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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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martedì 6 ottobre 2009

SECONDA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 5 OTT. 2009 (VIS). La Seconda Congregazione Generale della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ha avuto inizio alle 16:30 di oggi pomeriggio, nell'Aula del Sinodo, in presenza del Santo Padre. Nel corso della sessione sono state presentate cinque relazioni su come venga percepito il tema sinodale in America Latina, America del Nord, Asia,  Oceania ed Europa ed una relazione sull'Esortazione Apostolica "Ecclesia in Africa".

  Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Francis Arinze, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. All'Assemblea  sono intervenuti 227 Padri Sinodali.

AMERICA LATINA, ARCVIVESCOVO  RAYMUNDO DAMASCENO ASSIS, DI APARECIDA (BRASILE), E PRESIDENTE DEL "CONSIGLIO EPISCOPALE LATINO AMERICANO" (C.E.L.AM.). "Desidero suggerire in questo intervento alcuni punti, che potrebbero essere tema di dialogo di un possibile scambio fraterno tra le Chiese dei due continenti. In ambito episcopale, possiamo condividere con l'Africa la grande ricchezza che hanno significato i 54 anni di vita dell'organismo episcopale che rappresento, il Consiglio Episcopale Latino-americano - CELAM - come strumento di comunione episcopale e di servizio reciproco in seno al nostro episcopato. Si potrebbe, con l'incentivo della Santa Sede, invitare i Vescovi della Chiesa cattolica presenti in entrambi i continenti, per uno scambio di esperienze collegiali, pastorali e organizzative, che possono arricchire la missione della Chiesa. (...) Per quanto riguarda i seminaristi e i sacerdoti, penso anche che sarebbe possibile e reciprocamente arricchente, offrire seminari per una prima formazione sacerdotale in alcune delle Chiese particolari in America Latina, che hanno più risorse".

NORDAMERICA. ARCIVESCOVO WILTON DANIEL GREGORY, DI ATLANTA (STATI UNITI D'AMERICA). "La Chiesa negli Stati Uniti d'America continua a trarre beneficio da quei popoli africani giunti di recente nel nostro paese come visitatori e nuovi residenti. Diversamente dal passato, quando gli uomini arrivavano incatenati come bestiame umano, oggi giungono a noi operai specializzati, esperti uomini d'affari e studenti che non vedono l'ora di costruirsi una vita nuova in una terra che essi considerano promessa. Molte di queste persone portano con sé una fede cattolica profonda e dinamica con la sua ricca eredità spirituale. Queste persone straordinarie ci sfidano a riscoprire le nostre tradizioni spirituali, spesso messe da parte per gli effetti della nostra ricerca orientata a ciò che è secolare".

ASIA. ARCIVESCOVO ORLANDO B. QUEVEDO, O.M.I., DI COTABATO, (FILIPPINE), SEGRETARIO GENERALE DELLA "FEDERATION OF ASIAN BISHOPS' CONFERENCES" (F.A.B.C.). "La Chiesa in Africa e la Chiesa in Asia stanno sollevando interrogativi analoghi di grande importanza (...). Secondo me la Chiesa in Africa sta esplorando le implicazioni teologiche e pastorali della Chiesa come famiglia di Dio. Noi, in Asia, guidati dalle Sacre Scritture e dal magistero vivo della Chiesa, riteniamo di essere stati condotti dallo Spirito Santo a studiare, nel contesto asiatico, la teologia della Chiesa in quanto Comunione e umile Servitore del Vangelo e delle popolazioni asiatiche. Questa ottica teologica ha aperto l'opzione pastorale del rinnovamento radicale in corso nella Chiesa in Asia, un'opzione più dell'essere che del fare. (...) La Chiesa in Africa e la Chiesa in Asia conoscono esperienze simili di dolore e di gioia. Il dolore: per le molte forze di una cultura di morte, che sia l'Ecclesia in Africa sia l'Ecclesia in Asia trattano con profonda preoccupazione, quali l'aumento della povertà e l'emarginazione dei nostri popoli, gli attacchi continui contro il matrimonio e la famiglia tradizionale, le ingiustizie nei confronti delle donne e dei bambini, la nostra propensione a favorire le armi di distruzione rispetto allo sviluppo integrale, la nostra incapacità di competere con i potenti in un ordine economico globale che non è guidato da norme giuridiche e morali, l'intolleranza religiosa invece di un dialogo della ragione e della fede. (...) D'altra parte, proviamo grande gioia e speranza nei movimenti di giustizia e di pace (...). Per la solidarietà delle persone di buona volontà provenienti da classi sociali e tradizioni religiose diverse, al fine di adoperarsi per un ordine sociale più giusto, più pacifico e più fraterno".

