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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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domenica 25 maggio 2014

SANTA MESSA A BETLEMME: DIO RIPETE ANCHE A NOI, CERCATE IL BAMBINO IN UN MONDO DOVE ANCORA TANTI BAMBINI VIVONO IN CONDIZIONI DISUMANE

Città del Vaticano, 25 maggio 2014 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha celebrato l'Eucaristia nella Piazza della Mangiatoia a Betlemme, dove confluiscono la Via dei Pastori che porta al villaggio palestinese di Beit Sahur, luogo di apparizione dell'Angelo; la Via della Grotta del Latte, santuario dentro una grotta di tufo bianco dove Maria avrebbe allattato Gesù Bambino e Via Paolo VI, a ricordo della visita di Papa Montini il 6 gennaio 1964. Nel percorso dal palazzo presidenziale di Betlemme alla Piazza della Mangiatoia, Papa Francesco è sceso dalla jeep, si è avvicinato al muro di divisone tra Betlemme e Israele e vi ha sostato davanti, raccogliendosi in preghiera per qualche minuto. Al termine della preghiera, il Santo Padre si è quindi appoggiato al muro con la fronte.

Alla Santa Messa hanno assistito il Presidente della Palestina, Mahmoud Abbas e fedeli provenienti dalla Striscia di Gaza, dalla Galilea (Stato di Israele) e lavoratori migranti dall'Asia.

"Che grande grazia celebrare l’Eucaristia presso il luogo dove è nato Gesù! - ha esclamato il Santo Padre - Ringrazio Dio e ringrazio voi che mi avete accolto in questo mio pellegrinaggio: il Presidente Mahmoud Abbas e le altre Autorità; il Patriarca Fouad Twal, gli altri Vescovi e gli Ordinari di Terra Santa, i sacerdoti, le persone consacrate e quanti si adoperano per tenere viva la fede, la speranza e la carità in questi territori; le rappresentanze di fedeli provenienti da Gaza, dalla Galilea, i migranti dall’Asia e dall’Africa. Grazie della vostra accoglienza!"

"Il Bambino Gesù, nato a Betlemme, è il segno dato da Dio a chi attendeva la salvezza, e rimane per sempre il segno della tenerezza di Dio e della sua presenza nel mondo. 'Questo per voi il segno: troverete un bambino…'. Anche oggi i bambini sono un segno. Segno di speranza, segno di vita, ma anche segno 'diagnostico' per capire lo stato di salute di una famiglia, di una società, del mondo intero. Quando i bambini sono accolti, amati, custoditi, tutelati, la famiglia è sana, la società migliora, il mondo è più umano. Pensiamo all’opera che svolge l’Istituto Effetà Paolo VI in favore dei bambini palestinesi sordo-muti: è un segno concreto della bontà di Dio; è un segno concreto che la società migliora. Dio ripete anche a noi, uomini e donne del XXI secolo: 'Questo per voi il segno', cercate il bambino… Il Bambino di Betlemme è fragile, come tutti i neonati. Non sa parlare, eppure è la Parola che si è fatta carne, venuta a cambiare il cuore e la vita degli uomini. Quel Bambino, come ogni bambino, è debole e ha bisogno di essere aiutato e protetto. Anche oggi i bambini hanno bisogno di essere accolti e difesi, fin dal grembo materno".

"Purtroppo, in questo mondo che ha sviluppato le tecnologie più sofisticate, ci sono ancora tanti bambini in condizioni disumane, che vivono ai margini della società, nelle periferie delle grandi città o nelle zone rurali. Tanti bambini sono ancora oggi sfruttati, maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e di traffici illeciti. Troppi bambini oggi sono profughi, rifugiati, a volte affondati nei mari, specialmente nelle acque del Mediterraneo. Di tutto questo noi ci vergogniamo oggi davanti a Dio, a Dio che si è fatto Bambino. E ci domandiamo: chi siamo noi davanti a Gesù Bambino? Chi siamo noi davanti ai bambini di oggi? Siamo come Maria e Giuseppe, che accolgono Gesù e se ne prendono cura con amore materno e paterno? O siamo come Erode, che vuole eliminarlo? Siamo come i pastori, che vanno in fretta, si inginocchiano per adorarlo e offrono i loro umili doni? Oppure siamo indifferenti? Siamo forse retorici e pietisti, persone che sfruttano le immagini dei bambini poveri a scopo di lucro? Siamo capaci di stare accanto a loro, di 'perdere tempo' con loro? Sappiamo ascoltarli, custodirli, pregare per loro e con loro? O li trascuriamo, per occuparci dei nostri interessi?".

