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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 24 gennaio 2011

COLLOQUIO RAPPRESENTANTI SANTA SEDE E VESCOVI E TEOLOGI INDIA

CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2011 (VIS). Nella tarda mattinata di oggi è stato reso pubblico il seguente Comunicato:

“Dal 16 al 22 gennaio, 2011, si è tenuto un colloquio fra l’Accademia Nazionale San Giovanni di Scienze della Salute a Bangalore (India), durante il quale una Delegazione della Santa Sede ha incontrato ventotto membri della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’India e ventisei teologi provenienti da diverse parti del Paese. La Delegazione della Santa Sede era guidata dal Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, accompagnato dall’Arcivescovo Luis Ladaria, S.I., Segretario del medesimo Dicastero e dal Monsignor Charles Scicluna, Promotore di Giustizia e da tre Officiali”.

“I membri dell’Episcopato indiano che hanno partecipato all’incontro, guidato dal Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’India, rappresentavano i tre riti ‘sui iuris’ delle Chiese dell’India”.

“Nella prima parte dell’incontro, i teologi hanno esaminato argomenti quali il ruolo specifico dei teologi nella Chiesa, la metodologia teologica in Oriente e in Occidente, l’inculturazione, Gesù Cristo quale unico Salvatore di tutte le genti, il rapporto tra la Chiesa di Cristo e le altre religioni, il concetto cristiano di autentica librazione umana, il ruolo della comunità di fede, il ‘sensus fidelium’ e il carattere distintivo della preghiera e della spiritualità cristiana”.

“La seconda parte del colloquio è stata organizzata dai Vescovi e dai rappresentanti della Santa Sede. Sono state esaminate diverse questioni relative al ruolo specifico e alla responsabilità dei Vescovi nella Chiesa, al Vescovo quale maestro di fede, al funzionamento della Commissione Dottrinale della Conferenze Episcopali, alla formazione dei futuri sacerdoti e membri delle congregazioni religiose, e alla corretta valutazione dei delitti canonici più gravi.
OP/ VIS 20110124 (290)

ASPETTO GIURIDICO INTRINSECAMENTE LEGATO MATRIMONIO

CITTA' DEL VATICANO, 22 GEN. 2011 (VIS). Questa mattina Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il Decano, i Prelati Uditori, gli Officiali e i collaboratori del Tribunale della Rota Romana, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Nel suo discorso Benedetto XVI si è soffermato sulla dimensione giuridica del matrimonio “che è insita nell'attività pastorale di preparazione e ammissione al matrimonio”.

“Non esiste” – ha sottolineato il Pontefice – “un matrimonio della vita ed un altro del diritto: non vi è che un solo matrimonio, il quale è costitutivamente vincolo giuridico reale tra l'uomo e la donna, un vincolo su cui poggia l'autentica dinamica coniugale di vita e di amore. (...) L'aspetto giuridico è intrinsecamente legato all'essenza del matrimonio”.

“Il diritto a sposarsi, o ‘ius connubii’, va visto in tale prospettiva” – ha detto il Papa – “Non si tratta, cioè, di una pretesa soggettiva che debba essere soddisfatta dai pastori mediante un mero riconoscimento formale, indipendentemente dal contenuto effettivo dell'unione. Il diritto a contrarre matrimonio presuppone che si possa e si intenda celebrarlo davvero, dunque nella verità della sua essenza così come è insegnata dalla Chiesa. Nessuno può vantare il diritto a una cerimonia nuziale. Lo ‘ius connubii’, infatti, si riferisce al diritto di celebrare un autentico matrimonio”.

“Non bisogna mai dimenticare, tuttavia” – ha proseguito il Pontefice – “che l'obiettivo immediato di tale preparazione è quello di promuovere la libera celebrazione di un vero matrimonio, la costituzione cioè di un vincolo di giustizia ed amore tra i coniugi, con le caratteristiche dell’unità ed indissolubilità, ordinato al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole, e che tra battezzati costituisce uno dei sacramenti della Nuova Alleanza. Con ciò non viene rivolto alla coppia un messaggio ideologico estrinseco, né tanto meno viene imposto un modello culturale; piuttosto, i fidanzati vengono posti in grado di scoprire la verità di un'inclinazione naturale e di una capacità di impegnarsi che essi portano inscritte nel loro essere relazionale uomo-donna. È da lì che scaturisce il diritto quale componente essenziale della relazione matrimoniale, radicato in una potenzialità naturale dei coniugi che la donazione consensuale attualizza”.

