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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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martedì 16 dicembre 2003

GUIDARE INDIVIDUI E POPOLI RISPETTO ORDINE INTERNAZIONALE


CITTA' DEL VATICANO, 16 DIC. 2003 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha presentato il Messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 2004, sul tema: "Un impegno sempre attuale: educare alla pace". Sono intervenuti anche il Vescovo Giampaolo Crepaldi, Segretario, il Monsignor Frank J. Dewane, Sotto-Segretario ed il Dottor Giorgio Filibeck, Officiale del medesimo Pontificio Consiglio.

Il Cardinale Martino ha richiamato l'attenzione sul fatto che "il Santo Padre ha voluto inquadrare il tema del diritto internazionale - cuore del Messaggio - nel più ampio contesto dell'educazione alla pace".

"Il Messaggio si apre" - ha precisato - "con un accorato appello ai Capi delle Nazioni, ai Giuristi, agli Educatori della gioventù, agli uomini e donne tentati dal ricordo al terrorismo, invitando tutti a considerare che la pace è possibile e, se possibile, anche doverosa!".

La parte centrale del Messaggio, ha precisato il Cardinale, è dedicato al tema "dell'educazione alla legalità, intesa come necessità di 'guidare gli individui e i popoli a rispettare l'ordine internazionale'".

Il Messaggio, ha proseguito il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, "ricorda il principio secondo cui 'pacta sunt servanda'. Gli accordi liberamente sottoscritti devono essere onorati. (…) Risulta opportuno richiamare questa regola fondamentale, soprattutto nei momenti in cui si avverte la tentazione di fare appello al diritto della forza piuttosto che alla forza del diritto'".

Il Cardinale Martino ha affermato inoltre che: "Il Messaggio rileva come uno dei frutti più rilevanti del diritto internazionale sia stata dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, l'istituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite", che ha come cardine "'il divieto del ricorso alla forza'", con due sole eccezioni, "'il diritto naturale alla legittima difesa'" e "'il sistema di sicurezza collettiva'".

"Il dovuto riconoscimento è accompagnato dall'invito a 'una riforma' delle Nazioni Unite" - ha proseguito il Cardinale Martino - "che ponga l'Organizzazione in grado di funzionare efficacemente per il conseguimento dei propri fini statuari, tuttora validi".

Riferendosi alla lotta contro il terrorismo, il Santo Padre "offre due importanti indicazioni" - ha spiegato il Cardinale Martino - da un lato, rimuovere "le cause che stanno all'origine di situazioni di ingiustizia"; dall'altro, insistere "su un'educazione ispirata al rispetto per la vita umana in ogni circostanza". La seconda indicazione riguarda "il compito del diritto internazionale 'chiamato ad elaborare strumenti giuridici dotati di efficienti meccanismi di prevenzione, di monitoraggio e di repressione dei reati. In ogni caso, i Governi democratici ben sanno che l'uso della forza contro i terroristi non può giustificare la rinuncia ai principi di uno Stato di diritto".

"Il Santo Padre" - ha detto infine il Cardinale Martino - "sottolinea la necessità che il diritto internazionale non sia mai slegato da presupposti etici e morali. (…) Suo scopo essenziale è di sostituire 'alla forza materiale delle armi la forza morale del diritto'".

Il Messaggio del Santo Padre si conclude con questa affermazione: "Il valore della giustizia è completato dall'amore. 'Da sola, la giustizia non basta. (…) L'amore dovrà dunque animare ogni settore della vita umana, estendendosi anche all'ordine internazionale'".

Al termine della Conferenza Stampa, i giornalisti hanno posto al Cardinale Martino alcune domande relativamente alla riforma dell'O.N.U., alla luce della crisi irachena. "La necessità di un'autorità superiore" - ha risposto il Cardinale - "è già presente nella Lettera Enciclica 'Pacem in Terris'. Giovanni XXIII auspicava già questa riforma e Papa Paolo VI chiese che l'O.N.U. si conformasse alle esigenze del mondo di oggi. Giovanni Paolo II, nel discorso all'O.N.U. del 1995, auspicava il passaggio da organo amministrativo a punto di riferimento morale, nel quale trovasse ospitalità la famiglia delle nazioni. Questo principio è stato riaffermato anche nella lettera inviata dal Cardinale Sodano al Signor Kofi Annan, nel giugno scorso".

