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sabato 18 settembre 2010

VESPRI ECUMENICI NELL’ABBAZIA DI WESTMINSTER

CITTA' DEL VATICANO, 17 SET. 2010 (VIS). Alle 19:00 di questa sera il Papa è giunto all’Abbazia di Westminster, tradizionale sede delle incoronazioni e delle sepolture dei sovrani britannici sin dal 1066, per prendere parte alla celebrazione ecumenica dei Vespri.

L’Abbazia, i cui nome completo è “Chiesa collegiata di San Pietro in Westminster”, fu costruita probabilmente nell’VIII secolo come chiesa di San Pietro, divenuta sede di un monastero benedettino nel 960 per iniziativa del Vescovo di Londra, Dunstan. Grazie alle donazioni di re Edgar e soprattutto di re Edward, il Confessore, l’Abbazia venne ampliata con nuovi edifici e conobbe un periodo di fioritura fino al 1534, quando l’Atto di Supremazia di Enrico VIII sancì la separazione della Chiesa inglese dalla Chiesa cattolica, cui seguirono lo scioglimento dei monasteri cattolici e la confisca delle loro proprietà.

L’Abbazia di Westminster divenne la Cattedrale anglicana della diocesi di Westminster e successivamente la seconda cattedrale della diocesi di Londra ma rimane fino ad oggi sotto la diretta giurisdizione del sovrano britannico. Tutto il transetto, a destra e a sinistra dell’altare maggiore, è occupato dalle sepolture di personaggi storici, tra cui alcuni santi. Nel Poets’ Corner (“Angolo dei Poeti) le tombe o le lapidi commemorative di alcuni letterati e poeti inglesi. Dietro l’Altare maggiore, si trovano le Royal Chapels ed una corona di cappelle che raccolgono un centinaio di tombe, quasi tutte di sovrani d’Inghilterra.

Benedetto XVI con l’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams e l’Arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, è stato accolto dal Decano dell’Abbazia Dr. John Hall che gli ha presentato il Capitolo dell’Abbazia. Insieme si sono recati alla tomba del Milite Ignoto dedicata ai caduti della Prima Guerra Mondiale dove hanno pronunciato una preghiera per la pace, nel 70° anniversario della Battaglia di Inghilterra. Infine, all’ingresso della Sagrestia, presso la Cappella di San Giorgio, sono stati presentati al Papa alcuni Leader religiosi.

Con l’Arcivescovo di Canterbury il Papa è uscito in processione lungo la navata centrale fino all’Altare dell’Incoronazione dove ha ascoltato il saluto del Decano di Westminster e quindi ha pronunciato queste parole:

“Vi ringrazio per il vostro gentile benvenuto. Questo nobile edificio ricorda la lunga storia dell’Inghilterra, così profondamente segnata dalla predicazione del Vangelo e dalla cultura cristiana dalla quale è nata. Vengo qui oggi come pellegrino da Roma per pregare davanti alla tomba di Sant’ Edoardo il confessore ed unirmi a voi nell’implorare il dono dell’unità tra i cristiani. Che questi momenti di preghiera e fraternità ci confermino nell’amore per Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, e nella comune testimonianza del perenne potere che ha il Vangelo di illuminare il futuro di questa grande Nazione”.

Al termine dei Vespri, Benedetto XVI si è rivolto ai presenti ed ha detto:
“Ringrazio il Signore per questa opportunità di unirmi a voi, rappresentanti delle confessioni cristiane presenti in Gran Bretagna, in questa magnifica Abbazia dedicata a San Pietro, la cui architettura e la cui storia parlano in maniera tanto eloquente della nostra comune eredità di fede. In questo luogo non possiamo non ricordare come la fede cristiana abbia plasmato in modo così profondo l’unità e la cultura dell’Europa ed il cuore e lo spirito del popolo inglese. Qui, inoltre, necessariamente verifichiamo che ciò che condividiamo in Cristo è più grande di ciò che continua a dividerci”.

“Quest’anno” – ha ricordato il Pontefice – “ricorre il centenario del movimento ecumenico moderno, che iniziò con l’appello della Conferenza di Edimburgo in favore dell’unità dei cristiani, come requisito previo per una credibile e convincente testimonianza del Vangelo nel nostro tempo. Commemorando questo anniversario dobbiamo rendere grazie per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo tramite gli sforzi di cristiani impegnati di ogni confessione. Nel medesimo tempo, tuttavia, rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare. In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, dobbiamo proclamare con rinnovata convinzione la realtà della nostra riconciliazione e liberazione in Cristo e a proporre la verità del Vangelo come la chiave di un autentico ed integrale sviluppo umano”.

