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lunedì 30 giugno 2003

ESORTAZIONE APOSTOLICA "ECCLESIA IN EUROPA"


CITTA' DEL VATICANO, 28 GIU. 2003 (VIS). Questa sera, vigilia della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha promulgato l'Esortazione Apostolica "Ecclesia in Europa" nel corso della celebrazione dei Primi Vespri nella Basilica di San Pietro.

Titolo del Documento, che porta la data di oggi, è: Esortazione Apostolica Post-Sinodale "Ecclesia in Europa" del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Vescovi, ai Presbiteri e ai Diaconi, ai Consacrati e alle Consacrate ed a tutti i fedeli laici su Gesù Cristo, vivente nella Sua Chiesa, Sorgente di Speranza per l'Europa.

Il Documento di 130 pagine, è stato pubblicato in lingua italiana, inglese, francese, spagnola, tedesca e portoghese, si compone di una introduzione, sei capitoli ed una conclusione.

Di seguito riportiamo alcuni estratti di "Ecclesia in Europa":

INTRODUZIONE. 2. L'approfondimento del tema della speranza costituiva, fin dall'inizio, lo scopo principale della Seconda Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi.

"L'Assemblea Sinodale non poteva fare a meno di riprendere (…), quanto emerso nel Sinodo precedente dedicato all'Europa e che si era celebrato nel 1991, all'indomani della caduta dei muri, intorno al tema 'Per essere testimoni di Cristo che ci ha liberato'. Da quella Prima Assemblea Speciale era emersa l'urgenza e la necessità della 'nuova evangelizzazione'".

"L'esperienza del Sinodo. 3. L'Assemblea sinodale, svoltasi dal 1o al 23 ottobre 1999, si è rivelata una preziosa opportunità di incontro, di ascolto e di confronto".

"4. Vivendo l'esperienza sinodale con discernimento evangelico, è andata sempre più maturando la consapevolezza dell'unità che, senza rinnegare le differenze derivanti dalle vicende storiche, collega le varie parti dell'Europa. È un'unità che, affondando le sue radici nella comune ispirazione cristiana, sa comporre le diverse tradizioni culturali".

"I Padri sinodali hanno colto come l'urgenza forse più grande che lo attraversa, a Est come ad Ovest, consiste in un accresciuto bisogno di speranza, così da poter dare senso alla vita e alla storia e camminare insieme".

CAPITOLO PRIMO. GESÙ CRISTO È NOSTRA SPERANZA.

"I. Sfide e segni di speranza per la Chiesa in Europa L'offuscamento della speranza".

"7. Questa parola è rivolta oggi anche alle Chiese in Europa, spesso tentate da un offuscamento della speranza. (…) Numerosi sono i segnali preoccupanti che, all'inizio del terzo millennio, agitano l'orizzonte del Continente europeo".