"'Questo per noi il segno: troverete un bambino…'. - ha ripetuto il Pontefice - Forse quel bambino piange. Piange perché ha fame, perché ha freddo, perché vuole stare in braccio… Anche oggi piangono i bambini, piangono molto, e il loro pianto ci interpella. In un mondo che scarta ogni giorno tonnellate di cibo e di farmaci, ci sono bambini che piangono invano per la fame e per malattie facilmente curabili. In un tempo che proclama la tutela dei minori, si commerciano armi che finiscono tra le mani di bambini-soldato; si commerciano prodotti confezionati da piccoli lavoratori-schiavi. Il loro pianto è soffocato: devono combattere, devono lavorare, non possono piangere! Ma piangono per loro le madri, odierne Rachele: piangono i loro figli, e non vogliono essere consolate".

"'Questo per voi il segno'. (...) Il Bambino Gesù nato a Betlemme, ogni bambino che nasce e cresce in ogni parte del mondo, è segno diagnostico, che ci permette di verificare lo stato di salute nella nostra famiglia, della nostra comunità, della nostra nazione. Da questa diagnosi schietta e onesta, può scaturire uno stile nuovo di vita, dove i rapporti non siano più di conflitto, di sopraffazione, di consumismo, ma siano rapporti di fraternità, di perdono e riconciliazione, di condivisione e di amore".

Il Papa ha concluso l'omelia con una preghiera alla Vergine: "O Maria, Madre di Gesù, tu che hai accolto, insegnaci ad accogliere; tu che hai adorato, insegnaci ad adorare; tu che hai seguito, insegnaci a seguire. Amen".

PAPA FRANCESCO INVITA MAHMOUD ABBAS E SHIMON PERES A PREGARE INSIEME PER LA PACE IN VATICANO

Città del Vaticano, 25 maggio 2014 (VIS). "In questo Luogo, dove è nato il Principe della pace - ha detto il Papa dopo il Regina Caeli - desidero rivolgere un invito a Lei, Signor Presidente Mahmoud Abbas, e al Signor Presidente Shimon Peres, ad elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera".

"Tutti desideriamo la pace; tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti; molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla. E tutti -specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli - abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace, prima di tutto nella preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace".

REGINA CAELI: PAPA FRANCESCO AFFIDA ALLA VERGINE LA TERRA SANTA E TUTTI I SUOI ABITANTI

Città del Vaticano, 25 maggio 2014 (VIS). Dopo aver offerto la sua casa in Vaticano per ospitare l'incontro di preghiera del Presidente dello Stato di Palestina e del Presidente dello Stato di Israele, Papa Francesco ha recitato il Regina Caeli, ricordando che proprio a Betlemme Maria Santissima ha dato alla luce il suo figlio Gesù. "La Vergine è colei che più di ogni altro ha contemplato Dio nel volto umano di Gesù. Aiutata da san Giuseppe, lo ha avvolto in fasce e lo ha adagiato nella mangiatoia".

"A Lei - ha detto - affidiamo questo territorio e tutti coloro che vi abitano, perché possano vivere nella giustizia, nella pace e nella fraternità. Affidiamo anche i pellegrini che qui giungono per attingere alle sorgenti della fede cristiana - ce ne sono presenti anche a questa Santa Messa. Veglia, o Maria, sulle famiglie, sui giovani, sugli anziani. Veglia su quanti hanno smarrito la fede e la speranza; conforta i malati, i carcerati e tutti i sofferenti; sostieni i Pastori e l’intera Comunità dei credenti, perché siano 'sale e luce' in questa terra benedetta; sostieni le opere educative, in particolare la Bethlehem University".

