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martedì 30 giugno 2009

CELEBRAZIONE PRIMI VESPRI E CHIUSURA ANNO PAOLINO


CITTA' DEL VATICANO, 28 GIU. 2009 (VIS). Alle ore 18:00 di questo pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, la Celebrazione dei primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, in occasione della chiusura dell'Anno Paolino. Era presente la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, presieduta dal Metropolita Emmanuel di Francia.

  "Siamo raccolti presso la tomba dell'Apostolo, il cui sarcofago, conservato sotto l'altare papale, è stato fatto recentemente oggetto di un'attenta analisi scientifica" - ha detto il Santo Padre nell'omelia - "Nel sarcofago, che non è stato mai aperto in tanti secoli, è stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda, mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. (...) Inoltre, piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all'esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo. Ciò sembra confermare l'unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell'apostolo Paolo. Tutto questo riempie il nostro animo di profonda emozione".

  Paolo "rimane il 'maestro delle genti', che vuol portare il messaggio del Risorto a tutti gli uomini, perché Cristo li ha conosciuti ed amati tutti; è morto e risorto per tutti loro. (...) Nella 'Lettera ai Romani', (...) afferma, come cosa fondamentale, che con Cristo è iniziato un nuovo modo di venerare Dio - un nuovo culto. (...) Non sono più le cose ad essere offerte a Dio. È la nostra stessa esistenza che deve diventare lode di Dio".

  "Ma come avviene questo? Nel secondo versetto ci vien data la risposta: 'Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio…' (12, 2). Le due parole decisive di questo versetto sono: 'trasformare' e 'rinnovare'. Dobbiamo diventare uomini nuovi, trasformati in un nuovo modo di esistenza. Il mondo è sempre alla ricerca di novità, perché con ragione è sempre scontento della realtà concreta. Paolo ci dice: il mondo non può essere rinnovato senza uomini nuovi. (...) L'Apostolo ci esorta ad un non-conformismo. Nella nostra Lettera si dice: non sottomettersi allo schema dell'epoca attuale".

  "Paolo rende ancora più chiaro questo processo di 'rifusione' dicendo che diventiamo nuovi se trasformiamo il nostro modo di pensare. (...) La nostra ragione deve diventare nuova. (...) Il rinnovamento deve andare fino in fondo. (...) Il pensiero dell'uomo vecchio, il modo di pensare comune è rivolto in genere verso il possesso, il benessere, l'influenza, il successo, la fama e così via. Ma in questo modo ha una portata troppo limitata. Così, in ultima analisi, resta il proprio 'io' il centro del mondo. Dobbiamo imparare a pensare in maniera più profonda. Che cosa ciò significhi, lo dice san Paolo nella seconda parte della frase: bisogna imparare a comprendere la volontà di Dio, così che questa plasmi la nostra volontà. Affinché noi stessi vogliamo ciò che vuole Dio, perché riconosciamo che ciò che Dio vuole è il bello e il buono".

  "Lo stesso pensiero di un necessario rinnovamento del nostro essere persona umana, Paolo lo ha illustrato ulteriormente in due brani della 'Lettera agli Efesini' (...) Nel quarto capitolo della Lettera l'Apostolo ci dice che con Cristo dobbiamo raggiungere l'età adulta, un'umanità matura. (...) Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede 'responsabile', una 'fede adulta'. La parola 'fede adulta' negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Lo s'intende spesso nel senso dell'atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere - una fede 'fai da te', quindi. E lo si presenta come 'coraggio' di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso".

  "Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo 'schema' del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una 'fede adulta'. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo".

  "Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l'inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente".

  "Tuttavia, anche qui Paolo non si ferma alla negazione, ma ci conduce al grande 'sì'. (...) Il nuovo modo di pensare, donatoci dalla fede, si volge prima di tutto verso la verità. Il potere del male è la menzogna. Il potere della fede, il potere di Dio è la verità. (...) E Dio si rende visibile a noi nel volto di Gesù Cristo. Guardando a Cristo riconosciamo un'ulteriore cosa: verità e carità sono inseparabili".

  "L'Apostolo ci dice che, agendo secondo verità nella carità, noi contribuiamo a far sì che il tutto - l'universo - cresca tendendo a Cristo. Paolo, in base alla sua fede, non s'interessa soltanto della nostra personale rettitudine e non semplicemente della crescita della Chiesa. (...) Lo scopo ultimo dell'opera di Cristo è l'universo - la trasformazione dell'universo, di tutto il mondo umano, dell'intera creazione. Chi insieme con Cristo serve la verità nella carità, contribuisce al vero progresso del mondo".

  "Nel terzo capitolo della 'Lettera agli Efesini'" - ha detto infine il Pontefice - "egli ci parla della necessità di essere 'rafforzati nell'uomo interiore'. (...) Il vuoto interiore - la debolezza dell'uomo interiore - è uno dei grandi problemi del nostro tempo. Deve essere rafforzata l'interiorità - la percettività del cuore; la capacità di vedere e comprendere il mondo e l'uomo dal di dentro, con il cuore. Noi abbiamo bisogno di una ragione illuminata dal cuore, per imparare ad agire secondo la verità nella carità".
HML/CHIUSURA ANNO PAOLINO/...                    VIS 20090630 (1020)

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