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sabato 8 settembre 2007

FEDE CRISTIANA SI OPPONE DECISAMENTE ALLA RASSEGNAZIONE


CITTA' DEL VATICANO, 8 SET. 2007 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI è giunto all'eliporto di Mariazell poco dopo le 9:15 di questa mattina, proveniente da Vienna e, alle 9:45, ha raggiunto il Santuario omonimo dove lo attendevano più di 50.000 persone.

  La città di Mariazell, situata tra i monti della Stiria, fu fondata nel 1157 a seguito di un miracolo compiuto con l'intercessione della Vergine Maria. Il monaco benedettino Magnus, inviato nella regione per predicarvi il Vangelo, portò con sé una statua della Madonna, ma trovando la strada sbarrata da un enorme masso, proprio dove sorge ora la chiesa, invocò l'aiuto di Maria ed il masso si spezzò in due. Nel XIII secolo, il principe Enrico Ladislao di Moravia, in riconoscenza della propria miracolosa guarigione, costruì la prima chiesa. Nel 1399 il Papa Bonifacio IX concesse l'Indulgenza plenaria  per la settimana dopo l'ottava dell'Assunzione che portò allo sviluppo di riti di penitenza e di processioni nel Santuario di Mariazell. Nel 1907 la chiesa fu elevata a Basilica Minore e nel 1908 la statua della Madonna ricevette l'incoronazione papale.

  Il Santuario fu modificato in stile barocco nel secolo XVII, mantenendo il portale gotico. All'interno si trova la "Gnadenkapelle", la "Cappella delle Grazie" (1370), costruita da re Luigi il Grande di Ungheria dopo la sua vittoria sui Turchi.  Nella Cappella viene custodita e venerata la statua romanica della Madonna del secolo XII, detta della "Magna Mater Austriae", avvolta sempre da un manto come prescrive un'antichissima usanza. La Madonna di Mariazell, uno dei santuari più celebri e visitati d'Europa, è un simbolo delle radici cristiane dell'Europa.

  All'arrivo il Papa è stato accolto dall'Abate di Lambrecht, dal Superiore del Santuario e dal Rettore e, dopo aver salutato la folla circostante, è entrato nella chiesa dove si trovavano circa 2.000 persone. Benedetto si è raccolto in preghiera davanti all'immagine della Madonna di Mariazell e poco prima delle 10:30 ha raggiunto il podio, sul lato esterno destro della Basilica, per celebrare la Santa Messa della Solennità della Natività della Beata Vergine Maria, festa patrona di Mariazell.

  "Da 850 anni" - ha detto il Santo Padre nell'omelia - "vengono qui persone di vari popoli e nazioni, persone che pregano portando con sé i desideri dei loro cuori e dei loro Paesi, le preoccupazioni e le speranze del loro intimo. (...) Andare in pellegrinaggio significa essere orientati in una certa direzione, camminare verso una meta. Ciò conferisce anche alla via ed alla sua fatica una propria bellezza".

  "Tra i pellegrini della genealogia di Gesù" - ha ricordato il Papa - "ce n'erano alcuni che avevano dimenticato la meta e volevano porre sé stessi come meta. Ma sempre di nuovo il Signore aveva suscitato anche persone che si erano lasciate spingere dalla nostalgia della meta, orientandovi la propria vita".

  "Lo slancio verso la fede cristiana, l'inizio della Chiesa di Gesù Cristo è stato possibile" - ha affermato Benedetto XVI - "perché esistevano in Israele persone con un cuore in ricerca - persone che non si sono accomodate nella consuetudine, ma hanno scrutato lontano alla ricerca di qualcosa di più grande: Zaccaria, Elisabetta, Simeone, Anna, Maria e Giuseppe, i Dodici e molti altri. Poiché il loro cuore era in attesa, essi potevano riconoscere in Gesù Colui che Dio aveva mandato e diventare così l'inizio della sua famiglia universale".

