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venerdì 7 ottobre 2005

OTTAVA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 7 OTT. 2005 (VIS). L'Ottava Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi sull'Eucaristia è iniziata alle 9:00 di oggi, in presenza del Santo Padre e di 245 Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Juan Sandoval Iñiguez.

All'inizio della seconda parte della sessione mattutina, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, l'Arcivescovo Nikola Eterovic, ha chiesto ai presenti di pregare per le vittime dell'uragano tropicale in America Centrale. Successivamente ha comunicato che il Santo Padre, accogliendo il suggerimento di alcuni Padri Sinodali, ha disposto che lunedì 17 ottobre, dalle 18:00 alle 19:00, nella Basilica Vaticana, si celebri un'ora di Adorazione Eucaristica.

Seguono estratti di alcuni interventi:

CARDINALE ALFONSO LÓPEZ TRUJILLO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA. "Si può permettere l'accesso alla comunione eucaristica a coloro che negano i principi e i valori umani e cristiani? La responsabilità dei politici e legislatori è grande. Non si può separare una cosiddetta opzione personale dal compito socio politico. Non è un problema 'privato', occorre l'accettazione del Vangelo, del Magistero e della retta ragione! (...) Nell'Eucaristia è realmente presente il Signore della famiglia e della vita, dell'amore, dell'alleanza che unisce gli sposi. Dio è il Creatore della dignità umana. La questione non si risolve in modo congiunturale secondo la varietà degli atteggiamenti nei differenti paesi, poiché la coscienza dei cristiani e la comunione ecclesiale risulterebbero offuscate e confuse. Tutte quelle questioni devono essere chiarite e illuminate dalla Parola di Dio alla luce del Magistero della Chiesa. (...) I politici e i legislatori devono sapere che, proponendo o difendendo i progetti di leggi inique, hanno una grave responsabilità e devono porre rimedio al male fatto e diffuso per poter accedere alla comunione con il Signore che è via, verità e vita".

CARDINALE NASRALLAH PIERRE SFEIR, PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI MARONITI, CAPO DEL SINODO DELLA CHIESA MARONITA (LIBANO). "La Chiesa maronita ammette i sacerdoti coniugati. La metà dei nostri sacerdoti diocesani sono coniugati. Ma occorre riconoscere che il matrimonio dei sacerdoti, se risolve un problema, ne crea altri molto gravi. Un sacerdote sposato ha il dovere di occuparsi della consorte e dei figli, deve assicurare loro una buona educazione ed una posizione sociale. (...) Un'altra difficoltà sorge quando non vi è più comprensione fra il sacerdote sposato ed i parrocchiani. Malgrado ciò accade che il Vescovo della Diocesi alla quale il sacerdote appartiene non possa trasferirlo, in ragione dell'impossibilità per la sua famiglia di seguirlo. Malgrado tutto i sacerdoti sposati hanno conservato la fede del popolo con il quale hanno condiviso una vita dura. Senza questi sacerdoti, tale fede sarebbe scomparsa. (...) Il celibato è il gioiello più prezioso nel tesoro della Chiesa cattolica. Ma come conservarlo in una società erotizzata: giornali, Internet, manifesti, spettacoli, tutto procede senza vergogna, ferendo la virtù della castità. Va da sé che una volta ordinato il sacerdote non può più contrarre matrimonio. Inviare sacerdoti in un paese dove mancano da un paese che ne ha in numero sufficiente, non è una soluzione ideale, quando non si tiene conto delle tradizioni, delle abitudini e della mentalità. Il problema resta aperto".

CARDINALE FRANCIS ARINZE, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI (CITTÀ DEL VATICANO). "Nel trattare la Celebrazione Eucaristica, l''ars celebrandi' si riferisce alla partecipazione interiore ed esteriore da parte del celebrante e della Congregazione. (...) L''ars celebrandi' aiuta il sacerdote a porsi in una disposizione di piena fede e in un atteggiamento composto durante la Messa. Da una parte, il sacerdote non può isolarsi dai presenti, dall'altra, non deve diventare un protagonista che dà spettacolo di sé. Liturgia non è ciò che facciamo, bensì ciò che riceviamo nella fede. Per quanto riguarda coloro che contribuiscono alla Celebrazione Eucaristica - i servitori dell'altare, i lettori, il coro, ecc. - l''ars celebrandi' esige una buona preparazione, fede, umiltà e una costante attenzione al sacro mistero, più che a se stessi. Quando la Messa viene celebrata in questo spirito nutre la fede e la manifesta fortemente- 'lex orandi', 'lex credendi'. Grazie a un'autentica comprensione del ruolo delle norme liturgiche, una celebrazione siffatta è scevra da banalizzazioni e dissacrazioni. Essa fa sì che i fedeli tornino alle loro case, avendo ricevuto il nutrimento appropriato, spiritualmente rinfrancati e dinamicamente pronti all'evangelizzazione".

