Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

lunedì 22 settembre 2014

Il Papa a Santa Maria Maggiore per ringraziare la Vergine buona riuscita Viaggio in Albania

Città del Vaticano, 22 settembre 2014 (VIS). Questa mattina, intorno alle ore 12:00, il Santo Padre Francesco si è recato alla Basilica di Santa Maria Maggiore, per ringraziare la Vergine della sua protezione e della buona riuscita del viaggio in Albania.

Come di solito, ha sostato in preghiera silenziosa nella Cappella della "Salus Popui Romani", e ha presentato in omaggio un bel mazzo di fiori ricevuto ieri sera in Albania durante l'ultimo incontro presso la Casa di accoglienza Betania.

I fedeli presenti nella Basilica si sono uniti al canto finale della Salve Regina. Intorno alle ore 12:30, il Papa era rientrato in Vaticano.

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN ALBANIA

Incontro interreligioso: "Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza!"

Città del Vaticano, 22 settembre 2014 (VIS). Alle 16:00 di ieri pomeriggio, dopo il pranzo alla Nunziatura Apostolica con i Vescovi dell'Albania, Papa Francesco ha raggiunto l'Università Cattolica "Nostra Signora del Buon Consiglio", - istituita nel 2004 e gestita da una fondazione afferente alla Congregazione religiosa dei Figli dell'Immacolata Concezione di Tirana - per l'Incontro con i Leader di altre Religioni e Denominazioni cristiane.

All'incontro hanno partecipato i capi delle sei maggiori comunità religiose presenti nel Paese: musulmana, bektashi (confraternita islamica di derivazione sufi), cattolica, ortodossa, evangelica ed ebraica. Il Papa si è rallegrato di questa presenza che è segno di dialogo e di collaborazione per il bene dell'intera società.

"L’Albania - ha ricordato Papa Francesco - è stata tristemente testimone di quali violenze e di quali drammi possa causare la forzata esclusione di Dio dalla vita personale e comunitaria. Quando, in nome di un’ideologia, si vuole estromettere Dio dalla società - ha affermato - si finisce per adorare degli idoli, e ben presto l’uomo smarrisce sé stesso, la sua dignità è calpestata, i suoi diritti violati. Voi sapete bene a quali brutalità può condurre la privazione della libertà di coscienza e della libertà religiosa, e come da tale ferita si generi una umanità radicalmente impoverita, perché priva di speranza e di riferimenti ideali".

"I cambiamenti avvenuti a partire dagli anni ’90 del secolo scorso hanno avuto come positivo effetto anche quello di creare le condizioni per una effettiva libertà di religione. Ciò ha reso possibile ad ogni comunità di ravvivare tradizioni che non si erano mai spente, nonostante le feroci persecuzioni, ed ha permesso a tutti di offrire, anche a partire dalla propria convinzione religiosa, un positivo contributo alla ricostruzione morale, prima che economica, del Paese".

"In realtà - ha proseguito il Pontefice citando le parole di Giovanni Paolo II - 'La vera libertà religiosa rifugge dalle tentazioni dell’intolleranza e del settarismo, e promuove atteggiamenti di rispettoso e costruttivo dialogo'. Non possiamo non riconoscere come l’intolleranza verso chi ha convinzioni religiose diverse dalle proprie sia un nemico molto insidioso, che oggi purtroppo si va manifestando in diverse regioni del mondo. Come credenti, dobbiamo essere particolarmente vigilanti affinché la religiosità e l’etica che viviamo con convinzione e che testimoniamo con passione si esprimano sempre in atteggiamenti degni di quel mistero che intendono onorare, rifiutando con decisione come non vere, perché non degne né di Dio né dell’uomo, tutte quelle forme che rappresentano un uso distorto della religione. La religione autentica è fonte di pace e non di violenza! Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano".

"Da questo punto di vista - ha affermato il Pontefice - la libertà religiosa non è un diritto che possa essere garantito unicamente dal sistema legislativo vigente, che pure è necessario: essa è uno spazio comune, un ambiente di rispetto e collaborazione che va costruito con la partecipazione di tutti, anche di coloro che non hanno alcuna convinzione religiosa. Mi permetto di indicare due atteggiamenti che possono essere di particolare utilità nella promozione di questa libertà fondamentale".

"Il primo è quello di vedere in ogni uomo e donna, anche in quanti non appartengono alla propria tradizione religiosa, non dei rivali, meno ancora dei nemici, bensì dei fratelli e delle sorelle. Chi è sicuro delle proprie convinzioni non ha bisogno di imporsi, di esercitare pressioni sull’altro: sa che la verità ha una propria forza di irradiazione. (...) Ogni tradizione religiosa, dal proprio interno, deve riuscire a dare conto dell’esistenza dell’altro".

