Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

lunedì 7 gennaio 2013

BENEDETTO XVI: NON RASSEGNARSI ALLO "SPREAD DEL BENESSERE SOCIALE" MENTRE SI COMBATTE QUELLO DELLA FINANZA

Città del Vaticano, 7 gennaio 2013 (VIS). Questa mattina, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto il suo discorso annuale ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Il Decano del Corpo Diplomatico, Ambasciatore Alejandro Valladares Lanza, dell'Honduras ha rivolto al Papa parole di saluto ed il Vice-Decano Ambasciatore Jean-Claude Michel del Principato di Monaco ha presentato al Papa gli auguri per il nuovo anno a nome di tutti gli Ambasciatori.

Attualmente la Santa Sede intrattiene rapporti diplomatici pieni con 179 paesi, ai quali si devono aggiungere l'Unione Europea, il Sovrano Militare Ordine di Malta ed una missione a carattere speciale: l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

La Santa Sede è presente all'O.N.U. in qualità di "Stato Osservatore", è anche membro di 7 Organizzazioni o Agenzie dell'O.N.U., Osservatore in altre 8 e membro ed Osservatore in 5 Organizzazioni regionali.

Di seguito riportiamo ampi estratti del discorso del Santo Padre:

anzitutto alle Autorità civili e politiche che incombe la grave responsabilità di operare per la pace. Esse per prime sono chiamate a risolvere i numerosi conflitti che continuano a insanguinare l’umanità, a cominciare da quella Regione privilegiata nel disegno di Dio, che è il Medio Oriente. Penso anzitutto alla Siria, dilaniata da continui massacri e teatro d’immani sofferenze fra la popolazione civile. Rinnovo il mio appello affinché le armi siano deposte e quanto prima prevalga un dialogo costruttivo per porre fine a un conflitto che, se perdura, non vedrà vincitori, ma solo sconfitti, lasciando dietro di sé soltanto una distesa di rovine. Permettetemi, Signore e Signori Ambasciatori, di domandarvi di continuare a sensibilizzare le vostre Autorità, affinché siano forniti con urgenza gli aiuti indispensabili per far fronte alla grave situazione umanitaria. Guardo poi con viva attenzione alla Terra Santa. In seguito al riconoscimento della Palestina quale Stato Osservatore non Membro delle Nazioni Unite, rinnovo l’auspicio che, con il sostegno della comunità internazionale, Israeliani e Palestinesi s’impegnino per una pacifica convivenza nell’ambito di due Stati sovrani, dove il rispetto della giustizia e delle legittime aspirazioni dei due Popoli sia tutelato e garantito. Gerusalemme, diventa ciò che il Tuo nome significa! Città della pace e non della divisione; profezia del Regno di Dio e non messaggio d’instabilità e di contrapposizione!".
"Rivolgendo poi il pensiero alla cara popolazione irachena, auguro che essa percorra la via della riconciliazione, per giungere alla desiderata stabilità. In Libano – dove, nello scorso mese di settembre, ho incontrato le sue diverse realtà costitutive - la pluralità delle tradizioni religiose sia una vera ricchezza per il Paese, come pure per tutta la Regione, e i cristiani offrano una testimonianza efficace per la costruzione di un futuro di pace con tutti gli uomini di buona volontà".

"Anche in Nord Africa è prioritaria la collaborazione di tutte le componenti della società e a ciascuna deve essere garantita piena cittadinanza, la libertà di professare pubblicamente la propria religione e la possibilità di contribuire al bene comune. A tutti gli Egiziani assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera, in questo periodo in cui si formano nuove istituzioni".

