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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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venerdì 18 giugno 2010

ARCIVESCOVO MAMBERTI X SETTIMANA SOCIALE CATTOLICA CUBA


CITTA' DEL VATICANO, 18 GIU. 2010 (VIS). Il 16 giugno scorso, a La Havana, L’Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, è intervenuto all’apertura della X Settimana Sociale Cattolica Cubana, con un discorso dal titolo: “La laicità dello Stato: alcune considerazioni”.
“Va osservato che” – ha detto l’Arcivescovo – “mentre il termine ‘laicità’ in passato come oggi viene anzitutto riferito alla realtà dello Stato e assume non di rado una sfumatura o un’accezione di contrapposizione alla Chiesa e al cristianesimo, in effetti di esso non si parlerebbe neppure senza il cristianesimo stesso”.
“Infatti, senza il Vangelo di Cristo non sarebbe entrata nella storia dell’umanità la fondamentale distinzione fra ciò che l’uomo deve a Dio e ciò che egli deve a Cesare, cioè all’autorità civile. (...) Anche lo stesso termine ‘laicità’, derivato da quello di ‘laico’, ha la sua prima origine nell’ambito ecclesiale. (...) Il laico è dunque anzitutto il ‘non chierico’, anche se, ovviamente, in ciò non si esaurisce il contenuto della specifica vocazione di questa categoria di battezzati. È questa la prima accezione, del tutto intraecclesiale, del termine ‘laicità’”.
Nel Medio Evo, ha proseguito il Presule, “I sovrani, che rivendicavano una non soggezione al Papa, non per questo si consideravano fuori della Chiesa, semmai volevano esercitare un ruolo di controllo e di organizzazione della Chiesa stessa, ma non vi era alcuna volontà di separazione da essa o di una sua estromissione dalla società. È soprattutto a partire dall’Età dei Lumi e poi in maniera drammatica con la Rivoluzione francese che il termine ‘laicità’ arriva, invece, ad esprimere una completa alterità, anzi un’opposizione netta fra l’ambito della vita civile e quello religioso ed ecclesiale”.
“Ma soprattutto comprendiamo che anche se la laicità viene oggi invocata ed usata non di rado per ostacolare la vita e l’attività della Chiesa” – ha segnalato il Segretario per i Rapporti con gli Stati – “nella sua realtà profonda e positiva essa non si sarebbe neppure data senza il cristianesimo. È quanto è avvenuto anche per altri valori che oggi vengono considerati tipici della modernità e sono non di rado invocati per criticare la Chiesa o, in genere, la religione, quali il rispetto della dignità della persona, della libertà, dell’uguaglianza, ecc.: sono in gran parte frutto dell’influenza profonda del Vangelo sulle diverse culture, anche se poi si sono staccati e perfino opposti alle loro radici cristiane”.
“In molti ordinamenti statali” – ha osservato l’Arcivescovo Mamberti – “si afferma che la laicità è uno dei propri principi fondamentali, soprattutto, ovviamente, per quanto riguarda il rapporto dello Stato con la dimensione religiosa dell’uomo. (...) Al riguardo, non si può dimenticare che di fatto, in nome di questa concezione, talvolta vengono prese decisioni o emanate norme che sono oggettivamente a danno dell’esercizio personale e comunitario del diritto fondamentale di libertà religiosa”.
“Possiamo notare che la mancata subordinazione logica e ontologica della laicità al rispetto pieno della libertà religiosa costituisce una possibile ed anche reale minaccia per quest’ultima. (...) In tale caso paradossalmente lo Stato diventerebbe uno Stato confessionale e non più autenticamente laico, perché farebbe della laicità il suo valore supremo, la sua ideologia determinante, una sorta appunto di religione, magari perfino con suoi riti e liturgie civili”.
“A questo proposito, va riaffermata quella che è la concezione piena del diritto di libertà religiosa. Infatti, rispettarlo non significa semplicemente non sottoporre a coazione oppure permettere la personale interiore adesione di fede. (...) Se il rispetto dell’atto personale di fede è fondamentale, esso però non esaurisce l’attitudine dello Stato verso la dimensione religiosa, perché questa, come la persona umana, ha bisogno di esteriorizzarsi nel mondo e di essere vissuta non solo personalmente, ma anche comunitariamente”.
Riferendosi infine alla missione dei laici, l’Arcivescovo Mamberti ha posto in rilievo che: “Al Magistero compete un ruolo diverso da quello che spetta ai laici: mentre ai Pastori della Chiesa tocca di illuminare le coscienze con l’insegnamento, Benedetto XVI nell’Enciclica sulla carità afferma che ‘il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è… proprio dei fedeli laici’ , che lo fanno ‘cooperando con gli altri cittadini’”.
SS/ VIS 20100618 (680)

UDIENZE


CITTA' DEL VATICANO, 18 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:
- Il Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
- Il Signor Hans-Henning Horstmann, Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania, con la Consorte, in visita di congedo.
- Il Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
AP/... VIS 20100618 (70)

IN MEMORIAM

CITTA' DEL VATICANO, 18 GIU. 2010 (VIS). Di seguito riportiamo i dati dei Presuli mancati nelle ultime settimane:
- Il Vescovo Epaminondas José De Araújo, emerito di Palmeira dos Indios (Brasile), il 9 giugno, all’età di 88 anni.
- Il Vescovo Joseph Crescent McKinney, già Ausiliare di Grand Rapids (Stati Uniti d’America), il 9 giugno, all’età di 81 anni.
- Il Vescovo Luigi Padovese, O.F.M.Cap., Vicario Apostolico di Anatolia (Turchia), il 3 giugno, all’età di 63 anni.
- L’Arcivescovo Ismael Blas Rolón Silvero, S.D.B., emerito di Asunción (Paraguay), l’8 giugno, all’età di 96 anni.
- L’Arcivescovo Basil Myron Schott, O.F.M., di Pittsburgh dei Bizantini (Stati Uniti d’America), il 10 giugno, all’età di 70 anni.
- Il Vescovo Jaroslav Skarvada, già Ausiliare di Praga (Repubblica Ceca), il 14 giugno, all’età di 85 anni
..../ VIS 20100618 (140)

giovedì 17 giugno 2010

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 17 GIU. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:
- Sette Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Est II), in Visita “ad Limina Apostolorum”:
- L’Arcivescovo Ricardo Pedro Chaves Pinto Filho, O. Praem., di Pouso Alegre.
- Il Vescovo Diamantino Prata de Carvalho, O.F.M., di Campanha.
- Il Vescovo José Lanza Neto, di Guaxupé.
- L’Arcivescovo Aloísio Roque Oppermann, S.C.I., di Uberaba.
- Il Vescovo Cláudio Nori Sturm, O.F.M.Cap., di Patos de Minas.
- Il Vescovo Dario Campos, O.F.M., di Leopoldina.
- L’Arcivescovo José Alberto Moura, C.S.S., di Montes Claros.
- Il Padre Alvaro Corcuera Martinez del Rio, Superiore Generale dei Legionari di Cristo.
AL:AP/ VIS 20100617 (120)

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 17 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Berbèrati (Centroafrica), presentata dal Vescovo Agostino Delfino, O.F.M.Cap., per raggiunti limiti d’età.
RE/ VIS 20100617 (40)

mercoledì 16 giugno 2010

TOMMASO D’AQUINO: DISTINZIONE FRA FILOSOFIA E TEOLOGIA


CITTA' DEL VATICANO, 16 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI, durante la catechesi dell’Udienza Generale di oggi, ha continuato la presentazione, iniziata mercoledì scorso, di San Tommaso d’Aquino, “un teologo di tale valore che lo studio del suo pensiero è stato esplicitamente raccomandato dal Concilio Vaticano II (...). Del resto, già nel 1880 il Papa Leone XIII, suo grande estimatore e promotore di studi tomistici, volle dichiarare san Tommaso Patrono delle Scuole e delle Università Cattoliche”. 
Tommaso d’Aquino si concentra sulla distinzione fra filosofia e teologia, perché all’epoca, alla luce da una parte della filosofia aristotelica e platonica e dall’altra la filosofia elaborata dai Padri della Chiesa “la questione pressante era questa”– ha detto il Papa – “il mondo della razionalità, la filosofia pensata senza Cristo, e il mondo della fede sono compatibili? Oppure si escludono? Non mancavano elementi che affermavano l’incompatibilità tra i due mondi, ma san Tommaso era fermamente convinto della loro compatibilità - anzi che la filosofia elaborata senza conoscenza di Cristo quasi aspettava la luce di Gesù per essere completa. Questa è stata la grande “sorpresa” di Tommaso, che ha determinato il suo cammino di pensatore. Mostrare questa indipendenza di filosofia e teologia e, nello stesso tempo, la loro reciproca relazionalità, è stata la missione storica del grande maestro”.

“La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce. La fiducia che san Tommaso accorda a questi due strumenti della conoscenza – la fede e la ragione – può essere ricondotta alla convinzione che entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il ‘Logos’ divino, che opera sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione”.

“La ragione accoglie una verità in forza della sua evidenza intrinseca, mediata o immediata; la fede, invece, accetta una verità in base all’autorità della Parola di Dio che si rivela”.
“Questa distinzione assicura l’autonomia tanto delle scienze umane (...) quanto delle scienze teologiche. Essa però non equivale a separazione, ma implica piuttosto una reciproca e vantaggiosa collaborazione. La fede, infatti, protegge la ragione da ogni tentazione di sfiducia nelle proprie capacità, la stimola ad aprirsi a orizzonti sempre più vasti, tiene viva in essa la ricerca dei fondamenti e, quando la ragione stessa si applica alla sfera soprannaturale del rapporto tra Dio e uomo, arricchisce il suo lavoro”.
“Non è soltanto la fede che aiuta la ragione. Anche la ragione, con i suoi mezzi, può fare qualcosa di importante per la fede, rendendole un triplice servizio che san Tommaso riassume nel proemio: ‘Dimostrare i fondamenti della fede; spiegare mediante similitudini le verità della fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede”. Tutta la storia della teologia cristiana è, in fondo, l’esercizio di questo impegno dell’intelligenza, che mostra l’intelligibilità della fede, la sua articolazione e armonia interna, la sua ragionevolezza e la sua capacità di promuovere il bene dell’uomo”.

“La correttezza dei ragionamenti teologici e il loro reale significato conoscitivo si basano sul valore del linguaggio teologico, che è, secondo san Tommaso, principalmente un linguaggio analogico”.

“San Tommaso ha fondato la dottrina dell’analogia, oltre che su argomentazioni squisitamente filosofiche, anche sul fatto che con la Rivelazione Dio stesso ci ha parlato e ci ha, dunque, autorizzato a parlare di Lui. Ritengo importante richiamare questa dottrina. Essa, infatti, ci aiuta a superare alcune obiezioni dell’ateismo contemporaneo, il quale nega che il linguaggio religioso sia fornito di un significato oggettivo, e sostiene invece che abbia solo un valore soggettivo o semplicemente emotivo. Alla luce dell’insegnamento di san Tommaso, la teologia afferma che, per quanto limitato, il linguaggio religioso è dotato di senso, come una freccia che si dirige verso la realtà che significa”.

“Le virtù dell’uomo, teologali e morali, sono radicate nella natura umana. La Grazia divina accompagna, sostiene e spinge l’impegno etico ma, di per sé, secondo san Tommaso, tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa nella formulazione delle leggi positive, quelle cioè emanate dalle autorità civili e politiche per regolare la convivenza umana”.
“Quando la legge naturale e la responsabilità che essa implica sono negate, si apre drammaticamente la via al relativismo etico sul piano individuale e al totalitarismo dello Stato sul piano politico. La difesa dei diritti universali dell’uomo e l’affermazione del valore assoluto della dignità della persona postulano un fondamento. Non è proprio la legge naturale questo fondamento, con i valori non negoziabili che essa indica?”.

