più vulnerabili alle quali occorre riservare un'attenzione particolare, la Commissione menziona i migranti e i lavoratori stranieri le cui condizioni sono un segnale della buona o cattiva salute morale della società".

La Dichiarazione ricorda anche l'obbligo, da parte dei Paesi con economie sviluppate  di "riconoscere le loro responsabilità e doveri nei confronti dei Paesi e delle società che si trovano in condizioni bisognose di aiuto" soprattutto nella nostra epoca di globalizzazione. In merito vengono citati concetti relativi alla destinazione universale dei beni della terra, la cultura del limite che implica un livello di autolimitazione e un sistema etico di distribuzione di risorse e di priorità. Si parla anche della necessità di estendere la remissione parziale del debito a livello nazionale ed internazionale - anche nei confronti delle famiglie e dei singoli individui.

I membri della commissione bilaterale hanno sottolineato il ruolo che le comunità di fede devono svolgere per contribuire a un ordine economico responsabile, e l’importanza del loro impegno in questa direzione presso governi, istituzioni educative e con gli strumenti di comunicazione sociale. Infine si rileva che "La crisi ha rivelato ancor più la grave carenza di componente etica nel pensiero economico. Ne consegue la necessità che istituti e accademie di studi economici e di formazione socio-politica includano nei loro curricoli la formazione etica, analogamente a ciò che in anni recenti si è fatto nel campo dell’etica medica".
 

APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ PERSONE AUTISTICHE E LORO FAMIGLIE

Città del Vaticano, 29 marzo 2012 (VIS). L'Arcivescovo Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ha redatto un Messaggio in occasione della 5a Giornata Mondiale sull'Autismo (2 aprile), nel quale lancia un appello alla sensibilità e alla vicinanza solidale alle persone autistiche e alle loro famiglie. Nel messaggio, reso pubblico oggi, l'Arcivescovo Zimowski ricorda che: "i Disturbi dello Spettro Autistico costituiscono (...) una grave alterazione di comportamento, comunicazione - verbale e non - e dell’integrazione sociale, intaccando diffusamente la normale evoluzione e sviluppo della personalità".

"La Chiesa - scrive l'Arcivescovo - avverte impellente il compito di porsi accanto a queste persone - bambini e giovani in particolare - e alle famiglie, se non per rompere queste barriere del silenzio, almeno per condividere nella solidarietà e nella preghiera il loro cammino di sofferenza". Ciò è particolarmente importante perché le famiglie con figli autistici che "nonostante custodiscano con amorevole cura questi figli, hanno ripercussioni sulla qualità della loro stessa vita e sono rese spesso, a loro volta, chiuse in un isolamento che emargina e ferisce".

"La Chiesa e tutti gli uomini di buona volontà si sentono pertanto impegnati a farsi 'compagni di strada' con quanti vivono questo silenzio eloquente, che interpella la nostra sensibilità alla sofferenza altrui"

Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale per gli Operatori Sanitari ricorda il lavoro degli operatori sanitari, degli educatori, professionisti e volontari, e lancia un appello affinché si promuova la ricerca e le politiche sanitarie per migliorare i metodi diagnostici, le terapie e la riabilitazione. "Incoraggiare e sostenere, anche nel gesto solidale del mondo scolastico del volontariato e dell'associazionismo, questi sforzi è un dovere, non da ultimo per scoprire e per fare emergere quella dignità che la disabilità - anche la più grave e  devastante - non cancella e che sempre ci colma di speranza".

Infine l'Arcivescovo Zimowski affida al Signore le persone autistiche e le loro famiglie che "pur avvolti nel mistero del silenzio per un grave disturbo psicologico, non sono mai soli in quanto appassionatamente amati da Dio e, in Lui, dalla comunità di coloro che la fede impegna a diventare segno vivo e trasparente della presenza del Risorto nel mondo".

NUOVO RITO DELLE ESEQUIE: NO ALLO SPARGIMENTO DELLE CENERI DEL DEFUNTO

Città del Vaticano, 30 marzo 2012 (VIS). La seconda edizione in lingua italiana del "Rito delle esequie", pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, è stata recentemente presentata
presso la sede della Radio Vaticana. La nuova edizione presenta una revisione di tutti i testi biblici e di preghiera.

Una prima novità si riferisce al momento della visita alla famiglia che non era contemplato nell'edizione precedente. Monsignor Angelo Lameri, Direttore dell'Ufficio nazionale per la comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, ha spiegato che: "Per un sacerdote, è un momento di condivisione del dolore, di ascolto dei familiari colpiti dal lutto, di conoscenza di alcuni aspetti della vita della persona defunta in vista di un corretto e personalizzato ricordo durante la celebrazione delle esequie".

Altra novità è la sequenza rituale, riveduta ed arricchita, nel momento della chiusura della bara. Sono proposti testi adatti a diverse situazioni: per una persona anziana, una persona giovane, una persona morta improvvisamente e così via. In riferimento al Rito delle esequie, un altro adattamento consente di pronunciare parole di cristiano ricordo del defunto nel momento del commiato. Monsignor Limeri ha precisato che un'appendice a parte è stata dedicata alle esequie in caso di cremazione per sottolineare che la Chiesa "anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in 'odium fidei' - continua a ritenere la sepoltura del copro dei defunti la forma più idonea a esprimere la fede nella Resurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici".

Eccezionalmente i riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono svolgere nello stesso luogo della cremazione. Si raccomanda anche l'accompagnamento del feretro per quanto possibile al luogo della cremazione. "Particolarmente importante, poi, è l'affermazione che la cremazione si ritiene conclusa con la deposizione dell'urna nel cimitero". Questo perché anche se alcune legislazioni permettono lo spargimento delle ceneri in natura o di custodirle in luoghi diversi dal cimitero "queste prassi sollevano non poche perplessità sulla loro piena coerenza con la fede cristiana, soprattutto quando  sottintendono concezioni panteistiche o naturalistiche".

Il nuovo "Rito delle esequie" vuole essere anche uno strumento per approfondire la ricerca sul senso della morte. Il Vescovo Alceste Catella, Presidente della Commissione Episcopale per la liturgia, ha segnalato infine che: "Questo libro attesta la fede dei credenti e condivide il valore del rispetto e della pietas verso i defunti, il rispetto per il corpo umano, anche morto. Attesta l'esigenza forte di poter coltivare la memoria, di aver un luogo certo per deporre la salma o le ceneri, nella certezza profonda che questo sia autentica fede e umanesimo autentico".

INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE MESE DI DICEMBRE:

Città del Vaticano, 30 marzo 2012 (VIS). L'intenzione Generale per l'Apostolato della Preghiera del Santo Padre Benedetto XVI per il mese di aprile è la seguente: "Perché molti giovani sappiano accogliere la chiamata di Cristo a seguirlo nel sacerdozio e nella vita religiosa".

L'intenzione Missionaria è la seguente: "Perché il Cristo risorto sia segno di sicura speranza per uomini e donne del Continente africano".

ALTRI ATTI PONTIFICI



Città del Vaticano, 30 marzo 2012 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo Luis Artemio Flores Calzada, Vescovo di Tepic (superficie: 22.777; popolazione: 1.139.584; cattolici: 1.107.800; sacerdoti: 275; religiosi: 215; religiosi: 215), Messico. È stato finora Vescovo di Valle de Chalco (Messico).

giovedì 29 marzo 2012

BENEDETTO XVI: "CUBA E IL MONDO HANNO BISOGNO DI UN CAMBIAMENTO"

Città del Vaticano, 28 marzo 2012 (VIS). Il Santo Padre ha presieduto alle 9:00 di ieri mattina, la Santa Messa concelebrata nella Piazza della Rivoluzione a La Habana "José Martí", davanti a migliaia di fedeli giunti da tutta Cuba. Di seguito riportiamo alcuni estratti dell'omelia di Benedetto XVI.

'Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi'. Nel brano del Vangelo che è stato proclamato, Gesù si rivela come il Figlio di Dio Padre, il Salvatore, l'unico che può mostrare la verità e dare la vera libertà. Il suo insegnamento provoca resistenza ed inquietudine tra i suoi interlocutori, (...)  Ma li esorta a credere, a rimanere nella sua Parola, per conoscere la verità che redime ed onora".

"In effetti, la verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità, proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi".

"D'altra parte, ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella 'loro verità' e cercano di imporla agli altri. (...) In realtà, chi agisce irrazionalmente non può arrivare ad essere discepolo di Gesù. Fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità. Dio ha creato l'uomo con un'innata vocazione alla verità e per questo lo ha dotato di ragione. Certamente non è l'irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana". (...)

"Inoltre, la verità sull'uomo è un presupposto ineludibile per raggiungere la libertà, perché in essa scopriamo i fondamenti di un'etica con la quale tutti possono confrontarsi e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri ed i diritti, il matrimonio, la famiglia e la società, in definitiva, sulla dignità inviolabile dell'essere umano. Questo patrimonio etico è quello che può avvicinare tutte le culture, i popoli e le religioni, le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, e i credenti in Cristo con coloro che non credono in Lui".

"Il Cristianesimo, ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi. (...) In Cristo troviamo la verità su Dio e sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere ciò che ci opprime. Colui che opera il male, colui che commette peccato, è schiavo del peccato e non raggiungerà mai la libertà. Solo rinunciando all'odio e al nostro cuore indurito e cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germoglierà in noi". (...).

"La Chiesa vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria. Per poter svolgere questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace, che Gesù portò al mondo. E’ da riconoscere con gioia che sono stati fatti passi in Cuba affinché la Chiesa compia la sua ineludibile missione di annunciare pubblicamente ed apertamente la sua fede. Tuttavia, è necessario proseguire, e desidero incoraggiare le autorità governative della Nazione a rafforzare quanto già raggiunto ed a proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune di tutta la società cubana".

"Il diritto alla libertà religiosa, sia nella sua dimensione individuale sia in quella comunitaria, manifesta l'unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso. (...) Quando la Chiesa mette in risalto questo diritto, non sta reclamando alcun privilegio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza. Per questo, essa cerca di offrire questa testimonianza nella sua predicazione e nel suo insegnamento, sia nella catechesi come negli ambienti formativi ed universitari. È da sperare che presto giunga anche qui il momento in cui la Chiesa possa portare nei vari campi del sapere i benefici della missione che il suo Signore le ha affidato e che non può mai trascurare".

Esempio illustre di questo lavoro fu l'insigne sacerdote Félix Varela, educatore e maestro, figlio illustre di questa città di La Habana che è passato alla storia di Cuba come il primo che ha insegnato al suo popolo a pensare. Il Padre Varela ci presenta la strada per una vera trasformazione sociale: formare uomini virtuosi per forgiare una nazione degna e libera, poiché questa trasformazione dipenderà dalla vita spirituale dell'uomo; infatti, 'non c'è patria senza virtù'. Cuba ed il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell'amore, seminando riconciliazione e fraternità".

INCONTRO DEL PAPA CON EX-PRESIDENTE FIDEL CASTRO

Città del Vaticano, 29 marzo 2012 (VIS). Dopo la Messa presieduta nella Plaza de la Revolución de La Habana, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato l'ex Presidente di Cuba, Fidel Castro, presso la sede della Nunziatura Apostolica.

"Ho preso la decisione di chiedere alcuni minuti del suo tempo, che so pieno di impegni - ha detto Castro - quando sono venuto a conoscenza che avrebbe gradito questo modesto e semplice contatto". L'incontro, informa Radio Vaticana, è durato circa mezz'ora. L'ex Presidente ha detto al Santo Padre di aver molto desiderato la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, grande benefattrice di Cuba, e la beatificazione di Giovanni Paolo II "un uomo al quale il contatto con i bambini e cittadini umili suscitava invariabilmente sentimenti di affetto'. Benedetto XVI a sua volta ha parlato della sua gioia di essere a Cuba e della cordialità con cui è stato accolto.

