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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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mercoledì 15 aprile 2009

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 15 APR. 2009 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Hong Kong (Cina), presentata dal Cardinale Joseph Zen Ze-kiun, S.D.B., per raggiunti limiti d'età. Gli succede il Vescovo John Tong Hon, Coadiutore della medesima Diocesi.
 
- Ha nominato il Reverendo Michael McKenna, Vescovo di Bathurst (superficie: 103.560; popolazione: 211.000; cattolici: 66.200; sacerdoti: 37; religiosi: 89), Australia. Il Vescovo eletto è nato a Bairnsdale (Australia) nel 1951 ed è stato ordinato sacerdote nel 1983. E' stato finora Cappellano dell'Università di Melbourne ed Amministratore della Parrocchia di Fitzroy (Australia).

- Ha nominato il Vescovo Gregory O'Kelly, S.I., finora Ausiliare di Adelaide (Australia), Vescovo di Port Pirie (superficie: 978.823; popolazione: 172.713; cattolici: 29.653; sacerdoti: 25, religiosi:26), Australia.

- Ha nominato il Vescovo Caetano Ferrari, O.F.M., finora Vescovo di Franca (Brasile), Vescovo di Bauru (superficie: 5.982; popolazione: 504.000; cattolici: 450.000; sacerdoti: 62; religiosi: 130), Brasile.

- Ha nominato il Reverendo José Daniel Falla Robles, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Cali (superficie: 2.504; popolazione: 2.660.000; cattolici: 2.260.000; sacerdoti: 324; religiosi: 942; diaconi permanenti: 17), Colombia. Il Vescovo eletto è nato a Bogotá (Colombia), nel 1956 ed ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1992. E' stato finora Rettore del Santuario di "Monserrate" (Colombia).

  - Giovedì 9 aprile il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Padre Silvio José Báez Ortega, O.C.D., Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Managua (superficie: 5.312; popolazione: 2.509.279; cattolici: 1.900.000; sacerdoti: 166; religiosi: 355), Nicaragua. Il Vescovo eletto è nato a Masaya (Nicaragua), nel 1958 ed ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1984. E' stato finora Vice Preside della Pontificia Facoltà Teologica e Pontificio Istituto di Spiritualità "Teresianum" di Roma.
RE:NER:NEA/.../...                                   VIS 20090415 (280)


POTENZA AMORE TRINITARIO CHE ANNIENTA FORZE MALE E MORTE

CITTA' DEL VATICANO, 15 APR. 2009 (VIS). Questa mattina oltre 30.000 persone hanno partecipato in Piazza San Pietro all'Udienza Generale del Mercoledì. Il Papa, proveniente da Castel Gandolfo e giunto in Vaticano in elicottero, ha dedicato la catechesi odierna al gaudio spirituale del tempo pasquale che "nessuna sofferenza e pena possono cancellare, perché è gioia che scaturisce dalla certezza che Cristo, con la sua morte e risurrezione, ha definitivamente trionfato sul male e sulla morte".

  "La novità sconvolgente della risurrezione" - ha detto il Santo Padre - "è così importante che la Chiesa non cessa di proclamarla, prolungandone il ricordo specialmente ogni domenica, giorno del Signore e Pasqua settimanale del popolo di Dio".

  "E' pertanto fondamentale per la nostra fede e per la nostra testimonianza cristiana proclamare la risurrezione di Gesù di Nazaret come evento reale, storico, attestato da molti e autorevoli testimoni. Lo affermiamo con forza perché, anche in  questi nostri tempi, non manca chi cerca di negarne la storicità riducendo il racconto evangelico a un mito, riprendendo e presentando vecchie e già consumate teorie come nuove e scientifiche".

  "Certamente" - ha spiegato Benedetto XVI - "la risurrezione non è stata per Gesù un semplice ritorno alla precedente vita terrena, ma è stato il passaggio ad una dimensione di vita profondamente nuova, che interressa anche noi, coinvolge l'intera famiglia umana, la storia e tutto l'universo. Questo evento ha cambiato l'esistenza dei testimoni oculari (...); è un annuncio che interessa generazioni di uomini e donne che lungo i secoli hanno accolto con fede e hanno testimoniato, non raramente a prezzo del loro sangue, con il martirio".