"Vorrei ricordare lo smarrimento della memoria e dell'eredità cristiane, accompagnato da una sorta di agnosticismo pratico e di indifferentismo religioso, per cui molti europei danno l'impressione di vivere senza retroterra spirituale e come degli eredi che hanno dilapidato il patrimonio loro consegnato dalla storia. Non meravigliano più di tanto, perciò, i tentativi di dare un volto all'Europa escludendone l'eredità religiosa e, in particolare, la profonda anima cristiana, fondando i diritti dei popoli che la compongono senza innestarli nel tronco irrorato dalla linfa vitale del cristianesimo".
" (…) In non pochi ambiti pubblici è più facile dirsi agnostici che credenti; si ha l'impressione che il non credere vada da sé mentre il credere abbia bisogno di una legittimazione sociale né ovvia né scontata".
"8. A questo smarrimento della memoria cristiana si accompagna una sorta di paura nell'affrontare il futuro. (…) Tra le espressioni e i frutti di questa angoscia esistenziale vanno annoverati, in particolare, la drammatica diminuzione della natalità, il calo delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, la fatica, se non il rifiuto, di operare scelte definitive di vita anche nel matrimonio".
"Si assiste a una diffusa frammentazione dell'esistenza; prevale una sensazione di solitudine; si moltiplicano le divisioni e le contrapposizioni".
"Connesso con il diffondersi dell'individualismo, si nota un crescente affievolirsi della solidarietà inter-personale: mentre le istituzioni di assistenza svolgono un lavoro lodevole, si osserva un venir meno del senso della solidarietà (…)".
"9.Alla radice dello smarrimento della speranza sta il tentativo di far prevalere un'antropologia senza Dio e senza Cristo. Questo tipo di pensiero ha portato a considerare l'uomo come 'il centro assoluto della realtà, facendogli così artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l'uomo che fa Dio ma Dio che fa l'uomo'. (…) per cui 'non c'è da stupirsi se in questo contesto si è aperto un vastissimo spazio per il libero sviluppo del nichilismo in campo filosofico, del relativismo in campo gnoseologico e morale, del pragmatismo e finanche dell'edonismo cinico nella configurazione della vita quotidiana'".
"In tale orizzonte, prendono corpo i tentativi, anche ultimamente ricorrenti, di presentare la cultura europea a prescindere dall'apporto del cristianesimo che ha segnato il suo sviluppo storico e la sua diffusione universale".
"10. Ma, come hanno sottolineato i Padri sinodali, 'l'uomo non può vivere senza speranza: la sua vita sarebbe votata all'insignificanza e diventerebbe insopportabile'".
"12. Guardando all'Europa come comunità civile, non mancano segnali che aprono alla speranza (…): i Padri sinodali a conclusione dei loro lavori: 'Constatiamo con gioia la crescente apertura dei popoli, gli uni verso gli altri, la riconciliazione tra nazioni, (…) l'allargamento progressivo del processo unitario ai Paesi dell'Est europeo. (…) Riconoscimenti, collaborazioni e scambi di ogni ordine sono in sviluppo, così che, a poco a poco, si crea una cultura, anzi una coscienza europea. (…) Ci auguriamo vivamente che, in una fedeltà creativa alla tradizione umanistica e cristiana del nostro Continente, sia garantito il primato dei valori etici e spirituali'".
"13. (…) Voglio riproporre a tutti, perché non sia mai dimenticato, quel grande segno di speranza costituito dai tanti testimoni della fede cristiana, vissuti nell'ultimo secolo, all'Est come all'Ovest. Essi hanno saputo far proprio il Vangelo in situazioni di ostilità e persecuzione, spesso fino alla prova suprema del sangue".
"15. Il Vangelo continua a portare i suoi frutti nelle comunità parrocchiali, tra le persone consacrate, nelle associazioni di laici, nei gruppi di preghiera e di apostolato, in diverse comunità giovanili, come pure attraverso la presenza e la diffusione di nuovi movimenti e realtà ecclesiali".
"Ancora oggi in Europa, nei Paesi post-comunisti come in Occidente, la parrocchia, pur bisognosa di costante rinnovamento, continua a conservare e ad esercitare una sua missione".
"16. (…) esprimo la mia grande stima per la presenza e l'azione delle diverse associazioni e organizzazioni apostoliche e, in particolare, dell'Azione Cattolica (…) sono culla di diverse vocazioni (…); favoriscono la santità del popolo; (…); spesso sostengono il cammino ecumenico (…); sono di antidoto contro la diffusione delle sette; sono di grande aiuto nel diffondere vivacità e gioia nella Chiesa".
"II. Ritornare a Cristo, fonte di ogni speranza.
"18. All'Assemblea sinodale è emersa, chiara e appassionata, la certezza che la Chiesa ha da offrire all'Europa il bene più prezioso, che nessun altro può darle: è la fede in Gesù Cristo, fonte della speranza che non delude, dono che sta all'origine dell'unità spirituale e culturale dei popoli europei, e che ancora oggi e per il futuro può costituire un contributo essenziale del loro sviluppo e della loro integrazione".
"19. (…) Sono molteplici le radici ideali che hanno contribuito con la loro linfa al riconoscimento del valore della persona e della sua inalienabile dignità, del carattere sacro della vita umana e del ruolo centrale della famiglia, dell'importanza dell'istruzione e della libertà di pensiero, di parola, di religione, come pure alla tutela legale degli individui e dei gruppi, alla promozione della solidarietà e del bene comune, al riconoscimento della dignità del lavoro. Tali radici hanno favorito la sottomissione del potere politico alla legge e al rispetto dei diritti della persona e dei popoli. Occorre qui ricordare lo spirito della Grecia antica e della romanità, gli apporti dei popoli celtici, germanici, slavi, ugro-finnici, della cultura ebraica e del mondo islamico. Tuttavia si deve riconoscere che queste ispirazioni hanno storicamente trovato nella tradizione giudeo-cristiana una forza capace di armonizzarle, di consolidarle e di promuoverle. Si tratta di un fatto che non può essere ignorato; al contrario, nel processo della costruzione della 'casa comune europea', occorre riconoscere che questo edificio si deve poggiare anche su valori che trovano nella tradizione cristiana la loro piena epifania. Il prenderne atto torna a vantaggio di tutti".
