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lunedì 21 aprile 2008

SUPERARE OGNI SEPARAZIONE TRA FEDE E VITA


CITTA' DEL VATICANO, 20 APR. 2008 (VIS). Nel pomeriggio di oggi, 14:30 ora locale, il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato la Santa Messa nello "Yankee Stadium" del Bronx a New York, che dal 1923 è lo stadio dell'omonima squadra di baseball di New York.

  Prima della Celebrazione Eucaristica il Papa ha compiuto un giro dello stadio in autovettura panoramica, calorosamente salutato dalle 60.000 persone presenti. La Santa Messa "della V Domenica di Pasqua" negli Stati Uniti celebra il 200° anniversario della creazione delle sedi di New York, Boston, Filadelfia e Louisville dallo smembramento della sede madre di Baltimora e i 200 anni dall'elevazione della sede madre a Sede Metropolitana.

  "La celebrazione odierna" - ha detto il Papa nell'omelia - "è anche un segno della crescita impressionante che Dio ha concesso alla Chiesa nel vostro Paese nei trascorsi duecento anni. (...)  In questa terra di libertà e di opportunità, la Chiesa ha unito greggi molto diversi nella professione di fede e, attraverso le sue molte opere educative, caritative e sociali, ha contribuito in modo significativo anche alla crescita della società americana nel suo insieme!".

  Commentando le Letture della Liturgia il Santo Padre ha sottolineato che: "La prima Lettura odierna, dagli Atti degli Apostoli, parla di tensioni linguistiche e culturali presenti già all'interno della primitiva comunità ecclesiale. Nello stesso tempo, essa mostra la potenza della Parola di Dio, proclamata autorevolmente dagli Apostoli e ricevuta nella fede, per creare un'unità capace di trascendere le divisioni provenienti dai limiti e dalle debolezze umane".

  "Ci viene qui ricordata una verità fondamentale" - ha spiegato il Papa - "che l'unità della Chiesa non ha altro fondamento se non quello della Parola di Dio, divenuta carne in Cristo Gesù nostro Signore. Tutti i segni esterni di identità, tutte le strutture, associazioni o programmi, per quanto validi o addirittura essenziali possano essere, esistono in ultima analisi soltanto per sostenere e promuovere la più profonda unità la quale, in Cristo, è dono indefettibile di Dio alla sua Chiesa".

  "La prima lettura mostra, inoltre, (...), che l'unità della Chiesa è 'apostolica', cioè un'unità visibile fondata sugli Apostoli, che Cristo ha scelto e costituito come testimoni della sua risurrezione, ed è nata da ciò che la Scrittura chiama 'l'obbedienza della fede'".

  "'Autorità'… 'obbedienza'. Ad essere franchi, queste non sono parole facili da pronunciare oggi" - ha rilevato il Pontefice - "Parole come queste rappresentano una 'pietra d'inciampo' per molti nostri contemporanei, specie in una società che giustamente dà grande valore alla libertà personale. Eppure, alla luce della nostra fede in Gesù Cristo - 'la vita, la verità e la vita' - arriviamo a vedere il senso più pieno, il valore e addirittura la bellezza, di tali parole. Il Vangelo ci insegna che la vera libertà, la libertà dei figli di Dio, si può trovare soltanto nella perdita di sé che è parte del mistero dell'amore".

  "La vera libertà perciò è un dono gratuito di Dio" - ha aggiunto il Papa - "il frutto della conversione alla sua verità, quella verità che ci rende liberi (cfr Gv 8,32). E tale libertà nella verità porta nella sua scia un nuovo e liberante modo di guardare la realtà. Quando ci poniamo nel 'pensiero di Cristo' (cfr Fil 2,5), ci si aprono nuovi orizzonti! Alla luce della fede, nella comunione della Chiesa, troviamo anche l'ispirazione e la forza per diventare lievito del Vangelo in questo mondo".

  "In questi 200 anni il volto della comunità cattolica nel vostro Paese è grandemente cambiato. Pensiamo alle ondate successive di emigranti le cui tradizioni hanno così grandemente arricchito la Chiesa in America. Pensiamo alla fede forte che ha edificato la rete di chiese, di istituzioni educative, sanitarie e sociali che da lungo tempo sono il marchio distintivo della Chiesa in questa terra".