“Tra i mezzi per accertare che il progetto dei nubendi sia realmente coniugale spicca l'esame prematrimoniale.” – ha detto ancora il Santo Padre- “Tale esame ha uno scopo principalmente giuridico: accertare che nulla si opponga alla valida e lecita celebrazione delle nozze. Giuridico non vuol dire però formalistico, come se fosse un passaggio burocratico consistente nel compilare un modulo sulla base di domande rituali. Si tratta invece di un'occasione pastorale unica (...) il pastore cerca di aiutare la persona a porsi seriamente dinanzi alla verità su se stessa e sulla propria vocazione umana e cristiana al matrimonio. In questo senso il dialogo, sempre condotto separatamente con ciascuno dei due fidanzati - senza sminuire la convenienza di altri colloqui con la coppia - richiede un clima di piena sincerità, nel quale si dovrebbe far leva sul fatto che gli stessi contraenti sono i primi interessati e i primi obbligati in coscienza a celebrare un matrimonio valido”.

“In questo modo, con i vari mezzi a disposizione per un’accurata preparazione e verifica, si può sviluppare un’efficace azione pastorale volta alla prevenzione delle nullità matrimoniali. Bisogna adoperarsi affinché si interrompa, nella misura del possibile, il circolo vizioso che spesso si verifica tra un’ammissione scontata al matrimonio, senza un’adeguata preparazione e un esame serio dei requisiti previsti per la sua celebrazione, e una dichiarazione giudiziaria talvolta altrettanto facile, ma di segno inverso, in cui lo stesso matrimonio viene considerato nullo solamente in base alla constatazione del suo fallimento”.

“Il diritto canonico in generale, e in specie quello matrimoniale e processuale” – ha insistito Benedetto XVI – “richiedono certamente una preparazione particolare, ma la conoscenza degli aspetti basilari e di quelli immediatamente pratici del diritto canonico (...) costituisce un’esigenza formativa di primaria rilevanza per tutti gli operatori pastorali, in particolare per coloro che agiscono nella pastorale familiare”.

“Tutto ciò richiede, inoltre, che l'operato dei tribunali ecclesiastici trasmetta un messaggio univoco circa ciò che è essenziale nel matrimonio, in sintonia con il Magistero e la legge canonica, parlando ad una sola voce. (...) Di recente ho insistito sulla necessità di giudicare rettamente le cause relative all'incapacità consensuale. La questione continua ad essere molto attuale, e purtroppo permangono ancora posizioni non corrette, come quella di identificare la discrezione di giudizio richiesta per il matrimonio con l’auspicata prudenza nella decisione di sposarsi, confondendo così una questione di capacità con un'altra che non intacca la validità, poiché concerne il grado di saggezza pratica con cui si è presa una decisione che è, comunque, veramente matrimoniale. Più grave ancora sarebbe il fraintendimento se si volesse attribuire efficacia invalidante alle scelte imprudenti compiute durante la vita matrimoniale”.

“Nell'ambito delle nullità per l'esclusione dei beni essenziali del matrimonio occorre altresì un serio impegno perché le pronunce giudiziarie rispecchino la verità sul matrimonio, la stessa che deve illuminare il momento dell'ammissione alle nozze. Penso, in modo particolare, alla questione dell'esclusione del ‘bonum coniugum’. In relazione a tale esclusione sembra ripetersi lo stesso pericolo che minaccia la retta applicazione delle norme sull'incapacità, e cioè quello di cercare dei motivi di nullità nei comportamenti che non riguardano la costituzione del vincolo coniugale bensì la sua realizzazione nella vita”.

