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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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martedì 12 dicembre 2006

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 12 DIC. 2006 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha convocato la V Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, che avrà luogo ad Aparecida (Brasile), dal 13 al 31 maggio 2007, sul tema: "Discípulos y misioneros de Jesucristo para que nuestros pueblos en Él tengan vida" ("Yo soy el Camino, la Verdad y la Vida", Jn. 14,6).
- Ha nominato Presidenti della Quinta Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano:

- Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina.

- Il Cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, Arcivescovo di Santiago de Chile e Presidente del CELAM.

- Il Cardinale Geraldo Majella Agnelo, Arcivescovo di São Salvador da Bahia e Presidente della Conferenza Episcopale Brasiliana.

- Il Vescovo Andrés Stanovnik, O.F.M.Cap., di Reconquista (Argentina), e Segretario del CELAM, Segretario Generale della medesima Conferenza Generale.

 - Il Vescovo Odilo Scherer, Ausiliare di São Paulo (Brasile), e Segretario della Conferenza Episcopale del Brasile, Segretario Aggiunto della Quinta Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-Americano.

- Ha nominato il Vescovo Dodë Gjergji, Amministratore Apostolico di Prizren (superficie: 11.800; popolazione: 2.100.000; cattolici: 65.000; sacerdoti: 53; religiosi: 88), Kosovo, trasferendolo dalla Diocesi di Sapë (Albania).

- Ha nominato il Monsignore Lucjan Augustini, finora Vicario Generale dell'Arcidiocesi Metropolitana di Shkodrë-Pult (Albania), Vescovo di Sapë (superficie: 2.544; popolazione: 200.000; cattolici: 90.000, sacerdoti: 12; religiosi: 54; diaconi permanenti: 1), Albania. Il Vescovo eletto è nato nel 1963 a Ferizaj (Kosovo) ed è stato ordinato sacerdote nel 1989.
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MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2007

CITTA' DEL VATICANO, 12 DIC. 2006 (VIS). Oggi è stato pubblicato il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2007), sul tema: "La persona umana, cuore della pace". Il Documento è stato pubblicato in lingua inglese, francese, spagnola, italiana, tedesca e portoghese.

  Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio:

  "All'inizio del nuovo anno, vorrei far giungere ai Governanti e ai Responsabili delle Nazioni, come anche a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, il mio augurio di pace".

  "Perché creato ad immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone".

  "Anche la pace è insieme un dono e un compito. Se è vero che la pace tra gli individui ed i popoli - la capacità di vivere gli uni accanto agli altri tessendo rapporti di giustizia e di solidarietà - rappresenta un impegno che non conosce sosta, è anche vero, lo è anzi di più, che la pace è dono di Dio".

  "La trascendente 'grammatica', vale a dire l'insieme di regole dell'agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giustizia e solidarietà, è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il progetto sapiente di Dio. (...) La pace è quindi anche un compito che impegna ciascuno ad una risposta personale coerente col piano divino. Il criterio cui deve ispirarsi tale risposta non può che essere il rispetto della 'grammatica' scritta nel cuore dell'uomo dal divino suo Creatore".

  "In tale prospettiva, le norme del diritto naturale non vanno considerate come direttive che si impongono dall'esterno, quasi coartando la libertà dell'uomo. Al contrario, esse vanno accolte come una chiamata a realizzare fedelmente l'universale progetto divino iscritto nella natura dell'essere umano. (...) Il riconoscimento e il rispetto della legge naturale pertanto costituiscono anche oggi la grande base per il dialogo tra i credenti delle diverse religioni e tra i credenti e gli stessi non credenti. È questo un grande punto di incontro e, quindi, un fondamentale presupposto per un'autentica pace".

  "Il dovere del rispetto per la dignità di ogni essere umano, nella cui natura si rispecchia l'immagine del Creatore, comporta come conseguenza che della persona non si possa disporre a piacimento. Chi gode di maggiore potere politico, tecnologico, economico, non può avvalersene per violare i diritti degli altri meno fortunati. È infatti sul rispetto dei diritti di tutti che si fonda la pace. Consapevole di ciò, la Chiesa si fa paladina dei diritti fondamentali di ogni persona".

  "In particolare, essa rivendica il rispetto della vita e della libertà religiosa di ciascuno. Il rispetto del diritto alla vita in ogni sua fase stabilisce un punto fermo di decisiva importanza: la vita è un dono di cui il soggetto non ha la completa disponibilità. (...) Il diritto alla vita e alla libera espressione della propria fede in Dio non è in potere dell'uomo".

  "Per quanto concerne il diritto alla vita, è doveroso denunciare lo scempio che di essa si fa nella nostra società: accanto alle vittime dei conflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di violenza, ci sono le morti silenziose provocate dalla fame, dall'aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dall'eutanasia. Come non vedere in tutto questo un attentato alla pace? L'aborto e la sperimentazione sugli embrioni costituiscono la diretta negazione dell'atteggiamento di accoglienza verso l'altro che è indispensabile per instaurare durevoli rapporti di pace".