  "Con Sant'Agostino, possiamo cantare: 'La risurrezione di Cristo è la nostra speranza e il nostro futuro!. E' vero: la risurrezione di Gesù fonda la nostra salda speranza e illumina l'intero nostro pellegrinaggio terreno, compreso l'enigma umano del dolore e della morte. La fede in Cristo crocifisso e risorto è il cuore dell'intero messaggio evangelico, il nucleo centrale del nostro 'Credo'. (...) Nel mistero pasquale si compiono le parole della Scrittura, ossia è un avvenimento che porta in sé un logos, una logica: la morte di Cristo testimonia che la Parola di Dio si è fatta sino in fondo 'carne', 'storia' umana".

  "Nella Pasqua" - ha detto infine il Papa - "Dio rivela se stesso e la potenza dell'amore trinitario che annienta le forze distruttrici del male e della morte".
AG/PASQUA/...                                   VIS 20090415 (400)


RISURREZIONE: PONTE FRA IL MONDO E LA VITA ETERNA

CITTA' DEL VATICANO, 13 APR. 2009 (VIS). Alle ore 12:00 di questa mattina,  Lunedì dell'Angelo, il Papa ha guidato la recita del Regina Cæli con i fedeli e i pellegrini convenuti nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, e in collegamento audio-video con Piazza San Pietro.

  "Gioisce (...) giustamente la comunità cristiana - noi tutti - perché la risurrezione del Signore ci assicura che il piano divino della salvezza, nonostante tutte le oscurità della storia, si compirà. Ecco perché la sua Pasqua è veramente speranza per noi. E noi, risorti con Cristo mediante il Battesimo, dobbiamo ora seguirlo fedelmente in santità di vita, camminando verso la Pasqua eterna, sorretti dalla consapevolezza che le difficoltà, le lotte, le prove, le sofferenze della nostra esistenza, compresa la morte, ormai non potranno più separarci da Lui e dal suo amore. La sua risurrezione ha gettato un ponte fra il mondo e la vita eterna, sul quale ogni uomo e ogni donna può passare per giungere alla vera meta del nostro pellegrinaggio terreno".

  "'Sono risorto e sono sempre con te'. Quest'assicurazione di Gesù si realizza soprattutto nell'Eucaristia; è in ogni Celebrazione eucaristica che la Chiesa, ed ogni suo membro, sperimentano la sua presenza viva e beneficiano di tutta la ricchezza del suo amore. Nel Sacramento dell'Eucaristia, il Signore risuscitato è presente e, pieno di misericordia, ci purifica dalle nostre colpe; ci nutre spiritualmente e ci infonde vigore per sostenere le dure prove dell'esistenza e per lottare contro il peccato ed il male".
ANG/RISURREZIONE/...                                       VIS 20090415 (270)


URBI ET ORBI: AFFERMARE VITTORIA PASQUALE DI CRISTO

CITTA' DEL VATICANO, 12 APR. 2009 (VIS). Al termine della Santa Messa, alle ore 12:00, dal sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto ai fedeli presenti in Piazza San Pietro il Messaggio pasquale ed ha impartito la Benedizione "Urbi et Orbi".

  "Una delle domande che più angustiano l'esistenza dell'uomo è proprio questa: che cosa c'è dopo la morte?" - ha detto il Papa - "A quest'enigma la solennità odierna ci permette di rispondere che la morte non ha l'ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. E questa nostra certezza non si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede: Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest'annuncio sta nel cuore del messaggio evangelico".

  "La risurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall'Uomo Gesù Cristo mediante la sua 'pasqua', il suo 'passaggio', che ha aperto una 'nuova via' tra la terra e il Cielo (cfr Eb 10,20). Non è un mito né un sogno, non è una visione né un'utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile".

  "L'annuncio della risurrezione del Signore illumina le zone buie del mondo in cui viviamo. Mi riferisco particolarmente al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell'esistenza umana. È un fatto che se Cristo non fosse risorto, il 'vuoto' sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Se togliamo Cristo e la sua risurrezione, non c'è scampo per l'uomo e ogni sua speranza rimane un'illusione".

  "Se è vero che la morte non ha più potere sull'uomo e sul mondo, tuttavia rimangono ancora tanti, troppi segni del suo vecchio dominio. Se mediante la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male, ha però bisogno di uomini e donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell'amore. E' questo il messaggio che, in occasione del recente viaggio apostolico in Camerun e in Angola, ho inteso portare a tutto il Continente africano, che mi ha accolto con grande entusiasmo e disponibilità all'ascolto".

