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martedì 28 dicembre 2010

MESSAGGIO RADIOFONICO DI NATALE TRASMESSO BBC

CITTA' DEL VATICANO, 24 DIC. 2010 (VIS). Di seguito riportiamo la trascrizione del radiomessaggio di Natale registrato dal Santo Padre Benedetto XVI
per il programma “Thought for the Day”, del Canale Radio 4, trasmesso questa mattina dalla BBC di Londra.

“Ricordando con grande tenerezza la mia visita di quattro giorni nel Regno Unito nel settembre scorso, sono lieto di avere l’opportunità di rivolgere nuovamente a voi il mio saluto, e anzi di rivolgere i miei auguri agli ascoltatori dovunque si trovino, mentre ci prepariamo a celebrare la nascita di Cristo. I nostri pensieri ritornano a un momento della storia in cui il popolo scelto da Dio, i figli di Israele, vivevano un’attesa intensa. Aspettavano il Messia che Dio aveva promesso di inviare, e lo descrivevano come un grande leader che li avrebbe riscattati dal dominio straniero e avrebbe restaurato la loro libertà”.

“Dio è sempre fedele alle sue promesse, ma spesso ci sorprende nel modo di compierle. Il bimbo nato a Betlemme ha portato sì la liberazione, ma non solo per le persone di quel tempo e di quel luogo – egli sarebbe stato il Salvatore di tutti, in ogni luogo del mondo e in ogni tempo della storia. E la liberazione che egli ha portato non era politica, attuata con mezzi militari: al contrario, Cristo ha distrutto la morte per sempre e rinnovato la vita per mezzo della sua morte obbrobriosa sulla croce. E benché sia nato nella povertà e nel nascondimento, lontano dai centri del potere terreno, egli era lo stesso Figlio di Dio. Per amore nostro egli ha preso su di sé la nostra condizione umana, la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità, e ha aperto per noi la via che porta alla pienezza della vita, alla partecipazione alla vita stessa di Dio. Mentre meditiamo nei nostri cuori su questo grande mistero in questo Natale, ringraziamo Dio per la sua bontà verso di noi, e annunciamo con gioia a chi è intorno a noi la buona notizia che Dio ci offre la libertà da tutto ciò che ci opprime: ci dona speranza, ci porta vita”.

“Cari amici della Scozia, dell’Inghilterra, del Galles, e di ogni parte del mondo di lingua inglese, desidero che sappiate che vi tengo tutti molto presenti nelle mie preghiere in questo tempo santo. Prego per le vostre famiglie, per i vostri figli, per i malati, per tutti coloro che soffrono per qualsiasi difficoltà in questo tempo. Prego specialmente per gli anziani e coloro che si avvicinano alla fine dei loro giorni. Chiedo a Cristo, luce delle nazioni, di allontanare ogni oscurità dalle vostre vite e di donare a ognuno di voi la grazia di un Natale di pace e di gioia. Il Signore vi benedica tutti”.
MESS/ VIS 20101228 (460)

SIGNORE REALIZZA PROMESSA: ‘LA PACE NON AVRÀ FINE’

CITTA' DEL VATICANO, 24 DIC. 2010 (VIS). Alle ore 22:00, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa della Notte per la Solennità del Natale del Signore 2010.

Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa ha tenuto l’omelia.

“‘Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato’ – con questa parola del Salmo secondo, la Chiesa inizia la liturgia della Notte Santa. Essa sa che questa parola originariamente apparteneva al rituale dell’incoronazione dei re d’Israele. Il re, che di per sé è un essere umano come gli altri uomini, diventa ‘figlio di Dio’ mediante la chiamata e l’insediamento nel suo ufficio: è una specie di adozione da parte di Dio, un atto di decisione, mediante il quale Egli dona a quell’uomo una nuova esistenza, lo attrae nel suo proprio essere”.