"Volgendo lo sguardo all’Africa sub-sahariana, incoraggio gli sforzi per costruire la pace, soprattutto dove rimangono aperte le ferite delle guerre e pesano gravi conseguenze umanitarie. Penso in modo particolare alla Regione del Corno d’Africa, come pure all’Est della Repubblica Democratica del Congo, dove le violenze si sono riacutizzate, obbligando numerose persone ad abbandonare le proprie case, le proprie famiglie e i propri contesti di vita. In pari tempo, non posso ignorare le altre minacce che si affacciano all’orizzonte. A intervalli regolari la Nigeria è teatro di attentati terroristici che mietono vittime, soprattutto tra i fedeli cristiani riuniti in preghiera, quasi che l’odio volesse trasformare dei templi di preghiera e di pace in altrettanti centri di paura e di divisione. Ho provato una grande tristezza nell’apprendere che, perfino nel giorno in cui noi celebriamo il Natale, dei cristiani sono stati uccisi barbaramente. Anche il Mali è dilaniato dalla violenza ed è segnato da una profonda crisi istituzionale e sociale, che deve suscitare un efficace interessamento da parte della comunità internazionale. Nella Repubblica Centrafricana, auspico che i colloqui annunciati per i prossimi giorni riportino la stabilità e risparmino alla popolazione di rivivere gli orrori della guerra civile".

"Sempre di nuovo la costruzione della pace passa per la tutela dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali. Tale impegno, seppure con modalità e intensità diverse, interpella tutti i Paesi e deve costantemente essere ispirato dalla dignità trascendente della persona umana e dai principi iscritti nella sua natura. Fra questi figura in primo piano il rispetto della vita umana, in ogni sua fase. Mi sono pertanto rallegrato che una Risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, nel gennaio dello scorso anno, abbia chiesto la proibizione dell’eutanasia, intesa come uccisione volontaria, per atto o omissione, di un essere umano in condizioni di dipendenza. Allo stesso tempo, constato con tristezza che, in diversi Paesi, anche di tradizione cristiana, si è lavorato per introdurre o ampliare legislazioni che depenalizzano o liberalizzano l’aborto. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale. Nell’affermare ciò la Chiesa cattolica non intende mancare di comprensione e di benevolenza, anche verso la madre. Si tratta, piuttosto, di vigilare affinché la legge non giunga ad alterare ingiustamente l’equilibrio fra l’eguale diritto alla vita della madre e del figlio non nato. In questo campo, la recente decisione della Corte Interamericana dei Diritti Umani relativa alla fecondazione in vitro, che ridefinisce arbitrariamente il momento del concepimento e indebolisce la difesa della vita prenatale, è ugualmente fonte di preoccupazione".

"L’Unione Europea ha bisogno di Rappresentanti lungimiranti e qualificati, per compiere le scelte difficili che sono necessarie per risanare la sua economia e porre basi solide per il suo sviluppo. Da soli alcuni Paesi andranno forse più veloci, ma, insieme, tutti andranno certamente più lontano! Se preoccupa l’indice differenziale tra i tassi finanziari, dovrebbero destare sgomento le crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri. Si tratta, insomma, di non rassegnarsi allo 'spread del benessere sociale', mentre si combatte quello della finanza".

"Investire nell’educazione nei Paesi in via di sviluppo dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina significa aiutarli a vincere la povertà e le malattie, come pure a realizzare sistemi di diritto equi e rispettosi della dignità umana. È chiaro che, per affermare la giustizia, non bastano buoni modelli economici, per quanto essi siano necessari. La giustizia si realizza soltanto se ci sono persone giuste! Costruire la pace significa pertanto educare gli individui a combattere la corruzione, la criminalità, la produzione ed il traffico della droga, nonché ad evitare divisioni e tensioni, che rischiano di sfibrare la società, ostacolandone lo sviluppo e la pacifica convivenza".

