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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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venerdì 30 maggio 2014

8 GIUGNO: INCONTRO DI PREGHIERA PER LA PACE IN VATICANO

Città del Vaticano, 30 maggio 2014 (VIS). La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto che l'incontro di preghiera per la pace, a cui il Santo Padre Francesco ha invitato i Presidenti di Israele, Shimon Perez, e della Palestina Mahmoud Abbas, avrà luogo il giorno 8 giugno, domenica, nel corso del pomeriggio, in Vaticano. Tale data è stata infatti accettata dalle due parti.

IL PAPA DOMENICA ALL'OLIMPICO ALLA XXXVII CONVOCAZIONE DEL MOVIMENTO RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO

Città del Vaticano, 30 maggio 2014 (VIS). Nel pomeriggio di domenica prossima 1° giugno, il Santo Padre Francesco interverrà alla XXXVII Convocazione del Rinnovamento nello Spirito, che si terrà a Roma, presso lo Stadio Olimpico, nei giorni 1° e 2 giugno, sul tema: "Convertitevi! Credete! Ricevete lo Spirito Santo!". Papa Francesco, il cui arrivo è previsto alle 17:00, varcherà l'ingresso dello stadio romano per la prima volta ed assisterà alla serata di preghiera e di festa da un palco sotto la tribuna d'onore. Alla festa, con momenti di riflessione, preghiera, musica e canti, parteciperanno più di 52.000 persone con rappresentanti di oltre cinquanta paesi. Nel corso dell'incontro il Papa terrà un discorso.

INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIUGNO 2014

Città del Vaticano, 30 maggio 2014 (VIS). Di seguito riportiamo le intenzioni per il mese di giugno affidate dal Papa all'apostolato della preghiera:

Generale: "Perché i disoccupati ottengano il sostegno e il lavoro di cui hanno bisogno per vivere con dignità".

Missionaria: "Perché l'Europa ritrovi le sue radici cristiane attraverso la testimonianza di fede dei credenti".

CONCISTORO PER IL VOTO SU ALCUNE CAUSE DI CANONIZZAZIONE

Città del Vaticano, 30 maggio 2014 (VIS). Giovedì 12 giugno 2014, alle ore 10:00, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, avrà luogo, durante la celebrazione dell’Ora Terza, il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione:

- del Beato Giovanni Antonio Farina, vescovo di Vicenza (Italia), fondatore delle Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori.

- del Beato Kuriakose Elias Chavara della Sacra Famiglia, sacerdote indiano, fondatore della Congregazione dei Carmelitani di Maria Immacolata.

- del Beato Ludovico da Casoria, (al secolo Arcangelo Palmentieri), sacerdote professo italiano dell’Ordine dei Frati Minori, fondatore della Congregazione delle Suore Francescane Elisabettine, dette “Bigie”.

- del Beato Nicola da Longobardi, oblato professo italiano dell’Ordine dei Minimi.

- della Beata Eufrasia del Sacro Cuore (al secolo Rosa Eluvathingal), suora indiana della Congregazione delle Suore della Madre del Carmelo.

- del Beato Amato Ronconi, italiano, del Terzo Ordine di San Francesco, fondatore dell’Ospedale dei Poveri Pellegrini in Saludecio, ora “Casa di Riposo Opera Pia Beato Amato Ronconi”.

UDIENZE

Città del Vaticano, 30 maggio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:

- Il Signor Masoud Barzani, Presidente della Regione del Kurdistan Iracheno, e Seguito.

- Il Professor Rolf Heuer, Direttore Generale dell'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN).

- Sedici Presuli della Conferenza Episcopale del Messico, in Visita "ad Limina Apostolorum":

- L'Arcivescovo Constancio Miranda Weckmann, Arcivescovo di Chihuahua.

- Il Vescovo Juan Guillermo López Soto, di Cuauhtémoc-Madera.

- L'Arcivescovo Héctor González Martínez, di Durango con l'Ausiliare Vescovo Enrique Sánchez Martínez.

- Il Vescovo José Guadalupe Torres Campos, di Gómez Palacio.

- Il Vescovo Mario Espinosa Contreras, di Mazatlán.

- Il Vescovo José Guadalupe Galván Galindo, di Torreón.

- Il Vescovo Jonás Guerrero Corona, di Culiacán.

- Il Vescovo José Banjamin Castillo Plasencia, di Celaya.

- Il Vescovo Francisco Moreno Barrón, di Tlaxcala.

- Il Vescovo Lucas Martínez Lara, di Matehuala.

- L'Arcivescovo Rafael Romo Muñoz, di Tijuana.

- Il Vescovo Rafael Valdez Torres, di Ensenada.

- Il Vescovo Miguel fingel Alba Díaz, di la Paz en la Baja California Sur.

- Il Vescovo José Isidro Guerrero Macías, di Mexicali.

- Il Vescovo Salvador Rangel Mendoza, O.F.M., di Huejutla.

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 30 maggio 2014 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Reverendo Stephan Burger, Arcivescovo di Freiburg im Breisgau (superficie: 16.229; popolazione: 4.735.970; cattolici: 1.953.041: sacerdoti: 1.007; religiosi: 1.684; diaconi permanenti: 246), Germania. L'Arcivescovo eletto è nato nel 1962 a Freiburg im Breisgau (Germania) ed è stato ordinato sacerdote nel 1990. È stato Vice-Parroco delle parrocchie St. Martin a Tauberbischofsheim e St. Franziskus a Pforzheim. Dal 1995 Amministratore parrocchiale e, dal 1996, Parroco della Parrocchia St. Mauritius a St. Leon-Rot. Nel 2006 Promotore di Giustizia presso il Tribunale dell’arcidiocesi di Freiburg im Bresgau. e, nel 2007, Vicario Giudiziale. Presta la sua opera presso una parrocchia a Kaiserstuhl-Burkheim.

- Ha nominato il Reverendo Jonas Benson Okoye, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Awka
(superficie: 1.551; popolazione: 1.645.044; cattolici: 818.792; sacerdoti: 337; religiosi. 145), Nigeria. Il Vescovo eletto è nato a Kaduna (Nigeria) nel 1963 ed è stato ordinato sacerdote nel 1992. Dal 1992 al 1993 Vicario parrocchiale di St. John’s Parish, Ezinfite; dal 1993 al 1995 Parroco di St. Peter’s Parish, Oko; Difensore del Vincolo del Tribunale Ecclesiastico di Awka; dal 1997 al 2002 Parroco di St. John’s Parish, Neni, e Vice Vicario Giudiziale della Diocesi di Awka; dal 2006 al 2007 Parroco di Immaculate Conception Heart Parish, Ekwulobia; dal 2007 Parroco di Saint Matthew, Amawbia, Vicario Giudiziale della Diocesi di Awka, Giudice nel Tribunale ecclesiastico inter-diocesano di Onitsha, Membro del Consiglio Presbiterale di Awka; dal 2009 Membro del Collegio dei Consultori, Presidente della Società Nigeriana di Diritto Canonico.

- Ha nominato il Monsignore Paolo Giulietti, Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve (superficie: 1.900; popolazione: 186.645; cattolici: 256.000; sacerdoti: 195; religiosi: 527; diaconi permanenti: 27), Italia. Il Vescovo eletto è nato a Perugia (Italia) nel 1964 ed è stato ordinato sacerdote nel 1991. Dal 1991 al 2001 Vicario parrocchiale di San Sisto in Perugia e Assistente dei giovani di Azione Cattolica e dei volontari impegnati nell’accompagnamento dei carcerati in libertà provvisoria; dal 1996 al 2014 Assistente Spirituale della Confraternita di San Jacopo di Compostela; dal 2001 al 2007 Direttore dell’Ufficio Nazionale di pastorale Giovanile presso la Conferenza Episcopale Italiana; dal 2007 al 2010 Parroco di San Bartolomeo Apostolo in Ponte San Giovanni (PG); dal 2010 Vicario Generale della medesima arcidiocesi. anche Moderatore della Curia, dal 1998 è Canonico sagrista della Cattedrale di San Lorenzo in Perugia, Membro del Collegio dei Consultori, Membro del Consiglio Presbiterale, Coordinatore e Relatore della Commissione Presbiterale Regionale della Conferenza Episcopale Umbra e Responsabile Regionale degli Itinerari di fede.

- Ieri, 29 maggio, il Santo Padre ha confermato:

- L'erezione. effettuata dal Cardinale Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni (Romania), con il consenso del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Romena, a norma del canone 85, paragrafo 1-2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, dell’Eparchia di San Basilio Magno di Bucarest dei Romeni (Romania), con territorio dismembrato dall’attuale Arcieparchia di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni.

- Il trasferimento del Vescovo Mihai Cătălin Frăţilă, dall’ufficio di Vescovo Ausiliare e Protosincello di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni (Romania), alla nuova sede eparchiale di San Basilio Magno di Bucarest dei Romeni (Romania).

mercoledì 28 maggio 2014

IL SANTO PADRE RICORDA IL SUO PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA

Città del Vaticano, 28 maggio 2014 (VIS). Questa mattina, come ogni mercoledì in occasione dell'Udienza Generale, il Santo Padre ha percorso in papamobile Piazza San Pietro, salutando i 35.000 fedeli presenti, baciando i bambini e benedicendo gli oggetti religiosi dei fedeli, dedicando la catechesi dell'Udienza Generale al suo Pellegrinaggio in Terra Santa, appena concluso. "È stato un grande dono per la Chiesa, e ne rendo grazie a Dio. Egli mi ha guidato in quella Terra benedetta, che ha visto la presenza storica di Gesù e dove si sono verificati eventi fondamentali per l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islam".