  "In questa terra di libertà religiosa i cattolici hanno trovato non soltanto la libertà di praticare la propria fede ma anche di partecipare pienamente alla vita civile, recando con sé le proprie convinzioni morali nella pubblica arena, cooperando con i vicini nel forgiare una vibrante società democratica. La celebrazione odierna è più che un'occasione di gratitudine per le grazie ricevute: è un richiamo a proseguire in avanti con ferma determinazione ad usare saggiamente le benedizioni della libertà, per edificare un futuro di speranza per le generazioni future".

  "Pregare con fervore per la venuta del Regno" - ha detto ancora il Papa - "significa inoltre essere costantemente vigili per i segni della sua presenza, operando per la sua crescita in ogni settore della società. Vuol dire affrontare le sfide del presente e del futuro fiduciosi nella vittoria di Cristo ed impegnandosi per l'avanzamento del suo Regno. Questo significa non perdere la fiducia di fronte a resistenze, avversità e scandali. Significa superare ogni separazione tra fede e vita, opponendosi ai falsi vangeli di libertà e di felicità. Vuol dire inoltre respingere la falsa dicotomia tra fede e vita politica, poiché come ha affermato il Concilio Vaticano II, 'nessuna attività umana, neanche nelle cose temporali, può essere sottratta al dominio di Dio' ('Lumen gentium', 36)".

  "Questa, cari amici, è la sfida che pone oggi a voi il Successore di Pietro" - ha detto il Pontefice al termine dell'omelia. - "Quale 'stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa', seguite con fedeltà le orme di quanti vi hanno preceduto! (...) Cari giovani amici, (...), possiate trovare il coraggio di proclamare Cristo 'lo stesso ieri, oggi e sempre' e le immutabili verità che hanno fondamento in lui (cfr 'Gaudium et spes', 10; Eb 13,8): sono verità che ci rendono liberi! Si tratta delle sole verità che possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti di ogni uomo, donna e bambino nel mondo, compresi i più indifesi tra gli esseri umani, i bimbi non ancora nati nel grembo materno. In un mondo in cui, come Papa Giovanni Paolo II parlando in questo stesso luogo ci ricordò, Lazzaro continua a bussare alla nostra porta (Omelia allo 'Yankee Stadium', 2 ottobre 1979, n. 7), fate in modo che la vostra fede e il vostro amore portino frutto nel soccorrere i poveri, i bisognosi e i senza voce".
PV-USA/OMELIA/YANKEE:NEW YORK                 VIS 20080421 (1010)


PROMUOVERE COESISTENZA PACIFICA FRA LE NAZIONI

CITTA' DEL VATICANO, 20 APR. 2008 (VIS). Questa sera alle 20:00, (ora locale), il Santo Padre è arrivato all'aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York dove ha avuto luogo la cerimonia di congedo alla presenza delle Autorità politiche e civili, dei Cardinali statunitensi, del Presidente, del Vice Presidente e del Segretario Generale della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d'America, del Vescovo di Brooklyn con 5.000 fedeli della Diocesi nella cui giurisdizione si trova l'aeroporto.

  Dopo il saluto del Vice Presidente degli Stati Uniti d'America, Signor Richard B. Cheney, il Papa ha pronunciato l'ultimo discorso del suo Viaggio.

  "Desidero esprimere a tutti voi la mia profonda gratitudine per la vostra gentile accoglienza" - ha detto il Papa - "È stata per me una gioia essere testimone della fede e della devozione della comunità cattolica in questa Nazione. (...) Sono grato al Presidente Bush per essere venuto a salutarmi all'inizio della mia visita, e ringrazio il Vice Presidente Cheney per la sua presenza qui al momento della mia partenza".

  "Rinnovo i miei auguri e la mia preghiera ai rappresentanti della Sede di Baltimora, la prima Arcidiocesi, e a quelle di New York, Boston, Philadelphia e Louisville, in questo anno giubilare".

