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lunedì 10 ottobre 2005

DECIMA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2005 (VIS). Questa mattina, nell'Aula del Sinodo, si è tenuta la Decima Congregazione Generale della XI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, alla quale hanno assistito il Santo Padre Benedetto XVI e 238 Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Telesphore Placidus Toppo.

ARCIVESCOVO SEAN BAPTIST BRADY, DI ARMAGH (IRLANDA) PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE IRLANDESE. "La Parola di Dio è viva e attiva, ha la capacità di cambiare le menti e i cuori. È in grado di indirizzare i bisogni dell'individuo e della comunità riuniti in ascolto della Parola di Vita. Essa costituisce un'importante fonte dell'attività trasformante dello Spirito Santo nella Liturgia. (...) L'esperienza del mio paese ha dimostrato il potere di trasformazione che la liturgia della Parola e l'omelia operano. (...) È gratificante notare come parole della Sacra Scrittura quali giustizia, pace, perdono siano diventate la 'lingua franca' del processo di pace. In tempi recenti, un momento storico in questo processo politico è stato raggiunto con la riduzione delle armi da parte delle maggiori organizzazioni paramilitari. A due uomini di Chiesa, un ex presidente della Chiesa Metodista e un sacerdote redentorista che per molti anni si sono adoperati a promuovere il dialogo e la riconciliazione, è stato chiesto di firmare l'atto di disarmo. Ciò, forse, è dovuto al riconoscimento del ruolo avuto dai Ministri della Parola di Dio nel creare le condizioni per la riconciliazione e la pace. Ciò testimonia il potere della Parola, sotto l'azione dello Spirito Santo, di fare nuove tutte le cose".

ARCIVESCOVO METROPOLITA BERHANEYESUS SOURAPHIEL C.M. DI ADDIS ABEBA (ETIOPIA) E PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ETIOPIA ED ERITREA. "La celebrazione della 'Eucaristia domenicale' presuppone l'esistenza della 'Domenica' - in particolare l'esistenza del giorno del Signore - e l'Eucaristia si può celebrare liberamente la domenica. In alcune parti del mondo, ciò non è possibile: ad esempio in Arabia Saudita o in altri paesi islamici. La domenica è un giorno lavorativo e non si celebra l'Eucaristia perchè non esistono Chiese, né sacerdoti, o perché non vi è alcuna libertà religiosa. Molti cristiani che lavorano e vivono in paesi islamici provengono dall'Eritrea e dall'Etiopia. (...) Prima di emigrare nei paesi islamici, sono costretti a cambiare i loro nomi cristiani in nomi islamici e, in particolare, le donne devono indossare indumenti secondo la tradizione musulmana. Una volta raggiunta la destinazione finale, i loro passaporti vengono requisiti e rimangono vittime di ogni tipo di abuso. Molti di essi sono costretti dalla circostanze a convertirsi alla religione islamica. Essi sono costretti a recarsi nei paesi musulmani a causa della povertà del loro paese d'origine ed anche perché le porte di altri paesi cristiani sono chiuse per loro. Sappiamo che molti cristiani africani muoiono nell'attraversare il deserto del Sahara e annegano nel Mediterraneo mentre tentano di raggiungere paesi cristiani in Europa ed in America. (...) Chiedo che i Padri Sinodali, soprattutto coloro che operano in Paesi islamici dove i cristiani poveri si recano in cerca di lavoro, estendano la loro cura pastorale a questi cristiani e chiedano ai governi islamici di rispettare la libertà religiosa dei cristiani".

VESCOVO FELIX LAZARO MARTINEZ, DI PONCE (PORTO RICO). "Molti cattolici sono molto lontani per poter rendere e dar ragione della propria fede, così come propone San Pietro nella sua prima Lettera: 'Siate sempre pronti a dare ragione della speranza che è in voi'. D'altra parte, non si può amare ciò che non si conosce. E se non vi è conoscenza della Chiesa, dell'Eucaristia, della fede cristiana, non si può amare la Chiesa, l'Eucaristia e la stessa fede cristiana. È necessaria la catechesi. A mio parere quello che manca è la catechesi. (...) L'assenza di catechesi e di formazione religiosa può forse spiegare anche la facilità con la quale ed il perchè alcuni dei nostri fedeli si rivolgano ad altre denominazioni o sette religiose, attratti dai fuochi di bengala offerti da una pseudo-scienza religiosa, perchè non si è stati in grado di illuminarli con la luce del Vangelo, con una buona e opportuna catechesi".