“Il nostro impegno per l’unità dei cristiani” – ha sottolineato il Papa – “non ha altro fondamento che la nostra fede in Cristo (...). È la realtà della persona di Cristo, la sua opera salvifica e soprattutto il fatto storico della sua risurrezione, che è il contenuto del kerygma apostolico e di quelle formule di fede che, a partire dal Nuovo Testamento stesso, hanno garantito l’integrità della sua trasmissione. L’unità della Chiesa, in una parola, non può mai essere altro che una unità nella fede apostolica, nella fede consegnata nel rito del Battesimo ad ogni nuovo membro del Corpo di Cristo. È questa fede che ci unisce al Signore, (...), il modello della ‘koinonia’ della Chiesa qui sulla terra”.

“Cari amici, siamo tutti consapevoli delle sfide e delle benedizioni, delle delusioni e dei segni di speranza che hanno contraddistinto il nostro cammino ecumenico” – ha affermato il Papa – “Sappiamo che la fraternità costruita, il dialogo intrapreso e la speranza che ci guida, ci daranno la forza e indicheranno la direzione, mentre perseveriamo nel nostro cammino comune. Allo stesso tempo, con evangelico realismo, dobbiamo anche riconoscere le sfide che ci stanno davanti, non solamente sulla via dell’unità dei cristiani, ma anche nel nostro impegno di proclamare Cristo ai nostri giorni. La fedeltà alla parola di Dio, proprio perché è una parola vera, ci chiede una obbedienza che ci conduca insieme verso una più profonda comprensione della volontà del Signore, una obbedienza che deve essere libera dal conformismo intellettuale o dal facile adattamento allo spirito del tempo”.

“Riuniti in questa antica chiesa monastica, possiamo richiamare l’esempio di un grande Inglese e uomo di chiesa che onoriamo insieme: san Beda il Venerabile. All’alba della nuova era nella vita della società e della Chiesa, Beda comprese l’importanza della fedeltà alla parola di Dio come trasmessa dalla tradizione apostolica, e la necessità di un’apertura creativa ai nuovi sviluppi e alle esigenze di un adeguato radicamento del Vangelo nel linguaggio e nella cultura del suo tempo”.

“Che l’esempio di san Beda ispiri i cristiani di queste terre a riscoprire la loro comune eredità, a consolidare quello che hanno in comune e a continuare nel loro impegno per crescere in fraternità. Che il Signore Risorto rafforzi i nostri sforzi per riparare le divisioni del passato ed affrontare le sfide del presente con speranza verso il futuro che, Egli, nella sua provvidenza, riserva a noi e al nostro mondo”.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100918 (1070)

GIUSTO POSTO CREDO RELIGIOSO NEL PROCESSO POLITICO

CITTA' DEL VATICANO, 17 SET. 2010 (VIS). Alle 17:15 di oggi pomeriggio ha avuto luogo l’incontro del Santo Padre con gli esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con i rappresentanti delle religioni nella Westminster Hall di Londra, la sala più antica del Westminster Palace, edificata nel 1099, che ha ospitato celebrazioni di rilevanza nazionale e internazionale.
“Mentre parlo a voi in questo luogo storico” – ha detto il Papa dando inizio al suo discorso – “penso agli innumerevoli uomini e donne che lungo i secoli hanno svolto la loro parte in importanti eventi che hanno avuto luogo tra queste mura e hanno segnato la vita di molte generazioni di britannici e di altri popoli”.

“In particolare, vorrei ricordare la figura di San Tommaso Moro, il grande studioso e statista inglese (condannato a morte nel 1535 in questa stessa sala), ammirato da credenti e non credenti per l’integrità con cui fu capace di seguire la propria coscienza, anche a costo di dispiacere al sovrano, di cui era ‘buon servitore’, poiché aveva scelto di servire Dio per primo. Il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili, la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è dovuto a Dio, mi offre l’opportunità di riflettere brevemente con voi sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico”.