"20. Le Chiese particolari in Europa non sono delle semplici entità o organizzazioni private. In realtà, esse operano con una specifica dimensione istituzionale che merita di essere giuridicamente valorizzata, nel pieno rispetto dei giusti ordinamenti civili".
"21. (…) Missione di ogni Chiesa particolare in Europa è di tener conto della sete di verità di ogni persona e del bisogno di valori autentici che animino i popoli del Continente. (…) mostrando con azioni e argomentazioni convincenti come la nuova Europa abbia bisogno di ritrovare le proprie radici ultime".
CAPITOLO SECONDO. IL VANGELO DELLA SPERANZA AFFIDATO ALLA CHIESA DEL NUOVO MILLENNIO.
"I. Il Signore chiama alla conversione.
"24. L'Europa è stata ampiamente e profondamente penetrata dal cristianesimo. 'Non c'è dubbio che, nella complessa storia dell'Europa, il cristianesimo rappresenti un elemento centrale e qualificante, consolidato sul saldo fondamento dell'eredità classica e dei molteplici contributi arrecati dagli svariati flussi etnico-culturali che si sono succeduti nei secoli. La fede cristiana ha plasmato la cultura del Continente e si è intrecciata in modo inestricabile con la sua storia, al punto che questa non sarebbe comprensibile se non si facesse riferimento alle vicende che hanno caratterizzato prima il grande periodo dell'evangelizzazione, e poi i lunghi secoli in cui il cristianesimo, pur nella dolorosa divisione tra Oriente ed Occidente'".
"25. (…) Lungo i secoli, infatti, la Chiesa ha avuto legami molto stretti con il nostro Continente, così che il volto spirituale dell'Europa si è andato formando grazie agli sforzi di grandi missionari, alla testimonianza di santi e di martiri, e all'opera assidua di monaci, religiosi e pastori. Dalla concezione biblica dell'uomo, l'Europa ha tratto il meglio della sua cultura umanistica, ha attinto ispirazione per le sue creazioni intellettuali ed artistiche, ha elaborato norme di diritto e, non per ultimo, ha promosso la dignità della persona, fonte di diritti inalienabili. In questo modo la Chiesa, in quanto depositaria del Vangelo, ha concorso a diffondere e a consolidare quei valori che hanno reso universale la cultura europea".
"27. (…) alla Chiesa in Europa è chiesto di coltivare la certezza che il Signore, attraverso il dono del suo Spirito, è sempre presente e operante in essa e nella storia dell'umanità".
"28. Di fronte alle ricorrenti spinte alla divisione e alla contrapposizione, le diverse Chiese particolari in Europa, forti anche del legame con il Successore di Pietro, devono impegnarsi ad essere vero luogo e strumento di comunione dell'intero popolo di Dio nella fede e nell'amore".
"29. Perché la comunione nella Chiesa possa essere vissuta in modo più pieno, occorre valorizzare la varietà dei carismi e delle vocazioni, che convergono sempre più verso l'unità e la possono arricchire. In quest'ottica, è anche necessario, da una parte, che i nuovi movimenti e le nuove comunità ecclesiali, 'abbandonando ogni tentazione di rivendicare diritti di primogenitura e ogni incomprensione vicendevole', progrediscano nel cammino di una più autentica comunione tra di loro e con tutte le altre realtà ecclesiali, e 'vivano con amore in piena obbedienza ai Vescovi'".
"Per poter rispondere all'appello del Vangelo alla conversione, 'è necessario fare tutti insieme un umile e coraggioso esame di coscienza per riconoscere le nostre paure e i nostri errori, per confessare con sincerità le nostre lentezze, omissioni, infedeltà, colpe".
"30. Il Vangelo della speranza, infine, è forza e appello alla conversione anche in campo ecumenico. Nella certezza che l'unità dei cristiani corrisponda al comando del Signore 'perché tutti siano una cosa sola', e che essa si presenti oggi come una necessità per una maggiore credibilità nell'evangelizzazione e come contributo all'unità dell'Europa".
"31. Bisogna continuare con determinazione il dialogo, senza arrendersi di fronte a difficoltà e fatiche (…) Non possiamo fermarci in questo cammino, né possiamo tornare indietro!".
"32. (…) invito tutti a riconoscere e valorizzare, con amore e fraternità, il contributo che le Chiese Cattoliche Orientali, con la loro stessa presenza, la ricchezza della loro tradizione, la testimonianza della loro 'unità nella diversità', l'inculturazione da esse realizzata nell'annuncio del Vangelo, la diversità dei loro riti, possono offrire per una più reale edificazione dell'unità. (…) Nello stesso tempo, voglio rassicurare ancora una volta i pastori, i fratelli e le sorelle delle Chiese ortodosse che la nuova evangelizzazione non va confusa in nessun modo con il proselitismo, fermo restando il dovere del rispetto della verità, della libertà e della dignità di ogni persona".
"II. La Chiesa intera inviata in missione.
"34. I sacerdoti sono chiamati in virtù del loro ministero, a celebrare, insegnare e servire in un modo speciale il Vangelo della speranza".
"35. In questo quadro acquista rilievo anche il celibato sacerdotale, segno di una speranza riposta totalmente nel Signore. Esso non è mera disciplina ecclesiastica imposta dall'autorità; al contrario, esso è innanzitutto grazia, dono inestimabile di Dio per la Chiesa".
(Il celibato) Stimato in tutta la Chiesa come conveniente per il sacerdozio, richiesto come obbligo dalla Chiesa latina, altamente rispettato dalle Chiese Orientali, il celibato, nel contesto della cultura attuale, appare come segno eloquente da dover essere custodito quale bene prezioso per la Chiesa. Una revisione della disciplina attuale, a questo riguardo, non permetterebbe di risolvere la crisi delle vocazioni al presbiterato cui si assiste in molte parti d'Europa".
"36. Con i presbiteri, desidero ricordare anche i diaconi, che partecipano, seppure in grado diverso, dello stesso sacramento dell'Ordine".
"37. Particolarmente eloquente è la testimonianza delle persone consacrate. A tale proposito, va anzitutto riconosciuto il ruolo fondamentale avuto dal monachesimo e dalla vita consacrata nell'evangelizzazione dell'Europa e nella costruzione della sua identità cristiana".