"Contemplando la Santa Famiglia qui, a Betlemme, il mio pensiero va spontaneamente a Nazareth, dove spero di potermi recare, se Dio vorrà, in un’altra occasione. Abbraccio da qui i fedeli cristiani che vivono in Galilea e incoraggio la realizzazione a Nazareth del Centro Internazionale per la Famiglia. Alla Vergine Santa affidiamo le sorti dell’umanità, perché si dischiudano nel mondo gli orizzonti nuovi e promettenti della fraternità, della solidarietà e della pace".

Dopo il Regina Caeli, il Papa si è recato al Convento "Casa Nova", Casa Francescana per i pellegrini, costruita nel 1908 ed ampliata e benedetta nel 1986, che può ora accogliere 129 persone. Qui il Papa ha consumato il pranzo con alcune famiglie di rifugiati e indigenti palestinesi.

INCONTRO CON AUTORITÀ PALESTINESI: LA PACE PORTERÀ CON SÉ INNUMEREVOLI BENEFICI PER I POPOLI DI QUESTA REGIONE E PER IL MONDO INTERO

Città del Vaticano, 25 maggio 2014 (VIS). Alle 7:30 di questa mattina, congedatosi dalla Nunziatura Apostolica di Amman, il Papa è partito in elicottero alla volta di Betlemme, dove è giunto alle 9:30 (ora locale; 8:30, ora di Roma). In autovettura ha percorso i due chilometri e mezzo che lo separavano dal Palazzo Presidenziale di Betlemme, dove è stato accolto dal Presidente dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas.

La città di Betlemme viene ricordata per la prima volta nella Bibbia a proposito della morte di Rachele e identificata con Efrata (la fruttifera). Nei libri sacri è detta "Betlemme di Giuda" dalla tribù cui apparteneva. Davide vi nacque e vi fu consacrato Re dal Profeta Samuele. Con la nascita di Gesù "la più piccola fra tutte le città di Giuda" acquista importanza mondiale e si ingrandisce notevolmente per l'afflusso di pellegrini. Nell'anno 135 l'imperatore Adriano vi introduce il culto di Adone, ma nel 330 Costantino la restituisce al culto cristiano. Dopo la conquista islamica del 638, il Califfo Omar vi instaura una politica di tolleranza religiosa, ma all'avvicinarsi dell'esercito crociato, nel 1099, i musulmani devastano la città. Nel 1100 vi viene consacrato il primo re crociato di Gerusalemme, Baldovino. La riconquista araba (1187) e la successiva occupazione ottomana segnano il declino della cittadina che è ridotta, nel 1600, ad un piccolo villaggio. All'inizio del secolo XIX si assiste ad una ripresa della città i cui abitanti sono in maggior parte cristiani. Nel 1831, il Pascià d'Egitto Mohamed Alì conquista la città; i musulmani, alleati degli ottomani, vengono cacciati via e il loro quartiere bruciato. Dieci anni dopo la città ritorna sotto il controllo ottomano. Sotto mandato britannico dal 1918, entra a far parte del Regno Hashemita di Giordania nel 1946. Nel 1967, a seguito della Guerra dei Sei giorni, viene occupata dall'esercito israeliano con Gerusalemme Est e tutta la Cisgiordania. Dal 1995 fa parte dei Territori Autonomi Palestinesi in base agli Accordi Oslo II (oggi Stato di Palestina). L'allora Presidente dell'Autorità Palestinese, Yasser Arafat, vi ha fatto costruire il Palazzo Presidenziale, dove oggi il Presidente Abbas ha accoto il Santo Padre.

Il Santo Padre Francesco, con il Presidente Abbas, ha ricevuto il saluto di una rappresentanza delle comunità cristiane palestinesi, provenienti dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza, che ha consegnato al Papa alcuni messaggi. Successivamente, nel Salone dei ricevimenti, presenti le più alte personalità palestinesi e il Corpo Diplomatico, Papa Francesco pronuncia il suo discorso.