Fidel Castro ha posto alcune domande al Papa sui cambiamenti nella liturgia della Chiesa e sul ruolo del Pontefice. Benedetto XVI ha risposto parlandogli dei viaggi, degli incontri con i popoli, del servizio alla Chiesa universale. L'ex Presidente ha fatto riferimento alle difficoltà dei tempi attuali e il Papa ha parlato dell'assenza di Dio, del non riconoscimento di Dio, e dell'importanza fondamentale del rapporto tra fede e ragione. Infine Castro ha chiesto al Papa di inviargli dei libri per approfondire meglio le tematiche affrontate nell'incontro e Benedetto XVI ha risposto dicendo che penserà a quali testi inviargli. Infine l'ex Presidente ha presentato al Papa la moglie Dalia e i due figli.

CUBA: LA FEDE SIA FORZA PER EDIFICARE UN FUTURO MIGLIORE


Città del Vaticano, 29 marzo 2012 (VIS). Benedetto XVI ha preso congedo da Cuba ricordando il segno profondo che la Nazione lasciò nel cuore del suo Predecessore il Beato Giovanni Paolo II quando venne in queste terre come "messaggero della verità e della speranza". Il Papa ha affermato di essere venuto a Cuba come pellegrino di carità per ringraziare la Vergine Maria che accompagna il cammino della Chiesa in questa Nazione ed infonde coraggio a tutti i cubani affinché, "dalla mano di Cristo, scoprano il vero senso delle ansie e dei desideri che albergano nel cuore umano, e abbiano la forza necessaria per costruire una società solidale, nella quale nessuno si senta escluso".

Giunto alle 16:30 all'aeroporto José Marti, de La Habana, salutato da decine di migliaia di persone, il  Papa ha ringraziato il Presidente di Cuba e le altre Autorità del Paese per l'interesse e la generosa collaborazione prestata per il positivo svolgimento del suo Viaggio. "La mia viva gratitudine - ha detto Benedetto XVI - va anche ai Membri della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Cuba che non hanno lesinato sforzi e sacrifici per questo stesso fine, come pure a quanti hanno offerto il loro contribuito, in vario modo, in particolare con la preghiera. Porto nell’intimo del mio cuore tutti e ciascuno dei cubani, che mi hanno circondato con la loro preghiera e il loro affetto, offrendomi una cordiale ospitalità e facendomi partecipe delle loro più profonde e giuste aspirazioni".

"Sono venuto qui come testimone di Gesù Cristo, nella ferma convinzione che, dove Egli arriva, lo scoraggiamento lascia il posto alla speranza, la bontà allontana le incertezze, ed una forza vigorosa apre l’orizzonte a inusitate e benefiche prospettive", ha detto ancora il Santo Padre ed ha auspicato che il messaggio di salvezza di Cristo rafforzi l'entusiasmo e la sollecitudine dei Vescovi cubani e di coloro che collaborano nella missione evangelizzatrice, soprattutto i laici che "intensificando la loro dedizione a Dio negli ambienti di vita e nel lavoro, non si stanchino di offrire con responsabilità il loro apporto al bene e al progresso integrale della patria".

"Il cammino che Cristo propone all'umanità, e ad ogni persona e popolo in particolare, non la coarta in nulla, anzi è il fattore primo e principale per il suo autentico sviluppo. La luce del Signore, che ha brillato con fulgore in questi giorni, non si spenga in chi l'ha accolta ed aiuti tutti a rafforzare la concordia e a far fruttificare il meglio dell'anima cubana, i suoi valori più nobili, sui quali è possibile fondare una società di ampi orizzonti, rinnovata e riconciliata. Che nessuno si senta impedito a prendere parte a questo appassionante compito, per limitazione delle proprie libertà fondamentali, né si senta esonerato da esso, per negligenza o carenza di mezzi materiali. Situazione che risulta aggravata quando misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese pesano negativamente sulla popolazione".

STATUS CANONICO DEGLI AUTOPROCLAMATI VESCOVI DI PIDHIRCI

Città del Vaticano, 29 marzo 2012 (VIS). Pubblichiamo la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede sullo stato canonico degli "autoproclamati vescovi greco-cattolici di Pidhirci", Padre Elias A. Dohnal, O.S.B.M.; Padre Markian V. Hitiuk, O.S.B.M.; Padre Metodej R. Špirik, O.S.B.M., e Padre Robert Oberhauser. Il testo, datato 22 febbraio, porta la firma del Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Vescovo Luis F. Ladaria, S.I., Segretario della medesima Congregazione.

1) La Santa Sede ha seguito con viva apprensione l'attività posta in essere dai Reverendi Eliáš A. Dohnal, O.S.B.M., Markian V. Hitiuk, O.S.B.M., Metodèj R. Špirik, O.S.B.M., e Robert Oberhauser, i quali, espulsi dall'Ordine Basiliano di S. Giosafat, si sono successivamente autoproclamati vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina. Detti chierici con il loro comportamento contumace continuano a sfidare l'autorità ecclesiastica, danneggiando moralmente e spiritualmente non solo l'Ordine Basiliano di San Giosafat e la Chiesa greco-cattolica ucraina, ma anche questa Sede Apostolica e l'intera Chiesa Cattolica. Tutto questo provoca divisione e sconcerto tra i fedeli. I suddetti chierici, dopo aver dato vita ad un gruppo di "vescovi" di Pidhirci, recentemente hanno cercato di ottenerne il riconoscimento e la successiva registrazione, da parte della competente autorità civile, come "Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina".

2) Esponenti a vari livelli della Chiesa sin dall'inizio di questa sofferta vicenda hanno invano cercato di dissuaderli dal proseguire in comportamenti che possono tra l'altro trarre in inganno i fedeli – cosa avvenuta per un certo numero di essi.

3) La Santa Sede, sollecita nel proteggere l'unità e la pace del gregge di Cristo, aveva sperato in un pentimento e in un successivo conseguente ritorno dei suddetti chierici alla piena comunione con la Chiesa Cattolica. Purtroppo gli ultimi sviluppi – quale il tentativo non riuscito di registrazione statale del gruppo di "Pidhirci" con il nome di "Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina" – hanno dimostrato invece la loro contumacia.

4) Per salvaguardare, quindi, il bene comune della Chiesa e la "salus animarum", atteso che i sedicenti "vescovi" di Pidhirci non danno segno alcuno di ravvedimento, ma continuano a creare confusione e scompiglio nella comunità dei fedeli, in particolare calunniando gli Esponenti della Santa Sede e della Chiesa locale ed affermando che la Suprema Autorità della Chiesa è in possesso di una documentazione che comproverebbe la piena validità della loro ordinazione episcopale, la

Congregazione per la Dottrina della Fede

accogliendo la richiesta presentata da parte dell'Autorità ecclesiastica della Chiesa greco-cattolica ucraina, nonché di altri Dicasteri della Santa Sede, ha deciso con la presente dichiarazione di informare i fedeli, specialmente nei Paesi di provenienza dei chierici-sedicenti "vescovi" circa la loro attuale condizione canonica.

5) Questa Congregazione, dissociandosi totalmente dall'operato dei menzionati sedicenti "vescovi" e dalle loro sopraccitate false dichiarazioni, formalmente dichiara di non riconoscere la validità delle loro ordinazioni episcopali e di tutte quelle ordinazioni che da esse sono derivate o deriveranno. Si rende noto, inoltre, che lo stato canonico dei quattro menzionati sedicenti "vescovi" è quello di scomunicati ex can. 1459 § 1 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium (CCEO), atteso che, con la sentenza di seconda istanza del Tribunale Ordinario della Chiesa Arcivescovile Maggiore Ucraina del 10 settembre 2008, gli stessi sono stati riconosciuti colpevoli dei delitti di cui ai cann. 1462, 1447 e 1452 CCEO, ovvero dei delitti di usurpazione illegittima dell'ufficio; di fomentata sedizione e di odio nei confronti di alcuni Gerarchi e di provocazione dei sudditi a disubbidire; nonché del delitto di lesione della buona fama altrui mediante dichiarazioni calunniose.

6) Si notifica inoltre che la denominazione "cattolica" usata da gruppi non riconosciuti dalla competente autorità ecclesiastica è da considerarsi illegittima ed abusiva ex can. 19 CCEO.

7) I fedeli sono, pertanto, tenuti a non aderire al suddetto gruppo in quanto esso è, ad ogni effetto canonico, fuori della comunione ecclesiastica e sono invitati a pregare per i membri dello stesso gruppo affinché possano ravvedersi e tornare alla piena comunione con la Chiesa cattolica.

mercoledì 28 marzo 2012

IL PAPA CHIEDE AL PRESIDENTE DI CUBA CHE IL VENERDÍ SANTO DIVENTI FESTIVO


Città del Vaticano, 28 marzo 2012 (VIS). Al termine della visita al Santuario de la Virgen de la Caridad del Cobre, il Santo Padre ha raggiunto l'aeroporto di Santiago di Cuba diretto a La Habana, capitale dell'Isola.

Alle 12:00, ora locale, (19:00 ora di Roma) il Papa è arrivato all'aeroporto José Martí, dove erano ad accoglierlo il Presidente Raúl Castro, anche se la sua presenza non era prevista, il Cardinale Jaime Ortega y Alamino, Arcivescovo di San Cristóbal de La Habana, alcune autorità locali e centinaia di bambini che hanno accolto Benedetto XVI con fiori bianchi e gialli.

Dopo il pranzo presso la sede della Nunziatura Apostolica di La Habana, Benedetto XVI si è recato in automobile al Palacio de la Revolución - sede dal 1965 del Consiglio di Stato, dell'Ufficio Presidenziale, del Consiglio dei Ministri e del Comitato Centrale del Partito Comunista Cubano, per una visita di cortesia al Presidente Raúl Castro.

Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., che ha definito il colloquio "lungo, cordiale e sereno", ha spiegato che si è parlato anche della condizione del popolo cubano, comprese tematiche di carattere umanitario e le attese della Chiesa al servizio del bene comune. Il Papa, ha aggiunto Padre Lombardi, ha fatto una richiesta molto specifica che è quella della festività del Venerdì Santo.

Al termine dell'incontro vi è stato lo scambio di doni. Benedetto XVI ha regalato un facsimile della "Geographia" di Tolomeo ed il Presidente di Cuba ha donato al Pontefice una riproduzione in bronzo della Virgen de la Caridad del Cobre. Infine il Santo Padre ha fatto ritorno alla Nunziatura Apostolica per la cena con i Vescovi cubani.

IL PAPA AFFIDA ALLA VERGINE IL FUTURO DI CUBA AFFINCHÉ AVANZI NEL CAMMINO DI RINNOVAMENTO, PER IL BENE DI TUTTI I CUBANI

Città del Vaticano, 28 marzo 2012 (VIS). Alle 9:30 di ieri mattina, (16:30 ora di Roma), Il Santo Padre è giunto al Santuario della Virgen de la Caridad del Cobre, Patrona di Cuba, dove è stato accolto dall'Arcivescovo di Santiago e dal Rettore. Il Santo Padre si è raccolto in preghiera davanti al Santissimo e alla statuetta della Vergine Maria, ha acceso un cero ed ha recitato la preghiera della Virgen de la Caridad del Cobre, Patrona di Cuba, rituale dell'Anno giubilare che concede ai pellegrini un'indulgenza plenaria.

Successivamente il Papa si è affacciato all'ingresso principale per salutare e benedire i fedeli raccolti sulla lunga scalinata che porta al Santuario della Virgen de la Caridad. "Ricevete l’affetto del Papa e portatelo dappertutto, perché tutti sperimentino la consolazione e la fortezza nella fede. Fate sapere a quanti incontrate, vicini o lontani, che ho affidato alla Madre di Dio il futuro della vostra Patria, affinché avanzi nel cammino di rinnovamento e di speranza, per il maggior bene di tutti i cubani. Ho pregato la Vergine Santissima anche per le necessità di coloro che soffrono, di coloro che sono privi di libertà, lontani dalle persone care o vivono gravi momenti di difficoltà. Ho posto, allo stesso tempo, nel suo Cuore Immacolato i giovani, affinché siano autentici amici di Cristo e non cedano alle proposte che lasciano tristezza dietro di sé".