  "L'Africa, infatti, soffre in modo smisurato per i crudeli e interminabili conflitti - spesso dimenticati - che lacerano e insanguinano diverse sue Nazioni e per il numero crescente di suoi figli e figlie che finiscono preda della fame, della povertà, della malattia".

  "Il medesimo messaggio ripeterò con forza in Terrasanta, ove avrò la gioia di recarmi fra qualche settimana. La difficile ma indispensabile riconciliazione, che è premessa per un futuro di sicurezza comune e di pacifica convivenza, non potrà diventare realtà che grazie agli sforzi rinnovati, perseveranti e sinceri, per la composizione del conflitto israelo-palestinese. Dalla Terrasanta, poi, lo sguardo si allargherà sui Paesi limitrofi, sul Medio Oriente, sul mondo intero".

  "In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di povertà antiche e nuove, di cambiamenti climatici preoccupanti, di violenze e miseria che costringono molti a lasciare la propria terra in cerca di una meno incerta sopravvivenza, di terrorismo sempre minaccioso, di paure crescenti di fronte all'incertezza del domani, è urgente riscoprire prospettive capaci di ridare speranza. Nessuno si tiri indietro in questa pacifica battaglia iniziata dalla Pasqua di Cristo, il Quale - lo ripeto - cerca uomini e donne che lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi, quelle della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell'amore".

  Al termine del Messaggio il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato gli auguri di buona Pasqua in più di 60 lingue, ricordando ancora una volta, in italiano, le persone colpite dal terremoto che lunedì scorso ha sconvolto l'Abruzzo.
BXVI-SETTIMANA SANTA/URBI ET ORBI/...                   VIS 20090415 (660)


PASQUA: CRISTO CI LIBERA DAL VECCHIO FERMENTO DEL PECCATO

CITTA' DEL VATICANO, 12 APR. 2009 (VIS). Alle 10:15 di oggi, Domenica di Pasqua nella Risurrezione del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto sul sagrato della Basilica Vaticana la solenne celebrazione della Messa del giorno, con la partecipazione di fedeli romani e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.

  "'Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!' (1 Cor 5,7)" - ha detto il Papa nell'omelia citando l'esclamazione di San Paolo - "Il simbolo centrale della storia della salvezza - l'agnello pasquale - viene qui identificato in Gesù, chiamato appunto 'nostra Pasqua'. (...) Nella sua passione e morte, Gesù si rivela come l'Agnello di Dio 'immolato' sulla croce per togliere i peccati del mondo".

  "A partire da questo nuovo significato della festa pasquale si capisce anche l'interpretazione degli 'azzimi' data da san Paolo. L'Apostolo si riferisce a un'antica usanza ebraica: quella secondo la quale, in occasione della Pasqua, bisognava eliminare dalla casa ogni più piccolo avanzo di pane lievitato. Ciò costituiva, da una parte, un ricordo di quanto accaduto agli antenati al momento della fuga dall'Egitto: uscendo in fretta dal paese, avevano portato con sé soltanto focacce non lievitate. Al tempo stesso, però, 'gli azzimi' erano simbolo di purificazione: eliminare ciò che è vecchio per fare spazio al nuovo. Ora, spiega san Paolo, anche questa antica tradizione acquista un senso nuovo, a partire dal nuovo 'esodo' appunto, che è il passaggio di Gesù dalla morte alla vita eterna. E poiché Cristo, come vero Agnello, ha sacrificato se stesso per noi, anche noi, suoi discepoli - grazie a Lui e per mezzo di Lui - possiamo e dobbiamo essere 'pasta nuova', 'azzimi', liberati da ogni residuo del vecchio fermento del peccato: niente più malizia e perversità nel nostro cuore".

  "'Celebriamo dunque la festa… con azzimi di sincerità e di verità'. Quest'esortazione di san Paolo, che chiude la breve lettura che poco fa è stata proclamata, risuona ancor più forte nel contesto dell'Anno Paolino" - ha affermato il Papa - "Cari fratelli e sorelle, accogliamo l'invito dell'Apostolo; apriamo l'animo a Cristo morto e risuscitato perché ci rinnovi, perché elimini dal nostro cuore il veleno del peccato e della morte e vi infonda la linfa vitale dello Spirito Santo: la vita divina ed eterna".

