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martedì 12 maggio 2009

NON SIANO MAI NEGATE SOFFERENZE VITTIME OLOCAUSTO


CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2009 (VIS). Alle 17:30 (ora locale) di questo pomeriggio il Santo Padre Benedetto XVI è giunto al Memoriale "Yad Vashem" (Yad: Memoriale; Shem: Nome), l'Autorità della Memoria dei Martiri e degli Eroi dell'Olocausto, creata nel 1953 per onorare le memoria dei sei milioni di Ebrei vittime dell'Olocausto.

Questa istituzione statale si compone di due musei, di sale espositive, di monumenti all'aperto, e di centri di documentazione e informazione. Il nome del Centro si ispira al Libro di Isaia dove Dio afferma: "Io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un monumento e un nome… darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato" (Is 56,5).

Oltre la Sala della Memoria, vi sono altri monumenti dedicati alla memoria come il Mausoleo dei Bambini, tributo al milione e mezzo circa di bambini morti nell'Olocausto. La Valle delle Comunità, monumento scavato nella roccia che commemora le oltre 5.000 comunità ebraiche che furono distrutte e la Via ed il Giardino dei Giusti fra le Nazioni, che onora i non ebrei che salvarono gli ebrei durante l'Olocausto.

Al suo arrivo il Papa ha percorso a piedi il perimetro del Memoriale per raggiungere l'ingresso d'onore della Sala della Rimembranza, dove erano ad attenderlo il Presidente della Repubblica Shimon Peres ed il Rabbino Presidente del Consiglio di Yad Vashem.

La "Sala della Memoria" è una struttura a forma di tenda sul cui pavimento sono incisi i nomi di sei campi di sterminio e di tutti i campi di concentramento. Di fronte al monumento della Fiamma Perpetua si trovano alcune urne contenenti le ceneri di numerose vittime dei campi di concentramento.

Benedetto XVI ha ravvivato la fiamma perpetua e ha deposto una corona di fiori, quindi ha pronunciato un discorso. Erano presenti sei sopravvissuti dell'Olocausto.

"Sono giunto qui" - ha detto il Papa - "per soffermarmi in silenzio davanti a questo monumento, eretto per onorare la memoria dei milioni di ebrei uccisi nell'orrenda tragedia della 'Shoah'. Essi persero la propria vita, ma non perderanno mai i loro nomi: questi sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia, e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l'umanità. I loro nomi, in particolare e soprattutto, sono incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente".

"Uno può derubare il vicino dei suoi possedimenti, delle occasioni favorevoli o della libertà. Si può intessere una insidiosa rete di bugie per convincere altri che certi gruppi non meritano rispetto. E tuttavia, per quanto ci si sforzi, non si può mai portar via il 'nome' di un altro essere umano".

"I nomi custoditi in questo venerato monumento avranno per sempre un sacro posto fra gli innumerevoli discendenti di Abraham. Come avvenne per Abraham, anche la loro fede fu provata. Come per Giacobbe, anch'essi furono immersi nella lotta fra il bene e il male, mentre lottavano per discernere i disegni dell'Onnipotente. Possano i nomi di queste vittime non perire mai! Possano le loro sofferenze non essere mai negate, sminuite o dimenticate! E possa ogni persona di buona volontà vigilare per sradicare dal cuore dell'uomo qualsiasi cosa capace di portare a tragedie simili a questa!".

"La Chiesa Cattolica" - ha proseguito il Pontefice - "impegnata negli insegnamenti di Gesù e protesa ad imitarne l'amore per ogni persona, prova profonda compassione per le vittime qui ricordate. Alla stessa maniera, essa si schiera accanto a quanti oggi sono soggetti a persecuzioni per causa della razza, del colore, della condizione di vita o della religione - le loro sofferenze sono le sue e sua è la loro speranza di giustizia. Come Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro, ribadisco - come i miei predecessori - l'impegno della Chiesa a pregare e ad operare senza stancarsi per assicurare che l'odio non regni mai più nel cuore degli uomini. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe è il Dio della pace".

"Fissando lo sguardo sui volti riflessi nello specchio d'acqua che si stende silenzioso all'interno di questo memoriale, non si può fare a meno di ricordare come ciascuno di loro rechi un nome. Posso soltanto immaginare la gioiosa aspettativa dei loro genitori (...). Quale nome daremo a questo figlio? Chi avrebbe potuto immaginare che sarebbero stati condannati ad un così lacrimevole destino! Mentre siamo qui in silenzio, il loro grido echeggia ancora nei nostri cuori. È un grido che si leva contro ogni atto di ingiustizia e di violenza. È una perenne condanna contro lo spargimento di sangue innocente. È il grido di Abele che sale dalla terra verso l'Onnipotente".

"Nel professare la nostra incrollabile fiducia in Dio, diamo voce a quel grido con le parole del Libro delle Lamentazioni, così cariche di significato sia per gli ebrei che per i cristiani: "Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie; si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà; 'mia parte è il Signore - io esclamo -, per questo in lui spero'. Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca. è bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore".

"Cari Amici, sono profondamente grato a Dio e a voi per l'opportunità che mi è stata data di sostare qui in silenzio: un silenzio per ricordare, un silenzio per sperare".

Successivamente il Santo Padre ha apposto la firma nel Libro d'onore di Yad Vashem, dove ha scritto la frase del Libro delle Lamentazioni: "Non sono esaurite le sue misericordie". Un coro e le Autorità che l'avevano accolto all'arrivo hanno salutato il Papa che, preso congedo, si è recato in autovettura al Pontificio Istituto Notre Dame di Gerusalemme.
PV-ISRAELE/YAD VASHEM/GERUSALEMME VIS 20090512 (940)

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