  "A tutti i miei fratelli nell'Episcopato, (...) agli officiali e al personale della Conferenza Episcopale che hanno contribuito in tanti modi alla preparazione di questa visita rinnovo la mia riconoscenza per il loro faticoso impegno e la loro dedizione. Con grande affetto saluto ancora una volta i sacerdoti e i religiosi, i diaconi, i seminaristi e i giovani, e tutti i fedeli degli Stati Uniti, e vi incoraggio a perseverare a rendere una gioiosa testimonianza a Cristo nostra speranza, nostro Signore e Salvatore Risorto, che rinnova tutte le cose e ci dona la vita in abbondanza".

  "Uno dei momenti più significativi della mia visita" - ha affermato il Pontefice - "è stata l'opportunità di rivolgere la mia parola all'Assemblea delle Nazioni Unite. Ringrazio il Segretario Generale Ban Ki-moon per il suo gentile invito e la sua accoglienza".

  "Volgendo lo sguardo ai sessant'anni trascorsi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, ringrazio per tutto ciò che l'Organizzazione è riuscita a compiere per difendere e promuovere i diritti fondamentali di ogni uomo, donna e bambino in ogni parte del mondo, ed incoraggio tutti gli uomini di buona volontà a continuare ad adoperarsi senza stancarsi per promuovere la giusta e pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni".

  "La visita che questa mattina ho compiuto a Ground Zero" - ha detto ancora il Papa - "rimarrà profondamente impressa nella mia memoria, mentre continuerò a pregare per coloro che perirono e per tutti coloro che soffrono per le conseguenze della tragedia che vi ebbe luogo nel 2001. Prego per tutti negli Stati Uniti, e in verità in tutto il mondo, affinché il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un accresciuto reciproco rispetto e una rinnovata fiducia e confidenza in Dio, nostro Padre che è nei cieli".

  "Con queste espressioni di commiato vi chiedo di ricordarvi di me nelle vostre preghiere, mentre vi assicuro il mio affetto e la mia amicizia nel Signore. Dio benedica l'America!".

  L'aereo papale è decollato alle 20:30 (2:30 ora di Roma) e dopo poco più di otto ore di volo è atterrato all'aeroporto romano di Ciampino alle ore 10:45 di lunedì 21 aprile. Da Ciampino il Santo Padre è rientrato in Vaticano in automobile.
PV-USA/CONGEDO/NEW YORK                           VIS 20080421 (570)


MERCOLEDÌ 23: ESEQUIE CARDINALE ALFONSO LÓPEZ TRUJILLO

CITTA' DEL VATICANO, 21 APR. 2008 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire un telegramma di cordoglio per la scomparsa del Cardinale Alfonso López Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, avvenuta a Roma, sabato 19 aprile, all'età di 72 anni.

  Nel telegramma, indirizzato al Signor Aníbal López Trujillo, fratello del defunto Cardinale, il Santo Padre esprime "il suo più sentito cordoglio, estensibile ai fratelli Flavio ed Asdrubale e a tutti i familiari. In questi momenti dolorosi mi sento molto vicino a voi tutti e chiedo a Dio, per intercessione di Nostra Signora di Chiquinquirá, di concedere l'eterno riposo a questo infaticabile Pastore, che tanto generosamente si è dedicato al servizio della Chiesa e del Vangelo della vita".

  "Il suo lungo servizio ministeriale, prima come sacerdote e poi Vescovo Ausiliare di Bogotà, come Arcivescovo di Medellín, Segretario e Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano, Presidente della Conferenza Episcopale della Colombia ed infine come Presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, è una chiara testimonianza del suo profondo amore per la Chiesa e della sua dedizione alla nobile causa della promozione del matrimonio e della famiglia cristiana".

  "Nella presente circostanza, mi è grato impartirle con affetto la confortatrice Benedizione Apostolica che estendo di cuore a quanti lo hanno assistito, ai Vescovi, ai sacerdoti, alle comunità religiose e ai fedeli che lo hanno accompagnato da vicino con la loro amicizia e collaborazione".

  Mercoledì 23 aprile, alle ore 11:00, all'Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, celebrerà la Santa Messa con i Signori Cardinali.

  Al termine, la Liturgia Esequiale sarà presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI, che terrà l'omelia e il rito della "Ultima Commendatio" e della "Valedictio".
TGR/MORTE/LÓPEZ TRUJILLO                           VIS 20080421 (290)


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