"Il Medio Oriente da decenni - ha ricordato Papa Francesco - vive le drammatiche conseguenze del protrarsi di un conflitto che ha prodotto tante ferite difficili da rimarginare e, anche quando fortunatamente non divampa la violenza, l’incertezza della situazione e l’incomprensione tra le parti producono insicurezza, diritti negati, isolamento ed esodo di intere comunità, divisioni, carenze e sofferenze di ogni tipo. Nel manifestare la mia vicinanza a quanti soffrono maggiormente le conseguenze di tale conflitto, vorrei dire dal profondo del mio cuore che è ora di porre fine a questa situazione, che diventa sempre più inaccettabile, e ciò per il bene di tutti. Si raddoppino dunque gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza. È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti".

"Auspico vivamente che a tal fine si evitino da parte di tutti iniziative e atti che contraddicono alla dichiarata volontà di giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la pace con determinazione e coerenza. La pace porterà con sé innumerevoli benefici per i popoli di questa regione e per il mondo intero. Occorre dunque incamminarsi risolutamente verso di essa, anche rinunciando ognuno a qualche cosa. Auguro ai popoli palestinese e israeliano e alle rispettive Autorità di intraprendere questo felice esodo verso la pace con quel coraggio e quella fermezza necessari per ogni esodo. La pace nella sicurezza e la mutua fiducia diverranno il quadro di riferimento stabile per affrontare e risolvere gli altri problemi e offrire così un’occasione di equilibrato sviluppo, tale da diventare modello per altre aree di crisi".

"Mi è caro fare riferimento - ha proseguito il Papa - all’attiva comunità cristiana, che offre il suo significativo contributo al bene comune della società e che partecipa alle gioie e sofferenze di tutto il popolo. I cristiani intendono continuare a svolgere questo loro ruolo come cittadini a pieno diritto, insieme con gli altri concittadini considerati come fratelli".

"Signor Presidente, Lei è noto come uomo di pace e artefice di pace. - ha detto il Papa al Presidente Abbas - Il recente incontro in Vaticano con Lei e la mia odierna presenza in Palestina attestano le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, che mi auguro possano ulteriormente incrementarsi per il bene di tutti. A tale riguardo esprimo il mio apprezzamento per l’impegno volto ad elaborare un Accordo tra le Parti, riguardante diversi aspetti della vita della Comunità cattolica del Paese, con speciale attenzione alla libertà religiosa. Il rispetto di questo fondamentale diritto umano è, infatti, una delle condizioni irrinunciabili della pace, della fratellanza e dell’armonia; dice al mondo che è doveroso e possibile trovare un buon accordo tra culture e religioni differenti; testimonia che le cose che abbiamo in comune sono così tante e importanti che è possibile individuare una via di convivenza serena, ordinata e pacifica, nell’accoglienza delle differenze e nella gioia di essere fratelli perché figli di un unico Dio".

"Signor Presidente, cari fratelli riuniti qui a Betlemme - ha concluso il Pontefice - Dio onnipotente vi benedica, vi protegga e vi conceda la saggezza e la forza necessarie a portare avanti il coraggioso cammino della pace, in modo che le spade si trasformino in aratri e questa Terra possa tornare a fiorire nella prosperità e nella concordia. Salam!".