“Tommaso ci propone un concetto della ragione umana largo e fiducioso: ‘largo’ perché non è limitato agli spazi della cosiddetta ragione empirico-scientifica, ma aperto a tutto l’essere e quindi anche alle questioni fondamentali e irrinunciabili del vivere umano; e ‘fiducioso’ perché la ragione umana, soprattutto se accoglie le ispirazioni della fede cristiana, è promotrice di una civiltà che riconosce la dignità della persona, l'intangibilità dei suoi diritti e la cogenza dei suoi doveri”.
AG/ VIS 20100616 (820)

EUCARISTIA DOMENICALE E TESTIMONIANZA CARITÀ

CITTA' DEL VATICANO, 16 GIU. 2010 (VIS). Alle 19:30 di ieri sera, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il Santo Padre ha inaugurato il Convegno della Diocesi di Roma, in corso dal 15 al 17 giugno, sul tema: “’Si aprirono loro gli occhi, lo riconobbero e lo annunziarono’. L’Eucaristia domenicale e la testimonianza della carità”.
“La fede non può mai essere presupposta” – ha affermato Benedetto XVI – “perché ogni generazione ha bisogno di ricevere questo dono mediante l’annuncio del Vangelo e di conoscere la verità che Cristo ci ha rivelato. La Chiesa, pertanto, è sempre impegnata a proporre a tutti il deposito della fede; in esso è contenuta anche la dottrina sull’Eucaristia (...). Oggi, purtroppo, non è sufficientemente compresa nel suo valore profondo e nella sua rilevanza per l’esistenza dei credenti. Per questo è importante che una conoscenza più approfondita del mistero del Corpo e del Sangue del Signore sia avvertita come un’esigenza dalla diverse comunità della nostra diocesi di Roma”.
“La Santa Messa” – ha sottolineato il Pontefice – “celebrata nel rispetto delle norme liturgiche e con un’adeguata valorizzazione della ricchezza dei segni e dei gesti, favorisce e promuove la crescita della fede eucaristica. (...) Invito tutti a riscoprire la fecondità dell’adorazione eucaristica (...)” e ad “evitare che la nostra azione apostolica si riduca a uno sterile attivismo, ma sia invece testimonianza dell’amore di Dio”.
“Nutrendoci di Lui siamo liberati dai vincoli dell’individualismo e, per mezzo della comunione con Lui” – ha proseguito il Pontefice – “diventiamo noi stessi, insieme, una cosa sola, il suo Corpo mistico. Vengono così superate le differenze dovute alla professione, al ceto, alla nazionalità, perché ci scopriamo membri di un’unica grande famiglia, quella dei figli di Dio, nella quale a ciascuno è donata una grazia particolare per l’utilità comune”.
“Quando riceviamo Cristo” – ha affermato il Santo Padre – “l’amore di Dio si espande nel nostro intimo, modifica radicalmente il nostro cuore e ci rende capaci di gesti che, per la forza diffusiva del bene, possono trasformare la vita di coloro che ci sono accanto”.
“La testimonianza della carità per il discepolo di Gesù” – ha detto ancora il Pontefice – “non è un sentimento passeggero, ma al contrario è ciò che plasma la vita in ogni circostanza. Incoraggio tutti, in particolare la Caritas e i Diaconi, a impegnarsi nel delicato e fondamentale campo dell’educazione alla carità, come dimensione permanente della vita personale e comunitaria”.
“Questa nostra Città” – ha sottolineato il Papa – “chiede ai discepoli di Cristo, con un rinnovato annuncio del Vangelo, una più chiara e limpida testimonianza della carità. (...) Sono grato a quanti si impegnano nelle diverse strutture caritative, per la dedizione e la generosità con le quali servono i poveri e gli emarginati”.
“L’Eucaristia celebrata ci impone e al tempo stesso ci rende capaci di diventare, a nostra volta, pane spezzato per i fratelli, venendo incontro alle loro esigenze e donando noi stessi. Per questo una celebrazione eucaristica che non conduce ad incontrare gli uomini lì dove essi vivono, lavorano e soffrono, per portare loro l’amore di Dio, non manifesta la verità che racchiude”.
“In un tempo come il presente di crisi economica e sociale” – ha concluso il Pontefice – “siamo solidali con coloro che vivono nell’indigenza per offrire a tutti la speranza di un domani migliore e degno dell’uomo”.
“Mi rivolgo in particolare a voi” – ha detto infine Benedetto XVI – “carissimi giovani: non abbiate paura di scegliere l’amore come la regola suprema della vita. Non abbiate paura di amare Cristo nel sacerdozio (...). Non abbiate paura di formare famiglie cristiane che vivono l’amore fedele, indissolubile e aperto alla vita!”.
AC/ VIS 20100616 (560)

PROGRESSI COMMISSIONE PERMANENTE SANTA SEDE ISRAELE

CITTA' DEL VATICANO, 16 GIU. 2010 (VIS). Un Comunicato congiunto reso pubblico ieri, rende noto che nella serata di ieri, in Vaticano, si è tenuta una Riunione Plenaria della Commissione di Lavoro Permanente Bilaterale della Santa Sede e dello Stato di Israele “in una atmosfera di comprensione reciproca”.

“La Plenaria ha constatato i progressi conseguiti dalla Commissione a ‘Livello di Lavoro’ della precedente Plenaria e ha concordato sui prossimi passi verso la conclusione dell’Accordo fra le parti”.

La Delegazione della Santa Sede era presieduta dal Monsignor Ettore Balestrero, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e la Delegazione dello Stato di Israele era presieduta dal Signor Daniel Ayalon, M.K., Vice Ministro degli Affari Esteri.
La Plenaria si riunirà nuovamente il 6 dicembre 2010 presso il Ministero degli Affari Esteri dello Stato di Israele. Il prossimo incontro a “Livello di Lavoro” avrà luogo il 27 e il 28 luglio 2010”.
OP/ VIS 20100616 (160)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 16 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre:
- Ha eretto la Diocesi di Salgueiro (Brasile), con territorio dismembrato dalle Diocesi di Petrolina e Floresta, rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di Olinda e Recife.

- Ha nominato il Padre Magnus Henrique Lopes, O.F.M.Cap., primo Vescovo della Diocesi di Salgueiro (superficie: 17.931; popolazione: 439.418; cattolici: 351.534; sacerdoti: 14; religiosi: 22), Brasile. Il Vescovo eletto, finora Vicario conventuale ed Economo del Convento “Santo Antônio” a Natal (Brasile), è nato nel 1965 a Açu (Brasile), ha emesso i voti religiosi nell’Ordine dei Francescani Cappuccini, nel 1989 ed è stato ordinato sacerdote nel 1996.

- Ha nominato il Vescovo Carmelo Ruffinoni, C.S., Vescovo Coadiutore di Caxias do Sul (superficie: 11.892; popolazione: 806.000; cattolici: 725.000; sacerdoti: 196; religiosi: 626), Brasile. È stato finora Vescovo Ausiliare di Porto Alegre (Brasile).
ECE:NER:NEC/ VIS 20100616 (140)

martedì 15 giugno 2010

ORDINAZIONE SACERDOTALE DI 14 DIACONI DIOCESI DI ROMA

CITTA' DEL VATICANO, 15 GIU. 2010 (VIS). Domenica 20 giugno, alle 9:30, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà la Santa Messa nella Basilica Vaticana e conferirà l’Ordinazione presbiterale a 14 diaconi della Diocesi di Roma.
OP/ VIS 20100615 (50)

IN MEMORIAM

CITTA' DEL VATICANO, 15 GIU. 2010 (VIS). Di seguito riportiamo i dati relativi i Presuli defunti negli ultimi mesi:

- L’Arcivescovo Lajos Bálint, emerito di Alba Iulia (Romania), il 4 aprile, all’età di 80 anni.

- Il Vescovo André Bedoglouyan, Ausiliare emerito di Cilicia degli Armeni (Libano), il 13 aprile, all’età di 90 anni.

- L’Arcivescovo Andrea Cassone, emerito di Rossano-Cariati (Italia), il 12 aprile, all’età di 80 anni.

- Il Vescovo Miguel C. Cinches, S.V.D., emerito di Surigao (Filippine), il 12 aprile, all’età di 78 anni.

- Il Vescovo Vito De Grisantis, di Ugento-Santa Maria di Leuca (Italia), il 1 aprile, all’età di 68 anni.

- Il Vescovo Tadeusz Ploski, Ordinario Militare per la Polonia, (Polonia), il 10 aprile, all’età di 54 anni.

- L’Arcivescovo William Donald Borders, emerito di Baltimore (Stati Uniti d’America), il 19 aprile, all’età di 96 anni.

- Il Vescovo Edmund Joseph Fitzgibbon, S.P.S., emerito di Warri (Nigeria), il 17 aprile, all’età di 85 anni.

- Il Vescovo Norman Francis McFarland, emerito di Orange in California (Stati Uniti d’America), il 16 aprile, all’età di 88 anni.
- L’Arcivescovo Luigi Amaducci, emerito di Ravenna-Cervia (Italia), il 3 maggio, all’età di 86 anni.

- Il Vescovo Siluvaimathu Teresanathan Amalnather, emerito di Tuticorin (India), il 14 febbraio, all’età di 84 anni.

- L’Arcivescovo Raymond Bouchex, emerito di Avignon (Francia), il 9 maggio, all’età di 83 anni.

- L’Arcivescovo Marcello Costalunga, già Amministratore Pontificio della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, il 5 maggio, all’età di 85 anni.

- L’Arcivescovo Antoine Hayek, B.C., emerito di Baniyas dei Greco – Melkiti (Libano), il 1° maggio, all’età di 81 anni.

- L’Arcivescovo Zygmunt Kaminski, emerito di Szczecin-Kamien (Polonia), il 1° maggio, all’età di 77 anni.

- Il Vescovo Onofre Cândido Rosa, S.D.B., emerito di Jardim (Brasile), il 9 dicembre 2009, all’età di 85 anni.

- Il Vescovo Rafael Sanus Abad, già Ausiliare di Valencia (Spagna), il 13 maggio, all’età di 78 anni.

- Il Vescovo Victor Selvino Arenhardt, di Oberá (Argentina), il 17 maggio, all’età di 61 anni.

- Il Vescovo Josef Koukl, emerito di Litomerice (Repubblica Ceca), il 22 maggio, all’età di 84 anni.

- Il Vescovo José Joaquín Matte Varas, Ordinario Militare emerito per il Cile, (Cile), il 12 maggio, all’età di 87 anni.
.../ VIS 20100615 (90)