"Davanti a Maria della Carità, mi sono ricordato anche, in modo particolare, dei cubani discendenti di coloro che giunsero qui dall’Africa, come pure della vicina popolazione di Haiti, che soffre ancora delle conseguenze del ben conosciuto terremoto di due anni fa. E non ho dimenticato i molti contadini e le loro famiglie, che desiderano vivere intensamente nelle loro case il Vangelo, e offrono anche le loro case come centri di missione per la celebrazione dell’Eucaristia".

"Sull’esempio della Santissima Vergine - ha detto il Pontefice - incoraggio tutti i figli di questa cara terra a continuare a fondare la vita sulla roccia salda che è Gesù Cristo, a lavorare per la giustizia, ad essere servitori della carità e perseveranti in mezzo alle prove. Che niente e nessuno vi sottragga la gioia interiore, così caratteristica dell’animo cubano".

La storia della Virgen de la Caridad del Cobre e del Santuario, il luogo di pellegrinaggio più venerato di Cuba, ha inizio nel 1606 quando tre pescatori, due indios ed uno schiavo nero, trovano un'immagine di legno della Vergine che galleggia sulla acque della Bahía de Nipe, con la scritta "Soy la Virgen de la Caridad". L'immagine fu portata alla miniera di rame ad El Cobre, e nella stessa località sorse nel 1684 il primo Santuario. Nel 1801 viene letto nel Santuario il "Manifesto per la libertà degli schiavi delle miniere di El Cobre", grazie anche all'impegno del cappellano del Santuario a favore degli schiavi. Nel 1916 il Papa Benedetto XVI proclama "La Virgen de la Caridad" Patrona di Cuba. L'8 settembre 1927, viene inaugurato l'attuale Santuario.

martedì 27 marzo 2012

XXVII GIORNATA MONDIALE GIOVENTÙ: "SIATE SEMPRE LIETI NEL SIGNORE"


Città del Vaticano, 27 marzo 2012 (VIS). "Siate sempre lieti nel Signore!", dalla Lettera di San Paolo ai Filippiesi, è il tema scelto quest'anno dal Santo Padre per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù che si celebra a livello diocesano ogni anno la Domenica delle Palme. Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio datato 15 marzo.

"Quest’anno, il tema della Giornata Mondiale della Gioventù ci è dato da un’esortazione della Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi: 'Siate sempre lieti nel Signore!' (4,4). La gioia, in effetti, è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. Anche durante ogni Giornata Mondiale della Gioventù facciamo esperienza di una gioia intensa, la gioia della comunione, la gioia di essere cristiani, la gioia della fede. È una delle caratteristiche di questi incontri. E vediamo la grande forza attrattiva che essa ha: in un mondo spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una testimonianza importante della bellezza e dell’affidabilità della fede cristiana. (...) La Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la gioia. (...) Nel difficile contesto attuale, tanti giovani intorno a voi hanno un immenso bisogno di sentire che il messaggio cristiano è un messaggio di gioia e di speranza".
1. Il nostro cuore è fatto per la gioia
"L’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo dell’essere umano. Al di là delle soddisfazioni immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la gioia profonda, piena e duratura, che possa dare 'sapore' all’esistenza. E ciò vale soprattutto per voi, perché la giovinezza è (...) un tempo di apertura verso il futuro, in cui si manifestano i grandi desideri di felicità, di amicizia, di condivisione e di verità, in cui si è mossi da ideali e si concepiscono progetti. Ogni giorno, però, ci scontriamo anche con tante difficoltà e nel cuore vi sono preoccupazioni per il futuro, al punto che ci possiamo chiedere se la gioia piena e duratura alla quale aspiriamo non sia forse un’illusione e una fuga dalla realtà. (...) Ma come distinguere le gioie veramente durature dai piaceri immediati e ingannevoli? Come trovare la vera gioia nella vita, quella che dura e non ci abbandona anche nei momenti difficili?"
2. Dio è la fonte della vera gioia
"In realtà le gioie autentiche, quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio, anche se non appare a prima vista, perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia infinita che non rimane chiusa in se stessa, ma si espande in quelli che Egli ama e che lo amano. (...) Dio vuole renderci partecipi della sua gioia, divina ed eterna, facendoci scoprire che il valore e il senso profondo della nostra vita sta nell’essere accettato, accolto e amato da Lui, e non con un’accoglienza fragile come può essere quella umana, ma con un’accoglienza incondizionata come è quella divina: io sono voluto, ho un posto nel mondo e nella storia, sono amato personalmente da Dio".
"Questo amore infinito di Dio per ciascuno di noi si manifesta in modo pieno in Gesù Cristo. In Lui si trova la gioia che cerchiamo. (...) Il motivo di questa gioia è dunque la vicinanza di Dio, che si è fatto uno di noi. (...) Cristo è il vivente, è Colui che ha vinto il male, il peccato e la morte. Egli è presente in mezzo a noi come il Risorto, fino alla fine del mondo. Il male non ha l’ultima parola sulla nostra vita, ma la fede in Cristo Salvatore ci dice che l’amore di Dio vince".
3. Conservare nel cuore la gioia cristiana
"Trovare e conservare la gioia spirituale nasce dall’incontro con il Signore, che chiede di seguirlo, di fare la scelta decisa di puntare tutto su di Lui. (...) La gioia è frutto della fede (...). Imparate a vedere come Dio agisce nelle vostre vite, scopritelo nascosto nel cuore degli avvenimenti del vostro quotidiano. Credete che Egli è sempre fedele all’alleanza che ha stretto con voi nel giorno del vostro Battesimo. Sappiate che non vi abbandonerà mai. Rivolgete spesso il vostro sguardo verso di Lui. Sulla croce, ha donato la sua vita perché vi ama. La contemplazione di un amore così grande porta nei nostri cuori una speranza e una gioia che nulla può abbattere".
"Cercare il Signore, incontrarlo nella vita significa anche accogliere la sua Parola. (...) La Parola di Dio fa scoprire le meraviglie che Dio ha operato nella storia dell’uomo. (...) In modo particolare, poi, la Liturgia è il luogo per eccellenza in cui si esprime la gioia che la Chiesa attinge dal Signore e trasmette al mondo. Ogni domenica, nell’Eucaristia, le comunità cristiane celebrano il Mistero centrale della salvezza: la morte e risurrezione di Cristo".
4. La gioia dell’amore
"La gioia è intimamente legata all’amore: sono due frutti inseparabili dello Spirito Santo. L’amore produce gioia, e la gioia è una forma d’amore. (...) Pensando ai vari ambiti della vostra vita, vorrei dirvi che amare significa costanza, fedeltà, tener fede agli impegni. (...)  Per entrare nella gioia dell’amore, siamo chiamati anche ad essere generosi, a non accontentarci di dare il minimo, ma ad impegnarci a fondo nella vita, con un’attenzione particolare per i più bisognosi. Il mondo ha necessità di uomini e donne competenti e generosi, che si mettano al servizio del bene comune. (...) Cercate il modo di contribuire a rendere la società più giusta e umana, là dove vi trovate. (...) Non posso non menzionare una gioia speciale: quella che si prova rispondendo alla vocazione di donare tutta la propria vita al Signore.  (...) Non abbiate paura della chiamata di Cristo alla vita religiosa, monastica, missionaria o al sacerdozio. Siate certi che Egli colma di gioia coloro che (...) rispondono al suo invito a lasciare tutto per rimanere con Lui (...). Allo stesso modo, grande è la gioia che Egli riserva all’uomo e alla donna che si donano totalmente l’uno all’altro nel matrimonio per costituire una famiglia e diventare segno dell’amore di Cristo per la sua Chiesa. Vorrei richiamare un terzo elemento per entrare nella gioia dell’amore: far crescere nella vostra vita e nella vita delle vostre comunità la comunione fraterna".
5. La gioia della conversione
"Per vivere la vera gioia occorre anche identificare le tentazioni che la allontanano. La cultura attuale induce spesso a cercare traguardi, realizzazioni e piaceri immediati, favorendo più l’incostanza che la perseveranza nella fatica e la fedeltà agli impegni. (...) L’esperienza insegna che l’avere non coincide con la gioia (...). E la volontà di Dio è che noi siamo felici. Per questo ci ha dato delle indicazioni concrete per il nostro cammino: i Comandamenti. Osservandoli, noi troviamo la strada della vita e della felicità. Anche se a prima vista possono sembrare un insieme di divieti, quasi un ostacolo alla libertà, se li meditiamo più attentamente, alla luce del Messaggio di Cristo, essi sono un insieme di essenziali e preziose regole di vita che conducono a un’esistenza felice, realizzata secondo il progetto di Dio. (...) Ma se a volte il cammino cristiano non è facile e l’impegno di fedeltà all’amore del Signore incontra ostacoli o registra cadute, Dio, nella sua misericordia, non ci abbandona, ma ci offre sempre la possibilità di ritornare a Lui, di riconciliarci con Lui, di sperimentare la gioia del suo amore che perdona e raccoglie. (...) Cari giovani, ricorrete spesso al Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione!"
6. La gioia nelle prove
"Alla fine, però, potrebbe rimanere nel nostro cuore la domanda se veramente è possibile vivere nella gioia anche in mezzo alle tante prove della vita, specialmente le più dolorose e misteriose (...). La risposta ci può venire da alcune esperienze di giovani come voi che hanno trovato proprio in Cristo la luce capace di dare forza e speranza, anche in mezzo alle situazioni più difficili.
"Il beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925) ha sperimentato tante prove nella sua pur breve esistenza (...) E il beato Giovanni Paolo II, presentandolo come modello, diceva di lui: 'era un giovane di una gioia trascinante, una gioia che superava tante difficoltà della sua vita'. (...) La giovane Chiara Badano (1971-1990), recentemente beatificata, ha sperimentato come il dolore possa essere trasfigurato dall’amore ed essere misteriosamente abitato dalla gioia. Sono due semplici testimonianze tra molte altre che mostrano come il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove più dure, e mostrano che la gioia cristiana non è una fuga dalla realtà, ma una forza soprannaturale per affrontare e vivere le difficoltà quotidiane".
7. Testimoni della gioia
"Per concludere vorrei esortarvi ad essere missionari della gioia. Non si può essere felici se gli altri non lo sono (...) Andate a raccontare agli altri giovani la vostra gioia di aver trovato quel tesoro prezioso che è Gesù stesso. Non possiamo tenere per noi la gioia della fede: perché essa possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla". (...)
"A volte viene dipinta un’immagine del Cristianesimo come di una proposta di vita che opprime la nostra libertà, che va contro il nostro desiderio di felicità e di gioia. Ma questo non risponde a verità! I cristiani sono uomini e donne veramente felici perché sanno di non essere mai soli, ma di essere sorretti sempre dalle mani di Dio! Spetta soprattutto a voi, giovani discepoli di Cristo, mostrare al mondo che la fede porta una felicità e una gioia vera, piena e duratura. E se il modo di vivere dei cristiani sembra a volte stanco ed annoiato, testimoniate voi per primi il volto gioioso e felice della fede. Il Vangelo è la 'buona novella' che Dio ci ama e che ognuno di noi è importante per Lui. Mostrate al mondo che è proprio così! Siate dunque missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Portate a coloro che soffrono, a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare".

IL PAPA SI CONGEDA DAL MESSICO RIBADENDO APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ


Città del Vaticano, 27 marzo 2012 (VIS). Alle 9:00 di ieri mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha preso congedo dal Messico con un discorso pronunciato all'aeroporto di León.

"La mia breve ma intensa visita in Messico giunge ora alla fine. Ma non è la fine del mio affetto e della mia vicinanza ad un Paese che porto nell’intimo di me stesso" - ha detto il Papa al Presidente Federale Felipe de Jesús Hinojosa e alle autorità civili e religiose.