  "E se Gesù è risorto, e dunque è vivo, chi mai potrà separarci da Lui?" - ha detto infine il Santo Padre - "Chi mai potrà privarci del suo amore che ha vinto l'odio e ha sconfitto la morte? L'annuncio della Pasqua si espanda nel mondo con il gioioso canto dell'Alleluia. (...) Il Risorto ci precede e ci accompagna per le strade del mondo. È Lui la nostra speranza, è Lui la pace vera del mondo".
BXVI-SETTIMANA SANTA/DOMENICA PASQUA/...               VIS 20090415 (460)


INVIATO SPECIALE IX CENTENARIO MORTE SANT'ANSELMO


CITTA' DEL VATICANO, 11 APR. 2009 (VIS). Questa mattina è stata resa pubblica una Lettera pontificia, redatta in lingua latina e datata 3 febbraio, con la quale il Santo Padre Benedetto XVI nomina il Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo emerito di Bologna (Italia), Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del IX centenario della morte di Sant'Anselmo, che si terranno ad Aosta (Italia) dal 19 al 26 aprile 2009.

  Il Cardinale Inviato Speciale sarà accompagnato da una Missione composta dal Monsignor Benoît Vouilloz, Prevosto emerito dei Canonici Regolari del Gran San Bernardo e dal Sacerdote Roberto Mastacchi, Segretario particolare del Cardinale Biffi.
BXVI-LETTERA/INVIATO SPECIALE/BIFFI:S.ANSELMO    VIS 20090415 (110)


SABATO SANTO: CROCE E RISURREZIONE SONO INSEPARABILI


CITTA' DEL VATICANO, 11 APR. 2009 (VIS). Alle 21:00 il Santo Padre Benedetto XVI  ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua,  nel corso della quale ha amministrato i sacramenti del Battesimo e della Confermazione ad alcuni catecumeni provenienti da diversi paesi.

  La Veglia ha avuto inizio nell'atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e l'accensione del cero pasquale. Alla processione verso l'Altare con il cero pasquale e il canto dell'Exultet, hanno fanno seguito la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica, concelebrata con i Cardinali.

  La Veglia Pasquale ci indica il significato del giorno della Risurrezione "soprattutto mediante tre simboli: la luce, l'acqua e il canto nuovo - l'alleluia", ha spiegato il Santo Padre nell'omelia.

  "La creazione di Dio (...) comincia con la parola: 'Sia la luce!' (Gen 1, 3). Dove c'è la luce, nasce la vita, il caos può trasformarsi in cosmo. (...) La risurrezione di Gesù è un'eruzione di luce. La morte è superata, il sepolcro spalancato. Il Risorto stesso è Luce, la Luce del mondo. (...) A partire dalla risurrezione, la luce di Dio si diffonde nel mondo e nella storia".

  "Nella Veglia Pasquale" - ha proseguito il Pontefice - "la Chiesa rappresenta il mistero di luce del Cristo nel segno del cero pasquale, la cui fiamma è insieme luce e calore. (...) Il cero pasquale arde e con ciò si consuma: croce e risurrezione sono inseparabili. Dalla croce, dall'autodonazione del Figlio nasce la luce, viene la vera luminosità nel mondo. (...) In Lui riconosciamo che cosa è vero e che cosa è falso, che cosa è la luminosità e che cosa il buio. Con Lui sorge in noi la luce della verità e cominciamo a capire".

  "Quando una volta Cristo vide la gente che era convenuta per ascoltarlo e aspettava da Lui un orientamento, ne sentì compassione, perché erano come pecore senza pastore (cfr Mc 6, 34). In mezzo alle correnti contrastanti del loro tempo non sapevano dove rivolgersi. Quanta compassione Egli deve sentire anche del nostro tempo - a causa di tutti i grandi discorsi dietro i quali si nasconde in realtà un grande disorientamento. Dove dobbiamo andare? Quali sono i valori, secondo cui possiamo regolarci? I valori secondo cui possiamo educare i giovani, senza dare loro delle norme che forse non resisteranno o esigere delle cose che forse non devono essere loro imposte? Egli è la Luce. La candela battesimale è il simbolo dell'illuminazione che nel Battesimo ci vien donata. (...) Preghiamo il Signore che il piccolo lume della candela, che Egli ha acceso in noi, la luce delicata della sua parola e del suo amore in mezzo alle confusioni di questo tempo non si spenga in noi, ma diventi sempre più grande e più luminosa. Affinché siamo con Lui persone del giorno, astri per il nostro tempo".