"Un secondo atteggiamento è l’impegno in favore del bene comune. Ogni volta che l’adesione alla propria tradizione religiosa fa germogliare un servizio più convinto, più generoso, più disinteressato all’intera società, vi è autentico esercizio e sviluppo della libertà religiosa. Questa appare allora non solo come uno spazio di autonomia legittimamente rivendicato, ma come una potenzialità che arricchisce la famiglia umana con il suo progressivo esercizio".

"Guardiamoci attorno: quanti sono i bisogni dei poveri, quanto le nostre società devono ancora trovare cammini verso una giustizia sociale più diffusa, verso uno sviluppo economico inclusivo! - ha esclamato Papa Francesco - Quanto l’animo umano ha bisogno di non perdere di vista il senso profondo delle esperienze della vita e di recuperare speranza! In questi campi di azione, uomini e donne ispirati dai valori delle proprie tradizioni religiose possono offrire un contributo importante, anzi insostituibile. È questo un terreno particolarmente fecondo anche per il dialogo interreligioso".

"E poi, vorrei accennare ad una cosa che è sempre un fantasma: il relativismo, 'tutto è relativo'. Al riguardo, dobbiamo tenere presente un principio chiaro: non si può dialogare se non si parte dalla propria identità. Senza identità non può esistere dialogo. Sarebbe un dialogo fantasma, un dialogo sull'aria: non serve. Ognuno di noi ha la propria identità religiosa, è fedele a quella. Ma il Signore sa come portare avanti la storia. Partiamo ciascuno dalla propria identità, non facendo finta di averne un'altra, perché non serve e non aiuta ed è relativismo. Quello che ci accomuna è la strada della vita, è la buona volontà di partire dalla propria identità per fare il bene ai fratelli e alle sorelle. (...) Ognuno di noi offre la testimonianza della propria identità all'altro e dialoga con l'altro. Poi il dialogo può andare più avanti su questioni teologiche, ma quello che è più importante e bello, è camminare insieme senza tradire la propria identità, senza mascherarla, senza ipocrisia."

Papa Francesco ha concluso il suo discorso esortando i leader religiosi "a mantenere e sviluppare la tradizione di buoni rapporti tra le comunità religiose esistenti in Albania, e a sentirvi uniti nel servizio alla vostra cara patria. Con un po' di senso dell'umorismo si può dire che questa sembra una squadra di calcio: i cattolici contro tutti gli altri, ma tutti insieme, per il bene della Patria e dell'umanità! Continuate ad essere segno, per il vostro Paese e non solo, della possibilità di relazioni cordiali e di feconda collaborazione tra uomini di religioni diverse".

Nella Cattedrale di Tirana: "Oggi abbiamo toccato i martiri".

Città del Vaticano, 21 settembre 2014 (VIS). Al termine dell'Incontro Interreligioso, Papa Francesco si è diretto alla Cattedrale di San Paolo, al centro di Tirana, per la celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i movimenti laicali. La Cattedrale, consacrata nel 2002, ornata di una grande vetrata raffigurante l'incontro di Papa Giovanni Paolo II con Madre Teresa di Calcutta, può accogliere circa 700 persone.

Dopo aver ascoltato la testimonianza di un sacerdote di 83 anni e di una religiosa di 85, che hanno sofferto la persecuzione comunista, Papa Francesco, commuovendosi fino alle lacrime, li ha abbracciati e, lasciando da parte il testo ufficiale che ha consegnato all'Arcivescovo di Tirana Rrok Mirdita, ha improvvisato alcune parole che riportiamo di seguito:

"Ho preparato alcune parole per voi, da dirvi, e le consegnerò all’Arcivescovo perché lui dopo ve lo faccia arrivare. La traduzione è già fatta. Si può fare arrivare.

Ma adesso, mi è venuto di dirvi un’altra cosa… Abbiamo sentito nella Lettura: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione stessa con la quale siamo stati consolati noi da Dio” (2 Cor 1,3-4). È il testo su cui oggi la Chiesa ci fa riflettere nei Vespri. In questi due mesi, mi sono preparato per questa visita, leggendo la storia della persecuzione in Albania. E per me è stata una sorpresa: io non sapevo che il vostro popolo avesse sofferto tanto!

Poi, oggi, nella strada dall’aeroporto fino alla piazza, tutte queste fotografie dei martiri: si vede che questo popolo ancora ha memoria dei suoi martiri, di quelli che hanno sofferto tanto! Un popolo di martiri… E oggi, all’inizio di questa celebrazione, ne ho toccati due. Quello che io posso dirvi è quello che loro hanno detto, con la loro vita, con le loro parole semplici… Raccontavano le cose con una semplicità… ma tanto dolorosa! E noi possiamo domandare a loro: 'Ma come avete fatto a sopravvivere a tanta tribolazione?'. E ci diranno questo che abbiamo sentito in questo brano della Seconda Lettera ai Corinzi: 'Dio è Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione. È stato Lui a consolarci!'. Ce lo hanno detto con questa semplicità. Hanno sofferto troppo. Hanno sofferto fisicamente, psichicamente, e anche quell’angoscia dell’incertezza: se sarebbero stati fucilati o no, e vivevano così, con quell’angoscia. E il Signore li consolava… Penso a Pietro, nel carcere, incatenato, con le catene; tutta la Chiesa pregava per lui. E il Signore consolò Pietro. E i martiri, e questi due che abbiamo sentito oggi, il Signore li consolò perché c’era gente nella Chiesa, il popolo di Dio - le vecchiette sante e buone, tante suore di clausura… - che pregavano per loro.