"Davanti alla fede in Gesù Cristo, che ho sentito vibrare nei cuori, e alla devozione affettuosa per la sua Madre - invocata qui con titoli tanto belli come quello di Guadalupe e della Luce - che ho visto riflessa nei volti, desidero ripetere con forza e chiarezza un invito al popolo messicano ad essere fedele a sé stesso e a non lasciarsi intimorire dalle forze del male, ad essere coraggioso e lavorare affinché la linfa delle sue radici cristiane faccia fiorire il suo presente ed il suo futuro".

"Sono stato anche testimone di segni di preoccupazione per diversi aspetti della vita in questo amato Paese, alcuni rilevati più di recente ed altri che provengono dal passato, e che continuano a causare tante lacerazioni. Li porto ugualmente con me, condividendo sia le gioie sia il dolore dei miei fratelli messicani, per metterli in preghiera ai piedi della Croce, nel cuore di Cristo, dal quale scaturiscono l'acqua ed il sangue redentori."

"In queste circostanze, esorto ardentemente i cattolici messicani e tutti gli uomini e donne di buona volontà, a non cedere alla mentalità utilitarista, che finisce sempre col sacrificare i più deboli ed indifesi. Li invito ad un sforzo solidale che permetta alla società di rinnovarsi dalle sue fondamenta per realizzare una vita degna, giusta ed in pace per tutti. Per i cattolici, questo contributo al bene comune è anche un'esigenza di quella dimensione essenziale del Vangelo che è la promozione umana ed una espressione altissima della carità. Per questo la Chiesa esorta tutti i suoi fedeli ad essere anche buoni cittadini, coscienti della loro responsabilità di preoccuparsi per il bene degli altri, di tutti, sia nella sfera personale sia nei diversi settori della società".

"Cari amici messicani, vi dico addio nel vero senso della bella espressione tradizionale ispanica: Rimanete con Dio! Sì, addio; sempre nell'amore di Cristo, nel quale tutti ci incontriamo e ci incontreremo. Che il Signore vi benedica e Maria Santissima vi protegga".

Al termine del discorso il Santo Padre è salito a bordo dell'aereo diretto a Cuba, dove l'arrivo è previsto alle 14:00, ora locale (21:00 ora italiana).

VERO VOLTO CHIESA COME LUOGO NEL QUALE DIO SI AVVICINA E INCONTRA GLI UOMINI


Città del Vaticano, 27 marzo 2012 (VIS). Duecentomila persone hanno partecipato ieri alla Messa presieduta da Benedetto XVI nella Plaza Antonio Maceo in occasione del quattrocentesimo anniversario del ritrovamento dell'immagine della Virgen de la Caridad del Cobre, Patrona di Cuba. Fra le personalità era presente il Presidente di Cuba, Raúl Castro.

Prima della celebrazione, che si è svolta sotto una pioggia battente, l'immagine originale della Virgen del Cobre è stata esposta nella piazza. Il Papa ha offerto alla Madre di Dio, una rosa d'oro, in occasione della solennità dell'Annunciazione del Signore.

Nell'omelia il Papa ha ringraziato per "il sacrifico e la dedizione" con i quali i cubani hanno preparato il Giubileo Mariano ed ha detto: "Mi ha riempito di emozione conoscere il fervore con il quale Maria è stata salutata e invocata da tanti cubani, nella sua peregrinazione per tutti gli angoli e i luoghi dell’Isola".

"Questi eventi importanti della Chiesa in Cuba vengono illuminati con inusitato splendore dalla festa che oggi celebra la Chiesa universale: l’Annunciazione del Signore alla Vergine Maria. In effetti, l’Incarnazione del Figlio di Dio è il Mistero centrale della fede cristiana, e in esso Maria occupa un posto di prim’ordine".

"In Maria - ha proseguito il Pontefice -  il Figlio di Dio si fa uomo (...) L’apostolo san Giovanni lo esprime nel modo seguente: 'E il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi'. L’espressione 'si fece carne' indica la realtà umana più concreta e tangible. In Cristo, Dio è venuto realmente nel mondo, è entrato nella nostra storia, ha posto la sua dimora in mezzo a noi, adempiendo così l’intima aspirazione dell’essere umano che il mondo sia realmente una casa per l’uomo. Al contrario, quando Dio è estromesso, il mondo si trasforma in un luogo inospitale per l’uomo, frustrando, nello stesso tempo, la vera vocazione della creazione di essere lo spazio per l’alleanza, per il 'sì' dell’amore tra Dio e l’umanità che gli risponde. Così ha fatto Maria, come primizia dei credenti, con il suo 'sì' al Signore, senza riserve".

Per questo, contemplando il Mistero dell’Incarnazione non possiamo tralasciare di rivolgere i nostri occhi a Lei, per riempirci di stupore, di gratitudine e d’amore al vedere come il nostro Dio, entrando nel mondo, ha voluto fare affidamento sul consenso libero di una sua creatura. Solo quando la Vergine ha risposto all’angelo (...) il Verbo eterno del Padre iniziò la sua esistenza umana nel tempo. È commovente vedere come Dio non solo rispetta la libertà umana, ma sembra averne bisogno. E vediamo anche come l’inizio dell’esistenza terrena del Figlio di Dio è segnato da un doppio 'sì' alla volontà salvifica del Padre: quello di Cristo e quello di Maria. Questa obbedienza a Dio è quella che apre le porte del mondo alla verità, alla salvezza. In effetti, Dio ci ha creati come frutto del suo amore infinito; per questo, vivere secondo la sua volontà è il cammino per trovare la nostra autentica identità, la verità del nostro essere, mentre allontanarsi da Dio ci allontana da noi stessi e ci precipita nel vuoto. L’obbedienza nella fede è la vera libertà, l’autentica redenzione, che ci permette di unirci all’amore di Gesù nel suo sforzo di conformarsi alla volontà del Padre. La redenzione è sempre questo processo di condurre la volontà umana alla piena comunione con la volontà divina".

"La Vergine Maria, per il suo ruolo insostituibile nel Mistero di Cristo, rappresenta l’immagine e il modello della Chiesa. Anche la Chiesa, come fece la Madre di Cristo, è chiamata ad accogliere in sé il Mistero di Dio che viene ad abitare in essa. Cari fratelli, so con quanto sforzo, audacia e abnegazione lavorate ogni giorno affinché, nelle circostanze concrete del vostro Paese, e in questo momento storico, la Chiesa rifletta sempre più il suo vero volto come luogo nel quale Dio si avvicina e incontra gli uomini. La Chiesa, corpo vivo di Cristo, ha la missione di prolungare sulla terra la presenza salvifica di Dio, di aprire il mondo a qualcosa di più grande di se stesso, all’amore e alla luce di Dio. (...) Vi incoraggio nel vostro compito di seminare il mondo con la parola di Dio e di offrire a tutti l’alimento vero del corpo di Cristo. Nell’approssimarsi della Pasqua, decidiamoci senza timori né complessi a seguire Gesù nel suo cammino verso la croce. Accettiamo con pazienza e fede qualsiasi contrarietà o afflizione, con la convinzione che, nella sua risurrezione, Egli ha sconfitto il potere del male che tutto oscura e ha fatto germogliare un mondo nuovo, il mondo di Dio, della luce, della verità e della gioia".

"Il Mistero dell’Incarnazione, nel quale Dio si fa vicino a noi, ci mostra anche la dignità incomparabile di ogni vita umana. Per questo, nel suo progetto di amore, fin dalla creazione, Dio ha affidato alla famiglia fondata sul matrimonio l’altissima missione di essere cellula fondamentale della società e vera Chiesa domestica. Con questa certezza, voi, cari sposi, dovete essere, in modo speciale per i vostri figli, segno reale e visibile dell’amore di Cristo per la Chiesa. Cuba necessita della testimonianza della vostra fedeltà, della vostra unità, della vostra capacità di accogliere la vita umana, specialmente la più indifesa e bisognosa".

Davanti allo sguardo della Vergine della Carità del Cobre, desidero fare un appello perché diate nuovo vigore alla vostra fede, viviate di Cristo e per Cristo, e, con le armi della pace, del perdono e della comprensione, vi impegnate a costruire una società aperta e rinnovata, una società migliore, più degna dell’uomo, che rifletta maggiormente la bontà di Dio".

GIUSTIZIA, PACE, LIBERTÀ E RICONCILIAZIONE AUSPICATE DAL PAPA


Città del Vaticano, 27 marzo 2012 (VIS). "Vengo a Cuba come Pellegrino della carità, per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza, che nasce dalla presenza dell’amore di Dio nelle nostre vite. Porto nel mio cuore le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino, le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti più nobili, in modo speciale dei giovani e degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, così come dei poveri e bisognosi".

Queste sono state le parole di Benedetto XVI all'inizio della sua visita a Cuba dove è giunto ieri sera proveniente dal Messico. All'aeroporto di Santiago de Cuba, seconda città dell'isola, il Papa è stato accolto dal Presidente di Cuba Raúl Castro, dall'Arcivescovo Dionisio Guillermo García Ibáñez, Presidente della Conferenza Episcopale di Cuba e dal Cardinale Jaime Ortega y Alamino, Arcivescovo de La Habana.

Il Papa ha ricordato nel suo discorso "la traccia indelebile" lasciata dalla Visita del Beato Giovanni Paolo II. "Per molti, credenti e non, il suo esempio e i suoi insegnamenti costituiscono una guida luminosa che li orienta sia nella vita personale sia nella realizzazione pubblica del servizio al bene comune della Nazione. In effetti, il suo passaggio nell’isola fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla Chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell’importanza della fede, incoraggiando ad aprire i cuori a Cristo, e, nello stesso tempo, illuminò la speranza e stimolò il desiderio di lavorare con audacia per un futuro migliore. Uno dei frutti importanti di quella visita fu l’inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato cubano, con uno spirito di maggiore collaborazione e fiducia, benché rimangano ancora molti aspetti nei quali si può e si deve avanzare, specialmente per quanto si riferisce al contributo imprescindibile che la religione è chiamata a svolgere nell’ambito pubblico della società".

Il Santo Padre ha inoltre ricordato il quattrocentesimo anniversario del ritrovamento dell'immagine della Virgen de la Caridad del Corbre la cui "singolare figura è stata, fin dall’inizio, molto presente sia nella vita personale dei cubani sia nei grandi avvenimenti del Paese, in modo speciale durante la sua indipendenza, essendo da tutti venerata come vera madre del popolo cubano".

"La devozione a 'la Virgen Mambisa' - ha proseguito il Pontefice - ha sostenuto la fede e ha incoraggiato la difesa e la promozione di ciò che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali, e continua a farlo anche oggi con più forza, dando così testimonianza visibile della fecondità della predicazione del Vangelo in queste terre, e delle profonde radici cristiane che danno vita all’identità più profonda dell’animo cubano. Seguendo la scia di tanti pellegrini nel corso di questi secoli, anch’io desidero recarmi a “El Cobre” a prostrarmi ai piedi della Madre di Dio, per ringraziarla dei suoi interventi in favore di tutti i suoi figli cubani e chiedere la sua intercessione, affinché guidi i percorsi di questa amata Nazione sui sentieri della giustizia, della pace, della libertà e della riconciliazione".

Il Pontefice ha fatto riferimento alla difficile situazione economica in molte parti del mondo e "che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie. Non si può proseguire a lungo nella stessa direzione culturale e morale che ha causato la dolorosa situazione che tanti sperimentano. Al contrario, il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa. Per questo, nel cuore e nella mente di molti, si fa strada sempre di più la certezza che la rigenerazione delle società e del mondo richiede uomini retti e di ferme convinzioni morali e alti valori di fondo che non siano manipolabili da interessi limitati, e che rispondano alla natura immutabile e trascendente dell’essere umano".