Alla domanda sull'opinione della Santa Sede sulla cattura di Saddam Hussein, il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha risposto: "La Santa Sede auspica che questa cattura e il processo che seguirà in sede appropriata, contribuiscano alla pacificazione ed alla democratizzazione dell'Iraq e serva a riparare ai danni di questa tragedia dell'umanità che è la guerra, come ha affermato Giovanni Paolo II". Relativamente all'ipotetica condanna a morte di Saddam, "il Santo Padre" - ha affermato il Cardinale Martino - "è stato sempre contrario alla pena di morte, come lo sono anche io".
…/MESSAGGIO GIORNATA MONDIALE PACE/MARTINO VIS 20031216 (740)

SANTITÀ DI VITA E ANELITO APOSTOLICO CARDINALE TZADUA


CITTA' DEL VATICANO, 16 DIC. 2003 (VIS). Questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha presieduto le Esequie del Cardinale Paulos Tzadua, Arcivescovo emerito di Addis Abeba (Etiopia), scomparso a Roma l'11 dicembre scorso, ad 82 anni. La Santa Messa è stata celebrata dal Cardinale Joseph Ratzinger, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme agli altri Porporati.

Il Papa ha detto nell'omelia che il defunto Cardinale fu: "Sacerdote e Vescovo zelante" che "ha speso la vita per Cristo e per la Chiesa. (…) Ad imitazione del suo Signore, si è fatto servitore dei fratelli, ponendo a loro disposizione le elette qualità di cui era dotato, come pure le vaste conoscenze acquisite mediante gli studi, specialmente in campo giuridico. Ma, al di là della fatica pastorale, egli ha soprattutto donato se stesso, dando prova ovunque di santità di vita e di costante anelito apostolico".

"Amiamo pensare a lui come a un generoso ed attivo Pastore di quella eletta porzione di Chiesa che è in Africa. (…) Il Popolo di Dio gli è debitore di una spiccata sollecitudine nei confronti del laicato, alla cui vocazione, formazione e missione si è sempre dimostrato spiccatamente attento, in fedeltà agli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II".
HML/FUNERALE CARDINALE TZADUA/RATZINGER VIS 20031216 (220)

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 16 DIC. 2003 (VIS). Il Santo Padre ha nominato l'Arcivescovo Carlo Caffarra, finora Arcivescovo di Ferrara-Comacchio (Italia), Arcivescovo Metropolita di Bologna (superficie: 3.549; popolazione: 937.808; cattolici: 919.135; sacerdoti: 743; religiosi: 1.421; diaconi permanenti: 76), Italia. L'Arcivescovo Caffarra succede al Cardinale Giacomo Biffi, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Arcidiocesi presentata per raggiunti limiti d'età.
NER:RE/…/CAFFARRA:BIFFI VIS 20031216 (70)

"UN IMPEGNO SEMPRE ATTUALE: EDUCARE ALLA PACE"


CITTA' DEL VATICANO, 16 DIC. 2003 (VIS). Oggi è stato pubblico il Messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, il 1° gennaio 2004. Intitolato: "Un impegno sempre attuale: educare alla pace", il Documento è stato pubblicato in lingua italiana, francese, inglese, tedesca, spagnola e portoghese. Il Papa si rivolge ai "Capi delle Nazioni, che avete il dovere di promuovere la pace!", ai Giuristi, agli Educatori della gioventù ed "anche a voi mi rivolgo, uomini e donne che siete tentati di ricorrere all'inaccettabile strumento del terrorismo, compromettendo così alla radice la causa per la quale combattete!".

Il Messaggio, datato 8 dicembre, Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, si compone di dieci sezioni. Di seguito ne riportiamo alcuni estratti:

"Una concreta iniziativa"

"1. Il primo mio Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, all'inizio del Gennaio del 1979, era centrato sul motto: 'Per giungere alla pace, educare alla pace'".