Al GIORDANO IL PAPA RINNOVA SUO APPELLO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE A FAVORE DEI PROFUGHI DI SIRIA E IRAQ E CHIEDE LA CONVERSIONE DI COLORO CHE FABBRICANO E VENDONO ARMI

Città del Vaticano, 24 maggio 2014 (VIS). Al termine della Celebrazione Eucaristica nell'International Stadium di Amman, il Santo Padre ha percorso in autovettura i cinquanta chilometri che lo separavano dalla regione di "Betania al di là del Giordano", che fu il centro dell'attività di Giovanni Battista e scenario della vita pubblica di Gesù. Betania è tuttora sepolta e la sua precisa posizione resta ignota. Forse si trova a 200 metri ad occidente del Colle del Profeta Elia dove non sono ancora stati effettuati scavi archeologici. La zona è nota con il nome di "Wadi Al-Kharrar" (valle melodiosa), con riferimento al mormorio delle acque del Giordano. La località si trova a 350 metri sotto il livello del Mediterraneo, a pochi chilometri dal punto dove il fiume si allarga e sfocia nel Mar Morto, il "mare di sale" dell'Antico Testamento, il "Mare di Lot" dei manoscritti arabi.

Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal Re Abdullah II nei pressi dell'abside della chiesa latina di Betania al di là del Giordano e quindi si è recato al Sito del Battesimo fino alla riva del fiume Giordano per raccogliersi in preghiera silenziosa e benedire l'acqua. Al termine il Papa è entrato alla chiesa latina dove è stata allestita una sagrestia privata. La chiesa è ancora in costruzione e la sua prima pietra venne benedetta da Papa Benedetto XVI nel corso della sua visita al Sito del Battesimo, il 10 maggio 2009.

All'interno della chiesa si trovavano 600 persone tra rifugiati e giovani disabili ai quali il Papa ha detto: "Nel mio pellegrinaggio ho voluto fortemente incontrare voi che, a causa di sanguinosi conflitti, avete dovuto lasciare le vostre case e la vostra Patria e avete trovato rifugio nella ospitale terra di Giordania; e al tempo stesso voi, cari giovani, che sperimentate il peso di qualche limite fisico".

"Il luogo in cui ci troviamo - ha proseguito il Pontefice - ci ricorda il battesimo di Gesù. Venendo qui al Giordano a farsi battezzare da Giovanni, Egli mostra la sua umiltà e la condivisione della condizione umana: si abbassa fino a noi e con il suo amore ci restituisce la dignità e ci dona la salvezza. Ci colpisce sempre questa umiltà di Gesù, il suo chinarsi sulle ferite umane per risanarle. Questo chinarsi di Gesù su tutte le ferite umane per risanarle! E a nostra volta siamo profondamente toccati dai drammi e dalle ferite del nostro tempo, in modo speciale da quelle provocate dai conflitti ancora aperti in Medio Oriente. Penso in primo luogo all'amata Siria, lacerata da una lotta fratricida che dura da ormai tre anni e ha già mietuto innumerevoli vittime, costringendo milioni di persone a farsi profughi ed esuli in altri Paesi".

"Tutti vogliamo la pace! - ha esclamato il Papa - Ma guardando questo dramma della guerra, guardando queste ferite, guardando tanta gente che ha lasciato la sua patria, che è stata costretta ad andarsene via, io mi domando: chi vende le armi a questa gente per fare la guerra? Ecco la radice del male! L'odio e la cupidigia del denaro nelle fabbriche e nelle vendite delle armi. Questo ci deve far pensare a chi è dietro, che dà a tutti coloro che sono in conflitto le armi per continuare il conflitto! Pensiamo, e dal nostro cuore diciamo anche una parola per questa povera gente criminale, perché si converta".

Nel ringraziare le Autorità e il popolo giordano per "la generosa accoglienza di un numero elevatissimo di profughi provenienti dalla Siria e dall’Iraq", il Papa ha esteso il suo "grazie a tutti coloro che prestano la loro opera di assistenza e di solidarietà verso i rifugiati. Penso anche all’opera di carità svolta da istituzioni della Chiesa come Caritas Giordania e altre che, assistendo i bisognosi senza distinzione di fede religiosa, appartenenza etnica o ideologica, manifestano lo splendore del volto caritatevole di Gesù, che è misericordioso. Dio Onnipotente e Clemente benedica tutti voi e ogni vostro sforzo nell’alleviare le sofferenze causate dalla guerra!".

