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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 28 dicembre 2009

COME PASTORI DOBBIAMO SVEGLIARCI MESSAGGIO DIO ARRIVI NOI


CITTA' DEL VATICANO, 24 DIC. 2009 (VIS). Questa sera, alle 22:00, Il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa della Notte per la Solennità del Natale del Signore 2009.

  Nel corso della celebrazione eucaristica, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa ha tenuto l'omelia.
 
  "Il Vangelo non ci racconta senza scopo la storia dei pastori. Essi ci mostrano come rispondere in modo giusto a quel messaggio che è rivolto anche a noi. Che cosa ci dicono allora questi primi testimoni dell'incarnazione di Dio?"

  "Dei pastori è detto anzitutto che essi erano persone vigilanti e che il messaggio poteva raggiungerli proprio perché erano svegli. Noi dobbiamo svegliarci, perché il messaggio arrivi fino a noi. Dobbiamo diventare persone veramente vigilanti. Che significa questo? La differenza tra uno che sogna e uno che sta sveglio consiste innanzitutto nel fatto che colui che sogna si trova in un mondo particolare. Svegliarsi significa uscire da tale mondo particolare dell'io ed entrare nella realtà comune, nella verità che, sola, ci unisce tutti. Il conflitto nel mondo, l'inconciliabilità reciproca, derivano dal fatto che siamo rinchiusi nei nostri propri interessi e nelle opinioni personali, nel nostro proprio minuscolo mondo privato. L'egoismo, quello del gruppo come quello del singolo, ci tiene prigionieri dei nostri interessi e desideri, che contrastano con la verità e ci dividono gli uni dagli altri".

  "Svegliarsi significa così sviluppare la sensibilità per Dio; per i segnali silenziosi con cui Egli vuole guidarci; per i molteplici indizi della sua presenza. (...) La capacità percettiva per Dio sembra quasi una dote che ad alcuni è rifiutata. E in effetti - la nostra maniera di pensare ed agire, la mentalità del mondo odierno, la gamma delle nostre varie esperienze sono adatte a ridurre la sensibilità per Dio (...).  E tuttavia in ogni anima è presente, in modo nascosto o aperto, l'attesa di Dio, la capacità di incontrarlo. (...) Signore, apri gli occhi dei nostri cuori, affinché diventiamo vigilanti e veggenti e così possiamo portare la tua vicinanza anche ad altri!".

  Torniamo al Vangelo di Natale" - ha proseguito il Pontefice - "(...) I pastori, dopo aver ascoltato il messaggio dell'Angelo (...) 'si affrettarono' dice letteralmente il testo greco. Ciò che era stato loro annunciato era così importante che dovevano andare immediatamente. In effetti, ciò che lì era stato detto loro andava totalmente al di là del consueto. Cambiava il mondo. È nato il Salvatore. (...) Nella nostra vita ordinaria le cose non stanno così. La maggioranza degli uomini non considera prioritarie le cose di Dio, esse non ci incalzano in modo immediato".

  "E così noi, nella stragrande maggioranza, siamo ben disposti a rimandarle. Prima di tutto si fa ciò che qui ed ora appare urgente. Nell'elenco delle priorità Dio si trova spesso quasi all'ultimo posto. (...) Il Vangelo ci dice: Dio ha la massima priorità. Se qualcosa nella nostra vita merita fretta senza indugio, ciò è, allora, soltanto la causa di Dio. (...) Proprio questa priorità ci insegnano i pastori. Da loro vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare da tutte le cose urgenti della vita quotidiana. Da loro vogliamo apprendere la libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni - per quanto importanti esse siano - per avviarci verso Dio, per lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo".

  "Alcuni commentatori fanno notare che per primi i pastori, le anime semplici, sono venuti da Gesù nella mangiatoia e hanno potuto incontrare il Redentore del mondo. I sapienti venuti dall'Oriente, i rappresentanti di coloro che hanno rango e nome, vennero molto più tardi. (...) Essi dovevano percorrere una via lunga e difficile, per arrivare a Betlemme. E avevano bisogno di guida e di indicazione".

