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giovedì 10 gennaio 2002

UDIENZE


CITTA' DEL VATICANO, 10 GEN. 2002 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienza il Cardinale Camillo Ruini, Suo Vicario Generale per la Diocesi di Roma e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI MEMBRI CORPO DIPLOMATICO


CITTA' DEL VATICANO, 10 GEN. 2002 (VIS). Questa mattina, nella Sala Regia in Vaticano, Giovanni Paolo II ha ricevuto i membri del Corpo Diplomatico accreditati presso la Santa Sede, per il tradizionale scambio di auguri per il nuovo anno. Attualmente sono 172 gli Stati che intrattengono relazioni diplomatiche piene con la Santa Sede, ai quali vanno aggiunti l'Unione Europea ed il Sovrano Militare Ordine di Malta e due Missioni a carattere speciale: la Missione della Federazione di Russia e l'Ufficio dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).

Al termine del discorso pronunciato dal Decano del Corpo Diplomatico, Ambasciatore Giovanni Galassi, della Repubblica di San Marino, il Papa si è soffermato sugli avvenimenti mondiali, contraddistinti da luci e ombre, dell'anno appena conclusosi.

Di seguito riportiamo estratti del discorso pronunciato dal Papa:

"Certo, l'orizzonte si presenta oscuro e molti di coloro che hanno conosciuto il grande movimento verso la libertà e il cambiamento degli anni novanta, si sorprendono oggi di essere attanagliati dalla paura di un avvenire ridiventato particolarmente incerto".

"Tuttavia, per quanti hanno posto la propria fiducia e la propria speranza in Gesù, (…), è risuonato proprio nel cuore della notte di Natale, il messaggio angelico. (…) La luce di Natale dà senso a tutti gli sforzi umani, posti in atto per rendere la terra più fraterna e solidale, affinché sia bello il viverci, e l'indifferenza, l'ingiustizia e l'odio non abbiano mai l'ultima parola".

"Tra i motivi di soddisfazione, va senz'altro menzionata l'unificazione progressiva dell'Europa, di cui è simbolo la recente adozione, da parte di dodici Paesi, di un'unica moneta. (…) È altresì importante che l'allargamento dell'Unione Europea continui a costituire una priorità. So inoltre che ci si sta interrogando circa l'opportunità di una Costituzione dell'Unione. In merito, è fondamentale che siano sempre meglio chiarificati gli obiettivi di questa costruzione europea e i valori sui quali essa deve fondarsi. Per questo, non senza una certa tristezza, ho preso atto del fatto che, fra i partner che dovranno contribuire alla riflessione sulla 'Convenzione' (…), le comunità dei credenti non sono state citate esplicitamente. La marginalizzazione delle religioni, che hanno contribuito ed ancora contribuiscono alla cultura e all'umanesimo dei quali l'Europa è legittimamente fiera, mi sembra essere al tempo stesso un'ingiustizia e un errore di prospettiva. Riconoscere un fatto storico innegabile non significa affatto disconoscere l'esigenza moderna di una giusta laicità degli Stati, e dunque dell'Europa!".

"Mi fa piacere far cenno pure alla notizia tanto attesa dell'avvio di un dialogo diretto tra i responsabili delle due comunità dell'isola di Cipro. Inoltre, un Parlamento legittimo in Kosovo è di buon augurio per un avvenire più democratico della regione. Dal mese di novembre scorso, poi, le delegazioni della Repubblica Popolare di Cina e della Repubblica di Cina siedono in seno all'Organizzazione Mondiale del Commercio. (…) Le conversazioni in corso tra le parti nel conflitto che lacera da tanti anni lo Sri Lanka sono senza dubbio da incoraggiare. Ecco, in definitiva, significativi passi in avanti sul sentiero della pacificazione tra gli uomini e i popoli".

"Ma la luce venuta dalla grotta di Betlemme illumina ugualmente, (…), le ambiguità e gli insuccessi delle nostre imprese. (…) Nella notte di Natale, ci siamo recati spiritualmente a Betlemme e abbiamo dovuto ahimè costatare che la Terra Santa, dove il Redentore ha visto la luce, è sempre, per colpa degli uomini, una terra di fuoco e di sangue. Nessuno può rimanere insensibile all'ingiustizia di cui il popolo palestinese è vittima da più di cinquant'anni. Nessuno può contestare il diritto del popolo israeliano a vivere nella sicurezza. Ma nessuno può nemmeno dimenticare le vittime innocenti che, da una parte e dall'altra, cadono ogni giorno sotto i colpi e gli spari. Le armi e gli attentati cruenti non saranno mai strumenti adeguati per far giungere messaggi politici agli interlocutori. Neanche però la logica della legge del taglione è adatta per preparare le vie della pace".

"Come ho già dichiarato tante volte, soltanto il rispetto dell'altro e delle sue legittime aspirazioni, l'applicazione del diritto internazionale, l'evacuazione dei territori occupati e uno statuto internazionalmente garantito per le parti più sacre di Gerusalemme, sono in grado di avviare un processo di pacificazione in questa parte del mondo, spezzando la catena infernale dell'odio e della vendetta".

