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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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mercoledì 28 dicembre 2011

IL FIGLIO DI DIO COME BAMBINO TRASFORMA LA FEDE IN AMORE

CITTA' DEL VATICANO, 24 DIC. 2011 (VIS). Questa sera alle 22:00, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa della Notte nella Solennità del Natale del Signore 2011.

  Nel corso della celebrazione eucaristica, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa ha tenuto l' omelia:

  "Questa era per la Chiesa antica la grande gioia del Natale: Dio è apparso. Non è più soltanto un’idea, non soltanto qualcosa da intuire a partire dalle parole. Egli è 'apparso'. Ma ora ci domandiamo: Come è apparso? Chi è Lui veramente? La lettura della Messa dell’aurora dice al riguardo: 'apparvero la bontà di Dio … e il suo amore per gli uomini'. Per gli uomini del tempo precristiano, che di fronte agli orrori e alle contraddizioni del mondo temevano che anche Dio non fosse del tutto buono, ma potesse senz’altro essere anche crudele ed arbitrario, questa era una vera 'epifania', la grande luce che ci è apparsa: Dio è pura bontà. Anche oggi, persone che non riescono più a riconoscere Dio nella fede si domandano se l’ultima potenza che fonda e sorregge il mondo sia veramente buona, o se il male non sia altrettanto potente ed originario quanto il bene e il bello, che in attimi luminosi incontriamo nel nostro cosmo. 'Apparvero la bontà di Dio … e il suo amore per gli uomini': questa è una nuova e consolante certezza che ci viene donata a Natale".

  "Dio è apparso – come bambino. Proprio così Egli si contrappone ad ogni violenza e porta un messaggio che è pace. In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell’aguzzino e mantelli intrisi di sangue, gridiamo al Signore: Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino e ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l’amore vincerà. E ci hai fatto capire che, insieme con Te, dobbiamo essere operatori di pace. Amiamo il Tuo essere bambino, la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto che la violenza perdura nel mondo, e così Ti preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o Dio. In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo".

  "Natale è epifania – il manifestarsi di Dio e della sua grande luce in un bambino che è nato per noi. Nato nella stalla di Betlemme, non nei palazzi dei re. Quando, nel 1223, San Francesco di Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno, si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale. (...) Per la Chiesa antica, la festa delle feste era la Pasqua: nella risurrezione, Cristo aveva sfondato le porte della morte e così aveva radicalmente cambiato il mondo: aveva creato per l’uomo un posto in Dio stesso. Ebbene, Francesco non ha cambiato, (...) questa gerarchia oggettiva delle feste, l’interna struttura della fede con il suo centro nel mistero pasquale. Tuttavia, attraverso di lui e mediante il suo modo di credere è accaduto qualcosa di nuovo: Francesco ha scoperto in una profondità tutta nuova l’umanità di Gesù. (...) La risurrezione presuppone l’incarnazione. Il Figlio di Dio come bambino, come vero figlio di uomo – questo toccò profondamente il cuore del Santo di Assisi, trasformando la fede in amore. (...) Così l’anno liturgico ha ricevuto un secondo centro in una festa che è, anzitutto, una festa del cuore".

  "Proprio nella nuova esperienza della realtà dell’umanità di Gesù si rivela il grande mistero della fede. Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l’umiltà di Dio. Dio è diventato povero. (...) Nel bambino Gesù, Dio si è fatto dipendente, bisognoso dell’amore di persone umane, in condizione di chiedere il loro – il nostro – amore. Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, la quale ci invita all’umiltà e alla semplicità. Preghiamo il Signore di aiutarci ad attraversare con lo sguardo le facciate luccicanti di questo tempo fino a trovare dietro di esse il bambino nella stalla di Betlemme, per scoprire così la vera gioia e la vera luce".