  "Ebbene, anche oggi" - ha sottolineato il Pontefice - "esistono anime semplici ed umili che abitano molto vicino al Signore. (...) Ma la maggior parte di noi uomini moderni vive lontana da Gesù Cristo, da Colui che si è fatto uomo, dal Dio venuto in mezzo a noi. Viviamo in filosofie, in affari e occupazioni che ci riempiono totalmente e dai quali il cammino verso la mangiatoia è molto lungo. In molteplici modi Dio deve ripetutamente spingerci e darci una mano, affinché possiamo trovare l'uscita dal groviglio dei nostri pensieri e dei nostri impegni e trovare la via verso di Lui".

  "Ma per tutti c'è una via. Per tutti il Signore dispone segnali adatti a ciascuno. (...) Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. (...) Facciamoci viandanti verso Dio in molteplici modi: nell'essere interiormente in cammino verso di Lui. E tuttavia anche in cammini molto concreti - nella Liturgia della Chiesa, nel servizio al prossimo, in cui Cristo mi attende".

  "Ascoltiamo ancora una volta direttamente il Vangelo. I pastori si dicono l'un l'altro il motivo per cui si mettono in cammino  (...).  Letteralmente il testo greco dice: 'Vediamo questa Parola, che lì è accaduta'. (...) Sì, tale è la novità di questa notte: la Parola può essere guardata. Poiché si è fatta carne. (...) Il segno di Dio, il segno che viene dato ai pastori e a noi, non è un miracolo emozionante. Il segno di Dio è la sua umiltà. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo; diventa bambino; si lascia toccare e chiede il nostro amore".

  "Quanto desidereremmo noi uomini un segno diverso, imponente, inconfutabile del potere di Dio e della sua grandezza" - ha concluso Benedetto XVI - "Ma il suo segno ci invita alla fede e all'amore, e pertanto ci dà speranza: così è Dio. Egli possiede il potere ed è la Bontà. Ci invita a diventare simili a Lui. Sì, diventiamo simili a Dio, se ci lasciamo plasmare da questo segno; se impariamo, noi stessi, l'umiltà e così la vera grandezza; se rinunciamo alla violenza ed usiamo solo le armi della verità e dell'amore".
HML/MESSA DI MEZZANOTTE/...                    VIS 20091228 (1000)


ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 24 DIC. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Padre Olivier Schmitthaeusler, M.E.P., Vescovo Coadiutore del Vicariato Apostolico di Phnom-Penh (superficie: 31.946; popolazione: 5.387.000; cattolici: 13.085; sacerdoti: 58; religiosi: 111), Cambogia. Il Vescovo eletto è nato nel 1970 a Strasbourg (Francia) ed è stato ordinato sacerdote nel 1998. E' stato finora Vicario Generale di Phnom-Penh e Segretario della Conferenza Episcopale di Cambogia.
NEC/.../SCHMITTHAEUSLER                             VIS 20091228 (80)

COMUNICATO INCIDENTE MESSA DI MEZZANOTTE


CITTA' DEL VATICANO, 25 DIC. 2009 (VIS). Padre Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha reso noto questa mattina il Comunicato che segue:

  "Ieri sera, durante la processione di ingresso della celebrazione, una persona non equilibrata - tale Susanna Maiolo, di 25 anni, di cittadinanza italiana e svizzera - ha superato la transenna e, nonostante l'intervento della sicurezza, è riuscita a raggiungere il Santo Padre e ad afferrarne il pallio, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo scivolare a terra. Il Papa ha potuto prontamente rialzarsi e riprendere il cammino e tutta la celebrazione si è svolta senza alcun altro problema".
 
  "Purtroppo nel trambusto creatosi, il Cardinale Etchegaray è caduto, riportando la frattura del collo del femore. E' stato ricoverato al Policlinico Gemelli, le sue condizioni sono buone, ma dovrà essere sottoposto a operazione nei prossimi giorni".

  "La Maiolo, che non era armata ma manifesta segni di squilibrio psichico, è stata ricoverata in una struttura sanitaria, per essere sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio".

  "Ieri, 27 dicembre, il Cardinale Roger Etchegaray, è stato operato di artroprotesi totale dell'anca. L'intervento è riuscito e le condizioni cliniche del paziente sono buone".