"In un contesto contaminato dal secolarismo e assoggettato al consumismo, la vita consacrata, dono dello Spirito alla Chiesa e per la Chiesa, diventa sempre più segno di speranza nella misura in cui testimonia la dimensione trascendente dell'esistenza".
"39. (…) non si può tacere la carenza inquietante di seminaristi e di aspiranti alla vita religiosa, soprattutto nell'Europa occidentale. Questa situazione richiede l'impegno di tutti per un'adeguata pastorale delle vocazioni".
"41. Irrinunciabile è l'apporto dei fedeli laici alla vita ecclesiale: è infatti insostituibile il posto che essi hanno nell'annunciare e servire il Vangelo della speranza".
"Di simili figure laicali l'Europa di ieri e di oggi conosce presenze significative ed esempi luminosi".
"Uguale apprezzamento va all'opera resa da laiche e laici cristiani, spesso nel nascondimento della vita ordinaria, (…) per l'audace testimonianza di carità e di perdono, valori che evangelizzano i vasti orizzonti della politica, della realtà sociale, dell'economia, della cultura, dell'ecologia, della vita internazionale, della famiglia, dell'educazione, delle professioni, del lavoro e della sofferenza".
"42. La Chiesa è consapevole dell'apporto specifico della donna nel servire il Vangelo della speranza. (…) Va ricordato quanto esse hanno fatto, spesso nel silenzio e nel nascondimento, nell'accogliere e nel trasmettere il dono di Dio, sia attraverso la maternità fisica e spirituale, l'opera educativa, la catechesi, la realizzazione di grandi opere di carità, sia attraverso la vita di preghiera e di contemplazione, le esperienze mistiche e la redazione di scritti ricchi di sapienza evangelica".
"43. (…) è necessario che, anzitutto nella Chiesa, venga promossa la dignità della donna, poiché identica è la dignità della donna e dell'uomo, ambedue creati a immagine e somiglianza di Dio e ricolmati ciascuno di doni propri e particolari".
"La Chiesa non manca di alzare la sua voce per denunciare le ingiustizie e le violenze perpetrate contro le donne, in qualsiasi luogo e circostanza avvengano. Essa chiede che siano realmente applicate le leggi che proteggono la donna e siano messe in atto misure efficaci contro l'uso umiliante di immagini femminili nella propaganda commerciale e contro il flagello della prostituzione; auspica che il servizio reso dalla madre, allo stesso modo di quello reso dal padre, nella vita domestica sia considerato come contributo al bene comune, anche mediante forme di riconoscimento economico".
CAPITOLO TERZO. ANNUNCIARE IL VANGELO DELLA SPERANZA.
"I. Proclamare il mistero di Cristo.
"45. (…) Chiesa in Europa, la 'nuova evangelizzazione' è il compito che ti attende! Sappi ritrovare l'entusiasmo dell'annuncio. (…) L'annuncio di Gesù, che è il Vangelo della speranza, sia quindi il tuo vanto e la tua ragion d'essere".
"Primo annuncio e annuncio rinnovato. 46. In varie parti d'Europa c'è bisogno di un primo annuncio del Vangelo: cresce il numero delle persone non battezzate, sia per la notevole presenza di immigrati appartenenti ad altre religioni, sia perché anche figli di famiglie di tradizione cristiana non hanno ricevuto il Battesimo o a causa della dominazione comunista o a causa di una diffusa indifferenza religiosa".
"Anche nel 'vecchio' Continente vi sono estese aree sociali e culturali in cui si rende necessaria una vera e propria missio ad gentes".
"47. C'è bisogno di un rinnovato annuncio anche per chi è già battezzato. Tanti europei contemporanei pensano di sapere che cos'è il cristianesimo, ma non lo conoscono realmente. (…) Alle grandi certezze della fede è subentrato in molti un sentimento religioso vago e poco impegnativo; si diffondono varie forme di agnosticismo e di ateismo pratico che concorrono ad aggravare il divario tra la fede e la vita; (..) diversi si sono lasciati contagiare dallo spirito di un umanesimo immanentista che ne ha indebolito la fede, portandoli sovente purtroppo ad abbandonarla completamente".
"48. Per poter annunciare il Vangelo della speranza, è necessaria una solida fedeltà allo stesso Vangelo. La predicazione della Chiesa, quindi, in tutte le sue forme, deve essere sempre più incentrata sulla persona di Gesù e deve sempre più orientare a Lui. Occorre vigilare perché Egli sia presentato nella sua integralità".
"49. L'Europa reclama evangelizzatori credibili, nella cui vita in comunione con la croce e la risurrezione di Cristo risplenda la bellezza del Vangelo. Tali evangelizzatori vanno adeguatamente formati. (…) L'uomo contemporaneo 'ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni".
"50. (…) I cristiani sono, quindi, chiamati ad avere una fede che consenta loro di confrontarsi criticamente con l'attuale cultura resistendo alle sue seduzioni; d'incidere efficacemente sugli ambiti culturali, economici, sociali e politici; (…) di trasmettere con gioia la fede alle nuove generazioni".
"II. Testimoniare nell'unità e nel dialogo.
"53. (…) Le singole Chiese particolari non possono essere sole ad affrontare la sfida che le attende. C'è bisogno di un'autentica collaborazione tra tutte le Chiese particolari del Continente, che sia espressione della loro essenziale comunione; (…)".