“Le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro continuano a presentarsi, in termini sempre nuovi, con il mutare delle condizioni sociali. Ogni generazione, mentre cerca di promuovere il bene comune, deve chiedersi sempre di nuovo: quali sono le esigenze che i governi possono ragionevolmente imporre ai propri cittadini, e fin dove esse possono estendersi? A quale autorità ci si può appellare per risolvere i dilemmi morali? Queste questioni ci portano direttamente ai fondamenti etici del discorso civile. Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si fondano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per la democrazia”.

“L’inadeguatezza di soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi sociali ed etici è stata messa in tutta evidenza dalla recente crisi finanziaria globale. Vi è un vasto consenso sul fatto che la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo. Così come ‘ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale’ (Caritas in Veritate, 37), analogamente, nel campo politico, la dimensione morale delle politiche attuate ha conseguenze di vasto raggio, che nessun governo può permettersi di ignorare”.

“La questione centrale in gioco, dunque, è la seguente: dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche? La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal contenuto della rivelazione. Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel dibattito politico” è quello “di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi”.

“Senza il correttivo fornito dalla religione” – ha affermato il Pontefice – “infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana. Fu questo uso distorto della ragione, in fin dei conti, che diede origine al commercio degli schiavi e poi a molti altri mali sociali, non da ultimo le ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Per questo vorrei suggerire che il mondo della ragione ed il mondo della fede – il mondo della secolarità razionale e il mondo del credo religioso – hanno bisogno l’uno dell’altro e non dovrebbero avere timore di entrare in un profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà”.

“La religione, in altre parole, per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione. In tale contesto, non posso che esprimere la mia preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore. Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri ancora che – paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni – ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza. Questi sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica. Vorrei pertanto invitare tutti voi, ciascuno nelle rispettive sfere di influenza, a cercare vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale”.

Nel porre in rilievo che il governo britannico coopera con la Santa Sede in diversi ambiti, come la pace, i diritti umani, lo sviluppo, il Santo Padre ha affermato: “La Santa Sede è inoltre desiderosa di ricercare, con il Regno Unito, nuove strade per promuovere la responsabilità ambientale, a beneficio di tutti”.

“È stato incoraggiante, negli ultimi anni, notare i segni positivi di una crescita della solidarietà verso i poveri che riguarda tutto il mondo. Ma per tradurre questa solidarietà in azione effettiva c’è bisogno di idee nuove, che migliorino le condizioni di vita in aree importanti quali la produzione del cibo, la pulizia dell’acqua, la creazione di posti di lavoro, la formazione, l’aiuto alle famiglie, specialmente dei migranti, e i servizi sanitari di base. Quando è in gioco la vita umana, il tempo si fa sempre breve (...). Certamente lo sviluppo integrale dei popoli della terra non è meno importante: è un’impresa degna dell’attenzione del mondo, veramente ‘troppo grande per fallire’”.

“Questo sguardo generale alla cooperazione recente tra Regno Unito e Santa Sede mostra bene quanto progresso sia stato fatto negli anni trascorsi dallo stabilirsi di relazioni diplomatiche bilaterali, in favore della promozione nel mondo dei molti valori di fondo che condividiamo. Spero e prego che questa relazione continuerà a portare frutto e che si rifletterà in una crescente accettazione della necessità di dialogo e rispetto, a tutti i livelli della società, tra il mondo della ragione ed il mondo della fede. Sono certo che anche in questo Paese vi sono molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini ”.

“Affinché questa cooperazione sia possibile” – ha concluso il Pontefice – “le istituzioni religiose, comprese quelle legate alla Chiesa cattolica, devono essere libere di agire in accordo con i propri principi e le proprie specifiche convinzioni, basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa. In questo modo potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la libertà religiosa, la libertà di coscienza e la libertà di associazione”.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100918 (1220)

ARCIVESCOVO CANTERBURY: NOTEVOLE PROGRESSO DIALOGO ECUMENICO

CITTA' DEL VATICANO, 17 SET. 2010 (VIS). Alle 15:40 il Santo Padre si è recato a Lambeth Palace, Residenza Ufficiale dell’Arcivescovo di Canterbury. La Biblioteca, una delle più antiche del Paese, custodisce 120 mila volumi sulla storia sociale, politica ed economica inglese, testi sull’arte e architettura dei Paesi del Commonwealth, l’archivio degli Arcivescovi di Canterbury dal XIII secolo e quello della Chiesa d’Inghilterra.

