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sabato 12 maggio 2007

INCONTRO COMUNITÀ TOSSICODIPENDENTI E RECITA ROSARIO


CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2007 (VIS). Oggi, sabato 12 maggio, al termine della celebrazione della Santa Messa in privato nella Cappella del Seminario "Bom Jesús" di Aparecida, il Santo Padre Benedetto XVI si recherà in visita alla "Fazenda da Esperança" a Guaratinguetá.

  Successivamente il Papa incontrerà i membri della Comunità della "Fazenda da Esperança", centro per il reinserimento dei tossicodipendenti.

  A mezzogiorno Benedetto XVI consumerà la seconda colazione nel Seminario "Bom Jesús" con i Membri del Praesidium della V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e del Caribe e con i Membri del Seguito Papale.

  Alle 18:00 (23:00 ora di Roma), nel Santuario dell'Aparecida, il Papa guiderà la recita del Santo Rosario e presiederà un incontro con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i diaconi del Brasile.
PV-BRASILE/.../GUARATINGUETÁ:APARECIDA               VIS 20070512 (140)


VESCOVI: TRASMETTERE FEDELTÀ PRIMATO E VOLONTÀ DI DIO

CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2007 (VIS). La "Catedral da Sé" (abbreviazione di sede episcopale), in São Paulo, è stato lo scenario dell'incontro del Santo Padre Benedetto XVI con i Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile. La monumentale chiesa neogotica, dedicata a Nostra Signora dell'Annunciazione, è una delle cinque più monumentali chiese gotiche al mondo che può accogliere ottomila persone. Il luogo di culto sorge sul Tropico del Capricorno, nello stesso luogo dell'antica Cattedrale del 1745. Nella cripta è sepolto l'indio Tibiriçá, primo indigeno catechizzato dal Padre José de Anchieta, nel  XVI secolo.

  Il Santo Padre è giunto alla Cattedrale poco prima delle 16:00 e si è rivolto ai 430 Vescovi presenti esprimendo la sua gioia per l'incontro con "un episcopato prestigioso, che presiede ad una delle più numerose popolazioni cattoliche del mondo".

  "La missione che ci è affidata, come Maestri della fede" - ha detto il Papa nell'omelia - "consiste nel ricordare (...) che il nostro Salvatore 'vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità'. (...) Da qui, il mandato di evangelizzare (...). L'obbligo di predicare la verità della fede, l'urgenza della vita sacramentale, la promessa dell'aiuto continuo di Cristo alla sua Chiesa".

  "Laddove Dio e la sua volontà non sono conosciuti, dove non esiste la fede in Gesù Cristo, e nella sua presenza nelle celebrazioni sacramentali, manca l'essenziale anche per la soluzione degli urgenti problemi sociali e politici. La fedeltà al primato di Dio e della sua volontà, conosciuta e vissuta in comunione con Gesù Cristo, è il dono essenziale che noi Vescovi e sacerdoti dobbiamo offrire alla nostra gente".

  Benedetto XVI ha proseguito rilevando che: "I tempi presenti risultano difficili per la Chiesa e molti dei suoi figli sono nella tribolazione. La vita sociale sta attraversando momenti di smarrimento sconcertante. Viene attaccata impunemente la santità del matrimonio e della famiglia, cominciando dal fare concessioni di fronte a pressioni capaci di incidere negativamente sui processi legislativi; si giustificano alcuni delitti contro la vita nel nome dei diritti della libertà individuale; si attenta alla dignità dell'essere umano; si diffonde la ferita del divorzio e delle libere unioni".

  "Più ancora" - ha proseguito il Pontefice - "quando, in seno alla Chiesa, è messo in questione il valore dell'impegno sacerdotale come affidamento totale a Dio attraverso il celibato apostolico e come totale disponibilità a servire le anime e si dà la preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche, la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo".

  Il Papa ha parlato successivamente della "questione dei cattolici che abbandonano la vita ecclesiale. Sembra chiaro" - ha affermato Benedetto XVI - "che la causa principale, tra le altre, di questo problema possa essere attribuita alla mancanza di un'evangelizzazione in cui Cristo e la sua Chiesa stiano al centro di ogni delucidazione. Le persone più vulnerabili al proselitismo aggressivo delle sette (...) sono in genere i battezzati non sufficientemente evangelizzati, facilmente influenzabili perché possiedono una fede fragile e, a volte, confusa, vacillante ed ingenua, anche se conservano una religiosità innata".

  Citando l'Enciclica "Deus caritas est" nella quale scrive: "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva", Papa Benedetto XVI ha ribadito che: "È necessario, pertanto, avviare l'attività apostolica come una vera missione nell'ambito del gregge costituito dalla Chiesa in Brasile, promuovendo un'evangelizzazione metodica e capillare in vista di un'adesione personale e comunitaria a Cristo".