"54. Nello stesso tempo, appare imperativo irrinunciabile il dovere di una fraterna e convinta collaborazione ecumenica".
"55. (…) Come per tutto l'impegno della 'nuova evangelizzazione', anche in ordine all'annuncio del Vangelo della speranza è necessario che si abbia a instaurare un profondo e intelligente dialogo interreligioso, in particolare con l'Ebraismo e con l'Islam".
"56. È, quindi, necessario favorire il dialogo con l'ebraismo, sapendo che esso è di fondamentale importanza per l'autocoscienza cristiana e per il superamento delle divisioni tra le Chiese, e operare perché fiorisca una nuova primavera nelle relazioni reciproche. (…) Tale esercizio implica, tra l'altro, che 'si faccia memoria della parte che i figli della Chiesa hanno potuto avere nella nascita e nella diffusione di un atteggiamento antisemita nella storia e di ciò si chieda perdono a Dio, favorendo in ogni modo incontri di riconciliazione e di amicizia con i figli di Israele'".
"57. (…) In particolare, è importante un corretto rapporto con l'Islam. Esso, (…), 'deve essere condotto con prudenza, con chiarezza di idee circa le sue possibilità e i suoi limiti, e con fiducia nel progetto di salvezza di Dio nei confronti di tutti i suoi figli'. È necessario, tra l'altro, avere coscienza del notevole divario tra la cultura europea, che ha profonde radici cristiane, e il pensiero musulmano'".
"A questo riguardo, è necessario preparare adeguatamente i cristiani che vivono a quotidiano contatto con i musulmani a conoscere in modo obiettivo l'Islam e a sapersi confrontare con esso; (…). È peraltro comprensibile che la Chiesa, (…) abbia pure a ribadire che la reciprocità nel garantire la libertà religiosa sia osservata anche in Paesi di diversa tradizione religiosa, nei quali i cristiani sono minoranza".
"In questo ambito, 'si comprende la sorpresa e il sentimento di frustrazione dei cristiani che accolgono, per esempio in Europa, dei credenti di altre religioni dando loro la possibilità di esercitare il loro culto, e che si vedono interdire l'esercizio del culto cristiano' nei Paesi in cui questi credenti maggioritari hanno fatto della loro religione l'unica ammessa e promossa. La persona umana ha diritto alla libertà religiosa e tutti, in ogni parte del mondo, 'devono essere immuni dalla coercizione da parte di singoli, di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana'".
"III. Evangelizzare la vita sociale.
"58. L'annuncio di Gesù Cristo deve raggiungere anche la cultura europea contemporanea. (…) La pastorale deve assumere il compito di plasmare una mentalità cristiana nella vita ordinaria: in famiglia, nella scuola, nella comunicazione sociale, nel mondo della cultura, del lavoro e dell'economia, nella politica, nel tempo libero, nella salute e nella malattia".
"59. Nel cammino dell'evangelizzazione della cultura si inserisce l'importante servizio svolto dalle scuole cattoliche. 60. Né si può dimenticare il contributo positivo offerto dalla valorizzazione dei beni culturali della Chiesa".
"L'educazione dei giovani alla fede. 61. Incoraggio poi la Chiesa in Europa a rivolgere un'attenzione crescente all'educazione dei giovani alla fede. Nel puntare lo sguardo all'avvenire, non possiamo non volgere a loro le nostre menti: dobbiamo incontrarci con gli intelletti, i cuori, i caratteri dei giovani, per offrire loro una solida formazione umana e cristiana".
"Ad ogni occasione che veda la partecipazione di molti giovani, non è difficile scorgere la presenza in essi di atteggiamenti diversificati. Si constata il desiderio di vivere insieme per uscire dall'isolamento, la sete più o meno avvertita di assoluto; si vede in loro una fede segreta che chiede di purificarsi e di voler seguire il Signore; si percepisce la decisione di continuare il cammino già intrapreso e l'esigenza di condividere la fede".
"62. A tale scopo, occorre rinnovare la pastorale giovanile, articolata per fasce di età e attenta alle variegate condizioni di ragazzi, adolescenti e giovani. Sarà inoltre necessario conferirle maggiore organicità e coerenza, in paziente ascolto delle domande dei giovani, per renderli protagonisti dell'evangelizzazione e dell'edificazione della società".
"63. Data la rilevanza degli strumenti della comunicazione sociale, la Chiesa in Europa non può non riservare particolare attenzione al variegato mondo dei mass media. Ciò comporta, tra l'altro, l'adeguata formazione dei cristiani che operano nei media e degli utenti di questi strumenti, in vista di una buona padronanza dei nuovi linguaggi".
"65. Attraversando la Porta Santa, all'inizio del Grande Giubileo del 2000, ho levato in alto davanti alla Chiesa e al mondo il libro del Vangelo. Questo gesto, compiuto da ogni Vescovo nelle diverse cattedrali del mondo, indichi l'impegno che attende oggi e sempre la Chiesa nel nostro Continente. Chiesa in Europa, entra nel nuovo millennio con il Libro del Vangelo! (…) Continui ad essere la Sacra Bibbia un tesoro per la Chiesa e per ogni cristiano (…). Prendiamo nelle nostre mani questo Libro! Accettiamolo dal Signore che continuamente ce lo offre tramite la sua Chiesa. Divoriamolo, perché diventi vita della nostra vita. Gustiamolo fino in fondo".