  "Chi oggi vuole entrare nella chiesa della Natività di Gesù a Betlemme, scopre che il portale, che un tempo era alto cinque metri e mezzo e attraverso il quale gli imperatori e i califfi entravano nell’edificio, è stato in gran parte murato. È rimasta soltanto una bassa apertura di un metro e mezzo. L’intenzione era probabilmente di proteggere meglio la chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto di evitare che si entrasse a cavallo nella casa di Dio. Chi desidera entrare nel luogo della nascita di Gesù, deve chinarsi. (...) Se vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dal cavallo della nostra ragione 'illuminata'. Dobbiamo deporre le nostre false certezze, la nostra superbia intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio. Dobbiamo seguire il cammino interiore di san Francesco – il cammino verso quell’estrema semplicità esteriore ed interiore che rende il cuore capace di vedere. Dobbiamo (...) andare spiritualmente, per così dire, a piedi, per poter entrare attraverso il portale della fede ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell’umiltà di un bimbo appena nato. Celebriamo così la liturgia di questa Notte santa e rinunciamo a fissarci su ciò che è materiale, misurabile e toccabile. Lasciamoci rendere semplici da quel Dio che si manifesta al cuore diventato semplice. E preghiamo in quest’ora anzitutto anche per tutti coloro che devono vivere il Natale in povertà, nel dolore, nella condizione di migranti, affinché appaia loro un raggio della bontà di Dio; affinché tocchi loro e noi quella bontà che Dio, con la nascita del suo Figlio nella stalla, ha voluto portare nel mondo".
HML/                            VIS 20111228 (1010)

CRISTO È LA MANO DI DIO CHE DALL'ALTO SI TENDE VERSO L'UMANITÀ

CITTA' DEL VATICANO, 25 DIC. 2011 (VIS). Alle ore 12:00 di oggi, Solennità del Natale del Signore, dalla Loggia della Benedizione, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto il tradizionale Messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione ed ha impartito la Benedizione "Urbi et Orbi". Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio.

  "Il Figlio di Maria Vergine è nato per tutti, è il Salvatore di tutti. Così lo invoca un’antica antifona liturgica: 'O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei popoli: vieni a salvarci, o Signore nostro Dio'. Veni ad salvandum nos! Vieni a salvarci! Questo è il grido dell’uomo di ogni tempo, che sente di non farcela da solo a superare difficoltà e pericoli. Ha bisogno di mettere la sua mano in una mano più grande e più forte, una mano che dall’alto si tenda verso di lui. (...) Questa mano è Cristo, nato a Betlemme dalla Vergine Maria. Lui è la mano che Dio ha teso all’umanità, per farla uscire dalle sabbie mobili del peccato e metterla in piedi sulla roccia, la salda roccia della sua Verità e del suo Amore".

  "Gesù, che significa 'Salvatore' (...) è stato inviato da Dio Padre per salvarci soprattutto dal male profondo, radicato nell’uomo e nella storia: quel male che è la separazione da Dio, l’orgoglio presuntuoso di fare da sé, di mettersi in concorrenza con Dio e sostituirsi a Lui, di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di essere il padrone della vita e della morte. Questo è il grande male, il grande peccato, da cui noi uomini non possiamo salvarci se non affidandoci all’aiuto di Dio".

  "Il fatto stesso di elevare al Cielo questa invocazione, ci pone già nella giusta condizione, ci mette nella verità di noi stessi: noi infatti siamo coloro che hanno gridato a Dio e sono stati salvati. Dio è il Salvatore, noi quelli che si trovano nel pericolo. (...) Riconoscerlo, è il primo passo verso la salvezza, verso l’uscita dal labirinto in cui noi stessi ci chiudiamo con il nostro orgoglio. Alzare gli occhi al Cielo, protendere le mani e invocare aiuto è la via di uscita, a patto che ci sia Qualcuno che ascolta, e che può venire in nostro soccorso".

 "Gesù Cristo è la prova che Dio ha ascoltato il nostro grido. (...) La risposta che Dio ha dato in Gesù al grido dell’uomo supera infinitamente la nostra attesa, giungendo ad una solidarietà tale che non può essere soltanto umana, ma divina. Solo il Dio che è amore e l’amore che è Dio poteva scegliere di salvarci attraverso questa via, che è certamente la più lunga, ma è quella che rispetta la verità sua e nostra: la via della riconciliazione, del dialogo, della collaborazione".

