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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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martedì 4 marzo 2003

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE CAMPAGNA FRATERNITÀ BRASILE


CITTA' DEL VATICANO, 4 MAR. 2003 (VIS). Oggi è stato reso pubblico il testo del Messaggio annuale del Santo Padre Giovanni Paolo II alla Chiesa del Brasile all'inizio della tradizionale Campagna della Fraternità. Datato 4 gennaio 2003, e indirizzato al Vescovo Jayme Henrique Chemello, Presidente della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, il Messaggio riprende il tema della campagna 2003: "Vita, Dignità e Speranza", sottolineando, in particolare, la solidarietà verso l'anziano.

"La Chiesa" - scrive il Papa - "indica, attraverso il mandato del Redentore, il cammino verso il benessere spirituale e umano, cammino di riconciliazione e di penitenza, attraverso la conversione personale e la solidarietà verso il prossimo". Il Santo Padre scrive inoltre che "oggi tale solidarietà è particolarmente necessaria nei confronti degli anziani" visto che i progressi della medicina hanno determinato l'innalzarsi dell'età media ed una accresciuta longevità. "È perciò necessario realizzare urgentemente programmi di assistenza ai nostri fratelli e sorelle. Ciò richiede un cambiamento di mentalità: dobbiamo sostituire alla cultura utilitaristica e materialistica, che attribuisce valore ad una persona secondo quanto produce e consuma, una cultura che riconosca il valore 'assoluto' di ogni individuo, a prescindere dal suo grado di capacità ed efficienza".

Il Santo Padre esprime la speranza che sia data nuova vita ai programmi sociali e sanitari delle istituzioni pubbliche e private, come pure ai ministeri pastorali diocesani. "I miei pensieri" - afferma il Pontefice - "vanno agli anziani del Brasile, in special modo ai vedovi e alle vedove, ai religiosi anziani e ai nostri cari fratelli nel sacerdozio".
MESS/CAMPAGNA FRATELLANZA/BRASILE:CHEMELLO VIS 20030304 (260)

VESCOVI DELLA SCOZIA RICEVUTI DA GIOVANNI PAOLO II


CITTA' DEL VATICANO, 4 MAR. 2003 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto i Vescovi della Scozia al termine della loro Visita "ad Limina Apostolorum", e, nel suo discorso, ha sottolineato "i diversi problemi che rappresentano sfide pastorali per la Chiesa oggi", osservando che in Scozia, "come in molte terre evangelizzate da secoli e con profonde radici cristiane, non esiste più la realtà di una 'società cristiana'".

"La civiltà moderna" - ha proseguito il Pontefice - "malgrado l'alto sviluppo tecnologico, è frequentemente dominata nelle sue pieghe più profonde da una tendenza a escludere Dio o a tenerlo a distanza. (…) La crisi della civiltà deve essere controbilanciata dalla civiltà dell'amore. (…) La nuova evangelizzazione (…) può dimostrarsi uno strumento particolarmente efficace nel promuovere la civiltà dell'amore".

Il Papa ha affermato che la nuova evangelizzazione deve fondarsi sulla speranza, poiché la speranza rafforza la proclamazione del Vangelo, ravviva le comunità di fede, arricchisce la società con i valori evangelici e difende la dignità umana. "La vita cristiana è ravvivata e le iniziative pastorali tendono più prontamente verso il loro fine più autentico: la santità. La santità è aspetto intrinseco ed essenziale della Chiesa (…) ed è dono, dono che a sua volta diventa dovere".

"Il concetto di santità non deve essere considerato straordinario, al di fuori dei confini della normale vita quotidiana. Dio chiama il Suo popolo a condurre una vita santa entro le circostanze ordinarie nelle quali si trova a vivere: a casa, in parrocchia, nel posto di lavoro, a scuola, o sui campi di gioco. Ci sono molte cose nella società che allontanano le persone - qualche volta di proposito - dalla ricerca difficile ma profondamente appagante della santità".

