CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto il Signor Luis Dositeo Latorre Tapia, nuovo Ambasciatore dell’Ecuador presso la Santa Sede in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.
“Nel vostro Paese che ho avuto l’occasione di visitare nel 1978 in qualità di Inviato Speciale del mio venerato predecessore, il Papa Giovanni Paolo I, al III Congresso Mariano Nazionale dell’Ecuador, la Parola di Cristo fu diffusa con generosità e fiorì con splendore”, ha detto il Papa al diplomatico, affermando inoltre che “la comunità ecclesiale (...) si rallegra quando si vede promossa la concordia sociale, per la quale asseconda l’impegno dispiegato dalle autorità ecuadoriane in questi ultimi anni per riscoprire le fondamenta della propria convivenza democratica, per rafforzare lo Stato di diritto e dar nuova forza alla solidarietà e alla fraternità”.
“Chiedo all’Altissimo” – ha soggiunto il Papa – “che questo luminoso orizzonte di speranza si estenda sempre più con nuovi progetti e sagge decisioni, in modo che il bene comune prevalga sugli interessi di parte o di classe, l’imperativo etico sia punto di riferimento obbligatorio di ogni cittadino, la ricchezza sia equamente distribuita e i sacrifici si condividano equamente e non gravino unicamente sui più bisognosi”.
“Se nel passato della vostra diletta Nazione, tanto vicina al cuore del Papa, vi sono stati momenti di difficoltà e di ansia, non sono state minori le virtù umane e cristiane della sue gente e l’aspirazione a superare le difficoltà. (...) Le autorità ecuadoriane presteranno un grande servizio al Paese accrescendo l’insigne patrimonio umano e spirituale, dal quale potranno estrarre energie e ispirazione per continuare a costruire i pilastri portanti di tutta la comunità umana (...) come la difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la libertà religiosa, la libera espressione del pensiero, e delle altre libertà civili, perché è questa l’autentica condizione per una autentica giustizia sociale. Questa, a sua volta, non potrà affermarsi se non a partire dal sostegno e dalla tutela, anche in termini giuridici ed economici, della cellula originale della società, che è la famiglia fondata sull’unione matrimoniale fra un uomo e una donna”.
“Di fondamentale importanza” – ha sottolineato il Pontefice – “saranno anche quei programmi destinati a eliminare la disoccupazione, la violenza, l’impunità, l’analfabetismo e la corruzione. Nel conseguimento di questi lodevoli obiettivi, i Pastori della Chiesa sono consapevoli che non devono entrare nel dibattito politico, proponendo soluzioni concrete o imponendo il proprio comportamento. Ma allo stesso tempo non possono né devono rimanere neutrali davanti ai grandi problemi o aspirazioni dell’essere umano, né essere indolenti quando occorre lottare per la giustizia. Con il dovuto rispetto alla pluralità di legittime scelte, la loro missione consiste nell’illuminare con il Vangelo e la Dottrina Sociale della Chiesa le menti e le volontà dei fedeli, perché prendano con responsabilità le decisioni volte all’edificazione di una società più armonica e ordinata”.
Benedetto XVI ha concluso il suo discorso menzionando il tema dell’educazione ed ha detto: “La Chiesa in Ecuador ha una ricca storia nell’ambito dell’educazione dell’infanzia e della gioventù, avendo esercitato il suo insegnamento con particolare abnegazione in regioni lontane, prive di comunicazioni e povere della Nazione. È giusto non ignorare questa difficile missione ecclesiale, esempio di sana collaborazione con lo Stato (...). L’Autorità pubblica deve garantire il diritto che assiste i genitori, tanto da formare i loro figli secondo le loro convinzioni religiose e criteri etici, e deve fondare e sostenere istituzioni educative. In tale prospettiva è anche importante che l’Autorità pubblica rispetti la specifica identità e autonomia delle istituzioni educative e dell’università cattolica, in consonanza con il modus vivendi, sottoscritto oltre settanta anni fa fra la Repubblica dell’Ecuador e la Santa Sede”.