  "Il secondo simbolo della Veglia Pasquale - la notte del Battesimo - è l'acqua. Essa appare nella Sacra Scrittura, e quindi anche nella struttura interiore del Sacramento del Battesimo, in due significati opposti. C'è da una parte il mare che appare come il potere antagonista della vita sulla terra, come la sua continua minaccia, alla quale Dio, però, ha posto un limite. (...) È l'elemento della morte. (...) Cristo è disceso nel mare, nelle acque della morte come Israele nel Mar Rosso. Risorto dalla morte, Egli ci dona la vita. Ciò significa che il Battesimo non è solo un lavacro, ma una nuova nascita: con Cristo quasi discendiamo nel mare della morte, per risalire come creature nuove".

  "L'altro modo in cui incontriamo l'acqua è come sorgente fresca, che dona la vita, o anche come il grande fiume da cui proviene la vita. (...) San Giovanni ci racconta che un soldato con una lancia colpì il fianco di Gesù e che dal fianco aperto - dal suo cuore trafitto - uscì sangue e acqua (cfr Gv 19, 34). La Chiesa antica ne ha visto un simbolo per il Battesimo e l'Eucaristia che derivano dal cuore trafitto di Gesù. Nella morte Gesù è divenuto Egli stesso la sorgente. (...) Da Lui sgorga il grande fiume che nel Battesimo fruttifica e rinnova il mondo; il grande fiume di acqua viva, il suo Vangelo che rende feconda la terra. Gesù ha però profetizzato una cosa ancora più grande. Dice: 'Chi crede in me … dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva' (Gv 7, 38). Nel Battesimo il Signore fa di noi non solo persone di luce, ma anche sorgenti dalle quali scaturisce acqua viva. (...) Chiediamo al Signore, che ci ha donato la grazia del Battesimo, di poter essere sempre sorgenti di acqua pura, fresca, zampillante dalla fonte della sua verità e del suo amore!".

  "Il terzo grande simbolo della Veglia Pasquale è (...) il cantare il canto nuovo - l'alleluia. (...) Ma che cosa succede quando l'uomo viene toccato dalla luce della risurrezione e in questo modo viene a contatto con la Vita stessa, con la Verità e con l'Amore? Di ciò egli non può semplicemente parlare soltanto. Il parlare non basta più. Egli deve cantare. La prima menzione del cantare nella Bibbia, la troviamo dopo la traversata del Mar Rosso. Israele si è sollevato dalla schiavitù. (...) È come rinato. Vive ed è libero. (...) Nella Veglia Pasquale, anno per anno, noi cristiani intoniamo dopo la terza lettura questo canto, lo cantiamo come il nostro canto, perché anche noi mediante la potenza di Dio siamo stati tirati fuori dall'acqua e liberati alla vita vera".

  Con l'immagine della traversata del Mar Rosso, ha concluso Papa Benedetto XVI, "è descritta la situazione dei discepoli di Gesù Cristo in tutti i tempi, la situazione della Chiesa nella storia di questo mondo. (...) E non deve forse la Chiesa, per così dire, camminare sempre sul mare, attraverso il fuoco e il freddo? Umanamente parlando, essa dovrebbe affondare. Ma, mentre cammina ancora in mezzo a questo Mar Rosso, essa canta - intona il canto di lode dei giusti: il canto di Mosè e dell'Agnello, in cui s'accordano l'Antica e la Nuova Alleanza. (...) Ed essa sa che con ciò è sollevata fuori dalla forza di gravità della morte e del male - una forza dalla quale altrimenti non ci sarebbe via di scampo - sollevata e attirata dentro la nuova forza di gravità di Dio, della verità e dell'amore. Al momento, la Chiesa e noi tutti ci troviamo ancora tra i due campi gravitazionali. Ma da quando Cristo è risorto, la gravitazione dell'amore è più forte di quella dell'odio; la forza di gravità della vita è più forte di quella della morte. Non è forse questa veramente la situazione della Chiesa di tutti i tempi, la situazione nostra? Sempre c'è l'impressione che essa debba affondare, e sempre è già salvata. (...) La mano salvifica del Signore ci sorregge, e così possiamo cantare già ora il canto dei salvati, il canto nuovo dei risorti: alleluia!".
BXVI-SETTIMANA SANTA/SABATO SANTO/...            VIS 20090415 (1160)


