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mercoledì 7 aprile 2010

GIOVEDÌ SANTO: MESSA DEL CRISMA E IN COENA DOMINI


CITTA' DEL VATICANO, 1 APR. 2010 (VIS). Alle ore 9:30 di oggi, Giovedì Santo, Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa Crismale, Liturgia che si celebra in questo giorno in tutte le Chiese Cattedrali. La Messa del Crisma è stata concelebrata dal Santo Padre con i Cardinali, i Vescovi ed i Presbiteri - diocesani e religiosi - presenti a Roma. Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la rinnovazione delle promesse sacerdotali, sono stati benedetti l’olio dei catecumeni, l’olio degli infermi e il crisma.

“Nella Messa crismale del Giovedì Santo” – ha detto il Papa nell’omelia – “gli oli santi stanno al centro dell’azione liturgica. Vengono consacrati nella cattedrale dal Vescovo per tutto l’anno. Esprimono così anche l’unità della Chiesa, garantita dall’Episcopato, e rimandano a Cristo (...). E, al contempo, tengono insieme tutto l’anno liturgico, ancorato al mistero del Giovedì Santo. Infine, rimandano all’Orto degli Ulivi, in cui Gesù ha accettato interiormente la sua Passione”.

“La Messa crismale, in cui il segno sacramentale dell’olio ci viene presentato come linguaggio della creazione di Dio, si rivolge, in modo particolare, a noi sacerdoti: essa ci parla di Cristo, che Dio ha unto Re e Sacerdote – di Lui che ci rende partecipi del suo sacerdozio, della sua ‘unzione’, nella nostra Ordinazione sacerdotale”.

“Appartiene al simbolismo dell’olio anche il fatto che esso rende forti per la lotta. Ciò non contrasta col tema della pace, ma ne è una parte. La lotta dei cristiani (...) consiste nel fatto che rifiutano di fare ciò che negli ordinamenti giuridici in vigore non è diritto, ma ingiustizia. (...) Anche oggi è importante per i cristiani seguire il diritto, che è il fondamento della pace. Anche oggi è importante per i cristiani non accettare un’ingiustizia che viene elevata a diritto – per esempio, quando si tratta dell’uccisione di bambini innocenti non ancora nati. Proprio così serviamo la pace e proprio così ci troviamo a seguire le orme di Gesù Cristo”.

“Nella Chiesa antica l’olio consacrato è stato considerato, in modo particolare, come segno della presenza dello Spirito Santo, che a partire da Cristo si comunica a noi. Egli è l’olio di letizia. Questa letizia è una cosa diversa dal divertimento o dall’allegria esteriore che la società moderna si auspica. Il divertimento, nel suo posto giusto, è certamente cosa buona e piacevole. È bene poter ridere. Ma il divertimento non è tutto. (...) La gioia, che da Cristo ci viene incontro, è diversa. Essa ci dà allegria, sì, ma certamente può andar insieme anche con la sofferenza. Ci dà la capacità di soffrire e, nella sofferenza, di restare tuttavia intimamente lieti. (...)
Chi ama è pronto a soffrire per l’amato e a motivo del suo amore, e proprio così sperimenta una gioia più profonda”.

Alle ore 17:30 di questo pomeriggio, il Santo Padre ha presieduto, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la concelebrazione della Santa Messa "nella Cena del Signore". Nel corso della Liturgia, il Papa ha compiuto il rito della lavanda dei piedi a dodici sacerdoti. Al momento della presentazione dei doni è stata affidata al Santo Padre un’offerta per la ricostruzione del Seminario di Port-au-Prince in Haiti.

Commentando nell’omelia la Preghiera sacerdotale di Cristo, il Papa ha detto: “Quando Gesù parla della vita eterna, Egli intende la vita autentica, vera, che merita di essere vissuta. Non intende semplicemente la vita che viene dopo la morte. Egli intende il modo autentico della vita – una vita che è pienamente vita e per questo è sottratta alla morte, ma che può di fatto iniziare già in questo mondo, anzi, deve iniziare in esso, solo se impariamo già ora a vivere in modo autentico, se impariamo quella vita che la morte non può togliere, la promessa dell’eternità ha senso”.