“Bisogna resistere” – ha detto infine il Santo Padre – “alla tentazione di trasformare le semplici mancanze degli sposi nella loro esistenza coniugale in difetti di consenso. La vera esclusione può verificarsi infatti solo quando viene intaccata l'ordinazione al bene dei coniugi (cfr ibid., can. 1055, § 1), esclusa con un atto positivo di volontà”.

Il Papa ha concluso il suo discorso riprendendo le sue riflessioni sul rapporto tra diritto e pastorale ed ha detto in merito che tale rapporto “è spesso oggetto di fraintendimenti, a scapito del diritto, ma anche della pastorale. Occorre invece favorire in tutti i settori, e in modo particolare nel campo del matrimonio e della famiglia, una dinamica di segno opposto, di armonia profonda tra pastoralità e giuridicità, che certamente si rivelerà feconda nel servizio reso a chi si avvicina al matrimonio”.
AC/ VIS 20110124 (980)

ANGELUS: CONSEGUIRE PIENA UNITÀ VISIBILE CRISTIANI

CITTA' DEL VATICANO, 23 GEN. 2011 (VIS). Alle ore 12:00 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

“In questi giorni, dal 18 al 25 gennaio” – ha detto il Papa – “si sta svolgendo la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani. Quest’anno essa ha per tema” – ha precisato il Papa – “un passo del libro degli Atti degli Apostoli, che riassume in poche parole la vita della prima comunità cristiana di Gerusalemme: ‘Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere’ (At 2,42). È molto significativo che questo tema sia stato proposto dalle Chiese e Comunità cristiane di Gerusalemme, riunite in spirito ecumenico. Sappiamo quante prove debbono affrontare i fratelli e le sorelle della Terra Santa e del Medio Oriente. Il loro servizio è dunque ancora più prezioso, avvalorato da una testimonianza che, in certi casi, è arrivata fino al sacrificio della vita. Perciò, mentre accogliamo con gioia gli spunti di riflessione offerti dalle Comunità che vivono a Gerusalemme, ci stringiamo intorno ad esse, e questo diventa per tutti un ulteriore fattore di comunione”.

“Anche oggi, per essere nel mondo segno e strumento di intima unione con Dio e di unità tra gli uomini, noi cristiani dobbiamo fondare la nostra vita su questi quattro ‘cardini’: la vita fondata sulla fede degli Apostoli trasmessa nella viva Tradizione della Chiesa, la comunione fraterna, l’Eucaristia e la preghiera. Solo in questo modo, rimanendo saldamente unita a Cristo, la Chiesa può compiere efficacemente la sua missione, malgrado i limiti e le mancanze dei suoi membri, malgrado le divisioni, che già l’apostolo Paolo dovette affrontare nella comunità di Corinto, come ricorda la seconda Lettura biblica di questa domenica, dove dice: ‘Vi esorto, fratelli ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire’ (1,10). L’Apostolo, infatti, aveva saputo che nella comunità cristiana di Corinto erano nate discordie e divisioni; perciò, con grande fermezza, aggiunge: ‘È forse diviso il Cristo?’ (1,13). Così dicendo, egli afferma che ogni divisione nella Chiesa è un’offesa a Cristo; e, al tempo stesso, che è sempre in Lui, unico Capo e Signore, che possiamo ritrovarci uniti, per la forza inesauribile della sua grazia”.

“Ecco allora il richiamo sempre attuale del Vangelo di oggi: ‘Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino’ (Mt 4,17). Il serio impegno di conversione a Cristo” – ha concluso il Pontefice – “è la via che conduce la Chiesa, con i tempi che Dio dispone, alla piena unità visibile. Ne sono un segno gli incontri ecumenici che in questi giorni si moltiplicano in tutto il mondo”.
ANG/ VIS 20110124 (460)
UDIENZA DELEGAZIONE CHIESA EVANGELICA LUTERANA TEDESCA

CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2011 (VIS). Questa mattina, nel Palazzo Apostolico, Benedetto XVI ha ricevuto una Delegazione della Chiesa Evangelica Luterana Tedesca, a Roma per la chiusura della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.