ARCIVESCOVO CORNELIUS FONTEM ESUA, COADIUTORE DI BAMENDA (CAMERUN). "Per sottolineare l'importanza della Liturgia della Parola durante la Celebrazione Eucaristica dovrebbe esserci nelle nostre parrocchie, innanzitutto, un'appropriata organizzazione del Ministero Pastorale Biblico. (...) In secondo luogo, dovrebbe essere sottolineata l'importanza dell'omelia che spiega la Parola di Dio a uso del fedele. Essa lega la Parola all'Eucaristia e fa sì che i partecipanti continuino a vivere l'Eucaristia, la testimonino nella carità e vadano in missione alla fine della celebrazione. (...) Senza l'omelia la celebrazione Eucaristica potrebbe essere considerata un atto di magia. È l'omelia a fare la differenza tra la celebrazione cristiana dell'Eucaristia e i sacrifici della Religione Tradizionale Africana, che molte volte sono accompagnati da invocazioni e formule magiche, spesso in lingue non comprese dai partecipanti. (...) In alcune Chiese Particolari dell'Africa, per esempio in molte Diocesi del Camerun, la Liturgia della Parola è introdotta da un solenne Lezionario o da una Processione della Bibbia che comincia immediatamente dopo la Preghiera d'Inizio e non subito prima della proclamazione del Vangelo. L'assemblea è così invitata ad ascoltare la Parola di Dio con la stessa attenzione e rispetto con cui ascolta un sovrano tradizionale che si rivolge ad essa o quando viene proclamato un suo messaggio".

VESCOVO DENIS GEORGE BROWNE, DI HAMILTON (NUOVA ZELANDA), PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI OCEANIA. "È importante, per noi come Chiesa, ricordare che le piccole comunità di cattolici hanno lo stesso diritto di partecipare all'Eucaristia dei loro fratelli e sorelle delle parrocchie grandi e impegnate. Noi, come Chiesa, abbiamo continuo bisogno di aprirci per trovare dei modi in cui l'Eucaristia sia di facile accesso per tutti i nostri fedeli. 'Allora gli dissero: Signore, dacci sempre questo pane' (Gv 6,34). Dobbiamo essere sensibili alle domande che i fedeli spesso ci pongono, per esempio: 'Perché pare che sia possibile che i preti un tempo sposati della Comunità Anglicana vengano ordinati e fungano da sacerdoti cattolici, mentre ex sacerdoti cattolici che hanno avuto la dispensa dal loro voto di celibato non possono svolgere alcuna funzione pastorale?'".

CARDINALE JEAN-LOUIS TAURAN, ARCHIVISTA E BIBLIOTECARIO DI SANTA ROMANA CHIESA (CITTÀ DEL VATICANO). "Almeno nel mondo occidentale, la genuflessione è sempre meno in uso. Praticamente non ci si inginocchia più durante la celebrazione della Messa. Durante la settimana, le chiese sono spesso chiuse, la visita al Santissimo Sacramento diventa spesso impossibile. Sarebbe bene ricordare l'importanza della testimonianza di cristiani e comunità che non esitano a inginocchiarsi per affermare la grandezza e la vicinanza di Dio nell'Eucaristia. Davanti all'Eucaristia, l'uomo riconosce di avere bisogno di un Altro che gli dia nuove energie per le battaglie della vita. Un mondo senza adorazione sarebbe un mondo a sola misura d'uomo. Un mondo che sia solo un mondo produttivo, renderebbe la vita insopportabile. Un mondo senza adorazione non solo è irreligioso, è un mondo inumano!".