“Ritorniamo alla parola di Gesù: Questa è la vita eterna: che conoscano te e il tuo Inviato. La conoscenza di Dio diventa vita eterna” – ha sottolineato il Papa – “Conoscere nel senso della Sacra Scrittura è un diventare interiormente una cosa sola con l’altro. Conoscere Dio, conoscere Cristo significa sempre anche amarLo, diventare in qualche modo una cosa sola con Lui in virtù del conoscere e dell’amare. La nostra vita diventa quindi una vita autentica, vera e così anche eterna, se conosciamo Colui che è la fonte di ogni essere e di ogni vita”.

“Due volte nel corso della Preghiera sacerdotale Gesù parla della rivelazione del nome di Dio. ‘Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo’. (...) La rivelazione del nome divino significa dunque che Dio, che è infinito e sussiste in se stesso, entra nell’intreccio di relazioni degli uomini; che Egli, per così dire, esce da se stesso e diventa uno di noi, uno che è presente in mezzo a noi e per noi”.

“Il mistero eucaristico, la presenza del Signore sotto le specie del pane e del vino” – ha proseguito il Pontefice – “è la massima e più alta condensazione di questo nuovo essere-con-noi di Dio”.

“La richiesta più nota della Preghiera sacerdotale è la richiesta dell’unità per i discepoli, per quelli di allora e quelli futuri. (...) Innanzitutto, Egli prega per i discepoli di quel tempo e di tutti i tempi futuri. (...) Gesù chiede dunque che l’annuncio dei discepoli prosegua lungo i tempi; che tale annuncio raccolga uomini i quali, in base ad esso, riconoscono Dio e il suo Inviato, il Figlio Gesù Cristo. Egli prega affinché gli uomini siano condotti alla fede e, mediante la fede, all’amore”.

“In quest’ora il Signore ci chiede: vivi tu, mediante la fede, nella comunione con me e così nella comunione con Dio? O non vivi forse piuttosto per te stesso, allontanandoti così dalla fede? E non sei forse con ciò colpevole della divisione che oscura la mia missione nel mondo; che preclude agli uomini l’accesso all’amore di Dio? È stata una componente della Passione storica di Gesù e rimane una parte di quella sua Passione che si prolunga nella storia, l’aver Egli visto e il vedere tutto ciò che minaccia, distrugge l’unità”.
BXVI-SETTIMANA SANTA/GIOVEDÌ SANTO/... VIS 20100407 (1010)

VENERDÌ SANTO: PASSIONE DEL SIGNORE E VIA CRUCIS COLOSSEO


CITTA' DEL VATICANO, 2 APR. 2010 (VIS). Alle ore 17:00 di oggi, Venerdì Santo, il Papa ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la celebrazione della Passione del Signore. Durante la Liturgia della Parola, dopo la lettura della Passione secondo San Giovanni, Padre Raniero Cantalamessa, O.F.M.Cap., Predicatore della Casa Pontificia, ha tenuto l’omelia. La Liturgia della Passione è proseguita con la Preghiera universale e l’adorazione della Santa Croce e si è conclusa con la Santa Comunione.

Alle 21:00, il Santo Padre ha presieduto al Colosseo il pio esercizio della Via Crucis, trasmesso in mondovisione. I testi delle meditazioni e delle preghiere proposte quest’anno per le stazioni della Via Crucis sono stati composti dal Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale emerito di Sua Santità per la Diocesi di Roma.

Benedetto XVI ha seguito la cerimonia dal colle Palatino. Il Cardinale Agostino Vallini, Vicario di Roma, ha portato la Croce nella prima e nell’ultima Stazione. La Croce è stata portata da fedeli di Haiti, dell’Iraq, da una pellegrina della Repubblica Democratica del Congo, da una pellegrina vietnamita, da due francescani della Custodia di Terra Santa, da volontari che operano con i malati, da una persona in sedia a rotelle e da una famiglia della Diocesi di Roma.

Al termine della Via Crucis, il Papa ha rivolto ai presenti e a quanti lo seguivano attraverso la radio e la televisione, alcune parole:

“I testi, le meditazioni e le preghiere della Via Crucis ci hanno aiutato a guardare a questo mistero della Passione per apprendere l’immensa lezione di amore che Dio ci ha dato sulla Croce, perché nasca in noi un rinnovato desiderio di convertire il nostro cuore, vivendo ogni giorno lo stesso amore, l’unica forza capace di cambiare il mondo”.