"Lo scopo principale di questo pellegrinaggio - ha ricordato il Pontefice - è stato commemorare il 50° anniversario dello storico incontro tra il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora. Fu quella la prima volta in cui un Successore di Pietro visitò la Terra Santa: Paolo VI inaugurava così, durante il Concilio Vaticano II, i viaggi extra-italiani dei Papi nell'epoca contemporanea. Quel gesto profetico del Vescovo di Roma e del Patriarca di Costantinopoli ha posto una pietra miliare nel cammino sofferto ma promettente dell'unità di tutti i cristiani, che da allora ha compiuto passi rilevanti. Perciò il mio incontro con Sua Santità Bartolomeo, amato fratello in Cristo, ha rappresentato il momento culminante della visita. Insieme abbiamo pregato presso il Sepolcro di Gesù, e con noi c'erano il Patriarca Greco-Ortodosso di Gerusalemme Theophilos III e il Patriarca Armeno Apostolico Nourhan, oltre ad Arcivescovi e Vescovi di diverse Chiese e Comunità, Autorità civili e molti fedeli".

"In quel luogo dove risuonò l'annuncio della Risurrezione - ha proseguito il Papa - abbiamo avvertito tutta l'amarezza e la sofferenza delle divisioni che ancora esistono tra i discepoli di Cristo; e davvero questo fa tanto male, male al cuore. Siamo divisi ancora; in quel posto dove è risuonato proprio l'annuncio della Risurrezione, dove Gesù ci dà la vita, ancora noi siamo un po' divisi. Ma soprattutto, in quella celebrazione carica di reciproca fraternità, di stima e di affetto, abbiamo sentito forte la voce del Buon Pastore Risorto che vuole fare di tutte le sue pecore un solo gregge, abbiamo sentito il desiderio di sanare le ferite ancora aperte e proseguire con tenacia il cammino verso la piena comunione".

"Una volta in più, come hanno fatto i Papi precedenti, io chiedo perdono per quello che noi abbiamo fatto per favorire questa divisione, e chiedo allo Spirito Santo che ci aiuti a risanare le ferite che noi abbiamo fatto agli altri fratelli. Tutti siamo fratelli in Cristo e col patriarca Bartolomeo siamo amici, fratelli, e abbiamo condiviso la volontà di camminare insieme, fare tutto quello che da oggi possiamo fare: pregare insieme, lavorare insieme per il gregge di Dio, cercare la pace, custodire il creato, tante cose che abbiamo in comune. E come fratelli dobbiamo andare avanti".

Papa Francesco ha ricordato anche un secondo scopo del suo viaggio: "incoraggiare in quella regione il cammino verso la pace, che è nello stesso tempo dono di Dio e impegno degli uomini. L'ho fatto in Giordania, in Palestina, in Israele. E l'ho fatto sempre come pellegrino, nel nome di Dio e dell'uomo, portando nel cuore una grande compassione per i figli di quella Terra che da troppo tempo convivono con la guerra e hanno il diritto di conoscere finalmente giorni di pace! Per questo ho esortato i fedeli cristiani a lasciarsi 'ungere' con cuore aperto e docile dallo Spirito Santo, per essere sempre più capaci di gesti di umiltà, di fratellanza e di riconciliazione. Lo Spirito permette di assumere questi atteggiamenti nella vita quotidiana, con persone di diverse culture e religioni, e così diventare 'artigiani' della pace. La pace si fa artigianalmente! - ha aggiunto il Pontefice - Non ci sono industrie di pace, no. Si fa ogni giorno, artigianalmente, e anche col cuore aperto perché venga il dono di Dio".

Ringraziando le Autorità e il popolo giordano "per il loro impegno nell'accoglienza di numerosi profughi provenienti dalle zone di guerra", il Papa ha sottolineato che tale impegno umanitario "merita e richiede il sostegno costante della Comunità internazionale. Sono stato colpito dalla generosità del popolo giordano nel ricevere i profughi (...). Che il Signore benedica questo popolo accogliente, lo benedica tanto!. (...) Durante il pellegrinaggio anche in altri luoghi ho incoraggiato le Autorità interessate a proseguire gli sforzi per stemperare le tensioni nell'area medio-orientale, soprattutto nella martoriata Siria, come pure a continuare nella ricerca di un'equa soluzione al conflitto israeliano-palestinese. Per questo ho invitato il Presidente di Israele e il Presidente della Palestina, uomini di pace e artefici di pace, a venire in Vaticano a pregare insieme con me per la pace. E per favore, chiedo a voi di non lasciarci soli: voi pregate, pregate tanto perché il Signore ci dia la pace, ci dia la pace in quella Terra benedetta!".

"Questo pellegrinaggio in Terra Santa - ha detto ancora il Santo Padre - è stato anche l'occasione per confermare nella fede le comunità cristiane, che soffrono tanto, ed esprimere la gratitudine di tutta la Chiesa per la presenza dei cristiani in quella zona e in tutto il Medio Oriente. Questi nostri fratelli sono coraggiosi testimoni di speranza e di carità, 'sale e luce' in quella Terra. Con la loro vita di fede e di preghiera e con l'apprezzata attività educativa e assistenziale, essi operano in favore della riconciliazione e del perdono, contribuendo al bene comune della società".

"Con questo pellegrinaggio - ha concluso Papa Francesco - che è stata un vera grazia del Signore, ho voluto portare una parola di speranza, ma l'ho anche ricevuta a mia volta! L'ho ricevuta da fratelli e sorelle che sperano 'contro ogni speranza', attraverso tante sofferenze, come quelle di chi è fuggito dal proprio Paese a motivo dei conflitti; come quelle di quanti, in diverse parti del mondo, sono discriminati e disprezzati a causa della loro fede in Cristo. Continuiamo a stare loro vicini! Preghiamo per loro e per la pace in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. La preghiera di tutta la Chiesa sostenga anche il cammino verso la piena unità tra i cristiani, perché il mondo creda nell'amore di Dio che in Gesù Cristo è venuto ad abitare in mezzo a noi".

Infine Papa Francesco ha invitato tutti i fedeli a recitare un'Ave Maria per la pace nel mondo. "La Madonna, Regina della pace, Regina dell'unità tra i cristiani" ci "accompagni in questa strada di unità".

RINGRAZIAMENTO DEL PAPA A QUANTI HANNO ACCOMPAGNATO CON LA PREGHIERA IL SUO PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA

Città del Vaticano, 28 maggio 2014 (VIS). Al termine della catechesi, nelle espressioni di saluto nelle diverse lingue, il Santo Padre ha invitato tutti a pregare per la pace in Terra Santa e in Medio Oriente, ed ha ringraziato quanti con la preghiera lo hanno accompagnato nel suo Pellegrinaggio. Rivolgendosi ai pellegrini di lingua inglese, in particolare ai membri della Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni, riuniti in questi giorni in sessione plenaria, il Papa ha auspicato che "il loro impegno solidale contribuisca al sollievo di tanti fratelli bisognosi". "Vi ringrazio - ha continuato il Papa rivolgendosi ai pellegrini di lingua araba, soprattutto quelli provenienti dalla Giordania e dalla Terra Santa - per la vostra generosa e affettuosa accoglienza e vi assicuro che vi porto sempre nel mio cuore e nelle mie preghiere, chiedendo al Signore per voi un bene abbondante, una prosperità continua e una pace duratura".

INACCETTABILE CHE, NEL NOSTRO MONDO, IL LAVORO FATTO DA SCHIAVI SIA DIVENTATO MONETA CORRENTE

Città del Vaticano, 28 maggio 2014 (VIS). Il Santo Padre Francesco ha fatto pervenire un Messaggio al Direttore Generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (O.I.L.), in occasione della 103ª Sessione della Conferenza dell’O.I.L., in corso a Ginevra dal 28 maggio al 12 giugno 2014, sul tema: "Costruire un futuro con un lavoro dignitoso". I delegati governativi, dei lavoratori e degli imprenditori dei 185 Stati membri dell'O.I.L. discuteranno di migrazioni, politiche per il lavoro, transizione dall'economia informale a quella formale, e della Convenzione contro il lavoro forzato.

"Questa Conferenza - scrive il Papa - si riunisce in un momento cruciale nella storia economica e sociale, che presenta sfide per il mondo intero. La disoccupazione sta tragicamente espandendo le frontiere della povertà. Questo è particolarmente sconfortante per i giovani disoccupati, che possono troppo facilmente demoralizzarsi, perdendo la consapevolezza del loro valore e sentendosi alienati dalla società".

"Un altro grave problema, correlato al precedente, che il nostro mondo deve affrontare è quello della migrazione di massa: già il notevole numero di uomini e donne costretti a cercare lavoro lontano dalla loro Patria è motivo di preoccupazione. Nonostante la loro speranza per un futuro migliore, essi frequentemente incontrano incomprensione ed esclusione per non parlare di quando fanno l’esperienza di tragedie e disastri. Avendo affrontato tali sacrifici, questi uomini e donne spesso non riescono a trovare un lavoro dignitoso e diventano vittime di una certa 'globalizzazione dell’indifferenza'. La loro situazione li espone ad ulteriori pericoli, quali l’orrore della tratta di esseri umani, il lavoro coatto e la riduzione in schiavitù. È inaccettabile che, nel nostro mondo, il lavoro fatto da schiavi sia diventato moneta corrente. Questo non può continuare! La tratta di esseri umani è una piaga, un crimine contro l’intera umanità. È giunto il momento di unire le forze e di lavorare insieme per liberare le vittime di tali traffici e per sradicare questo crimine che colpisce tutti noi, dalle singole famiglie all’intera comunità mondiale".

"È anche il momento - scrive ancora il Pontefice - di rafforzare le forme esistenti di cooperazione e di stabilire vie nuove per accrescere la solidarietà. Questo richiede: un rinnovato impegno a favore della dignità di ogni persona; una più determinata realizzazione degli standard internazionali sul lavoro; la pianificazione per uno sviluppo focalizzato sulla persona umana quale protagonista centrale e principale beneficiario; una nuova valutazione delle responsabilità delle società multinazionali nei Paesi dove esse operano, includendo i settori della gestione del profitto e dell’investimento; e uno sforzo coordinato per incoraggiare i governi a facilitare gli spostamenti dei migranti a beneficio di tutti, eliminando in tal modo la tratta di esseri umani e le pericolose condizioni di viaggio. Un’efficace cooperazione in questi campi sarà notevolmente favorita dalla definizione di futuri obiettivi sostenibili di sviluppo".