CAPITOLO QUARTO. CELEBRARE IL VANGELO DELLA SPERANZA.
"Anche a te, Chiesa di Dio che vivi in Europa, è chiesto di essere comunità che prega, celebrando il tuo Signore con i Sacramento, la liturgia e l'intera esistenza".
"I. Riscoprire la liturgia. Il senso religioso nell'Europa di oggi 67. Nonostante vaste aree di scristianizzazione nel Continente europeo, esistono segnali che contribuiscono a tratteggiare il volto di una Chiesa che, credendo, annuncia, celebra e serve il suo Signore. (…) 68. Insieme a molti esempi di fede genuina esiste in Europa anche una religiosità vaga e, a volte, fuorviante. (…) Sono manifesti fenomeni di fuga nello spiritualismo, di sincretismo religioso ed esoterico, di ricerca di eventi straordinari ad ogni costo, fino a giungere a scelte devianti, come l'adesione a sette pericolose o ad esperienze pseudoreligiose".
"69. (…) Chiesa che vivi in Europa, (…) sii una Chiesa che prega, (…) Riscopri il senso del mistero (…). Celebra la salvezza di Cristo.
"70. (…) È, (…), urgente che nella Chiesa si ravvivi l'autentico senso della liturgia. (…) Si tratta di vivere la liturgia come opera della Trinità. (…) La liturgia deve essere vissuta come annuncio e anticipazione della gloria futura, termine ultimo della nostra speranza. (…) 72. Se dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II diversa strada è stata fatta per vivere il senso autentico della liturgia, ancora molto rimane da fare. Sono necessari un continuo rinnovamento e una costante formazione di tutti: ordinati, consacrati e laici".
"II. Celebrare i Sacramenti. 74. Un posto di grande rilievo va riservato alla celebrazione dei Sacramenti, quali atti di Cristo e della Chiesa, ordinati a rendere culto a Dio, alla santificazione degli uomini e all'edificazione della Comunità ecclesiale. (…) I Padri sinodali hanno messo in luce questa esigenza, per rispondere a due pericoli: da una parte, certi ambienti ecclesiali sembrano aver smarrito il genuino senso del sacramento e potrebbero banalizzare i misteri celebrati; dall'altra, molti battezzati, seguendo usanze e tradizioni, continuano a ricorrere ai Sacramenti in momenti significativi della loro esistenza, senza però vivere in modo conforme alle indicazioni della Chiesa".
"76. (…) Di fronte alla diffusa perdita del senso del peccato e all'affermarsi di una mentalità segnata da relativismo e soggettivismo in campo morale, occorre che in ogni comunità ecclesiale si provveda a una seria formazione delle coscienze.129 I Padri Sinodali hanno insistito perché si riconosca chiaramente la verità del peccato personale e la necessità del perdono personale di Dio tramite il ministero del sacerdote. Le assoluzioni collettive non sono un modo alternativo di amministrare il sacramento della Riconciliazione".
"78. Accanto alla Celebrazione eucaristica, occorre promuovere anche le altre forme di preghiera comunitaria (…). In particolare, mantenendo viva la tradizione della Chiesa latina, vengano promosse le diverse manifestazioni del culto eucaristico fuori della Messa: adorazione personale, esposizione e processione, da intendere come espressione di fede nella permanenza della presenza reale del Signore nel Sacramento dell'altare".
"79. Una speciale attenzione va riservata anche alla pietà popolare. (…) In materia di pietà popolare occorre vegliare costantemente su aspetti di ambiguità di certe manifestazioni, preservandole da derive secolaristiche, da improvvidi consumismi o anche da rischi di superstizione, per mantenerle entro forme mature e autentiche".
"82. Rinnovo, pertanto, l'invito a ricuperare il significato più profondo del giorno del Signore: venga santificato con la partecipazione all'Eucaristia e con un riposo ricco di letizia cristiana e di fraternità. (…) Non si tema, perciò, di difenderlo contro ogni attacco e di adoperarsi perché, nell'organizzazione del lavoro, esso sia salvaguardato, così che possa essere giorno per l'uomo, a vantaggio dell'intera società".
CAPITOLO QUINTO. SERVIRE IL VANGELO DELLA SPERANZA.
"Per servire il Vangelo della speranza, anche alla Chiesa che vive in Europa è chiesto di seguire la strada dell'amore".
"I. Il servizio della carità. (…) 85. (…) Per sua stessa natura, la testimonianza della carità deve estendersi oltre i confini della comunità ecclesiale, per raggiungere ogni persona, così che l'amore per tutti gli uomini diventi fomento di autentica solidarietà per l'intero vivere sociale".
"II. Servire l'uomo nella società. Ridare speranza ai poveri. 86. (…) L'amore preferenziale per i poveri è una dimensione necessaria dell'essere cristiano e del servizio al Vangelo. (…) 87. Occorre poi lasciarsi interpellare dal fenomeno della disoccupazione, che in molte nazioni d'Europa costituisce un grave flagello sociale. A questo si aggiungono anche i problemi connessi con i crescenti flussi migratori".
"88. Si dia adeguato rilievo anche alla pastorale dei malati. (…) 'In una società della prosperità e dell'efficienza, in una cultura caratterizzata dall'idolatria del corpo, dalla rimozione della sofferenza e del dolore e dal mito della perenne giovinezza', la cura per i malati deve essere considerata come una delle priorità".