  "Per quanto riguarda poi la libera espressione della propria fede, un altro preoccupante sintomo di mancanza di pace nel mondo è rappresentato dalle difficoltà che tanto i cristiani quanto i seguaci di altre religioni incontrano spesso nel professare pubblicamente e liberamente le proprie convinzioni religiose. Parlando in particolare dei cristiani, debbo rilevare con dolore che essi non soltanto sono a volte impediti; in alcuni Stati vengono addirittura perseguitati, ed anche di recente si sono dovuti registrare tragici episodi di efferata violenza".

  "Vi sono regimi che impongono a tutti un'unica religione, mentre regimi indifferenti alimentano non una persecuzione violenta, ma un sistematico dileggio culturale nei confronti delle credenze religiose. In ogni caso, non viene rispettato un diritto umano fondamentale, con gravi ripercussioni sulla convivenza pacifica. Ciò non può che promuovere una mentalità e una cultura negative per la pace".

  "All'origine di non poche tensioni che minacciano la pace sono sicuramente le tante ingiuste disuguaglianze ancora tragicamente presenti nel mondo. Tra esse particolarmente insidiose sono, da una parte, le disuguaglianze nell'accesso a beni essenziali, come il cibo, l'acqua, la casa, la salute; dall'altra, le persistenti disuguaglianze tra uomo e donna nell'esercizio dei diritti umani fondamentali".

  "Costituisce un elemento di primaria importanza per la costruzione della pace il riconoscimento dell'essenziale uguaglianza tra le persone umane, che scaturisce dalla loro comune trascendente dignità. (...)  Le gravissime carenze di cui soffrono molte popolazioni, specialmente del Continente africano, sono all'origine di violente rivendicazioni e costituiscono pertanto una tremenda ferita inferta alla pace".

  "Anche la non sufficiente considerazione per la condizione femminile introduce fattori di instabilità nell'assetto sociale. Penso allo sfruttamento di donne trattate come oggetti e alle tante forme di mancanza di rispetto per la loro dignità; penso anche - in contesto diverso - alle visioni antropologiche persistenti in alcune culture, che riservano alla donna una collocazione ancora fortemente sottomessa all'arbitrio dell'uomo, con conseguenze lesive per la sua dignità di persona e per l'esercizio delle stesse libertà fondamentali. Non ci si può illudere che la pace sia assicurata finché non siano superate anche queste forme di discriminazione, che ledono la dignità personale, inscritta dal Creatore in ogni essere umano".

  "Accanto all'ecologia della natura c'è (...) un'ecologia che potremmo dire 'umana', la quale a sua volta richiede un''ecologia sociale'. E ciò comporta che l'umanità, se ha a cuore la pace, debba tenere sempre più presenti le connessioni esistenti tra l'ecologia naturale, ossia il rispetto della natura, e l'ecologia umana. L'esperienza dimostra che ogni atteggiamento irrispettoso verso l'ambiente reca danni alla convivenza umana, e viceversa".

  "In questi anni nuove Nazioni sono entrate con slancio nella produzione industriale, incrementando i bisogni energetici. Ciò sta provocando una corsa alle risorse disponibili che non ha confronti con situazioni precedenti. Nel frattempo, in alcune regioni del pianeta si vivono ancora condizioni di grande arretratezza, in cui lo sviluppo è praticamente inceppato anche a motivo del rialzo dei prezzi dell'energia".

  "La distruzione dell'ambiente, un suo uso improprio o egoistico e l'accaparramento violento delle risorse della terra generano lacerazioni, conflitti e guerre, proprio perché sono frutto di un concetto disumano di sviluppo".

  "Urge pertanto, pur nel quadro delle attuali difficoltà e tensioni internazionali, impegnarsi per dar vita ad un'ecologia umana che favorisca la crescita dell''albero della pace'. Per tentare una simile impresa è necessario lasciarsi guidare da una visione della persona non viziata da pregiudizi ideologici e culturali o da interessi politici ed economici, che incitino all'odio e alla violenza. È comprensibile che le visioni dell'uomo varino nelle diverse culture. Ciò che invece non si può ammettere è che vengano coltivate concezioni antropologiche che rechino in se stesse il germe della contrapposizione e della violenza. Ugualmente inaccettabili sono concezioni di Dio che stimolino all'insofferenza verso i propri simili e al ricorso alla violenza nei loro confronti. È questo un punto da ribadire con chiarezza: una guerra in nome di Dio non è mai accettabile!"