"Continuando la nostra odierna conversazione, vorrei aggiungere che la pace sociale è messa in pericolo anche da alcuni attentati alla libertà religiosa: talvolta si tratta di marginalizzazioni della religione nella vita sociale; in altri casi di intolleranza, o persino di violenza nei confronti di persone, di simboli identitari e di istituzioni religiose. Capita anche che ai credenti - e ai cristiani in modo particolare - sia impedito di contribuire al bene comune con le loro istituzioni educative ed assistenziali. Per salvaguardare effettivamente l’esercizio della libertà religiosa è poi essenziale rispettare il diritto all’obiezione di coscienza. Questa 'frontiera' della libertà tocca dei principi di grande importanza, di carattere etico e religioso, radicati nella dignità stessa della persona umana. Essi sono come i 'muri portanti' di ogni società che voglia essere veramente libera e democratica. Pertanto, vietare l’obiezione di coscienza individuale ed istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, paradossalmente aprirebbe invece le porte proprio all’intolleranza e al livellamento forzato".

"Inoltre, in un mondo dai confini sempre più aperti, costruire la pace mediante il dialogo non è una scelta, ma una necessità! In questa prospettiva la Dichiarazione congiunta tra il Presidente della Conferenza Episcopale Polacca e il Patriarca di Mosca, firmata nello scorso mese di agosto, è un segno forte dato dai credenti per favorire i rapporti fra il Popolo russo e il Popolo polacco. Parimenti, desidero menzionare l’accordo di pace recentemente raggiunto nelle Filippine e, in modo particolare, sottolineare il ruolo del dialogo tra le religioni per una convivenza pacifica nella regione di Mindanao".

"La pace rimane 'solo suono di parole' se non è vivificata e integrata dalla carità - ha detto infine Benedetto XVI - La Pace "è al cuore dell’azione diplomatica della Santa Sede e, prima ancora, della sollecitudine del Successore di Pietro e di tutta la Chiesa cattolica. La carità non sostituisce la giustizia negata, ma d’altra parte la giustizia non supplisce la carità rifiutata. La Chiesa pratica quotidianamente la carità nelle opere assistenziali, quali ospedali e dispensari, ed educative, quali orfanotrofi, scuole, collegi, università, nonché con l’assistenza fornita alle popolazioni in difficoltà, specialmente durante e dopo i conflitti. In nome della carità la Chiesa vuole essere vicina anche a quanti soffrono a causa delle calamità naturali. Penso alle vittime delle inondazioni nel Sud-Est asiatico e dell’uragano che ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti d’America. Penso anche a coloro che hanno subito il forte terremoto, che ha devastato alcune Regioni dell’Italia settentrionale. Come sapete, ho voluto recarmi personalmente in questi luoghi, dove ho potuto constatare l’ardente desiderio con cui s’intende ricostruire ciò che è andato distrutto. Auspico che, in questo momento della sua storia, tale spirito di tenacia e di impegno condiviso animi tutta la diletta Nazione italiana".

"Concludendo il nostro incontro, vorrei ricordare che al termine del Concilio Vaticano II – inaugurato proprio cinquant’anni or sono – il Venerabile Papa Paolo VI indirizzò alcuni Messaggi che sono sempre di attualità, uno dei quali destinato a tutti i Governanti. Li esortò in questi termini: 'Tocca a voi essere sulla terra i promotori dell’ordine e della pace tra gli uomini. Ma non lo dimenticate: è Dio (…) il grande artefice dell’ordine e della pace sulla terra'. Oggi faccio mie queste considerazioni, nel formulare a Voi, Signore e Signori Ambasciatori e distinti Membri del Corpo Diplomatico, alle Vostre famiglie e ai Vostri Collaboratori, i più fervidi auguri per il Nuovo Anno. Grazie!".

IL PAPA RENDE OMAGGIO ALLA CHIESA MARTIRE DI CAMBOGIA

Città del Vaticano, 7 gennaio 2013 (VIS). In occasione del Congresso nazionale della Chiesa in Cambogia, il Papa ha fatto pervenire un video-messaggio in cui ricorda "la fede, il coraggio e la perseveranza" dei pastori e dei fedeli cattolici all'epoca dei Kmer rossi quando furono assassinati molti cristiani. Il Congresso si è svolto a Phnom Penh dal 5 al 7 gennaio sul tema: "Il Concilio Vaticano II e la Chiesa". Di seguito riportiamo il testo integrale del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI.