ARCIVESCOVO WILLIAM JOSEPH LEVADA, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE (CITTÀ DEL VATICANO). "Una certa artificiale opposizione tra le omelie a carattere dottrinale e le omelie di carattere liturgico ha impedito la formazione catechetica dei fedeli che desiderano attuare la loro fede nel mondo odierno secolarizzato. Questa falsa dicotomia si può superare solamente mostrando come l'aspetto dottrinale colga il senso più profondo della Sacra Scrittura, analogamente a quanto fa la liturgia stessa: farci incontrare con Cristo, nostro Redentore. Propongo, pertanto, che il Sinodo faccia propria la raccomandazione di chiedere che un programma pastorale sia preparato - non da imporre, ma da proporre a coloro che predicano nelle celebrazioni eucaristiche domenicali sulla base della ripartizione in tre anni del Lezionario, collegando la proclamazione della dottrina della fede ai testi biblici nei quali tali verità sono radicate, e facendo riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica ed al suo Compendio recentemente pubblicato".
SE/OTTAVA CONGREGAZIONE/... VIS 20051007 (870)

SETTIMA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 6 OTT. 2005 (VIS). Alle 16:30 di oggi é iniziata la settima Congregazione Generale della XIº Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il presidente delegato di turno é stato il Cardinale Francis Arinze e hanno assistito 243 padri sinodali. Il Papa é stato presente a partire dalle 18:00.

Seguono estratti di alcuni interventi:

VESCOVO LUCIO ANDRICE MUANDULA, DI XAI-XAI (MOZAMBICO) "Partendo quindi dal presupposto dell'Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, e considerando che gli attuali dati statistici ci parlano di una grande scarsità di sacerdoti nel mondo, mi viene naturale chiedere fino a che punto una comunità ecclesiale priva del Sacramento dell'Eucaristia possa arrivare a quel dinamismo di vita che le permetta di trasformarsi in una comunità missionaria, capace di portare a compimento, con gioia, il progetto missionario che il Signore Gesù stesso ci ha affidato. (...) Bisogna quindi insistere nella giusta redistribuzione dei sacerdoti nel mondo, come è già stato più volte chiesto dai padri sinodali, ed è urgente riproporre a tutta la Chiesa, in particolare ai sacerdoti, una vera spiritualità eucaristica, tutta contrassegnata dalla gratuità del sacrificio di Cristo, che si dona come pane eucaristico, perché tutti possiamo accedere alla vita nuova della grazia".

CARDINALE ANTONIO MARIA ROUCO VARELA, ARCIVESCOVO DI MADRID (SPAGNA) "Il Concilio Vaticano II ha raccolto in una bellissima sintesi teologica i frutti dottrinali e pastorali del rinnovamento liturgico, spirituale e apostolico vissuto dalla Chiesa nella prima metà del XX secolo. Successivamente bisogna affrontare l'antitesi al Concilio, costituita dalle interpretazioni radicalmente secolarizzanti del contenuto, del significato e delle forme celebrative del Sacramento Eucaristico, 'fons et culmen totius vitae christianae'. Senza dimenticare la remora che la messa in discussione ecclesiologica della riforma liturgica da parte di piccoli gruppi ha supposto. Siamo quindi giunti al momento di una nuova sintesi dottrinale e pastorale che chiarisce e supera queste antitesi, per mezzo di un rinnovamento in chiave pasquale della dottrina, della catechesi e dell'esperienza pratica del Sacramento dell'Eucaristia, come quello in cui si attualizza il sacrificio e l'oblazione sacerdotale di Cristo; attraverso una pedagogia canonica e pastorale (...) che elimina il soggettivismo e l'arbitrarietà nelle forme della celebrazione e del culto eucaristico; e con la promozione di una spiritualità eucaristia, fondata sull'abitudine e nell'esperienza dell'adorazione del Sacramento per eccellenza, 'il Sacramento dell'Amore degli Amori'".

CARDINALE GODFRIED DANNEELS, ARCIVESCOVO DI MECHELEN-BRUSSEL, MALINES-BRUXELLES, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (BELGIO). "Questo Sinodo sull'Eucaristia ha due obiettivi. Vogliamo prima di tutto riflettere e approfondire le nostre conoscenze delle ricchezze del mistero dell'Eucaristia e (...) lavorare affinché tutte queste ricchezze giungano a radicarsi in una cultura postmoderna che è (...) a prima vista, sfavorevole a tale radicamento. Eppure la nostra cultura è piena di paradossi. (...) Per l'uomo contemporaneo la percezione dell'invisibile è difficile. Eppure vi è un sicuro interesse per tutto ciò che si trova al di là dell'orizzonte, al di là del sensibile, del razionale, dell'efficacia e della produttività; l'uomo contemporaneo è oltretutto un uomo d'azione, ma in quest'uomo si nasconde anche un'immensa sete di gratuità, del dono; non ama il rito a causa della sua ripetitività e della sua monotonia, tuttavia inventa sempre i propri riti; l'escatologia cristiana sembra dimenticata e persino ingannevole, ma non vi è mai stata una simile sete di un mondo migliore e un così grande bisogno di speranza; (...) l'uomo contemporaneo vuole muoversi e le nostre liturgie spesso sono diventate molto attive, persino attivistiche. Ma dimentichiamo che in molti dei nostri contemporanei vi è una autentica sete di silenzio. Abbiamo forse mal compreso il senso della 'actuosa participatio' che comporta anche il silenzio davanti al mistero. Tutti questi elementi della nostra cultura portano in sé dei semi per un'evangelizzazione della nostra cultura".