E questo è il mistero della Chiesa: quando la Chiesa chiede al Signore di consolare il suo popolo; e il Signore consola umilmente, anche nascostamente. Consola nell’intimità del cuore e consola con la fortezza. Loro, sono sicuro, non si vantano di quello che hanno vissuto, perché sanno che è stato il Signore a portarli avanti. Ma loro ci dicono qualcosa! Ci dicono che per noi, che siamo stati chiamati dal Signore per seguirlo da vicino, l’unica consolazione viene da Lui. Guai a noi se cerchiamo un’altra consolazione! Guai ai preti, ai sacerdoti, ai religiosi, alle suore, alle novizie, ai consacrati quando cercano consolazione lontano dal Signore!

Io non voglio 'bastonarvi', oggi, non voglio diventare il 'boia', qui; ma sappiate bene: se voi cercate consolazione altrove, non sarete felici! Di più: non potrai consolare nessuno, perché il tuo cuore non è stato aperto alla consolazione del Signore. E finirai, come dice il grande Elia al popolo di Israele, 'zoppicando con le due gambe'. 'Sia benedetto Dio Padre, Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione con cui siamo stati consolati noi stessi da Dio'. È quello che hanno fatto questi due, oggi. Umilmente, senza pretese, senza vantarsi, facendo un servizio per noi: di consolarci. Ci dicono anche: 'Siamo peccatori, ma il Signore è stato con noi. Questa è la strada. Non scoraggiatevi!'. Scusatemi, se vi uso oggi come esempio, ma tutti dobbiamo essere d’esempio l’uno all’altro. Andiamo a casa pensando bene: oggi abbiamo toccato i martiri".

Di seguito riportiamo il discorso del Santo Padre, dato per letto, destinato al clero albanese: (discorso 4):

"Cari fratelli e sorelle!

è per me una gioia incontrarvi nella vostra amata terra; ringrazio il Signore e ringrazio tutti voi per la vostra accoglienza! Stando in mezzo a voi posso meglio esprimere la mia vicinanza al vostro impegno di evangelizzazione.

Da quando il vostro Paese è uscito dalla dittatura, le comunità ecclesiali hanno ripreso a camminare e a organizzarsi per l’azione pastorale, e guardano con speranza verso il futuro. In particolare, il mio pensiero riconoscente va a quei Pastori che hanno pagato a caro prezzo la fedeltà a Cristo e la decisione di restare uniti al Successore di Pietro. Sono stati coraggiosi nella difficoltà e nella prova! Ci sono ancora tra noi sacerdoti e religiosi che hanno sperimentato il carcere e la persecuzione, come la sorella e il fratello che ci hanno raccontato la loro storia. Vi abbraccio commosso e rendo lode a Dio per la vostra fedele testimonianza, che stimola tutta la Chiesa a portare avanti con gioia l’annuncio del Vangelo.

Facendo tesoro di tale esperienza, la Chiesa in Albania può crescere nella missionarietà e nel coraggio apostolico. Conosco e apprezzo l’impegno con cui vi opponete a nuove forme di 'dittatura' che rischiano di tenere schiave le persone e le comunità. Se il regime ateo cercava di soffocare la fede, queste dittature, più subdole, possono soffocare la carità. Penso all’individualismo, alle rivalità e ai confronti esasperati: è una mentalità mondana che può contagiare anche la comunità cristiana. Non serve scoraggiarsi di fronte a queste difficoltà, non abbiate paura di andare avanti sulla strada del Signore. Egli è sempre al vostro fianco, vi dona la sua grazia e vi aiuta a sostenervi gli uni gli altri, ad accettarvi così come siete, con comprensione e misericordia, a coltivare la comunione fraterna.

L’evangelizzazione è più efficace quando è attuata con unità di intenti e con una collaborazione sincera tra le diverse realtà ecclesiali e tra missionari e clero locale: questo comporta coraggio di proseguire nella ricerca di forme di lavoro comune e di aiuto reciproco nei campi della catechesi, dell’educazione cattolica, come pure della promozione umana e della carità. In questi ambiti è prezioso anche l’apporto dei movimenti ecclesiali, che sanno progettare e agire in comunione con i Pastori e tra di loro. E’ quello che io vedo qui: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, una Chiesa che vuole camminare nella fraternità e nell’unità.