"Cari fratelli e sorelle di Cambogia,

è con grande gioia che mi unisco a voi con la preghiera e con il cuore e che vi invio affettuosi saluti mentre siete riuniti con i vostri pastori per celebrare il cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II ed il ventesimo anniversario del Catechismo della Chiesa Cattolica. Auspico che la traduzione in lingua cambogiana dei documenti conciliari e del Catechismo, che riceverete in questa occasione, vi permettano di meglio comprendere l'insegnamento della Chiesa e di crescere nella fede".

"In quest'Anno della Fede, vi invito a tenere lo sguardo fisso sulla persona di Gesù Cristo che è l'origine e il termine della nostra fede ed a riaffermare che Egli è la Buona Novella per il mondo di oggi. In Lui, gli esempi di fede che hanno contraddistinto la nostra storia, trovano la loro piena luce. Anche nel ricordare il periodo di difficoltà che precipitò il vostro Paese nell'oscurità, vorrei sottolineare come la fede, il coraggio e la perseveranza dei vostri pastori e dei vostri fratelli e sorelle cristiani, dei quali molti hanno trovato la morte, sia una nobile testimonianza resa alla verità del Vangelo. E questa testimonianza è divenuta una inestimabile forza spirituale per ricostruire la comunità ecclesiale nel vostro Paese. Oggi i numerosi catecumeni ed i battesimi di adulti dimostrano il vostro dinamismo e sono un felice segno dell'attiva presenza di Dio in voi.

Cari fratelli e sorelle, con l'Apostolo Paolo, vi esorto a 'conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace'. Siate certi delle preghiere dei vostri fratelli e sorelle il cui sangue è stato sparso nei campi di riso! Siate lievito nella vostra società, testimoniando l'amore di Cristo per tutti, edificando vincoli di fratellanza con i membri di altre tradizioni religiose e percorrendo le vie della giustizia e della misericordia.

Cari giovani, amici che siete stati battezzati negli ultimi anni, non dimenticate che la Chiesa è la vostra famiglia; essa conta su di voi per testimoniare la Vita e l'Amore che avete trovato in Gesù. Prego per voi e vi invito ad essere generosi discepoli di Cristo.

Seminaristi, sacerdoti e religiosi cambogiani, voi siete un segno del germe che la Chiesa sta edificando in voi. Avete offerto la vostra vita e le vostre preghiere quale fonte di speranza. Che esse siano anche un invito ad altri giovani a dedicare la propria vita al sacerdozio e alla vita consacrata secondo il cuor di Dio.

Missionari, religiosi, laici consacrati dei cinque continenti, siate il bel segno della comunione ecclesiale con i vostri pastori così che la vostra fratellanza nella diversità dei vostri carismi, conduca le molte persone che voi servite con amore e zelo, ad incontrare Gesù Cristo.

E tutti voi, che cercate Dio, perseverate e siate certi che Cristo vi ama e vi offre la Sua pace!

Cari fratelli e sorelle, pastori e fedeli della Cambogia, che la Vergine Maria, Nostra Signora di Mekong, nella sua umiltà e fedeltà alla volontà del Signore, vi illumini in questo Anno della Fede. Siate certi che vi ricordo nella preghiera e dal profondo del cuore imparto a tutti la mia Benedizione Apostolica!

I RE MAGI ERANO RICERCATORI DI DIO

Città del Vaticano, 6 gennaio 2013 (VIS). Oggi, Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato nella Basilica Vaticana la Santa Messa nel corso della quale ha conferito l’Ordinazione episcopale ai presbiteri: Monsignor Angelo Vincenzo Zani, eletto Arcivescovo titolare di Volturno e nominato Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Monsignor Fortunatus Nwachukwu, eletto Arcivescovo titolare di Acquaviva e nominato Nunzio Apostolico in Nicaragua; Monsignor Georg Gänswein, Segretario particolare del Santo Padre, eletto Arcivescovo titolare di Urbisaglia e nominato Prefetto della Casa Pontificia; Monsignor Nicolas Henry Marie Denis Thevenin, eletto Arcivescovo titolare di Eclano e nominato Nunzio Apostolico in Guatemala. Hanno concelebrato con il Santo Padre il Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., ed il Cardinale Zenon Grocholewski, e i quattro Vescovi eletti. Il rito di Ordinazione ha avuto luogo dopo la proclamazione del Santo Vangelo e dell’annunzio del giorno della Pasqua, che quest’anno si celebra il 31 marzo.

