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lunedì 25 febbraio 2008

FERMA E COSTANTE CONDANNA OGNI FORMA EUTANASIA DIRETTA

CITTA' DEL VATICANO, 25 FEB. 2008 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto i partecipanti al Congresso, indetto dalla Pontificia Accademia per la Vita, in occasione della XIV Assemblea Generale, in corso in questi giorni in Vaticano, sul tema "Accanto al malato inguaribile e al morente: orientamenti etici ed operativi".

  "Con la morte" - ha affermato il Papa - "si conclude l'esperienza terrena, ma attraverso la morte si apre anche, per ciascuno di noi, al di là del tempo, la vita piena e definitiva (...). Per la comunità dei credenti, questo incontro del morente con la Sorgente della Vita e dell'Amore rappresenta un dono che ha valore per tutti, che arricchisce la comunione di tutti i fedeli. Come tale, esso deve raccogliere l'attenzione e la partecipazione della comunità, non soltanto della famiglia dei parenti stretti, ma, nei limiti e nelle forme possibili, di tutta la comunità che è stata legata alla persona che muore. Nessun credente dovrebbe morire nella solitudine e nell'abbandono".

  "In realtà" - ha ribadito il Pontefice -  "tutta la società mediante le sue istituzioni sanitarie e civili è chiamata a rispettare la vita e la dignità del malato grave e del morente. Pur nella consapevolezza del fatto che 'non è la scienza che redime gli uomini' (Benedetto XVI, 'Spe salvi', 26), la società intera e in particolare i settori legati alla scienza medica sono tenuti ad esprimere la solidarietà dell'amore, la salvaguardia e il rispetto della vita umana in ogni momento del suo sviluppo terreno, soprattutto quando essa patisce una condizione di malattia o è nella sua fase terminale".

  "Più in concreto, si tratta di assicurare ad ogni persona che ne avesse bisogno il sostegno necessario attraverso terapie e interventi medici adeguati, individuati e gestiti secondo i criteri della proporzionalità medica, sempre tenendo conto del dovere morale di somministrare (da parte del medico) e di accogliere (da parte del paziente) quei mezzi di preservazione della vita che, nella situazione concreta, risultino 'ordinari'".

  "Per quanto riguarda, invece, le terapie significativamente rischiose o che fossero prudentemente da giudicare 'straordinarie', il ricorso ad esse sarà da considerare moralmente lecito ma facoltativo. Inoltre, occorrerà sempre assicurare ad ogni persona le cure necessarie e dovute, nonché il sostegno alle famiglie più provate dalla malattia di uno dei loro componenti, soprattutto se grave e prolungata".

  "Anche sul versante della regolamentazione del lavoro, solitamente si riconoscono dei diritti specifici ai familiari al momento di una nascita;" - ha detto ancora il Papa - "in maniera analoga, e specialmente in certe circostanze, diritti simili dovrebbero essere riconosciuti ai parenti stretti al momento della malattia terminale di un loro congiunto. (...) Un più grande rispetto della vita umana individuale passa inevitabilmente attraverso la solidarietà concreta di tutti e di ciascuno, costituendo una delle sfide più urgenti del nostro tempo".

  "Sempre più si trovano nelle grandi città" - ha ricordato il Pontefice - "persone anziane e sole, anche nei momenti di malattia grave e in prossimità della morte. In tali situazioni, le spinte eutanasiche diventano pressanti, soprattutto quando si insinui una visione utilitaristica nei confronti della persona. A questo proposito, colgo l'occasione per ribadire, ancora una volta, la ferma e costante condanna etica di ogni forma di eutanasia diretta, secondo il plurisecolare insegnamento della Chiesa".

  "Lo sforzo sinergico della società civile e della comunità dei credenti deve mirare a far sì che tutti possano non solo vivere dignitosamente e responsabilmente, ma anche attraversare il momento della prova e della morte nella migliore condizione di fraternità e di solidarietà, anche là dove la morte avviene in una famiglia povera o nel letto di un ospedale".

  "La società" - ha ribadito infine il Papa - "non può mancare di assicurare il debito sostegno alle famiglie che intendono impegnarsi ad accudire in casa, per periodi talora lunghi, malati afflitti da patologie degenerative (tumorali, neurodegenerative, ecc.) o bisognosi di un'assistenza particolarmente impegnativa (...) E' soprattutto in questi campi che la sinergia tra la Chiesa e le Istituzioni può rivelarsi singolarmente preziosa per assicurare l'aiuto necessario alla vita umana nel momento della fragilità".
AC/.../PONTIFICIA ACCADEMIA VITA                       VIS 20080225 (680)


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