Quando l’amore per Cristo è posto al di sopra di tutto, anche di legittime esigenze particolari, allora si diventa capaci di uscire da noi stessi, dalle nostre 'piccolezze' personali o di gruppo, e andare verso Gesù che ci viene incontro nei fratelli; le sue piaghe sono ancora visibili oggi sul corpo di tanti uomini e donne che hanno fame e sete, che sono umiliati, che si trovano in carcere o in ospedale. E proprio toccando e curando con tenerezza queste piaghe è possibile vivere fino in fondo il Vangelo e adorare Dio vivo in mezzo a noi.

Sono tanti i problemi che affrontate ogni giorno! Essi vi spingono ad immergervi con passione in una generosa attività apostolica. Tuttavia, noi sappiamo che da soli non possiamo fare nulla. 'Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori' (Sal 127,1). Questa consapevolezza ci chiama a dare ogni giorno il giusto spazio al Signore, a dedicargli tempo, ad aprirgli il cuore, affinché Lui agisca nella nostra vita e nella nostra missione. Ciò che il Signore promette alla preghiera fiduciosa e perseverante supera quello che noi immaginiamo (cfr Lc 11,11-12): oltre a quello che chiediamo ci dà anche lo Spirito Santo. La dimensione contemplativa diventa indispensabile, in mezzo agli impegni più urgenti e pesanti. E più la missione ci chiama ad andare verso le periferie esistenziali, più il nostro cuore sente il bisogno intimo di essere unito a quello di Cristo, pieno di misericordia e di amore.

E considerando che i sacerdoti e i consacrati non sono ancora sufficienti, il Signore Gesù ripete oggi anche a voi: 'La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!' (Mt 9,37-38). Non bisogna dimenticare che questa preghiera parte da uno sguardo: lo sguardo di Gesù, che vede l’abbondanza del raccolto. Abbiamo anche noi questo sguardo? Sappiamo riconoscere l’abbondanza dei frutti che la grazia di Dio ha fatto crescere, e del lavoro che c’è da fare nel campo del Signore? E’ da questo sguardo di fede sul campo di Dio che nasce la preghiera, l’invocazione quotidiana e pressante al Signore per le vocazioni sacerdotali e religiose. Voi, cari seminaristi, e voi, cari postulanti e novizi, siete frutto di questa preghiera del popolo di Dio, che sempre precede e accompagna la vostra risposta personale. La Chiesa in Albania ha bisogno del vostro entusiasmo e della vostra generosità. Il tempo che oggi dedicate a una solida formazione spirituale, teologica, comunitaria e pastorale, è fecondo in ordine a servire adeguatamente, domani, il popolo di Dio. La gente, più che dei maestri, cerca dei testimoni: testimoni umili della misericordia e della tenerezza di Dio; sacerdoti e religiosi conformati a Gesù Buon Pastore, capaci di comunicare a tutti la carità di Cristo.

A questo proposito, insieme con voi e insieme a tutto il popolo albanese, voglio rendere grazie a Dio per tanti missionari e missionarie, la cui azione è stata determinante per la rinascita della Chiesa in Albania e rimane ancora oggi di grande rilevanza. Essi hanno contribuito notevolmente a consolidare il patrimonio spirituale che vescovi, sacerdoti, persone consacrate e laici albanesi hanno conservato, in mezzo a durissime prove e tribolazioni. Pensiamo al grande lavoro fatto dagli Istituti religiosi per il rilancio dell’educazione cattolica: questo lavoro merita di essere riconosciuto e sostenuto.

Cari fratelli e sorelle, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà; sulle orme dei vostri padri, siate tenaci nel rendere testimonianza a Cristo, camminando “insieme con Dio, verso la speranza che non delude mai”. Nel vostro cammino sentitevi sempre accompagnati e sostenuti dall’affetto di tutta la Chiesa. Vi ringrazio di cuore di questo incontro e affido ciascuno di voi e le vostre comunità, i progetti e le speranze alla santa Madre di Dio. Vi benedico di cuore e vi chiedo per favore di pregare per me".

Visita al Centro Betania: In luoghi come questo vediamo la fede farsi carità concreta

Città del Vaticano, 21 settembre 2014 (VIS). L'ultima tappa del Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Albania è stata la Visita al Centro Betania, a 30 chilometri da Tirana. Istituito nel 1999 da Antonietta Vitale, accoglie numerosi minori disabili, disagiati ed emarginati, assistiti da un gruppo di volontari laici.

"In luoghi come questo siamo tutti confermati nella fede, tutti aiutati a credere, perché vediamo la fede farsi carità concreta. La vediamo portare luce e speranza in situazioni di grave disagio - ha detto Papa Francesco nel discorso pronunciato nella Chiesa del Centro dedicata a Sant'Antonio di Padova - Questa fede che opera nella carità smuove le montagne dell’indifferenza, dell’incredulità e dell’apatia (...). Attraverso gesti umili e semplici di servizio ai piccoli passa la Buona Notizia che Gesù è risorto e vive in mezzo a noi".

