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lunedì 7 luglio 2014

AI DETENUTI DI ISERNIA: DIO NON SI DIMENTICA DI NOI

Città del Vaticano, 4 luglio 2014 (VIS). Concluso l'incontro con i giovani nel Santuario di Castelpetroso, Papa Francesco ha raggiunto in auto la Casa Circondariale di Isernia per la visita ai detenuti. L'incontro si è svolto nel Cortile interno del Carcere e, nel suo discorso il Santo Padre ha insistito sulla necessità del reinserimento "Fare il cammino di reinserimento - ha detto - che tutti dobbiamo fare. Tutti, tutti facciamo sbagli nella vita. E tutti dobbiamo chiedere perdono di questi sbagli"-

"Chi dice che non ha bisogno di fare un cammino di reinserimento è un bugiardo! - ha esclamato Papa Francesco - (...) E quando andiamo a chiedere perdono al Signore dei nostri peccati, dei nostri sbagli, Lui ci perdona sempre, non si stanca mai di perdonare. Ci dice: 'Torna indietro da questa strada, perché non ti farà bene andare su questa'. E ci aiuta. E questo è il reinserimento, il cammino che tutti dobbiamo fare. L’importante è non stare fermi. Tutti sappiamo che quando l’acqua sta ferma marcisce. (...) Dobbiamo camminare, fare un passo ogni giorno, con l’aiuto del Signore. Dio è Padre, è misericordia, ci ama sempre. (...) Ci fa rialzare e ci restituisce pienamente la nostra dignità. (...) Dio non si dimentica di noi, si ricorda sempre. (...) E con questa fiducia si può camminare, giorno per giorno. E con questo amore fedele che ci accompagna la speranza non delude. (...) Alcuni pensano di fare un cammino di punizione, di sbagli, di peccati e soltanto soffrire, soffrire, soffrire... È vero, è vero, si soffre. Come ha detto il vostro compagno, qui si soffre. Si soffre dentro e si soffre anche fuori, quando uno vede che la propria coscienza non è pura, è sporca, e vuole cambiarla. Quella sofferenza che purifica, quel fuoco che purifica l’oro, è una sofferenza con speranza".

"C’è una cosa bella, quando il Signore ci perdona non dice: 'Io ti perdono, arrangiati!'. No, Lui ci perdona, ci prende per mano e ci aiuta ad andare avanti in questo cammino del reinserimento, nella propria vita personale e anche nella vita sociale. Questo lo fa con tutti noi. Pensare che l’ordine interiore di una persona si corregga soltanto 'a bastonate' (...), che si corregga soltanto con la punizione, questo non è di Dio, questo è sbagliato. Alcuni pensano: 'No, no, si deve punire di più, più anni, di più!'. Questo non risolve niente, niente! Ingabbiare la gente perché - scusatemi la parola - per il solo fatto che se sta dentro siamo sicuri, questo non serve, non ci aiuta. La cosa più importante è ciò che fa Dio con noi: ci prende per mano e ci aiuta ad andare avanti. E questo si chiama speranza! E con questa speranza, con questa fiducia si può camminare giorno per giorno. E con questo amore fedele, che ci accompagna, la speranza non delude davvero".

Infine, raccontando ai detenuti delle sue telefonate, ogni quindici giorni, ad un carcere di Buenos Aires per parlare con i giovani reclusi, il Papa ha detto: "Vi faccio una confidenza. Quando io mi incontro con uno di voi, che è in una casa circondariale, che sta camminando verso il reinserimento, ma che è recluso, sinceramente mi faccio questa domanda: perché lui e non io? Lo sento così. È un mistero. Ma partendo da questo sentimento, da questo sentire io vi accompagno".

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