"90. La Chiesa in Europa, in ogni sua articolazione, deve riproporre con fedeltà la verità del matrimonio e della famiglia. (…) Il valore dell'indissolubilità matrimoniale viene sempre più misconosciuto; si chiedono forme di riconoscimento legale delle convivenze di fatto, equiparandole ai matrimoni legittimi; non mancano tentativi di accettare modelli di coppia dove la differenza sessuale non risulta essenziale. In questo contesto, alla Chiesa è chiesto di annunciare con rinnovato vigore ciò che il Vangelo dice sul matrimonio e sulla famiglia, per coglierne il significato e il valore nel disegno salvifico di Dio".
"92. Un'attenzione particolare deve essere riservata all'educazione all'amore nei confronti dei giovani e dei fidanzati (…). La pastorale familiare cerca di farsi carico anche delle situazioni dei credenti che hanno divorziato e si sono risposati civilmente. Essi non sono esclusi dalla comunità; sono anzi invitati a partecipare alla sua vita, facendo un cammino di crescita nello spirito delle esigenze evangeliche".
"95. L'invecchiamento e la diminuzione della popolazione a cui si assiste in diversi Paesi d'Europa non può non essere motivo di preoccupazione; (…) Con il calo della natalità (…) va tristemente annoverata, anzitutto, la diffusione dell'aborto, anche utilizzando preparati chimico-farmacologici che lo rendono possibile senza dover ricorrere al medico e sottraendolo a ogni forma di responsabilità sociale; ciò è favorito dalla presenza nell'ordinamento di molti Stati del Continente di legislazioni permissive di un gesto che rimane un 'abominevole delitto' e costituisce sempre un disordine morale grave. Né si possono dimenticare gli attentati perpetrati attraverso 'interventi sugli embrioni umani".
"Va pure menzionata la tendenza, che si registra in alcune parti dell'Europa, a ritenere che possa essere permesso porre fine consapevolmente alla propria vita o a quella di un altro essere umano: di qui la diffusione dell'eutanasia mascherata, o attuata apertamente, per la quale non mancano richieste e tristi esempi di legalizzazione".
"96. Di fronte a questo stato di cose, è necessario 'servire il Vangelo della vita' anche attraverso 'una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita'".
"100. Tra le sfide che si pongono oggi al servizio al Vangelo della speranza va annoverato il crescente fenomeno delle immigrazioni, che interpella la capacità della Chiesa di accogliere ogni persona, a qualunque popolo o nazione essa appartenga. Esso stimola anche l'intera società europea e le sue istituzioni alla ricerca di un giusto ordine e di modi di convivenza rispettosi di tutti, come pure della legalità, in un processo d'una integrazione possibile. (…) 101. Di fronte al fenomeno migratorio, è in gioco la capacità, per l'Europa, di dare spazio a forme di intelligente accoglienza e ospitalità".
"Ciascuno si deve adoperare per la crescita di una matura cultura dell'accoglienza, che tenendo conto della pari dignità di ogni persona e della doverosa solidarietà verso i più deboli, richiede che ad ogni migrante siano riconosciuti i diritti fondamentali. È responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L'accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi".
"III. Decidiamoci alla carità!
"104. (…) Chiesa di Cristo che vivi in Europa. Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli europei di oggi, soprattutto dei poveri e dei sofferenti, siano pure le tue gioie e le tue speranze, le tue tristezze e le tue angosce e nulla di ciò che è genuinamente umano non trovi eco nel tuo cuore".
CAPITOLO SESTO. IL VANGELO DELLA SPERANZA PER UN'EUROPA NUOVA.
"I. La vocazione spirituale dell'Europa. L'Europa promotrice dei valori universali"
"108. La storia del Continente europeo è contraddistinta dall'influsso vivificante del Vangelo. (…) Certamente non sì può dubitare che la fede cristiana appartenga, in modo radicale e determinante, ai fondamenti della cultura europea. Il cristianesimo, infatti, ha dato forma all'Europa, imprimendovi alcuni valori fondamentali. La modernità europea stessa che ha dato al mondo l'ideale democratico e i diritti umani attinge i propri valori dalla sua eredità cristiana"
"Nel processo di trasformazione che sta vivendo, l'Europa è chiamata, anzitutto, a ritrovare la sua vera identità. (…) Nel processo dell'integrazione del Continente, è di capitale importanza tenere conto che l'unione non avrà consistenza se fosse ridotta alle sole dimensioni geografiche ed economiche, ma deve innanzitutto consistere in una concordia dei valori da esprimersi nel diritto e nella vita".
"Anche le lotte etniche più recenti, che hanno nuovamente insanguinato il Continente europeo, hanno mostrato a tutti come la pace sia fragile, abbia bisogno dell'impegno fattivo di tutti, possa essere garantita solo dischiudendo nuove prospettive di scambio, di perdono e di riconciliazione tra le persone, i popoli e le Nazioni. (…) l'Europa, con tutti i suoi abitanti, deve impegnarsi instancabilmente a costruire la pace dentro i suoi confini e nel mondo intero".