"Sono convinto che Cuba - ha concluso Benedetto XVI - che in questo momento così importante della sua storia, sta guardando già al domani, e per questo si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti; a ciò coopererà quell’immenso patrimonio di valori spirituali e morali che hanno plasmato la sua identità più genuina, e che si trovano scolpiti nell’opera e nella vita di molti insigni padri della patria, come il Beato José Olallo y Valdés, il Servo di Dio Félix Varela o l’insigne José Martí. La Chiesa, da parte sua, ha saputo contribuire con impegno alla promozione di tali valori mediante la sua generosa e instancabile missione pastorale, e rinnova i suoi propositi di continuare a lavorare senza tregua per servire meglio tutti i cubani".

lunedì 26 marzo 2012

PROTEGGERE I BAMBINI AFFINCHÈ GUARDINO CON FIDUCIA AL FUTURO

Città del Vaticano, 24 marzo 2012 (VIS). Alle 17:00 il Santo Padre ha lasciato il Colegio Miraflores di León per raggiungere Guanajuato, distante 64 chilometri. Il Papa ha percorso in autovettura chiusa la prima parte del tragitto e poco prima dell'arrivo è salito a bordo dell'autovettura panoramica. La città di Guanajuato che attualmente conta 70.000 abitanti, conosce la sua maggiore espansione economica negli anni della colonizzazione spagnola grazie, soprattutto, allo sfruttamento dei suoi giacimenti d'oro e d'argento. È famosa anche per essere stata la sede del movimento indipendentista nazionale messicano guidato da Miguel Hidalgo. È sede di una importante università e dal 1998 la città e le vicine miniere sono state incluse nella lista del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.

A Guanajuato il Papa si è recato alla Casa del Conde de Rul, sede di rappresentanza del Governo dello Stato di Guanajuato ed ha compiuto una visita di cortesia al Presidente Federale Felipe de Jesús Calderón Hinojosa. Il Pontefice e il Presidente hanno avuto un incontro privato al termine del quale, Benedetto XVI accompagnato dall'Arcivescovo di León, Monsignor José Guadalupe Martín Rábago, si è affacciato al balcone per rivolgere un breve saluto ed una benedizione ai bambini e ai fedeli riuniti nella Plaza de la Paz.

"Voi occupate un posto molto importante nel cuore del Papa. - ha detto Benedetto XVI ai bambini - E in questo momento desidero che lo sappiano tutti i bambini del Messico, particolarmente quelli che sopportano il peso della sofferenza, l’abbandono, la violenza o la fame, che in questi mesi, a causa della siccità, si è fatta sentire fortemente in alcune regioni. Grazie per questo incontro di fede, per la presenza festosa e la gioia, che avete espresso con i canti. (...) Dio vuole che siamo sempre felici. Egli ci conosce e ci ama. Se lasciamo che l’amore di Cristo cambi il nostro cuore, allora noi potremo cambiare il mondo. Questo è il segreto della felicità autentica".

"Questo luogo nel quale ci ritroviamo ha un nome che esprime l’anelito presente nel cuore di tutti i popoli: 'pace', un dono che proviene dall’Alto. 'La pace sia con voi'. Sono le parole del Signore risorto. Le ascoltiamo in ogni Messa, e oggi risuonano di nuovo qui, con la speranza che ciascuno si trasformi in seminatore e messaggero di quella pace per la quale Cristo donò la sua vita. Il discepolo di Gesù non risponde al male con il male, bensì è sempre strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria, servitore dell’unità. Gesù vuole scrivere in ognuna delle vostre vite una storia di amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei vostri amici".

"Sono venuto perché sentiate il mio affetto. Ciascuno di voi è un regalo di Dio per il Messico e per il mondo. La vostra famiglia, la Chiesa, la scuola e chi ha responsabilità nella società devono lavorare uniti perché voi possiate ricevere come eredità un mondo migliore, senza invidie né divisioni. Per questo, desidero levare la mia voce invitando tutti a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia".

"Voi, miei piccoli amici, non siete soli. Contate sull’aiuto di Cristo e della sua Chiesa per condurre uno stile di vita cristiano. Partecipate alla Messa domenicale, alla catechesi, a qualche gruppo di apostolato, cercando luoghi di preghiera, fraternità e carità. Così vissero i beati Cristobal, Antonio e Giovanni, i piccoli martiri di Tlaxcala, che conoscendo Gesù, al tempo della prima evangelizzazione del Messico, scoprirono che non esiste tesoro più grande di Lui".

"Continueremo a rimanere uniti nella preghiera.- ha concluso il Pontefice - Vi invito, allora, a pregare sempre, anche a casa; così sperimenterete la gioia di parlare con Dio in famiglia. Pregate per tutti, anche per me. Io pregherò per voi, perché il Messico sia un focolare nel quale tutti i suoi figli vivano in serenità e armonia".

IL PAPA AI VESCOVI: SIATE DALLA PARTE DEGLI EMARGINATI


Città del Vaticano, 25 marzo 2012 (VIS). Alle 18:00, ora locale, il Santo Padre è giunto alla Cattedrale di Nuestra Señora de la Luz, a León, per la celebrazione dei Vespri con i Vescovi messicani e con i numerosi Presuli rappresentanti delle conferenze episcopali dell'America Latina e del Caribe. Il Papa è stato accolto dal Capitolo della Cattedrale e successivamente ha reso omaggio al Santissimo.

Dopo il saluto dell'Arcivescovo Carlos Aguiar Retes, di Tlalnepantla, Presidente della Conferenza Episcopale Messicana e del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.A.M.), ha avuto inizio la celebrazione dei Vespri, nel corso della quale il Pontefice ha tenuto l'omelia, di cui riportiamo di seguito alcuni estratti.

"La Santissima Vergine (...) ci ha mostrato Gesù e trasmesso i prodigi che Dio ha fatto e fa per l'umanità, in maniera semplice, come spiegandoli ai piccoli della casa. Un segno decisivo di questi prodigi ce lo offre la Lettura breve che è stata proclamata in questi Vespri. Gli abitanti di Gerusalemme ed i suoi capi non riconobbero Cristo, ma, condannandolo a morte, in realtà, diedero compimento alle parole dei profeti. Sì, la malvagità e l'ignoranza degli uomini non è capace di frenare il piano divino della salvezza, la redenzione. Il male non può fare tanto. (...) Non ci sono motivi, dunque, per arrendersi alla prepotenza del male".

"Attendevo con grande desiderio questo incontro con voi, Pastori della Chiesa di Cristo che peregrina in Messico e nei diversi Paesi di questo grande Continente, come un'occasione per guardare insieme Cristo (...). La situazione attuale delle vostre diocesi presenta certamente sfide e difficoltà di origine molto diversa. Ma, sapendo che il Signore è risorto, possiamo proseguire fiduciosi, con la convinzione che il male non ha l'ultima parola nella storia, e che Dio è capace di aprire nuovi spazi ad una speranza che non delude".

"Vedendo nei vostri volti il riflesso delle preoccupazioni del gregge di cui avete cura, mi vengono alla mente le Assemblee del Sinodo dei Vescovi, nelle quali i partecipanti applaudono quando intervengono coloro che esercitano il loro ministero in situazioni particolarmente dolorose per la vita e la missione della Chiesa. Questo gesto germoglia dalla fede nel Signore, e significa fraternità nel lavoro apostolico, come pure gratitudine ed ammirazione per coloro che seminano il Vangelo tra le spine, alcune in forma di persecuzione, altre di esclusione o di disprezzo. Non mancano neppure preoccupazioni per la mancanza di mezzi e risorse umane, o i limiti imposti alla libertà della Chiesa nell’adempimento della sua missione."

"Il Successore di Pietro partecipa a questi sentimenti e ringrazia per la vostra sollecitudine pastorale paziente ed umile. Voi non siete soli nelle difficoltà, e neppure lo siete nei successi della evangelizzazione. Tutti siamo uniti nelle sofferenze e nella consolazione. Sappiate che avete un posto particolare nella preghiera di colui che ha ricevuto da Cristo l'incarico di confermare nella fede i suoi fratelli, che li incoraggia anche nella missione di far sì che il Nostro Signore Gesù Cristo sia conosciuto sempre di più, amato e seguito in queste terre, senza lasciarsi spaventare dalle contrarietà". (...)

"Le iniziative che vengono realizzate a motivo dell’'Anno della fede' devono essere finalizzate a condurre gli uomini a Cristo, la cui grazia permetterà loro di lasciare le catene del peccato che li rende schiavi e di avanzare verso la libertà autentica e responsabile. (...)
Vi esorto a continuare ad aprire i tesori del Vangelo, affinché si trasformino in forza di speranza, libertà e salvezza per tutti gli uomini".

"Nell'orizzonte pastorale e di evangelizzazione che si apre davanti a noi, è di capitale rilevanza seguire con grande attenzione i seminaristi (...). Non meno fondamentale è la vicinanza ai sacerdoti, ai quali non deve mancare mai la comprensione e l'incoraggiamento del loro Vescovo e, se fosse necessario, anche la sua paterna ammonizione su atteggiamenti inopportuni. (...) Lo stesso si deve dire delle diverse forme di vita consacrata, i cui carismi devono essere stimati con gratitudine ed accompagnati con responsabilità e rispetto del dono ricevuto. Ed un'attenzione sempre più speciale si deve riservare ai laici maggiormente impegnati nella catechesi, nell'animazione liturgica o nell'azione caritativa e nell’impegno sociale. La loro formazione nella fede è cruciale per rendere presente e fecondo il Vangelo nella società di oggi. E non è giusto che si sentano considerati come persone di poco conto nella Chiesa, nonostante l'impegno che pongono nel lavorare in essa secondo la loro propria vocazione, ed il gran sacrificio che a volte richiede questa dedizione. In tutto ciò, è particolarmente importante per i Pastori che regni uno spirito di comunione tra sacerdoti, religiosi e laici, evitando divisioni sterili, critiche e diffidenze nocive".

"Siate dalla parte di coloro che sono emarginati dalla violenza, dal potere o da una ricchezza che ignora coloro ai quali manca quasi tutto. La Chiesa non può separare la lode a Dio dal servizio agli uomini. L'unico Dio Padre e Creatore è quello che ci ha costituiti fratelli: essere uomo è essere fratello e custode del prossimo. In questo cammino, unita a tutta l'umanità, la Chiesa deve rivivere ed attualizzare quello che è stato Gesù: il Buon Samaritano, che venendo da lontano si è inserito nella storia degli uomini, ci ha sollevati e si è prodigato per la nostra guarigione".

Al termine dell'omelia il Governatore di Guanajuato, Juan Manuel Oliva Ramírez ha consegnato al Papa il dispositivo per l'accensione a distanza del nuovo impianto di illuminazione del Santuario del Cristo Rey.

VERA DEVOZIONE ALLA VERGINE MARIA CI AVVICINA A GESÙ

Città del Vaticano, 25 marzo 2012 (VIS). "Nel recitare ora l’Angelus ricordando l’Annunciazione del Signore, anche i nostri occhi si dirigono spiritualmente fino al colle del Tepeyac, al luogo dove la Madre di Dio, sotto il titolo di 'la sempre vergine santa Maria di Guadalupe', è onorata con fervore da secoli, quale segno di riconciliazione e della infinita bontà di Dio per il mondo", ha detto il Papa prima della recita dell'Angelus.

"Non dimenticate - ha proseguito il Pontefice - che la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù, e 'non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vaga credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù'. Amarla significa impegnarsi ad ascoltare il suo Figlio; venerare la Guadalupana significa vivere secondo le parole del frutto benedetto del suo seno".

"In questi momenti in cui tante famiglie si ritrovano divise e costrette all’emigrazione, molte soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori o della criminalità, rivolgiamoci a Maria alla ricerca di conforto, vigore e speranza. È la Madre del vero Dio, che invita a rimanere con la fede e la carità sotto la sua ombra, per superare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale".