VESCOVO AMEDEE GRAB, O.S.B., DI CHUR (SVIZZERA), PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D'EUROPA. "Mi riferisco alle comunità ecclesiali che celebrano nella Santa Cena il Memoriale del Signore. Nel dialogo ecumenico con tali comunità si nota, non di rado, una convergenza crescente su temi importantissimi: presenza reale, carattere sacrificale del Memoriale, necessità dell'ordinazione. Più difficile la formulazione della natura della Chiesa e l'accordo sul fatto che ad essa è affidata la Santa Eucaristia, fonte e culmine della sua vocazione e della sua missione, per cui 'sarebbe errato non appartenere alla comunità ecclesiale e voler ricevere la comunione eucaristica'. Non sono possibili per noi l'intercelebrazione, l'intercomunione, l'ospitalità generale offerta a tutti i battezzati (o addirittura a tutti i presenti). Ma la partecipazione alla Santa Comunione di singoli battezzati non cattolici, in casi eccezionali e a determinate condizioni, è esplicitamente prevista dal n.129 del Direttorio ecumenico del 1993, che non parla solo di ammissione ma anche di invito, qualora si siano verificate le condizioni, e tra queste non viene annoverata l'appartenenza alla Chiesa cattolica. Non si dovrebbe dimenticare questa possibilità. Occorre che i pastori tengano presente tale possibilità nei confronti di quanti, senza appartenere alla Chiesa cattolica, condividono la preghiera accorata di Gesù per l'unità; e tale possibilità resti una via riconosciuta per realizzare l'unità quando e come il Signore, 'Pane Vivo sceso dal cielo per la vita del mondo', vorrà".

VESCOVO GABRIEL PIROIRD, DI COSTANTINE (ALGERIA). "Noi siamo Chiese particolari molto piccole che vivono in un contesto dove l'Islam ha influenzato fortemente la cultura. (...) Per le necessità della nostra missione, alcune persone vivono lontane da qualunque presenza sacerdotale. Di fatto possono partecipare all'Eucaristia solo sporadicamente. Questa situazione ci ha portati ad approfondire i rapporti tra l'Eucaristia e la missione. La nostra azione di grazie si unisce a quella dei nostri amici musulmani che adorano Dio per l'opera della creazione e per la misericordia. Spiritualmente, possiamo unire le loro preghiere ai nostri Sacrifici Eucaristici. Alcune volte restiamo ammirati per come i nostri amici musulmani 'si associano misteriosamente al Mistero Pasquale'. Quando offriamo la nostra vita a Cristo, offriamo, anche, in qualche modo, quella dei nostri amici. Invisibilmente le nostre celebrazioni eucaristiche riuniscono anche persone assenti fisicamente: sono coloro i quali cercano Dio nella rettitudine del loro cuore. Per una Chiesa particolare il modo di vivere l'Eucaristia é inseparabile dalla storia del popolo alla quale é stata assegnata dal Signore".

CARDINALE GEORGES COTTIER, O.P., PRO-TEOLOGO DELLA CASA PONTIFICIA (CITTÁ DEL VATICANO). "Se la Chiesa ha emesso delle direttive circa l'ammissione dei cristiani non cattolici all'Eucaristia, e se respinge l'inter-comunione, ciò accade perché la comunione eucaristica non è un punto di partenza, bensì esprime e porta a perfezione una comunione che essa presuppone nella sua integralità: la comunione nella dottrina degli Apostoli, nei Sacramenti e nella comunione con il Collegio Apostolico di cui Pietro è il Capo. Talvolta questa posizione, non venendo compresa, appare ingiustamente rigida ai nostri fratelli protestanti. È quindi un dovere fraterno per la Chiesa affermare di non avere il diritto di disporre a suo piacimento di un dono ricevuto dal suo Signore. Il suo è un atteggiamento di adorazione, di lode e di obbedienza".
SE/DECIMA CONGREGAZIONE/... VIS 20051010 (1200)

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