Il Santo Padre ha quindi evocato "un aspetto importante dell'evangelizzazione, l'esigenza profondamente sentita dell'evangelizzazione della cultura" ed ha sottolineato che le culture sono in costante mutamento e "la trasmissione dei valori è ciò che consente alla cultura di sopravvivere e di rifiorire". Il Santo Padre ha affermato che l'evangelizzazione diviene ancora più importante "nelle società dove la fede e la religione, sono ritenute tali da essere limitate alla sfera privata, e perciò non aventi posto in un dibattito pubblico o politico. (…) Se la cultura è il contesto entro il quale l'individuo trascende se stesso, allora rimuovere l'Assoluto da quel contesto, e metterlo da parte come irrilevante, risulta in una pericolosa frammentazione della realtà che provoca crisi, poiché la cultura non sarà più in grado di presentare alle giovani generazioni la fonte del significato e della saggezza che in ultima analisi persegue".

Giovanni Paolo II ha esortato i Vescovi scozzesi a dedicare tempo ed attenzione ai giovani, edificatori della futura civiltà dell'amore e ha sottolineato che "le forze potenti dei media e dell'industria del divertimento" prendono di mira i giovani e cercano di condizionarne il comportamento. "La confusione si crea quando i giovani sono assediati dal relativismo morale e dall'indifferenza religiosa. Come possono affrontare la questione della verità e le esigenze della coerenza nel comportamento morale quando la cultura moderna insegna loro a vivere come se i valori assoluti non esistessero, o dice loro di accontentarsi di una vaga religiosità".

Rivitalizzare la vita cristiana richiede iniziative pastorali e uno sforzo comune da parte di ogni membro della comunità di fede - Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici. La cooperazione sarà particolarmente valida nell'occuparsi del matrimonio e della vita familiare, e "nell'accoglienza che le comunità devono offrire ai rifugiati ed a quanti chiedono asilo".

Il Santo Padre ha concluso il suo discorso ribadendo che la formazione sacerdotale rimane un'alta priorità per i Vescovi. "Oggi più che mai, la Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi il cui cammino quotidiano di conversione susciti negli altri il desiderio e la ricerca della sanità alla quale è chiamato l'intero Popolo di Dio". I candidati al sacerdozio, i sacerdoti, ai quali non deve mancare la formazione permanente, devono sforzarsi di vivere "una vita di povertà, di castità e di umiltà, nell'imitazione di Cristo, Sacerdote Supremo ed Eterno, del quale essi sono o diventano icone viventi".
AC/AD LIMINA/SCOZIA VIS 20030304 (720)

DICHIARAZIONE CATTOLICO-EBRAICA SU VITA UMANA E FAMIGLIA


CITTA' DEL VATICANO, 4 MAR. 2003 (VIS). Dopo un incontro preliminare a Gerusalemme, il 5 giugno 2002, delegazioni di alto livello della Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo e del Gran Rabbinato d'Israele si sono incontrate a Grottaferrata (Roma), dal 23 al 27 febbraio 2003. Il Comunicato relativo all'Incontro è stato reso pubblico nel pomeriggio di ieri dalle due delegazioni.

Il Comunicato, datato 26 febbraio, è firmato dal Rabbino Shar Yishuv Cohen, Capo della Delegazione ebraica, e dal Cardinale Jorge María Mejía, Capo della Delegazione cattolica. Gli altri firmatari per la Delegazione ebraica sono stati il Rabbino Ratzon Arrusi, il Rabbino David Broadman, il Signor Oded Wiener e Sua Eccellenza Signor Shmuel Hadas; gli altri firmatari per la Delegazione cattolica sono stati il Vescovo Giacinto-Boulos Marcuzzo, il Padre Georges Cottier, O.P., il Padre Elias Shacour, il Monsignor Pier Francesco Fumagalli, il Padre Norbert Hofmann, S.D.B. e l'Arcivescovo Pietro Sambi, Nunzio Apostolico in Israele.

"Noi dialoghiamo in quanto credenti che hanno radici e patrimonio spirituale comuni. Il dialogo è un valore in sé, ed esclude qualsiasi intenzione di conversione", si legge nel Comunicato. "Noi prendiamo atto delle nostre rispettive tradizioni, e ci rispettiamo reciprocamente nella nostra alterità".