"Con questi sentimenti, desidero porre nuovamente sotto il dolce sguardo di Nostra Signora di Guadalupe questo Paese e tutta l’America Latina e i Caraibi. Affido ciascuno dei suoi figli alla Stella della prima e della nuova evangelizzazione, che ha animato con il suo amore materno la storia cristiana di queste terre, dando caratteristiche particolari ai grandi avvenimenti della loro storia, alle loro iniziative comunitarie e sociali, alla vita familiare, alla devozione personale e alla Misiòn continental che ora si sta svolgendo in queste nobili terre. In tempi di prova e dolore, Ella è stata invocata da tanti martiri che, al grido 'Viva Cristo Re e Maria di Guadalupe', hanno dato una perenne testimonianza di fedeltà al Vangelo e di dedizione alla Chiesa. Supplico ora che la sua presenza in questa cara Nazione continui a richiamare al rispetto, alla difesa e alla promozione della vita umana e al consolidamento della fraternità, evitando l’inutile vendetta ed allontanando l’odio che divide", ha concluso il Santo Padre.

Al termine della recita dell'Angelus Benedetto XVI si è soffermato in preghiera silenziosa davanti all'immagine della Vergine di Guadalupe e nell'impartire la benedizione finale, ha benedetto 91 riproduzioni della Madonna di Guadalupe destinate a tutte le Diocesi del Messico.

"NON BASTANO STRATEGIE UMANE PER SALVARCI, DOBBIAMO RICORRERRE A DIO"


Città del Vaticano, 25 marzo (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato la Santa Messa nel Parco Expo Bicentenario della città di León, che ha raggiunto in elicottero proveniente dal Colegio Miraflores, dove ha soggiornato nella prima tappa del Viaggio Apostolico in Messico e Cuba. All'arrivo il Papa è stato accolto dal Governatore dello Stato di Guanajuato e da mezzo milione di fedeli che lo hanno salutato al suo passaggio in autovettura panoramica.

Il Papa ha concelebrato con 250 Cardinali, Vescovi del Messico e tutti i Presidenti delle 22 conferenze episcopali dell'America Latina e del Caribe, con i Vescovi giunti da tutto il Continente e con circa 3.000 sacerdoti. Un coro composto da 200 persone, accompagnato da un'orchestra di 60 musicisti ha animato la liturgia, che i fedeli hanno potuto seguire sui  maxischermi .

Di seguito riportiamo ampi stralci dell'omelia del Santo Padre:

"'Crea in me, Signore, un cuore puro', abbiamo invocato nel Salmo responsoriale. Questa esclamazione (...) ci aiuta anche a guardare nel profondo del cuore umano, specialmente nei momenti che uniscono dolore e speranza, come quelli che attraversa attualmente il popolo messicano ed anche altri popoli dell'America Latina".

"L'anelito di un cuore puro, sincero, umile, gradito a Dio, era già molto sentito da Israele, man mano che prendeva coscienza della persistenza del male e del peccato nel suo seno, come un potere praticamente implacabile ed impossibile da superare. Non restava che confidare nella misericordia di Dio onnipotente e nella speranza che Egli cambiasse dal di dentro, dal cuore, una situazione insopportabile, oscura e senza futuro".

"Questo può ricordare oggi ad ognuno di noi ed ai nostri popoli che, quando si tratta della vita personale e comunitaria, nella sua dimensione più profonda, non basteranno le strategie umane per salvarci. Si deve ricorrere anche all'unico che può dare vita in pienezza, perché Egli stesso è l'essenza della vita ed il suo autore, e ci ha fatto partecipi di essa attraverso il suo Figlio Gesù Cristo".

"Il Vangelo di oggi prosegue facendoci vedere come questo antico anelito alla vita piena si è realizzato realmente in Cristo. Sulla croce (...) inizierà la sua 'gloria', a causa del suo sacrificio di espiazione per tutti, come il chicco di grano caduto in terra, che, morendo, germina e dà frutto abbondante. Nostra Signora di Guadalupe ha mostrato il suo divino Figlio a san Juan Diego. Non come un eroe portentoso da leggenda, ma come il vero Dio per il quale si vive, il Creatore delle persone (...), il Creatore del Cielo e della Terra. Ella, in quello momento, fece quello che aveva già sperimentato nelle Nozze di Cana. Davanti all’imbarazzo per la mancanza di vino, indicò chiaramente ai servi che la via a seguire era suo Figlio: 'Qualsiasi cosa vi dica, fatela'”.

"Venendo qui ho potuto avvicinarmi al monumento a Cristo Re, in cima al 'Cubilete'. (...) In questo monumento si rappresenta Cristo Re. Ma le corone che lo accompagnano, una da sovrano ed un'altra di spine, indicano che la sua regalità non è come molti la intesero e la intendono. Il suo regno non consiste nel potere dei suoi eserciti per sottomettere gli altri con la forza o la violenza. Si fonda su un potere più grande, che conquista i cuori: l'amore di Dio che Egli ha portato al mondo col suo sacrificio e la verità, di cui ha dato testimonianza. Questa è la sua signoria che nessuno gli potrà togliere e che nessuno deve dimenticare".
"Anche oggi, da questo parco, con il quale si vuole ricordare il bicentenario della nascita della Nazione messicana, (...) chiediamo a Cristo un cuore puro, dove egli possa abitare come Principe della pace, 'grazie al potere di Dio, che è il potere del bene, il potere dell'amore'. E, affinché Dio abiti in noi, bisogna ascoltarlo, bisogna lasciarsi interpellare dalla sua Parola ogni giorno, meditandola nel proprio cuore, sull’esempio di Maria. Così cresce la nostra amicizia personale con Lui, si impara quello che Egli attende da noi e si riceve incoraggiamento per farlo conoscere agli altri".

"In Aparecida, i Vescovi dell'America Latina e dei Caraibi hanno colto con lungimiranza la necessità di confermare, rinnovare e rivitalizzare la novità del Vangelo, radicata nella storia di queste terre (...) Si deve superare la stanchezza della fede e recuperare 'la gioia di essere cristiani, l’essere sostenuti dalla felicità interiore di conoscere Cristo e di appartenere alla sua Chiesa. Da questa gioia nascono anche le energie per servire Cristo nelle situazioni opprimenti di sofferenza umana, per mettersi a sua disposizione, senza ripiegarsi sul proprio benessere'. Lo vediamo molto bene nei Santi, che si dedicarono completamente alla causa del Vangelo con entusiasmo e con gioia, senza badare ai sacrifici, anche quello della propria vita. Il loro cuore era una opzione incondizionata per Cristo dal quale avevano imparato ciò che significa veramente amare fino alla fine".

"Chiediamo alla Vergine Maria che ci aiuti a purificare il nostro cuore (...) che continui ad accompagnare e proteggere i suoi cari figli messicani e latinoamericani, affinché Cristo regni nelle loro vite e li aiuti a promuovere con coraggio la pace, la concordia, la giustizia e la solidarietà".

ATTIVITÀ POLITICA SIA A FAVORE DEI CITTADINI E NON LOTTA DI POTERE


Città del Vaticano, 25 marzo 2012 (VIS). Al termine della celebrazione dei Vespri, il Cardinale Tarcisio Bertone, SDB, Segretario di Stato, ha presieduto una cena nel patio della cattedrale in onore dei Vescovi messicani e latinoamericani alla quale ha partecipato il seguito papale.

Il Segretario di Stato ha tenuto un discorso ed ha affermato che "la visita di Benedetto XVI  in Messico rappresenta un'occasione di profonda gioia al vedere come questa cara Nazione abbia ancora una volta spalancato le sue porte al Successore di Pietro, manifestando così la grandezza di spirito dei suoi figli, la loro squisita ospitalità e la vigorosa fede cattolica radicata in essi".

Successivamente il Cardinale Segretario di Stato ha ricordato che quest'anno ricorre il ventesimo anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche fra Messico e Santa Sede, sottolineando che: "sia la Chiesa, sia lo Stato hanno un compito comune, ognuno nella propria missione specifica, di salvaguardare e tutelare i diritti fondamentali delle persone. Tra essi, in particolare la libertà dell'uomo per cercare la verità e professare le proprie convinzioni religiose, tanto in privato come in pubblico, il che deve essere riconosciuto e garantito dall'ordinamento giuridico. Ed è auspicabile che in Messico questo diritto fondamentale si consolidi sempre di più, nella consapevolezza che questo diritto va molto al di là della semplice libertà di culto. In effetti, pervade tutte le dimensioni della persona umana, chiamata a dare ragione della propria fede e ad annunciarla e condividerla con altri - senza imporla - come il dono più prezioso ricevuto da Dio".

"Anche le funzioni diplomatiche devono radicarsi nella promozione di questa grande causa comune, alla quale il cristianesimo può offrire un valido contributo, perché è 'una religione di libertà e di pace, e sta al servizio dell'autentico bene dell'umanità' , la Chiesa non cessa di esortare tutti, affinché l'attività politica sia un lavoro lodevole e con dedizione totale in favore dei cittadini, e non si trasformi in una lotta di potere o in una imposizione di sistemi ideologici rigidi, che tante volte danno come risultato posizioni radicali in ampi settori della popolazione".

"In questo senso, i Vescovi qui presenti sono esponenti dell’impegno della Chiesa cattolica nella preziosa opera di lavorare per l'uomo, per il quale Gesù Cristo ha dato la vita. In ogni generazione, essa ha scritto una pagina di questa storia di servizio all'umanità. Alcune righe sono opera dei santi, altre dei martiri. Non sono mancati in questa storia Pastori audaci, religiosi esemplari, giovani dalla voce profetica, valorosi testimoni della carità e fedeli laici che, a volte con grande semplicità, hanno teso la mano ed aperto la loro casa al fratello bisognoso. In molteplici modi, si è voluto spiegare la bellezza del Cristianesimo nell’abbracciare ogni uomo o donna, senza guardare alla razza, alla lingua o alla classe sociale. A ciò hanno concorso sia la dimensione di fede professata e celebrata in modo profondo, come si percepisce in Messico ed in tutta l'America Latina, sia i più svariati progetti di solidarietà che hanno incoraggiato tanti ad uscire dall'egoismo per prestare il loro aiuto nelle necessità sociali più basilari ed urgenti. Non possiamo dimenticare le iniziative dirette alla promozione dei diritti di ogni uomo e di ogni popolo, alla difesa della loro libertà e alla cura dell'arte e della cultura".

"Se in questa missione vi sono state delle ombre, ciò non oscura lo splendore del Vangelo, sempre presente per purificare ed illuminare il nostro cammino, che oggi passa per questa rivitalizzazione della fede alla quale Sua Santità Benedetto XVI non si stanca di invitare".

sabato 24 marzo 2012

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 24 marzo 2012 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- L'Arcivescovo Santo Gangemi, Nunzio Apostolico in Papua Nuova Guinea, attualmente Nunzio Apostolico nelle Isole Salomone.

- Il Monsignore Wieslaw Smigiel, Vescovo Ausiliare di Pelplin (superficie: 12.890; popolazione: 780.000; cattolici: 730.000; sacerdoti: 569; religiosi: 292; diaconi permanenti: 1), Polonia. Il Vescovo eletto è nato nel 1969 a Swiec nad Wisla (Polonia) ed è stato ordinato sacerdote nel 1994. Dal 1994 al 1996 è stato viceparroco nella Parrocchia della Santissima Trinità a Koscierzyna e per due anni segretario e cappellano del Vescovo di Pelplin. Dal 2001 è docente di Teologia Pastorale nel Seminario maggiore di Pelplin. Nel 2006 è stato nominato Professore aggiunto in Teologia Pastorale nella Università Cattolica di Lublino. È stato finora Preside della Cattedra di Teologia Pastorale nella Università Cattolica di Lublino "Giovanni Paolo II" e consultore della Commissione per la pastorale della Conferenza Episcopale Polacca.