IL PAPA PARTECIPA AL DOLORE DEI TERREMOTATI

CITTA' DEL VATICANO, 10 APR. 2009 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato gli oli santi benedetti nella Messa Crismale del Giovedì Santo nella Basilica Vaticana all'Arcivescovo Giuseppe Molinari de L'Aquila, che a motivo dei gravissimi danni causati dal terremoto del 6 aprile, non ha potuto riunire il presbiterio diocesano per la celebrazione della Messa Crismale

  La mattina del Venerdì Santo, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha presieduto nel Piazzale della Scuola Sottoufficiali di Coppito, frazione dell'Aquila, il rito di suffragio per le quasi 300 vittime del terremoto che ha colpito il capoluogo abruzzese e le zone circostanti. Alla Santa Messa hanno partecipato il  Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano e il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi.

  All'inizio del rito di suffragio per le vittime del terremoto, il Segretario Particolare del Santo Padre, Monsignor Georg Gänswein, che ha partecipato alle esequie, quale segno di personale vicinanza del Papa a quanti soffrono a causa del terremoto, ha dato lettura di una Messaggio di Benedetto XVI.

  "In queste ore drammatiche in cui un'immane tragedia si è riversata su codesta terra, mi sento spiritualmente presente in mezzo a voi" - scrive il Pontefice - "per condividere la vostra angoscia, implorare da Dio il riposo eterno per le vittime, la pronta ripresa per i feriti, per tutti il coraggio di continuare a sperare senza cedere allo sconforto".

  Al termine della lettura del Messaggio, Monsignor Gänswein ha comunicato che il Santo Padre Benedetto XVI ha donato il calice per la celebrazione dell'Eucaristia, come segno di una più intensa vicinanza al dolore e alla sofferenza dei terremotati, insieme a un contributo per le necessità più urgenti e uova di cioccolata per i bambini per la Domenica di Pasqua.
MESS/TERREMOTO L'AQUILA/BERTONE                   VIS 20090415 (300)


VENERDÌ SANTO: PASSIONE DEL SIGNORE E VIA CRUCIS COLOSSEO

CITTA' DEL VATICANO, 10 APR. 2009 (VIS). Alle 17:00 di oggi, Venerdì Santo, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la celebrazione della Passione del Signore. Come di consueto, durante la Liturgia della Parola, viene riascoltato il racconto della Passione secondo Giovanni; quindi il Predicatore della Casa Pontificia, Padre Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., tiene l'omelia. La Liturgia della Passione è proseguita con la Preghiera universale e l'adorazione della Santa Croce e si è conclusa con la Santa Comunione.

  Alle ore 21:15, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto al Colosseo il pio esercizio della Via Crucis, trasmesso in mondovisione. I testi delle meditazioni e delle preghiere proposte quest'anno per le stazioni della Via Crucis sono stati composti dall'Arcivescovo Thomas Menamparampil, S.D.B., di Guwahati (India).

  Benedetto XVI ha seguito la cerimonia dal colle Palatino. Il Cardinale Agostino Vallini, Vicario di Roma, ha portato la Croce nella prima e nell'ultima Stazione. La Croce è stata portata da un giovane disabile, con l'aiuto di un medico del Sovrano Militare Ordine di Malta; da una famiglia romana; da un ammalato accompagnato da un camilliano e da una suora; da una giovane dell'Asia e da due suore indiane, da due giovani del Burkina Faso e da due frati francescani della Custodia di Terra Santa.

  Al termine della Via Crucis, il Papa ha rivolto ai presenti e a quanti lo seguivano attraverso la radio e la televisione, alcune parole.

  "Al termine del drammatico racconto della Passione, l'evangelista san Marco annota: 'Il centurione, che si trovava di fronte a lui avendolo visto spirare in quel modo disse: 'Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!' (Mc 15, 39)" - ha ricordato il Papa - "Non può non sorprenderci la professione di fede di questo soldato romano, che aveva assistito al succedersi delle varie fasi della crocifissione. (...) La professione di fede di questo soldato ci viene riproposta ogni volta che riascoltiamo il racconto della Passione secondo san Marco. Questa sera anche noi, come lui, ci soffermiamo a fissare il volto esanime del Crocifisso, al termine di questa tradizionale 'Via Crucis'".