Il Santo Padre conclude il Messaggio ricordando che la dottrina sociale della Chiesa Cattolica "si pone a sostegno delle iniziative dell’O.I.L., che intendono promuovere la dignità della persona umana e la nobiltà del lavoro" ed incoraggia i Paesi Membri nei loro sforzi "nell’affrontare le sfide del mondo attuale, rimanendo fedeli a tali nobili obiettivi. Nel medesimo tempo, invoco la benedizione di Dio su tutto quanto fate per difendere ed incrementare la dignità del lavoro per il bene comune della famiglia umana".

"COR UNUM" E CRISI SIRIANA

Città del Vaticano, 28 maggio 2014 (VIS). Venerdì 30 maggio prossimo, il Pontificio Consiglio “Cor Unum” promuove un incontro di coordinamento tra gli organismi caritativi cattolici che operano nel contesto della crisi siriana. L’incontro, al quale hanno dato la loro adesione 25 organismi operanti in Siria e nell’area del Medio Oriente, si strutturerà in due momenti: nel corso della mattina, dopo l’introduzione del Cardinale Robert Sarah, Presidente di “Cor Unum”, che coordinerà i lavori, vi sarà la relazione del Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin. Interverranno anche l’Arcivescovo Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, e il Vescovo Antoine Audo, Presidente di Caritas Siria. Verranno presentate, infine, le attività svolte dall’ufficio informazioni di Beirut, istituito lo scorso anno per raccogliere e distribuire dati sul lavoro degli organismi cattolici. Nel pomeriggio ci si concentrerà sugli aspetti concreti della collaborazione tra i diversi soggetti in Siria e nei Paesi limitrofi.

Obiettivo della riunione, è quello di tracciare un bilancio del lavoro svolto finora dagli organismi caritativi cattolici nel contesto della crisi, evidenziare le criticità emerse e individuare le priorità per il futuro.

La Siria è al centro dell’attenzione della Comunità internazionale per il perdurare della grave crisi umanitaria che si è prodotta a seguito della guerra. La Santa Sede, assieme all’attività diplomatica, attraverso la rete delle Nunziature, i rapporti con le Chiese locali e il lavoro delle agenzie caritative cattoliche, partecipa attivamente ai programmi di aiuto e assistenza umanitaria. Secondo i dati disponibili, la crisi avrebbe provocato finora circa 160.000 vittime, mentre sarebbero più di 2 milioni i siriani rifugiati, la maggior parte nei Paesi dell’area mediorientale e mediterranea, e circa 6 milioni di sfollati interni.

UDIENZE

Città del Vaticano, 28 maggio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:

- Il Signor Plamen Oresharski, Primo Ministro della Repubblica di Bulgaria, e Seguito.

- Il Monsignor Francesco Follo, Osservatore Permanente presso l’U.N.E.S.C.O.

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 28 maggio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Il Vescovo José Luiz Majella Delgado, C.SS.R., Arcivescovo Metropolita di Pouso Alegre (superficie: 12.281; popolazione: 817.000; cattolici: 739.000; sacerdoti: 131; religiosi: 200; diaconi permanenti: 1), Brasile. L'Arcivescovo eletto è nato nel 1953 a Juiz de Fora (Brasile), ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1981, è stato eletto Vescovo di Jataí nel 2009, ricevendo l’ordinazione episcopale nel 2010. Succede all'Arcivescovo Ricardo Pedro Chaves Pinto Filho, O.Praem., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima arcidiocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato; l'Arcivescovo Stanislaw Gadecki, di Poznan (Polonia) ed il Vescovo Rudolf Voderholzer, di Regensburg (Germania), Membri della Congregazione per la Dottrina della Fede.

AVVISO

Città del Vaticano, 28 maggio 2014 (VIS). Informiamo i nostri lettori, che domani 29 maggio, Solennità dell'Ascensione del Signore, giorno di vacanza in Vaticano, il servizio del V.I.S. non sarà trasmesso. La trasmissione del servizio riprenderà venerdì 31 maggio.

martedì 27 maggio 2014

PAPA FRANCESCO AL MONTE DEGLI ULIVI: STIAMO ACCANTO ALLE TANTE CROCI DOVE GESÙ È ANCORA CROCIFISSO

Città del Vaticano, 27 maggio 2014 (VIS). Alle 11:45, il Santo Padre è arrivato al "Notre Dame Jerusalem Center" dove ha ricevuto in udienza privata Benjamin Netanyahu, Primo Ministro di Israele. Un'ora e mezzo dopo il Pontefice avrebbe dovuto consumare il pranzo con il seguito papale, ma ha cambiato programma e ha deciso di attraversare la strada per pranzare nel refettorio del Convento Francescano di San Salvatore. Alle 14:15, prima di lasciare il "Notre Dame of Jerusalem Center", il Papa ha benedetto nella Cappella del Pontificio Istituto, il Tabernacolo destinato alla chiesa che i Legionari di Cristo hanno costruito in Galilea. Quindi il Santo Padre si è recato alla piccola chiesa greco-ortodossa sul Monte degli Ulivi "Viri Galileai" per la visita privata al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. All'uscita il Papa e il Patriarca Ecumenico hanno benedetto insieme un gruppo di fedeli ortodossi riuniti nel cortile. Il Papa si è poi diretto in auto alla chiesa del Getsemani, affidata alla Custodia di Terra Santa, accanto all'Orto degli Ulivi, All'arrivo il Papa ha venerato per alcuni minuti la santa Roccia, ai piedi dell'Altare, dove Gesù pregò prima del suo arresto. Infine si è svolto l'incontro del Papa con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi nella chiesa del Getsemani.

"Quando giunge l’ora segnata da Dio per salvare l’umanità dalla schiavitù del peccato - ha detto il Papa - Gesù si ritira qui, nel Getsemani, ai piedi del monte degli Ulivi. Ci ritroviamo in questo luogo santo, santificato dalla preghiera di Gesù, dalla sua angoscia, dal suo sudore di sangue; santificato soprattutto dal suo 'sì' alla volontà d’amore del Padre. Abbiamo quasi timore di accostarci ai sentimenti che Gesù ha sperimentato in quell’ora; entriamo in punta di piedi in quello spazio interiore dove si è deciso il dramma del mondo. In quell’ora, Gesù ha sentito la necessità di pregare e di avere accanto a sé i suoi discepoli, i suoi amici, che lo avevano seguito e avevano condiviso più da vicino la sua missione. Ma qui, al Getsemani, la sequela si fa difficile e incerta; c’è il sopravvento del dubbio, della stanchezza e del terrore. Nel succedersi incalzante della passione di Gesù, i discepoli assumeranno diversi atteggiamenti nei confronti del Maestro: atteggiamenti di vicinanza, di allontanamento, di incertezza".

"Farà bene a tutti noi, vescovi, sacerdoti, persone consacrate, seminaristi, in questo luogo, domandarci: chi sono io davanti al mio Signore che soffre? - Rivolgendosi ai presenti il Papa ha detto: Sono di quelli che, invitati da Gesù a vegliare con Lui, si addormentano, e invece di pregare cercano di evadere chiudendo gli occhi di fronte alla realtà? O mi riconosco in quelli che sono fuggiti per paura, abbandonando il Maestro nell’ora più tragica della sua vita terrena? C’è forse in me la doppiezza, la falsità di colui che lo ha venduto per trenta monete, che era stato chiamato amico, eppure ha tradito Gesù? Mi riconosco in quelli che sono stati deboli e lo hanno rinnegato, come Pietro? Egli poco prima aveva promesso a Gesù di seguirlo fino alla morte; poi, messo alle strette e assalito dalla paura, giura di non conoscerlo. Assomiglio a quelli che ormai organizzavano la loro vita senza di Lui, come i due discepoli di Emmaus, stolti e lenti di cuore a credere nelle parole dei profeti?".

"Oppure, grazie a Dio - ha proseguito il Pontefice - mi ritrovo tra coloro che sono stati fedeli sino alla fine, come la Vergine Maria e l’apostolo Giovanni? Quando sul Golgota tutto diventa buio e ogni speranza sembra finita, solo l’amore è più forte della morte. L’amore della Madre e del discepolo prediletto li spinge a rimanere ai piedi della croce, per condividere fino in fondo il dolore di Gesù. Mi riconosco in quelli che hanno imitato il loro Maestro fino al martirio, testimoniando quanto Egli fosse tutto per loro, la forza incomparabile della loro missione e l’orizzonte ultimo della loro vita? L’amicizia di Gesù nei nostri confronti, la sua fedeltà e la sua misericordia sono il dono inestimabile che ci incoraggia a proseguire con fiducia la nostra sequela di Lui, nonostante le nostre cadute, i nostri errori, anche e i nostri tradimenti".

"Ma questa bontà del Signore - ha ribadito il Papa - non ci esime dalla vigilanza di fronte al tentatore, al peccato, al male e al tradimento che possono attraversare anche la vita sacerdotale e religiosa. Tutti noi siamo esposti al peccato, al male, al tradimento. Avvertiamo la sproporzione tra la grandezza della chiamata di Gesù e la nostra piccolezza, tra la sublimità della missione e la nostra fragilità umana. Ma il Signore, nella sua grande bontà e nella sua infinita misericordia, ci prende sempre per mano, perché non affoghiamo nel mare dello sgomento. Egli è sempre al nostro fianco, non ci lascia mai soli. Dunque, non lasciamoci vincere dalla paura e dallo sconforto, ma con coraggio e fiducia andiamo avanti nel nostro cammino e nella nostra missione".