CD/ VIS 20101022 (610)
“Nel vostro Paese che ho avuto l’occasione di visitare nel 1978 in qualità di Inviato Speciale del mio venerato predecessore, il Papa Giovanni Paolo I, al III Congresso Mariano Nazionale dell’Ecuador, la Parola di Cristo fu diffusa con generosità e fiorì con splendore”, ha detto il Papa al diplomatico, affermando inoltre che “la comunità ecclesiale (...) si rallegra quando si vede promossa la concordia sociale, per la quale asseconda l’impegno dispiegato dalle autorità ecuadoriane in questi ultimi anni per riscoprire le fondamenta della propria convivenza democratica, per rafforzare lo Stato di diritto e dar nuova forza alla solidarietà e alla fraternità”.
“Chiedo all’Altissimo” – ha soggiunto il Papa – “che questo luminoso orizzonte di speranza si estenda sempre più con nuovi progetti e sagge decisioni, in modo che il bene comune prevalga sugli interessi di parte o di classe, l’imperativo etico sia punto di riferimento obbligatorio di ogni cittadino, la ricchezza sia equamente distribuita e i sacrifici si condividano equamente e non gravino unicamente sui più bisognosi”.
“Se nel passato della vostra diletta Nazione, tanto vicina al cuore del Papa, vi sono stati momenti di difficoltà e di ansia, non sono state minori le virtù umane e cristiane della sue gente e l’aspirazione a superare le difficoltà. (...) Le autorità ecuadoriane presteranno un grande servizio al Paese accrescendo l’insigne patrimonio umano e spirituale, dal quale potranno estrarre energie e ispirazione per continuare a costruire i pilastri portanti di tutta la comunità umana (...) come la difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la libertà religiosa, la libera espressione del pensiero, e delle altre libertà civili, perché è questa l’autentica condizione per una autentica giustizia sociale. Questa, a sua volta, non potrà affermarsi se non a partire dal sostegno e dalla tutela, anche in termini giuridici ed economici, della cellula originale della società, che è la famiglia fondata sull’unione matrimoniale fra un uomo e una donna”.
“Di fondamentale importanza” – ha sottolineato il Pontefice – “saranno anche quei programmi destinati a eliminare la disoccupazione, la violenza, l’impunità, l’analfabetismo e la corruzione. Nel conseguimento di questi lodevoli obiettivi, i Pastori della Chiesa sono consapevoli che non devono entrare nel dibattito politico, proponendo soluzioni concrete o imponendo il proprio comportamento. Ma allo stesso tempo non possono né devono rimanere neutrali davanti ai grandi problemi o aspirazioni dell’essere umano, né essere indolenti quando occorre lottare per la giustizia. Con il dovuto rispetto alla pluralità di legittime scelte, la loro missione consiste nell’illuminare con il Vangelo e la Dottrina Sociale della Chiesa le menti e le volontà dei fedeli, perché prendano con responsabilità le decisioni volte all’edificazione di una società più armonica e ordinata”.
Benedetto XVI ha concluso il suo discorso menzionando il tema dell’educazione ed ha detto: “La Chiesa in Ecuador ha una ricca storia nell’ambito dell’educazione dell’infanzia e della gioventù, avendo esercitato il suo insegnamento con particolare abnegazione in regioni lontane, prive di comunicazioni e povere della Nazione. È giusto non ignorare questa difficile missione ecclesiale, esempio di sana collaborazione con lo Stato (...). L’Autorità pubblica deve garantire il diritto che assiste i genitori, tanto da formare i loro figli secondo le loro convinzioni religiose e criteri etici, e deve fondare e sostenere istituzioni educative. In tale prospettiva è anche importante che l’Autorità pubblica rispetti la specifica identità e autonomia delle istituzioni educative e dell’università cattolica, in consonanza con il modus vivendi, sottoscritto oltre settanta anni fa fra la Repubblica dell’Ecuador e la Santa Sede”.
CD/ VIS 20101022 (610)
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