  "Perciò, cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, in questo Natale 2011, rivolgiamoci al Bambino di Betlemme, al Figlio della Vergine Maria, e diciamo: 'Vieni a salvarci!'".

  "Insieme invochiamo il divino soccorso per le popolazioni del Corno d’Africa, che soffrono a causa della fame e delle carestie, talvolta aggravate da un persistente stato di insicurezza. La Comunità internazionale non faccia mancare il suo aiuto ai numerosi profughi provenienti da tale Regione, duramente provati nella loro dignità".

  "Il Signore doni conforto alle popolazioni del Sud-Est asiatico, particolarmente della Thailandia e delle Filippine, che sono ancora in gravi situazioni di disagio a causa delle recenti inondazioni".

  "Il Signore soccorra l’umanità ferita dai tanti conflitti, che ancora oggi insanguinano il Pianeta. Egli, che è il Principe della Pace, doni pace e stabilità alla Terra che ha scelto per venire nel mondo, incoraggiando la ripresa del dialogo tra Israeliani e Palestinesi. Faccia cessare le violenze in Siria, dove tanto sangue è già stato versato. Favorisca la piena riconciliazione e la stabilità in Iraq ed in Afghanistan. Doni un rinnovato vigore nell’edificazione del bene comune a tutte le componenti della società nei Paesi nord africani e mediorientali".

  "La nascita del Salvatore sostenga le prospettive di dialogo e di collaborazione in Myanmar, nella ricerca di soluzioni condivise. Il Natale del Redentore garantisca stabilità politica ai Paesi della Regione africana dei Grandi Laghi ed assista l’impegno degli abitanti del Sud Sudan per la tutela dei diritti di tutti i cittadini".

  "Cari fratelli e sorelle, rivolgiamo lo sguardo alla Grotta di Betlemme: il Bambino che contempliamo è la nostra salvezza! Lui ha portato al mondo un messaggio universale di riconciliazione e di pace. Apriamogli il nostro cuore, accogliamolo nella nostra vita".

  Al termine del Messaggio il Papa ha rivolto ai fedeli radunati in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione, gli auguri natalizi in 65 lingue ed ha impartito la Benedizione "Urbi et Orbi" (a Roma e al mondo).
MESS/                  VIS 20111228 (800)

LA VERA IMITAZIONE DI CRISTO È L'AMORE

CITTA' DEL VATICANO, 28 DIC. 2011 (VIS). Alle 12:00 di oggi, festa di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, il Santo Padre si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli convenuti in Piazza San Pietro.

  Nel ricordare la figura del primo martire cristiano, il Papa ha spiegato: "Dopo la generazione degli Apostoli, i martiri acquistano un posto di primo piano nella considerazione della Comunità cristiana. Nei tempi di maggiore persecuzione, il loro elogio rinfranca il faticoso cammino dei fedeli e incoraggia chi è in cerca della verità a convertirsi al Signore. Perciò la Chiesa, per divina disposizione, venera le reliquie dei martiri e li onora con soprannomi quali 'maestri di vita', 'testimoni viventi'".

  "La vera imitazione di Cristo è l’amore, che alcuni scrittori cristiani hanno definito il 'martirio segreto'. (...) Come nell’antichità anche oggi la sincera adesione al Vangelo può richiedere il sacrificio della vita e molti cristiani in varie parti del mondo sono esposti a persecuzione e talvolta al martirio. Ma, ci ricorda il Signore, 'chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato'".

  "A Maria Santissima, Regina dei Martiri, rivolgiamo la nostra supplica per custodire integra la volontà di bene, soprattutto verso coloro che ci avversano. In particolare affidiamo alla misericordia divina oggi i diaconi della Chiesa, affinché, illuminati dall’esempio di Santo Stefano, collaborino, secondo la missione loro propria, all’impegno di evangelizzazione".