Nel discorso in lingua tedesca, il Santo Padre ha ricordato che il dialogo fra cattolici e luterani risale a cinquanta anni fa e che nonostante le differenze teologiche in alcuni ambiti fondamentali, sono stati compiuti grandi progressi verso l’unità e si sono poste le basi di una spiritualità e di una viva comunione nella fede.

Il Papa ha quindi affermato che in questi momenti alcuni sentono che l’obiettivo comune dell’unità piena e visibile dei cristiani sembra allontanarsi ed ha detto di condividere la preoccupazione di molti cristiani secondo i quali i risultati del lavoro ecumenico non sono sufficientemente visibili. Tuttavia il dialogo ecumenico, ha sottolineato il Pontefice, guidato dallo Spirito Santo, continua ad essere lo strumento fondamentale per superare le difficoltà, ed ha riaffermato l’importanza del dibattito teologico per contribuire alla comprensione delle questioni ancora sospese.
Benedetto XVI si è inoltre soffermato sulla necessità di una posizione comune relativa ai temi riguardanti la protezione e la dignità della persona umana e le grandi questioni relative alla famiglia, al matrimonio e alla sessualità.

Infine Benedetto XVI ha ricordato che nel 2017 ricorre il 500° anniversario della pubblicazione delle tesi di Martin Lutero, che diedero luogo alla divisione fra cattolici e luterani ed ha affermato che per gli uni e gli altri, tale commemorazione deve essere connotata dall’ecumenismo e non dal trionfalismo, e deve porre in risalto la fede comune nello stesso Dio, Uno e Trino. Tale data rappresenterà inoltre l’occasione per riflettere sui motivi della divisione e per sottoporsi ad una purificazione della coscienza. Nel contempo, ha aggiunto il Papa, sarà un’occasione per fare una valutazione dei 1500 anni che hanno preceduto la Riforma il cui patrimonio appartiene a cattolici e luterani.

Il Santo Padre ha concluso il suo discorso invitando tutti alla preghiera per chiedere allo Spirito Santo di aiutare a perseverare nel cammino intrapreso fino alla auspicata unità, senza indugiare sui risultati già conseguiti.
AC/ VIS 20110124 (360)

TELEGRAMMA CORDOGLIO MORTE TULLIA ZEVI

CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2011 (VIS). Il Santo Padre, tramite il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha fatto pervenire un telegramma di cordoglio al Presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane, Avvocato Renzo Gattegna, per la morte, all’età di 91 anni, della scrittrice e giornalista Tullia Zevi, ex Presidente dell’Unione.

“Appresa la mesta notizia della scomparsa della Signora Tullia Zevi, il Sommo Pontefice partecipa spiritualmente al lutto dei familiari e delle comunità ebraiche in Italia, assicurando preghiere e ricordandone l’alto profilo morale e l’autorevole contributo alla crescita, nella società italiana, dei valori di democrazia, pace e libertà e del sincero e fecondo dialogo tra ebrei e cristiani”.
TGR/ VIS 20110124 (120)

OPERATORI COMUNICAZIONE CATTOLICI: COERENZA VANGELO

CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2011 (VIS). Questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la presentazione del Messaggio per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema: “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”.
Giustifica
Alla Conferenza Stampa sono intervenuti l’Arcivescovo Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il Monsignor Paul Tighe, Segretario ed il Monsignor Giuseppe Antonio Scotti, Segretario Aggiunto del medesimo Pontificio Consiglio, con il Monsignor Angelo Scelzo, Sottosegretario del medesimo Dicastero.

“Il messaggio di quest’anno” – ha detto l’Arcivescovo Celli – “prende le mosse da un fatto oggi sempre più evidenze: è in atto una versa e vasta trasformazione culturale perché le nuove tecnologie non solo non stanno cambiando il modo di comunicare ma la comunicazione in se stessa”.

“Le nuove tecnologie” – ha proseguito l’Arcivescovo Celli – “offrono agli uomini grandi possibilità di incontro, superando i limiti dello spazio e della cultura di appartenenza, e creano la possibilità di dare adito a nuove amicizie nonostante gli inevitabili rischi”.