A tutti i presenti, Papa Francesco ha detto: "Voi, cari fratelli e sorelle, siete chiamati a seguire il Signore con gioia in questa Terra benedetta! È un dono e anche è una responsabilità. La vostra presenza qui è molto importante; tutta la Chiesa vi è grata e vi sostiene con la preghiera. Da questo luogo santo, desidero inoltre rivolgere un affettuoso saluto a tutti i cristiani di Gerusalemme: vorrei assicurare che li ricordo con affetto e che prego per loro, ben conoscendo la difficoltà della loro vita nella città. Li esorto ad essere testimoni coraggiosi della passione del Signore, ma anche della sua Risurrezione, con gioia e nella speranza. Imitiamo la Vergine Maria e San Giovanni - ha detto infine il Pontefice - e stiamo accanto alle tante croci dove Gesù è ancora crocifisso. Questa è la strada nella quale il nostro Redentore ci chiama a seguirlo: non ce n’è un’altra, è questa! 'Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore'".

LA CHIESA È NATA NEL CENACOLO ED È NATA IN USCITA

Città del Vaticano, 27 maggio 2014 (VIS). Il Cenacolo, prima sede della Chiesa nascente, luogo dell'istituzione del Sacerdozio ordinato, e dei sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione, è stata l'ultima tappa del Pellegrinaggio del Santo Padre in Terra Santa. Qui, nel pomeriggio di ieri il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa con gli Ordinari di Terra Santi ed il Seguito papale. La celebrazione non è stata aperta al pubblico a causa delle limitate dimensioni del luogo.

La tradizione cristiana sull'antichità del Cenacolo è antichissima e risale alla fine del III secolo. Nel IV secolo, viene costruita presso il Cenacolo la nuova chiesa chiamata "Santa Sion". Distrutta dai persiani nel 614, restaurata, e poi distrutta di nuovo dai musulmani, era in rovina, ad eccezione della cappella a due piani del Cenacolo, quando giunsero in Terra Santa i Crociati che costrurono una basilica a tre navate. Nel 1187, caduta Gerusalemme nelle mani di Saladino, l'accesso è permesso ai pellegrini, e i sacerdoti possono celebrare l'Eucaristia. All'arrivo dei Francescani in Terra Santa nel 1335, la Basilica era quasi interamente distrutta. L'edificio viene ricostruito dai frati minori che fondano anche un convento. Da allora il Superiore della Custodia di Terra Santa assume il titolo di "Guardiano del Monte Sion". Nel 1524 i musulmani si appropriano delle sale sottostanti il Cenacolo, ritenendole "Tomba del Profeta Davide". In seguito, un decreto ottomano priva i Francescani anche della "Sala superiore", costretti ad abbandonare anche il monastero attiguo. Il Cenacolo (sala superiore) viene convertito in moschea con divieto di accesso ai cristiani. L'edificio del Cenacolo è attualmente proprietà dello Stato israeliano (dal 1948), ma rimane sotto la giurisdizione del "Waqf" (Custodia dei luoghi santi islamici) della Giordania, esclusivamente per l'utilizzazione a fini religiosi. Il capo supremo del "Waqf" è il sovrano giordano, re Abdullah II.

"È un grande dono che il Signore ci fa, di riunirci qui, nel Cenacolo, per celebrare l’Eucaristia. - ha detto il Papa nell'omelia - Mentre vi saluto con fraterna gioia, desidero rivolgere un pensiero affettuoso ai Patriarchi Orientali Cattolici che hanno preso parte, in questi giorni, al mio pellegrinaggio. Desidero ringraziarli per la loro significativa presenza, a me particolarmente preziosa, e assicuro che hanno un posto speciale nel mio cuore e nella mia preghiera. Qui, dove Gesù consumò l’Ultima Cena con gli Apostoli; dove, risorto, apparve in mezzo a loro; dove lo Spirito Santo scese con potenza su Maria e i discepoli, qui è nata la Chiesa, ed è nata in uscita. Da qui è partita, con il Pane spezzato tra le mani, le piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d’amore nel cuore. Gesù risorto, inviato dal Padre, nel Cenacolo comunicò agli Apostoli il suo stesso Spirito e con la sua forza li inviò a rinnovare la faccia della terra. Uscire, partire, non vuol dire dimenticare. La Chiesa in uscita custodisce la memoria di ciò che qui è accaduto; lo Spirito Paraclito le ricorda ogni parola, ogni gesto, e ne rivela il senso".

"Il Cenacolo ci ricorda il servizio, la lavanda dei piedi che Gesù ha compiuto, come esempio per i suoi discepoli. Lavarsi i piedi gli uni gli altri significa accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a vicenda. Vuol dire servire il povero, il malato, l’escluso, quello che mi è antipatico, quello che mi dà fastidio. Il Cenacolo ci ricorda, con l’Eucaristia, il sacrificio. In ogni celebrazione eucaristica Gesù si offre per noi al Padre, perché anche noi possiamo unirci a Lui, offrendo a Dio la nostra vita, il nostro lavoro, le nostre gioie e i nostri dolori…, offrire tutto in sacrificio spirituale. E il Cenacolo ci ricorda anche l’amicizia. 'Non vi chiamo più servi – disse Gesù ai Dodici – … ma vi ho chiamato amici'. Il Signore ci rende suoi amici, ci confida la volontà del Padre e ci dona Sé stesso. È questa l’esperienza più bella del cristiano, e in modo particolare del sacerdote: diventare amico del Signore Gesù, e scoprire nel suo cuore che Lui è amico. Il Cenacolo ci ricorda il congedo del Maestro e la promessa di ritrovarsi con i suoi amici: 'Quando sarò andato, … verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi'. Gesù non ci lascia, non ci abbandona mai, ci precede nella casa del Padre e là ci vuole portare con Sé".

"Ma il Cenacolo ricorda anche la meschinità, la curiosità – 'chi è colui che tradisce?' - il tradimento. E può essere ciascuno di noi, non solo e sempre gli altri, a rivivere questi atteggiamenti, quando guardiamo con sufficienza il fratello, lo giudichiamo; quando con i nostri peccati tradiamo Gesù. Il Cenacolo ci ricorda la condivisione, la fraternità, l’armonia, la pace tra di noi. Quanto amore, quanto bene è scaturito dal Cenacolo! Quanta carità è uscita da qui, come un fiume dalla fonte, che all’inizio è un ruscello e poi si allarga e diventa grande… Tutti i santi hanno attinto da qui; il grande fiume della santità della Chiesa sempre prende origine da qui, sempre di nuovo, dal Cuore di Cristo, dall’Eucaristia, dal suo Santo Spirito".

"Il Cenacolo infine ci ricorda la nascita della nuova famiglia, la Chiesa, la nostra santa madre Chiesa gerarchica, costituita da Gesù risorto. Una famiglia che ha una Madre, la Vergine Maria. Le famiglie cristiane appartengono a questa grande famiglia, e in essa trovano luce e forza per camminare e rinnovarsi, attraverso le fatiche e le prove della vita. A questa grande famiglia sono invitati e chiamati tutti i figli di Dio di ogni popolo e lingua, tutti fratelli e figli dell’unico Padre che è nei cieli".

"Questo è l’orizzonte del Cenacolo - ha concluso il Pontefice - l’orizzonte del Risorto e della Chiesa. Da qui parte la Chiesa, in uscita, animata dal soffio vitale dello Spirito. Raccolta in preghiera con la Madre di Gesù, essa sempre rivive l’attesa di una rinnovata effusione dello Spirito San to: Scenda il tuo Spirito, Signore, e rinnovi la faccia della terra".

Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre è ripartito dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, alle 19:15, per rientrare a Roma, dove l'aereo papale è atterrato alle 23.00.

IL TERRORISMO È MALE NELLA SUA ORIGINE ED È MALE NEI SUOI RISULTATI

Città del Vaticano, 27 maggio 2014 (VIS). “Voglio dire, con grande umiltà, che il terrorismo è male! È male nella sua origine ed è male nei suoi risultati. È male perché nasce dall’odio, è male nei suoi risultati perché non costruisce, distrugge! Che tutte le persone capiscano che il cammino del terrorismo non aiuta! Il cammino del terrorismo è fondamentalmente criminale! Prego per tutte queste vittime e per tutte le vittime del terrorismo nel mondo. Per favore, non più terrorismo! È una strada senza uscita!”.

Queste le parole che Papa Francesco ha pronunciato ieri davanti alla lapide che ricorda le vittime del terrorismo in Israele.

DI RITORNO DALLA TERRA SANTA IL PAPA RISPONDE DOMANDE GIORNALISTI SUL VOLO PAPALE

Città del Vaticano, 27 maggio 2014 (VIS). Al termine del suo Viaggio, nel volo da Tel Aviv a Roma, Papa Francesco si è intrattenuto per più di 40 minuti con i giornalisti presenti nell'aereo papale, rispondendo a domande relative non soltanto al Pellegrinaggio in Terra Santa, ma anche sui casi di abusi su minori, sul tema dei divorziati risposati, su i suoi prossimi viaggi, sul celibato dei sacerdoti. Riportiamo di seguito una sintesi di alcune delle risposte del Papa.

Terra Santa e l'incontro di preghiera in Vaticano con Shimon Perez e Mahmud Abbas.

Alcune cose, per esempio l'invito ai due Presidenti alla preghiera, questo era pensato un po' di farlo là, ma c'erano tanti problemi logistici, tanti, perché loro devono anche tenere conto del territorio, dove si fa, e non è facile. Per questo, si pensava ad una riunione ... ma alla fine è uscito questo invito, che spero che venga bene. (...) Sarà un incontro di preghiera, non non sarà per fare una mediazione o cercare soluzioni, no. Ci riuniremo a pregare, soltanto. E poi, ognuno torna a casa. (...) Sarà un incontro di preghiera: ci sarà un rabbino, ci sarà un islamico e ci sarò io.