  "Oggi, però, la pace non è messa in questione solo dal conflitto tra le visioni riduttive dell'uomo, ossia tra le ideologie. Lo è anche dall'indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell'uomo. (...)  Una visione 'debole' della persona, che lasci spazio ad ogni anche eccentrica concezione, solo apparentemente favorisce la pace. In realtà impedisce il dialogo autentico ed apre la strada all'intervento di imposizioni autoritarie, finendo così per lasciare la persona stessa indifesa e, conseguentemente, facile preda dell'oppressione e della violenza".

  "Alla tutela dei diritti umani fanno costante riferimento gli Organismi internazionali e, in particolare, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, che con la Dichiarazione Universale del 1948 si è prefissata, quale compito fondamentale, la promozione dei diritti dell'uomo. A tale Dichiarazione si guarda come ad una sorta di impegno morale assunto dall'umanità intera. Ciò ha una sua profonda verità soprattutto se i diritti descritti nella Dichiarazione sono considerati come aventi fondamento non semplicemente nella decisione dell'assemblea che li ha approvati, ma nella natura stessa dell'uomo e nella sua inalienabile dignità di persona creata da Dio. È importante, pertanto, che gli Organismi internazionali non perdano di vista il fondamento naturale dei diritti dell'uomo. Ciò li sottrarrà al rischio, purtroppo sempre latente, di scivolare verso una loro interpretazione solo positivistica. Se ciò accadesse, gli Organismi internazionali risulterebbero carenti dell'autorevolezza necessaria per svolgere il ruolo di difensori dei diritti fondamentali della persona e dei popoli, principale giustificazione del loro stesso esistere ed operare".

  "A partire dalla consapevolezza che esistono diritti umani inalienabili connessi con la comune natura degli uomini, è stato elaborato un diritto internazionale umanitario, alla cui osservanza gli Stati sono impegnati anche in caso di guerra. Ciò purtroppo non ha trovato coerente attuazione, a prescindere dal passato, in alcune situazioni di guerra verificatesi di recente. Così, ad esempio, è avvenuto nel conflitto che mesi fa ha avuto per teatro il Libano del Sud, dove l'obbligo di proteggere e aiutare le vittime innocenti e di non coinvolgere la popolazione civile è stato in gran parte disatteso".

  "La dolorosa vicenda del Libano e la nuova configurazione dei conflitti, soprattutto da quando la minaccia terroristica ha posto in atto inedite modalità di violenza, richiedono che la comunità internazionale ribadisca il diritto internazionale umanitario e lo applichi a tutte le odierne situazioni di conflitto armato, comprese quelle non previste dal diritto internazionale in vigore".

  "Inoltre, la piaga del terrorismo postula un'approfondita riflessione sui limiti etici che sono inerenti all'utilizzo degli strumenti odierni di tutela della sicurezza nazionale. Sempre più spesso, in effetti, i conflitti non vengono dichiarati, soprattutto quando li scatenano gruppi terroristici decisi a raggiungere con qualunque mezzo i loro scopi. Dinanzi agli sconvolgenti scenari di questi ultimi anni, gli Stati non possono non avvertire la necessità di darsi delle regole più chiare, capaci di contrastare efficacemente la drammatica deriva a cui stiamo assistendo".

  "Altro elemento che suscita grande inquietudine è la volontà, manifestata di recente da alcuni Stati, di dotarsi di armi nucleari. Ne è risultato ulteriormente accentuato il diffuso clima di incertezza e di paura per una possibile catastrofe atomica".

  "Purtroppo ombre minacciose continuano ad addensarsi all'orizzonte dell'umanità. La via per assicurare un futuro di pace per tutti è rappresentata non solo da accordi internazionali per la non proliferazione delle armi nucleari, ma anche dall'impegno di perseguire con determinazione la loro diminuzione e il loro definitivo smantellamento. Niente si lasci di intentato per arrivare, con la trattativa, al conseguimento di tali obiettivi! È in gioco il destino dell'intera famiglia umana!"

  "Desidero, infine, rivolgere un pressante appello al Popolo di Dio, perché ogni cristiano si senta impegnato ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo difensore della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti. (...) In Cristo noi possiamo trovare le ragioni supreme per farci fermi paladini della dignità umana e coraggiosi costruttori di pace".
MESS/GIORNATA MONDIALE PACE 2007/...                 VIS 20061212 (1820)


LA PERSONA UMANA, CUORE DELLA PACE

CITTA' DEL VATICANO, 12 DIC. 2006 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ed il Vescovo Giampaolo Crepaldi, Segretario del medesimo Dicastero, hanno presentato il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2007, sul tema: "La persona umana, cuore della pace".

  "Possiamo affermare" - ha detto il Cardinale Martino - "che il Messaggio di quest'anno va letto e interpretato come una continuazione ed un completamento del Messaggio precedente. Al n. 1, infatti, il Santo Padre afferma che, 'rispettando la persona si promuove la pace, e costruendo la pace si pongono le premesse per un autentico umanesimo integrale'".

