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lunedì 3 ottobre 2005

STARE UNITI A DIO, VIVERE DELLA FORZA DELL'EUCARISTIA


CITTA' DEL VATICANO, 2 OTT. 2005 (VIS). Alle 9:30 di oggi, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre ha presieduto la Concelebrazione Eucaristica con i Padri Sinodali, in occasione dell'apertura della XI° Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema "L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa". Hanno concelebrato con il Papa 55 cardinali, 7 patriarchi, 59 arcivescovi, 123 vescovi, 81 presbiteri.

Nell'omelia il Papa ha commentato la lettura di Isaia e il Vangelo del giorno, che offrono l'immagine della vigna. "Dio ci aspetta. (...) Proprio in quest'ora in cui (...) inauguriamo il Sinodo sull'Eucaristia, Egli ci viene incontro. Troverà una risposta? O accade con noi come con la vigna, di cui Dio dice in Isaia: "Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica?". La nostra vita cristiana spesso non è forse molto più aceto che vino? Autocommiserazione, conflitto, indifferenza?".

Benedetto XVI ha spiegato che "l'uva buona che Dio si aspettava - come dice il profeta - sarebbe consistita nella giustizia e nella rettitudine. (...) L'uva selvatica sono invece la violenza, lo spargimento di sangue e l'oppressione che fanno gemere la gente sotto il giogo dell'ingiustizia". Nel Vangelo "la vite produce uva buona, ma gli affittuari la trattengono per sè. Non sono disposti a consegnarla al proprietario. (...) Noi uomini, ai quali la creazione è affidata in gestione, la usurpiamo. Vogliamo esserne i padroni in prima persona e da soli. Vogliamo possedere il mondo e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci è d'intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato".

"La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza, ma ipocrisia. Laddove l'uomo si fa unico padrone del mondo e proprietario di se stesso, non può esistere la giustizia. Là può dominare solo l'arbitrio del potere e degli interessi".

Il Santo Padre ha segnalato che nelle letture di oggi, "il giudizio annunciato dal Signore Gesù si riferisce soprattutto alla distruzione di Gerusalemme nell'anno 70. Ma la minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (2,5). Anche a noi può essere tolta la luce. (...) "Aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga!".

"A questo punto però sorge in noi la domanda: "Ma non c'è nessuna promessa, nessuna parola di conforto nella lettura e nella pagina evangelica di oggi? E' la minaccia l'ultima parola?" No! La promessa c'è ed è questa: (...) "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto" (Gv 15,5). (...) E' questo il vero esito della storia della vigna di Dio. Dio non fallisce. Alla fine Egli vince, vince l'amore".

"Queste parabole sfociano alla fine nel mistero dell'Eucaristia, nella quale il Signore ci dona il pane della vita e il vino del suo amore e ci invita alla festa dell'amore eterno. (...) Se rimaniamo uniti a Lui, allora porteremo frutto anche noi, allora anche da noi non verrà più l'aceto dell'autosufficienza, della scontentezza di Dio e della sua creazione, ma il vino buono della gioia in Dio e dell'amore verso il prossimo".

Benedetto XVI ha terminato la sua omelia invocando la grazia del Signore affinchè durante il Sinodo "non soltanto diciamo cose belle sull'Eucaristia, ma soprattutto viviamo della sua forza".
SE/VIGNA:EUCARISTIA/... VIS 20051003 (620)

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