  "In questo sforzo evangelizzatore" - ha sottolineato il Pontefice - "la comunità ecclesiale si distingue per le iniziative pastorali, inviando soprattutto nelle case delle periferie urbane e dell'interno, i suoi missionari, laici o religiosi, cercando di dialogare con tutti in spirito di comprensione e di delicata carità. Tuttavia, se le persone incontrate vivono in una situazione di povertà, bisogna aiutarle come facevano le prime comunità cristiane, praticando la solidarietà perché si sentano veramente amate. La gente povera delle periferie urbane o della campagna ha bisogno di sentire la vicinanza della Chiesa, sia nell'aiuto per le necessità più urgenti, sia nella difesa dei suoi diritti e nella promozione comune di una società fondata sulla giustizia e sulla pace".

  Trattando dell'importanza della vita sacramentale, il Papa ha menzionato il Sacramento della Riconciliazione ed ha invitato i Vescovi a "vigilare perché l'accusa e l'assoluzione dei peccati siano ordinariamente individuali, così come il peccato costituisce un fatto profondamente personale. (...) Ripartire da Cristo in tutti gli ambiti della missione, riscoprire in Gesù l'amore e la salvezza che il Padre ci dà. Mediante lo Spirito Santo: tale è la sostanza, la radice della missione episcopale che fa del Vescovo il primo responsabile della catechesi diocesana" - ha ribadito Papa Benedetto XVI - "È ovvio, pertanto, che i suoi catechisti non sono semplici comunicatori di esperienze di fede, ma devono essere autentici araldi, sotto la guida del loro Pastore, delle verità rivelate. La fede è un cammino condotto dallo Spirito Santo che si compendia in due parole: conversione e sequela", le quali "indicano chiaramente che la fede in Cristo implica una prassi di vita fondata sul duplice comandamento dell'amore di Dio e del prossimo, ed esprimono la dimensione sociale della vita".

  "Precisamente perchè fede, vita e celebrazione della sacra liturgia come fonte di fede e di vita sono inseparabili" - ha detto ancora il Pontefice - "è necessaria una più corretta applicazione dei principi indicati dal Concilio Vaticano II, riguardanti la Liturgia della Chiesa (...) il suo carattere sacro. (...) La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i santi Misteri".

  Successivamente il Papa ha ricordato ai Vescovi il dovere di "essere servitori della Parola, senza visioni riduttive né confusioni nella missione che ci è affidata. Non basta osservare la realtà a partire dalla fede; è necessario lavorare con il Vangelo alla mano ed ancorati all'autentica eredità della Tradizione Apostolica, senza interpretazioni motivate da ideologie razionalistiche. (...) Il dovere di conservare il deposito della fede e di mantenere la sua unità richiede una stretta vigilanza, in modo tale che esso sia 'conservato e trasmesso fedelmente, e che le posizioni particolari siano unificate nell'integrità del Vangelo di Cristo".

  "L'Ecumenismo (...), diventa in questo nostro tempo, nel quale si verifica l'incontro delle culture e la sfida del secolarismo, un compito sempre più urgente della Chiesa cattolica. (...) Il grande campo comune di collaborazione dovrebbe essere la difesa dei lavori morali fondamentali, trasmessi dalla tradizione biblica, contro la loro distruzione in una cultura relativistica e consumistica; è ancora, la fede in Dio Creatore ed in Gesù Cristo, suo Figlio incarnato".

  Infine Benedetto XVI ha fatto riferimento al "vasto contingente di brasiliani che vivono in situazione di indigenza" ed alla "disuguaglianza nella distribuzione del reddito", ricordando che "Una visione dell'economia e dei problemi sociali, dalla prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, porta a considerare le cose sempre dal punto di vista della dignità dell'uomo, che trascende il semplice gioco dei fattori economici".

  "È necessario formare nelle classi politiche ed imprenditoriali" - ha concluso Benedetto XVI - "un genuino spirito di verità e di onestà. Coloro che assumono un ruolo di leadership nella società devono cercare di prevedere le conseguenze sociali (...) delle proprie decisioni, agendo secondo criteri di massimizzazione del bene comune, invece di cercare profitti personali".
PV-BRASILE/VESCOVI/SÃO PAULO                     VIS 20070512 (1240)


FREI GALVÃO, PRIMO BRASILIANO ELEVATO GLORIA ALTARI

CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2007 (VIS). Alle  9:30 di questa mattina (14:30, ora di Roma), il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nel "Campo de Marte" di São Paulo, con la partecipazione di più di un milione di persone, la Santa Messa di Canonizzazione del Beato Frei Antonio de Santa Ana Galvão (1739-1822), sacerdote francescano che fondò il "Recolhimento" di Nostra Signora della Concezione della Divina Provvidenza, oggi Monastero dell'Immacolata Concezione della Luce.