lunedì 14 giugno 2010

RISPOSTE DEL PAPA AI SACERDOTI VEGLIA DI PREGHIERA

CITTA' DEL VATICANO, 12 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha risposto alle domande di cinque sacerdoti dei diversi continenti nel corso della Veglia di preghiera celebrata in Piazza San Pietro, la sera di giovedì scorso. Di seguito riportiamo un’ampia sintesi.
Un sacerdote brasiliano ha domandato al Pontefice come affrontare le difficoltà della pastorale nella parrocchia in una società molto cambiata. “Oggi” – ha risposto il Papa – “è molto difficile essere parroco, anche e soprattutto nei Paesi di antica cristianità; le parrocchie diventano sempre più estese, unità pastorali… è impossibile conoscere tutti, è impossibile fare tutti i lavori che ci si aspetterebbe da un parroco. (...) Penso che, soprattutto, sia importante che i fedeli possano vedere che questo sacerdote non fa solo un ‘job’, ore di lavoro, e poi è libero e vive solo per se stesso, ma che è un uomo appassionato di Cristo, che porta in sé il fuoco dell’amore di Cristo. (...) Essere pieni della gioia del Vangelo con tutto il nostro essere è la prima condizione. Poi si devono fare le scelte, avere le priorità, vedere quanto è possibile e quanto è impossibile. Direi che le tre priorità fondamentali le conosciamo: sono le tre colonne del nostro essere sacerdoti. (...) L’Eucaristia, i Sacramenti (...), l’annuncio della Parola, la ‘caritas’, l’amore di Cristo. (...) La preghiera non è una cosa marginale: è proprio ‘professione’ del sacerdote pregare, anche come rappresentante della gente che non sa pregare o non trova il tempo di pregare. La preghiera personale, soprattutto la ‘Preghiera delle Ore’, è nutrimento fondamentale per la nostra anima, per tutta la nostra azione”.
Un sacerdote della Costa d’Avorio ha domandato al Papa come evitare la frattura tra teologia e dottrina e, ancor più, tra teologia e spiritualità. Si sente la necessità che lo studio non sia tutto accademico ma alimenti la nostra spiritualità. Benedetto XVI ha riconosciuto un “abuso della teologia, che è arroganza della ragione e non nutre la fede, ma oscura la presenza di Dio nel mondo. Poi, c’è una teologia che vuole conoscere di più per amore dell’amato, è stimolata dall’amore e guidata dall’amore, vuole conoscere di più l’amato. E questa è la vera teologia, che viene dall’amore di Dio, di Cristo e vuole entrare più profondamente in comunione con Cristo. (...) Io direi prima di tutto ai teologi: abbiate coraggio. (...) E direi ai teologi in generale: ‘non abbiate paura di questo fantasma della scientificità!’. (...) Avere il coraggio (...) di non sottomettersi a tutte le ipotesi del momento, ma pensare realmente a partire dalla grande fede della Chiesa , che è presente in tutti i tempi e ci apre l’accesso alla verità. (...) La formazione è molto importante. Ma dobbiamo essere anche critici: il criterio della fede è il criterio con il quale vedere anche i teologi e le teologie. Papa Giovanni Paolo II ci ha donato un criterio assolutamente sicuro nel ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’: qui vediamo la sintesi della nostra fede, e questo Catechismo è veramente il criterio per vedere dove va una teologia accettabile o non accettabile”.
Un sacerdote proveniente dalla Slovacchia ha domandato al Papa di “illuminarci sulla profondità e sul senso autentico del celibato ecclesiastico”. “Un grande problema della cristianità del mondo di oggi” – ha risposto il Santo Padre – “è che non si pensa più al futuro di Dio: sembra sufficiente solo il presente di questo mondo. (...) Così chiudiamo le porte alla vera grandezza della nostra esistenza. Il senso del celibato come anticipazione del futuro è proprio aprire queste porte (...) mostrare la realtà del futuro che va vissuto da noi già come presente. Vivere, quindi, così in una testimonianza della fede: crediamo realmente che Dio c’è (...) che posso fondare la mia vita su Cristo, sulla vita futura. (...) Per il mondo agnostico (...) il celibato è un grande scandalo, perché mostra proprio che Dio è considerato e vissuto come realtà. (...) Il celibato è (...) un ‘sì’ definitivo è un lasciarsi prendere in mano da Dio, darsi nelle mani del Signore, nel suo ‘io’, e quindi è un atto di fedeltà e di fiducia, un atto che suppone anche la fedeltà del matrimonio (...). E questo matrimonio è la forma biblica, la forma naturale dell’essere uomo e donna, fondamento della grande cultura cristiana, di grandi culture del mondo. E se scompare questo, andrà distrutta la radice della nostra cultura. Perciò il celibato conferma il ‘sì’ del matrimonio con il suo ‘sì’ al mondo futuro, e così vogliamo andare avanti e rendere presente questo scandalo di una fede che pone tutta l’esistenza su Dio. (...) Preghiamo il Signore perché ci aiuti a renderci liberi dagli scandali secondari, perché renda presente il grande scandalo della nostra fede: la fiducia, la forza della nostra vita, che si fonda in Dio e in Cristo Gesù!”.
La quarta domanda di una sacerdote giapponese è stata come vivere la centralità dell’Eucaristia e il culto con dignità, senza cadere nel clericalismo o in un’estraneità alla realtà.Ricordando Sant’Agostino il Papa ha affermato che il “sacrificio dei cristiani è l’essere uniti dall’amore di Cristo nell’unità dell’unico corpo di Cristo. Il sacrificio consiste proprio nell’uscire da noi, nel lasciarsi attirare nella comunione dell’unico pane, dell’unico Corpo, e così entrare nella grande avventura dell’amore di Dio. Così dobbiamo celebrare, vivere, meditare sempre l’Eucaristia, come questa scuola della liberazione dal mio ‘io’. (...) In questo modo dobbiamo imparare l’Eucaristia, che poi è proprio il contrario del clericalismo, della chiusura in se stessi. (...) Vivere l’Eucaristia nel suo senso originario, nella sua vera profondità, è una scuola di vita, è la più sicura protezione contro ogni tentazione di clericalismo”.
Infine un sacerdote dell’Oceania ha domandato al Papa cosa fare di davvero efficace per le vocazioni. “La tentazione è grande di trasformare il sacerdozio - il sacramento di Cristo” – ha risposto il Santo Padre – “l’essere eletto da Lui - in una normale professione, in un ‘job’ che ha le sue ore, e per il resto uno appartiene solo a se stesso; e così rendendolo come una qualunque altra vocazione: renderlo accessibile e facile. (...) Dobbiamo - come ci invita il Signore - pregare Dio, bussare alla porta, al cuore di Dio, affinché ci dia le vocazioni; pregare con grande insistenza, con grande determinazione, con grande convinzione anche, perché Dio non si chiude ad una preghiera insistente, permanente, fiduciosa, anche se lascia fare, aspettare, come Saul, oltre i tempi che noi abbiamo previsto. (...) Ognuno di noi dovrebbe fare il possibile per vivere il proprio sacerdozio in maniera tale da risultare convincente (...) Dobbiamo invitare (...) all’iniziativa della preghiera, (...) avere il coraggio di parlare con i giovani se possono pensare che Dio li chiami (...) e soprattutto aiutarli a trovare un contesto vitale in cui possano vivere”.
AC/ VIS 20100614 (1140)

CORREGGERE SQUILIBRI EUROPA CON GIUSTIZIA E SOLIDARIETÀ

CITTA' DEL VATICANO, 12 GIU. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto i partecipanti alla XLV Riunione Congiunta della “Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa”, istituzione creata nel 1956 con “una vocazione esclusivamente sociale, per essere strumento qualificato al fine di promuovere la propria politica di solidarietà”. Il Santo Padre ha espresso il suo apprezzamento per l’opera svolta dalla Banca che “si è occupata sin dall’inizio dei problemi relativi ai rifugiati e successivamente ha esteso le sue competenze all’ambito della coesione sociale”.
Successivamente il Papa ha fatto riferimento agli avvenimenti politici occorsi in Europa alla fine del secolo scorso e si è chiesto se “La liberazione dalle ideologie totalitarie non sia stata usata in modo unilaterale per il solo progresso economico a detrimento di uno sviluppo più umano” ed ha esortato la Banca, nei suoi interventi a favore dei paesi dell’Est Europeo a “correggere gli squilibri, a favore di un processo fondato sulla giustizia e la solidarietà, indispensabili per il presente e il futuro dell’Europa”.
Nel contesto della crisi economica e finanziaria attuale, il Santo Padre ha ricordato che nella sua ultima Enciclica “Caritas in veritate”, ha voluto richiamare l’attenzione “sulla dottrina sociale della Chiesa e sul suo apporto positivo alla costruzione della persona umana e della società” ed ha evidenziato “che il rapporto esistente fra l’amore e la verità, se ben vissuto, è una forza dinamica che rigenera l’insieme dei legami interpersonali ed offre una novità reale nel riorientare la vita economica e finanziaria che essa rinnova, al servizio dell’uomo e della sua dignità, per i quali le suddette esistono”.
“L’economia e la finanza non esistono di per se stesse, esse non sono che uno strumento, un mezzo. Il loro fine è unicamente la persona umana e la sua piena realizzazione nella dignità. (...) Il Cristianesimo ha permesso all’Europa di comprendere che cosa sia la libertà, la responsabilità e l’etica che impregnano le sue leggi e le sue strutture societarie. Emarginare il Cristianesimo – con l’esclusione dei simboli che lo manifestano – contribuirebbe a privare il nostra continente della fonte fondamentale che instancabilmente lo alimenta e che contribuisce alla sua vera identità. Effettivamente il Cristianesimo è alla base dei ‘valori spirituali e morali che sono il patrimonio comune dei popoli europei’, valori ai quali gli Stati membri del Consiglio d’Europa hanno manifestato il loro fermo impegno nel Preambolo dello Statuto del Consiglio d’Europa”. Nel ricordare gli obiettivi della Banca, Benedetto XVI ha precisato che questa istituzione è “uno strumento tecnico che permette la solidarietà da viversi nella fraternità. (...) La fraternità consente spazi di gratuità che, indispensabili, sono difficilmente raffigurabili o gestibili quando il solo fine ricercato è l’efficacia e il profitto”.
“In Europa esiste un ricco passato che ha visto svilupparsi esperienze economiche fondate sulla fraternità.(...) Mi sembra che la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa desideri, per vivere realmente la solidarietà, rispondere all’ideale di fraternità che ho appena illustrato, e esplorare i propri spazi dove la fraternità e la logica del dono potranno esprimersi. Sono questi ideali che hanno radici cristiane e che hanno presieduto, con il desiderio di pace, alla nascita del Consilio d’Europa”.
Al termine del suo discorso, il Governatore del Banco di Sviluppo ha donato a Benedetto XVI una medaglia della Istituzione ed il Santo Padre, ringraziando, ha esortato i membri di tale organismo a proseguire con “coraggio e lucidità” il proprio lavoro per contribuire al bene dell’Europa.
AC/ VIS 20100614 (590)

IL SACERDOTE È UN DONO PER LA CHIESA E PER IL MONDO

CITTA' DEL VATICANO, 13 GIU. 2010 (VIS). L’Anno Sacerdotale, alla cui solenne chiusura hanno assistito venerdì scorso più di 15.000 sacerdoti e diaconi, è stato il tema della meditazione del Santo Padre per l’Angelus di questa domenica.
“L’Anno Sacerdotale si è concluso nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, che tradizionalmente è la ‘giornata di santificazione sacerdotale’; questa volta lo è stata in modo del tutto speciale”, ha detto il Papa ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro.
“Il sacerdote” – ha proseguito il Pontefice – “è un dono del Cuore di Cristo: un dono per la Chiesa e per il mondo. Dal Cuore del Figlio di Dio, traboccante di carità, scaturiscono tutti i beni della Chiesa, e in modo particolare trae origine la vocazione di quegli uomini che, conquistati dal Signore Gesù, lasciano tutto per dedicarsi interamente al servizio del popolo cristiano, sull’esempio del Buon Pastore”.
“Il sacerdote è plasmato dalla stessa carità di Cristo, quell’amore che spinse Lui a dare la vita per i suoi amici e anche a perdonare i suoi nemici. Per questo i sacerdoti sono i primi operai della civiltà dell’amore”, ha spiegato Benedetto XVI. “E qui penso a tante figure di preti, noti e meno noti, alcuni elevati all’onore degli altari, altri il cui ricordo rimane indelebile nei fedeli, magari in una piccola comunità parrocchiale. Come è accaduto ad Ars, il villaggio della Francia dove svolse il suo ministero san Giovanni Maria Vianney”.
“Un’altra figura vorrei ricordare: Don Jerzy Popiełuszko, sacerdote e martire, che è stato proclamato Beato proprio domenica scorsa, a Varsavia. Ha esercitato il suo generoso e coraggioso ministero accanto a quanti si impegnavano per la libertà, per la difesa della vita e la sua dignità. Tale sua opera al servizio del bene e della verità era un segno di contraddizione per il regime che governava allora in Polonia. L’amore del Cuore di Cristo lo ha portato a dare la vita, e la sua testimonianza è stata seme di una nuova primavera nella Chiesa e nella società”. “Se guardiamo alla storia” – ha concluso il Pontefice – “possiamo osservare quante pagine di autentico rinnovamento spirituale e sociale sono state scritte con l’apporto decisivo di sacerdoti cattolici, animati soltanto dalla passione per il Vangelo e per l’uomo, per la sua vera libertà, religiosa e civile. Quante iniziative di promozione umana integrale sono partite dall’intuizione di un cuore sacerdotale!”.
ANG/ VIS 20100614 (410)

IL PAPA RICORDA I BEATI GROZDE E LOZANO GARRIDO

CITTA' DEL VATICANO, 13 GIU. 2010 (VIS). Dopo l’Angelus, il Papa ha ricordato alle migliaia di fedeli presenti in Piazza San Pietro la proclamazione di due nuovi Beati, stamani in Slovenia il giovane martire Lojze Grozde e ieri in Spagna Manuel Lozano Garrido, laico e giornalista.
Del Beato Grozde, il Santo Padre ha ricordato la particolare devozione “all’Eucaristia, che alimentava la sua fede incrollabile, la sua capacità di sacrificio per la salvezza delle anime, il suo apostolato nell’Azione Cattolica per condurre gli altri giovani a Cristo”.
Rivolgendosi ai gruppi di lingua spagnola, Benedetto XVI ha detto che il Beato Manuel Lozano Garrido fu un “fedele laico che seppe irradiare con il suo esempio e i suoi scritti l’amore di Dio, anche con le sue sofferenze che lo obbligarono all’uso di una sedia a rotelle per quasi ventotto anni. Alla fine della vita perse anche la vista, ma continuò a conquistare cuori a Cristo con la sua serena allegria e la sua fede incrollabile. I giornalisti potranno trovare in lui una testimonianza eloquente del bene che si può fare quando la penna riflette la grandezza dell’anima e si pone al servizio della verità e delle nobili cause”.
ANG/ VIS 20100614 (210)