Abusi sui minori

In questo momento ci sono tre vescovi sotto indagine: (...) e uno è già condannato e si sta valutando la pena da comminare. Non ci sono privilegi. (...) Un sacerdote che fa questo, tradisce il Corpo del Signore, perché questo sacerdote deve portare questo bambino, questa bambina, questo ragazzo, questa ragazza alla santità, abusa di loro. E questo è gravissimo! E proprio come ... farò un paragone soltanto: è come fare una Messa nera, per esempio. Tu devi portarlo alla sanità e lo porti a un problema che durerà tutta la vita. Prossimamente ci sarà una Messa con alcune persone che hanno subito abusi, a Santa Marta, e poi una riunione con loro: io e loro, con il Cardinale O'Malley che è della commissione. Ma su questo si deve andare avanti, avanti: tolleranza zero.

Contraddizione fra la Chiesa povera e austera e scandali finanziari al suo interno.

Il Signore Gesù una volta ha detto ai suoi discepoli - è nei Vangelo, - 'È inevitabile che si siano gli scandali'. Siamo umani, peccatori tutti. E ci saranno, ci saranno. Il problema è evitare che ci siano in più! Nell'amministrazione economica, onestà e trasparenza. Le due commissioni, quella che ha studiato lo IOR e la commissione che ha studiato tutto il Vaticano, hanno fatto le loro conclusioni, hanno dato piani e adesso, con il ministero, diciamo così, con la Segreteria dell'Economia diretta dal Cardinale Pell, si porteranno avanti le riforme che queste commissioni hanno consigliato. (...) Per esempio, nello IOR credo che a questo punto sono stati chiusi più o meno 1.600 conti, di persone che non avevano diritto ad avere un conto allo IOR. Lo IOR è per l'aiuto alla Chiesa. hanno diritto i Vescovi delle diocesi, i dipendenti del Vaticano, le loro vedove o i vedovi per prendere la pensione... (...) Ma non hanno diritto altri privati... Le ambasciate, mentre dura l'ambasciata, e niente di più. Non è una cosa aperta.

Elezioni europee e populismo

Lei mi ha detto una parola chiave: disoccupazione. Questo è grave. È grave perché io lo interpreto così, semplificando. Noi siamo in un sistema economico mondiale dove al centro è il denaro, non è la persona umana. In un vero sistema economico, al centro devono essere l'uomo e la donna, la persona umana. E oggi, al centro c'è il denaro. Per mantenersi, per equilibrarsi, questo sistema deve andare avanti con alcune misure 'di scarto'. E si scartano i bambini - il livello di nascita in Europa non è tanto alto! (...). Si scartano gli anziani.

Pace stabile e duratura a Gerusalemme

La Chiesa cattolica (...) ha la sua posizione dal punto di vista religioso: sarà la città della pace delle tre religioni. (...) Le misure concrete per la pace devono uscire dal negoziato. Si deve negoziare. Io sarò d'accordo che dal negoziato forse venga questa parte: sarà capitale di uno Stato, dell'altro... Ma queste sono ipotesi. Io non dico. 'deve essere così', no, sono ipotesi che loro devono negoziare. Davvero, io non mi sento competente per dire: 'si faccia questo o questo o questo', perché sarebbe una pazzia, da parte mia. Ma credo che si debba entrare con onestà, fratellanza, mutua fiducia sulla strada del negoziato. E lì si negozia tutto: tutto il territorio, anche i rapporti. Serve coraggio, per fare questo, e io prego tanto il Signore perché questi due Leaders, questi due Governi abbiano il coraggio di andare avanti. Questa è l'unica strada per la pace.

Celibato sacerdotale

Ma la Chiesa cattolica ha preti sposati, no? I cattolici greci, cattolici copti...no? Ci sono, nel rito orientale, ci sono preti sposati. Perché il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, sempre c'è la porta aperta.

Rapporti con gli ortodossi

Con Bartolomeo (...) abbiamo parlato dell'unità: ma l'unità si fa lungo la strada, l'unità è un cammino. Noi non possiamo mai fare l'unità in un congresso di teologia. E lui mi ha detto che è vero quello che io sapevo, che Atenagora ha detto a Paolo VI: 'Noi andiamo insieme, tranquilli, e tutti i teologi li mettiamo in un'isola, che discutano tra loro, e noi camminiamo nella vita!'. (...) Me l'ha detto in questi giorni Bartolomeo. Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme in tante cose che possiamo fare insieme, aiutarci insieme. Per esempio, con le chiese. A Roma, e in tante città, tanti ortodossi usano chiese cattoliche al tale orario o al tal altro, come un aiuto per questo andare insieme. Un'altra cosa di cui abbiamo parlato, che forse nel Consiglio pan-ortodosso si faccia qualcosa, è la data della Pasqua, perché è un po' ridicolo: 'Dimmi, il tuo Cristo quando resuscita? - La settimana prossima - Il mio è resuscitato la scorsa'.... Sì, la data della Pasqua è un segno di unità. (...) E, una cosa di cui abbiamo parlato abbastanza è il problema dell'ecologia (...) abbiamo parlato abbastanza di fare insieme un lavoro congiunto su questo problema.

Prossimi viaggi e problemi dei cristiani in Asia

Rispetto all'Asia, ci sono in programma due viaggi: questo in Corea del Sud, per l'incontro dei giovani asiatici, e poi, a gennaio prossimo, un viaggio di due giorni in Sri Lanka e poi nelle Filippine, nella zona che ha subito il tifone. Il problema della non libertà di praticare la religione non è soltanto in alcuni Paesi asiatici: in alcuni, sì, ma anche in altri Paesi del mondo. La libertà religiosa è una cosa che non tutti i Paesi hanno. Alcuni hanno un controllo più o meno leggero, tranquillo, altri adottano misure che finiscono in una vera persecuzione dei credenti. Ci sono martiri! Ci sono martiri, oggi, martiri cristiani. Cattolici e non cattolici, ma martiri. E in alcuni luoghi non si può portare il crocifisso o non puoi avere una Bibbia. Non puoi insegnare il catechismo ai bambini, oggi!"

Rinuncia al pontificato in caso di mancanza di forze e la questione dei pontefici emeriti.

Io farò quello che il Signore mi dirà di fare. Pregare, cercare la volontà di Dio. Ma io credo che Benedetto XVI non sia un caso unico. È successo che non aveva le forze e onestamente - è un uomo di fede, tanto umile - ha preso questa decisione. Io credo che lui sia un'istituzione. Settant'anni fa, i vescovi emeriti non esistevano, quasi. E adesso, ce ne sono tanti. Cosa succederà con i Papi emeriti? Io credo che dobbiamo guardare a lui come a un'istituzione. Lui ha aperto una porta, la porta dei Papi emeriti. Ce ne saranno altri, o no? Dio lo sa. Ma questa porta è aperta: io credo che un Vescovo di Roma, un Papa che sente che le sue forze vengono meno - perché adesso si vive tanto tempo - deve farsi le stesse domande che si è posto Papa Benedetto.

Beatificazione di Pio XII

La causa di Pio XII è aperta. Io mi sono informato: ancora non c'è nessun miracolo e se non ci sono miracoli non può andare avanti.

Sinodo sulla famiglia e divorziati risposati

Il Sinodo sarà sulla famiglia, sui problema della famiglia, sulle ricchezze della famiglia, sulla situazione attuale della famiglia. (...) E a me non è piaciuto che tante persone - anche di Chiesa, preti - hanno detto: 'Ah, il Sinodo per dare la comunione ai divorziati', e sono andati proprio a quel punto. Io ho sentito come se tutto si riducesse ad una casistica. No, la cosa è più ampia (...) Oggi, tutti lo sappiamo, la famiglia è in crisi: è in crisi mondiale. I giovani non vogliono sposarsi o non si sposano o convivono, il matrimonio è in crisi, e così la famiglia. E io non vorrei che noi cadessimo in questa casistica: si potrà, non potrà? (...) Il problema pastorale della famiglia è molto, molto ampio, molto ampio. E si deve studiare caso per caso. Una cosa che Papa Benedetto ha detto tre volte sui divorziati (...) di studiare le procedure di nullità matrimoniale, studiare la fede con la quale una persona va al matrimonio e chiarire che i divorziati non sono scomunicati, e tante volte sono trattati come scomunicati.

Riforma della Curia Romana

Il Consiglio degli otto Cardinali studia tutta la Costituzione 'Pastor Bonus' e la Curia Romana. Ha fatto consultazioni con tutto il mondo, con tutta la Curia e incomincia a studiare alcune cose. (...) Accorpare alcuni dicasteri, per esempio, per alleggerire un po' l'organizzazione.... Uno dei punti chiave è stato quello economico, e quel dicastero dell'economia aiuterà tanto. Deve lavorare insieme con la Segreteria di Stato, perché le cose sono collegate (...) Gli ostacoli sono gli ostacoli normali di tutto il processo. Studiare la strada... La persuasione è tanto importante. (...) Ci sono alcune persone che non ci vedono chiaro, ma ogni riforma comporta queste cose. Ma io sono contento: davvero, sono contento. Si è lavorato abbastanza e questa commissione ci aiuta tanto.

CALENDARIO ATTIVITÀ SANTO PADRE GIUGNO, LUGLIO, AGOSTO

Città del Vaticano, 27 maggio 2014 (VIS). Di seguito riportiamo il calendario delle celebrazioni presiedute del Santo Padre nei mesi di giugno, luglio ed agosto 2014:

GIUGNO

Domenica 8: Domenica di Pentecoste. Alle ore 10:00, nella Basilica Vaticana, Santa Messa.

Giovedì 12: Alle ore 10:00, nella Sala del Concistoro, Concistoro per alcune Cause di Canonizzazione.

Giovedì 19: Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Alle ore 19:00, in Piazza San Giovanni in Laterano, Santa Messa e Processione a Santa Maria Maggiore e Benedizione Eucaristica.

Sabato 21: Visita Pastorale a Cassano allo Jonio (Italia).

Domenica 29: Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Alle ore 9:30, nella Basilica Vaticana, Santa Messa e imposizione del Pallio ai nuovi Metropoliti.