AUSTRALIA. VESCOVO PETER WILLIAM INGHAM, VESCOVO DI WOLLONGONG, PRESIDENTE DELLA "FEDERATION OF CATHOLIC BISHOPS' CONFERENCES OF OCEANIA" (F.C.B.C.O.). "Come in Africa, la Chiesa esiste in Oceania grazie a missionari eroici provenienti soprattutto dall'Irlanda, dalla Francia, dalla Germania e dall'Italia. La fede in Oceania vanta alcuni straordinari esempi di martiri e di santi, oltre a quelli che sono già stati canonizzati e beatificati, ma senza avvicinarsi alla gloriosa tradizione di santi e martiri che testimoniano la fede in Africa. (...) La Chiesa e i suoi organismi stanno facendo molto per aiutare le persone a ritrovare il proprio equilibrio in seno alle loro comunità e a gestire i rischi derivanti dalle calamità naturali. Possiamo e dobbiamo imparare gli uni dagli altri. Chiedo le vostre preghiere per Samoa e Tonga nel loro grande dolore dopo il recente terremoto e lo tsunami. (...) L'instabilità politica e i conflitti del Pacifico (es. Fiji, Isole Salomone, Papua Nuova Guinea) non sono paragonabili a quelli dei paesi africani, ma identificando il ruolo della Chiesa come Corpo di Cristo per costruire ponti di pace e di riconciliazione, possiamo imparare dai vostri leader della Chiesa in Africa. I vostri successi in quanto Chiesa che promuove sforzi di pace e di riconciliazione in Africa sono assai utili alla Chiesa del mondo".

EUROPA - CARDINALE PÉTER ERDO, ARCIVESCOVO DI ESZTERGOM-BUDAPEST, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE (C.C.E.E.) (UNGHERIA). "Cristo è la luce del mondo. Egli illumina anche le tenebre della storia umana e nessuna oscurità, nessun odio, nessun male può vincerlo. È in lui la nostra speranza. Anche se la voce della Chiesa e la testimonianza di ciascun cristiano sembrano deboli, anche se essa spesso non appare in prima pagina dei grandi mezzi di comunicazione, questa voce sottile è più forte di ogni rumore, bugia, propaganda o manipolazione. Siamo testimoni della forza dei martiri. (...) Cari Confratelli! Noi altri, cattolici d'Europa, abbiamo imparato dalla nostra storia a seguire con attenzione anche la sorte dei cristiani africani ed abbiamo imparato anche a stimare la Vostra fedeltà, la Vostra testimonianza, e i martiri africani che danno la loro vita   anno per anno in numero preoccupante - per Cristo e per la Sua Chiesa, così anche per noi. La Chiesa in Africa ha meritato la nostra gratitudine e la nostra profonda stima".

ARCIVESCOVO LAURENT MONSENGWO PASINYA, DI KINSHASA (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO). "Occorre riconoscere che lo spirito e la dinamica della Prima Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi hanno dato un nuovo impulso alla vita e alla missione della Chiesa in Africa. Non solo le Chiese locali hanno accolto con entusiasmo l'Esortazione post-sinodale 'Ecclesia in Africa', che hanno pubblicato e presentato, ma per giunta ne hanno seguito le direttive, le opzioni e gli orientamenti sia per convocare sinodi diocesani, nazionali o regionali, sia per organizzare congressi, simposi o seminari sul tema-chiave della Chiesa-Famiglia di Dio, o ancora per elaborare progetti, piani e programmi pastorali fondati su questo stesso tema. (...) La Seconda Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi è chiamata ad avviare la Chiesa e la società in Africa sul cammino del perdono, della riconciliazione e della pace, grazie alla giustizia nella verità".
SE/SECONDA CONGREGAZIONE/...                     VIS 20091006 (1190)


TERZA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 6 OTT. 2009 (VIS). La Terza Congregazione Generale dell'Assemblea  Speciale per l'Africa si è tenuta questa mattina, alla presenza del Santo Padre. Erano presenti 226 Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Wilfrid Fox Napier, O.F.M., Arcivescovo di Durban (Sudafrica).