"Quel Messaggio di Capodanno si inseriva nel solco tracciato dal Papa Paolo VI, di v. m., il quale aveva voluto per il 1º Gennaio di ogni anno la celebrazione di una Giornata Mondiale di preghiere per la Pace".

"Nei venticinque anni di Pontificato, che il Signore mi ha finora concesso, non ho cessato di levare la mia voce, di fronte alla Chiesa ed al mondo, per invitare i credenti, come tutte le persone di buona volontà, a far propria la causa della pace, per contribuire a realizzare questo bene primario, assicurando così al mondo un'era migliore, nella serena convivenza e nel rispetto reciproco".

"L'umanità infatti ha più che mai bisogno di ritrovare la strada della concordia, scossa com'è da egoismi e da odi, da sete di dominio e da desiderio di vendetta".

"La scienza della pace".

"2. Gli undici Messaggi rivolti al mondo dal Papa Paolo VI hanno progressivamente tracciato le coordinate del cammino da compiere per raggiungere l'ideale della pace. (…) Anzi, di fronte al dramma delle guerre che, all'inizio del Terzo Millennio, ancora insanguinano le contrade del mondo, soprattutto in Medio Oriente, quegli scritti, in certi loro passaggi, assurgono al valore di moniti profetici".

"Il sillabario della pace"

"3. Da parte mia, (…) ho cercato di avanzare sul cammino intrapreso dal mio venerato Predecessore".

"È nata così una sintesi di dottrina sulla pace, che è quasi un sillabario su questo fondamentale argomento: un sillabario semplice da comprendere per chi ha l'animo ben disposto, ma al tempo stesso estremamente esigente per ogni persona sensibile alle sorti dell'umanità".

"Noi cristiani, l'impegno di educare noi stessi e gli altri alla pace lo sentiamo come appartenente al genio stesso della nostra religione. Per il cristiano, infatti, proclamare la pace è annunziare Cristo che è 'la nostra pace', è annunziare il suo Vangelo, che è 'Vangelo della pace', è chiamare tutti alla beatitudine di essere 'artefici di pace'".

"L'educazione alla pace"

"4. Nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1º Gennaio 1979 lanciavo già quest'appello : 'Per giungere alla pace, educare alla pace'. Ciò è oggi più urgente che mai, perché gli uomini, di fronte alle tragedie che continuano ad affliggere l'umanità, sono tentati di cedere al fatalismo, quasi che la pace sia un ideale irraggiungibile".

"La pace è possibile. (…) la pace è doverosa. Essa va costruita sui quattro pilastri indicati dal beato Giovanni XXIII nell'Enciclica 'Pacem in terris', e cioè sulla verità, la giustizia, l'amore e la libertà".

"L'educazione alla legalità"

"5. In questo compito di educare alla pace, s'inserisce con particolare urgenza la necessità di guidare gli individui ed i popoli a rispettare l'ordine internazionale e ad osservare gli impegni assunti dalle Autorità, che legittimamente li rappresentano".

"Fin dagli albori della civiltà i raggruppamenti umani che venivano formandosi ebbero cura di stabilire tra loro intese e patti che evitassero l'arbitrario uso della forza e consentissero il tentativo di una soluzione pacifica delle controversie via via insorgenti. Accanto agli ordinamenti giuridici dei singoli popoli si costituì così progressivamente un altro complesso di norme, che fu qualificato col nome di 'jus gentium' (diritto delle genti). Col passare del tempo, esso venne estendendosi e precisandosi alla luce delle vicende storiche dei vari popoli".

"A partire dal XVI secolo giuristi, filosofi e teologi si impegnarono nella elaborazione dei vari capitoli del diritto internazionale, ancorandolo a postulati fondamentali del diritto naturale. In questo cammino presero forma, con forza crescente, principi universali che sono anteriori e superiori al diritto interno degli Stati".