“Il Venerdì Santo è il giorno della speranza più grande, quella maturata sulla Croce (...). Dal giorno in cui Cristo vi è stato innalzato, la Croce, che appare come il segno dell’abbandono, della solitudine, del fallimento è diventata un nuovo inizio: dalla profondità della morte si innalza la promessa della vita eterna. Sulla Croce brilla già lo splendore vittorioso dell’alba del giorno di Pasqua”.

“Nel silenzio di questa notte, nel silenzio che avvolge il Sabato Santo, toccati dall’amore sconfinato di Dio, viviamo nell’attesa dell’alba del terzo giorno, l’alba della vittoria dell’Amore di Dio, l’alba della luce che permette agli occhi del cuore di vedere in modo nuovo la vita, le difficoltà, la sofferenza”.

“I nostri insuccessi, le nostre delusioni, le nostre amarezze, che sembrano segnare il crollo di tutto, sono illuminati dalla speranza. L’atto di amore della Croce viene confermato dal Padre e la luce sfolgorante della Risurrezione tutto avvolge e trasforma: dal tradimento può nascere l’amicizia; dal rinnegamento, il perdono; dall’odio, l’amore”.

“Donaci, Signore, di portare con amore la nostra croce, le nostre croci quotidiane, nella certezza che esse sono illuminate dal fulgore della tua Pasqua. Amen”.
BXVI-SETTIMANA SANTA/VENERDÌ SANTO/... VIS 20100407 (490)

SABATO SANTO: CRISTO ERBA MEDICINALE CONTRO LA MORTE

CITTA' DEL VATICANO, 3 APR. 2010 (VIS). Alle ore 21:00 Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua. La Veglia ha avuto inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e l’accensione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare con il cero pasquale e il canto dell’Exsultet, hanno fatto seguito la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica, concelebrata con i Cardinali. Nel corso della Liturgia Battesimale il Santo Padre ha amministrato i Sacramenti dell’iniziazione cristiana a sei catecumeni provenienti da diversi Paesi.

Dopo la lettura del Vangelo il Papa ha tenuto l’omelia. “Cari fratelli e sorelle” – ha detto il Papa – “un’antica leggenda giudaica tratta dal libro apocrifo ‘La vita di Adamo ed Eva’ racconta che Adamo, nella sua ultima malattia, avrebbe mandato il figlio Set insieme con Eva nella regione del Paradiso a prendere l’olio della misericordia, per essere unto con questo e così guarito. (...) In questa leggenda diventa visibile tutta l’afflizione dell’uomo di fronte al destino di malattia, dolore e morte che ci è stato imposto. Si rende evidente la resistenza che l’uomo oppone alla morte: da qualche parte – hanno ripetutamente pensato gli uomini – dovrebbe pur esserci l’erba medicinale contro la morte”.

“Pure la scienza medica attuale cerca, anche se non proprio di escludere la morte, di eliminare tuttavia il maggior numero possibile delle sue cause, di rimandarla sempre di più; di procurare una vita sempre migliore e più lunga” – ha proseguito il Papa – “Ma riflettiamo ancora un momento: come sarebbe veramente, se si riuscisse, magari non ad escludere totalmente la morte, ma a rimandarla indefinitamente, a raggiungere un’età di parecchie centinaia di anni? Sarebbe questa una cosa buona? L’umanità invecchierebbe in misura straordinaria, per la gioventù non ci sarebbe più posto. Si spegnerebbe la capacità dell’innovazione e una vita interminabile sarebbe non un paradiso, ma piuttosto una condanna”.

“La vera erba medicinale contro la morte dovrebbe essere diversa” – ha sottolineato il Pontefice – “Non dovrebbe portare semplicemente un prolungamento indefinito di questa vita attuale. Dovrebbe trasformare la nostra vita dal di dentro. Dovrebbe creare in noi una vita nuova, veramente capace di eternità: dovrebbe trasformarci in modo tale da non finire con la morte, ma da iniziare solo con essa in pienezza”.

“Ciò che è nuovo ed emozionante del messaggio cristiano, del Vangelo di Gesù Cristo, era ed è tuttora questo, che ci viene detto: sì, quest’erba medicinale contro la morte, questo vero farmaco dell’immortalità esiste. È stato trovato. È accessibile. Nel Battesimo questa medicina ci viene donata. Una vita nuova inizia in noi, una vita nuova che matura nella fede e non viene cancellata dalla morte della vecchia vita, ma che solo allora viene portata pienamente alla luce”.