Nell'omelia il Santo Padre ha detto che i Re Magi "erano ricercatori di Dio" e che "la ricerca della verità era per loro più importante della derisione del mondo". Riferendosi ai nuovi Vescovi il Santo Padre ha affermato che il Vescovo "deve essere valoroso" ed avere "il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti". Di seguito riportiamo il testo completo delle parole di Benedetto XVI.

"Per la Chiesa credente ed orante, i Magi d’Oriente che, sotto la guida della stella, hanno trovato la via verso il presepe di Betlemme sono solo l’inizio di una grande processione che pervade la storia. Per questo, la liturgia legge il Vangelo che parla del cammino dei Magi insieme con le splendide visioni profetiche di Isaia 60 e del Salmo 72, che illustrano con immagini audaci il pellegrinaggio dei popoli verso Gerusalemme. Come i pastori che, quali primi ospiti presso il Bimbo neonato giacente nella mangiatoia, personificano i poveri d’Israele e, in genere, le anime umili che interiormente vivono molto vicino a Gesù, così gli uomini provenienti dall’Oriente personificano il mondo dei popoli, la Chiesa dei gentili – gli uomini che attraverso tutti i secoli si incamminano verso il Bambino di Betlemme, onorano in Lui il Figlio di Dio e si prostrano davanti a Lui. La Chiesa chiama questa festa 'Epifania' – l’apparizione, la comparsa del Divino. Se guardiamo il fatto che, fin da quell’inizio, uomini di ogni provenienza, di tutti i Continenti, di tutte le diverse culture e tutti i diversi modi di pensiero e di vita sono stati e sono in cammino verso Cristo, possiamo dire veramente che questo pellegrinaggio e questo incontro con Dio nella figura del Bambino è un’Epifania della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini".

"Seguendo una tradizione iniziata dal Beato Papa Giovanni Paolo II, celebriamo la festa dell’Epifania anche quale giorno dell’Ordinazione episcopale per quattro sacerdoti che d’ora in poi, in funzioni diverse, collaboreranno al Ministero del Papa per l’unità dell’unica Chiesa di Gesù Cristo nella pluralità delle Chiese particolari. Il nesso tra questa Ordinazione episcopale e il tema del pellegrinaggio dei popoli verso Gesù Cristo è evidente. Il Vescovo ha il compito non solo di camminare in questo pellegrinaggio insieme con gli altri, ma di precedere e di indicare la strada. Vorrei, però, in questa liturgia, riflettere con voi ancora su una domanda più concreta. In base alla storia raccontata da Matteo possiamo sicuramente farci una certa idea di quale tipo di uomini debbano essere stati coloro che, in seguito al segno della stella, si sono incamminati per trovare quel Re che, non soltanto per Israele, ma per l’umanità intera avrebbe fondato una nuova specie di regalità. Che tipo di uomini, dunque, erano costoro? E domandiamoci anche se, malgrado la differenza dei tempi e dei compiti, a partire da loro si possa intravedere qualcosa su che cosa sia il Vescovo e su come egli debba adempiere il suo compito".
"Gli uomini che allora partirono verso l’ignoto erano, in ogni caso, uomini dal cuore inquieto. Uomini spinti dalla ricerca inquieta di Dio e della salvezza del mondo. Uomini in attesa, che non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà più grande. Erano forse uomini dotti che avevano una grande conoscenza degli astri e probabilmente disponevano anche di una formazione filosofica. Ma non volevano soltanto sapere tante cose. Volevano sapere soprattutto la cosa essenziale. Volevano sapere come si possa riuscire ad essere persona umana. E per questo volevano sapere se Dio esista, dove e come Egli sia. Se Egli si curi di noi e come noi possiamo incontrarlo. Volevano non soltanto sapere. Volevano riconoscere la verità su di noi, e su Dio e il mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio e, in definitiva, erano in cammino verso di Lui. Erano ricercatori di Dio".