"Mi rivolgo alla comunità internazionale - ha esclamato il Papa - perché non lasci sola la Giordania, tanto accogliente e coraggiosa, nel far fronte all’emergenza umanitaria derivante dall’arrivo sul suo territorio di un numero così elevato di profughi, ma continui e incrementi la sua azione di sostegno e di aiuto. Rinnovo il mio più accorato appello per la pace in Siria. Cessino le violenze e venga rispettato il diritto umanitario, garantendo la necessaria assistenza alla popolazione sofferente! Si abbandoni da parte di tutti la pretesa di lasciare alle armi la soluzione dei problemi e si ritorni alla via del negoziato. La soluzione, infatti, può venire unicamente dal dialogo e dalla moderazione, dalla compassione per chi soffre, dalla ricerca di una soluzione politica e dal senso di responsabilità verso i fratelli".

Successivamente il Papa ha chiesto ai giovani di unirai alla sua "preghiera per la pace. Potete farlo - ha detto - anche offrendo a Dio le vostre fatiche quotidiane, e così la vostra preghiera diventa particolarmente preziosa ed efficace. E vi incoraggio a collaborare, col vostro impegno e la vostra sensibilità, alla costruzione di una società rispettosa dei più deboli, dei malati, dei bambini, degli anziani. Pur nelle difficoltà della vita, siate segno di speranza. Voi siete nel cuore di Dio, voi siete nelle mie preghiere, e vi ringrazio per la vostra calorosa e gioiosa e numerosa presenza. Grazie!".

"Al termine di questo incontro - ha concluso il Pontefice - rinnovo l’auspicio che prevalgano la ragione e la moderazione e, con l’aiuto della comunità internazionale, la Siria ritrovi la via della pace. Dio converta i violenti! Dio converta coloro che hanno progetti di guerra! Dio converta coloro che fabbricano e vendono le armi e rafforzi i cuori e le menti degli operatori di pace e li ricompensi con ogni benedizione. Che il Signore benedica tutti voi!".

SANTA MESSA AD AMMAN: CHIEDIAMO ALLO SPIRITO SANTO DI PREPARARE I NOSTRI CUORI ALL’INCONTRO CON I FRATELLI AL DI LÀ DELLE DIFFERENZE DI IDEE, LINGUA, CULTURA, RELIGIONE

Città del Vaticano, 24 maggio 2014 (VIS). Al termine dell'incontro con le Autorità giordane, Papa Francesco ha raggiunto in autovettura l'International Stadium di Amman che sorge nel complesso sportivo "Al Hussein Youth City", la cui costruzione venne iniziata nel 1964 dal Re Hussein. Lo Stadio, in cui Papa Benedetto XVI celebrò la Santa Messa nel 2009, può contenere circa 25.000 persone. Inoltre alcune migliaia di fedeli hanno potuto seguire la celebrazione sui maxischermi collocati all'esterno. Numerosi rifugiati cristiani provenienti da Palestina, Siria ed Iraq, hanno partecipato all'Eucaristia presieduta da Papa Francesco durante la quale 1.400 bambini hanno ricevuto la Prima Comunione.

"Qui ci troviamo - ha detto Papa Francesco all'inizio dell'omelia - non lontano dal luogo in cui lo Spirito Santo discese con potenza su Gesù di Nazareth, dopo che Giovanni lo ebbe battezzato nel fiume Giordano, e oggi mi recherò lì. Dunque il Vangelo di questa domenica, e anche questo luogo nel quale grazie a Dio mi trovo pellegrino, ci invitano a meditare sullo Spirito Santo, su ciò che Egli compie in Cristo e in noi, e che possiamo riassumere in questo modo: lo Spirito compie tre azioni: prepara, unge e invia".