"Centrale fra tutti questi principi è sicuramente quello secondo cui 'pacta sunt servanda': gli accordi liberamente sottoscritti devono essere onorati. È questo il cardine ed il presupposto inderogabile di ogni rapporto fra parti contraenti responsabili. La sua violazione non può che avviare una situazione di illegalità e di conseguenti attriti e contrapposizioni che non mancherà di avere durevoli ripercussioni negative. Risulta opportuno richiamare questa regola fondamentale, soprattutto nei momenti in cui si avverte la tentazione di fare appello al diritto della forza piuttosto che alla forza del diritto".

"L'osservanza del diritto"

La Seconda Guerra Mondiale "6. (…) con gli orrori e le terrificanti violazioni della dignità dell'uomo a cui dette occasione, condusse ad un profondo rinnovamento dell'ordinamento giuridico internazionale. (…) A vegliare sulla pace e sulla sicurezza globali, a incoraggiare gli sforzi degli Stati per mantenere e garantire questi fondamentali beni dell'umanità, i Governi chiamarono un'organizzazione appositamente costituita - l'Organizzazione delle Nazioni Unite - con un Consiglio di Sicurezza investito di ampi poteri d'azione. Quale cardine del sistema venne posto il divieto del ricorso alla forza. Un divieto che, secondo il noto cap. VII della Carta delle Nazioni Unite, prevede due sole eccezioni. Una è quella che conferma il diritto naturale alla legittima difesa, da esercitarsi secondo le modalità previste e nell'ambito delle Nazioni Unite: di conseguenza, anche dentro i tradizionali limiti della necessità e della proporzionalità".

"L'altra eccezione è rappresentata dal sistema di sicurezza collettiva, che assegna al Consiglio di Sicurezza la competenza e la responsabilità in materia di mantenimento della pace, con potere di decisione e ampia discrezionalità".

"Un nuovo ordinamento internazionale"

"7. È doveroso tuttavia riconoscere che l'Organizzazione delle Nazioni Unite, pur con limiti e ritardi dovuti in gran parte alle inadempienze dei suoi membri, ha contribuito notevolmente a promuovere il rispetto della dignità umana, la libertà dei popoli e l'esigenza dello sviluppo, preparando il terreno culturale e istituzionale su cui costruire la pace".

"Gli ideali delle Nazioni Unite sono largamente diffusi, in particolare mediante i concreti gesti di solidarietà e di pace delle tante persone che operano anche nelle Organizzazioni Non Governative e nei Movimenti per i diritti dell'uomo".

"Si tratta di un significativo stimolo per una riforma che metta l'Organizzazione delle Nazioni Unite in grado di funzionare efficacemente per il conseguimento dei propri fini statutari, tuttora validi: 'L'umanità, di fronte a una fase nuova e più difficile del suo autentico sviluppo, ha oggi bisogno di un grado superiore di ordinamento internazionale'".

"La piaga funesta del terrorismo"

"8. Oggi il diritto internazionale fa fatica ad offrire soluzioni alla conflittualità derivante dai mutamenti nella fisionomia del mondo contemporaneo. Tale conflittualità, infatti, trova frequentemente tra i suoi protagonisti attori che non sono Stati, ma enti derivati dalla disgregazione degli Stati o legati a rivendicazioni indipendentiste o connessi con agguerrite organizzazioni criminali. Un ordinamento giuridico costituito da norme elaborate nei secoli per disciplinare i rapporti tra Stati sovrani si trova in difficoltà a fronteggiare conflitti in cui agiscono anche enti non riconducibili ai tradizionali caratteri della statualità. Ciò vale, in particolare, nel caso dei gruppi terroristici".

"La piaga del terrorismo è diventata in questi anni più virulenta e ha prodotto massacri efferati".

"Tuttavia, per essere vincente, la lotta contro il terrorismo non può esaurirsi soltanto in operazioni repressive e punitive. È essenziale che il pur necessario ricorso alla forza sia accompagnato da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti agli attacchi terroristici. Allo stesso tempo, l'impegno contro il terrorismo deve esprimersi anche sul piano politico e pedagogico: da un lato, rimuovendo le cause che stanno all'origine di situazioni di ingiustizia, dalle quali scaturiscono sovente le spinte agli atti più disperati e sanguinosi; dall'altro, insistendo su un'educazione ispirata al rispetto per la vita umana in ogni circostanza".