  Il medesimo Comunicato del Direttore Padre Lombardi informa inoltre che il caso di Susanna Majolo "rimane sotto la competenza della magistratura vaticana" e che "Il Promotore di giustizia nei prossimi giorni dovrà prendere in  considerazione i rapporti dei medici e della gendarmeria vaticana, e alla luce di essi valutare gli eventuali successivi passi da compiere".
OP/INCIDENTE MESSA DI MEZZANOTTE/...                   VIS 20091228 (260)


GESÙ SEGNO PRESENZA SALVATRICE E LIBERATRICE UMANITÀ


CITTA' DEL VATICANO, 25 DIC. 2009 (VIS). Alle ore 12:00 di oggi, Solennità del Natale del Signore, dalla Loggia della Benedizione il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto il tradizionale Messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione ed infine ha impartito la Benedizione "Urbi et Orbi".

  Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio:

  "La liturgia della Messa dell'Aurora ci ha ricordato che ormai la notte è passata, il giorno è avanzato; la luce che promana dalla grotta di Betlemme risplende su di noi".

  "La luce del primo Natale fu come un fuoco acceso nella notte. Tutt'intorno era buio, mentre nella grotta risplendeva la luce vera 'che illumina ogni uomo'".

  "Anche oggi, mediante coloro che vanno incontro al Bambino, Dio accende ancora fuochi nella notte del mondo per chiamare gli uomini a riconoscere in Gesù il 'segno' della sua presenza salvatrice e liberatrice e allargare il 'noi' dei credenti in Cristo all'intera umanità".

  "Dovunque c'è un 'noi' che accoglie l'amore di Dio, là risplende la luce di Cristo, anche nelle situazioni più difficili. La Chiesa, come la Vergine Maria, offre al mondo Gesù, il Figlio, che Lei stessa ha ricevuto in dono, e che è venuto a liberare l'uomo dalla schiavitù del peccato".

  "Anche oggi, per la famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti, con lo stile della condivisione e della fedeltà all'uomo, la Chiesa ripete con i pastori: 'Andiamo fino a Betlemme' (Lc 2,15), lì troveremo la nostra speranza".

  "Il 'noi' della Chiesa vive là dove Gesù è nato, in Terra Santa, per invitare i suoi abitanti ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta e ad impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica. Il 'noi' della Chiesa è presente negli altri Paesi del Medio Oriente. Come non pensare alla tribolata situazione in Iraq e a quel piccolo gregge di cristiani che vive nella Regione? Esso talvolta soffre violenze e ingiustizie ma è sempre proteso a dare il proprio contributo all'edificazione della convivenza civile contraria alla logica dello scontro e del rifiuto del vicino".

  "Il 'noi' della Chiesa opera in Sri Lanka, nella Penisola coreana e nelle Filippine, come pure in altre terre asiatiche, quale lievito di riconciliazione e di pace".

  "Nel Continente africano non cessa di alzare la voce verso Dio per implorare la fine di ogni sopruso nella Repubblica Democratica del Congo; invita i cittadini della Guinea e del Niger al rispetto dei diritti di ogni persona ed al dialogo; a quelli del Madagascar chiede di superare le divisioni interne e di accogliersi reciprocamente; a tutti ricorda che sono chiamati alla speranza, nonostante i drammi, le prove e le difficoltà che continuano ad affliggerli".

  "In Europa e in America settentrionale, il 'noi' della Chiesa sprona a superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune ed a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate. In Honduras aiuta a riprendere il cammino istituzionale; in tutta l'America Latina il 'noi' della Chiesa è fattore identitario, pienezza di verità e di carità che nessuna ideologia può sostituire, appello al rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona ed al suo sviluppo integrale, annuncio di giustizia e di fraternità, fonte di unità".