  "Quest'Uomo, apparentemente uno di noi, che mentre viene ucciso perdona i suoi carnefici, è il 'Figlio di Dio', che - come ci ricorda l'apostolo Paolo - 'non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce' (Fil 2,6-8)".

  "La dolorosa passione del Signore Gesù non può non muovere a pietà anche i cuori più duri, poiché costituisce l'apice della rivelazione dell'amore di Dio per ciascuno di noi".

  "Lungo il corso dei millenni" - ha detto Benedetto XVI - "schiere di uomini e donne si sono lasciati affascinare da questo mistero e hanno seguito Lui, facendo a loro volta, come Lui e grazie al suo aiuto, della propria vita un dono ai fratelli. Sono i santi ed i martiri, molti dei quali restano a noi sconosciuti. Anche in questo nostro tempo, quante persone, nel silenzio della loro quotidiana esistenza, uniscono i loro patimenti a quelli del Crocifisso e diventano apostoli di un vero rinnovamento spirituale e sociale!".

  "Fermiamoci questa sera a contemplare il Suo volto sfigurato: è il volto dell'Uomo dei dolori, che si è fatto carico di tutte le nostre angosce mortali. Il suo volto si riflette in quello di ogni persona umiliata ed offesa, ammalata e sofferente, sola, abbandonata e disprezzata. Versando il suo sangue, Egli ci ha riscattati dalla schiavitù della morte, ha spezzato la solitudine delle nostre lacrime, è entrato in ogni nostra pena ed in ogni nostro affanno".

  "Fratelli e sorelle!" - ha concluso il Pontefice - con la certezza della risurrezione "continuiamo il nostro cammino. Domani, Sabato Santo, veglieremo in preghiera. Ma fin d'ora preghiamo insieme con Maria, la Vergine Addolorata, preghiamo con tutti gli addolorati, preghiamo soprattutto con tutti i sofferenti della zona terremotata dell'Aquila: preghiamo perché anche a loro in questa notte oscura appaia la stella della speranza, la luce del Signore risorto".
BXVI-SETTIMANA SANTA/VENERDÌ SANTO/...               VIS 20090415 (670)


GIOVEDÌ SANTO: MESSA DEL CRISMA E IN COENA DOMINI

CITTA' DEL VATICANO, 9 APR. 2009 (VIS). Alle  9:30 di oggi, Giovedì Santo, il Papa ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa Crismale, Liturgia che si celebra in questo giorno in tutte le Chiese Cattedrali del mondo. La Messa del Crisma è concelebrata dal Santo Padre Benedetto XVI con i Cardinali, i Vescovi e i Presbiteri - diocesani e religiosi - presenti a Roma. Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la rinnovazione delle promesse sacerdotali, vengono benedetti l'olio dei catecumeni, l'olio degli infermi e il crisma.

  "Nel Cenacolo, la sera prima della sua passione" - ha detto il Santo Padre nell'omelia - "il Signore ha pregato per i suoi discepoli riuniti intorno a Lui, guardando al contempo in avanti alla comunità dei discepoli di tutti i secoli, a 'quelli che crederanno in me mediante la loro parola' (Gv 17, 20). (...) Ascoltiamo, che cosa chiede per i Dodici e per noi qui riuniti: 'Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità' (17, 17ss)".

  "Nell'Antico Testamento" - ha spiegato il Papa - "la consegna di una persona a Dio, cioè la sua 'santificazione' si identifica con l'Ordinazione sacerdotale, e in questo modo si definisce anche in che cosa consista il sacerdozio (...). Il sacerdote viene sottratto alle connessioni del mondo e donato a Dio, e proprio così, a partire da Dio, deve essere disponibile per gli altri, per tutti".

  "La parola di Dio è, per così dire, il lavacro che li purifica, il potere creatore che li trasforma nell'essere di Dio. E allora, come stanno le cose nella nostra vita? Siamo veramente pervasi dalla parola di Dio? È vero che essa è il nutrimento di cui viviamo, più di quanto non lo siano il pane e le cose di questo mondo? La conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa parola al punto che essa realmente dà un'impronta alla nostra vita e forma il nostro pensiero? O non è piuttosto che il nostro pensiero sempre di nuovo si modella con tutto ciò che si dice e che si fa?".