“Ciò che avviene nel Battesimo” – ha spiegato il Pontefice – “è l’inizio di un processo che abbraccia tutta la nostra vita – ci rende capaci di eternità, così che nell’abito di luce di Gesù Cristo possiamo apparire al cospetto di Dio e vivere con Lui per sempre. Nel rito del Battesimo ci sono due elementi in cui questo evento si esprime e diventa visibile anche come esigenza per la nostra ulteriore vita. C’è anzitutto il rito delle rinunce e delle promesse. (...) In esso leviamo le ‘vesti vecchie’ con le quali non si può stare davanti a Dio. (...). Questa rinuncia è, infatti, una promessa in cui diamo la mano a Cristo, affinché Egli ci guidi e ci rivesta”.

“Quali siano le ‘vesti’ che deponiamo, (...) si rende evidente quando leggiamo, nel quinto capitolo della ‘Lettera ai Galati’, che cosa Paolo chiami ‘opere della carne’ – (...). Paolo le designa così: ‘fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere’. Sono queste le vesti che deponiamo; sono vesti della morte”.

“Poi il battezzando nella Chiesa antica si volgeva verso oriente – simbolo della luce, simbolo del nuovo sole della storia, nuovo sole che sorge, simbolo di Cristo. (...). Così Dio stesso ci veste dell’abito di luce, dell’abito della vita. Paolo chiama queste nuove ‘vesti’ ‘frutto dello Spirito’ e le descrive con le seguenti parole: ‘amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé’".

“Nella Chiesa antica, il battezzando veniva poi veramente spogliato delle sue vesti. Egli scendeva nel fonte battesimale e veniva immerso tre volte – un simbolo della morte che esprime tutta la radicalità di tale spogliazione e di tale cambio di veste. Questa vita, che comunque è votata alla morte, il battezzando la consegna alla morte, insieme con Cristo, e da Lui si lascia trascinare e tirare su nella vita nuova che lo trasforma per l’eternità”.

“Nel corso dei secoli” – ha concluso il Papa – “i simboli sono diventati più scarsi, ma l’avvenimento essenziale del Battesimo è tuttavia rimasto lo stesso. Esso non è solo un lavacro, ancor meno un’accoglienza un po’ complicata in una nuova associazione. È morte e risurrezione, rinascita alla nuova vita. Sì, l’erba medicinale contro la morte esiste. Cristo è l’albero della vita reso nuovamente accessibile. Se ci atteniamo a Lui, allora siamo nella vita”.
BXVI-SETTIMANA SANTA/SABATO SANTO/... VIS 20100407 (860)

UMANITÀ NECESSITA “ESODO” CONVERSIONE SPIRITUALE E MORALE


CITTA' DEL VATICANO, 4 APR. 2010 (VIS). Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato la Santa Messa della Domenica della Pasqua di Risurrezione in Piazza San Pietro e prima della celebrazione il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, ha presentato, a nome di tutti, gli auguri di Pasqua al Santo Padre.

Al termine dell’Eucaristia, alle 12:00, dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, il Papa ha rivolto ai fedeli presenti in Piazza San Pietro ed a quanti lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione il Messaggio Pasquale, di cui di seguito riportiamo alcuni estratti:

"’Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!’ Cari fratelli e sorelle! Vi reco l’annuncio della Pasqua con queste parole della Liturgia, che riecheggiano l’antichissimo inno di lode degli ebrei dopo il passaggio del Mar Rosso. (...) Il Vangelo ci ha rivelato il compimento delle antiche figure: con la sua morte e risurrezione, Gesù Cristo ha liberato l’uomo dalla schiavitù radicale, quella del peccato, e gli ha aperto la strada verso la vera Terra promessa, il Regno di Dio, Regno universale di giustizia, di amore e di pace”.

“Questo ‘esodo’ avviene prima di tutto dentro l’uomo stesso, e consiste in una nuova nascita nello Spirito Santo, effetto del Battesimo che Cristo ci ha donato proprio nel mistero pasquale. L’uomo vecchio lascia il posto all’uomo nuovo; la vita di prima è alle spalle, si può camminare in una vita nuova. Ma l’’esodo’ spirituale è principio di una liberazione integrale, capace di rinnovare ogni dimensione umana, personale e sociale”.