RAPPRESENTANZE PONTIFICIE: CHIESE LOCALI E SEDE APOSTOLICA

CITTA' DEL VATICANO, 14 GIU. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza 40 Membri della Pontificia Accademia Ecclesiastica, ed agli alunni dell’Accademia ha proposto una riflessione “sul senso del lavoro nelle Rappresentanze Pontificie”.
“Il servizio di rappresentanza a cui voi vi state preparando” – ha detto il Papa – “è (...) qualcosa di molto più profondo perché è partecipazione alla ‘sollicitudo omnium ecclesiarum’, che caratterizza il Ministero del Romano Pontefice. (...) Proprio in questa prospettiva ecclesiale, l’esercizio della rappresentanza implica l’esigenza di accogliere e di alimentare con speciale attenzione nella propria vita sacerdotale alcune dimensioni”.
“Anzitutto, coltivare una piena adesione interiore alla persona del Papa, al suo Magistero e al Ministero universale; adesione piena, cioè, a chi ha ricevuto il compito di confermare i fratelli nella fede. (...) In secondo luogo, assumere, come stile di vita e come priorità quotidiana, un’attenta cura – una vera ‘passione’ – per la comunione ecclesiale”.
“Ancora, rappresentare il Romano Pontefice significa avere la capacità di essere un solido ‘ponte’, un sicuro canale di comunicazione tra le Chiese particolari e la Sede Apostolica: da un lato, ponendo a disposizione del Papa e dei suoi collaboratori una visione obiettiva, corretta e approfondita della realtà ecclesiale e sociale in cui si vive, dall’altro, impegnandosi a trasmettere le norme, le indicazioni, gli orientamenti che emanano dalla Santa Sede, non in maniera burocratica, ma con profondo amore alla Chiesa e con l’aiuto della fiducia personale (...), rispettando e valorizzando, allo stesso tempo, gli sforzi dei Vescovi e il cammino delle Chiese particolari presso le quali si è inviati”.
“Come si può intuire” – ha proseguito il Pontefice - “il servizio che vi preparate a svolgere esige una dedizione piena e una disponibilità generosa a sacrificare, se necessario, intuizioni personali, progetti propri e altre possibilità di esercizio del ministero sacerdotale”.
“In un’ottica di fede e di risposta concreta alla chiamata di Dio - da nutrire sempre in un intenso rapporto con il Signore (...) lo sforzo di mettersi in sintonia con la prospettiva universale e con il servizio all’unità del gregge di Dio (...) è infatti in grado di valorizzare, in maniera singolare, doti e talenti di ciascuno (...). In tal modo il Rappresentante Pontificio (...) diventa veramente segno della presenza e della carità del Papa. E se ciò è un beneficio per la vita di tutte le Chiese particolari, lo è specialmente in quelle situazioni particolarmente delicate o difficili in cui, per svariate ragioni, la comunità cristiana si trova a vivere”.
“Si tratta, a ben vedere, di un autentico servizio sacerdotale, caratterizzato da un’analogia non remota con la rappresentanza di Cristo, tipica del sacerdote che, come tale, ha un’intrinseca dimensione sacrificale”.
“La figura e il modo di presenza del Nunzio, del Delegato Apostolico, dell’Osservatore Permanente, viene determinata non solo dall’ambiente in cui si opera, ma, prima ancora e principalmente, da colui che si è chiamati a rappresentare. (...) Il farsi portavoce del Vicario di Cristo” – ha concluso il Santo Padre – “potrà essere impegnativo, talora estremamente esigente, ma non sarà mai mortificante o spersonalizzante. Diventa, invece, un modo originale di realizzare la propria vocazione sacerdotale”.
AC/ VIS 20100614 (530)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 14 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:
- Sette Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Este II), in Visita “ad Limina Apostolorunm”:
- Il Vescovo Décio Zandonade, S.D.B., di Colatina.
- Il Vescovo Célio de Oliveira Goulart, O.F.M., di Cachoeiro de Itapemirim.
- Il Vescovo Zanoni Demettino Castro, di São Mateus.
- L’Arcivescovo Joviano de Lima Jünior, S.S.S., di Ribeirão Preto.
- L’Arcivescovo João Bosco Oliver de Faria, di Diamantina.
- Il Vescovo Hugo Maria van Steekelenburg, O.F.M., di Almenara.
- Il Vescovo Severino Clasen, O.F.M., di Araçuaí.
- L’Arcivescovo Beniamino Stella, Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica.
Sabato 12 giugno il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:
- Cinque Presuli della Conferenza Episcopale Brasiliana (Regione Este II), in Visita “ad Limina Apostolorum”:
- Il Vescovo Antônio Carlos Félix, di Luz.
- L’Arcivescovo Geraldo Lyrio Rocha, di Mariana.
- Il Vescovo Odilon Guimarães Moreira, di Itabira-Fabriciano.
- L’Arcivescovo Luiz Mancilha Vilela, SS.CC., di Vitória, con l’Ausiliare Vescovo Mário Marquez, O.F.M. Cap.
- Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AL:AP/ VIS 20100614 (200)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 14 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Monsignor José Aparecido Gonçalves de Almeida, della Diocesi di Santo Amaro (Brasile), Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, finora Officiale del medesimo Dicastero.
Sabato 12 giugno il Santo Padre ha nominato l’Arcivescovo Ruggero Franceschini, O.F.M.Cap., di Izmir (Turchia), Amministratore Apostolico “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” del Vicariato Apostolico di Anatolia (cattolici: 4.345; sacerdoti: 8; religiosi: 16), Turchia.
NER/ VIS 20100614 (80)

venerdì 11 giugno 2010

MIGLIAIA DI PRESBITERI VEGLIA PREGHIERA ANNO SACERDOTALE

CITTA' DEL VATICANO, 11 GIU. 2010 (VIS). Ieri notte in Piazza San Pietro, si è celebrata una Veglia di preghiera per la chiusura dell’Anno Sacerdotale, alla quale hanno partecipato 15.000 sacerdoti provenienti da 97 paesi.
Nella prima parte della Veglia sono state presentate testimonianze in diretta e video-collegamenti sulle esperienze di vita di una famiglia tedesca con sei figli, un diacono, un sacerdote argentino che esercita il suo ministero pastorale in una quartiere povero della sua città, un parroco anziano, un parroco di Hollywood e una religiosa di clausura.
Dopo l’arrivo del Santo Padre in Piazza San Pietro in autovettura panoramica, ha avuto inizio la seconda parte della Veglia. Il Cardinale Cláudio Hummes, O.F.M., Prefetto della Congregazione per il Clero ha detto nel suo saluto al Papa che l’indizione dell’Anno Sacerdotale è stata profetica ed è stata occasione per “promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”.
“Vorremmo, Beatissimo Padre, che l’Anno Sacerdotale” – ha proseguito il Porporato – “non finisse mai, cioè che non finisse mai la tensione di ciascuno verso la santità nelle propria identità e che in questo cammino, che deve iniziare fin dagli anni del Seminario, per durare tutta l’esistenza terrena in un unico iter formativo, fossimo sempre confortati e sostenuti, come in quest’anno, dall’ininterrotta preghiera della Chiesa, dal calore e dal sostegno spirituale di tutti i fedeli”.
Il Cardinale Hummes ha ringraziato il Papa “per tutto quanto ha fatto, sta facendo e farà per tutti i sacerdoti, anche per quelli smarriti. Sappiamo che Vostra Santità ha già perdonato e sempre perdona il dolore che alcuni Le hanno provocato”.
Dopo la lettura di una pagina del Vangelo, il Papa ha risposto alle domande rivoltegli da cinque sacerdoti, ognuno rappresentava uno dei cinque continenti.
Quindi si è svolto il canto del Padre Nostro e il Santissimo Sacramento è stato portato in processione dal Portone di Bronzo fino all’altare situato sul sagrato della Basilica Vaticana. Dopo un momento di adorazione silenziosa, il Papa ha letto la preghiera dell’Anno Sacerdotale.
La Veglia si è conclusa alle 23:15 con la Benedizione Eucaristica e il canto del Salve Regina.
.../ VIS 20100611 (370)

SACERDOTI ACCOMPAGNATE L’UMANITÀ NEL SUO CAMMINO

CITTA' DEL VATICANO, 11 GIU. 2010 (VIS). Nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Santo Padre ha presieduto questa mattina in Piazza San Pietro, una Concelebrazione Eucaristica a chiusura dell’Anno Sacerdotale, convocato nel 150° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney “il Santo Curato d’Ars”.
La Messa è stata concelebrata insieme ai Cardinali e Vescovi della Curia Romana, da oltre 15.000 sacerdoti provenienti da tutto il mondo. Per la consacrazione del vino, il Santo Padre si è servito dello stesso calice, custodito ad Ars, usato da San Giovanni Maria Vianney.
Nell’omelia il Papa ha affermato che motivo della celebrazione dell’Anno Sacerdotale è stato “comprendere nuovamente la grandezza e la bellezza del ministero sacerdotale” ed ha aggiunto: “Il sacerdote non è semplicemente il detentore di un ufficio (...). Egli invece fa qualcosa che nessun essere umano può fare da sé: pronuncia in nome di Cristo la parola dell’assoluzione dai nostri peccati e cambia così, a partire da Dio, la situazione della nostra vita. Pronuncia sulle offerte del pane e del vino le parole di ringraziamento di Cristo (...) parole che spalancano il mondo a Dio e lo congiungono a Lui. Il sacerdozio è quindi non semplicemente ‘ufficio’, ma sacramento”.
“Questa audacia di Dio, che ad esseri umani affida se stesso; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di essere presenti in vece sua – questa audacia di Dio è la cosa veramente grande che si nasconde nella parola ‘sacerdozio’. (...) È ciò che in quest’anno volevamo nuovamente considerare e comprendere. Volevamo risvegliare la gioia che Dio ci sia così vicino, (...) anche mostrare nuovamente ai giovani che questa vocazione, questa comunione di servizio per Dio e con Dio, esiste”.
“Era da aspettarsi che al ‘nemico’ questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli (...) Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più; promettere che nell’ammissione al ministero sacerdotale e nella formazione durante il cammino di preparazione ad esso faremo tutto ciò che possiamo per vagliare l’autenticità della vocazione e che vogliamo ancora di più accompagnare i sacerdoti nel loro cammino”.
“Se l’Anno Sacerdotale avesse dovuto essere una glorificazione della nostra personale prestazione umana, sarebbe stato distrutto da queste vicende” – ha affermato il Santo Padre – “Ma si trattava per noi proprio del contrario: il diventare grati per il dono di Dio, dono che si nasconde ‘in vasi di creta’ e che sempre di nuovo, attraverso tutta la debolezza umana, rende concreto in questo mondo il suo amore. Così consideriamo quanto è avvenuto quale compito di purificazione, un compito che ci accompagna verso il futuro e che, tanto più, ci fa riconoscere ed amare il grande dono di Dio. In questo modo, il dono diventa l’impegno di rispondere al coraggio e all’umiltà di Dio con il nostro coraggio e la nostra umiltà”.
Il Papa ha proseguito l’omelia commentando il Salmo 23: “Il Signore è il mio Pastore” che fa parte della liturgia odierna. “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla” – ha detto Benedetto XVI – (...) “Dio si prende personalmente cura di me, di noi, dell’umanità. Non sono lasciato solo, smarrito nell’universo ed in una società davanti a cui si rimane sempre più disorientati. (...) Le religioni del mondo, per quanto possiamo vedere, hanno sempre saputo che, in ultima analisi, c’è un Dio solo. Ma tale Dio era lontano. (...) Si comprendeva ancora che il mondo presuppone un Creatore. Questo Dio, però, aveva costruito il mondo e poi si era evidentemente ritirato da esso. Ora il mondo aveva un suo insieme di leggi secondo cui si sviluppava e in cui Dio non interveniva, non poteva intervenire. (...) Ma laddove la premura e l’amore di Dio vengono percepiti come disturbo, lì l’essere umano è stravolto. (...) Dio vuole che noi come sacerdoti, in un piccolo punto della storia, condividiamo le sue preoccupazioni per gli uomini. Come sacerdoti, vogliamo essere persone che, in comunione con la sua premura per gli uomini, ci prendiamo cura di loro, rendiamo a loro sperimentabile nel concreto questa premura di Dio”.
“Noi” – ha detto il Papa rivolgendosi ai sacerdoti – “dovremmo cercare di ‘conoscere’ gli uomini da parte di Dio e in vista di Dio; dovremmo cercare di camminare con loro sulla via dell’amicizia con Dio. (...) Il pastore indica la strada giusta a coloro che gli sono affidati. Egli precede e li guida. Diciamolo in maniera diversa: il Signore ci mostra come si realizza in modo giusto l’essere uomini. Egli ci insegna l’arte di essere persona. Che cosa devo fare per non precipitare, per non sperperare la mia vita nella mancanza di senso? È, appunto, questa la domanda che ogni uomo deve porsi e che vale in ogni periodo della vita. E quanto buio esiste intorno a tale domanda nel nostro tempo! Sempre di nuovo ci viene in mente la parola di Gesù, il quale aveva compassione per gli uomini, perché erano come pecore senza pastore”.
“Il popolo d’Israele era ed è grato a Dio, perché Egli nei Comandamenti ha indicato la via della vita. (...) Dio ci ha mostrato qual è la via, come possiamo camminare nel modo giusto. Ciò che i Comandamenti dicono è stato sintetizzato nella vita di Gesù ed è divenuto un modello vivo. Così capiamo che queste direttive di Dio non sono catene, ma sono la via che Egli ci indica. (...) Nel camminare insieme con Cristo facciamo l’esperienza della gioia della Rivelazione, e come sacerdoti dobbiamo comunicare alla gente la gioia per il fatto che ci è stata indicata la via giusta”.
“Parlando della valle oscura possiamo” – ha proseguito il Pontefice – “però, pensare anche alle valli oscure della tentazione, dello scoraggiamento, della prova, che ogni persona umana deve attraversare. Anche in queste valli tenebrose della vita Egli è là. (...) Aiuta noi sacerdoti, affinché possiamo essere accanto alle persone a noi affidate in tali notti oscure. Affinché possiamo mostrare loro la tua luce”.
“’Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza’: il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge; contro i briganti che cercano il loro bottino. Accanto al bastone c’è il vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili. (...) Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Proprio l’uso del bastone può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale. Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore – vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore”.
“Alla fine del Salmo si parla della mensa preparata, dell’olio con cui viene unto il capo, del calice traboccante, del poter abitare presso il Signore. (...) Vediamo in queste parole” – ha detto ancora il Santo Padre – “un’anticipazione profetica del mistero dell’Eucaristia in cui Dio stesso ci ospita offrendo se stesso a noi come cibo – come quel pane e quel vino squisito che, soli, possono costituire l’ultima risposta all’intima fame e sete dell’uomo. Come non essere lieti di poter ogni giorno essere ospiti alla mensa stessa di Dio, di abitare presso di Lui? (...) Lieti perché Egli ci ha dato di preparare la mensa di Dio per gli uomini, di dare loro il suo Corpo e il suo Sangue, di offrire loro il dono prezioso della sua stessa presenza”.
Infine il Papa ha commentato i due canti di comunione che raccontano che: “Il cuore di Gesù viene trafitto dalla lancia. Esso viene aperto, e diventa una sorgente: l’acqua e il sangue che ne escono rimandano ai due Sacramenti fondamentali dei quali la Chiesa vive: il Battesimo e l’Eucaristia. Dal costato squarciato del Signore, dal suo cuore aperto scaturisce la sorgente viva che scorre attraverso i secoli e fa la Chiesa. Il cuore aperto è fonte di un nuovo fiume di vita”;
“Ogni cristiano e ogni sacerdote dovrebbero, a partire da Cristo, diventare sorgente che comunica vita agli altri. Noi dovremmo donare acqua della vita ad un mondo assetato. Signore (...) fa’ che siamo persone viventi, viventi dalla tua fonte, e donaci di poter essere anche noi fonti, in grado di donare a questo nostro tempo acqua della vita. Ti ringraziamo per la grazia del ministero sacerdotale. Signore, benedici noi e benedici tutti gli uomini di questo tempo che sono assetati e in ricerca”.
HML/ VIS 20100611 (1460)