La Chiesa d’Inghilterra, Chiesa nazionale staccatasi dalla Chiesa cattolica nel 1533 con l’Atto di Supremazia di Enrico VIII, è costituita dalla due Province ecclesiastiche di Canterbury e di York che comprendono le 43 diocesi del Regno Unito a cui fanno capo circa 25 milioni di fedeli, il 43% della popolazione del Regno Unito. La Regina Elisabetta II è il Governatore Supremo della Chiesa d’Inghilterra mentre il suo capo spirituale è l’Arcivescovo di Canterbury, Primate di tutta l’Inghilterra. I due Arcivescovi che presiedono le due Province con altri 24 Vescovi, siedono di diritto nella “House of Lords” e contribuiscono attivamente alla vita parlamentare. La Comunione Anglicana conta circa 80 milioni di fedeli appartenenti a 38 Province autonome in 164 Paesi.

All’arrivo a Lambeth Palace il Santo Padre è stato accolto, all’ingresso della Biblioteca, dall’Arcivescovo di Canterbury, Dr Rowan Williams. Erano presenti l’Arcivescovo di York, il Primate di Scozia, l’Arcivescovo del Galles e i Vescovi di London e di Winchester.

Il Santo Padre ha visitato la mostra allestita nella Biblioteca in occasione del 400° anniversario di fondazione. Dopo una breve preghiera e il discorso dell’Arcivescovo Williams, il Santo Padre si è rivolto ai presenti.

Benedetto XVI ha ricordato che l’Arcivescovo di Canterbury aveva accennato nel suo discorso allo storico incontro di 30 anni orsono fra Papa Giovanni Paolo II con l’allora Arcivescovo di Canterbury Robert Runcie ed ha affermato che nonostante le
“difficoltà che il cammino ecumenico ha incontrato e continua ad incontrare”, nei quaranta anni trascorsi da quando la Commissione Internazionale Anglo-Cattolica ha cominciato i propri lavori vi è stato un “ragguardevole progresso fatto in moltissimi ambiti del dialogo”.

“Il contesto nel quale ha luogo il dialogo fra la Comunione Anglicana e la Chiesa Cattolica si è evoluto in maniera impressionante dall’incontro privato fra Papa Giovanni XXIII e l’Arcivescovo Geoffrey Fisher nel 1960. Da una parte, la cultura che ci circonda si sviluppa in modo sempre più distante dalle sue radici cristiane, nonostante una profonda e diffusa fame di nutrimento spirituale. Dall’altra, la crescente dimensione multiculturale della società, particolarmente accentuata in questo Paese, reca con sé l’opportunità di incontrare altre religioni. Per noi cristiani ciò apre la possibilità di esplorare, assieme ai membri di altre tradizioni religiose, vie per rendere testimonianza della dimensione trascendente della persona umana e della chiamata universale alla santità, conducendoci a praticare la virtù nella nostra vita personale e sociale. La collaborazione ecumenica in tale ambito rimane essenziale, e porterà sicuramente frutti nel promuovere la pace e l’armonia in un mondo che così spesso sembra a rischio di frammentazione”.

“Allo stesso tempo, noi cristiani non dobbiamo mai esitare di proclamare la nostra fede nell’unicità della salvezza guadagnataci da Cristo, e di esplorare insieme una più profonda comprensione dei mezzi che Egli ha posto a nostra disposizione per giungere alla salvezza. Dio ‘vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità’, e quella verità è nient’altro che Gesù Cristo, l’eterno Figlio del Padre, che ha riconciliato tutte le cose mediante la potenza della sua croce. Fedeli alla volontà del Signore (...) riconosciamo che la Chiesa è chiamata ad essere inclusiva, ma mai a scapito della verità cristiana. Qui si colloca il dilemma che sta davanti a tutti coloro che sono genuinamente impegnati nel cammino ecumenico”.

Citando John Henry Newman, il Papa ha affermato che la sua “visione ecclesiale fu alimentata dal suo retroterra anglicano e maturò durante i suoi lunghi anni di ministero ordinato nella Chiesa d’Inghilterra. Egli ci può insegnare le virtù che l’ecumenismo esige: da una parte egli fu mosso dal seguire la propria coscienza, anche con un pesante costo personale; dall’altra, il calore della continua amicizia con i suoi precedenti colleghi, lo portò a sondare insieme a loro, con vero spirito irenico, le questioni sulle quali divergevano, mosso da una ricerca profonda dell’unità nella fede”.

