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venerdì 27 novembre 2009

XXV ANNI DEL TRATTATO DI PACE TRA ARGENTINA E CILE


CITTA' DEL VATICANO, 28 NOV. 2009 (VIS). - Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienze separate i presidenti della Repubblica di Argentina e del Cile, rispettivamente Cristina Fernández de Kirchner e Michelle Bachelet, in occasione del XXV anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia tra i due paesi.

 Successivamente nella Sala Clementina, rivolgendosi ai presidenti di Argentina e Cile e alle loro rispettive delegazioni, il Papa ha ricordato che questo trattato "ha posto fine alla controversia territoriale che hanno mantenuto per lungo tempo" le due nazioni nella zona Australe.

 "Di fatto - ha detto - è un'opportuna e felice commemorazione di quegli intensi negoziati che, con la mediazione pontificia, si conclusero con una soluzione degna, ragionevole ed equanime, evitando così il conflitto armato che stava per contrapporre due popoli fratelli".

 Il Santo Padre ha sottolineato che il "Trattato di Pace e Amicizia, e la mediazione che lo rese possibile, è inscindibilmente legato all'amata figura di Papa Giovanni Paolo II, il quale, mosso da sentimenti di affetto verso quelle amate Nazioni, e in sintonia con il suo instancabile lavoro di messaggero e artefice di pace, non esitò ad accettare il delicato e cruciale compito di essere mediatore in quel contenzioso. Con l'inestimabile aiuto del Cardinale Antonio Samoré, seguì personalmente tutte le vicissitudini di quei lunghi e complessi negoziati, fino alla (...) firma del Trattato, alla presenza delle delegazioni di entrambi i Paesi, e dell'allora segretario di Stato il Cardinale Agostino Casaroli".

 "A venticinque anni di distanza, possiamo constatare con soddisfazione - ha continuato - come quello storico evento abbia contribuito beneficamente a rafforzare in entrambi i Paesi i sentimenti di fraternità, come pure una più decisa cooperazione e integrazione, concretizzata in numerosi progetti economici, scambi culturali e importanti opere di infrastruttura, superando in tal modo pregiudizi, sospetti e reticenze del passato".

 Il Papa ha segnalato che "Cile e Argentina non sono solo due Nazioni vicine ma molto di più: sono due popoli fratelli con una vocazione comune di fraternità, di rispetto e di amicizia, che è frutto in gran parte della tradizione cattolica che è alla base della loro storia e del loro ricco patrimonio culturale e spirituale".

 Riferendosi di nuovo al Trattato che si commemora oggi, il Santo Padre ma messo in risalto che "è un esempio luminoso della forza dello spirito umano e della volontà di pace di fronte alla barbarie e all'assurdità della violenza e della guerra come mezzo per risolvere le divergenze". In questo contesto ha precisato che "è necessario perseverare in ogni momento, con volontà ferma e fino alle estreme conseguenze, nel cercare di risolvere le controversie con vera volontà di dialogo e di accordo, attraverso pazienti negoziati e necessari impegni, e tenendo sempre conto delle giuste esigenze e dei legittimi interessi di tutti".

 "Affinché la causa della pace si faccia strada nella mente e nel cuore di tutti gli uomini e, in modo particolare, di quelli che sono chiamati a servire i propri concittadini dalle più alte magistrature delle nazioni, è necessario che si fondi su salde convinzioni morali, nella serenità degli animi, a volte tesi e polarizzati, e nella ricerca costante del bene comune nazionale, regionale e mondiale".

 Benedetto XVI ha concluso ponendo in rilievo che il conseguimento della pace "richiede la promozione di un'autentica cultura della vita, che rispetti pienamente la dignità dell'essere umano, unita al rafforzamento della famiglia come cellula primaria della società. Richiede anche la lotta contro la povertà e la corruzione, l'accesso a un'educazione di qualità per tutti, una crescita economica solidale, il consolidamento della democrazia e lo sradicamento della violenza e dello sfruttamento, soprattutto nei riguardi delle donne e dei bambini".
AC/TRATTATO PACE/ARGENTINA:CILE                          VIS 20091130 (620)


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