LUGLIO

Sabato 5: Visita Pastorale a Campobasso e Isernia (Italia).

AGOSTO

Mercoledì 13-Lunedì 18: Viaggio Apostolico nella Repubblica di Corea in occasione della Sesta Giornata della Gioventù Asiatica.

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 27 maggio 2014 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha accettato per raggiunti limiti d'età la rinuncia presentata dal Vescovo Adam Lepa, all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di Łódź (Polonia).

- Ha concesso il Suo Assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina del Sacerdote Yosafat Moshchych, Miss.St.André, all'ufficio di Vescovo Ausiliare dell’Arcieparchia di Ivano-Frankivsk degli Ucraini (superficie: 6.700; popolazione: 782.375; cattolici: 603.808; sacerdoti: 499; religiosi: 172), Ucraina). Il Vescovo eletto è nato nel 1976 a Stariy Rozdil (Ucraina), è stato ordinato sacerdote nel 1999 e nel 2002 ha emesso i voti perpetui nella Congregazione missionaria di Sant’Andrea Apostolo, di diritto eparchiale. Dal 2003 è Superiore Generale della Congregazione Missionaria di Sant'Andrea Apostolo e, da alcuni anni, responsabile per le attività di evangelizzazione e della pastorale per i migranti nellArcieparchia di Ivano-Frankivsk. Dal 2011 è anche Sincello per le aggregazioni laicali della medesima circoscrizione ecclesiastica.

- Ha accettato per raggiunti limiti d'età la rinuncia presentata dal Vescovo Francisco González Valer, S.F.,a l’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Washington (Stati Uniti d'America).

lunedì 26 maggio 2014

PAPA FRANCESCO ALLA SPIANATA DELLE MOSCHEE: NESSUNO STRUMENTALIZZI PER LA VIOLENZA IL NOME DI DIO!

Città del Vaticano, 26 maggio 2014 (VIS). Questa mattina il Santo Padre si è recato alla Spianata delle Moschee, una spianata artificiale di forma trapezoidale che occupa un sesto della superficie della Città Vecchia. L'area è tre volte sacra: gli ebrei la ritengono il luogo dell'episodio di Abramo e di Isacco e il sito del Tempio di Salomone; i musulmani la considerano la terza meta di pellegrinaggio, dopo La Mecca e Medina; per i cristiani, infine, è il luogo della profezia di Cristo sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme. Sull'area sorgono due dei più importanti monumenti islamici: la Moschea Al-Aqsa e la Cupola della Roccia.

La vettura del Papa entrata dalla Porta al-Asbat, si è fermata all'ingresso della Cupola della Roccia dove erano ad attenderlo il Gran Mùfti Muhammad Ahmad Husayn, suprema autorità giuridico-religiosa di Gerusalemme e del popolo arabo musulmano in Palestina, e il Direttore Generale del Consiglio del "Waqf" (Beni appartenenti agli enti religiosi islamici). Dopo una breve visita il Papa è stato accompagnato all'edificio del Gran Consiglio, al-Kubbah al-Nahawiyya, dove lo attendevano importanti esponenti della Comunità musulmana.

"Ponendomi sulle orme dei miei Predecessori, e in particolare - ha detto il Papa - nella luminosa scia del viaggio di Paolo VI di cinquant’anni fa, il primo di un Papa in Terra Santa, ho desiderato tanto venire come pellegrino per visitare i luoghi che hanno visto la presenza terrena di Gesù Cristo. Ma questo mio pellegrinaggio non sarebbe completo se non contemplasse anche l’incontro con le persone e le comunità che vivono in questa Terra, e pertanto sono particolarmente lieto di ritrovarmi con voi, fedeli musulmani, fratelli cari. (...) Musulmani, Cristiani ed Ebrei riconoscono in Abramo, seppure ciascuno in modo diverso, un padre nella fede e un grande esempio da imitare. Egli si fece pellegrino, lasciando la propria gente, la propria casa, per intraprendere quell’avventura spirituale alla quale Dio lo chiamava".

"Un pellegrino è una persona che si fa povera, che si mette in cammino, è protesa verso una meta grande e sospirata, vive della speranza di una promessa ricevuta. Questa fu la condizione di Abramo, questa dovrebbe essere anche il nostro atteggiamento spirituale. Non possiamo mai ritenerci autosufficienti, padroni della nostra vita; non possiamo limitarci a rimanere chiusi, sicuri nelle nostre convinzioni. Davanti al mistero di Dio siamo tutti poveri, sentiamo di dover essere sempre pronti ad uscire da noi stessi, docili alla chiamata che Dio ci rivolge, aperti al futuro che Lui vuole costruire per noi".

"In questo nostro pellegrinaggio terreno non siamo soli - ha continuato il Papa - incrociamo il cammino di altri fedeli, a volte condividiamo con loro un tratto di strada, a volte viviamo insieme una sosta che ci rinfranca. Tale è l’incontro di oggi, e lo vivo con gratitudine particolare: è una gradita sosta comune, resa possibile dalla vostra ospitalità, in quel pellegrinaggio che è la vita nostra e delle nostre comunità. Viviamo una comunicazione e uno scambio fraterni che possono darci ristoro e offrirci nuove forze per affrontare le sfide comuni che ci si pongono innanzi. Non possiamo dimenticare, infatti, che il pellegrinaggio di Abramo è stato anche una chiamata per la giustizia: Dio lo ha voluto testimone del suo agire e suo imitatore. Anche noi vorremmo essere testimoni dell’agire di Dio nel mondo e per questo, proprio in questo nostro incontro, sentiamo risuonare in profondità la chiamata ad essere operatori di pace e di giustizia, ad invocare nella preghiera questi doni e ad apprendere dall’alto la misericordia, la grandezza d’animo, la compassione".
Infine il Papa ha lanciato "un accorato appello a tutte le persone e le comunità che si riconoscono in Abramo: rispettiamoci ed amiamoci gli uni gli altri come fratelli e sorelle! - ha detto - Impariamo a comprendere il dolore dell’altro! Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio! Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace! Salam!".

PAPA FRANCESCO AL "MURO DEL PIANTO"

Città del Vaticano, 26 maggio 2014 (VIS). Questa mattina alle 8:00 il Papa, proveniente dalla Spianata delle Moschee, ha raggiunto il Muro Occidentale di Gerusalemme o "Muro del Pianto". La parete di quindici metri di altezza, è un luogo di culto centrale per l'ebraismo, per ragioni storiche e religiose, con numerose usanze come quella di inserire tra le connessioni dei blocchi di pietra dei foglietti di carta su cui sono scritti voti e preghiere. Accolto dal Rabbino Capo che lo ha accompagnato in prossimità del Muro, il Santo Padre ha sostato da solo e si è raccolto in preghiera silenziosa per alcuni minuti. Quindi deponendo nel Muro Occidentale un foglietto con il Padre Nostro in lingua spagnola, ha detto queste parole: "Ho scritto il Padre Nostro di mio pugno nella lingua in cui l'ho imparato da mia madre".

Successivamente il Papa si è recato al Monte Herzl e con l'aiuto di un ragazzo e di una ragazza cristiani ha deposto una corona di fiori nel cimitero nazionale di Israele, alla Tomba di Theodor Herzl, fondatore del Movimento sionista. Cambiando il suo itinerario, Papa Francesco ha sostato davanti a una lapide in memoria delle vittime del terrorismo in Israele.

Quindi in autovettura il Papa ha raggiunto il Memoriale di Yad Vashem, monumento eretto dallo Stato di Israele nel 1953 in memoria dei sei milioni di ebrei vittime dell'Olocausto. Insieme al Presidente della Fondazione, il Papa ha percorso a piedi il perimetro del Mausoleo fino all'ingresso d'onore della Sala della Rimembranza, dove lo attendevano il Presidente dello Stato di Israele Shimon Perez., il Primo Ministro e il Rabbino Presidente del Consiglio di Yad Vashem. All'interno della Sala della Rimembranza è situato un Monumento alla Memoria dell'Olocausto, con una fiamma perenne, proprio davanti alla cripta contenente alcune urne con le ceneri di vittime dei vari campi di concentramento. Il Papa ha acceso la fiamma del ricordo, ha depositato sul Mausoleo una corona di fiori gialli e bianchi, e prima di pronunciare il suo discorso, ha letto l'Antico Testamento. Successivamente Papa Francesco ha letto una riflessione sulla forza e sul dolore del male e sulle "strutture del peccato", contrarie alla dignità della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio.

'Adamo, dove sei?' Dove sei, uomo? Dove sei finito? In questo luogo, memoriale della 'Shoah', sentiamo risuonare questa domanda di Dio: 'Adamo, dove sei?'. In questa domanda c’è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio. Il Padre conosceva il rischio della libertà; sapeva che il figlio avrebbe potuto perdersi… ma forse nemmeno il Padre poteva immaginare una tale caduta, un tale abisso! Quel grido: “Dove sei?”, qui, di fronte alla tragedia incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si perde in un abisso senza fondo… Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi sei, uomo? Chi sei diventato? Di quale orrore sei stato capace? Che cosa ti ha fatto cadere così in basso? Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani. Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona. No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio  a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: “Adamo, dove sei?”. Dal suolo si leva un gemito sommesso: Pietà di noi, Signore! A te, Signore nostro Dio, la giustizia, a noi il disonore sul volto, la vergogna. Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto la volta del cielo. Ora, Signore, ascolta la nostra preghiera, ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia. Salvaci da questa mostruosità. Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà! Abbiamo peccato contro di te. Tu regni per sempre. Ricordati di noi nella tua misericordia. Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita. Mai più, Signore, mai più! “Adamo, dove sei?”.
Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine e somiglianza, è stato capace di fare. Ricordati di noi nella tua misericordia".