“Vostra Grazia, in quello stesso spirito di amicizia” – ha concluso il Pontefice – “ rinnoviamo la nostra determinazione a perseguire il fine ultimo dell’unità nella fede, nella speranza e nell’amore, secondo la volontà dell’unico nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo”.

Al termine dell’incontro con l’Arcivescovo di Canterbury Benedetto XVI ha raggiunto in autovettura panoramica Westminster Hall.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100918 (770)

COMUNICATO CONGIUNTO INCONTRO SANTO PADRE ARCIVESCOVO CANTERBURY

CITTA' DEL VATICANO, 17 SET. 2010 (VIS). Di seguito riportiamo il Comunicato congiunto relativo all’incontro del Santo Padre Benedetto XVI con Sua Grazia Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury, tenutosi nel Palazzo di Lambeth.

“Cinquanta anni dopo il primo incontro di un Papa e di un Arcivescovo di Canterbury in tempi moderni – l’incontro di Papa Giovanni XXIII con l’Arcivescovo Geoffrey Fisher, nel dicembre 1960 – Papa Benedetto XVI ha reso una visita fraterna all’Arcivescovo Rowan Williams”.

“Nella prima parte dell’incontro il Papa e l’Arcivescovo si sono rivolti ai Vescovi Anglicani e ai Vescovi diocesani della Chiesa cattolica di Inghilterra, Scozia e Galles, nella Great Hall della Biblioteca dell’Arcivescovo Williams, prima dell’incontro privato”.

“Nel corso del colloquio privato, il Papa e l’Arcivescovo hanno esaminato molte questioni di reciproco interesse per gli Anglicani e i cattolici romani. Hanno affermato la necessità di proclamare il messaggio evangelico di salvezza di Gesù Cristo, in modo ragionato e convincente nel contesto contemporaneo di profonda trasformazione culturale e sociale, e con una vita di santità e trasparenza in Dio. Hanno concordato sull’importanza di migliorare le relazioni ecumeniche e di continuare il dialogo teologico di fronte alle nuove sfide all’unità all’interno della comunità cristiana e anche al di fuori di essa”.

“Il Santo Padre e l’Arcivescovo hanno riaffermato l’importanza di continuare il dialogo teologico sulla nozione della Chiesa quale comunione, locale e universale, e le implicazioni di questo concetto per il discernimento dell’insegnamento etico”.

“Hanno riflettuto insieme sulla grave e difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente, ed hanno invitato tutti i cristiani a pregare per i loro fratelli e sorelle, per sostenere la loro continua e pacifica testimonianza in Terra Santa. Alla luce dei rispettivi recenti interventi pubblici, hanno anche discusso la necessità di promuovere un coraggioso e generoso impegno nel campo della giustizia e della pace, specialmente le necessità dei più poveri, esortando la comunità internazionale a lottare contro la fame e le malattie”.

“Al termine del colloquio il Papa e l’Arcivescovo si sono diretti insieme all’Abbazia di Westminster per la recita dei Vespri.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100918 (350)

IMPEGNO COMUNE SANTA SEDE E GOVERNO BRITANNICO

CITTA' DEL VATICANO, 18 SET. 2010 (VIS). Di seguito riportiamo il testo del Comunicato congiunto emesso dopo il ricevimento offerto dal Governo di Sua Maestà alla Delegazione della Santa Sede, svoltosi nella Lancaster House a Londra, nel tardo pomeriggio di ieri.

“Il Governo di Sua Maestà ha offerto un ricevimento il 17 settembre alla Delegazione della Santa Sede che accompagna Papa Benedetto XVI in visita ufficiale nel Regno Unito, guidata dal Cardinale Bertone, Segretario di Stato. Il Governo di Sua Maestà era rappresentato dal Ministro degli Affari Esteri – Onorevole William Hague, M.P. Fra i presenti Ministri e rappresentanti del Governo Britannico e alti officiali della Santa Sede. Il dibattito ha compreso una ampia gamma di argomenti di interesse comune al Governo del Regno Unito e alla Santa Sede”.