  All'inizio della sessione è intervenuto Sua Santità Abuna Paulus, Patriarca della Chiesa Tewahedo Ortodossa di Etiopia, che ha ringraziato il Papa per l'invito a partecipare al Sinodo.

"Credo che noi, guide religiose e capi delle Chiese, abbiamo un compito e una responsabilità veramente unici: riconoscere e sostenere, quando lo riteniamo necessario, i suggerimenti che vengono dalle persone, come pure, per contro, respingerli quando contravvengono al rispetto e all'amore per l'uomo".

  "I capi religiosi africani" - ha affermato - "non devono preoccuparsi solo delle opere sociali, ma rispondere alle grandi necessità spirituali degli uomini e delle donne d'Africa, per conoscere e sostenere, quando lo consideriamo necessario, i suggerimenti del nostro popolo, e di rigettarli quando sono contrari al rispetto e all'amore dell'essere umano. E' necessario rafforzare la coscienza delle persone perché la vita, la pace e la giustizia siano rispettati. Per cui i Capi della Chiese africane, con il potere di Dio Onnipotente e dello Spirito Santo, devono dare voce al linguaggio della Chiesa".

  Il Papa ha risposto con brevi parole all'intervento del Patriarca Ortodosso. "La sua presenza" - ha detto Benedetto XVI - "è una testimonianza eloquente dell'antichità e delle ricche tradizioni della Chiesa in Africa. (...) La fedeltà al Vangelo del vostro popolo continua a manifestarsi non solo dall'obbedienza alla sua legge di amore, ma anche, come lei ci ha ricordato, dalla perseveranza fra le persecuzioni e il supermo sacrificio del martirio per il nome di Cristo".

 "Sua Santità ha ricordato che la proclamazione del Vangelo non può essere separata dall'impegno a costruire una società che sia conforme alla volontà di Dio, rispetti le benedizioni della sua creazione e protegga la dignità ed innocenza di tutti i bambini.  In Cristo sappiamo che la riconciliazione è possibile, la giustizia può prevalere, la pace si può conquistare. Questo è il messaggio di speranza che noi siamo chiamati a proclamare. Questa è la promessa che il popolo africano anela a veder realizzata ai giorni nostri".

  Successivamente hanno preso la parola i Padri Sinodali, dei quali riportiamo una sintesi dell'intervento di alcuni di essi.

CARDINALE ANGELO SODANO, DECANO DEL COLLEGIO CARDINALIZIO. "Oggi vediamo più chiaramente l'enormità dei disastri provocati dal nazionalismo e dall'esaltazione del concetto di razza. (...) Come dimenticare che anche in Africa la furia omicida fra differenti gruppi etnici ha sconvolto interi Paesi? (...) Credo che dovremo ripetere a tutti, con maggiore insistenza, che l'amore alla propria Nazione (in concreto, al proprio popolo, alla propria gente) è certo un dovere del cristiano, ma dovremo anche aggiungere che la deviazione del nazionalismo è totalmente anticristiana. (...) Il Cristianesimo ha favorito l'aggregazione delle genti di una determinata regione, dando vita al concetto di popolo o Nazione, con una propria specifica identità culturale. Il Cristianesimo ha però sempre condannato ogni deformazione di tale concetto di Nazione, una deformazione che sovente cadeva nel nazionalismo o addirittura nel razzismo, vera negazione dell'universalismo cristiano. In realtà, i due principi basilari della convivenza umana cristiana sono sempre stati i seguenti: la dignità di ogni persona umana, da una parte, e l'unità del genere umano, dall'altra. Sono i due confini invalicabili, entro i quali possono poi evolversi i vari concetti di Nazione, a seconda dei tempi e dei luoghi. (...) Vorrei dire che le attuali 53 Nazioni africane avranno un grande avvenire, nel concerto delle 192 Nazioni che compongono oggi l'intera famiglia umana, se sapranno superare le loro divisioni e cooperare congiuntamente per il progresso materiale e spirituale dei loro popoli".