"La legittima lotta contro il terrorismo, di cui gli odiosi attentati dell'11 settembre scorso sono l'espressione più efferata, ha ridato la parola alle armi. Di fronte alla barbara aggressione e ai massacri si pone non soltanto la questione della legittima difesa, ma anche quella dei mezzi più adatti a sradicare il terrorismo, come pure quella della ricerca delle cause che stanno all'origine di simili azioni, e quella delle misure da prendere per dare l'avvio a un processo di 'guarigione', per superare la paura ed evitare che male si aggiunga a male, violenza a violenza. Così, bisogna incoraggiare il nuovo governo installato a Kabul nei suoi sforzi tesi ad un'effettiva pacificazione di tutto l'Afghanistan. Devo, infine, accennare alle tensioni che oppongono, ancora una volta, l'India e il Pakistan, per invitare insistentemente i responsabili politici di queste grandi nazioni a dare la priorità assoluta al dialogo e al negoziato".

"Occorre inoltre ascoltare la domanda che ci viene rivolta dal cuore stesso di questo abisso: il posto e l'uso della religione nella vita degli uomini e delle società. Desidero ribadire qui, davanti a tutta la comunità internazionale, che uccidere in nome di Dio è una bestemmia e un pervertimento della religione, e voglio ripetere questa mattina quanto scrivevo nel mio Messaggio del 1° gennaio: 'È profanazione della religione proclamarsi terroristi in nome di Dio, uccidere e violentare l'uomo in nome di Dio. La violenza terrorista, infatti, è contraria alla fede in un Dio Creatore dell'uomo, un Dio che si prende cura dell'uomo e lo ama'".

"Di fronte a queste manifestazioni di violenza irrazionale e ingiustificabile, il grande pericolo è che altre situazioni passino inosservate e contribuiscano a far sì che popoli interi siano abbandonati al loro triste destino".

"Penso all'Africa, alle pandemie e agli scontri armati che ne stanno decimando le popolazioni. Di recente, nel corso di un dibattito in seno all'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, si faceva notare che ben 17 conflitti erano in atto nel continente africano. In una simile situazione, la nascita di una 'Unione africana' costituisce di per sé una buona notizia. Questa Organizzazione dovrebbe contribuire ad elaborare principi comuni che uniscano tutti gli Stati membri, per rispondere alle sfide più impegnative quali la prevenzione dei conflitti, l'educazione e la lotta contro la povertà".

"E come non far cenno all'America Latina, a cui ci sentiamo sempre così vicini? In alcuni Paesi di questo grande continente, il persistere di disuguaglianze sociali, il narcotraffico, fenomeni di corruzione e di violenza armata rischiano di minare le basi della democrazia e gettare il discredito sulla classe politica. Proprio di recente, la difficile situazione in Argentina si è espressa con pubblici disordini, che hanno dolorosamente colpito vite umane".

"Rivolgo un accorato appello agli abitanti dell'America Latina, e specialmente agli Argentini, perché nelle presenti difficoltà conservino viva la speranza, rimanendo consapevoli che, disponendo di così tante risorse umane e naturali, la situazione attuale non è irreversibile e può essere superata con l'apporto di tutti. A tal fine, è necessario accantonare gli interessi personali o di parte, e promuovere, con tutti i mezzi legittimi, l'interesse della nazione, tornando ai valori morali, come pure il dialogo aperto e franco e la rinuncia al superfluo in favore di quanti si trovano stretti da bisogni d'ogni sorta. In questo spirito, è bene ricordarsi che l'attività politica è anzitutto un nobile, austero e generoso servizio alla comunità".

"Non lasciamoci sopraffare dalla durezza di questi tempi. Apriamo piuttosto il cuore e l'intelligenza alle grandi sfide che ci attendono:
- la difesa della sacralità della vita umana in tutte le situazioni, specialmente di fronte alle manipolazioni genetiche;
- la promozione della famiglia, cellula fondamentale della società;
- l'eliminazione della povertà, grazie a sforzi dispiegati in favore dello sviluppo, della riduzione del debito e dell'apertura del commercio internazionale;
- il rispetto dei diritti dell'uomo in ogni circostanza, con speciale attenzione alle categorie di persone più vulnerabili: bambini, donne e rifugiati;
- il disarmo, la riduzione della vendita di armi ai paesi poveri e il consolidamento della pace dopo la fine dei conflitti;
- la lotta contro le grandi malattie e l'accesso dei più poveri alle cure e alle medicine di base;
- la salvaguardia dell'ambiente e la prevenzione delle catastrofi naturali;
- l'applicazione rigorosa del diritto e delle convenzioni internazionali".

"Certo, si potrebbero aggiungere tante altre esigenze. Ma se già queste priorità fossero al centro delle preoccupazioni dei responsabili politici, se gli uomini di buona volontà le traducessero in impegni quotidiani, se gli uomini di religione le includessero nel loro insegnamento, il mondo sarebbe radicalmente diverso".
AC/CORPO DIPLOMATICO/… VIS 20020110 (1470)
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