Infine il Papa ha salutato alcuni sopravvissuti all'Olocausto ed ha apposto la sua firma nel Libro d'Onore dello Yad Vashem, dove ha scritto: "Con la vergogna di ciò che l'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, è stato capace di fare. Con la vergogna dell'uomo che si è fatto padrone del male; con la vergogna dell'uomo, che pensando di essere dio, ha sacrificato a sé stesso i suoi fratelli. Mai più!! Mai più!!".

Dopo il saluto di un coro e delle Autorità che lo avevano accolto all'arrivo, Papa Francesco si è recato in autovettura al Centro Heichal Shlomo.

AL GRAN RABBINATO DI ISRAELE: NOSTRO CAMMINO DI AMICIZIA RAPPRESENTA UNO DEI FRUTTI DEL CONCILIO VATICANO II

Città del Vaticano, 26 maggio 2014 (VIS). Il Centro "Hechal Shlomo", sede del Gran Rabbinato di Israele, è stato lo scenario della visita di cortesia di Papa Francesco al Gran Rabbino Askenazi Yona Metzger ed al Gran Rabbino Sefardita Shlomo Amar. Entrambi hanno incontrato Papa Benedetto XVI durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa nel 2009.

Dopo un breve colloquio privato con i due Gran Rabbini, Papa Francesco si è rivolto alle personalità presenti nello "Hechal Shlomo" esprimendo la sua gioia per la loro calorosa accoglienza. "Come sapete - ha ricordato Papa Francesco - fin dal tempo in cui ero Arcivescovo di Buenos Aires ho potuto contare sull’amicizia di molti fratelli ebrei".

"Insieme ad essi abbiamo organizzato fruttuose iniziative di incontro e dialogo, e con loro ho vissuto anche momenti significativi di condivisione sul piano spirituale. Nei primi mesi di pontificato ho potuto ricevere diverse organizzazioni ed esponenti dell’ebraismo mondiale. Come già per i miei predecessori, queste richieste di incontro sono numerose. Esse si aggiungono alle tante iniziative che hanno luogo su scala nazionale o locale e tutto ciò attesta il desiderio reciproco di meglio conoscerci, di ascoltarci, di costruire legami di autentica fraternità".

"Questo cammino di amicizia - ha proseguito il Pontefice - rappresenta uno dei frutti del Concilio Vaticano II, in particolare della Dichiarazione Nostra aetate, che tanto peso ha avuto e di cui ricorderemo nel prossimo anno il 50° anniversario. In realtà, sono convinto che quanto è accaduto negli ultimi decenni nelle relazioni tra ebrei e cattolici sia stato un autentico dono di Dio, una delle meraviglie da Lui compiute, per le quali siamo chiamati a benedire il suo nome: 'Rendete grazie al Signore dei Signori, / perché il suo amore è per sempre. / Lui solo ha compiuto grandi meraviglie, / perché il suo amore è per sempre'".

"Un dono di Dio, che però non avrebbe potuto manifestarsi senza l’impegno di moltissime persone coraggiose e generose, sia ebrei che cristiani. Desidero in particolare fare menzione qui dell’importanza assunta dal dialogo tra il Gran Rabbinato d’Israele e la Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo. Un dialogo che, ispirato dalla visita del santo Papa Giovanni Paolo II in Terra Santa, prese inizio nel 2002 ed è ormai al suo dodicesimo anno di vita. Mi piace pensare, con riferimento al Bar Mitzvah della tradizione ebraica, che esso sia ormai prossimo all’età adulta: sono fiducioso che possa continuare ed abbia un futuro luminoso davanti a sé".

"Non si tratta solamente di stabilire, su di un piano umano relazioni di reciproco rispetto: siamo chiamati, come Cristiani e come Ebrei, ad interrogarci in profondità sul significato spirituale del legame che ci unisce. Si tratta di un legame che viene dall’alto, che sorpassa la nostra volontà e che rimane integro, nonostante tutte le difficoltà di rapporti purtroppo vissute nella storia. Da parte cattolica vi è certamente l’intenzione di considerare appieno il senso delle radici ebraiche della propria fede. Confido, con il vostro aiuto, che anche da parte ebraica si mantenga, e se possibile si accresca, l’interesse per la conoscenza del cristianesimo, anche in questa terra benedetta in cui esso riconosce le proprie origini e specialmente tra le giovani generazioni".

"La conoscenza reciproca del nostro patrimonio spirituale - ha concluso il Pontefice - l’apprezzamento per ciò che abbiamo in comune e il rispetto in ciò che ci divide, potranno fare da guida per l’ulteriore futuro sviluppo delle nostre relazioni, che affidiamo alle mani di Dio. Insieme potremo dare un grande contributo per la causa della pace; insieme potremo testimoniare, in un mondo in rapida trasformazione, il significato perenne del piano divino della creazione; insieme potremo contrastare con fermezza ogni forma di antisemitismo e le diverse altre forme di discriminazione. Il Signore ci aiuti a camminare con fiducia e fortezza d’animo nelle sue vie. Shalom!".

INCONTRO CON IL PRESIDENTE DELLO STATO DI ISRAELE: GERUSALEMME SIA VERAMENTE LA CITTÀ DELLA PACE

Città del Vaticano, 26 maggio 2014 (VIS). Questa mattina nel Palazzo Presidenziale si è svolto l'incontro di Papa Francesco con il Presidente dello Stato d'Israele Shimon Perez. È stato un incontro privato molto cordiale nel quale il Santo Padre ha detto al Presidente di voler aggiungere alle beatitudini una ulteriore beatitudine: Beato colui che entra in casa di un uomo saggio e buono. Successivamente il Pontefice e il Presidente hanno raggiunto il giardino del Palazzo per piantare insieme un albero di ulivo, simbolo di pace. Quindi sul podio si è svolto un incontro pubblico, alla presenza di alcune centinaia di bambini di diverse religioni.

"Le sono grato, Signor Presidente - ha detto Papa Francesco - per l’accoglienza riservatami e per le Sue gentili e sagge espressioni di saluto, e sono lieto di poterLa nuovamente incontrare qui a Gerusalemme, città che custodisce i Luoghi Santi cari alle tre grandi religioni che adorano il Dio che chiamò Abramo. I Luoghi Santi non sono musei o monumenti per turisti, ma luoghi dove le comunità dei credenti vivono la loro fede, la loro cultura, le loro iniziative caritative. Perciò vanno perpetuamente salvaguardati nella loro sacralità, tutelando così non solo l’eredità del passato ma anche le persone che li frequentano oggi e li frequenteranno in futuro. Che Gerusalemme sia veramente la Città della pace! Che risplendano pienamente la sua identità e il suo carattere sacro, il suo universale valore religioso e culturale, come tesoro per tutta l’umanità! Com’è bello quando i pellegrini e i residenti possono accedere liberamente ai Luoghi Santi e partecipare alle celebrazioni!"..

"Signor Presidente, Lei è noto come uomo di pace e artefice di pace - ha proseguito - Le esprimo la mia riconoscenza e la mia ammirazione per questo Suo atteggiamento. La costruzione della pace esige anzitutto il rispetto per la libertà e la dignità di ogni persona umana, che Ebrei, Cristiani e Musulmani credono ugualmente essere creata da Dio e destinata alla vita eterna. A partire da questo punto fermo che abbiamo in comune, è possibile perseguire l’impegno per una soluzione pacifica delle controversie e dei conflitti. A questo riguardo rinnovo l’auspicio che si evitino da parte di tutti iniziative e atti che contraddicono alla dichiarata volontà di giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la pace con determinazione e coerenza".

"Va respinto con fermezza - ha ribadito il Pontefice - tutto ciò che si oppone al perseguimento della pace e di una rispettosa convivenza tra Ebrei, Cristiani e Musulmani: il ricorso alla violenza e al terrorismo, qualsiasi genere di discriminazione per motivi razziali o religiosi, la pretesa di imporre il proprio punto di vista a scapito dei diritti altrui, l’antisemitismo in tutte le sue possibili forme, così come la violenza o le manifestazioni di intolleranza contro persone o luoghi di culto ebrei, cristiani e musulmani".

"Nello Stato d’Israele - ha ricordato il Papa - vivono e operano diverse comunità cristiane. Esse sono parte integrante della società e partecipano a pieno titolo delle sue vicende civili, politiche e culturali. I fedeli cristiani desiderano portare, a partire dalla propria identità, il loro contributo per il bene comune e per la costruzione della pace, come cittadini a pieno diritto che, rigettando ogni estremismo, si impegnano ad essere artefici di riconciliazione e di concordia. La loro presenza e il rispetto dei loro diritti – come del resto dei diritti di ogni altra denominazione religiosa e di ogni minoranza – sono garanzia di un sano pluralismo e prova della vitalità dei valori democratici, del loro reale radicamento nella prassi e nella concretezza della vita dello Stato".
"Signor Presidente - ha concluso il Papa parlando a braccio - Lei sa che io prego per lei ed io so che lei prega per me, e Le assicuro la mia continua preghiera per le Istituzioni e per tutti i cittadini d’Israele. Assicuro in modo particolare la mia costante supplica a Dio per l’ottenimento della pace e con essa dei beni inestimabili che le sono strettamente correlati, quali la sicurezza, la tranquillità di vita, la prosperità, e - quello che è più bello - la fratellanza. Rivolgo infine il mio pensiero a tutti coloro che soffrono per le conseguenze delle crisi ancora aperte nella regione medio-orientale, perché al più presto vengano alleviate le loro pene mediante l’onorevole composizione dei conflitti. Pace su Israele e in tutto il Medio Oriente! Shalom!".

Al termine dell'Incontro, il Papa si è diretto al Pontificio istituto "Notre Dame of Jerusalem Center" - un centro dei Padri Agostiniani dell'Assunzione di Francia (Assunzionisti) che accoglie i pellegrini in Terra Santa - considerato "luogo santo ecumenico" e prelatura territoriale, il cui Prelato è il Delegato Apostolico a Gerusalemme e in Palestina. Qui il Papa ha ricevuto in udienza privata il Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu.