  "Fedele al mandato del suo Fondatore, la Chiesa è solidale con coloro che sono colpiti dalle calamità naturali e dalla povertà, anche nelle società opulente. Davanti all'esodo di quanti migrano dalla loro terra e sono spinti lontano dalla fame, dall'intolleranza o dal degrado ambientale, la Chiesa è una presenza che chiama all'accoglienza. In una parola, la Chiesa annuncia ovunque il Vangelo di Cristo nonostante le persecuzioni, le discriminazioni, gli attacchi e l'indifferenza, talvolta ostile, che - anzi - le consentono di condividere la sorte del suo Maestro e Signore".
MESS/URBI ET ORBI/...                            VIS 20091228 (660)


SOSTENERE CREDENTI CHE SOFFRONO A CAUSA LORO FEDE


CITTA' DEL VATICANO, 26 DIC. 2009 (VIS). Questa mattina, festa di Santo Stefano, Papa Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l'Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

  "Colui che vagisce nella mangiatoia" - ha detto il Santo Padre - "è il Figlio di Dio fatto uomo, che ci chiede di testimoniare con coraggio il suo Vangelo, come ha fatto Santo Stefano - primo martire cristiano - il quale, pieno di Spirito Santo, non ha esitato a dare la vita per amore del suo Signore. Egli, come il suo Maestro, muore perdonando i propri persecutori e ci fa comprendere come l'ingresso del Figlio di Dio nel mondo dia origine ad una nuova civiltà, la civiltà dell'amore, che non si arrende di fronte al male e alla violenza e abbatte le barriere tra gli uomini, rendendoli fratelli nella grande famiglia dei figli di Dio".

  "La testimonianza di Stefano, come quella dei martiri cristiani, indica ai nostri contemporanei spesso distratti e disorientati, su chi debbano porre la propria fiducia per dar senso alla vita. Il martire, infatti, è colui che muore con la certezza di sapersi amato da Dio e, nulla anteponendo all'amore di Cristo, sa di aver scelto la parte migliore".

  "Oggi, presentandoci il diacono Santo Stefano come modello" - ha ricordato il Pontefice - "la Chiesa ci indica, altresì, nell'accoglienza e nell'amore verso i poveri, una delle vie privilegiate per vivere il Vangelo e testimoniare agli uomini in modo credibile il Regno di Dio che viene".

  "La Festa di santo Stefano ci ricorda anche i tanti credenti" - ha sottolineato il Pontefice - "che in varie parti del mondo, sono sottoposti a prove e sofferenze a causa della loro fede: Affidandoli alla sua celeste protezione, impegniamoci a sostenerli con la preghiera e a non venir mai meno alla nostra vocazione cristiana, ponendo sempre al centro della nostra vita Gesù Cristo, che in questi giorni contempliamo nella semplicità e nell'umiltà del presepe".
ANG/SANTO STEFANO/...                               VIS 20091228 (350)


DIFENDERE FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO


CITTA' DEL VATICANO, 27 DIC. 2009 (VIS). Prima della recita dell'Angelus di questa Domenica, Festa della Santa Famiglia, il Papa ha ricordato ai fedeli convenuti in Piazza San Pietro che: "Dio ha voluto rivelarsi nascendo in una famiglia umana, e perciò la famiglia umana è diventata icona di Dio!".

  "Dio" - ha detto il Papa - "è Trinità, è comunione d'amore, e la famiglia ne è, in tutta la differenza esistente tra il Mistero di Dio e la sua creatura umana, un'espressione che riflette il Mistero insondabile del Dio amore. (...) La famiglia umana, in un certo senso, è icona della Trinità per l'amore interpersonale e per la fecondità dell'amore".

  "La liturgia odierna" - ha precisato il Papa - "propone il celebre episodio evangelico di Gesù dodicenne che rimane nel Tempio, a Gerusalemme, all'insaputa dei suoi genitori, i quali, stupiti e preoccupati, ve lo ritrovano dopo tre giorni mentre discute con i dottori. Alla madre che gli chiede spiegazioni, Gesù risponde che deve 'essere nella proprietà', nella casa del suo Padre, cioè di Dio (cfr Lc 2,49). In questo episodio" - ha spiegato il Papa - "la decisione di Gesù di rimanere nel Tempio era soprattutto frutto della sua intima relazione col Padre, ma anche frutto dell'educazione ricevuta da Maria e da Giuseppe".

  "Qui possiamo intravedere il senso autentico dell'educazione cristiana: essa è il frutto di una collaborazione sempre da ricercare tra gli educatori e Dio. La famiglia cristiana è consapevole che i figli sono dono e progetto di Dio. Pertanto, non li può considerare come proprio possesso, ma, servendo in essi il disegno di Dio, è chiamata ad educarli alla libertà più grande, che è proprio quella di dire 'sì' a Dio per fare la sua volontà".