"Questo Centro, inoltre, testimonia che è possibile una convivenza pacifica e fraterna tra persone appartenenti a differenti etnie e a diverse confessioni religiose. Qui le differenze non impediscono l’armonia, la gioia e la pace, anzi diventano occasione per una più profonda conoscenza e comprensione reciproca. (...) Ogni comunità religiosa si esprime con l’amore e non con la violenza, non ci si vergogna della bontà! A chi la fa crescere dentro di sé, la bontà dona una coscienza tranquilla, una gioia profonda anche in mezzo a difficoltà e incomprensioni. Persino di fronte alle offese subite, la bontà non è debolezza, ma vera forza, capace di rinunciare alla vendetta. Il bene è premio a sé stesso e ci avvicina a Dio, Sommo Bene. (...) Il bene paga infinitamente di più del denaro, che invece delude, perché siamo stati creati per accogliere l’amore di Dio e donarlo a nostra volta, e non per misurare ogni cosa sulla base del denaro o del potere, che è il pericolo che ci uccide tutti".

Citando la frase pronunciata da uno dei bambini del Centro di Betania a proposito dei volontari: "Da 15 anni si sacrificano con gioia per amore di Gesù e amore nostro", il Papa ha detto: "È una frase che rivela come il donarsi per amore di Gesù susciti gioia e speranza, e come il servire i fratelli si trasformi nel regnare insieme a Dio. Queste parole (...) possono sembrare paradossali a tanta parte del nostro mondo, che ha difficoltà a comprenderle e cerca affannosamente nelle ricchezze terrene, nel possesso e nel divertimento fine a sé stesso la chiave della propria esistenza, trovando invece alienazione e stordimento".

"Il segreto di un’esistenza riuscita è invece - ha ribadito il Pontefice - amare e donarsi per amore. Allora si trova la forza di 'sacrificarsi con gioia' e l’impegno più coinvolgente diventa fonte di una gioia più grande. Allora non fanno più paura scelte definitive di vita, ma appaiono nella loro vera luce, come un modo per realizzare pienamente la propria libertà".

"Il vostro Patrono sant’Antonio di Padova - ha detto infine il Santo Padre - vi accompagni nel cammino. Continuate con fiducia a servire nei poveri e negli abbandonati il Signore Gesù e a pregarlo perché i cuori e le menti di tutti si aprano al bene, alla carità operosa, fonte di gioia vera e autentica".

All'uscita dalla Chiesa Papa Francesco si è fermato a conversare con i bambini e i disabili del Centro.

Infine si è diretto all'aeroporto Madre Teresa per ripartire alla volta di Roma dove è giunto poco dopo le 21:30.

Papa Francesco racconta ai giornalisti la commozione provata in Albania

Città del Vaticano, 22 settembre 2014 (VIS). Ieri sera, a bordo dell'aereo che lo riportava a Roma, il Santo Padre ha risposto alle domande dei tre giornalisti albanesi che hanno coperto il Viaggio Apostolico in Albania. Riportiamo di seguito le domande dei giornalisti e le risposte di Papa Francesco.

Domanda: Sua Santità è partito con un’idea in mente per gli albanesi, per l’Albania. Come un albanese ha sofferto, ma è anche tollerante. (...) Sono queste qualità quelle giuste per far tornare l’aquila nel nido?

Papa Francesco: "Quello di tollerante … cambio la parola. Non è tollerante, l’albanese; è fratello. Ha la capacità della fratellanza: è di più. E questo si vede nel convivere, nel collaborare tra: gli islamici, gli ortodossi e i cattolici. E collaborano, ma come fratelli, no? E poi, un’altra cosa che mi ha colpito, dall’inizio, è la giovinezza del Paese: m’hanno detto che è il Paese più giovane d’Europa (...). Ma l’Albania ha, si vede proprio, uno sviluppo superiore nella cultura e anche nella governance, grazie a questa fratellanza".

Domanda: Muovendo sul boulevard centrale di Tirana, sotto i ritratti dei chierici martirizzati durante il regime comunista, in un Paese al quale è stato imposto l’ateismo di Stato fino a 25 anni fa, che emozione personale ha avuto, Lei?

Papa Francesco: "Io da due mesi vengo studiando un po’ quel periodo difficile dell’Albania, per capirlo; ho studiato anche un po’ l’inizio. Ma voi avete radici culturali bellissime, e forti, di grande cultura, fin dall’inizio. Ho studiato questo periodo ed è stato un periodo crudele: il livello di crudeltà è stato terribile. Quando ho visto queste fotografie, ma non solo i cattolici, anche ortodossi, anche gli islamici, … e quando ho pensato alle parole loro rivolte 'Ma, tu non devi credere in Dio' - 'Io ci credo!' - bum, e lo facevano fuori. Per questo dico che anche tutte e tre le componenti religiose hanno dato testimonianza di Dio e adesso danno testimonianza della fratellanza".