ALTRI ATTI PONTIFICI

ALTRI ATTI PONTIFICI
CITTA' DEL VATICANO, 11 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre:
- Ha nominato il Vescovo Anacleto Cordeiro Gonçalves de Oliveira, Vescovo della Diocesi di Viana do Castelo (superficie: 2.108; popolazione: 252.350; cattolici: 245.725; sacerdoti: 178; religiosi: 128), Portogallo. Finora Ausiliare di Lisbona (Portogallo), il Vescovo Cordeiro Gonçalves de Oliveira succede al Vescovo José Augusto Martins Fernandes Pedreira, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d’età.
- Ha nominato il Padre Celmo Lazzari, C.S.I., Vicario Apostolico di Napo (superficie: 24.600; popolazione: 102.760; cattolici: 85.226; sacerdoti: 23; religiosi: 73), Ecuardor. Il Vescovo eletto è nato nel 1956 a Garibaldi (Brasile), ha emesso i voti perpetui nella Congregazione dei Padri Giuseppini del Murialdo nel 1975, quelli perpetui nel 1982 ed ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nello stesso anno. Finora Vicario Generale della Congregazione dei Padri Giuseppini del Murialdo, succede al Vescovo Paolo Mietto, C.S.I., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del medesimo Vicariato Apostolico, presentata per raggiunti limiti d’età.
- Ha nominato il Vescovo William Patrick Callahan, O.F.M. Conv., Vescovo di La Crosse (superficie: 39.037; popolazione: 902.000; cattolici: 207.000; sacerdoti: 189; religiosi: 412; diaconi permanenti: 42), Stati Uniti d’America. È stato finora Ausiliare dell’Arcidiocesi di Milwaukee (Stati Uniti d’America).
NER:RE/ VIS 20100611 (220)

giovedì 10 giugno 2010

IL PAPA RICEVE PRESIDENTE GOVERNO SPAGNOLO

CITTA' DEL VATICANO, 10 GIU. 2010 (VIS). Nella tarda mattinata di oggi, la Sala Stampa della Santa Sede, ha rilasciato un Comunicato relativo all’udienza al Signor José Luis Rodríguez Zapatero, Presidente del Governo Spagnolo e Seguito.
“Stamani, giovedì 10 giugno 2010, il Capo del Governo di Spagna, Signor José Luis Rodríguez Zapatero, è stato ricevuto in Udienza da Sua Santità Benedetto XVI. Successivamente, accompagnato dal Ministro degli Affari Esteri, Signor Miguel Ángel Moratinos, si è incontrato con Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e con Sua Eccellenza Monsignor Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati”.
“I colloqui hanno permesso uno scambio di vedute sull’Europa, sull’attuale crisi economico-finanziaria e sul ruolo dell’etica. Si è pure fatto riferimento ai Paesi dell’America Centrale e dei Caraibi, nonché ad altre situazioni, in particolare, al Medio Oriente”. “Nel prosieguo della conversazione ci si è soffermati sui rapporti bilaterali, come pure su questioni di attualità e d’interesse per la Chiesa in Spagna, quali l’eventuale presentazione di una nuova Legge sulla libertà religiosa, la sacralità della vita fin dal concepimento e l’importanza dell’educazione. Riguardo alle Visite del Santo Padre a Santiago e a Barcellona nel corrente anno, e a Madrid nel prossimo per la Giornata Mondiale della Gioventù, si è riconosciuta la più ampia disponibilità del Governo spagnolo a collaborare alla loro preparazione ed al loro svolgimento”.
OP/ VIS 20100610 (240)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 10 GIU. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:
- Il Signor João Alberto Bacelar da Rocha Páris, Ambasciatore del Portogallo, con la Consorte, in visita di congedo.
- Il Signor Rolf-Dieter Heuer, Direttore Generale dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN), con l’Avvocato Walter Friedemann Eder, Delegato per le Relazioni con i Paesi ospitanti. - Tre Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile in Visita “ad Limina Apostolorum”:

- L’Arcivescovo Walmor Oliveira de Azevedo, di Belo Horizonte (Brasile), con l’Ausiliare Vescovo Joaquim Giovanni Mel Guimarães.

- Il Vescovo Werner Franz Siebenbrock, di Governador Valadares.
AP:AL/ VIS 20100610 (110)

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 10 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre:
- Ha nominato l’Arcivescovo Luigi Moretti, Arcivescovo Metropolita di Salerno-Campagna-Acerno (superficie: 1.398; popolazione: 548.000; cattolici: 536.000; sacerdoti: 334; religiosi: 401; diaconi permanenti: 46), Italia. L’Arcivescovo Moretti, finora Vicegerente del Vicariato di Roma, succede all’Arcivescovo Gerardo Pierro, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Arcidiocesi metropolitana, presentata per raggiunti limiti d’età.

- Ha nominato il Padre Francisco Antonio Ceballos Escoabr, C.Ss.R., Vicario Apostolico di Puerto Carreño (superficie: 71.368; popolazione: 42.000; cattolici: 31.000; sacerdoti: 8; religiosi: 6), Colombia. Il Vescovo eletto è nato nel 1958 a Génova (Colombia), ha emesso la professione perpetua nel 1984 ed è stato ordinato sacerdote nel 1985. Finora Pro-Vicario della medesima circoscrizione ecclesiastica, succede al Vescovo Álvaro Efrén Rincon Rojas, C.SS.R., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del medesimo Vicariato Apostolico, presentata per raggiunti limiti d’età.
NER:RE/ VIS 20100610 (160)

mercoledì 9 giugno 2010

BENEDETTO XVI RIEVOCA VIAGGIO APOSTOLICO CIPRO

CITTA' DEL VATICANO, 9 GIU. 2010 (VIS). Nell’Udienza Generale di oggi, tenutasi in Piazza San Pietro, il Papa si è soffermato sul recente Viaggio Apostolico a Cipro che di per se stesso “costituiva un evento storico; infatti, mai prima d’ora il Vescovo di Roma si era recato in quella terra benedetta dal lavoro apostolico di san Paolo e san Barnaba e tradizionalmente considerata parte della Terra Santa”.
Nel corso della prima tappa del viaggio, il 4 giugno, nell’antica città di Paphos “si è svolta una toccante celebrazione ecumenica. Con l’Arcivescovo ortodosso Chrysostomos II e i rappresentanti delle Comunità armena, luterana e anglicana, abbiamo fraternamente rinnovato” – ha detto il Papa – “il reciproco e irreversibile impegno ecumenico”.
“Il 5 giugno, a Nicosia, capitale dell’Isola” – ha proseguito il Pontefice – “ho iniziato la seconda tappa del viaggio recandomi in visita al Presidente della Repubblica, che mi ha accolto con grande cortesia. Nell’incontrare le Autorità civili e il Corpo diplomatico, ho ribadito l’importanza di fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale, al fine di promuovere la verità morale nella vita pubblica. È stato un appello alla ragione, basato sui principi etici e carico di implicazioni esigenti per la società di oggi, che spesso non riconosce più la tradizione culturale su cui è fondata”.
“La Liturgia della Parola” – ha detto ancora Benedetto XVI – “celebrata presso la scuola elementare San Marone, ha rappresentato uno dei momenti più suggestivi dell’incontro con la Comunità cattolica di Cipro, nelle sue componenti maronita e latina, e mi ha permesso di conoscere da vicino il fervore apostolico dei cattolici ciprioti. Esso si esprime anche mediante l’attività educativa e assistenziale con decine di strutture, che si pongono al servizio della collettività e sono apprezzati dalle autorità governative come pure dall’intera popolazione”.
“In quella stessa celebrazione ho potuto ammirare l’impegno apostolico della comunità latina, guidata dalla sollecitudine del Patriarca latino di Gerusalemme e dallo zelo pastorale dei Frati Minori di Terra Santa, che si pongono al servizio della gente con perseverante generosità”.
Il Santo Padre ha ricordato “l’accorato appello” rivolto nel corso della Santa Messa celebrata nella Parrocchia della Santa Croce “a tutti i cattolici del Medio Oriente affinché, nonostante le grandi prove e le ben note difficoltà, non cedano allo sconforto e alla tentazione di emigrare, in quanto la loro presenza nella regione costituisce un insostituibile segno di speranza. Ho garantito loro, e specialmente ai sacerdoti e ai religiosi, l’affettuosa e intensa solidarietà di tutta la Chiesa, come pure l’incessante preghiera affinché il Signore li aiuti ad essere sempre presenza vivace e pacificante”.
“Sicuramente il momento culminate del viaggio apostolico è stato la consegna dell’’Instrumentum laboris’ dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Tale atto è avvenuto domenica 6 giugno”, ha detto il Papa. In quello circostanza “Insieme abbiamo pregato per l’anima del compianto Vescovo Monsignor Luigi Padovese, Presidente della Conferenza Episcopale Turca, la cui improvvisa e tragica morte ci ha lasciati addolorati e sgomenti”.
Benedetto XVI ha posto in rilievo che l’Assemblea sinodale per il Medio Oriente, che si svolgerà in Vaticano nell’ottobre prossimo sarà accompagnata “dall’affetto orante di tutta la Chiesa, nel cui cuore il Medio Oriente occupa un posto speciale, in quanto è proprio lì che Dio si è fatto conoscere ai nostri padri nella fede. Non mancherà, tuttavia, l’attenzione di altri soggetti della società mondiale, segnatamente dei protagonisti della vita pubblica, chiamati ad operare con costante impegno affinché quella regione possa superare le situazioni di sofferenza e di conflitto che ancora l’affliggono e ritrovare finalmente la pace nella giustizia”.
“Prima di congedarmi da Cipro ho voluto visitare la Cattedrale Maronita di Nicosia - dove era presente anche il Cardinale Pierre Nasrallah Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti”. I Maroniti giunsero sull’Isola in vari periodi e “furono spesso” – ha spiegato il Papa – “duramente provati per rimanere fedeli alla loro specifica eredità cristiana, le cui memorie storiche e artistiche costituiscono un patrimonio culturale per l’intera umanità”.
Il Papa ha concluso la catechesi ricordando che “la Comunità cattolica cipriota, nelle sue articolazioni maronita, armena e latina, si sforza incessantemente di essere un cuore solo e un’anima sola, tanto al proprio interno quanto nei rapporti cordiali e costruttivi con i fratelli ortodossi e con le altre espressioni cristiane. Possano il popolo cipriota e le altre nazioni del Medio Oriente, con i loro governanti e i rappresentanti delle diverse religioni, costruire insieme un futuro di pace, di amicizia e di fraterna collaborazione”.
AG/ VIS 20100609 (740)