“Sì, fratelli, la Pasqua è la vera salvezza dell’umanità! (...) La Risurrezione di Cristo è una nuova creazione, come un innesto che può rigenerare tutta la pianta. E’ un avvenimento che ha modificato l’orientamento profondo della storia, sbilanciandola una volta per tutte dalla parte del bene, della vita, del perdono”.

“Il popolo cristiano, uscito dalle acque del Battesimo, è inviato in tutto il mondo a testimoniare questa salvezza, a portare a tutti il frutto della Pasqua, che consiste in una vita nuova, liberata dal peccato e restituita alla sua bellezza originaria, alla sua bontà e verità. (...) La Chiesa è il popolo dell’esodo, perché costantemente vive il mistero pasquale e diffonde la sua forza rinnovatrice in ogni tempo e in ogni luogo. Anche ai nostri giorni l’umanità ha bisogno di un ‘esodo’, non di aggiustamenti superficiali, ma di una conversione spirituale e morale”.

“Al Signore Gesù chiedo che in Medio Oriente, ed in particolare nella Terra santificata dalla sua morte e risurrezione, i Popoli compiano un ‘esodo’ vero e definitivo dalla guerra e dalla violenza alla pace ed alla concordia. Alle comunità cristiane, che, specialmente in Iraq, conoscono prove e sofferenze, il Risorto ripeta la parola carica di consolazione e di incoraggiamento che rivolse agli Apostoli nel Cenacolo: ‘Pace a voi!’”.

“Per quei Paesi Latino-americani e dei Caraibi che sperimentano una pericolosa recrudescenza dei crimini legati al narcotraffico, la Pasqua di Cristo segni la vittoria della convivenza pacifica e del rispetto per il bene comune. La diletta popolazione di Haiti, devastata dall’immane tragedia del terremoto, compia il suo ‘esodo’ dal lutto e dalla disperazione ad una nuova speranza, sostenuta dalla solidarietà internazionale. Gli amati cittadini cileni, prostrati da un’altra grave catastrofe, ma sorretti dalla fede, affrontino con tenacia l’opera di ricostruzione”.

“Nella forza di Gesù risorto, in Africa si ponga fine ai conflitti che continuano a provocare distruzione e sofferenze e si raggiunga quella pace e quella riconciliazione che sono garanzie di sviluppo. In particolare, affido al Signore il futuro della Repubblica Democratica del Congo, della Guinea e della Nigeria”.

“Il Risorto sostenga i cristiani che, per la loro fede, soffrono la persecuzione e persino la morte, come in Pakistan. Ai Paesi afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni sociali o religiose, Egli conceda la forza di intraprendere percorsi di dialogo e di convivenza serena. Ai responsabili di tutte le Nazioni, la Pasqua di Cristo rechi luce e forza, perché l’attività economica e finanziaria sia finalmente impostata secondo criteri di verità, di giustizia e di aiuto fraterno. La potenza salvifica della risurrezione di Cristo investa tutta l’umanità, affinché essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una ‘cultura di morte’ che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta”.

“Cari fratelli e sorelle! La Pasqua non opera alcuna magia. Come al di là del Mar Rosso gli ebrei trovarono il deserto, così la Chiesa, dopo la Risurrezione, trova sempre la storia con le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce. E tuttavia, questa storia è cambiata, è segnata da un’alleanza nuova ed eterna, è realmente aperta al futuro. Per questo, salvati nella speranza, proseguiamo il nostro pellegrinaggio, portando nel cuore il canto antico e sempre nuovo: ‘Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!’”.

Al termine del Messaggio e prima di impartire la Benedizione Urbi et Orbi, il Santo Padre ha rivolto gli auguri di Buona Pasqua in 65 lingue.
BXVI-SETTIMANA SANTA/URBI ET ORBI/... VIS 20100407 (840)

CRISTIANI: RICEVIAMO MISSIONE DI ANGELI MESSAGGERI CRISTO

CITTA' DEL VATICANO, 5 APR. 2010 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI, che nel pomeriggio di ieri ha raggiunto la residenza pontificia di Castel Gandolfo, è apparso alle 12:00 di oggi, Lunedì dell’Angelo, al balcone del Cortile del Palazzo Apostolico per guidare la recita del ‘Regina Cæli’ con i fedeli e i pellegrini li convenuti e in collegamento audio-video con Piazza San Pietro.