“L’insediamento nell’ufficio del re è come una nuova nascita. Proprio come nuovo nato dalla decisione personale di Dio, come bambino proveniente da Dio, il re costituisce una speranza. Sulle sue spalle poggia il futuro. Egli è il detentore della promessa di pace. Nella notte di Betlemme, questa parola profetica è diventata realtà (...). Sì, ora è veramente un bambino Colui sulle cui spalle è il potere. In Lui appare la nuova regalità che Dio istituisce nel mondo. (...) Proprio nella debolezza dell’essere bambino Egli è il Dio forte e ci mostra così, di fronte ai poteri millantatori del mondo, la fortezza propria di Dio”.

“Le parole del rituale dell’incoronazione in Israele, in verità, erano sempre soltanto rituali di speranza, che prevedevano da lontano un futuro che sarebbe stato donato da Dio. Nessuno dei re salutati in questo modo corrispondeva alla sublimità di tali parole. (...) Così l’adempimento della parola che inizia nella notte di Betlemme è al contempo immensamente più grande e – dal punto di vista del mondo – più umile di ciò che la parola profetica lasciava intuire. (...) L’infinita distanza tra Dio e l’uomo è superata. Dio non si è soltanto chinato verso il basso, come dicono i Salmi; Egli è veramente ‘disceso’, entrato nel mondo, diventato uno di noi per attrarci tutti a sé. (...) Nella vastità universale della santa Eucaristia, Egli ha veramente eretto isole di pace. Ovunque essa viene celebrata si ha un’isola di pace, di quella pace che è propria di Dio. Questo bambino ha acceso negli uomini la luce della bontà e ha dato loro la forza di resistere alla tirannia del potere. In ogni generazione Egli costruisce il suo regno dal di dentro, a partire dal cuore”.

“Ma è anche vero che ‘il bastone dell’aguzzino’ non è stato spezzato. Anche oggi marciano rimbombanti i calzari dei soldati e sempre ancora e sempre di nuovo c’è il ‘mantello intriso di sangue’ (Is 9,3s). Così fa parte di questa notte la gioia per la vicinanza di Dio. Ringraziamo perché Dio, come bambino, si dà nelle nostre mani, mendica, per così dire, il nostro amore, infonde la sua pace nel nostro cuore. Questa gioia, tuttavia, è anche una preghiera: Signore, realizza totalmente la tua promessa. Spezza i bastoni degli aguzzini. Brucia i calzari rimbombanti. Fa’ che finisca il tempo dei mantelli intrisi di sangue. Realizza la promessa: ‘La pace non avrà fine’ (Is 9,6). Ti ringraziamo per la tua bontà, ma ti preghiamo anche: mostra la tua potenza. Erigi nel mondo il dominio della tua verità, del tuo amore – il ‘regno della giustizia, dell’amore e della pace’".

“‘Maria diede alla luce il suo figlio primogenito’. (...) Nel linguaggio formatosi nella Sacra Scrittura dell’Antica Alleanza, ‘primogenito’ non significa il primo di una serie di altri figli. La parola ‘primogenito’ è un titolo d’onore, indipendentemente dalla questione se poi seguono altri fratelli e sorelle o no. (...) Il primogenito appartiene in modo particolare a Dio, e per questo egli – come in molte religioni – doveva essere in modo particolare consegnato a Dio ed essere riscattato mediante un sacrificio sostitutivo, come san Luca racconta nell’episodio della presentazione di Gesù al tempio. Il primogenito appartiene a Dio in modo particolare, è, per così dire, destinato al sacrificio. Nel sacrificio di Gesù sulla croce, la destinazione del primogenito si compie in modo unico. In se stesso, Egli offre l’umanità a Dio e unisce uomo e Dio in modo tale che Dio sia tutto in tutti. (...) L’uomo può essere immagine di Dio, perché Gesù è Dio e Uomo, la vera immagine di Dio e dell’uomo. Egli è il primogenito dei morti (...). Nella Risurrezione, Egli ha sfondato il muro della morte per tutti noi. Ha aperto all’uomo la dimensione della vita eterna nella comunione con Dio. (...) Ora Egli è tuttavia il primo di una serie di fratelli, il primo, cioè, che inaugura per noi l’essere in comunione con Dio. Egli crea la vera fratellanza – non la fratellanza, deturpata dal peccato, di Caino ed Abele, di Romolo e Remo, ma la fratellanza nuova in cui siamo la famiglia stessa di Dio”.