"Nella doverosa lotta contro il terrorismo, il diritto internazionale è ora chiamato ad elaborare strumenti giuridici dotati di efficienti meccanismi di prevenzione, di monitoraggio e di repressione dei reati. In ogni caso, i Governi democratici ben sanno che l'uso della forza contro i terroristi non può giustificare la rinuncia ai principi di uno Stato di diritto. Sarebbero scelte politiche inaccettabili quelle che ricercassero il successo senza tener conto dei fondamentali diritti dell'uomo: il fine non giustifica mai i mezzi".

"Il contributo della Chiesa"

"9. 'Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio' (…) E per quale altro motivo gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio, se non perché Egli per sua natura è il Dio della pace? Proprio per questo, nell'annuncio di salvezza che la Chiesa diffonde nel mondo, vi sono elementi dottrinali di fondamentale importanza per l'elaborazione dei principi necessari ad una pacifica convivenza tra le Nazioni".

"Il diritto internazionale deve evitare che prevalga la legge del più forte. Suo scopo essenziale è di sostituire 'alla forza materiale delle armi la forza morale del diritto', prevedendo appropriate sanzioni per i trasgressori, nonché adeguate riparazioni per le vittime. Ciò deve valere anche per quei governanti i quali violano impunemente la dignità e i diritti dell'uomo, celandosi dietro il pretesto inaccettabile che si tratterebbe di questioni interne al loro Stato".

"Rivolgendomi al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il 13 Gennaio 1997, individuavo nel diritto internazionale uno strumento di prim'ordine per il perseguimento della pace (…). 'In questo contesto, la morale è chiamata a fecondare il diritto; essa può esercitare altresì una funzione di anticipo sul diritto, nella misura in cui gli indica la direzione del giusto e del bene'".

"Rilevante è stato, nel corso dei secoli, il contributo dottrinale offerto dalla Chiesa, mediante la riflessione filosofica e teologica di numerosi pensatori cristiani, per orientare il diritto internazionale verso il bene comune dell'intera famiglia umana".

"La civiltà dell'amore"

"10. Al termine di queste considerazioni ritengo, però, doveroso ricordare che, per l'instaurazione della vera pace nel mondo, la giustizia deve trovare il suo completamento nella carità. (…) Giustizia e amore appaiono, a volte, come forze antagoniste. In verità, non sono che le due facce di una medesima realtà, due dimensioni dell'esistenza umana che devono vicendevolmente completarsi. È l'esperienza storica a confermarlo. Essa mostra come la giustizia non riesca spesso a liberarsi dal rancore, dall'odio e perfino dalla crudeltà. Da sola, la giustizia non basta. Può anzi arrivare a negare se stessa, se non si apre a quella forza più profonda che è l'amore".

"È per questo che, più volte, ho ricordato ai cristiani e a tutte le persone di buona volontà la necessità del perdono per risolvere i problemi sia dei singoli che dei popoli. Non c'è pace senza perdono! Lo ripeto anche in questa circostanza, avendo davanti agli occhi, in particolare, la crisi che continua ad imperversare in Palestina e in Medio Oriente: una soluzione ai gravissimi problemi di cui da troppo tempo soffrono le popolazioni di quelle regioni non si troverà fino a quando non ci si deciderà a superare la logica della semplice giustizia per aprirsi anche a quella del perdono".

"Il cristiano sa che l'amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l'uomo. Ed è ancora l'amore che Egli s'attende come risposta dall'uomo. L'amore è perciò la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani anche tra loro. L'amore dovrà dunque animare ogni settore della vita umana, estendendosi anche all'ordine internazionale. Solo un'umanità nella quale regni la 'civiltà dell'amore' potrà godere di una pace autentica e duratura".
MESS/GIORNATA MONDIALE PACE 2004/… VIS 20031216 (1970)
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