  All'inizio dell'omelia, il Santo Padre ha salutato in particolare le monache Concezioniste che "dal Monastero della Luce" - ha detto il Papa - "dalla Capitale dello Stato di São Paulo, irradiano la spiritualità ed il carisma del primo brasiliano elevato alla gloria degli altari".

  "Il carisma francescano, evangelicamente vissuto" - ha proseguito il Pontefice - "ha dato frutti significativi attraverso la sua testimonianza di ardente adoratore dell'Eucaristia, di prudente e sapiente guida delle anime che lo cercavano e di grande devoto dell'Immacolata Concezione di Maria, della quale si considerava 'figlio e schiavo perpetuo'".

  Ribadendo che "Nella Sacra Eucaristia è contenuto tutto il bene spirituale della Chiesa", Benedetto XVI ha affermato che i cristiani "devono poter conoscere la fede della Chiesa, attraverso i suoi ministri ordinati, per l'esemplarità con cui compiono i riti prescritti, che indicano sempre nella liturgia eucaristica il centro di tutta l'opera di evangelizzazione. I fedeli, a loro volta, devono cercare di ricevere e venerare il Santissimo Sacramento con pietà e devozione, desiderando accogliere il Signore Gesù con fede, e sapendo ricorrere, ogni volta che sarà necessario, al Sacramento della riconciliazione per purificare l'anima da ogni peccato grave".

  "Consigliere di fama, pacificatore delle anime e delle famiglie" - ha detto il Papa di Fra Galvão, che fu "dispensatore della carità specialmente verso i poveri e gli infermi. Era molto ricercato per le confessioni, perché zelante, saggio e prudente. Una caratteristica di colui che ama veramente è il non voler che l'Amato venga offeso; la conversione dei peccatori era, perciò, la grande passione del nostro Santo".

  "Uniti con il Signore nella suprema comunione dell'Eucaristia e riconciliati con Lui e con il nostro prossimo, saremo così portatori di quella pace che il mondo non riesce a dare. Potranno gli uomini e le donne di questo mondo trovare la pace, se non saranno coscienti della necessità di riconciliarsi con Dio, con il prossimo e con sé stessi?", si è domandato il Pontefice.

  Benedetto XVI ha ricordato ancora che: "La fama della sua immensa carità non conosceva limiti", infatti: "Le iniziative di pastorale sociale, se sono orientate verso il bene dei poveri e degli infermi, portano in sé stesse questo sigillo divino", dell'amore di Dio per noi, che morì sulla Croce per la nostra salvezza.

  "Fra Galvão affermò con voce profetica la verità dell'Immacolata Concezione. (...) La Vergine Purissima, (...), vuole essere il sigillo definitivo del nostro incontro con Dio, nostro Salvatore. Non c'è frutto della grazia nella storia della salvezza che non abbia come strumento necessario la mediazione di Nostro Signore. Di fatto, questo nostro Santo si è donato in modo irrevocabile alla Madre di Gesù fin dalla sua giovinezza, desiderando appartenerle per sempre e scegliendo la Vergine Maria come Madre e Protettrice delle sue figlie spirituali".

  Benedetto XVI ha sottolineato ancora che: "Il mondo ha bisogno di vite limpide, di anime chiare, di intelligenze semplici, che rifiutino di essere considerate creature oggetto di piacere. È  necessario dire no a quei mezzi di comunicazione sociale che mettono in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità prima del matrimonio. È proprio ora che ci è data nella Madonna la miglior difesa contro i mali che affliggono la vita moderna; la devozione mariana è la sicura garanzia di protezione materna e di tutela nell'ora della tentazione".

  Al termine dell'omelia il Papa ha invitato i fedeli a rendere grazie a Dio per il dono della santità "che insieme alla fede, è la più grande grazia che possa essere concessa ad una creatura: il fermo desiderio di raggiungere la pienezza della carità, nella convinzione che la santità non solo è possibile ma anche necessaria ad ognuno nel proprio stato di vita, per svelare al mondo il vero volto di Cristo, nostro amico!".

  Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre è rientrato al Monastero di São Bento per la seconda colazione. Preso congedo dal Monastero, il Papa si è diretto alla Catedral da Sé a São Paulo per un incontro con i Vescovi del Brasile.
PV-BRASILE/CANONIZZAZIONE/SÃO PAULO               VIS 20070512 (760)


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