RICORDO BEATO POPIELUSZKO E CHIUSURA ANNO SACERDOTALE

CITTA' DEL VATICANO, 9 GIU. 2010 (VIS). Al termine della catechesi dell’Udienza Generale, nelle parole di saluto nelle diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha detto: “La festa del Sacro Cuore di Gesù, che celebreremo dopodomani, segnerà la conclusione dell’Anno Sacerdotale. Migliaia di sacerdoti di ogni parte del mondo si raduneranno a Roma per lodare il Signore e rinnovare il proprio impegno. Invito tutti a partecipare a questo evento con la preghiera”.
Rivolgendosi in particolare ai pellegrini polacchi il Papa ha ricordato che il nuovo Beato Jerzy Popieluszko “insegnava l’amore e la solidarietà a coloro che hanno bisogno di un sostegno spirituale o materiale. Alla sua protezione affido tutti coloro che soffrono a causa delle alluvioni e coloro che recano loro aiuto”.
AG/ VIS 20100609 (130)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 9 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienza il Vescovo Gerhard Ludwig Müller, di Regensburg (Germania).
AP/ VIS 20100609 (30)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 9 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Reverendo Mário Antônio da Silva, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Manaus (superficie: 64.079; popolazione: 1.501.000; cattolici: 1.288.000; sacerdoti: 139; religiosi: 275; diaconi permanenti: 5), Brasile. Il Vescovo eletto è nato nel 1966 a Itararé (Brasile) ed ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1991. È stato finora Cancelliere e Parroco nella Diocesi di Jacarezinho (Brasile).
NEA/ VIS 20100609 (70)

martedì 8 giugno 2010

NOVE PROSSIME BEATIFICAZIONI APPROVATE DAL PAPA

CITTA' DEL VATICANO, 8 GIU. 2010 (VIS). L'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha annunciato oggi che prossimamente avranno luogo i seguenti riti di Beatificazione:

- Manuel Lozano Garrido, laico: Sabato 12 giugno 2010, Linares (Jaén - Spagna).

- Alojzij (Lojze) Grozde, laico e martire; Domenica 13 giugno 2010, Celje (Slovenia).

- Estéphan Nehmé (Joseph), religioso dell'Ordine Libanese Maronita: Domenica 27 giugno, Kfifan (Batrun - Libano);

- Leopoldo de Alpandeire (Francisco Sánchez Márquez), religioso dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini: Domenica 12 settembre, Granada (Spagna);

- Maria de la Imnaculada Concepción (Maria Isabel Salvat y Romero), vergine della
Congregazione delle Suore della Compagnia della Croce: Sabato 18 settembre, Sevilla (Spagna);

- Chiara Badano, laica: Sabato 25 settembre, Roma, Santuario della Madonna del Divino Amore;

- Anna Maria Adorni, vedova, fondatrice della Congregazione delle Ancelle della Beata Maria Immacolata e dell'Istituto del Buon Pastore di Parma: Domenica 3 ottobre, Parma (Italia);

- Szilárd Bogdánffy, Vescovo e martire: Sabato 30 ottobre, Oradea Mare (Romania);

- Maria Barbara della Santissima Trinità (Barbara Maix), vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore dell'Immacolato Cuore di Maria: Martedì 9 novembre, festa della Dedicazione della Basilica Lateranense - Porto Alegre (Brasile).
OCL/                                       VIS 20100608 (240)

PROGRAMMA CHIUSURA ANNO SACERDOTALE

CITTA' DEL VATICANO, 8 GIU. 2010 (VIS). Dal 9 all'11 giugno si celebra a Roma l'incontro internazionale dei sacerdoti a conclusione dell'anno Sacerdotale convocato da Benedetto XVI in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d'Ars.

  All'incontro, promosso dalla Congregazione per il Clero, sul tema: "Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote", sono invitati tutti i presbiteri del mondo.

  Il 9 giugno, avrà per tema: "Conversione e Missione". Il Cardinale Joachim Meisner, Arcivescovo di Colonia (Germania), presenterà una Meditazione nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, che potrà essere seguita anche dalla Basilica di San Giovanni in Laterano. Alla Meditazione seguirà l'Adorazione eucaristica e la possibilità di confessioni. Il Cardinale Cláudio Hummes, O.F.M., Prefetto e l'Arcivescovo Mauro Piacenza, Segretario della Congregazione per il Clero, presiederanno una Celebrazione Eucaristica, rispettivamente nella Basilica di San Paolo fuori le Mura e nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

  Tema del secondo giorno, 10 giugno, è: "Cenacolo: invocazione dello Spirito Santo con Maria, in fraterna comunione". Il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Arcivescovo di Québec (Canada), terrà una Meditazione nella Basilica di San Paolo fuori le Mura che potrà essere seguita anche dalla Basilica di San Giovanni in Laterano. Come il giorno precedente, alla Meditazione seguirà l'Adorazione eucaristica e la possibilità di confessioni. Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato e l'Arcivescovo Robert Sarah, Segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, presiederanno una Celebrazione eucaristica rispettivamente nella Basilica di San Paolo fuori le Mura e nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

  Nel pomeriggio di giovedì 10 giugno si terrà una Veglia in Piazza San Pietro. Oltre alle testimonianze offerte da alcuni sacerdoti, sono previsti collegamenti televisivi con Ars, il cenacolo di Gerusalemme, i quartieri poveri di Buenos Aires e con Hollywood, e un dialogo fra il Pontefice e i sacerdoti. Infine l'Adorazione e la benedizione eucaristica.

  Venerdì 11, alle 10:00, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, si chiuderà l'Anno Sacerdotale con una Concelebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre in Piazza San Pietro. Durante la Messa i presbiteri rinnoveranno le loro promesse. Il Papa proclamerà il Santo Curato d'Ars, Patrono di tutti i sacerdoti.
CPC/                                               VIS 20100608 (370)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 8 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Padre William  Fey, O.F.M.Cap., Vescovo della Diocesi di Kimbe (superficie: 25.300; popolazione: 205.000; cattolici: 130.000; sacerdoti: 19; religiosi: 14), Papua Nuova Guinea. Il Vescovo eletto, finora Delegato-Superiore dei PP. Cappuccini in Papua Nuova Guinea, è nato a Pittsburgh (Stati Uniti d'America), nel 1942, ha pronunciato i voti perpetui nel 1966 ed è stato ordinato sacerdote nel 1968. Attualmente è anche Segretario della Commissione per l'Ecumenismo della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone.

- Ha nominato il Monsignore John J. McIntyre, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Philadelphia (superficie: 5.652; popolazione: 3.887.694; cattolici: 1.458.430; sacerdoti: 999; religiosi: 3.370; diaconi permanenti: 239), Stati Uniti d'America. Il Vescovo eletto è nato nel 1963 a Philadelphia (Stati Uniti d'America), è stato ordinato sacerdote nel 1992. Finora Segretario Personale dell'Arcivescovo Cardinale Justin F. Rigali, succede al Vescovo Robert P. Maginnis, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia all'ufficio di Ausiliare della medesima Arcidiocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Professor Carlo Carletti, Docente Ordinario di Epigrafia Cristiana presso l'Università degli Studi di Bari, Membro della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
NER:NEA:RE:NA/                               VIS 20100608 (200)

lunedì 7 giugno 2010

MARONITI FATE TESORO VOSTRA GRANDE EREDITÀ FEDE


CITTA' DEL VATICANO, 6 GIU. 2010 (VIS). Alle 16:30 di questo pomeriggio il Santo Padre si è recato alla Cattedrale Maronita di “Nostra Signora delle Grazie”, costruita grazie a una raccolta di fondi dei fedeli e con un contributo del Governo Cipriota, consacrata nel 1960.
Il Papa, accolto dall’Arcivescovo maronita di Cipro, Youssef Soueif, ha affermato:“Visitando questo edificio compio nel mio cuore un pellegrinaggio spirituale verso ogni chiesa maronita dell’isola. Vi assicuro che, con la premura di un padre, sono vicino ad ogni fedele di quelle antiche comunità”.
“Questa chiesa Cattedrale” – ha proseguito il Pontefice – “in vari modi rappresenta la vera lunga e ricca storia, talvolta turbolenta, della comunità Maronita di Cipro. I Maroniti giunsero a queste rive in vari periodi durante i secoli e furono spesso duramente provati per rimanere fedeli alla loro specifica eredità cristiana. Tuttavia, nonostante la loro fede sia stata provata come l’oro nel fuoco, sono rimasti perseveranti nella fede dei loro padri, una fede che è ora passata a voi, Maroniti Ciprioti di oggi. Vi esorto a far tesoro di questa grande eredità, di questo dono prezioso”.
“Questo edificio Cattedrale ci ricorda anche una importante verità spirituale. San Pietro ci dice che noi Cristiani siamo come pietre vive ‘costruiti come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo’. Insieme con i Cristiani sparsi nel mondo, siamo parte di questo grande tempio che è il Corpo Mistico di Cristo. Il nostro culto spirituale, offerto in molte lingue, in molti posti ed in una bella varietà di liturgie, è una espressione dell’unica voce del Popolo di Dio, unito in preghiera e in ringraziamento a lui in una permanente comunione gli uni con gli altri. Questa comunione, che abbiamo così cara, ci sospinge a portare la Buona Notizia della nostra nuova vita in Cristo a tutta l’ umanità”.
“Questo è l’impegno che io condivido con voi oggi: prego perché la vostra Chiesa in unione con tutti i vostri pastori e con il Vescovo di Roma, possa crescere in santità, nella fedeltà al Vangelo e nell’amore per il Signore e l’uno per l’altro”, ha concluso il Santo Padre.
Dopo il saluto del Papa, Sua Beatitudine Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti ha recitato la Preghiera del Perdono, secondo la liturgia siriaca e dopo un inno di invocazione alla Vergine, il Santo Padre è salito in automobile per raggiungere l’aeroporto di Larnaca.
PV-CIPRO/ VIS 20100606 (410)