“Il Vangelo di Natale ci racconta, alla fine, che una moltitudine di angeli dell’esercito celeste lodava Dio e diceva: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama’. La Chiesa ha amplificato, nel ‘Gloria’, questa lode, che gli angeli hanno intonato di fronte all’evento della Notte Santa, facendone un inno di gioia sulla gloria di Dio. (...) L’apparire della bellezza, del bello, ci rende lieti senza che dobbiamo interrogarci sulla sua utilità. (...) Ma anche degli uomini parla il messaggio degli angeli nella Notte Santa: ‘Pace agli uomini che egli ama’. La traduzione latina di tale parola, che usiamo nella liturgia e che risale a Girolamo, suona diversamente: ‘Pace agli uomini di buona volontà’. (...) Sarebbe sbagliata un’interpretazione che riconoscesse soltanto l’operare esclusivo di Dio, come se Egli non avesse chiamato l’uomo ad una risposta libera di amore. Sarebbe sbagliata, però, anche un’interpretazione moralizzante, secondo cui l’uomo con la sua buona volontà potrebbe, per così dire, redimere se stesso. Ambedue le cose vanno insieme: grazia e libertà; l’amore di Dio, che ci previene e senza il quale non potremmo amarLo, e la nostra risposta (...). L’intreccio di grazia e libertà, l’intreccio di chiamata e risposta non lo possiamo scindere in parti separate l’una dall’altra”.

“Luca non ha detto che gli angeli hanno cantato. Egli scrive molto sobriamente: l’esercito celeste lodava Dio e diceva: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli…’ (Lc 2,13s). Ma da sempre gli uomini sapevano che il parlare degli angeli è diverso da quello degli uomini; che proprio in questa notte del lieto messaggio esso è stato un canto in cui la gloria sublime di Dio ha brillato. (...) In quest’ora noi ci associamo pieni di gratitudine a questo cantare di tutti i secoli, che unisce cielo e terra, angeli e uomini”.
HML/ VIS 20101228 (1140)

LA NASCITA DEL SALVATORE PORTI AL MONDO LA PACE

CITTA' DEL VATICANO, 25 DIC. 2010 (VIS). Alle ore 12:00 di oggi, Solennità del Natale del Signore, dalla Loggia della Benedizione il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto il tradizionale Messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione ed ha impartito la Benedizione “Urbi et Orbi”.

Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio:

“Cari fratelli e sorelle, che mi ascoltate da Roma e dal mondo intero, con gioia vi annuncio il messaggio del Natale: Dio si è fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi. Dio non è lontano: è vicino, anzi, è l’’Emmanuele’, Dio-con-noi. Non è uno sconosciuto: ha un volto, quello di Gesù”.

“È un messaggio sempre nuovo, sempre sorprendente, perché oltrepassa ogni nostra più audace speranza. Soprattutto perché non è solo un annuncio: è un avvenimento, un accadimento, che testimoni credibili hanno veduto, udito, toccato nella Persona di Gesù di Nazareth!”.

“’Il Verbo si fece carne’. Di fronte a questa rivelazione, riemerge ancora una volta in noi la domanda: come è possibile? Il Verbo e la carne sono realtà tra loro opposte; come può la Parola eterna e onnipotente diventare un uomo fragile e mortale? Non c’è che una risposta: l’Amore”.