“Il Governo di Sua Maestà e la Santa Sede condividono l’impegno di sconfiggere la povertà e il sottosviluppo. Alla vigilia del vertice di New York per esaminare i progressi compiuti nella realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, la Santa Sede e il Governo Britannico condividono la convinzione che occorra fare di più per affrontare le sofferenze non necessarie causate dalla fame, dalle malattie e dall’analfabetismo. Sono necessarie una forte responsabilità politica ed il rispetto dell’etica delle comunità locali per la promozione del diritto alla vita, all’alimentazione, alla salute e allo sviluppo di tutti”.

“Il Governo Britannico e la Santa Sede condividono la convinzione di una urgente necessità di agire per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici. Occorre agire ad ogni livello, governativo e individuale, per ridurre rapidamente le emissioni di gas che producono l’effetto serra, per mettere in moto la transizione verso una economia globale a basso consumo di carbone, e assistere i paesi poveri e vulnerabili nell’adattamento all’impatto dei cambiamenti climatici che sono già inevitabili”.

“Abbiamo avuto un bello scambio di vedute su di una varietà di questioni sociali ed economiche, riconoscendo il ruolo essenziale della fede nella vita degli individui e come parte del tessuto di una società forte, generosa e tollerante”.

“La visita di Papa Benedetto XVI ha offerto l’opportunità di sviluppare un più profondo scambio di vedute fra la Santa Sede e il Governo del Regno Unito. L’incontro di questa sera ha offerto un utile fondamento per entrambe le parti per continuare a intraprendere iniziative e discussioni in ambiti di interesse comune per il Regno Unito e la Santa Sede”.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100918 (400)

PROFONDO DOLORE VITTIME INNOCENTI ABUSI

CITTA' DEL VATICANO, 18 SET. 2010 (VIS). Prima della Celebrazione Eucaristica nella Cattedrale di Westminster, il Papa ha incontrato questa mattina nel Palazzo Arcivescovile di Londra, il Primo Ministro del Regno Unito, Onorevole David Cameron, il Vice-Primo Ministro, Onorevole Peter Clegg e la Leader dell’opposizione Onorevole Harriet Harman.

La Cattedrale di Westminster è il tempio principale della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles, sede dell’Arcivescovo di Westminster, attualmente Monsignor Vincent Nichols. Qui nel 1982 Giovanni Paolo II celebrò la Santa Messa durante il suo Viaggio Apostolico nel Paese e la Regina Elisabetta II assistette ad una celebrazione ecumenica nel 1995, su invito del Cardinale Basil Hume. Fu la prima visita di un sovrano britannico in un luogo di culto cattolico dai tempi della Riforma.

Nell’omelia della Santa Messa votiva del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo a cui è dedicata la Cattedrale, il Santo Padre ha commentato:

“Il visitatore di questa cattedrale non può non rimanere colpito dal grande crocifisso che domina la navata, che ritrae il corpo di Cristo schiacciato dalla sofferenza, sopraffatto dal dolore, vittima innocente la cui morte ci ha riconciliati con il Padre e ci ha donato di partecipare alla vita stessa di Dio”.

“Il sacrificio Eucaristico del Corpo e Sangue di Cristo comprende a sua volta il mistero della passione di nostro Signore che continua nei membri del suo Corpo mistico, la Chiesa in ogni epoca”.

“Vediamo rappresentato” – ha sottolineato il Pontefice – “nella forma più eloquente questo aspetto del mistero del prezioso sangue di Cristo dai martiri di ogni tempo (...). Ciò è anche riflesso nei nostri fratelli e sorelle nel mondo, che ancora oggi soffrono discriminazioni e persecuzioni per la loro fede cristiana. Ma è anche presente, spesso nascosto nelle sofferenze di tutti quei singoli cristiani che quotidianamente uniscono i loro sacrifici a quelli del Signore per la santificazione della Chiesa e la redenzione del mondo. Il mio pensiero va in modo particolare a tutti quelli che sono spiritualmente uniti a questa celebrazione Eucaristica, in particolare i malati, gli anziani, gli handicappati e coloro che soffrono nella mente e nello spirito”.