Il Presidente del Dicastero ha inoltre sottolineato che: “Le nuove possibilità relazioni offerte dalle moderne tecnologia mettono in risalto come oggi sia possibile non solo uno scambio di informazioni ma la stessa condivisione della visione del mondo, delle speranze e degli ideali”.

“Il Papa” – ha proseguito l’Arcivescovo Celli – “mette in collegamento tre aspetti umani importante della vita odierna: la comunicazione digitale, l’immagine di sé e la coerenza di vita. Le dinamiche comunicative nel mondo digitale suscitano nuovi modi di costruire la propria identità, ed è qui che avviene la chiamata del Santo Padre alla coerenza, all’autenticità”.

“Nel messaggio” – ha concluso l’Arcivescovo Celli – “si parla di uno ‘stile cristiano’ di presenza: è ciò che dà significato al titolo stesso del Messaggio, nel senso che la testimonianza di operatori cattolici non può esaurirsi nella semplice trattazione di temi religiosi, ma è chiamata a manifestarsi sul piano della concreta testimonianza personale. La coerenza di vita con il Vangelo è essa stessa una forma di annuncio; una comunicazione esplicita che rende credibile l’annuncio. Più che mai, l’esigenza di far conoscere il Vangelo nella sua integrità deve manifestarsi come un ’segno’ distintivo dell’era digitale”.
OP/ VIS 20110124 (360)

VERITÀ, ANNUNCIO E AUTENTICITÀ VITA ERA DIGITALE

CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2011 (VIS). Oggi è stato reso pubblico il Messaggio del Santo Padre per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, in programma il 5 giugno prossimo, sul tema: “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”.

Di seguito riportiamo ampi estratti del testo:

“Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale. Con tale modo di diffondere informazioni e conoscenze, sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione”.

“Si prospettano traguardi fino a qualche tempo fa impensabili, che suscitano stupore per le possibilità offerte dai nuovi mezzi e, al tempo stesso, impongono in modo sempre più pressante una seria riflessione sul senso della comunicazione nell’era digitale. Ciò è particolarmente evidente quando ci si confronta con le straordinarie potenzialità della rete ‘internet’ e con la complessità delle sue applicazioni. Come ogni altro frutto dell’ingegno umano, le nuove tecnologie della comunicazione chiedono di essere poste al servizio del bene integrale della persona e dell’umanità intera. Se usate saggiamente, esse possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rimane l’aspirazione più profonda dell’essere umano”.

“Nel mondo digitale, trasmettere informazioni significa sempre più spesso immetterle in una rete sociale, dove la conoscenza viene condivisa nell’ambito di scambi personali. La chiara distinzione tra il produttore e il consumatore dell’informazione viene relativizzata e la comunicazione vorrebbe essere non solo uno scambio di dati, ma sempre più anche condivisione. (...) D’altro canto, ciò si scontra con alcuni limiti tipici della comunicazione digitale: la parzialità dell’interazione, la tendenza a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore, il rischio di cadere in una sorta di costruzione dell’immagine di sé, che può indulgere all’autocompiacimento”.

“Il coinvolgimento sempre maggiore nella pubblica arena digitale, quella creata dai cosiddetti ‘social network’, conduce a stabilire nuove forme di relazione interpersonale, influisce sulla percezione di sé e pone quindi, inevitabilmente, la questione non solo della correttezza del proprio agire, ma anche dell’autenticità del proprio essere. (...) Nella ricerca di condivisione, di ‘amicizie’, ci si trova di fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio ‘profilo’ pubblico”.

“Le nuove tecnologie permettono alle persone di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture, inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grande opportunità, ma comporta anche una maggiore attenzione e una presa di coscienza rispetto ai possibili rischi. Chi è il mio “prossimo” in questo nuovo mondo? Esiste il pericolo di essere meno presenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordinaria? Esiste il rischio di essere più distratti, perché la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo “differente” rispetto a quello in cui viviamo? Abbiamo tempo di riflettere criticamente sulle nostre scelte e di alimentare rapporti umani che siano veramente profondi e duraturi? E’ importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita”.

“Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita. Del resto, anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia”.