"Ma con ciò giungiamo alla domanda: come dev’essere un uomo a cui si impongono le mani per l’Ordinazione episcopale nella Chiesa di Gesù Cristo? Possiamo dire: egli deve soprattutto essere un uomo il cui interesse è rivolto verso Dio, perché solo allora egli si interessa veramente anche degli uomini. Potremmo dirlo anche inversamente: un Vescovo dev’essere un uomo a cui gli uomini stanno a cuore, che è toccato dalle vicende degli uomini. Dev’essere un uomo per gli altri. Ma può esserlo veramente soltanto se è un uomo conquistato da Dio. Se per lui l’inquietudine verso Dio è diventata un’inquietudine per la sua creatura, l’uomo. Come i Magi d’Oriente, anche un Vescovo non dev’essere uno che esercita solamente il suo mestiere e non vuole altro. No, egli dev’essere preso dall’inquietudine di Dio per gli uomini. Deve, per così dire, pensare e sentire insieme con Dio. Non è solo l’uomo ad avere in sé l’inquietudine costitutiva verso Dio, ma questa inquietudine è una partecipazione all’inquietudine di Dio per noi. Poiché Dio è inquieto nei nostri confronti, Egli ci segue fin nella mangiatoia, fino alla Croce. 'Cercandomi ti sedesti stanco, mi hai redento con il supplizio della Croce: che tanto sforzo non sia vano!', prega la Chiesa nel Dies irae. L’inquietudine dell’uomo verso Dio e, a partire da essa, l’inquietudine di Dio verso l’uomo devono non dar pace al Vescovo. È questo che intendiamo quando diciamo che il Vescovo dev’essere soprattutto un uomo di fede. Perché la fede non è altro che l’essere interiormente toccati da Dio, una condizione che ci conduce sulla via della vita. La fede ci tira dentro uno stato in cui siamo presi dall’inquietudine di Dio e fa di noi dei pellegrini che interiormente sono in cammino verso il vero Re del mondo e verso la sua promessa di giustizia, di verità e di amore. In questo pellegrinaggio, il Vescovo deve precedere, dev’essere colui che indica agli uomini la strada verso la fede, la speranza e l’amore".

"Il pellegrinaggio interiore della fede verso Dio si svolge soprattutto nella preghiera. Sant’Agostino ha detto una volta che la preghiera, in ultima analisi, non sarebbe altro che l’attualizzazione e la radicalizzazione del nostro desiderio di Dio. Al posto della parola 'desiderio' potremmo mettere anche la parola 'inquietudine' e dire che la preghiera vuole strapparci alla nostra falsa comodità, al nostro essere chiusi nelle realtà materiali, visibili e trasmetterci l’inquietudine verso Dio, rendendoci proprio così anche aperti e inquieti gli uni per gli altri. Il Vescovo, come pellegrino di Dio, dev’essere soprattutto un uomo che prega. Deve essere in un permanente contatto interiore con Dio; la sua anima dev’essere largamente aperta verso Dio. Le sue difficoltà e quelle degli altri, come anche le sue gioie e quelle degli altri le deve portare a Dio, e così, a modo suo, stabilire il contatto tra Dio e il mondo nella comunione con Cristo, affinché la luce di Cristo splenda nel mondo".