  "Di questo cuore inquieto e aperto abbiamo bisogno. È il nocciolo del pellegrinaggio. Anche oggi non è sufficiente essere e pensare in qualche modo come tutti gli altri. Il progetto della nostra vita va oltre. Noi abbiamo bisogno di Dio, di quel Dio che ci ha mostrato il suo volto ed aperto il suo cuore: Gesù Cristo. (...). Certo, ci sono numerose grandi personalità nella storia che hanno fatto belle e commoventi esperienze di Dio. Restano, però, esperienze umane con il loro limite umano. Solo Lui è Dio e perciò solo Lui è il ponte, che mette in contatto immediato Dio e l'uomo".

  "Se noi dunque lo chiamiamo l'unico Mediatore della salvezza valido per tutti" - ha detto ancora il Santo Padre - "(...), questo non significa affatto disprezzo delle altre religioni né assolutizzazione superba del nostro pensiero, ma solo l'essere conquistati da Colui che ci ha interiormente toccati e colmati di doni, affinché noi potessimo a nostra volta fare doni anche agli altri".

  "Di fatto, la nostra fede si oppone decisamente alla rassegnazione che considera l'uomo incapace della verità - come se questa fosse troppo grande per lui. Questa rassegnazione di fronte alla verità è il nocciolo della crisi dell'Occidente, dell'Europa. Se per l'uomo non esiste una verità, egli, in fondo, non può neppure distinguere tra il bene e il male. E allora le grandi e meravigliose conoscenze della scienza diventano ambigue: possono aprire prospettive importanti per il bene, per la salvezza dell'uomo, ma anche (...) diventare una terribile minaccia, la distruzione dell'uomo e del mondo".

  "Noi abbiamo bisogno della verità. Ma certo, a motivo della nostra storia abbiamo paura che la fede nella verità comporti intolleranza. Se questa paura, che ha le sue buone ragioni storiche, ci assale, è tempo di guardare a Gesù come lo vediamo qui nel santuario di Mariazell. Lo vediamo in due immagini: come bambino in braccio alla Madre e, sull'altare principale della basilica, come crocifisso. Queste due immagini della basilica ci dicono: la verità non si afferma mediante un potere esterno, ma è umile e si dona all'uomo solamente mediante il potere interiore del suo essere vera. La verità dimostra se stessa nell'amore".

  "'Mostraci Gesù!'" - ha esclamato il Papa - "Maria risponde, presentandoLo a noi innanzitutto come bambino. Dio si è fatto piccolo per noi. Dio non viene con la forza esteriore, ma viene nell'impotenza del suo amore, che costituisce la sua forza".

  "Il Bambino Gesù ci ricorda naturalmente anche tutti i bambini del mondo, nei quali vuole venirci incontro. (...) L'Europa è diventata povera di bambini: noi vogliamo tutto per noi stessi, e forse non ci fidiamo troppo del futuro. Ma priva di futuro sarà la terra solo quando si spegneranno le forze del cuore umano e della ragione illuminata dal cuore - quando il volto di Dio non splenderà più sopra la terra. Dove c'è Dio, là c'è futuro".

  "'Guardare a Cristo': gettiamo ancora brevemente uno sguardo al Crocifisso sopra l'altare maggiore. Dio ha redento il mondo non mediante la spada, ma mediante la Croce. Morente, Gesù stende le braccia. Questo è innanzitutto il gesto della Passione, in cui Egli si lascia inchiodare per noi, per darci la sua vita. (...) Gesù ha trasformato la passione - la sua sofferenza e la sua morte - (...), in un atto di amore verso Dio e verso gli uomini. (...) Per questo le braccia stese sono, alla fine, anche un gesto di abbraccio, con cui Egli vuole attirarci a sé, racchiuderci nelle mani del suo amore. Così Egli è l'immagine del Dio vivente, è Dio stesso, a Lui possiamo affidarci".