“Anzitutto dobbiamo essere consapevoli che la verità che cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua ‘popolarità’ o dalla quantità di attenzione che riceve. Dobbiamo farla conoscere nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari ‘annacquandola’. Deve diventare alimento quotidiano e non attrazione di un momento”.

“La verità del Vangelo non è qualcosa che possa essere oggetto di consumo, o di fruizione superficiale, ma è un dono che chiede una libera risposta. Essa, pur proclamata nello spazio virtuale della rete, esige sempre di incarnarsi nel mondo reale e in rapporto ai volti concreti dei fratelli e delle sorelle con cui condividiamo la vita quotidiana. Per questo rimangono sempre fondamentali le relazioni umane dirette nella trasmissione della fede!”.

“Vorrei invitare, comunque, i cristiani ad unirsi con fiducia e con consapevole e responsabile creatività nella rete di rapporti che l’era digitale ha reso possibile. Non semplicemente per soddisfare il desiderio di essere presenti, ma perché questa rete è parte integrante della vita umana. II ‘web’ sta contribuendo allo sviluppo di nuove e più complesse forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevolezza condivisa. Anche in questo campo siamo chiamati ad annunciare la nostra fede che Cristo è Dio, il Salvatore dell’uomo e della storia, Colui nel quale tutte le cose raggiungono il loro compimento. La proclamazione del Vangelo richiede una forma rispettosa e discreta di comunicazione, che stimola il cuore e muove la coscienza; una forma che richiama lo stile di Gesù risorto quando si fece compagno nel cammino dei discepoli di Emmaus”.

“La verità che è Cristo, in ultima analisi, è la risposta piena e autentica a quel desiderio umano di relazione, di comunione e di senso che emerge anche nella partecipazione massiccia ai vari ‘social network’. I credenti, testimoniando le loro più profonde convinzioni, offrono un prezioso contributo affinché il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotivamente o che permette a chi è potente di monopolizzare le opinioni altrui. Al contrario, i credenti incoraggiano tutti a mantenere vive le eterne domande dell'uomo, che testimoniano il suo desiderio di trascendenza e la nostalgia per forme di vita autentica, degna di essere vissuta. È proprio questa tensione spirituale propriamente umana che sta dietro la nostra sete di verità e di comunione e che ci spinge a comunicare con integrità e onestà”.

“Invito soprattutto i giovani a fare buon uso della loro presenza nell’arena digitale. Rinnovo loro il mio appuntamento alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, la cui preparazione deve molto ai vantaggi delle nuove tecnologie”.
MESS/ VIS 20110124 (1050)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2011 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:

- Il Cardinale Stanislaw Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici.

- Il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

Sabato 22 gennaio il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:

- Il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

- Il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova (Italia), Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

- Il Vescovo Antoni Stankiewicz, Decano del Tribunale della Rota Romana.
AP/ VIS 20110124 (100)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Il Reverendo Mate Uzinic, Vescovo di Dubrovnik (superficie: 1.368; popolazione: 87.300; cattolici: 76.800; sacerdoti: 85; religiosi: 247), Croazia. Il Vescovo eletto è nato nel 1967 a Durava (Croazia) ed è stato ordinato sacerdote nel 1993. È stato finora Rettore del Seminario Maggiore nell’Arcidiocesi di Split-Makarska (Croazia).

- Il Vescovo Víctor Manuel Ochoa Cadavid, Vescovo di Málaga - Soatá (superficie: 7.466; popolazione: 177.600; cattolici: 167.500; sacerdoti: 63; religiosi: 87), Colombia. È stato finora Ausiliare di Medellín Colombia).

- Il Vescovo Robert Francis Vasa, Vescovo Coadiutore della Diocesi di Santa Rosa in California (superficie: 30.320; popolazione: 898.000; cattolici:167.945; sacerdoti: 101; religiosi: 87; diaconi permanenti: 35), Stati Uniti d’America. È stato finora Vescovo di Baker (Stati Uniti d’America).

Sabato 22 gennaio il Santo Padre ha nominato, per un triennio, Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa l’Arcivescovo Santos Abril y Castelló, Nunzio Apostolico.
NER:NEC:NA/ VIS 20110124 (160)
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