  "'Consacrali nella verità; la tua parola è verità'" - ha spiegato Benedetto XVI - "questa parola dell'inserimento nel sacerdozio illumina la nostra vita e ci chiama a diventare sempre di nuovo discepoli di quella verità, che si dischiude nella parola di Dio. (...) Consacrali nella verità - ciò vuol dire, dunque, nel più profondo: rendili una cosa sola con me, Cristo. (...) L'unirsi a Cristo suppone la rinuncia. Comporta che non vogliamo imporre la nostra strada e la nostra volontà; che non desideriamo diventare questo o quest'altro, ma ci abbandoniamo a Lui, ovunque e in qualunque modo Egli voglia servirsi di noi".

  "Celebrare l'Eucaristia vuol dire pregare. Celebriamo l'Eucaristia in modo giusto, se col nostro pensiero e col nostro essere entriamo nelle parole, che la Chiesa ci propone".

  "Essere immersi nella verità e così nella santità di Dio - ciò significa per noi anche accettare il carattere esigente della verità; contrapporsi nelle cose grandi come in quelle piccole alla menzogna, che in modo così svariato è presente nel mondo; accettare la fatica della verità, perché la sua gioia più profonda sia presente in noi".

  "Se diventiamo una cosa sola con Cristo, impariamo a riconoscerLo proprio nei sofferenti, nei poveri, nei piccoli di questo mondo; allora diventiamo persone che servono, che riconoscono i fratelli e le sorelle di Lui e in essi incontrano Lui stesso".
 
  Alle 17:30 del Giovedì Santo, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la concelebrazione della Santa Messa 'nella Cena del Signore. Nel corso della Liturgia, il Papa ha compiuto il rito della lavanda dei piedi a dodici sacerdoti. Al momento della presentazione dei doni è stata affidata al Santo Padre un'offerta a sostegno della Comunità cattolica di Gaza.

  Commentando nell'omelia il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia, il Papa ha sottolineato che: "È preghiera. E soltanto nella preghiera si realizza l'atto sacerdotale della consacrazione che diventa trasformazione, transustanziazione dei nostri doni di pane e vino in Corpo e Sangue di Cristo".

  "La Chiesa orante guarda alle mani e agli occhi del Signore" - ha affermato il Papa ricordando che: "Nell'ordinazione sacerdotale, le nostre mani sono state unte, affinché diventino mani di benedizione. Preghiamo in quest'ora il Signore che le nostre mani servano sempre di più a portare la salvezza, a portare la benedizione, a rendere presente la sua bontà!".

  "Dall'introduzione alla Preghiera sacerdotale di Gesù, il Canone prende poi le parole: 'Alzando gli occhi al cielo a te, Dio Padre suo onnipotente…' Il Signore ci insegna ad alzare gli occhi e soprattutto il cuore. A sollevare lo sguardo, distogliendolo dalle cose del mondo, ad orientarci nella preghiera verso Dio e così a risollevarci".

  "Lo spezzare il pane" - ha detto il Papa - " è il gesto del padre di famiglia che si preoccupa dei suoi e dà loro ciò di cui hanno bisogno per la vita. (...) Così, nel gesto stesso è già accennata l'intima natura dell'Eucaristia: essa è 'agape', è amore reso corporeo. Nella parola 'agape' i significati di Eucaristia e amore si compènetrano".

  Nelle parole dell'Ultima Cena il calice di vino che Gesù offre ai discepoli è "il calice glorioso, il calice della grande gioia, dell'autentica festa a cui tutti aneliamo (...). Egli superando ogni distanza, ci rende poi veramente 'partner' e si realizza il mistero nuziale dell'amore".

  "Possiamo adesso farci almeno un'idea di ciò che avvenne nell'ora dell'Ultima Cena e che, da allora, si rinnova ogni volta che celebriamo l'Eucaristia? Dio, il Dio vivente stabilisce con noi una comunione di pace, anzi, Egli crea una 'consanguineità' tra sé e noi. (...) Il sangue di Gesù è il suo amore, nel quale la vita divina e quella umana sono divenute una cosa sola".

  "Preghiamo il Signore" - ha concluso il Pontefice - "affinché comprendiamo sempre di più la grandezza di questo mistero! Affinché esso sviluppi la sua forza trasformatrice nel nostro intimo, in modo che diventiamo veramente consanguinei di Gesù, pervasi dalla sua pace e così anche in comunione gli uni con gli altri".
BXVI-SETTIMANA SANTA/GIOVEDÌ SANTO/...             VIS 20090415 (1040)


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