"Torniamo ai Magi d’Oriente. Questi erano anche e soprattutto uomini che avevano coraggio, il coraggio e l’umiltà della fede. Ci voleva del coraggio per accogliere il segno della stella come un ordine di partire, per uscire – verso l’ignoto, l’incerto, su vie sulle quali c’erano molteplici pericoli in agguato. Possiamo immaginare che la decisione di questi uomini abbia suscitato derisione: la beffa dei realisti che potevano soltanto deridere le fantasticherie di questi uomini. Chi partiva su promesse così incerte, rischiando tutto, poteva apparire soltanto ridicolo. Ma per questi uomini toccati interiormente da Dio, la via secondo le indicazioni divine era più importante dell’opinione della gente. La ricerca della verità era per loro più importante della derisione del mondo, apparentemente intelligente".

"Come non pensare, in una tale situazione, al compito di un Vescovo nel nostro tempo? L’umiltà della fede, del credere insieme con la fede della Chiesa di tutti i tempi, si troverà ripetutamente in conflitto con l’intelligenza dominante di coloro che si attengono a ciò che apparentemente è sicuro. Chi vive e annuncia la fede della Chiesa, in molti punti non è conforme alle opinioni dominanti proprio anche nel nostro tempo. L’agnosticismo oggi largamente imperante ha i suoi dogmi ed è estremamente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri. Perciò, il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti è oggi particolarmente pressante per un Vescovo. Egli dev’essere valoroso. E tale valore o fortezza non consiste nel colpire con violenza, nell’aggressività, ma nel lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio di restare fermamente con la verità è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore manda come agnelli in mezzo ai lupi. 'Chi teme il Signore non ha paura di nulla', dice il Siracide. Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende liberi!"

"In questo contesto mi viene in mente un episodio degli inizi del cristianesimo che san Luca narra negli Atti degli Apostoli. Dopo il discorso di Gamaliele, che sconsigliava la violenza verso la comunità nascente dei credenti in Gesù, il sinedrio chiamò gli Apostoli e li fece flagellare. Poi proibì loro di predicare nel nome di Gesù e li rimise in libertà. San Luca continua: 'Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno … non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo'. Anche i successori degli Apostoli devono attendersi di essere ripetutamente percossi, in maniera moderna, se non cessano di annunciare in modo udibile e comprensibile il Vangelo di Gesù Cristo. E allora possono essere lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per Lui. Naturalmente vogliamo, come gli Apostoli, convincere la gente e, in questo senso, ottenerne l’approvazione. Naturalmente non provochiamo, ma tutt’al contrario invitiamo tutti ad entrare nella gioia della verità che indica la strada. L’approvazione delle opinioni dominanti, però, non è il criterio a cui ci sottomettiamo. Il criterio è Lui stesso: il Signore. Se difendiamo la sua causa, conquisteremo, grazie a Dio, sempre di nuovo persone per la via del Vangelo. Ma inevitabilmente saremo anche percossi da coloro che, con la loro vita, sono in contrasto col Vangelo, e allora possiamo essere grati di essere giudicati degni di partecipare alla Passione di Cristo".

"I Magi hanno seguito la stella, e così sono giunti fino a Gesù, alla grande Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Come pellegrini della fede, i Magi sono diventati essi stessi stelle che brillano nel cielo della storia e ci indicano la strada. I santi sono le vere costellazioni di Dio, che illuminano le notti di questo mondo e ci guidano. San Paolo, nella Lettera ai Filippesi, ha detto ai suoi fedeli che devono risplendere come astri nel mondo.

"Cari amici, ciò riguarda anche noi. Ciò riguarda soprattutto voi che, in quest’ora, sarete ordinati Vescovi della Chiesa di Gesù Cristo. Se vivrete con Cristo, a Lui nuovamente legati nel Sacramento, allora anche voi diventerete sapienti. Allora diventerete astri che precedono gli uomini e indicano loro la via giusta della vita. In quest’ora noi tutti qui preghiamo per voi, affinché il Signore vi ricolmi con la luce della fede e dell’amore. Affinché quell’inquietudine di Dio per l’uomo vi tocchi, perché tutti sperimentino la sua vicinanza e ricevano il dono della sua gioia. Preghiamo per voi, affinché il Signore vi doni sempre il coraggio e l’umiltà della fede. Preghiamo Maria che ha mostrato ai Magi il nuovo Re del mondo, affinché ella, quale Madre amorevole, mostri Gesù Cristo anche a voi e vi aiuti ad essere indicatori della strada che porta a Lui."

