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lunedì 12 gennaio 2004

IL MONDO NECESSITA MESSAGGIO DI BETLEMME: PACE SULLA TERRA


CITTA' DEL VATICANO, 12 GEN. 2004 (VIS). Questa mattina, nella Sala Regia in Vaticano, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto i Membri del Corpo Diplomatico accreditati presso la Santa Sede per il tradizionale scambio di auguri per il nuovo anno. Il Decano del Corpo Diplomatico, Signor Giovanni Galassi, Ambasciatore della Repubblica di San Marino, ha presentato al Papa gli auguri per il nuovo Anno, a nome di tutti gli Ambasciatori e, successivamente, il Santo Padre ha pronunciato il suo discorso in lingua francese. La Santa Sede intrattiene rapporti diplomatici con 174 Nazioni, ai quali vanno aggiunti l'Unione Europea ed il Sovrano Militare Ordine di Malta e due Missioni a carattere speciale: la Missione della Federazione Russa e l'Ufficio dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).

All'inizio del suo discorso, il Santo Padre ha passato in rassegna gli avvenimenti della scena mondiale, contraddistinti da luci ed ombre, ed ha affermato: "La celebrazione del Natale ci ricorda la tenerezza di Dio per l'umanità, manifestata in Gesù, e fa risuonare ancora una volta il messaggio sempre nuovo di Betlemme: 'Pace sulla terra agli uomini che Dio ama'! Questo messaggio ci raggiunge anche quest'anno durante il quale molti popoli conoscono le conseguenze dei conflitti armati, soffrono la povertà, sono vittime di ingiustizie eclatanti e di pandemie difficili da vincere".

Di seguito riportiamo estratti del discorso pronunciato dal Papa:

"LA PACE SEMPRE MINACCIATA. Questi ultimi mesi, la pace è stata gravemente minacciata dagli avvenimenti che si sono succeduti in Medio Oriente. (…) Le numerose iniziative intraprese dalla Santa Sede per evitare il doloroso conflitto sopraggiunto in Iraq sono già note. Ciò che è importante oggi è che la comunità internazionale aiuti gli iracheni, liberati da un regime oppressivo, ad essere messi in condizione di riprendere il controllo del loro paese, di consolidarne la sovranità, di determinare democraticamente un sistema politico ed economico conforme alle aspirazioni e che l'Iraq ridiventi così partner affidabile della comunità internazionale".

"La mancata risoluzione del problema israelo-palestinese continua ad essere un fattore di destabilizzazione permanente per tutta la regione. (…) La scelta delle armi, il ricorso, da una parte, al terrorismo e dall'altra parte, alle rappresaglie, l'umiliazione dell'avversario, l'odiosa propaganda, non portano da nessuna parte. Solo il rispetto delle legittime aspirazioni degli uni e degli altri, il ritorno al tavolo dei negoziati e l'impegno concreto della comunità internazionale possono condurre ad un inizio di soluzione".

"Possono essere menzionate altre tensioni e conflitti, soprattutto in Africa. Il loro impatto sulle popolazioni è drammatico. Agli effetti della violenza si aggiungono l'impoverimento ed il deterioramento del tessuto istituzionale che inabissano interi popoli nella disperazione".

"Vorrei rendere omaggio in particolare, questa mattina, all'Arcivescovo Michael Aidan Courtney, Nunzio Apostolico in Burundi, recentemente assassinato. Come tutti i Nunzi e tutti i diplomatici, egli ha voluto prima di tutto servire la causa della pace e del dialogo. Rendo omaggio al suo coraggio ed alla sua preoccupazione di sostenere il popolo del Burundi nel suo cammino verso la pace. (…) Tengo anche a ricordare la memoria del Signor Sergio Veira de Mello, Rappresentante Speciale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite in Iraq, ucciso in un attentato durante la sua missione".

"E come non menzionare il terrorismo internazionale che, seminando paura, odio e fanatismo, disonora tutte le cause che pretende servire? Vorrei semplicemente ricordare che ogni civiltà degna di questo nome presuppone il rifiuto assoluto del ricorso alla violenza".