 "'Guardare a Cristo!' Se questo noi facciamo, ci rendiamo conto che il cristianesimo è di più e qualcosa di diverso da un sistema morale, da una serie di richieste e di leggi. È il dono di un'amicizia che perdura nella vita e nella morte" e "porta in sé anche una grande forza morale di cui noi, davanti alle sfide del nostro tempo, abbiamo tanto bisogno. Se con Gesù Cristo e con la sua Chiesa rileggiamo in modo sempre nuovo il Decalogo del Sinai, (...), allora ci si rivela come un grande ammaestramento. Esso è innanzitutto un 'sì' a Dio, a un Dio che ci ama e ci guida, che ci porta e, tuttavia, ci lascia la nostra libertà, anzi, la rende vera libertà (i primi tre comandamenti). È un 'sì' alla famiglia (quarto comandamento), un 'sì' alla vita (quinto comandamento), un 'sì' ad un amore responsabile (sesto comandamento), un 'sì' alla solidarietà, alla responsabilità sociale e alla giustizia (settimo comandamento), un 'sì' alla verità (ottavo comandamento) e un 'sì' al rispetto delle altre persone e di ciò che ad esse appartiene (nono e decimo comandamento). In virtù della forza della nostra amicizia col Dio vivente noi viviamo questo molteplice 'sì' e al contempo lo portiamo come indicatore di percorso entro il nostro mondo".
PV-AUSTRIA/OMELIA/MARIAZELL                    VIS 20070908 (1370)


VISITA PRESIDENTE REPUBBLICA E DISCORSO CORPO DIPLOMATICO


CITTA' DEL VATICANO, 7 SET. 2007 (VIS). Alle 17:30 di oggi pomeriggio il Santo Padre si è diretto in autovettura dalla Nunziatura Apostolica di Vienna all'Hofburg, dove ha reso una visita di cortesia al Presidente della Repubblica Austriaca, Signor Heinz Fischer.

  Al termine della visita, il Santo Padre ha avuto un incontro con le Autorità e con il Corpo Diplomatico nella Sala dei Ricevimenti dell'Hofburg, presenti anche alti esponenti della cultura, tra i quali i Rettori delle Università austriache.

  Dopo una breve introduzione musicale e un indirizzo di saluto del Presidente Fischer, il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato un discorso.

  L'Austria "non ha solo vissuto un notevole progresso economico, ma ha sviluppato anche un'esemplare convivenza sociale, di cui il termine 'solidarietà sociale' è diventato un sinonimo" - ha detto il Papa - "Gli austriaci hanno ragione di esserne riconoscenti, e lo manifestano avendo un cuore aperto verso i poveri e gli indigenti nel proprio Paese, ma essendo anche generosi quando si tratta di dimostrare solidarietà in occasione di catastrofi e di disgrazie nel mondo".

  "Dopo gli orrori della guerra e le esperienze traumatiche del totalitarismo e della dittatura," - ha proseguito il Pontefice - "l'Europa ha intrapreso il cammino verso un'unità del Continente, tesa ad assicurare un durevole ordine di pace e di giusto sviluppo. La divisione che per decenni ha scisso il Continente in modo doloroso è, sì, superata politicamente, ma l'unità resta ancora in gran parte da realizzare nella mente e nel cuore delle persone". La partecipazione dei paesi dell'Europa centrale e orientale al processo di unificazione, ha aggiunto il Papa, "è un ulteriore stimolo a consolidare al loro interno la libertà, lo stato di diritto e la democrazia". L'Austria "ha come Paese-ponte, contribuito molto a questa unione".

    Benedetto XVI ha ribadito che: "L'Europa non può e non deve rinnegare le sue radici cristiane. (...) Il cristianesimo ha profondamente modellato questo Continente: di ciò rendono testimonianza in tutti i Paesi e particolarmente in Austria non solo le moltissime chiese e gli importanti monasteri. (...) Mariazell, il grande Santuario nazionale austriaco, è al contempo un luogo d'incontro per vari popoli europei. E' uno di quei luoghi nei quali gli uomini hanno attinto e attingono tuttora la 'forza dall'alto' per una retta vita".