“Nella luce della Pasqua” – ha detto il Santo Padre - “rinnovo il mio più cordiale augurio di pace e di gioia. Come sapete, il lunedì dopo la Domenica di Risurrezione è detto tradizionalmente ‘Lunedì dell’Angelo’. È molto interessante approfondire questo riferimento all’’Angelo’. Naturalmente il pensiero va subito ai racconti evangelici della risurrezione di Gesù, nei quali compare la figura di un messaggero del Signore”.

“Ma l’Angelo della risurrezione richiama anche un altro significato” – ha proseguito il Pontefice – “Bisogna ricordare, infatti, che il termine ‘angelo’ oltre a definire gli Angeli, creature spirituali dotate di intelligenza e volontà, servitori e messaggeri di Dio, è anche uno dei titoli più antichi attribuiti a Gesù stesso”, da diversi scrittori cristiani come Tertulliano.

“Gesù Cristo, il Figlio di Dio, dunque, viene chiamato anche l’Angelo di Dio Padre” – ha spiegato il Papa – “Egli è il Messaggero per eccellenza del suo amore. Cari amici, pensiamo ora a ciò che Gesù risorto disse agli Apostoli: ‘Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi’; e comunicò ad essi il suo Santo Spirito”.

“Ciò significa che, come Gesù è stato annunciatore dell’amore di Dio Padre, anche noi lo dobbiamo essere della carità di Cristo: siamo messaggeri della sua risurrezione, della sua vittoria sul male e sulla morte, portatori del suo amore divino. Certo, rimaniamo per natura uomini e donne, ma riceviamo la missione di ‘angeli’, messaggeri di Cristo: viene data a tutti nel Battesimo e nella Cresima. In modo speciale, attraverso il Sacramento dell’Ordine, la ricevono i sacerdoti, ministri di Cristo; mi piace sottolinearlo in quest’Anno Sacerdotale”.
ANG/ANGELI/... VIS 20100407 (330)

BISOGNA TESTIMONIARE GIOIA DELLA RESURREZIONE

CITTA' DEL VATICANO, 7 APR. 2010 (VIS). Questa mattina alle 10:00, il Papa è partito in elicottero dalle Ville Pontificie di Castel Gandolfo per il Vaticano, per l’Udienza Generale, tenutasi in Piazza San Pietro.

“In questi giorni” – ha detto Benedetto XVI ai 21.000 fedeli provenienti da tutto il mondo – “la Chiesa celebra il mistero della Risurrezione e sperimenta la grande gioia che le deriva dalla buona notizia del trionfo di Cristo sul male e sulla morte. Una gioia che si prolunga non soltanto nell’Ottava di Pasqua, ma si estende per cinquanta giorni fino alla Pentecoste”.

“La Pasqua di Cristo” – ha detto il Santo Padre – “è l’atto supremo e insuperabile della potenza di Dio. È un evento assolutamente straordinario, il frutto più bello e maturo del ‘mistero di Dio’. (...) E, tuttavia, esso è anche un fatto “storico”, reale, testimoniato e documentato. È l’avvenimento che fonda tutta la nostra fede. È il contenuto centrale nel quale crediamo e il motivo principale per cui crediamo”.

“Tutta la nostra fede si fonda sulla trasmissione costante e fedele di questa ‘buona notizia’: Cristo è risorto” che – ha sottolineato Benedetto XVI – “richiede l’opera di testimoni entusiasti e coraggiosi. Ogni discepolo di Cristo, anche ciascuno di noi, è chiamato ad essere testimone. È questo il preciso, impegnativo ed esaltante mandato del Signore risorto”.

“Anche noi, infatti, siamo certi che il Signore, oggi come ieri, opera insieme ai suoi testimoni. È questo un fatto che possiamo riconoscere ogni qualvolta vediamo spuntare i germi di una pace vera e duratura, là dove l’impegno e l’esempio di cristiani e di uomini di buona volontà è animato da rispetto per la giustizia, da dialogo paziente, da convinta stima verso gli altri, da disinteresse, da sacrificio personale e comunitario. Vediamo purtroppo nel mondo anche tanta sofferenza, tanta violenza, tante incomprensioni. La celebrazione del Mistero pasquale, (...) è occasione propizia per riscoprire e professare con più convinzione la nostra fiducia nel Signore risorto, il quale accompagna i testimoni della sua parola operando prodigi insieme con loro”.

