Con il Papa hanno concelebrato 177 Padri Sinodali (fra i quali 19 Cardinali, 9 Patriarchi, 72 Arcivescovi, 67 Vescovi e 10 sacerdoti) e 60 collaboratori.
Sono saliti sull’altare per la Preghiera Eucaristica i Presidenti Delegati: Sua Beatitudine Cardinale Nasrallah Pierre Sfier, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Vescovo di Joubbé, Sarba e Jounieh dei Maroniti (Libano), ad honorem, Sua Beatitudine Cardinale Emmaneul III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei (Irak), ad honorem, il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (Città del Vaticano), Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano); il Relatore Generale Sua Beatitudine Antonios Naguib, Patriarca di Alessandra dei Copti (Repubblica Araba di Egitto); il Segretario Generale Arcivescovo Nikola Eterovic, (Città del Vaticano) e il Segretario Speciale Arcivescovo Joseph Soueifm, di Cipro dei Maroniti (Cipro).
“La prima lettura e il Salmo responsoriale” – ha ricordato il Papa nell’omelia –“insistono sul tema della preghiera, sottolineando che essa è tanto più potente presso il cuore di Dio quanto più chi prega è in condizione di bisogno e di afflizione” ed ha aggiunto che: “Il pensiero va a tanti fratelli e sorelle che vivono nella regione mediorientale e che si trovano in situazioni difficili, a volte molto pesanti, sia per i disagi materiali, sia per lo scoraggiamento, lo stato di tensione e talvolta di paura”.
“La Parola di Dio” – ha sottolineato il Pontefice – “oggi ci offre anche una luce di speranza consolante, là dove presenta la preghiera, personificata, che ‘non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità’. Anche questo legame tra preghiera e giustizia ci fa pensare a tante situazioni nel mondo, in particolare nel Medio Oriente. Il grido del povero e dell’oppresso trova un’eco immediata in Dio, che vuole intervenire per aprire una via di uscita, per restituire un futuro di libertà, un orizzonte di speranza”.
“L’Assemblea sinodale che oggi si chiude ha tenuto sempre presente l’icona della prima comunità cristiana, descritta negli ‘Atti degli Apostoli’: ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’. È una realtà sperimentata nei giorni scorsi, in cui abbiamo condiviso le gioie e i dolori, le preoccupazioni e le speranze dei cristiani del Medio Oriente. Abbiamo vissuto l’unità della Chiesa nella varietà delle Chiese presenti in quella Regione. (...) Abbiamo (...) valorizzato la ricchezza liturgica, spirituale e teologica delle Chiese Orientali Cattoliche, oltre che della Chiesa Latina. (...) È auspicabile che tale esperienza positiva si ripeta anche nelle rispettive comunità del Medio Oriente, favorendo la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche degli altri Riti cattolici e quindi ad aprirsi alle dimensioni della Chiesa universale”.
“La preghiera comune ci ha aiutato anche ad affrontare le sfide della Chiesa Cattolica nel Medio Oriente. Una di esse è la comunione all’interno di ogni Chiesa ‘sui iuris’, come pure nei rapporti tra le varie Chiese Cattoliche di diverse tradizioni. Come ci ha ricordato l’odierna pagina del Vangelo, abbiamo bisogno di umiltà, per riconoscere i nostri limiti, i nostri errori ed omissioni, per poter veramente formare ‘un cuore solo e un’anima sola’. Una più piena comunione all’interno della Chiesa Cattolica favorisce anche il dialogo ecumenico con le altre Chiese e Comunità ecclesiali. La Chiesa Cattolica ha ribadito anche in quest’Assise sinodale la sua profonda convinzione di proseguire tale dialogo, affinché si realizzi compiutamente la preghiera del Signore Gesù ‘perché tutti siano una sola cosa’ (Gv 17,21)”.
“Ai cristiani nel Medio Oriente” – ha detto ancora il Pontefice – “si possono applicare le parole del Signore Gesù: ‘Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno’. Infatti, anche se poco numerosi, essi sono portatori della Buona Notizia dell’amore di Dio per l’uomo, amore che si è rivelato proprio in Terra Santa nella persona di Gesù Cristo. Questa Parola di salvezza, rafforzata con la grazia dei Sacramenti, risuona con particolare efficacia nei luoghi in cui, per divina Provvidenza, è stata scritta, ed è l’unica Parola in grado di rompere il circolo vizioso della vendetta, dell’odio, della violenza. Da un cuore purificato, in pace con Dio e con il prossimo, possono nascere propositi ed iniziative di pace a livello locale, nazionale ed internazionale. In tale opera, alla cui realizzazione è chiamata tutta la comunità internazionale, i cristiani, cittadini a pieno titolo, possono e debbono dare il loro contributo con lo spirito delle beatitudini, diventando costruttori di pace ed apostoli di riconciliazione a beneficio di tutta la società”.
“Da troppo tempo nel Medio Oriente perdurano i conflitti, le guerre, la violenza, il terrorismo. La pace, che è dono di Dio, è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali ed internazionali, in particolare degli Stati più coinvolti nella ricerca della soluzione dei conflitti. Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente. La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente”.
“Un altro contributo che i cristiani possono apportare alla società è la promozione di un’autentica libertà religiosa e di coscienza, uno dei diritti fondamentali della persona umana che ogni Stato dovrebbe sempre rispettare. In numerosi Paesi del Medio Oriente esiste la libertà di culto, mentre lo spazio della libertà religiosa non poche volte è assai limitato. Allargare questo spazio di libertà diventa un’esigenza per garantire a tutti gli appartenenti alle varie comunità religiose la vera libertà di vivere e professare la propria fede. Tale argomento potrebbe diventare oggetto di dialogo tra i cristiani e i musulmani, dialogo la cui urgenza ed utilità è stata ribadita dai Padri sinodali”.
“Durante i lavori dell’Assemblea” – ha ricordato infine il Papa – “è stata spesso sottolineata la necessità di riproporre il Vangelo alle persone che lo conoscono poco, o che addirittura si sono allontanate dalla Chiesa. Spesso è stato evocato l’urgente bisogno di una nuova evangelizzazione anche per il Medio Oriente. (...) Per questo, dopo aver consultato l’episcopato del mondo e dopo aver sentito il Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, ho deciso di dedicare la prossima Assemblea Generale Ordinaria, nel 2012, al seguente tema: ‘Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam’ - La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".
“Cari fratelli e sorelle del Medio Oriente!” – ha concluso Benedetto XVI – “L’esperienza di questi giorni vi assicuri che non siete mai soli, che vi accompagnano sempre la Santa Sede e tutta la Chiesa, la quale, nata a Gerusalemme, si è diffusa nel Medio Oriente e in seguito nel mondo intero”.
HML/ VIS 20101025 (1180)
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