CARDINALE POLYCARP PENGO, ARCIVESCOVO DI DAR-ES-SALAAM (TANZANIA), PRESIDENTE DEL SIMPOSIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D'AFRICA E MADAGACAR (SECAM). "Il tema di questo Sinodo è oggi particolarmente urgente per la Chiesa africana. Al fine di sviluppare e approfondire tale tema, come ci è stato richiesto, problemi quali l'egoismo, l'avidità e la ricchezza materiale, le questioni etniche che sfociano in conflitto e altre istanze che sono all'origine della mancanza di pace in molte società africane devono essere affrontati coraggiosamente e apertamente, e accompagnati da specifiche direttive pastorali. Le guerre e i conflitti che affliggono il nostro continente dividono i nostri popoli, seminando una cultura della violenza e distruggendo il tessuto spirituale, sociale e morale delle nostre società. È triste dover riconoscere che alcuni di noi pastori sono stati accusati di essere coinvolti in tali conflitti o per omissione o per partecipazione diretta. In questo Sinodo dobbiamo avere il coraggio di denunciare, persino contro noi stessi, l'abuso del ruolo e della pratica del potere, il tribalismo e l'etnocentrismo, lo schieramento politico dei capi religiosi eccetera... La Chiesa africana non potrà parlare a una sola voce di riconciliazione, giustizia e pace se nel continente è evidente la mancanza di unità, di comunione e il dovuto rispetto nei confronti del SECAM da parte dei singoli Vescovi, nonché delle conferenze episcopali nazionali e regionali".

ARCIVESCOVO FIDELE AGBATCHI, DI PARAKOU (BENIN). "I Padri Sinodali possano comprendere quindi, al di là degli aspetti pratici più volte sottolineati dall''Instrumentum Laboris', come fondare esegeticamente e teologicamente la riconciliazione, la giustizia e la pace sull'unico Dio Trinità e sulla sua opera nella Rivelazione, dall'Antico Testamento fino alla venuta del Figlio dell'Uomo. Una simile impresa da parte dei padri sinodali aiuterebbe l'Africa ad assumersi la propria responsabilità storica di fronte al Vangelo che ha ricevuto e che ha il dovere di donarsi inserendosi prepotentemente nella dinamica della metanoia. Questa responsabilità la costringerebbe a liberarsi dalla paura. In effetti, l'Africa ha paura e vive di paura. Conservando gelosamente per sé le sue scoperte riguardo al mondo e alla natura, si lascia istintivamente andare alla sfiducia, al sospetto, all'atteggiamento di autodifesa, all'aggressione, alla ciarlataneria, alla divinazione, all'occultismo e al sincretismo, tutte cose che hanno contribuito a offuscare la ricerca del vero Dio per millenni. Quanto è dunque attesa su questo continente - madre di tutti gli altri - la diffusione ancor più radiosa della luce del Cristo morto e risorto! Il mio augurio per questo Sinodo è quello di un futuro pasquale e, dopo le sue sofferenze, di una resurrezione dell'Africa".

VESCOVO MAROUN ELIAS LAHHAM, DI TUNISI (TUNISIA). "La specificità delle relazioni islamo-cristiane nelle Chiese del Nord Africa può arricchire le esperienze di dialogo che si trovano in altre parti (in Europa o nell'Africa sub-sahariana e riduce le reazioni di paura e di rifiuto dell'Islam, che hanno cominciato a manifstarsi in alcuni paesi. Sappiamo che la paura non è una buona consigliera. (...) Due proposte: Che il Sinodo per il Medio Oriente previsto nell'ottobre 2010 includa anche la Diocesi dell'Africa del Nord, soprattutto per il rispetto delle minoranze cristiane e i rapporti di dialogo con l'Islam. Un colloquio sull'Islam in Africa, che tenga conto della varietà delle esperienza africane, da Tunisi a Johannesburg".
SE/TERZA CONGREGAZIONE/...                        VIS 20091006 (1150)


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