“Dio non muta, Egli è Amore da sempre e per sempre. (...) Solo quanti si aprono all’amore sono avvolti dalla luce del Natale. Così fu nella notte di Betlemme, e così è anche oggi. L’incarnazione del Figlio di Dio è un avvenimento che è accaduto nella storia, ma nello stesso tempo la oltrepassa”.

“E che cosa cerca, in effetti, il nostro cuore, se non una Verità che sia Amore? La cerca il bambino, con le sue domande, così disarmanti e stimolanti; la cerca il giovane, bisognoso di trovare il senso profondo della propria vita; la cercano l’uomo e la donna nella loro maturità, per guidare e sostenere l’impegno nella famiglia e nel lavoro; la cerca la persona anziana, per dare compimento all’esistenza terrena”.

“L’annuncio del Natale è luce anche per i popoli, per il cammino collettivo dell’umanità. L’’Emmanuele’, Dio-con-noi, è venuto come Re di giustizia e di pace. Il suo Regno – lo sappiamo – non è di questo mondo, eppure è più importante di tutti i regni di questo mondo. È come il lievito dell’umanità: se mancasse, verrebbe meno la forza che manda avanti il vero sviluppo: la spinta a collaborare per il bene comune, al servizio disinteressato del prossimo, alla lotta pacifica per la giustizia. Credere nel Dio che ha voluto condividere la nostra storia è un costante incoraggiamento ad impegnarsi in essa, anche in mezzo alle sue contraddizioni. È motivo di speranza per tutti coloro la cui dignità è offesa e violata, perché Colui che è nato a Betlemme è venuto a liberare l’uomo dalla radice di ogni schiavitù”.

“La luce del Natale risplenda nuovamente in quella Terra dove Gesù è nato e ispiri Israeliani e Palestinesi nel ricercare una convivenza giusta e pacifica. L’annuncio consolante della venuta dell’Emmanuele lenisca il dolore e consoli nelle prove le care comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, donando loro conforto e speranza per il futuro ed animando i Responsabili delle Nazioni ad una fattiva solidarietà verso di esse. Ciò avvenga anche in favore di coloro che ad Haiti soffrono ancora per le conseguenze del devastante terremoto e della recente epidemia di colera. Così pure non vengano dimenticati coloro che in Colombia ed in Venezuela, ma anche in Guatemala e in Costa Rica, hanno subito le recenti calamità naturali”.

“La nascita del Salvatore apra prospettive di pace duratura e di autentico progresso alle popolazioni della Somalia, del Darfur e della Costa d’Avorio; promuova la stabilità politica e sociale del Madagascar; porti sicurezza e rispetto dei diritti umani in Afghanistan e in Pakistan; incoraggi il dialogo fra Nicaragua e Costa Rica; favorisca la riconciliazione nella Penisola Coreana”.

“La celebrazione della nascita del Redentore rafforzi lo spirito di fede, di pazienza e di coraggio nei fedeli della Chiesa nella Cina continentale, affinché non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza. L’amore del ‘Dio con noi’ doni perseveranza a tutte le comunità cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i ‘leader’ politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della libertà religiosa di tutti”.

Al termine del Messaggio, il Papa ha rivolto gli auguri natalizi in 65 lingue ed ha impartito la benedizione “Urbi et Orbi” (a Roma e al mondo).
MESS/ VIS 20101228 (780)

SACRA FAMIGLIA MODELLO VITA, APPELLO CESSAZIONE VIOLENZA

CITTA' DEL VATICANO, 26 DIC. 2010 (VIS). Oggi, nella prima domenica dopo il Natale, Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio per recitare l’Angelus con i fedeli convenuti in Piazza San Pietro.

“Nella povera grotta di Betlemme (...)” – ha detto il Papa – “rifulge una luce vivissima, riflesso del profondo mistero che avvolge quel Bambino, e che Maria e Giuseppe custodiscono nei loro cuori (...). Essi (...) conservano nell’intimo le parole dell’annuncio dell’angelo a Maria: ‘colui che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio’".