Appello per la cessazione delle violenze in Nigeria

  "Il Santo Natale suscita in noi, in modo ancora più forte, la preghiera a Dio - ha detto il Papa dopo l'Angelus - affinché si fermino le mani dei violenti, che seminano morte e nel mondo possano regnare la giustizia e la pace. Ma la nostra terra continua ad essere intrisa di sangue innocente. Ho appreso con profonda tristezza la notizia degli attentati che, anche quest’anno nel Giorno della Nascita di Gesù, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese della Nigeria. Desidero manifestare la mia sincera e affettuosa vicinanza alla comunità cristiana e a tutti coloro che sono stati colpiti da questo assurdo gesto e invito a pregare il Signore per le numerose vittime. Faccio appello affinché con il concorso delle varie componenti sociali, si ritrovino sicurezza e serenità. In questo momento voglio ripetere ancora una volta con forza: la violenza è una via che conduce solamente al dolore, alla distruzione e alla morte; il rispetto, la riconciliazione e l’amore sono l’unica via per giungere alla pace".
ANG/                              VIS 20111228 (420)

SANTA FAMIGLIA DI NAZARET ICONA DELLA CHIESA DOMESTICA


CITTA' DEL VATICANO, 28 DIC. 2011 (VIS). La preghiera nella Santa Famiglia di Nazaret è stato il tema della catechesi dell'Udienza Generale del Mercoledì, tenutasi nell'Aula Paolo VI, con la partecipazione di 7.000 persone.

  "La casa di Nazaret - ha detto il Papa - è una scuola di preghiera, dove si impara ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato profondo della manifestazione del Figlio di Dio, traendo esempio da Maria, Giuseppe e Gesù".

  "La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. (...) Ella vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola. (...) Luca è l’evangelista che ci fa conoscere il cuore di Maria, la sua fede, la sua speranza e obbedienza, la sua interiorità e preghiera, la sua libera adesione a Cristo. E tutto questo procede dal dono dello Spirito Santo che scende su di lei, come scenderà sugli Apostoli secondo la promessa di Cristo. Questa immagine di Maria la presenta come il modello di ogni credente che conserva e confronta le parole e le azioni di Gesù, un confronto che è sempre un progredire nella conoscenza di Lui".

  "La capacità di Maria di vivere dello sguardo di Dio è, per così dire, contagiosa. Il primo a farne l’esperienza è stato san Giuseppe. (...) Infatti, con Maria e poi, soprattutto, con Gesù, egli incomincia un nuovo modo di relazionarsi a Dio, di accoglierlo nella propria vita, di entrare nel suo progetto di salvezza, compiendo la sua volontà".

  Benedetto XVI ha ricordato che sebbene il Vangelo non abbia conservato alcuna parola di Giuseppe, "la sua è una presenza silenziosa ma fedele, costante, operosa. (...) Giuseppe ha compiuto pienamente il suo ruolo paterno, sotto ogni aspetto. Sicuramente ha educato Gesù alla preghiera, insieme con Maria. Lui, in particolare, lo avrà portato con sé alla sinagoga, nei riti del sabato, come pure a Gerusalemme, per le grandi feste del popolo d’Israele. Giuseppe, secondo la tradizione ebraica, avrà guidato la preghiera domestica sia nella quotidianità – al mattino, alla sera, ai pasti -, sia nelle principali ricorrenze religiose. Così, nel ritmo delle giornate trascorse a Nazaret, tra la semplice casa e il laboratorio di Giuseppe, Gesù ha imparato ad alternare preghiera e lavoro, e ad offrire a Dio anche la fatica per guadagnare il pane necessario alla famiglia".

  Successivamente Benedetto XVI, nel citare il pellegrinaggio di Maria, Giuseppe e Gesù al Tempio di Gerusalemme, narrato nel Vangelo di Luca, ha affermato: "La famiglia ebrea, come quella cristiana, prega nell’intimità domestica, ma prega anche insieme alla comunità, riconoscendosi parte del Popolo di Dio in cammino".

  Le prime parole di Gesù: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”, pronunciate quando i suoi genitori lo ritrovarono nel tempio seduto tra i maestri mentre li ascoltava ed interrogava, sono la chiave di accesso al mistero della preghiera cristiana. (...) "Da allora, la vita nella Santa Famiglia fu ancora più ricolma di preghiera, perché dal cuore di Gesù fanciullo (...) non cesserà più di diffondersi e di riflettersi nei cuori di Maria e di Giuseppe questo senso profondo della relazione con Dio Padre. La Famiglia di Nazaret è il primo modello della Chiesa in cui, intorno alla presenza di Gesù e grazie alla sua mediazione, si vive tutti la relazione filiale con Dio, che trasforma anche le relazioni interpersonali". 