ARCIVESCOVO LUCIAN MURESAN, METROPOLITA DI FAGARAS E ALBA IULIA DEI ROMENI, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE. "In Romania, i comunisti hanno cercato di dare all'uomo soltanto il pane materiale, ed hanno voluto cacciare dalla società e dal cuore della persona umana il 'pane di Dio'. (...) Affinché i sacerdoti non potessero più celebrare e parlare di Dio furono messi in carcere per la sola colpa di essere cattolici. La stessa sorte la hanno avuta i laici che partecipavano alle Sante Messe celebrate clandestinamente. Nel famoso periodo della "rieducazione" e del "lavaggio del cervello" nelle carceri della Romania, per prendersi gioco dei sacerdoti, per ridicolizzare l'Eucaristia e per distruggere la dignità umana, i persecutori li hanno obbligati a celebrare con degli escrementi, ma non sono riusciti a togliere loro la fede. (...) Quante umiliazioni, quando durante l'inverno a meno 30 gradi erano svestiti a pelle nuda per la perquisizione; quante giornate passate nella famosa stanza nera, come pena perché furono scoperti nella preghiera. Mai, nessuno lo saprà. Questi martiri moderni, del XXº secolo hanno offerto tutta la loro sofferenza al Signore per la dignità e la libertà umana.(...) Le speranze non mancano, e penso prima di tutto al profondo senso religioso del nostro popolo, alla profonda devozione con cui questo popolo si accosta alle celebrazioni liturgiche ed alla Eucaristia".

VESCOVO NESTOR NGOY KATAHWA, DI KOLWEZI (REP. DEMOCRATICA DEL CONGO) "In un paese come il Congo-Kinshasa, i fedeli cattolici devono essere iniziati sempre più a portare all'Altare le loro sofferenze, che sono quelle di tutto il loro popolo e che perdurano da diversi decenni. Le frustrazioni per le ingiustizie e le disuguaglianze sociali, i rancori perché si vive in estrema povertà su un suolo e sottosuolo estremamente ricchi ma scandalosamente sfruttati per il benessere degli altri, le guerre che vengono imposte e che comportano distruzione e allontanamento forzato, gli sconvolgimenti dovuti agli odi tribali ed etnici, tanto per citare solo alcuni esempi, sono tragedie che lastricano la via crucis del popolo congolese. Essendo vittima e al tempo stesso artefice della sua stessa miseria, il popolo deve essere illuminato dal mistero del Corpo sacrificato e del Sangue versato per trovarvi la grazia della conversione, la purificazione dal peccato, la sincerità della riconciliazione con Dio e con il prossimo, l'impegno per combattere il male in ogni sua forma e in ogni settore della vita pubblica e privata. Che tutto il popolo congolese, insieme con i Pastori della Chiesa, trovi nell'Eucaristia il conforto e la forza necessari, fonte e pegno dell'auspicata e attesa ripresa del paese, per imporsi il più presto possibile! Ciò grazie alla buona volontà e alla collaborazione sincera di tutti".

ARCIVESCOVO CHARLES MAUNG BO, S.D.B., DI YANGON, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (MYANMAR). Oltre 2.500 parrocchie nel mondo adesso hanno l'Adorazione Eucaristica Perpetua. Circa 500 nelle Filippine, negli Stati Uniti le cappelle per l'adorazione perpetua sono circa 1.100, in Irlanda intorno alle 150, nella Corea del Sud circa 70 e ancor meno in India, nello Sri Lanka e nel Myanmar. Santo Padre! Se fosse possibile istituire cappelle di adorazione perpetua in tutte le diocesi del mondo e in tutte le parrocchie possibili, che splendido risultato sarebbe per l'Anno Eucaristico. (...) E in verità: finché la Chiesa non dirà forte che Gesù nel Santissimo Sacramento deve essere oggetto di adorazione perpetua per tutto ciò che ha fatto per la nostra salvezza, continuerà ad essere sconfitta dai suoi nemici. Ritengo che il modo migliore, il più sicuro e il più efficace per stabilire la pace in eterno sulla terra sia quello di ricorrere al grande potere dell'Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento".
SE/SETTIMA CONGREGAZIONE/... VIS 20051007 (1220)
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