“Saremo davvero e fino in fondo testimoni di Gesù risorto” – ha detto il Papa – “quando lasceremo trasparire in noi il prodigio del suo amore; quando nelle nostre parole e, più ancora, nei nostri gesti, in piena coerenza con il Vangelo, si potrà riconoscere la voce e la mano di Gesù stesso”.

“Dappertutto, dunque, il Signore ci manda come suoi testimoni. Ma possiamo essere tali solo a partire e in riferimento continuo all’esperienza pasquale (...). In questo incontro personale con il Risorto stanno il fondamento incrollabile e il contenuto centrale della nostra fede, la sorgente fresca e inesauribile della nostra speranza, il dinamismo ardente della nostra carità. Così la nostra stessa vita cristiana coinciderà appieno con l’annuncio: ‘Cristo Signore è veramente risorto’”.

Nelle parole di saluto ai pellegrini il Papa si è rivolto – tramite l’Agenzia Itar-Tass – a tutti i russi, sia a quanti vivono in patria, sia a quelli che si trovano in varie parti del mondo. La Solennità della Santa Pasqua, che quest’anno abbiamo avuto la gioia di celebrare insieme tra cattolici e ortodossi, sia occasione di una rinnovata fraternità e di una sempre più intensa collaborazione nella verità e nella carità”.

Al termine dell’Udienza, il Santo Padre è rientrato in elicottero a Castel Gandolfo.
AG/PASQUA/... VIS 20100407 (530)

DICHIARAZIONE EX VESCOVO DI TRONDHEIM (NORVEGIA)

CITTA' DEL VATICANO, 7 APR. 2010 (VIS). Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha rilasciato questa mattina la Dichiarazione che segue, in risposta alle domande dei giornalisti circa il caso dell’ex vescovo Prelato di Trondheim, Monsignor Georg Müller, SS.CC.:

“Confermo le informazioni date nel Comunicato dell’Amministratore Apostolico di Trondheim (Norvegia), Monsignor Bernd Eidsvig, circa l’ex-Vescovo Prelato di Trondheim, Mons. Georg Müller, SS.CC., Vescovo della Prelatura fra il 1997 e il 2009”.

“La vicenda riguarda un caso di abuso sessuale di un minore dell’inizio degli anni 90, venuto a conoscenza delle autorità ecclesiastiche nel gennaio del 2009. La questione fu affrontata ed esaminata con rapidità tramite la Nunziatura di Stoccolma, per mandato della Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel maggio 2009 il Vescovo presentò le dimissioni, che vennero tempestivamente accettate dal Santo Padre, e in giugno lasciò la Prelatura. Si sottopose a un periodo di terapia e non svolge più attività pastorale”.

“Dal punto di vista delle leggi civili il caso era prescritto. La vittima, oggi maggiorenne, ha finora sempre chiesto di rimanere anonima”.
OP/ABUSI SESSUALI/MÜLLER VIS 20100407 (190)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 7 APR. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Saint Catharines (Canada), presentata dal Vescovo James Matthew Wingle, in conformità al canone 401, paragrafo 2, del Codice di Diritto Canonico.

Martedì 6 aprile il Santo Padre:

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Chalan Kanoa (Isole del Pacifico), presentata dal Vescovo Thomas Aguon Camacho, per raggiunti limiti d’età.

- Ha nominato l’Arcivescovo José Horacio Gómez, Arcivescovo Coadiutore dell’Arcidiocesi di Los Angeles (superficie: 14.019; popolazione: 11.606.889; cattolici: 4.603.000; sacerdoti: 1.144; religiosi: 2.589; diaconi permanenti: 306), Stati Uniti d’America. È stato finora Arcivescovo di San Antonio.

Giovedì 1° aprile il Santo Padre ha nominato:

- Il Monsignor Ruperto Cruz Santos, Vescovo di Balanga (popolazione: 1.373; popolazione: 639.000; cattolici: 568.276; sacerdoti: 59; religiosi: 105), Filippine. Il Vescovo eletto, finora Rettore del Pontificio Collegio Filippino a Roma, è nato a San Rafael Bulacan (Filippine), nel 1957 ed è stato ordinato sacerdote nel 1983.

- Capi Ufficio nella Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato i Monsignori Giuliano Gallorini, Assunto Scotti e Paolo Luca Braida, finora Minutanti nella medesima Sezione della Segreteria di Stato.
RE:NEC:NER:NA/.../... VIS 20100407 (200)
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