Domanda: Lei ha visitato l’Albania che è un Paese a maggioranza musulmana. Però la visita avviene in un momento precario della situazione globale: Lei stesso ha dichiarato che la terza guerra mondiale è già incominciata. Il Suo messaggio della visita è solo per gli albanesi, o va oltre?

Papa Francesco: "No: va oltre. Va oltre. L’Albania ha fatto una strada di pace, di convivenza e di collaborazione che va oltre, va ad altri Paesi che hanno ugualmente radici etniche diverse. Lei ha detto: 'È un Paese musulmano nella maggioranza': sì, ma non è un Paese musulmano. È un Paese europeo. (...) L’Albania è un Paese europeo, proprio per la cultura - la cultura di convivenza, anche per la cultura storica che ha avuto".

Domanda: Lei adesso ha fatto questo viaggio in Albania, che è in Europa, quali sono i prossimi?

Papa Francesco: I prossimi viaggi saranno 25 novembre, Strasburgo, Consiglio d’Europa e Parlamento Europeo, tutti e due. E poi, 28 - forse - Turchia, per essere là nella festa del 30, di Sant’Andrea, con il Patriarca Bartolomeo".

Domanda: Abbiamo capito che Lei ha una visione dell’Albania un po’ diversa da quella degli europei (...) Lei ha scelto, come primo Paese d’Europa da visitare, un Paese della periferia che non appartiene all’Unione Europea. Cosa può dire a quelli che guardano solo all’Europa dei 'potenti'?

Papa Francesco: "Che è un messaggio, questo mio viaggio, è un segnale: è un segnale che io voglio dare".

Domanda: "L’abbiamo vista tutti, credo, piangere, per la prima volta, si è commosso molto, in quell’incontro: è stato, credo, il momento più commovente del viaggio.

Papa Francesco: "Sentire parlare un martire del proprio martirio, è forte! Credo che tutti noi che eravamo lì, eravamo commossi: tutti. E quei testimoni parlavano come se parlassero di un altro, con una naturalezza, un’umiltà. A me ha fatto bene, questo! (...)".

ALTRE NOTIZIE

Udienza al Presidente della Repubblica di Lettonia

Città del Vaticano, 20 settembre 2014 (VIS). Nella mattinata di oggi, 20 settembre 2014, il Santo Padre Francesco ha ricevuto il Signor Andris Berzins, Presidente della Repubblica di Lettonia, il quale si è successivamente incontrato con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, accompagnato dall'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Nel corso dei colloqui, improntati ad un clima di cordialità, sono state evocate le buone relazioni esistenti fra la Lettonia e la Santa Sede, nonché il positivo apporto della Chiesa cattolica alla società, specialmente in ambito educativo e sociale.

Ci si è soffermati poi su alcuni aspetti della vita del Paese, come pure su tematiche internazionali di mutuo interesse, in particolare nel contesto del turno di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, che la Lettonia assumerà dal 1° gennaio 2015. Speciale attenzione è stata riservata alla situazione in Ucraina, auspicando che sia privilegiata la ricerca di una soluzione politica, fondata sul diritto, mediante il dialogo.

Pastori che sappiano mettersi in ginocchio davanti agli altri per lavare loro i piedi

Città del Vaticano, 20 settembre 2014 (VIS). Questa mattina, nella Sala Clementina, il Santo Padre Francesco ha ricevuto i Vescovi che hanno partecipato al Seminario promosso dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, accompagnati dal Cardinale Fernando Filoni.

"Non vi siete lasciati impaurire dalle difficoltà e dalle sfide del mondo attuale che rendono ancora più ardua oggi la missione dei Vescovi - ha detto il Papa - ma avete posto la vostra fiducia nel Signore, a imitazione dei primi discepoli".

"Si avverte oggi l’imperiosa necessità di una conversione missionaria; una conversione che riguarda ogni battezzato e ogni parrocchia, ma che naturalmente i Pastori sono chiamati a vivere e testimoniare per primi, in quanto guide delle Chiese particolari. Pertanto vi incoraggio a ordinare la vostra vita e il vostro ministero episcopale a questa trasformazione missionaria che interpella oggi il Popolo di Dio".

"Al centro di questa conversione missionaria della Chiesa - ha proseguito il Pontefice - c’è il servizio all’umanità, a imitazione del suo Signore che ha lavato i piedi ai suoi discepoli. (...) Un esempio luminoso di tale servizio pastorale sono i santi Martiri coreani Andrea Kim Taegŏn, sacerdote, Paolo Chŏng Hasang e Compagni, la cui memoria liturgica celebriamo proprio oggi. Ancorati in Cristo, Buon Pastore, essi non hanno esitato a versare il proprio sangue per il Vangelo, di cui erano dispensatori fedeli e testimoni eroici. La Chiesa ha bisogno di Pastori, cioè servitori, di Vescovi che sappiano mettersi in ginocchio davanti agli altri per lavare loro i piedi. Pastori vicini alla gente, padri e fratelli miti, pazienti e misericordiosi; che amano la povertà, sia come libertà per il Signore sia come semplicità e austerità di vita".