ANGELUS: CHE LA LUCE DI CRISTO BRILLI IN TUTTO IL MONDO

Città del Vaticano, 6 gennaio 2013 (VIS). Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. La preghiera ha avuto inizio con un leggero ritardo poiché il rito di ordinazione di quattro nuovi Vescovi, fra i quali il segretario particolare del Santo Padre Monsignor Georg Gänswein, si è un po' prolungato.

"Scusate il ritardo - ha detto il Papa ai fedeli - Ho ordinato quattro nuovi Vescovi nella Basilica di San Pietro e il rito è durato un po’ di più. Ma celebriamo oggi soprattutto l’Epifania del Signore, la sua manifestazione alle genti, mentre numerose Chiese Orientali, secondo il calendario Giuliano, festeggiano il Natale. Questa leggera differenza, che fa sovrapporre i due momenti, pone in risalto che quel Bambino, nato nell’umiltà della grotta di Betlemme, è la luce del mondo, che orienta il cammino di tutti i popoli. È un accostamento che fa riflettere anche dal punto di vista della fede: da una parte, a Natale, davanti a Gesù, vediamo la fede di Maria, di Giuseppe e dei pastori; oggi, nell’Epifania, la fede dei tre Magi, venuti dall’Oriente per adorare il re dei Giudei".

"La Vergine Maria, insieme con il suo sposo, rappresentano il 'ceppo' di Israele, il 'resto' preannunciato dai profeti, da cui doveva germogliare il Messia. I Magi rappresentano invece i popoli, e possiamo dire anche le civiltà, le culture, le religioni che sono, per così dire, in cammino verso Dio, alla ricerca del suo regno di pace, di giustizia, di verità e di libertà. C’è dapprima un nucleo, impersonato soprattutto da Maria, la 'figlia di Sion': un nucleo di Israele, il popolo che conosce e ha fede in quel Dio che si è rivelato ai Patriarchi e nel cammino della storia. Questa fede raggiunge il suo compimento in Maria, nella pienezza dei tempi; in lei, 'beata perché ha creduto', il Verbo si è fatto carne, Dio è 'apparso' nel mondo. La fede di Maria diventa la primizia e il modello della fede della Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza. Ma questo popolo è fin dall’inizio universale, e questo lo vediamo oggi nelle figure dei Magi, che giungono a Betlemme seguendo la luce di una stella e le indicazioni delle Sacre Scritture".

Infine il Papa, nel riferirsi alle quattro Ordinazioni episcopali ha precisato che "due nuovi Vescovi rimarranno al servizio della Santa Sede, e gli altri due partiranno per essere Rappresentanti Pontifici presso due Nazioni. Preghiamo per ciascuno di loro, per il loro ministero, e perché la luce di Cristo risplenda nel mondo intero".


UDIENZE

Città del Vaticano, 7 gennaio 2013 (VIS). Nel pomeriggio di oggi il Santo Padre riceverà in udienza:

- L'Arcivescovo Angelo Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, con i familiari.

- L'Arcivescovo Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia, con i Familiari.

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 5 gennaio 2013 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- L'Arcivescovo Jean-Paul Gobel, Nunzio Apostolico nella Repubblica Araba d'Egitto e Delegato presso l'Organizzazione della Lega degli Stati Arabi. È stato finora Nunzio Apostolico in Iran.

- L'Arcivescovo Nicolas Henry Marie Denis Thevenin, Nunzio Apostolico in Guatemala.

- Il Dottor Antonio Chiminello, per un quinquennio, Direttore della Direzione della Ragioneria dello Stato della Città del Vaticano. È stato finora Vice Direttore della medesima Ragioneria dello Stato.
Copyright © VIS - Vatican Information Service