VIDEOMESSAGGIO DEL PAPA ALLA CHIESA DI FRANCIA CHE COMMEMORA 50° ANNIVERSARIO CONCILIO VATICANO II

Città del Vaticano, 24 marzo 2012 (VIS). Dal 24 al 25 marzo, la Conferenza Episcopale francese ha promosso a Lourdes un incontro sul tema "Joie et espérance". 50 ans après le Concile Vatican II, al quale partecipano i Vescovi francesi, oltre 2.500 laici, religiosi e sacerdoti da tutte le diocesi della Francia. Il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire un videomessaggio, proiettato questa mattina in apertura dell'incontro, di cui riportiamo ampi estratti.

"Il Concilio Vaticano II è stato ed è autentico segno di Dio per i nostri tempi. Se sappiamo leggerlo e accoglierlo all'interno della Tradizione della Chiesa e sotto le guida sicura del Magistero, esso diverrà sempre più una grande forza per il futuro della Chiesa. Auspico vivamente che questo anniversario sia per voi e per tutta la Chiesa che è in Francia, occasione di un rinnovamento spirituale e pastorale".

"Tale rinnovamento, che si colloca nella continuità, assume molteplici forme e l'anno della fede, che ho voluto proporre a tutta la Chiesa in questa occasione, deve permettere di rendere la nostra fede più consapevole e di ravvivare la nostra adesione al Vangelo, per cui è necessaria un'apertura sempre più grande alla persona di Cristo, ritrovando in particolare il gusto della Parola di Dio, per realizzare una conversione profonda del nostro cuore e per recarci per le vie del mondo a proclamare il Vangelo della speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo, in un dialogo rispettoso con tutti. Che questo tempo di grazia permetta di consolidare la comunione all'interno della grande famiglia che è la Chiesa cattolica e contribuisca a ripristinare l'unità fra tutti i cristiani, ciò che fu uno degli obiettivi principali del Concilio".

"Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita degli stessi cristiani affinché risplenda la Parola di verità che il Signore ci ha lasciato. Cari amici, frequentando i testimoni della fede, come Santa Bernadette, l'umile veggente di Lorudes, Pauline Jaricot che ha suscitato nella Chiesa un nuovo slancio missionario e tante altre sante, che sono fiorite in terra di Francia, la vostra conoscenza di Cristo sarà sempre più grande. (...) Santa Giovanna d'Arco, di cui celebriamo questo anno il sesto centenario della nascita è un esempio luminoso, che ha voluto portare il Vangelo al cuore delle realtà più drammatiche della storia e della Chiesa del suo tempo".

BENEDETTO XVI IN MESSICO, PELLEGRINO DI FEDE, SPERANZA E CARITÀ


Città del Vaticano, 24 marzo 2012 (VIS). Alle 16:30 di ieri pomeriggio (23,30 ora italiana) il Santo Padre Benedetto XVI è arrivato all'aeroporto internazionale di Guanajuato, a León, dove è stato accolto dal Presidente Federale del Messico, Signor Felipe de Jesus Calderón Hinojosa e dall'Arcivescovo di León, Monsignor José Guadalupe Martín Rábago. Erano presenti diverse autorità civili, il corpo diplomatico, alcuni vescovi messicani, e circa 3.500 fedeli, un coro ed un gruppo di "mariachi" che hanno cantato per il Papa.

Dopo il saluto alla bandiera e l'esecuzione dell'inno nazionale dello Stato della Città del Vaticano e del Messico e dopo il discorso del Presidente Federale, il Santo Padre ha pronunciato il suo primo discorso in terra messicana.

"Sono molto felice di essere qui - ha detto il Papa - e rendo grazie a Dio per avermi concesso di realizzare il desiderio, presente nel mio cuore da molto tempo, di poter confermare nella fede il Popolo di Dio di questa grande Nazione nella sua propria terra. È proverbiale il fervore del popolo messicano verso il Successore di Pietro, che lo ha sempre molto presente nella sua preghiera. Lo dico in questo luogo, considerato il centro geografico del suo territorio, nel quale desiderò venire, sin dal suo primo viaggio, il mio venerato Predecessore, il beato Giovanni Paolo II. Non potendolo fare, lasciò in quella occasione un messaggio di incoraggiamento e benedizione quando sorvolava il suo spazio aereo. Oggi sono felice di farmi eco delle sue parole, proprio in questo luogo e tra di voi: Sono grato – diceva nel suo messaggio – per l’affetto verso il Papa e la fedeltà al Signore dei fedeli del Bajío e di Guanajuato. Che Dio li accompagni sempre".

"Con questa breve visita - ha proseguito Benedetto XVI - desidero stringere la mano di tutti i messicani e raggiungere le nazioni e i popoli latinoamericani, ben rappresentati qui da tanti Vescovi, proprio in questo luogo nel quale il maestoso monumento a Cristo Re, nel “Cerro del Cubilete”, manifesta il radicamento della fede cattolica tra i messicani, che si mettono sotto la sua costante benedizione in tutte le loro vicissitudini".

"Il Messico, e la maggior parte delle popolazioni latinoamericane, hanno commemorato il bicentenario della propria indipendenza, o lo stanno facendo in questi anni. Molte sono state le celebrazioni religiose per rendere grazie a Dio di questo momento così importante e significativo. E in esse, come si è fatto nella Santa Messa nella Basilica di San Pietro a Roma, nella Solennità di Nostra Signora di Guadalupe, si è invocata con fervore Maria Santissima, che fece vedere con dolcezza come il Signore ama tutti e si consegnò per tutti, senza distinzioni. La Nostra Madre del cielo ha continuato a vegliare sulla fede dei suoi figli anche nella formazione di queste nazioni, e continua a farlo oggi dinanzi alle nuove sfide che si presentano loro".

"Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità. Desidero confermare nella fede i credenti in Cristo, consolidarli in essa e incoraggiarli a rivitalizzarla con l’ascolto della Parola di Dio, i Sacramenti e la coerenza di vita. Così potranno condividerla con gli altri, come missionari tra i propri fratelli, ed essere fermento nella società, contribuendo a una convivenza rispettosa e pacifica, basata sulla incomparabile dignità di ogni persona umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare. Questa dignità si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla libertà religiosa, nel suo genuino significato e nella sua piena integrità".

"Come pellegrino della speranza, vi dico con San Paolo: 'Non siate tristi come gli altri che non hanno speranza'. La fede in Dio offre la certezza di incontrarlo, di ricevere la sua Grazia, e su questo si basa la speranza di chi crede. Sapendo ciò, il credente si sforza di trasformare anche le strutture e gli avvenimenti presenti poco piacevoli, che sembrano immutabili e insuperabili, aiutando chi nella vita non trova né senso, né avvenire. Sì, la speranza cambia l’esistenza concreta di ogni uomo e di ogni donna in maniera reale. (...) Inoltre, quando si radica in un popolo, quando viene condivisa, essa si diffonde come la luce che disperde le tenebre che offuscano e attanagliano. Questo Paese, questo Continente, sono chiamati a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasformandola in un atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di camminare uniti verso un mondo migliore".

"Insieme alla fede e alla speranza, il credente in Cristo, e la Chiesa nel suo insieme, vivono e praticano la carità come elemento essenziale della loro missione. Nella sua accezione primaria, la carità 'è anzitutto e semplicemente la risposta a una necessità immediata in una determinata situazione', come è soccorrere coloro che patiscono la fame, sono privi di dimora, sono infermi o bisognosi in qualche aspetto della loro esistenza. Nessuno rimane escluso per la sua origine o le sue convinzioni da questa missione della Chiesa, che non entra in competizione con altre iniziative private o pubbliche, anzi, essa collabora volentieri con coloro che perseguono questi stessi fini. Tanto meno pretende altra cosa che non sia fare del bene, in maniera disinteressata e rispettosa, al bisognoso, a chi, molte volte, manca più di tutto proprio di una prova di amore autentico".

In questi giorni chiederò vivamente al Signore e alla Vergine di Guadalupe che questo popolo faccia onore alla fede ricevuta e alle sue migliori tradizioni; e pregherò specialmente per coloro che più ne hanno bisogno, particolarmente quanti soffrono a causa di antiche e nuove rivalità, risentimenti e forme di violenza. Già so che mi trovo in un Paese orgoglioso della sua ospitalità e desideroso che nessuno si senta estraneo nella sua terra. Lo so, già lo sapevo, però ora lo vedo e lo sento in modo molto profondo nel cuore. Spero con tutta la mia anima che lo sentano anche tanti messicani che vivono fuori della propria patria natia, ma che mai la dimenticano e desiderano vederla crescere nella concordia e in un autentico sviluppo integrale. Molte grazie".

Al termine del discorso Benedetto XVI ha raggiunto in autovettura panoramica il Colegio Santísima Virgen de Miraflores, Residenza Pontificia durante il Viaggio Apostolico in

LA CHIESA NON È UN POTERE POLITICO, MA UNA REALTÁ MORALE DALLA PARTE DELLA LIBERTÁ

Città del Vaticano, 24 marzo 2012 (VIS). Nella mattinata di ieri, prima della partenza per il Messico, Benedetto XVI è stato salutato dal Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Professor Mario Monti. Durante il viaggio si è tenuta la tradizionale conferenza stampa del Papa con gli oltre 70 giornalisti accreditati, nel corso della quale sono stati trattati numerosi temi di attualità, dal narcotraffico e la violenza in Messico, alla situazione sociale a Cuba e alla nuova evangelizzazione del continente latinoamericano.

Il Pontefice ha sottolineato che in questo viaggio si sente totalmente nella continuità con Giovanni Paolo II, che in Messico si recò cinque volte, ed a Cuba una volta. "Condivido le gioie e le speranze, ma anche condivido il lutto e le difficoltà di questo grande Paese; vado per incoraggiare e per imparare, per confortare nella fede, nella speranza e nella carità, e confortare nell'impegno per il bene e l'impegno per la lotta contro il male. Speriamo che il Signore ci aiuti!".

Un giornalista messicano ha chiesto come può la Chiesa cattolica risolvere il problema del narcotraffico, che ha causato circa 50.000 morti negli ultimi cinque anni. Il Santo Padre ha risposto: "Conosciamo bene tutte le bellezze del Messico, ma anche questo grande problema del narcotraffico e della violenza. È certamente una grande responsabilità per la Chiesa cattolica in un Paese con l'80% dei cattolici. Dobbiamo fare il possibile contro questo male distruttivo dell'umanità e della nostra gioventù. Direi che il primo atto è annunciare Dio: Dio il giudice, Dio che ci ama ma ci ama per attrarre al bene e alla verità contro il male.

"È una grande responsabilità della Chiesa educare le coscienze - ha proseguito Benedetto XVI - educare alla responsabilità morale; e smascherare il male, questa idolatria del denaro che rende schiavo l'uomo (...) smascherare anche queste false promesse, la menzogna, la truffa (...) Dobbiamo sapere che l'uomo ha bisogno dell'infinito. Se Dio non c'è, lo sostituisce creando i suoi propri paradisi, un'apparenza di infinitudini che può essere solo menzogna. Perciò è tanto importante che Dio sia presente e accessibile; (...) in questo senso la Chiesa può smascherare il male: rendendo presente la bontà di Dio, la sua verità, il vero infinito (...) è il grande dovere della Chiesa".