"Sforzatevi di dare un autentico impulso missionario alle vostre Comunità diocesane, - ha esortato il Pontefice - perché crescano sempre di più con nuovi membri, grazie alla vostra testimonianza di vita e al vostro ministero episcopale esercitato come servizio al Popolo di Dio. Siate vicini ai vostri sacerdoti, curate la vita religiosa, amate i poveri". Infine, nel ricordare la prossima Assemblea del Sinodo, Papa Francesco ha voluto sottolineare che "le famiglie sono alla base dell'opera evangelizzatrice, con la loro missione educativa e con la partecipazione attiva alla vita delle comunità parrocchiali. Vi incoraggio a promuovere la pastorale familiare, affinché le famiglie, accompagnate e formate, possano dare sempre meglio il loro apporto alla vita della Chiesa e della società".

La Chiesa segno della vicinanza della misericordia del Signore

Città del Vaticano, 20 settembre 2014 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, nell'Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto i partecipanti all'Incontro Internazionale "Il progetto pastorale dell''Evangelii gaudium'", promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il cui Presidente è l'Arcivescovo Rino Fisichella.

Il Santo Padre si è soffermato nel suo discorso sull'urgenza della missione evangelizzatrice ai nostri giorni, citando le parole del Vangelo di Matteo dove si dice che Gesù "'vedendo le folle, ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore'".

"Quante persone, nelle tante periferie esistenziali dei nostri giorni, sono 'stanche e sfinite' e attendono la Chiesa, attendono noi! - ha esclamato il Pontefice - Come poterle raggiungere? (...) Il Papa non ha il compito di 'offrire un’analisi dettagliata e completa sulla realtà contemporanea', ma invita tutta la Chiesa a cogliere i segni dei tempi che il Signore ci offre senza sosta. Questi segni (...) devono essere riletti alla luce del Vangelo: questo è (...) il momento dell’impegno concreto, è il contesto dentro il quale siamo chiamati a lavorare per far crescere il Regno di Dio. Quanta povertà e solitudine purtroppo vediamo nel mondo di oggi! Quante persone vivono in grande sofferenza e chiedono alla Chiesa di essere segno della vicinanza, della bontà, della solidarietà e della misericordia del Signore. Questo è un compito che in modo particolare spetta a quanti hanno la responsabilità della pastorale", i quali "sono chiamati a riconoscere e leggere questi segni dei tempi per dare una risposta saggia e generosa".

"Davanti a tante esigenze pastorali - ha proseguito il Pontefice - davanti a tante richieste di uomini e donne, corriamo il rischio di spaventarci e di ripiegarci su noi stessi in atteggiamento di paura e difesa. E da lì nasce la tentazione della sufficienza e del clericalismo, quel codificare la fede in regole e istruzioni, come facevano gli scribi, i farisei e i dottori della legge del tempo di Gesù. Avremo tutto chiaro, tutto ordinato, ma il popolo credente e in ricerca continuerà ad avere fame e sete di Dio. Ho detto anche alcune volte che la Chiesa mi sembra un ospedale da campo: tanta gente ferita che chiede da noi vicinanza, che chiede da noi quello che chiedevano a Gesù: vicinanza, prossimità. E con questo atteggiamento degli scribi, dei dottori della legge e dei farisei, non daremo mai una testimonianza di vicinanza".

Citando la parabola nella quale Gesù racconta del padrone di una vigna che, avendo bisogno di operai, uscì di casa in diverse ore del giorno per andare ad incontrare quanti sono in ricerca del Signore, il Papa ha affermato che occorre: "Raggiungere i più deboli e i più disagiati per dare loro il sostegno di sentirsi utili nella vigna del Signore, fosse anche per un’ora soltanto".

"Un altro aspetto: non rincorriamo, per favore, la voce delle sirene che chiamano a fare della pastorale una convulsa serie di iniziative, senza riuscire a cogliere l’essenziale dell’impegno di evangelizzazione. A volte sembra che siamo più preoccupati di moltiplicare le attività piuttosto che essere attenti alle persone e al loro incontro con Dio. Una pastorale che non ha questa attenzione diventa poco alla volta sterile".

Infine il Papa ha raccomandato pazienza e perseveranza. "Il Verbo di Dio - ha detto - è entrato in 'pazienza' nel momento dell’Incarnazione, e così, fino alla morte in Croce. Pazienza e perseveranza. Non abbiamo la 'bacchetta magica' per tutto, ma possediamo la fiducia nel Signore che ci accompagna e non ci abbandona mai. (...) Facciamo il bene, ma senza aspettarci la ricompensa. Seminiamo e diamo testimonianza. La testimonianza è l’inizio di un’evangelizzazione che tocca il cuore e lo trasforma. Le parole senza testimonianza non vanno, non servono! La testimonianza è quella che porta e dà validità alla parola".