  Rivolgendosi successivamente a quanti prendono parte alla festa della Santa Famiglia a Madrid, il Santo Padre ha detto: "Dio, venuto al mondo nel seno di una famiglia, rende manifesto che questa istituzione è una via sicura per incontrarlo e conoscerlo, e un appello permanente ad impegnarsi per l'unità di tutti intorno all'amore. Uno dei maggiori servizi che noi cristiani possiamo rendere ai nostri simili è di offrire loro la nostra testimonianza serena e decisa di famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, salvaguardandola e promuovendola, poiché essa è di somma importanza per il presente e il futuro dell'umanità".

  "In effetti" - ha ribadito il Pontefice - "la famiglia è la scuola migliore dove si apprendono a vivere quei valori che rendono degna la persona e fanno grandi i popoli. In essa si condividono le sofferenze e le gioie, sentendosi tutti ricolmi dell'affetto che regna nella casa dal mero fatto di essere membri della stessa famiglia".

  Benedetto XVI ha invocato Dio affinché nelle famiglie "si respiri sempre questo amore di totale donazione e fedeltà che Gesù portò al mondo con la sua nascita, alimentandolo e rafforzandolo con la preghiera quotidiana, la pratica costante delle virtù, la reciproca comprensione e il rispetto reciproco".

  "Confidando nella materna intercessione di Maria Santissima, Regina delle Famiglie, e nella potente intercessione di San Giuseppe, Suo sposo, vi incoraggio a dedicarvi senza tregua a questa bella missione che il Signore ha posto nelle vostre mani. Contate anche sulla mia vicinanza e il mio affetto" - ha concluso il Pontefice - "e vi prego di portare il saluto particolare del Papa al vostro prossimo più bisognoso e a quanti si trovano in difficoltà".
ANG/SACRA FAMIGLIA/...                           VIS 20091228 (570)


PRANZO CON I POVERI DELLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO


CITTA' DEL VATICANO, 27 DIC. 2009 (VIS). Al termine della recita dell'Angelus, il Santo Padre si è recato presso la Comunità di Sant'Egidio, nel quartiere romano di Trastevere, per pranzare con 150 volontari e poveri assistiti dalla Comunità.

  Benedetto XVI ha condiviso la tavola con dodici persone, fra le quali una famiglia di nomadi, un rifugiato afgano sciita, un vedovo di novanta anni e un giovane di 25 anni, in sedia a rotelle sin dalla nascita, abbandonato dalla famiglia. Al termine del pasto il Papa ha offerto la torta a tutti gli invitati ed infine ha donato ai 31 bambini presenti alcuni giocattoli.

  "È per me una esperienza commovente essere con voi" - ha detto il Papa - "essere con gli amici di Gesù perché Gesù ama proprio le persone sofferenti, le persone con difficoltà e vuole averli come suoi fratelli e sorelle. Durante il pranzo, ho ascoltato storie dolorose e cariche di umanità (...) Sono qui tra voi per dirvi che vi sono vicino e vi voglio bene".

  "Anche la famiglia di Gesù, fin dai primi passi ha incontrato difficoltà, ha vissuto il disagio di non trovare ospitalità, fu costretta ad emigrare in Egitto per la violenza del re Erode. Voi conoscete la sofferenza ma avete qui, qualcuno che si prende cura di voi, anzi, qualcuno qui ha trovato la sua famiglia grazie al servizio premuroso della Comunità di Sant'Egidio, che offre un segno dell'amore di Dio per i poveri. Qui oggi si realizza quanto avviene a casa; chi serve e aiuta si confonde con chi è aiutato e servito, e al primo posto si trova chi è maggiormente nel bisogno".

  "In questa epoca di grandi difficoltà economiche" - ha aggiunto il Papa - "tutti dobbiamo essere segni di speranza e testimoni di un mondo nuovo per coloro che, chiusi nel proprio egoismo credono di poter essere felici da soli e vivono con tristezza o con una gioia effimera che rende vuoto il cuore".

  Al termine del pranzo Benedetto XVI ha scoperto una lapide che commemora la sua visita ed infine è rientrato in Vaticano.
BXVI-VISITA/PRANZO POVERI/SANT'EGIDIO               VIS 20091228 (360)


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