  Il Messaggio, ha spiegato il Cardinale Martino - "si presenta strutturato in tre parti (...). Nella prima parte si evidenzia 'il senso e il valore della connessione tra persona umana e pace' intese e proposte attraverso le categorie teologico-spirituali del 'dono e del compito'; nella seconda, la verità della persona umana è messa in relazione con il concetto nuovo e innovativo di 'ecologia della pace'; nella terza, la verità della persona umana è considerata in riferimento alla complessa realtà del rispetto dei suoi diritti fondamentali, del diritto umanitario internazionale e di alcune responsabilità inerenti all'azione delle Organizzazioni internazionali. Il Messaggio si conclude con un invito ai cristiani a farsi operatori di pace".

  "Nella prospettiva del Messaggio, è il riconoscimento dell'ordine trascendente delle cose la base su cui dare fondamento al dialogo interreligioso e culturale finalizzato alla promozione della pace. (...) Per far progredire il fronte della pace, l'umanità di oggi deve far tesoro delle norme del diritto naturale che 'non vanno considerate come direttive che si impongono dall'esterno, quasi coartando la libertà dell'uomo".

  Il Santo Padre afferma inoltre che "alcuni beni sono e devono restare indisponibili; si tratta del diritto alla vita e del diritto alla libertà religiosa. (...) Possiamo riassumere la risposta del Santo Padre con le seguenti parole" - ha proseguito il Cardinale Martino - "il rispetto del diritto alla vita in ogni sua fase pone l'uomo davanti alla natura intesa come dono; (...) il diritto alla libertà religiosa apre la natura ad un fondamento che la trascende e, (...) la toglie alla completa disponibilità umana".

  Riguardo al tema dell'uguaglianza di natura di tutte le persone umane, il Santo Padre - ha precisato ancora il Porporato - ribadisce che "le disuguaglianze sociali e quelle di genere sono motivi preoccupanti di instabilità nella costruzione della pace".

   L'articolo 9 dedicato alla "ecologia della pace", riporta una serie di interrogativi del Santo Padre, i quali "pongono in evidenza come il problema del rapporto con la natura sia strettamente collegato con la costruzione, tra gli uomini e tra le Nazioni, di rapporti umani ecologici, ossia rispettosi della dignità della persona e dei suoi autentici bisogni".

  "Ai numeri 10 e 11 il Santo Padre offre il fondamento dell'ecologia della pace e la base su cui far crescere l''albero della pace'. (...) È possibile a patto che ci si lasci guidare da una visione corretta e la più ampia possibile della persona umana, perchè le riduzioni dell'uomo, del suo valore e della sua dignità spesso si pagano con il conflitto".

  "Il Messaggio papale" - ha proseguito il Cardinale Martino - "afferma che la pace è resa difficile anche dall'indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell'uomo. (...) Un simile atteggiamento è molto pericoloso per la pace, che non può costruirsi sul vuoto e sull'indifferenza, perché in questo caso il riconoscimento reciproco sarà solo formale, convenzionale, provvisorio".

  Nella terza parte del Messaggio, comprendente gli articoli dal 12 al 15, Benedetto XVI "afferma che una pace vera e stabile presuppone il rispetto dei diritti dell'uomo, ancorati ad una concezione 'forte' della persona umana. (...) I diritti esprimono le esigenze della natura dell'uomo scaturita dalla Creazione. Ci dicono di che cosa l'uomo ha bisogno nella sua esistenza per poter essere dignitosamente se stesso. Ci dicono come dobbiamo trattarlo per mantenerlo in conformità con la sua dignità. I diritti umani non reggono ai continui attacchi di cui sono fatti bersaglio, se non riscoprono continuamente questi loro significati".

  Il Santo Padre, ha aggiunto il Porporato, "richiama la vocazione originaria degli organismi internazionali e, soprattutto, delle Nazioni Unite, incitandoli a farsi paladini della promozione dei diritti umani" e "ritorna anche quest'anno sul valore del diritto umanitario internazionale", con riflessioni "ispirate da realismo e fiducia. (...) Per ultimo, troviamo il preoccupato richiamo papale al fatto che alcuni Paesi hanno manifestato la volontà di dotarsi di armi nucleari".

  "La conclusione del Messaggio di Benedetto XVI (...) è tutta dedicata ai cattolici, invitati ad essere infaticabili operatori di pace e strenui difensori della dignità della persona umana. (...) Il sentimento dell'appartenenza ecclesiale va vissuto in una generosa dedizione verso tutti, specialmente verso coloro che patiscono povertà e privazioni e che mancano del prezioso bene della pace".
OP/MESSAGGIO GIORNATA PACE/MARTINO                   VIS 20061212 (830)


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