“Eppure, la nascita di ogni bambino porta con sé qualcosa di questo mistero! Lo sanno bene i genitori che lo ricevono come un dono e che, spesso, così ne parlano. (...) In effetti, gli esseri umani vivono la procreazione non come mero atto riproduttivo, ma ne percepiscono la ricchezza, intuiscono che ogni creatura umana che si affaccia sulla terra è il ‘segno’ per eccellenza del Creatore e Padre che è nei cieli”.

“Quant’è importante, allora” – ha esclamato il Pontefice – “ che ogni bambino, venendo al mondo, sia accolto dal calore di una famiglia! Non importano le comodità esteriori: Gesù è nato in una stalla e come prima culla ha avuto una mangiatoia, ma l’amore di Maria e di Giuseppe gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amati. Di questo hanno bisogno i bambini: dell’amore del padre e della madre. È questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita. La santa Famiglia di Nazareth ha attraversato molte prove, come quella (...) della ‘strage degli innocenti’, che costrinse Giuseppe e Maria ed emigrare in Egitto). Ma, confidando nella divina Provvidenza, essi trovarono la loro stabilità e assicurarono a Gesù un’infanzia serena e una solida educazione”.

“Cari amici, la santa Famiglia è certamente singolare e irripetibile” – ha concluso il Santo Padre – “ma al tempo stesso è ‘modello di vita’ per ogni famiglia, perché Gesù, vero uomo, ha voluto nascere in una famiglia umana, e così facendo l’ha benedetta e consacrata. Affidiamo pertanto alla Madonna e a san Giuseppe tutte le famiglie, affinché non si scoraggino di fronte alle prove e alle difficoltà, ma coltivino sempre l’amore coniugale e si dedichino con fiducia al servizio della vita e dell’educazione”.

Al termine della recita dell’Angelus, il Santo Padre ha lanciato un nuovo appello invocando la pace, la speranza e la riconciliazione.

“In questo tempo del Santo Natale, il desiderio e l’invocazione del dono della pace si sono fatti ancora più intensi. Ma il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo. Ho appreso con grande tristezza l’attentato in una chiesa cattolica nelle Filippine, mentre si celebravano i riti del giorno di Natale, come pure l’attacco a chiese cristiane in Nigeria. La terra si è macchiata ancora di sangue in altre parti del mondo come in Pakistan. Desidero esprimere il mio sentito cordoglio per le vittime di queste assurde violenze, e ripeto ancora una volta l’appello ad abbandonare la via dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità. In questo giorno in cui celebriamo la Santa Famiglia, che visse la drammatica esperienza di dover fuggire in Egitto per la furia omicida di Erode, ricordiamo anche tutti coloro – in particolare le famiglie - che sono costretti ad abbandonare le proprie case a causa della guerra, della violenza e dell’intolleranza. Vi invito, quindi, ad unirvi a me nella preghiera per chiedere con forza al Signore che tocchi il cuore degli uomini e porti speranza, riconciliazione e pace”.
ANG/ VIS 20101228 (610)

PRANZO DEL PAPA CON POVERI OSPITI CASE MISSIONARIE CARITÀ

CITTA' DEL VATICANO, 26 DIC. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha partecipato a un pranzo da lui offerto alle persone assistite dalle diverse comunità romane delle Missionarie della Carità, in occasione del 100° anniversario della nascita della Beata Madre Teresa di Calcutta.

Al pranzo tenutosi nell’atrio dell’Aula Paolo VI in Vaticano, erano presenti 350 ospiti dei Centri di accoglienza a Roma, 150 Sorelle, i Fratelli contemplativi, i Sacerdoti e i seminaristi.