Una giornalista messicana ha notato che l'America Latina continua ad essere una regione di enormi contrasti sociali e che sembra che a volte la Chiesa Cattolica non sia sufficientemente incoraggiata ad impegnarsi in questo campo:

"Naturalmente la Chiesa deve sempre chiedere se si fa a sufficienza per la giustizia sociale in questo grande Continente. - ha risposto il Pontefice - Questa è una questione di coscienza che dobbiamo sempre porci. Chiedere: che cosa può e deve fare la Chiesa, che cosa non può e non deve fare. La Chiesa non è un potere politico, non è un partito, ma è una realtà morale, un potere morale. In quanto la politica fondamentalmente dev’essere una realtà morale, la Chiesa, su questo binario, ha fondamentalmente a che fare con la politica. Ripeto quanto avevo già detto: il primo pensiero della Chiesa è educare le coscienze e così creare la responsabilità necessaria; educare le coscienze sia nell’etica individuale, sia nell’etica pubblica. (...) È bene educare a superare questa schizofrenia, educare non solo ad una morale individuale, ma ad una morale pubblica, e questo cerchiamo di farlo con la Dottrina Sociale della Chiesa, perché, naturalmente, questa morale pubblica dev’essere una morale ragionevole, condivisa e condivisibile anche da non credenti, una morale della ragione. Certo, noi nella luce della fede possiamo meglio vedere tante cose che anche la ragione può vedere, ma proprio la fede serve anche per liberare la ragione dagli interessi falsi e dagli oscuramenti degli interessi, e così creare nella dottrina sociale, i modelli sostanziali per una collaborazione politica, soprattutto per il superamento di questa divisione sociale, antisociale, che purtroppo esiste".

Un altro giornalista ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II durante il suo viaggio a Cuba “Che Cuba si apra al mondo e che il mondo si apra a Cuba” ed ha detto che nell'attesa della visita di Benedetto XVI, molte voci di oppositori e di sostenitori dei diritti umani si sono fatte sentire.

"Come ho già detto, mi sento in assoluta continuità con le parole del Santo Padre Giovanni Paolo II, che sono ancora attualissime. Questa visita del Papa ha inaugurato una strada di collaborazione e di dialogo costruttivo; una strada che è lunga e che esige pazienza, ma va avanti. Oggi è evidente che l’ideologia marxista com’era concepita, non risponde più alla realtà: così non si può più rispondere e costruire un società; devono essere trovati nuovi modelli, con pazienza e in modo costruttivo. In questo processo, che esige pazienza ma anche decisione, vogliamo aiutare in spirito di dialogo, per evitare traumi e per aiutare il cammino verso una società fraterna e giusta come la desideriamo per tutto il mondo e vogliamo collaborare in questo senso. E’ ovvio che la Chiesa sta sempre dalla parte della libertà: libertà della coscienza, libertà della religione. In tale senso contribuiamo, contribuiscono proprio anche semplici fedeli in questo cammino in avanti".

Infine il Santo Padre ha risposto ad una domanda sulla nuova evangelizzazione nel continente latinoamericano alla luce della Conferenza di Aparecida.

"Il cammino della nuova evangelizzazione è cominciato con il Concilio; questa era fondamentalmente l’intenzione di Papa Giovanni XXIII; è stata molto sottolineata da Papa Giovanni Paolo II la sua necessità, in un mondo che è in grande cambiamento, diventa sempre più evidente. Necessità nel senso che il Vangelo deve esprimersi in modi nuovi;(...) C’è una situazione comune del mondo, c’è la secolarizzazione, l’assenza di Dio, la difficoltà di trovare accesso, di vederlo come una realtà che concerne la mia vita. (...) Oggi, in questo contesto della nostra moderna razionalità, possiamo di nuovo riscoprire Dio come l’orientamento fondamentale della nostra vita, la speranza fondamentale della nostra vita, il fondamento dei valori che realmente costruiscono una società (...).Mi sembra molto importante: annunciare un Dio che risponde alla nostra ragione. (...) Dall’altra parte, tenere conto della realtà concreta. In America Latina, in genere, è molto importante che il Cristianesimo non sia mai tanto una cosa della ragione, ma del cuore. La Madonna di Guadalupe è riconosciuta ed amata da tutti, perché capiscono che è una Madre per tutti ed è presente dall’inizio in questa nuova America Latina, dopo l’arrivo degli Europei. E pure in Cuba abbiamo la Madonna del Cobre, che tocca i cuori e tutti sanno intuitivamente che è vero, che questa Madonna ci aiuta, che esiste, ci ama e ci aiuta. Ma questa intuizione del cuore deve collegarsi con la razionalità della fede e con la profondità della fede che va oltre la ragione. Dobbiamo cercare di non perdere il cuore, ma di collegare cuore e ragione (...) perché solo così l’uomo è completo e può realmente aiutare e lavorare per un futuro migliore".

venerdì 23 marzo 2012

IL PAPA INIZIA XXIII VIAGGIO APOSTOLICO NEL SEGNO DELLA SPERANZA

Città del Vaticano, 23 marzo 2012 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha iniziato oggi il suo XXIII Viaggio Apostolico, diretto in Messico e nella Repubblica di Cuba. Alle 9:30 di questa mattina il Papa è partito dall'aeroporto romano di Fiumicino e dopo 14 ore di volo,  nel pomeriggio alle 16:30, ora locale (23:30 ora italiana), atterrerà a León, capitale dello Stato messicano di Guanajuato, quarta città più importante e centro geografico del Paese.

Il Santo Padre soggiornerà in Messico fino al 26 marzo e risiederà nel Colegio Santísima Virgen de Miraflores, il cui nome si richiama al complesso monastico dei Certosini a Burgos (Spagna) - un complesso scolastico gestito dalla "Suore Serve della Santissima Eucaristia e della Madre di Dio". Nei tre giorni di permanenza in Messico il Santo Padre incontrerà, sabato mattina, il Presidente Federale Felipe de Jesús Calderón Hinojosa a Guanajuato e nel pomeriggio i bambini nella Plaza de la Paz. Domenica 25 marzo, alle ore 10:00 (ora locale), Benedetto XVI presiederà la Santa Messa nel Parque del Bicentenario di León ed alle 18:00 la celebrazione dei Vespri con i Vescovi del Messico e dell'America Latina, nella Cattedrale de la Madre Santísima da la Luz della città. Lunedì 26 marzo Benedetto XVI partirà alla volta di Cuba, seconda tappa del suo viaggio.

Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., nel suo editoriale "Octava dies", ha spiegato che "i motivi del Viaggio del Papa in Messico e Cuba sono molti: il bicentenario dell'indipendenza dei popoli latinoamericani, il grande desiderio dei messicani di ospitare il Papa, il ventennio dei rapporti diplomatici fra Messico e Santa Sede, il 400° del ritrovamento della Vergine della Carità del Cobre, Patrona di Cuba, e il conseguente anno giubilare".

"Tuttavia - afferma Padre Lombardi - si può forse indicare un'intonazione specifica di questo Viaggio al cuore del continente americano. Sarà certamente un viaggio per la speranza. Per la speranza dei Messicani, popolo di immense risorse e possibilità, ma travagliato oggi da problemi gravissimi che pesano sul suo presente e sul suo futuro, a cominciare da una drammatica violenza".

Il Direttore della Sala Stampa ricorda inoltre che: "Per la speranza dei Cubani, che si sentono alle soglie di una possibile epoca nuova, in cui le parole profetiche di Giovanni  Paolo II sull'apertura reciproca di Cuba e del mondo si avverino in un clima di sviluppo, di libertà e di riconciliazione".

Infine "Per la speranza dell'America Latina intera, dove una Chiesa impegnata nella 'missione continentale' avviata dall'Assemblea di Aparecida, vuole continuare a dare il suo contributo ispiratore al cammino del continente, perché i valori umani e cristiani garantiscano uno sviluppo integrale delle persone, nonostante le difficoltà e i rischi del nostro tempo".

giovedì 22 marzo 2012

INCONTRO INTERNAZIONALE GIORNATE MONDIALI GIOVENTÙ

Città del Vaticano, 22 marzo 2012 (VIS). Il Pontificio Consiglio per i Laici ha promosso con gli operatori della pastorale giovanile un incontro di riflessione sulle Giornate Mondiali della Gioventù in vista della GMG di Rio de Janeiro 2013.  All'incontro, che si terrà a Rocca di Papa (Roma) dal 29 marzo al 1° aprile, partecipano i delegati di 98 paesi, ed i comitati organizzatori della Giornata di Madrid 2011 e di quella di Rio 2013.

In un Comunicato Stampa del Pontificio Consiglio per i Laici, reso pubblico questa mattina,
viene reso noto che: "Si tratta (...) di un importante momento di riflessione per gli operatori - più di 300 in rappresentanza di circa 98 Paesi e 45 comunità, associazioni e movimenti giovanili cattolici".

I lavori avranno inizio il 29 marzo con un saluto del Cardinale Stanislaw Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. La giornata del 29 sarà dedicata all'analisi degli aspetti organizzativi e pastorali della GMG di Madrid 2011, e dei suoi risultati pastorali in tutto il mondo. Interverranno il Cardinale Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid; il Dottor Yago de la Cierva, Direttore esecutivo della GMG 2011 e Don Gregorio Roldán, Segretario Generale.

Venerdì 30 sarà dedicato all'evento di Rio de Janeiro. Le ragioni, le sfide e le aspettative della Giornata Mondiale saranno presentate dall'Arcivescovo di Rio, Monsignor Orani João  Tempesta; dal Presidente della Commissione episcopale per la gioventù del Brasile, Monsignor Eduardo Pinheiro da Silva e da Don Carlos Savio, Responsabile del settore gioventù della Conferenza Episcopale del Brasile e del Comitato organizzatore.

La giornata di sabato 31 sarà dedicata alla riflessione sul tema: "Formare i giovani: una missione prioritaria della Chiesa", con gli interventi del Monsignor Josef Clemens, Segretario del Pontificio Consiglio e di Don Fabio Attard, Consigliere Generale dei Salesiani per la pastorale giovanile. Il 1° aprile, i delegati parteciperanno alla Santa Messa della Domenica delle Palme presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI in Piazza San Pietro, con la celebrazione diocesana dalla XXVII Giornata Mondiale della Gioventù.

IL CARDINALE JEAN-LOUIS TAURAN CHIUDE SEMINARIO DI STUDI SU DIALOGO INTERRELIGIOSO IN NIGERIA

Città del Vaticano, 22 marzo 2012 (VIS). Un Comunicato del Pontificio Consiglio Interreligioso rende noto che Il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio, si recherà il 23 marzo in Nigeria per una visita in alcune Diocesi e per concludere un Seminario di studio sul Dialogo interreligioso con gli adepti delle Religioni tradizionali africane.

INCONTRO PONTIFICIO CONSIGLIO CULTURA CON AMBASCIATORI AFRICANI PRESSO SANTA SEDE

Città del Vaticano, 22 marzo 2012 (VIS). Il 26 marzo prossimo il Pontificio Consiglio della Cultura ha promosso a Roma un incontro con i diplomatici del continente africano accreditati presso la Santa Sede, con il fine di promuovere il dialogo interculturale e la cooperazione fra paesi geograficamente distanti dal Vaticano e dal Pontificio Consiglio. È la seconda iniziativa di questo tipo promossa dal Dicastero della Santa Sede; la prima si è tenuta nel marzo 2011, con gli Ambasciatori dell'Asia.

La giornata si terrà in due momenti e si svolgerà in diversi luoghi della città. La prima parte è dedicata alla presentazione dettagliata del Dicastero, a cura del Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente e dall'Arcivescovo Barthélemy Adoukonou, Segretario del Dicastero. Gli Ambasciatori potranno intervenire e formulare proposte che incrementano la reciproca collaborazione. Moderatore è il Padre Theodore Mascarenhas, S.F.X., Capo del Dipartimento per le culture africane.

Successivamente i partecipanti si trasferiranno al Tempio di Adriano dove saranno accolti dal Presidente della Camera del Commercio di Roma, Dottor Giancarlo Cremonesi, che ne illustrerà agli Ambasciatori le attività. Indi si terrà una conferenza sulla storia e l'uso attuale del tempio. Al termine della giornata i diplomatici visiteranno l'Auditorium del Parco della Musica.

"Il Pontificio Consiglio della Cultura - si legge in un Comunicato reso pubblico oggi - collabora strettamente con le diverse Ambasciate. Questo avvenimento intende rafforzare sempre più i legami fra le Ambasciate e il Dicastero affinché sorgano nuove forme di cooperazione culturale. Alla data odierna sono 23 le Ambasciate che hanno confermato la propria partecipazione.
Copyright © VIS - Vatican Information Service