  "La Santa Famiglia - ha concluso il Pontefice - è icona della Chiesa domestica, chiamata a pregare insieme. La famiglia è la prima scuola di preghiera. In essa i bambini, fin dalla più tenera età, possono imparare a percepire il senso di Dio, grazie all’insegnamento e all’esempio dei genitori. Un’educazione autenticamente cristiana non può prescindere dall’esperienza della preghiera. Se non si impara a pregare in famiglia, sarà poi difficile riuscire a colmare questo vuoto. Vorrei pertanto rivolgere l’invito a riscoprire la bellezza di pregare assieme come famiglia alla scuola della Santa Famiglia di Nazaret".
AG/                  VIS 20111228 (670)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 28 DIC. 2011 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Vital Chitolina, S.C.I:, Vescovo di Diamantino (superficie: 105.406; popolazione: 310.897; cattolici: 224.779; sacerdoti: 25; religiosi: 60), Brasile, trasferendolo dalla Prelatura di Paranatinga (Brasile).

- Ha nominato il Vescovo Remídio José Bohn, Vescovo di Cachoeira do Sul (superficie: 10.736; popolazione: 220.000; cattolici: 161.287; sacerdoti: 24; religiosi: 46; diaconi permanenti: 7), Brasile. Il Vescovo eletto è nato a Feliz (Brasile), nel 1959 ed è stato ordinato sacerdote nel 1975. Dal 1978 al 1980 è stato professore nel Seminario "São José" a Gravataí; dal 1984 al 1985 è stato Rettore del Seminario minore "São João Maria Vianney" a Bom Principio; dal 1987 al 1989 è stato Parroco della Parrocchia "Santo Antônio do Machadinho" a Canoas e dal 1982 al 1994 è stato Parroco della Parrocchia "Nossa Senhora do Perpétuo Socorro" a Porto Alegre; dal 1995 è sato Parroco della Parrocchia "Nossa Senhora do Rosário; nel 2006 ha ricevuto l'Ordinazione Episcopale. Finora Ausiliare di Porto Alegre (Brasile), succede al Vescovo Irineu Silvio Wilges, O.F.M., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

  Lunedì 26 dicembre il Santo Padre:

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Port of Spain in Trinidad e Tobago, presentata dall'Arcivescovo Edward Joseph Gilbert, C.SS.R., per raggiunti limiti d'età. Gli succede l'Arcivescovo Joseph Harris, C.S.Sp., Coadiutore della medesima Arcidiocesi.

  Sabato 24 dicembre il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Joseph Hii Teck Kwong, Vescovo di Sibu (superficie: 41.484; popolazione: 790.000; cattolici: 109.944; sacerdoti: 19; religiosi: 30), Malaysia. Finora Ausiliare della medesima Diocesi, succede al Vescovo Dominic Su Haw Chiu, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata in conformità al canone 401, paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico.

- Ha nominato il Monsignor Joseph Mbatia, Vescovo di Nyahururu (superficie: 8.066; popolazione: 1.043.000; cattolici: 332.700; sacerdoti: 54; religiosi: 82; diaconi permanenti: 1), Kenya. Il Vescovo eletto è nato nel 1961 a Itabua (Kenya) ed è stato ordinato sacerdote nel 1989. Dal 1988 al 1989 è stato Assistente del Vescovo di Nyeri e Vicario Parrocchiale di Njabini; dal 1989 al 1990 è stato Cappellano all'ospedale della Consolata a Nyeri; dal 1991 al 2001 è stato Parroco della parrocchia di Mweiga; dal 2001 al 2007 è stato Parroco nelle parrocchie di Ndunyu-Njeru e Mutanga; dal 2005 è Vicario Generale della Diocesi di Nyahururu. Succede al Vescovo Luigi Paiaro, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.
NER:RE/                            VIS 20111228 (440)
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