Di seguito riportiamo alcuni estratti della dichiarazione relativi alla santità della vita umana e ai valori della famiglia:

"La santità della vita umana. La vita umana nel nostro mondo ha un valore unico e altissimo. Bisogna rifiutare qualsiasi tentativo di distruggere la vita umana. Dobbiamo inoltre sforzarci di promuovere insieme i diritti umani, la solidarietà fra tutti gli esseri umani, il rispetto per la libertà di coscienza".

"La nostra comune motivazione religiosa relativa a questa affermazione essenziale è fondata sulla dichiarazione biblica, che l'essere umano è creato a immagine del Dio vivente, a Sua somiglianza. Dio è il Santo e il Creatore della vita umana, e l'essere umano è benedetto e chiamato a corrispondere alla Sua santità. Di conseguenza ogni vita umana è santa, sacrosanta e inviolabile".

"La difesa della vita umana è una evidente conseguenza etica di questa convinzione. Tutti i credenti, e in particolare le autorità religiose, devono collaborare per la protezione della vita umana. Ogni attentato alla vita di un essere umano è contrario alla volontà di Dio, è una profanazione del Nome di Dio, contrasta direttamente con l'insegnamento dei profeti. Sopprimere qualsiasi vita umana, compresa la propria, anche se in nome di Dio, è atto sacrilego".

"Come è stato sottolineato ripetutamente da Papa Giovanni Paolo II nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace 2002, nessun leader religioso può giustificare il terrorismo in nessuna parte del mondo. Dichiararsi terrorista in nome di Dio, fare violenza agli altri nel Suo nome, è una profanazione della religione. La violenza terroristica, in qualunque parte del mondo, contraddice la fede in Dio, creatore dell'essere umano, che ha cura di lui e lo ama".

"Non dobbiamo ammettere alcuna uccisione, nel nome di Dio che ordina 'Tu non ucciderai', evitando l'abuso fanatico o violento della religione, come è affermato dai leader religiosi ebraici, cristiani e musulmani nella 'Dichiarazione comune di Alessandria' (gennaio 2002)".

"Tutti gli educatori devono intensificare gli sforzi per predisporre programmi che educhino i giovani al rispetto dell'altissimo valore della vita umana. Contro la tendenza attuale di violenza e di morte nelle nostre società, dobbiamo intensificare la nostra collaborazione con i credenti di tutte le religioni e con tutte le persone di buona volontà, per promuovere una 'cultura della vita'".

"I valori della famiglia. L'istituzione della famiglia procede dalla volontà dell'Onnipotente, che ha creato l'essere umano a immagine di Dio, 'maschio e femmina li creò'. Il matrimonio nella prospettiva religiosa ha grande valore perché Dio ha benedetto questa unione e l'ha santificata".

"La famiglia e l'unità domestica offrono un ambiente d'affetto e protezione che nutre i figli, e garantisce la loro appropriata educazione, fedeli alla propria tradizione e alle proprie credenze. L'unità familiare è il fondamento dell'intera società".

"La rivoluzione tecnologica e dei mezzi di comunicazione ha prodotto indubbiamente cambiamenti positivi nella società. Contemporaneamente, tuttavia, troppo spesso si è sviluppato un influsso negativo sul comportamento della società. Adulti e giovani sono esposti ad aspetti distorti e pervertiti di comportamenti, come la violenza e la pornografia. Come leader religiosi, ci troviamo di fronte alla sfida rappresentata da tali distruttivi sviluppi".

"Più che mai, abbiamo il dovere di educare, nelle case e nelle scuole, ai valori familiari, sulla base delle nostre ricche tradizioni religiose. I genitori devono dedicare molto più tempo e amore ai figli, orientandoli verso atteggiamenti positivi. Tra gli altri importanti valori familiari sono da sottolineare l'amore, l'altruismo, il rispetto per la vita e la responsabilità dei figli e dei genitori, gli uni verso gli altri. In tale prospettiva, non possiamo essere d'accordo con 'modelli alternativi' di unione di coppia e di famiglia".
…/DIALOGO CATTOLICO-EBRAICO/MEJÍA VIS 20030304 (830)
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