II. La costruzione europea

"114. (…) chiedo insieme con i Padri Sinodali di riconoscere che un buon ordinamento della società deve radicarsi in autentici valori etici e civili il più possibile condivisi dai cittadini, osservando che tali valori sono patrimonio, in primo luogo, dei diversi corpi sociali. È importante che le istituzioni e i singoli Stati riconoscano che, tra questi corpi sociali, vi sono anche le Chiese e le Comunità ecclesiali e le altre organizzazioni religiose. (…) Alla luce di quanto ho appena sottolineato, desidero ancora una volta rivolgermi ai redattori del futuro trattato costituzionale europeo, affinché in esso figuri un riferimento al patrimonio religioso e specialmente cristiano dell'Europa. Nel pieno rispetto della laicità delle istituzioni, mi auguro soprattutto che siano riconosciuti tre elementi complementari: il diritto delle Chiese e delle comunità religiose di organizzarsi liberamente, in conformità ai propri statuti e alle proprie convinzioni; il rispetto dell'identità specifica delle Confessioni religiose e la previsione di un dialogo strutturato fra l'Unione Europea e le Confessioni medesime; il rispetto dello statuto giuridico di cui le Chiese e le istituzioni religiose già godono in virtù delle legislazioni degli Stati membri dell'Unione".

"116. (…) Perché l'Europa possa essere edificata su solide basi, è necessario far leva sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale, inscritta nel cuore di ogni uomo. (…) Oggi ripeto a te, Europa che sei all'inizio del terzo millennio: 'Ritorna te stessa. Sii te stessa. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici'. (…) 121. Non temere! Il Vangelo non è contro di te, ma è a tuo favore. Lo conferma la constatazione che l'ispirazione cristiana può trasformare l'aggregazione politica, culturale ed economica in una convivenza nella quale tutti gli europei si sentano a casa propria e formino una famiglia di Nazioni, cui altre regioni del mondo possono fruttuosamente ispirarsi. Abbi fiducia! Nel Vangelo, che è Gesù, troverai la speranza solida e duratura a cui aspiri. (…) Sii certa! Il Vangelo della speranza non delude!".
CONCLUSIONE. AFFIDAMENTO A MARIA.
"Chiesa in Europa, continua, quindi, a contemplare Maria e riconosci che ella è 'maternamente presente e partecipe nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle famiglie e delle nazioni' ed è 'soccorritrice del popolo cristiano nell'incessante lotta tra il bene e il male, perché 'non cada' o, caduto , 'risorga'. (…) A Lei, Madre della speranza e della consolazione, rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera: affidiamole il futuro della Chiesa in Europa e di tutti le donne e gli uomini di questo Continente".
EXOR/ECCLESIA IN EUROPA/… VIS 20030630 (5790)

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