"Nel momento del battesimo - ha spiegato il Papa - lo Spirito si posa su Gesù per prepararlo alla sua missione di salvezza (...). Ma lo Spirito Santo, presente fin dall’inizio della storia della salvezza, aveva già operato in Gesù nel momento del suo concepimento nel grembo verginale di Maria di Nazareth" e "aveva agito in Simeone e Anna nel giorno della presentazione di Gesù al Tempio. (...). Nell’atteggiamento profetico dei due vegliardi si esprime la gioia dell’incontro con il Redentore e si attua in certo senso una preparazione dell’incontro tra il Messia e il popolo. I diversi interventi dello Spirito Santo fanno parte di un’azione armonica, di un unico progetto divino d’amore. La missione dello Spirito Santo, infatti, è di generare armonia – Egli stesso è armonia – e di operare la pace nei differenti contesti e tra soggetti diversi. La diversità di persone e di pensiero non deve provocare rifiuto e ostacoli, perché la varietà è sempre arricchimento. Pertanto, oggi, invochiamo con cuore ardente lo Spirito Santo, chiedendogli di preparare la strada della pace e dell’unità".

"In secondo luogo, lo Spirito Santo unge. Ha unto interiormente Gesù, e unge i discepoli, perché abbiano gli stessi sentimenti di Gesù e possano così assumere nella loro vita atteggiamenti che favoriscono la pace e la comunione. Con l’unzione dello Spirito, la nostra umanità viene segnata dalla santità di Gesù Cristo e ci rende capaci di amare i fratelli con lo stesso amore con cui Dio ci ama. Pertanto, è necessario porre gesti di umiltà, di fratellanza, di perdono, di riconciliazione. Questi gesti sono premessa e condizione per una pace vera, solida e duratura. Chiediamo al Padre di ungerci affinché diventiamo pienamente suoi figli, sempre più conformi a Cristo, per sentirci tutti fratelli e così allontanare da noi rancori e divisioni e poter amarci fraternamente".

"E infine lo Spirito Santo invia. Gesù è l’Inviato, pieno dello Spirito del Padre. Unti dallo stesso Spirito, anche noi siamo inviati come messaggeri e testimoni di pace. Quanto bisogno ha il mondo di noi come messaggeri di pace, come testimoni di pace! È una necessità che ha il mondo. Anche il mondo ci chiede di fare questo: portare la pace, testimoniare la pace! La pace non si può comperare, non si vende, La pace è un dono da ricercare pazientemente e costruire 'artigianalmente' mediante piccoli e grandi gesti che coinvolgono la nostra vita quotidiana. Il cammino della pace si consolida se riconosciamo che tutti abbiamo lo stesso sangue e facciamo parte del genere umano; se non dimentichiamo di avere un unico Padre nel cielo e di essere tutti suoi figli, fatti a sua immagine e somiglianza".

In questo spirito il Papa ha abbracciato simbolicamente tutti i presenti ed ha detto: "Il mio cuore si rivolge anche ai numerosi rifugiati cristiani; anche tutti noi, con il nostro cuore, rivolgiamoci a loro, ai numerosi rifugiati cristiani provenienti dalla Palestina, dalla Siria e dall’Iraq: portate alle vostre famiglie e comunità il mio saluto e la mia vicinanza".

"Lo Spirito Santo - ha ripreso il Pontefice - è disceso su Gesù presso il Giordano e ha dato avvio alla sua opera di redenzione per liberare il mondo dal peccato e dalla morte. A Lui chiediamo di preparare i nostri cuori all’incontro con i fratelli al di là delle differenze di idee, lingua, cultura, religione; di ungere tutto il nostro essere con l’olio della sua misericordia che guarisce le ferite degli errori, delle incomprensioni, delle controversie; la grazia di inviarci, con umiltà e mitezza nei sentieri impegnativi ma fecondi della ricerca della pace".

IL "VATICAN.VA" DA IERI DISPONBILE IN LINGUA ARABA

Città del Vaticano, 25 maggio 2014 (VIS). La Sala Stampa della Santa Sede ha annunciato che a partire da ieri, sabato 24 maggio, come dono del Santo Padre per i fedeli di lingua araba, è disponibile in Arabo il Sistema Vatican.va, che comprende il sito web www.vatican.va, il sito mobile, il widget, l'app vatican.va per Android e per Apple, per mobili e tablet. Con il tempo saranno incrementate le traduzioni disponibili nel sito.
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