"Grazie del vostro impegno! - ha esclamato infine il Pontefice - Vi benedico e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me, perché io devo parlare tanto e anch’io dia un po’ di testimonianza cristiana!".

Riforma del processo matrimoniale canonico

Città del Vaticano, 20 settembre 2014 (VIS). Questa mattina la Sala Stampa della Santa Sede ha emesso il seguente Comunicato:

"In data 27 agosto 2014, il Santo Padre ha deciso l’Istituzione di una Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico. In merito a tale decisione si rende noto quanto segue:

Questa Commissione sarà presieduta da S.E. Monsignor Pio Vito Pinto, Decano del Tribunale della Rota Romana, e sarà composta dai seguenti membri: Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; Arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede; Vescovo Dimitrios Salachas, Esarca Apostolico per i cattolici greci di rito bizantino; Monsignor Maurice Monier; Monsignor Leo Xavier Michael Arokiaraj e Monsignor Alejandro W. Bunge, Prelati Uditori del Tribunale della Rota Romana; Padre Nikolaus Schoch, O.F.M., Promotore di Giustizia Aggiunto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Padre Konstanc Miroslav Adam, O.P., Rettore Magnifico della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum); Padre Jorge Horta Espinoza, O.F.M., Decano della Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Antoniamum; e Professor Paolo Moneta, già docente di Diritto Canonico presso l’Università di Pisa.

I lavori della Commissione speciale inizieranno quanto prima e avranno come scopo di preparare una proposta di riforma del processo matrimoniale, cercando di semplificarne la procedura, rendendola più snella e salvaguardando il principio di indissolubilità del matrimonio".

Cardinale Angelo Scola, Inviato Speciale del Santo Padre in Germania

Città del Vaticano, 20 settembre 2014 (VIS). Questa mattina è stata pubblicata la Lettera Pontificia, redatta in latino e datata 6 agosto 2014, con la quale il Santo Padre ha nominato il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano (Italia), suo Inviato Speciale alla celebrazione dell'850° anniversario della traslazione delle reliquie dei Re Magi da Milano a Colonia (Germania), in programma il 28 settembre 2014. La Missione Pontificia che accompagnerà il Cardinale è composta dal Monsignor Klaus Krämer, Presidente di Missio-Aachen e dell'Opera Missionaria della Sacra Infanzia ad Aquisgrana (che ogni anno organizza l’iniziativa “Re Magi” per la raccolta di fondi in favore delle missioni) e dal Prevosto Hubertus Böttcher, decano ad Arnsberg (dove furono nascoste le reliquie dei Re Magi nel 18° secolo a causa dell'invasione napoleonica).

Udienze

Città del Vaticano, 20 settembre 2014 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:

- Il Signor Andris Bērziņš, Presidente della Repubblica di Lettonia, e Seguito.

- Il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

- Il Signor Thorbjørn Jagland, Segretario Generale del Consiglio d'Europa, e Seguito.

- La Signora Cristina Fernandez de Kirchner, Presidente della Repubblica Argentina.

Nel pomeriggio il Santo Padre ha ricevuto in udienza:

- Il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

- Il Cardinale Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcelona (Spagna).

- Il Vescovo Alcides Jorge Pedro Casaretto, emerito di San Isídro (Argentina).

Altri atti pontifici

Città del Vaticano, 20 settembre 2014 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Blase J. Cupich, Arcivescovo Metropolita di Chicago (superficie: 3.654; popolazione: 6.251.000; cattolici: 2.438.000; sacerdoti: 1.559; religiosi: 2.787; diaconi permanenti: 660), Stati Uniti d'America. L'Arcivescovo eletto è nato a Omaha (Nebraska, Stati Uniti d'America), nel 1949, è stato ordinato sacerdote nel 1975 ed è stato nominato Vescovo di Rapid City (South Dakota, Stati Uniti d'America), nel 1998. Finora Vescovo di Spokane (Stati Uniti d'America), succede al Cardinale Francis E. George, O.M.I., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima arcidiocesi metropolitana, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Padre Riccardo Luca Guariglia, O.S.B., Abate Ordinario dell’Abbazia Territoriale di Montevergine (superficie: 3; popolazione: 232; cattolici: 232; sacerdoti: 12; religiosi: 27), Italia. Monaco della medesima Abbazia, finora lì stesso Priore claustrale e Maestro dei Novizi.

- Ha nominato il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del 500° anniversario dell’evangelizzazione del Myanmar, in programma a Yangon dal 21 al 23 novembre 2014.

- Ha nominato il Monsignore Paolo Rudelli, finora Consigliere di Nunziatura. Inviato Speciale, Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo.
Copyright © VIS - Vatican Information Service