“Qui penso anche alle immense sofferenze causate dall’abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri. Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite. Riconosco anche, con voi, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani. Esprimo la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti”.
“Il Concilio Vaticano II parlò in maniera eloquente dell’indispensabile ruolo del laicato di portare avanti la missione della Chiesa” – ha ricordato il Pontefice che ha affermato: “Il richiamo del Concilio ai fedeli laici ad assumere il loro impegno battesimale partecipando alla missione di Cristo richiama le intuizioni e gli insegnamenti di John Henry Newman. Possano le profonde idee di questo grande Inglese continuare ad ispirare tutti i seguaci di Cristo in questa terra a conformare a lui ogni loro pensiero, parola ed azione e a lavorare strenuamente per difendere quelle immutabili verità morali che, riprese, illuminate e confermate dal Vangelo, stanno alla base di una società veramente umana, giusta e libera”.

“Quanto ha bisogno la società contemporanea di questa testimonianza! Quanto abbiamo bisogno, nella Chiesa e nella società, di testimoni della bellezza della santità, testimoni dello splendore della verità, testimoni della gioia e libertà che nascono da una relazione viva con Cristo! Una delle più grandi sfide che oggi dobbiamo affrontare è come parlare in maniera convincente della sapienza e del potere liberante della parola di Dio ad un mondo che troppo spesso vede il Vangelo come un limite alla libertà umana, invece che come verità che libera le nostre menti e illumina i nostri sforzi per vivere in modo saggio e buono, sia come individui che come membri della società”.

“Preghiamo” – ha esortato Benedetto XVI – “quindi affinché i cattolici di questa terra diventino sempre più consapevoli della loro dignità di popolo sacerdotale, chiamato a consacrare il mondo a Dio mediante una vita di fede e di santità. E possa questa crescita di zelo apostolico essere accompagnata da un aumento di preghiera per le vocazioni al sacerdozio ministeriale. (...) Possano molti giovani di questa terra trovare la forza di rispondere alla chiamata del Maestro al sacerdozio ministeriale, offrendo le loro vite, le loro energie e i loro talenti a Dio, edificando così il suo popolo nell’unità e nella fedeltà al Vangelo, specialmente attraverso la celebrazione del sacrificio Eucaristico”.

Al termine della Celebrazione Eucaristica il Papa si è recato all’ingresso della Cattedrale per salutare i giovani e ricordando il tema del suo Viaggio Apostolico nel Regno Unito: “’Il cuore parla al cuore’ – cor ad cor loquitur’ – ha sottolineato: “Siamo stati fatti anche per donare amore, per fare dell’amore l’ispirazione di ogni nostra attività, la realtà più solida della nostra vita. A volte ciò sembra tanto naturale, specialmente quando sentiamo l’euforia dell’amore, quando i nostri cuori sono ricolmi di generosità, di idealismo, del desiderio di aiutare gli altri, di costruire un mondo migliore. Ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che amare è difficile: i nostri cuori possono facilmente essere induriti dall’egoismo, dall’invidia e dall’orgoglio”.

“Ogni giorno dobbiamo scegliere di amare” – ha affermato il Papa – “ e ciò richiede un aiuto, l’aiuto che proviene da Cristo, dalla preghiera, dalla saggezza che si trova nella sua parola e dalla grazia che egli effonde su di noi nei sacramenti della sua Chiesa. Questo è il messaggio che desidero condividere con voi oggi. Vi chiedo di guardare dentro il vostro cuore ogni giorno, per trovare la sorgente di ogni amore autentico. Gesù (...) vi chiama a trascorrere del tempo con lui nella preghiera. Ma questo tipo di preghiera, la vera preghiera, richiede disciplina: richiede di trovare dei momenti di silenzio ogni giorno. (...) perché è nel silenzio che troviamo Dio, ed è nel silenzio che scopriamo chi siamo veramente. E con ciò, scopriamo la vocazione particolare che Dio ci ha dato per l’edificazione della sua Chiesa e la redenzione del nostro mondo”.

Infine il Papa ha svelato e benedetto un mosaico raffigurante San David, Patrono del Galles ed in una cappella laterale ha acceso una candela davanti alla statua di Nostra Signora della Candela che si venera in un Santuario del Galles.

Prima di fare ritorno alla sede della Nunziatura Apostolica, il Santo Padre ha incontrato brevemente l’Arcivescovo di Canterbury che era presente alla Celebrazione Eucaristica.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100918 (1150)
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