  Riferendosi successivamente al modello di vita europeo, il Papa ha rimarcato che esso "si trova davanti ad una grande sfida. La spesso citata globalizzazione non può essere fermata, ma è un compito urgente ed una grande responsabilità della politica quella di dare alla globalizzazione ordinamenti e limiti adatti ad evitare che essa si realizzi a spese dei Paesi più poveri e delle persone povere nei Paesi ricchi e vada a scapito delle generazioni future".

  Il Santo Padre ha affermato inoltre che: "L'Europa ha vissuto e sofferto anche terribili cammini sbagliati. Ne fanno parte: restringimenti ideologici della filosofia, della scienza ed anche della fede, l'abuso di religione e ragione per scopi imperialistici, la degradazione dell'uomo mediante un materialismo teorico e pratico, ed infine la degenerazione della tolleranza in una indifferenza priva di riferimenti a valori permanenti. Fa però parte delle caratteristiche dell'Europa una capacità di autocritica che, nel vasto panorama delle culture del mondo, la distingue e la qualifica".

  "E' nell'Europa che, per la prima volta" - ha sottolineato Benedetto XVI - "è stato formulato il concetto di diritti umani. Il diritto umano fondamentale, il presupposto per tutti gli altri diritti, è il diritto alla vita stessa. Ciò vale per la vita dal concepimento sino alla sua fine naturale. L'aborto, di conseguenza, non può essere un diritto umano - è il suo contrario". Al riguardo il Papa ha lanciato un appello ai responsabili della politica "affinché non permettano che i figli vengano considerati come casi di malattia né che la qualifica di ingiustizia attribuita dal Vostro ordinamento giuridico all'aborto venga di fatto abolita" ed ha ribadito che occorre "fare tutto il possibile per rendere i Paesi europei di nuovo più aperti ad accogliere i bambini" e per "favorire condizioni che rendano possibile alle giovani coppie di allevare dei figli. Tutto ciò, però, non gioverà a nulla, se non riusciremo a creare nei nostri Paesi di nuovo un clima di gioia e di fiducia nella vita, in cui i bambini non vengano visti come un peso, ma come un dono per tutti".

  "Una grande preoccupazione costituisce per me anche il dibattito sul cosiddetto 'attivo aiuto a morire'" - ha detto ancora il Papa - "La risposta giusta alla sofferenza alla fine della vita è un'attenzione amorevole, l'accompagnamento verso la morte - in particolare anche con l'aiuto della medicina palliativa - e non un 'attivo aiuto a morire'".

  "L'Europa inoltre acquisterà una migliore consapevolezza di se stessa se assumerà una responsabilità nel mondo che corrisponda alla sua singolare tradizione spirituale, alle sue capacità straordinarie e alla sua grande forza economica. L'Unione Europea dovrebbe pertanto assumere un ruolo guida nella lotta contro la povertà nel mondo e nell'impegno a favore della pace".

  I Paesi europei e l'Unione Europea, ha proseguito il Pontefice, "sono tra coloro che maggiormente contribuiscono allo sviluppo internazionale, ma essi dovrebbero anche far valere la loro rilevanza politica di fronte, ad esempio, alle urgentissime sfide poste dall'Africa, alle immani tragedie di quel Continente, quali il flagello dell'Aids, la situazione nel Darfur, l'ingiusto sfruttamento delle risorse naturali e il preoccupante traffico di armi. Così pure l'impegno politico e diplomatico dell'Europa e dei suoi Paesi non può dimenticare la permanente grave situazione del Medio Oriente, dove è necessario il contributo di tutti per favorire la rinuncia alla violenza, il dialogo reciproco e una convivenza veramente pacifica".

  "Molto di ciò che l'Austria è e possiede" - ha concluso Papa Benedetto XVI - "lo deve alla fede cristiana ed alla sua ricca efficacia sulle persone. La fede ha formato profondamente il carattere di questo Paese e la sua gente. Deve perciò essere nell'interesse di tutti non permettere che un giorno in questo paese siano forse ormai solo le pietre a parlare di cristianesimo! Un'Austria senza una viva fede cristiana non sarebbe più l'Austria".
PV-VIENNA/CORPO DIPLOMATICO/VIENNA                 VIS 20070908 (1020)


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