RADDOPPIARE SFORZI COSTRUIRE PACE STABILE MEDIO ORIENTE

CITTA' DEL VATICANO, 6 GIU. 2010 (VIS). Alle 17:45 di questo pomeriggio ha avuto luogo la cerimonia di congedo all’aeroporto di Larnaca.
Dopo un breve discorso del Presidente della Repubblica, Demetris Christofias, Benedetto XVI ha ringraziato il Presidente, il Governo e le Autorità civili e militari per tutto quello che “hanno fatto per rendere la mia visita un memorabile successo”.
“Mentre lascio la vostra terra, come molti pellegrini prima di me, ricordo ancora come il Mediterraneo è formato da un ricco mosaico di popoli con le loro proprie culture e le loro bellezze, calore ed umanità. Nonostante tale realtà, il Mediterraneo Orientale, al medesimo tempo, non è estraneo a conflitto e spargimento di sangue, come abbiamo tragicamente visto negli ultimi giorni. Raddoppiamo i nostri sforzi al fine di costruire una pace reale e duratura per tutti i popoli della regione”.
“Assieme a questo obiettivo generale” – ha assicurato il Papa – “Cipro può giocare un ruolo particolare nel promuovere il dialogo e la cooperazione. Impegnandovi pazientemente per la pace dei vostri focolari domestici e per la prosperità dei vostri vicini, voi sarete ben preparati ad ascoltare e comprendere tutti gli aspetti di molte complesse questioni, ed aiutare i popoli a giungere ad una maggiore comprensione gli uni degli altri. La strada che state percorrendo è una di quelle alle quali la comunità internazionale guarda con grande interesse e speranza e noto con soddisfazione tutti gli sforzi compiuti per favorire la pace per il vostro popolo e per tutta l’isola di Cipro”.
“Mentre rendo grazie a Dio” – ha detto ancora il Pontefice – “per questi giorni che hanno visto il primo incontro della comunità cattolica di Cipro con il Successore di Pietro nella vostra terra, ricordo anche con gratitudine i miei incontri con le altre autorità cristiane, in particolare Sua Beatitudine Crysostomos II e gli altri rappresentanti della Chiesa di Cipro che ringrazio per la loro fraterna accoglienza. Spero che la mia visita qui possa essere un ulteriore passo lungo il cammino che è stato aperto prima di noi con l’abbraccio a Gerusalemme dell’allora Patriarca Atenagora ed il mio venerabile predecessore Papa Paolo VI. I loro primi passi profetici compiuti insieme ci hanno indicato la strada che anche noi dobbiamo percorrere. Abbiamo un appello divino ad essere fratelli, a camminare fianco a fianco nella fede, umili davanti a Dio onnipotente e con inscindibili legami di affetto l’uno per l’altro. Nell’invitare i fedeli cristiani a continuare questo cammino, desidero assicurarli che la Chiesa Cattolica, con la grazia di Dio, impegnerà se stessa per raggiungere l’obiettivo della perfetta unità nella carità tramite una stima più profonda verso ciò che Cattolici ed Ortodossi hanno di più caro”.
Il Santo Padre ha espresso nuovamente la sua “sincera speranza e preghiera che, insieme, Cristiani e Musulmani diverranno un lievito di pace e riconciliazione tra i Ciprioti e ciò sarà di esempio per gli altri Paesi”.
Rivolgendosi al Presidente e ai Membri del suo governo il Pontefice ha ricordato che: “Fra i vostri compiti più importanti vi è quello di assicurare la pace e la sicurezza di tutti i Ciprioti. Avendo pernottato in questi ultimi giorni nella Nunziatura Apostolica, che si trova nella zona cuscinetto sotto il controllo delle Nazioni Unite, ho potuto vedere di persona qualcosa della triste divisione dell’isola, come pure rendermi conto della perdita di una parte significativa di un’eredità culturale che appartiene a tutta l’umanità. Ho potuto anche ascoltare Ciprioti del nord che vorrebbero ritornare in pace alle loro case e ai loro luoghi di culto, e sono stato profondamente toccato dalle loro richieste. Certamente, verità e riconciliazione, insieme al mutuo rispetto, sono il fondamento più solido per un futuro in unità e pace per quest’isola e per la stabilità e prosperità di tutti i suoi abitanti. Molto di positivo è stato raggiunto, a questo riguardo, negli anni scorsi, per mezzo di un dialogo concreto, benché ancora molto rimanga da fare per superare le divisioni. Mi permetta di incoraggiare Lei ed i suoi concittadini a lavorare con pazienza e costanza con i vostri vicini per costruire un futuro migliore e più sicuro per tutti i vostri figli. In questo impegno, sia certo delle mie preghiere per la pace di tutta Cipro”.
Il Papa ha benedetto poi un albero di ulivo e successivamente ha salutato le rispettive Delegazioni. Dopo gli onori militari e l’ascolto dell’inno pontificio e cipriota, Benedetto XVI è salito a bordo dell’aereo per fare rientro a Roma, dove è giunto alle 20:15 e all’aeroporto di Ciampino è salito a bordo dell’elicottero che lo ha riportato in Vaticano.
PV-CIPRO/ VIS 20100607 (740)

LEGATO PONTIFICIO CONGRESSO EUCARISTICO SLOVENIA

CITTA' DEL VATICANO, 7 GIU. 2010 (VIS). Questa mattina è stata resa pubblica la Lettera Pontificia – redatta in latino e datata 3 maggio - con la quale il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, Legato Pontificio per la celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale di Slovenia (Celje, 13 giugno 2010).
La Missione pontificia che accompagnerà il Cardinale Bertone è composta dal Monsignor Janez Gril, già Direttore del Settimanale Cattolico “Druzina” ed Economo della Diocesi di Novo Mesto; da Don Bogdan Kolar, S.D.B., già Decano della Facoltà Teologica di Ljubljuana ed attualmente Docente di Storia nel medesimo Centro Universitario; dal Monsignor Lech Piechota, Officiale della Segreteria di Stato; dal Monsignor Guillermo Javier Karcher, Officiale della Segreteria di Stato e Cerimoniere Pontificio; da Don Roberto Lucchini, Segretario di Nunziatura in servizio presso la Segreteria di Stato.
BXVI-LETTERA/ VIS 20100607 (150)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 7 GIU. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo Carlos Garfias Merlos, Arcivescovo Metropolita di Acapulco (superficie: 18.603; popolazione: 4.190.000; cattolici: 3.024.000; sacerdoti: 118; religiosi: 119; diaconi permanenti: 24), Messico. L’Arcivescovo eletto è nato nel 1951 a Tuxpan (Messico), è stato ordinato sacerdote nel 1975 ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale nel 1996. Finora Vescovo di Netzahualcóyotl (Messico), succede all’Arcivescovo Felipe Aguirre Franco, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Arcidiocesi presentata per raggiunti limiti d’età.
NER:RE/ VIS 20100607 (90)

domenica 6 giugno 2010

IL PAPA SALUTA UN LEADER MUSULMANO

CITTA' DEL VATICANO, 5 GIU. 2010 (VIS). Nel pomeriggio di oggi, a Nicosia, il Papa ha incontrato un leader musulmano, Cheik Mehmet Nazim Adil Al-Haquani, Leader spirituale di un movimento sufi, di 89 anni, impegnato nel dialogo interreligioso.
Il breve incontro si è svolto all’esterno della Nunziatura prima della Messa che il Santo Padre ha celebrato nella Chiesa della Santa Croce. Il Leader spirituale vive nella parte Nord di Cipro ed ha detto di essere venuto a salutare il Pontefice. Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha riferito che lo Sceicco si è scusato di aver aspettato seduto, dicendo: “Sono molto anziano” e il Papa ha risposto “Sono anziano anch’io!”.
Nazim ha donato al Pontefice un bastone istoriato, una targa con parole di pace in arabo e un rosario musulmano. Il Pontefice ha donato allo Sceicco una medaglia del suo Pontificato, quindi si sono abbracciati in un gesto di affetto fraterno. Nazim ha chiesto infine a Benedetto XVI di pregare per lui ed il Papa gli ha risposto: “Certamente lo farò, pregheremo l’uno per l’altro”.
PV-CIPRO/ VIS 20100606 (190)

LA CROCE PARLA DI SPERANZA, AMORE E VITTORIA

CITTA' DEL VATICANO, 5 GIU. 2010 (VIS). Alle 16:30 di questo pomeriggio, il Santo Padre ha celebrato l’Eucaristia nella Chiesa parrocchiale latina della Santa Croce di Nicosia, alla quale hanno partecipato sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi, catechisti ed esponenti di movimenti ecclesiali cattolici dell’Isola.
Nell’omelia della Santa Messa votiva della Santa Croce, il Papa ha affermato che la croce “è qualcosa di più grande e misterioso di quanto a prima vista possa apparire. Indubbiamente è uno strumento di tortura, di sofferenza e di sconfitta, ma allo stesso tempo esprime la completa trasformazione, la definitiva rivincita su questi mali, e questo la rende il simbolo più eloquente della speranza che il mondo abbia mai visto. Parla a tutti coloro che soffrono – gli oppressi, i malati, i poveri, gli emarginati, le vittime della violenza – ed offre loro la speranza che Dio può trasformare la loro sofferenza in gioia, il loro isolamento in comunione, la loro morte in vita. Offre speranza senza limiti al nostro mondo decaduto”.
“Ecco perché” – ha proseguito il Pontefice – “il mondo ha bisogno della croce. Essa non è semplicemente un simbolo privato di devozione, non è un distintivo di appartenenza a qualche gruppo all’interno della società, ed il suo significato più profondo non ha nulla a che fare con l’imposizione forzata di un credo o di una filosofia. Parla di speranza, parla di amore, parla della vittoria della non violenza sull’oppressione, parla di Dio che innalza gli umili, dà forza ai deboli, fa superare le divisioni, e vincere l’odio con l’amore. Un mondo senza croce sarebbe un mondo senza speranza, un mondo in cui la tortura e la brutalità rimarrebbero sfrenati, il debole sarebbe sfruttato e l’avidità avrebbe la parola ultima. L’inumanità dell’uomo nei confronti dell’uomo si manifesterebbe in modi ancor più orrendi, e non ci sarebbe la parola fine al cerchio malefico della violenza. Solo la croce vi pone fine”.
“Mentre nessun potere terreno può salvarci dalle conseguenze del nostro peccato” – ha sottolineato il Pontefice – “e nessuna potenza terrena può sconfiggere l’ingiustizia sin dalla sua sorgente, tuttavia l’intervento salvifico del nostro Dio misericordioso ha trasformato la realtà del peccato e della morte nel suo opposto. Questo è quanto celebriamo quando diamo gloria alla croce del Redentore”.
Rivolgendosi ai sacerdoti, ai religiosi e ai catechisti, il Papa ha sottolineato: “Quando proclamiamo Cristo crocifisso, non proclamiamo noi stessi, ma lui. (...) Non stanchiamoci mai di meravigliarci di fronte alla grazia straordinaria che ci è stata data, non cessiamo mai di riconoscere la nostra indegnità, ma allo stesso tempo sforziamoci sempre di diventare meno indegni della nostra nobile chiamata, in modo da non indebolire mediante i nostri errori e le nostre cadute la credibilità della nostra testimonianza”.
“Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della croce del Signore. Dove i cristiani sono in minoranza, dove soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose, molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso”.
“In situazioni come queste, tuttavia” – ha concluso il Pontefice – “un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo è un segno straordinario di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella Regione. La loro sola presenza è un’espressione eloquente del Vangelo della pace, della decisione del Buon Pastore di prendersi cura di tutte le pecore, dell’incrollabile impegno della Chiesa al dialogo, alla riconciliazione e all’amorevole accettazione dell’altro. Abbracciando la croce loro offerta, i sacerdoti e i religiosi del Medio Oriente possono realmente irradiare la speranza che è al cuore del mistero che celebriamo nella liturgia odierna”.
Terminata la Messa, il Papa ha raggiunto la Nunziatura Apostolica di Nicosia, per la cena e il pernottamento.
PV-CIPRO/ VIS 20100606 (660)