Dopo le parole di benvenuto della Superiora Generale delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, Suor Mary Prema Pierick, il Papa ha detto ai presenti: “Cari fratelli e sorelle, lasciamo che la luce del Bambino Gesù, del Figlio di Dio fatto uomo illumini la nostra vita per trasformarla in luce, come vediamo in modo speciale nella vita dei santi. Penso alla testimonianza della beata Teresa di Calcutta, un riflesso della luce dell’amore di Dio. Celebrare 100 anni dalla sua nascita è motivo di gratitudine e di riflessione per un rinnovato e gioioso impegno al servizio del Signore e dei fratelli, specialmente dei più bisognosi”.

“La beata Teresa di Calcutta ha vissuto la carità verso tutti senza distinzione, ma con una preferenza per i più poveri e abbandonati: un segno luminoso della paternità e della bontà di Dio. Ha saputo riconoscere in ognuno il volto di Cristo, da Lei amato con tutta se stessa: il Cristo che adorava e riceveva nell’Eucaristia continuava ad incontrarLo per le strade e per le vie della città, diventando ‘immagine’ viva di Gesù che versa sulle ferite dell’uomo la grazia dell’amore misericordioso”.

“A chi si domanda perché Madre Teresa sia diventata così famosa, la risposta è semplice: perché è vissuta in modo umile e nascosto, per amore e nell’amore di Dio. Ella stessa affermava che il suo più grande premio era amare Gesù e servirlo nei poveri. La sua figura piccola, con le mani giunte o mentre accarezzava un malato, un lebbroso, un moribondo, un bimbo, è il segno visibile di un’esistenza trasformata da Dio. Nella notte del dolore umano ha fatto risplendere la luce dell’Amore divino e ha aiutato tanti cuori a trovare quella pace che solo Dio può donare”.

“Ringraziamo il Signore, perché nella beata Teresa di Calcutta tutti abbiamo visto come la nostra esistenza può cambiare quando incontra Gesù; può diventare per gli altri riflesso della luce di Dio. A tanti uomini e donne, in situazioni di miseria e di sofferenza, Ella ha donato la consolazione e la certezza che Dio non abbandona nessuno, mai! La sua missione continua attraverso quanti, qui come in altre parti del mondo, vivono il suo carisma di essere missionari e missionarie della Carità”.

“La nostra gratitudine è grande, care Sorelle, cari Fratelli, per la vostra presenza umile, discreta, nascosta agli occhi degli uomini, ma straordinaria e preziosa per il cuore di Dio. All’uomo spesso in ricerca di felicità illusorie, la vostra testimonianza di vita dice dove si trova la vera gioia: nel condividere, nel donare, nell’amare con la stessa gratuità di Dio che rompe la logica dell’egoismo umano”.

“Cari amici! Sappiate che il Papa vi vuole bene” - ha concluso Benedetto XVI – “vi porta nel cuore, vi raccoglie tutti in un abbraccio paterno e prega per voi”.
AC/ VIS 20101228 (550)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 28 DIC. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Reverendo Gabriel Sayaogo, Vescovo di Manga (superficie: 9.870; popolazione: 574.622; cattolici: 107.104; sacerdoti: 16; religiosi: 21), Burkina Faso. Il Vescovo eletto è nato a Niességa (Burkina Faso), nel 1962 ed è stato ordinato sacerdote nel 1991. Finora Vicario Generale della Diocesi di Ouahigouya (Burkina Faso), succede al Vescovo Wenceslas Compaoré, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d’età.

Lunedì 27 dicembre il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato il Reverendo Ferenc Palánki, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Eger (superficie: 11.500; popolazione: 1.264.000; cattolici: 692.000; sacerdoti: 209; religiosi: 57; diaconi permanenti: 14), Ungheria. Il Vescovo eletto, finora Direttore Spirituale del Seminario Propedeutico di Vác, è nato nel 1964 a Balassagyarmat (Ungheria), ed è stato ordinato sacerdote nel 1994.
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