ARRIVO DEL PAPA IN ISRAELE: ISRAELIANI E PALESTINESI VIVERE IN PACE E SICUREZZA ENTRO CONFINI INTERNAZIONALMENTE RICONOSCIUTI

Città del Vaticano, 25 maggio 2014 (VIS). Nel primo pomeriggio il Papa si è recato alla Basilica della Natività. Le prime notizie storiche sulla "caverna del presepio di Betlemme" risalgono ad Origene. Nel 326, l'imperatore Costantino fece costruire sul sito una basilica che ricopre la Grotta della Natività con il pavimento rialzato rispetto al terreno. Danneggiata dagli incendi e dalla rivolta dei Samaritani (529), venne restaurata verso il 540. Nel 614, i persiani di Cosroe II invasero la regione ma risparmiarono la Basilica per la presenza degli affreschi che rappresentavano i re Magi in costumi persiani. Nel 638, i musulmani entrarono a Betlemme che passò ai Crociati con l'ingresso di Tancredi nel 1099. Nel 1187 Saladino occupò Gerusalemme e Betlemme ma risparmiò il Santuario. Nel 1192, il vescovo di Salisbury, Hubert Valter, ottenne di ristabilire il culto latino in cambio del pagamento del tributo da parte dei fedeli. Nel 1347, i Francescani ottennero dagli ottomani di ufficiare nella Basilica e il possesso della Grotta e della Basilica. Nel secolo XVI iniziava il periodo delle contestazioni per il possesso del Santuario tra francescani e greci ortodossi, che cambiava mano a secondo del favore che godevano presso la Sublime Porta le nazioni che appoggiavano le due comunità. Con la sconfitta e l'espulsione dei Veneziani da Creta nel 1669, gli ortodossi furono autorizzati a prendere possesso della Grotta e della Basilica. Quest'ultima rimane tuttora di loro proprietà mentre la Grotta della Natività è tornata ai Francescani nel 1690. La Basilica di Santa Caterina, attigua alla Basilica della Natività, è la parrocchia dei latini di Betlemme.

La proprietà dei singoli Luoghi Santi è una vexata questio che oppone da secoli le comunità appartenenti alle tre religioni monoteiste di Terra Santa ed è un tema "caldo" persino per le cancellerie internazionali. Agli inizi del secolo XVII , la lotta tra le comunità bizantina e latina, già accesa, cominciò a subire gli alti e bassi della politica internazionale e delle relazioni tra le potenze dell'epoca: il Sultano di Istanbul che considerava i Luoghi Santi cristiani come proprietà dello Stato, le Repubbliche Marinare italiane che proteggevano i latini, e lo Zar di Russia, tradizionale protettore delle Chiese ortodosse. Alcuni santuari passano da una comunità all'altra, a volte solo in base alle somme di denaro offerte alla Sublime Porta. Nel 1850, una richiesta francese diretta al Sultano per definire la questione provoca un nuovo scontro con la Russia; Istanbul emana allora (1852) un decreto che sancisce il mantenimento della situazione vigente de facto nei vari santuari. Lo "Statu quo" ha congelato praticamente i reclami dei Francescani in merito agli espropri di cui erano stati vittime da secoli e che hanno comportato un caro prezzo in vite umane e in proprietà. Questo editto ottomano è in vigore a tutt'oggi e governa la situazione di alcuni santuari come la Grotta della Natività a Betlemme, il Cenacolo e il Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Recatosi in visita privata alla Grotta della Natività di Betlemme, accedendo attraverso un passaggio interno tra il convento "Casa Nova" e la Basilica greco-ortodossa, Papa Francesco si è raccolto alcuni momenti in preghiera. Quindi è ritornato al Convento "Casa Nova" attraverso lo stesso passaggio interno per una foto con i Frati e per uscire dove si trovava il corteo papale. Successivamente il Papa si è recato al "Phoenix Center" di Betlemme, che sorge all'interno del campo profughi di Dheisheh, costruito grazie ad un dono di Papa Wojtyla, che visitò il campo profughi durante il Pellegrinaggio giubilare dell'Anno 2000. Papa Francesco ha raggiunto il grande auditorium del centro dove alcune centinaia di bambini provenienti dai campi profughi di Dheisheh, Aida e Beit Jibrin, hanno eseguito canti di accoglienza. Un bambino e una bambina hanno consegnato al Papa alcuni disegni, lettere e lavori artigianali. Il Santo Padre ha pregato con i bambini e prima di impartire la sua Benedizione, ha ascoltato un bambino che ha letto una lettera: "Caro Papa Francesco, Siamo i figli della Palestina. Da 66 anni i nostri genitori subiscono l’occupazione. Abbiamo aperto i nostri occhi sotto questa occupazione e abbiamo visto la nakba negli occhi dei nostri nonni, quando hanno lasciato questo mondo. Vogliamo dire al mondo: basta sofferenze e umiliazioni!".

"Non lasciate mai che il passato determini la vostra vita - ha risposto il Papa - Guardate sempre avanti. Lavorate e lottate per ottenere le cose che volete. Però, sappiate una cosa, che la violenza non si vince con la violenza! La violenza si vince con la pace! Con la pace, con il lavoro, con la dignità di far andare avanti la patria!". Infine il Papa ha raggiunto l'eliporto dove il Presidente dello Stato di Palestina si è congedato dal Pontefice, alla presenza della Guardia d'Onore.

Dopo mezz'ora di viaggio Papa Francesco è giunto all'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv (Israele), dove è stato accolto dal Presidente della Repubblica di Israele Shimon Perez e dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, dalle Autorità politiche, civili e religiose, dagli Ordinari di Terra Santa e da un gruppo di giovani con un coro. "Vengo pellegrino a 50 anni dallo storico viaggio del Papa Paolo VI - ha ricordato Papa Francesco - Da allora sono cambiate molte cose tra la Santa Sede e lo Stato di Israele: le relazioni diplomatiche, che ormai da un ventennio esistono tra noi, hanno favorito l’accrescersi di rapporti buoni e cordiali, come testimoniano i due Accordi già firmati e ratificati e quello in via di perfezionamento. In questo spirito rivolgo il mio saluto a tutto il popolo d’Israele ed auguro che si realizzino le sue aspirazioni di pace e prosperità".

"Sulle orme dei miei Predecessori sono giunto come pellegrino in Terra Santa, dove si è dispiegata una storia plurimillenaria e sono accaduti i principali eventi legati alla nascita e allo sviluppo delle tre grandi religioni monoteiste, l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam; perciò essa è punto di riferimento spirituale per tanta parte dell’umanità. Auspico dunque - ha proseguito il Pontefice - che questa Terra benedetta sia un luogo in cui non vi sia alcuno spazio per chi, strumentalizzando ed esasperando il valore della propria appartenenza religiosa, diventa intollerante e violento verso quella altrui. Durante questo mio pellegrinaggio in Terra Santa visiterò alcuni luoghi tra i più significativi di Gerusalemme, città di valore universale. Gerusalemme significa 'città della pace'. Così la vuole Dio e così desiderano che sia tutti gli uomini di buona volontà. Ma purtroppo questa città è ancora tormentata dalle conseguenze di lunghi conflitti. Tutti noi sappiamo quanto sia urgente la necessità della pace, non solo per Israele, ma anche per tutta la regione. Si moltiplichino perciò gli sforzi e le energie allo scopo di giungere ad una composizione giusta e duratura dei conflitti che hanno causato tante sofferenze. In unione con tutti gli uomini di buona volontà, supplico quanti sono investiti di responsabilità a non lasciare nulla di intentato per la ricerca di soluzioni eque alle complesse difficoltà, così che Israeliani e Palestinesi possano vivere in pace. Bisogna intraprendere sempre con coraggio e senza stancarsi la via del dialogo, della riconciliazione e della pace. Non ce n’è un’altra".

"Pertanto rinnovo l’appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI (2009): sia universalmente riconosciuto che lo Stato d’Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. La 'soluzione di due Stati' diventi realtà e non rimanga un sogno".

"Un momento particolarmente toccante del mio soggiorno nel vostro Paese sarà la visita al Memoriale di 'Yad Vashem', a ricordo dei sei milioni di ebrei vittime della 'Shoah', tragedia che rimane come simbolo di dove può arrivare la malvagità dell’uomo quando, fomentata da false ideologie, dimentica la dignità fondamentale di ogni persona, la quale merita rispetto assoluto qualunque sia il popolo a cui appartiene e la religione che professa. Prego Dio che non accada mai più un tale crimine, di cui sono state vittime in primo luogo ebrei e anche tanti cristiani e altri. Sempre memori del passato, promuoviamo un’educazione in cui l’esclusione e lo scontro lascino il posto all’inclusione e all’incontro, dove non ci sia posto per l’antisemitismo, in qualsiasi forma si manifesti, e per ogni espressione di ostilità, discriminazione o intolleranza verso persone e popoli".

"Con cuore profondamente addolorato - ha detto il Santo Padre - penso a quanti hanno perso la vita nell'efferato attentato avvenuto ieri a Bruxelles. Non rinnovare la mia viva deplorazione per tale criminoso atto di odio antisemita, affido a Dio Misericordioso le vittime e invoco la guarigione per i feriti".

"La brevità del viaggio limita inevitabilmente le possibilità di incontro. Vorrei da qui salutare tutti i cittadini israeliani ed esprimere loro la mia vicinanza, in particolare a chi vive a Nazareth e in Galilea, dove sono presenti anche tante comunità cristiane". A conclusione del suo discorso il Papa si è rivolto ai Vescovi e ai fedeli cristiani incoraggiandoli "a proseguire con fiducia e speranza la loro serena testimonianza a favore della riconciliazione e del perdono, seguendo l’insegnamento e l’esempio del Signore Gesù, che ha dato la vita per la pace tra l’uomo e Dio, tra fratello e fratello. Siate fermento di riconciliazione, portatori di speranza, testimoni di carità. Sappiate che siete sempre nelle mie preghiere".
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