"Più che mai urgente è ritornare ad una sicurezza collettiva più efficace, che assegni all'Organizzazione delle Nazioni Unite il posto ed il ruolo che le competono. (…) Una cosa è certa: la guerra non risolve i conflitti fra i popoli!".

"LA FEDE: UNA FORZA PER EDIFICARE LA PACE. Anche se parlo a nome della Chiesa cattolica, so che le diverse confessioni cristiane ed i fedeli di altre religioni si considerano testimoni di un Dio di giustizia e di pace".

"Quando si crede che ogni persona umana ha ricevuto dal Creatore una dignità unica, che ciascuno di noi è soggetto di diritti e di libertà inalienabili, che servire l'altro è crescere in umanità, (…) si può facilmente comprendere il capitale che le comunità di credenti rappresentano nell'edificazione di un mondo pacificato e pacifico".

"Dovunque la pace è in causa, ci sono cristiani per testimoniare in parole ed azioni che la pace è possibile. Tale è il senso, lo sapete bene, degli interventi della Santa Sede nei dibattiti internazionali".

"LA RELIGIONE NELLA SOCIETÀ: PRESENZA E DIALOGO. Le comunità di credenti sono presenti in tutte le società, espressione della dimensione religiosa della persona umana. I credenti si aspettano legittimamente di partecipare al dialogo pubblico. Purtroppo, si deve constatare che non è sempre così. (…) Si invoca spesso il principio della laicità, in sé legittimo, se inteso come distinzione fra la comunità politica e le religioni. Ma distinzione non vuole dire ignoranza! La laicità non è laicismo! (…) I rapporti fra Chiesa e Stato possono e devono dar luogo, al contrario, ad un dialogo rispettoso, portatore di esperienze e di valori fecondi per l'avvenire di una nazione. Un sano dialogo fra lo Stato e le Chiese - che non sono concorrenti ma collaboratori - può senza alcun dubbio favorire lo sviluppo integrale della persona umana e l'armonia della società".

"La difficoltà ad accettare il fatto religioso nello spazio pubblico si è manifestata in maniera emblematica in occasione del recente dibattito sulle radici cristiane dell'Europa. (…) Senza sottovalutare le altre tradizioni religiose, è certo che l'Europa si è affermata contemporaneamente alla sua evangelizzazione. Ed è doveroso ricordare che, non molto lontano nel tempo, i cristiani, promuovendo la libertà e i diritti dell'uomo, hanno contribuito alla trasformazione pacifica dei regimi autoritari ed alla restaurazione della democrazia in Europa centrale ed orientale".

"CRISTIANI, TUTTI UNITI, NOI SIAMO RESPONSABILI DELLA PACE E DELL'UNITÀ DELLA FAMIGLIA UMANA. Voi lo sapete, l'impegno ecumenico è uno dei capisaldi del mio pontificato. Infatti sono convinto che se i cristiani fossero in grado di superare le loro divisioni, il mondo sarebbe più solidale".

"Tutti insieme, noi possiamo contribuire efficacemente al rispetto della vita, alla salvaguardia della dignità della persona umana e dei suoi diritti inalienabili, alla giustizia sociale ed alla protezione dell'ambiente. (…) Non si misura mai abbastanza l'influenza pacificatrice che i cristiani uniti potrebbero avere nella propria comunità e nella società civile".

"Se dico questo, non è solo per ricordare a tutti coloro che si dicono seguaci di Cristo l'imperiosa necessità di prendere risolutamente la via che conduce all'unità come Cristo l'ha intesa, ma anche per indicare ai responsabili delle società le risorse che essi possono attingere dal patrimonio cristiano e da coloro che vivono la testimonianza cristiana. A tale riguardo si può citare un esempio: l'educazione alla pace. (…) Alla luce della ragione e della fede, la Chiesa propone una pedagogia della pace, al fine di preparare tempi migliori".
AC/CORPO DIPLOMATICO/… VIS 20040112 (1140)

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