SOSTEGNO SPIRITUALE E SOLIDARIETÀ CRISTIANI MEDIO ORIENTE


CITTA' DEL VATICANO, 6 GIU. 2010 (VIS). Questa mattina nel Palazzo dello Sport Eleftheria di Nicosia, che può ospitare circa 6000 persone, il Santo Padre ha celebrato la Santa Messa in occasione della pubblicazione dell’”Instrumentum Laboris” dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.
Alla Celebrazione Eucaristica hanno partecipato i Patriarchi e i Vescovi cattolici del Medio Oriente, con rappresentanze della rispettive comunità, ed un numeroso gruppo di fedeli ciprioti. All’inizio l’Arcivescovo maronita di Cipro, Monsignor Youssef Soueif ha rivolto parole di saluto al Santo Padre.
Nel ricordare nell’omelia che oggi si celebra la Solennità del Corpus Domini, Papa Benedetto XVI ha spiegato: “Il nome dato a questa festa in Occidente, è usato nella tradizione della Chiesa per indicare tre distinte realtà: il corpo fisico di Gesù, nato dalla Vergine Maria, il suo corpo eucaristico, il pane del cielo che ci nutre in questo grande sacramento, e il suo corpo ecclesiale, la Chiesa. Riflettendo su queste diversi aspetti del ‘Corpus Christi’, giungiamo ad una più profonda comprensione del mistero della comunione che lega tutti coloro che appartengono alla Chiesa”.
“Ciascuno di noi che appartiene alla Chiesa ha bisogno di uscire dal mondo chiuso della propria individualità ed accettare la compagnia di coloro che condividono il pane con Lui. (...). È per questo che tutti i giorni noi preghiamo ‘nostro’ Padre per il ‘nostro’ pane quotidiano. Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati. Abbiamo bisogno di essere liberati da tutto quello che ci blocca e ci isola: timore e sfiducia gli uni verso gli altri, avidità ed egoismo, mancanza di volontà di accettare il rischio della vulnerabilità alla quale ci esponiamo quando ci apriamo all’amore”.
“Nella prima comunità cristiana” – ha ricordato il Papa – “nutrita alla tavola del Signore, noi vediamo gli effetti dell’azione unificatrice dello Spirito Santo. Condividevano i loro beni in comune, distaccandosi da ogni bene materiale per amore dei fratelli. (...) Ma il loro amore non era affatto limitato verso i loro amici credenti. Mai hanno considerato se stessi come esclusivi, privilegiati beneficiari del favore divino, ma invece come messaggeri inviati a spargere la buona notizia della salvezza in Cristo fino ai confini della terra. E fu così che il messaggio affidato agli Apostoli dal Signore Risorto, venne sparso in tutto il Medio Oriente e da qui al mondo intero”.
“Siamo chiamati a superare le nostre differenze, a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finché egli venga”.
Al termine della Santa Messa, l’Arcivescovo Nikola Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha ringraziato il Papa per la convocazione della prossima Assemblea Speciale per il Medio Oriente, che si terrà in Vaticano nell’ottobre prossimo ed ha invitato il Pontefice a consegnare una copia dell”Instrumentum Laboris” ai membri del Consiglio Speciale per il Sinodo.
Prima della recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha sottolineato che: “Il Medio Oriente ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani, dal momento che fu proprio lì che Dio si è fatto conoscere ai nostri padri nella fede”.
“È inoltre noto” – ha affermato il Santo Padre – “che alcuni fra voi soffrono grandi prove dovute alla situazione attuale nella regione. L’Assemblea Speciale è un’occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarietà ai loro fratelli e sorelle del Medio Oriente”.
Voi cristiani di questa regione “desiderate vivere in pace ed in armonia con i vostri vicini ebrei e mussulmani. Spesso agite come artigiani della pace nel difficile processo di riconciliazione. Voi meritate la riconoscenza per il ruolo inestimabile che rivestite. È mia ferma speranza che i vostri diritti siano sempre più rispettati, compreso il diritto alla libertà di culto e alla libertà religiosa, e che non soffriate giammai di discriminazioni di alcun tipo”.
“Prego che i lavori dell’Assemblea Speciale aiutino a rivolgere l’attenzione della comunità internazionale sulla condizione di quei cristiani in Medio Oriente, che soffrono a causa della loro fede, affinché si possano trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che causano così tante sofferenze. In merito a questa grave questione, ripeto il mio appello personale per uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di risolvere le tensioni che continuano in Medio Oriente, specie in Terra Santa, prima che tali conflitti conducano a un più grande spargimento di sangue”.
“Con tali pensieri” – ha concluso il Pontefice – “presento a voi l’’Instrumentum Laboris’ dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi”.
Dopo l’Angelus il Papa ha ricordato che oggi si celebra a Varsavia la Beatificazione di Jerzy Popieluszko, sacerdote e martire ed ha detto: “Rivolgo un cordiale saluto alla Chiesa in Polonia, che oggi gioisce dell’elevazione agli altari del Padre Jerzy Popieluszko. Il suo zelante servizio e il martirio sono particolare segno della vittoria del bene sul male. Il suo esempio e la sua intercessione accrescano lo zelo dei sacerdoti e infiammino d’amore i fedeli laici”.
Al termine della Celebrazione Eucaristica il Santo Padre è rientrato alla Nunziatura Apostolica di Nicosia per il pranzo con i Membri del suo Seguito, i Patriarchi e i Vescovi del Consiglio Speciale del Sinodo per il Medio Oriente e con Sua Beatitudine Chrysostomos II.
PV-CIPRO/ VIS 20100606 (940)

SINTESI DELL’”INSTRUMENTUM LABORIS”

CITTA' DEL VATICANO, 6 GIU. 2010 (VIS). Di seguito riportiamo un ampio estratto della sintesi dell’ “Instrumentum Laboris” dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.
Nella prefazione, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Arcivescovo Nikola Eterovic sottolinea che “la situazione attuale nel Medio Oriente è per non pochi versi simile a quella vissuta dalla primitiva comunità cristiana in Terra Santa, in mezzo a difficoltà e persecuzioni”. Nell’Introduzione si ricordano i due obiettivi principali del Sinodo: innanzitutto, quello di “confermare e rafforzare i cristiani nella loro identità mediante la Parola di Dio e i Sacramenti”; in secondo luogo quello di “ravvivare la comunione ecclesiale tra le Chiese ‘sui iuris’, affinché possano offrire una testimonianza di vita cristiana autentica, gioiosa e attraente”.
Il Primo capitolo tratta della Chiesa cattolica in Medio Oriente ricordando che tutte le Chiese del mondo “risalgono alla Chiesa di Gerusalemme”. Si ricorda che le Chiese del Medio Oriente sono di origine apostolica e “che sarebbe una perdita per la Chiesa universale se il Cristianesimo dovesse affievolirsi o scomparire proprio là dove è nato”. C’è dunque la “grave responsabilità” di “mantenere la fede cristiana in queste terre sante”. Si afferma quindi che i cristiani, nonostante il loro “numero esiguo”, “appartengono a pieno titolo al tessuto sociale e all’identità stessa” di questi Paesi. La loro scomparsa rappresenterebbe una perdita per il pluralismo del Medio Oriente. I cattolici sono chiamati a promuovere il concetto di “laicità positiva” dello Stato per “alleviare il carattere teocratico del governo” e permettere “più uguaglianza tra i cittadini di religioni differenti favorendo così la promozione di una democrazia sana, positivamente laica, che riconosca pienamente il ruolo della religione, anche nella vita pubblica, nel pieno rispetto della distinzione tra gli ordini religioso e temporale”. Il documento sottolinea quindi che i conflitti regionali rendono ancora più fragile la situazione dei cristiani. “L’occupazione israeliana dei territori Palestinesi rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l’economia e la vita sociale e religiosa (accesso ai Luoghi Santi, condizionato da permessi militari accordati agli uni e rifiutati agli altri, per ragioni di sicurezza). I cristiani sono tra le principali vittime della guerra in Iraq. “In Libano, i cristiani sono divisi sul piano politico e confessionale”. “In Egitto, la crescita dell’Islam politico, da una parte, e il disimpegno, in parte forzato, dei cristiani nei confronti della società civile, dall’altra, rendono la loro vita esposta a serie difficoltà”. “In altri Paesi, l’autoritarismo, cioè la dittatura, spinge la popolazione, compresi i cristiani, a sopportare tutto in silenzio per salvare l’essenziale. In Turchia, il concetto attuale di laicità pone ancora problemi alla piena libertà religiosa del Paese”. I cristiani sono esortati a non tralasciare il loro impegno nella società nonostante le tentazioni allo scoraggiamento”. “In Oriente – si rileva - libertà di religione vuol dire solitamente libertà di culto”, non dunque “libertà di coscienza, cioè della libertà di credere o non credere, di praticare una religione da soli o in pubblico senza alcun impedimento, e dunque della libertà di cambiare religione. In Oriente, la religione è, in generale, una scelta sociale e perfino nazionale, non individuale. Cambiare religione è ritenuto un tradimento verso la società, la cultura e la Nazione costruita principalmente su una tradizione religiosa”. Per questo “la conversione alla fede cristiana è vista come il frutto di un proselitismo interessato, non di una convinzione religiosa autentica. Per il musulmano, essa è spesso vietata dalle leggi dello Stato”. L’estremismo islamico, nel frattempo, continua a crescere in tutta l’area costituendo “una minaccia per tutti, cristiani, ebrei e musulmani”. In questo contesto di conflittualità, difficoltà economiche e limitazioni politiche e religiose, i cristiani continuano ad emigrare: “nel gioco delle politiche internazionali – si sottolinea - si ignora spesso l’esistenza dei cristiani, i quali ne sono le prime vittime; questa è una delle cause principali dell’emigrazione”.
Il Secondo capitolo è dedicato alla comunione ecclesiale. “Questa comunione in seno alla Chiesa cattolica – leggiamo nel testo – si manifesta mediante due segni principali: il battesimo e l’Eucaristia nella comunione con il Vescovo di Roma, Successore di Pietro, corifeo degli apostoli, ‘principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità di fede e di comunione’”. “Per promuovere l’unità nella diversità, occorre superare il confessionalismo in ciò che può avere di limitato o esagerato, incoraggiare lo spirito di cooperazione tra le varie comunità, coordinare l’attività pastorale e stimolare l’emulazione spirituale e non la rivalità”. “La comunione tra i vari membri di una stessa Chiesa o Patriarcato – si legge nell’’Instrumentum laboris’ - avviene sul modello della comunione con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro, il Vescovo di Roma. A livello della Chiesa Patriarcale, la comunione si esprime mediante il sinodo che riunisce i Vescovi di tutta una comunità attorno al Patriarca, Padre e capo della sua Chiesa. I cristiani sono invitati a sentirsi “membri della Chiesa Cattolica in Medio Oriente, e non soltanto membri di una Chiesa particolare”.
Il Terzo capitolo affronta il tema della testimonianza cristiana. Si ribadisce innanzitutto “l’importanza della catechesi per conoscere e trasmettere la fede”. Si ribadisce l’urgenza dell’ecumenismo, superando pregiudizi e diffidenze attraverso il dialogo e la collaborazione. Si condanna “decisamente il proselitismo che usa mezzi non conformi al Vangelo”. Si passano in rassegna quindi i rapporti con l’ebraismo che trovano “nel Concilio Vaticano II un punto di riferimento fondamentale”. Il dialogo con gli ebrei è definito “essenziale, benché non facile” risentendo del conflitto israelo-palestinese. La Chiesa auspica che “ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti”. Si ribadisce la ferma condanna dell’antisemitismo, sottolineando che “gli attuali atteggiamenti negativi tra popoli arabi e popolo ebreo sembrano piuttosto di carattere politico” e dunque estranei ad ogni discorso ecclesiale. I cristiani sono chiamati “a portare uno spirito di riconciliazione basata sulla giustizia e l’equità per le due parti. D’altra parte, le Chiese nel Medio Oriente invitano a mantenere la distinzione tra la realtà religiosa e quella politica”. Anche le relazioni della Chiesa Cattolica con i musulmani hanno fondamento nel Concilio Vaticano II. “Le relazioni tra cristiani e musulmani sono, più o meno spesso, difficili – si legge nel documento - soprattutto per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini, mentre essi sono cittadini di questi Paesi già da ben prima dell’arrivo dell’Islam. La chiave del successo della coesistenza tra cristiani e musulmani dipende dal riconoscere la libertà religiosa e i diritti dell’uomo”. “I cristiani sono chiamati … a non isolarsi in ghetti, in atteggiamenti difensivi e di ripiegamento su di sé tipici delle minoranze. Nella situazione conflittuale della regione i cristiani sono esortati a promuovere “la pedagogia della pace”: si tratta di una via “realistica, anche se rischia di essere respinta dai più; essa ha anche più possibilità di essere accolta, visto che la violenza tanto dei forti quanto dei deboli ha condotto, nella regione del Medio Oriente, unicamente a fallimenti e a uno stallo generale”. Si tratta di una situazione “sfruttata dal terrorismo mondiale più radicale”. Il contributo dei cristiani, “che esige molto coraggio, è indispensabile” anche se “troppo spesso” i Paesi mediorientali “identificano l’Occidente con il Cristianesimo” recando grande danno alle Chiese cristiane. Il documento analizza anche il forte impatto della modernità che al musulmano credente “si presenta con un volto ateo e immorale. Egli la vive come un’invasione culturale che lo minaccia, turbando il suo sistema di valori”. “La modernità, del resto, è anche lotta per la giustizia e l’uguaglianza, difesa dei diritti”.
“Il cristiano ha un contributo speciale da apportare nell’ambito della giustizia e della pace”; ha il dovere di “denunciare con coraggio la violenza da qualunque parte essa provenga, e suggerire una soluzione, che non può passare che per il dialogo”, la riconciliazione e il perdono. Tuttavia i cristiani devono “esigere con mezzi pacifici” che anche i loro diritti “siano riconosciuti dalle autorità civili”. Il documento affronta quindi il tema dell’evangelizzazione in una società musulmana che può avvenire solo attraverso la testimonianza: ma “si chiede che essa sia garantita anche da opportuni interventi esterni”. Ad ogni modo l’attività caritativa delle comunità cattoliche “verso i più poveri e gli esclusi, senza discriminazione, rappresenta il modo più evidente della diffusione dell’insegnamento cristiano”.
Nella Conclusione, il documento rileva “la preoccupazione per le difficoltà del momento presente, ma, al contempo, la speranza, fondata sulla fede cristiana”. “Da decenni, la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l’egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l’equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione. La conseguenza di tutto ciò è l’emigrazione, specialmente dei cristiani. Di fronte a questa sfida e sostenuto dalla comunità cristiana universale, il cristiano del Medio Oriente è chiamato ad accettare la propria vocazione, al servizio della società”.
“Ai cristiani del Medio Oriente – conclude l’’Instrumentum laboris’ - si può ripetere ancora oggi: ‘Non temere, piccolo gregge’ (Lc 12, 32), tu hai una missione, da te dipenderà la crescita del tuo Paese e la vitalità della tua Chiesa, e ciò avverrà solo con la pace, la giustizia e l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini!”.
SE/ VIS 20100606 (1540)
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