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mercoledì 1 ottobre 2008

INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE MESE DI OTTOBRE

CITTA' DEL VATICANO, 1 SET. 2008 (VIS). L'intenzione Generale per l'Apostolato della Preghiera del Santo Padre Benedetto XVI per il mese di ottobre è la seguente: "Perché il Sinodo dei Vescovi aiuti i pastori e i teologi, i catechisti e gli animatori, che sono impegnati nel servizio della Parola di Dio, a trasmettere con coraggio le verità della fede in comunione con tutta la Chiesa".

  L'intenzione Missionaria è la seguente: "Perché in questo mese dedicato alle missioni, attraverso l'attività di animazione delle Pontificie Opere Missionarie e degli altri organismi, ogni Comunità cristiana senta la necessità di partecipare alla missione universale della Chiesa con la preghiera, il sacrificio e l'aiuto concreto".
BXVI-INTENZIONI PREGHIERA/OTTOBRE/…                       VIS 20081001 (100)


ESSENZIALE È ESSERE SEMPRE PIÙ CONFORMI A CRISTO

CITTA' DEL VATICANO, 1 OTT. 2008 (VIS). Questa mattina, nel corso dell'Udienza Generale, tenutasi in Piazza San Pietro con la partecipazione di 20.000 persone, il Santo Padre Benedetto XVI ha proseguito il ciclo di catechesi dedicato a San Paolo.

  Papa Benedetto XVI si è soffermato su due episodi che "dimostrano la venerazione e, nello stesso tempo, la libertà con cui l'Apostolo si rivolge a Cefa e agli altri Apostoli: il cosiddetto 'Concilio' di Gerusalemme e l'incidente di Antiochia di Siria, riportati nella 'Lettera ai Galati'".

  "Ogni Concilio e Sinodo della Chiesa" - ha detto il Santo Padre - "è 'evento dello Spirito' (...) che opera in tutta la Chiesa, conduce per mano gli Apostoli nell'intraprendere strade nuove per realizzare i suoi progetti: è Lui l'artefice principale dell'edificazione della Chiesa".

  Si trattava, nel Concilio di Gerusalemme, ha ricordato il Pontefice, "di rispondere al quesito se occorresse richiedere ai pagani che stavano aderendo a Gesù Cristo, il Signore, la circoncisione o se fosse lecito lasciarli liberi dalla Legge mosaica, cioè dall'osservanza delle norme necessarie per essere uomini giusti, ottemperanti alla Legge, e soprattutto liberi dalle norme riguardanti le purificazioni cultuali, i cibi puri e impuri e il sabato".

  "Se, (...), per Luca il Concilio di Gerusalemme esprime l'azione dello Spirito Santo, per Paolo rappresenta il decisivo riconoscimento della libertà condivisa fra tutti coloro che vi parteciparono: una libertà dalle obbligazioni provenienti dalla circoncisione e dalla Legge".

  "Tuttavia, come appare con grande chiarezza nelle 'Lettere ' di San Paolo - ha proseguito il Pontefice - "la libertà cristiana non s'identifica mai con il libertinaggio o con l'arbitrio di fare ciò che si vuole; essa si attua nella conformità a Cristo e perciò nell'autentico servizio per i fratelli, soprattutto per i più bisognosi".

  Riferendosi alla colletta che San Paolo organizzò per i poveri di Gerusalemme, Benedetto XVI ha sottolineato che essa "esprimeva il debito delle sue comunità per la Chiesa madre della Palestina, da cui avevano ricevuto il dono inenarrabile del Vangelo".

  "Il secondo episodio è il noto incidente di Antiochia, in Siria" - ha continuato il Santo Padre - "che attesta la libertà interiore di cui Paolo godeva: come comportarsi in occasione della comunione di mensa tra credenti di origine giudaica e quelli di matrice gentile? (...) Con l'arrivo di alcuni cristiani legati a Giacomo, 'il fratello del Signore' (Gal 1,19), Pietro aveva cominciato a evitare i contatti a tavola con i pagani, per non scandalizzare coloro che continuavano ad osservare le leggi di purità alimentare; e la scelta era stata condivisa da Barnaba".

  "In realtà, erano diverse le preoccupazioni di Paolo, da una parte, e di Pietro e Barnaba, dall'altra: per questi ultimi la separazione dai pagani rappresentava una modalità per tutelare e per non scandalizzare i credenti provenienti dal giudaismo, per Paolo costituiva, invece, un pericolo di fraintendimenti dell'universale salvezza in Cristo offerta sia ai pagani che ai giudei. Se la giustificazione si realizza soltanto in virtù della fede in Cristo, della conformità con Lui, senza alcuna opera della Legge, che senso ha osservare ancora le purità alimentari in occasione della condivisione della mensa?".

  "Strano a dirsi, ma scrivendo ai cristiani di Roma, alcuni anni dopo (intorno alla metà degli anni 50 d.C.), Paolo stesso" - ha ricordato il Papa - "si troverà di fronte ad una situazione analoga e chiederà ai forti di non mangiare cibo impuro per non perdere o per non scandalizzare i deboli. (...) L'incidente di Antiochia si rivelò così una lezione tanto per Pietro quanto per Paolo. Solo il dialogo sincero, aperto alla verità del Vangelo, poté orientare il cammino della Chiesa".

  "'Il Regno di Dio, infatti, non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. E' una lezione che dobbiamo imparare anche noi; con i carismi diversi affidati a Pietro e a Paolo, lasciamoci tutti guidare dallo Spirito, cercando di vivere nella libertà che trova il suo orientamento nella fede in Cristo e si concretizza nel servizio dei fratelli. Essenziale è essere sempre più conformi a Cristo. E' così che si diventa realmente liberi, così si esprime in noi il nucleo più profondo Legge: l'amore per Dio e per il prossimo".
AG/SAN PAOLO/...                                   VIS 20081001 (690)


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