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lunedì 2 dicembre 2002

LETTERE CREDENZIALI NUOVO AMBASCIATORE BOSNIA ERZEGOVINA


CITTA' DEL VATICANO, 30 NOV. 2002 (VIS). Questa mattina, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto il Signor Ivan Misic, nuovo Ambasciatore di Bosnia ed Erzegovina presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. Nel discorso al diplomatico in lingua bosniaca, il Papa ha ricordato la sua Visita pastorale a Sarajevo del 1997, compiuta poco dopo il termine della guerra che sconvolse la regione.

  Il Santo Padre ha detto: "Colgo volentieri l'occasione per confermare la mia costante vicinanza agli amati Popoli della Bosnia ed Erzegovina, che non solo hanno subito un sistema politico basato su un'ideologia in contrasto con i valori iscritti nello spirito umano, ma anche una lunga e dolorosa guerra". Il Papa ha ricordato che: "l'impegno di buona volontà ha portato al raggiungimento dell'Accordo di Washington (…) e degli Accordi di Dayton. (…) Tutto questo ha fatto sì che le armi ora tacciono. Occorre però lavorare intensamente per costruire e rendere efficace la pace nella giustizia, risolvendo problemi legati al futuro del Paese. Tra questi, la questione dei profughi e degli esuli".

  "Sono necessari" - ha proseguito il Pontefice - "programmi concreti che partano dalla persona e dal rispetto della sua dignità, che offrano la possibilità di lavorare (…) che promuovano il dialogo e la collaborazione tra le varie componenti della società".

  Il Santo Padre ha dichiarato che: "La democrazia è un compito esigente, che richiede moralità, onestà, sensibilità umana, saggezza, pazienza, rispetto per gli altri, disponibilità a rinunciare ogni qualvolta lo richieda il bene comune, ferma volontà di esporre e non imporre i propri punti di vista e idee. Tale compito è ancora più esigente in un Paese multietnico, multiculturale e multireligioso, quale è appunto la Bosnia ed Erzegovina".

  Il Papa ha affermato ancora che indispensabile è pure "una vera riconciliazione e un sincero perdono. (…) È vero che non si può cancellare dalla memoria quanto è accaduto nel passato, ma si può e si devono liberare i cuori dal rancore e dalla vendetta. La memoria degli errori e delle ingiustizie resti come monito esigente a non ripetere né gli uni né le altre. (…) La Chiesa della Bosnia ed Erzegovina è già al lavoro ed offre il suo contributo alla riconciliazione e al perdono. (…) La Chiesa si sforza di promuovere la formazione delle nuove generazioni attraverso scuole aperte a chiunque voglia accedere all'istruzione dell'obbligo e a quella media superiore".

  "È richiesto l'apporto di tutti per consolidare una società che ripudia ogni tentazione di favorire qualcuno a scapito degli altri; una società pronta ad assicurare a tutti l'uguaglianza effettiva e attenta al rispetto dei diritti, delle libertà e dell'identità di ciascuno".

  Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha, quindi, parlato del "dramma dei numerosi profughi ed esuli desiderosi di tornare alle loro case" che "si vedono negato il diritto di vivere serenamente sul loro suolo natio. (…) Tali persone giustamente chiedono garanzie per la loro incolumità, nonché la creazione di condizioni politiche, sociali ed economiche accettabili. Domandano, inoltre, la restituzione dei beni, dei quali sono stati privati con violenza durante la guerra".

  Infine il Papa ha ribadito che nessun problema può esser risolto con la violenza, con il male commesso contro persone indifese. Mettere in pratica l'insegnamento della "Gaudium et spes" sulla pace, ha sottolineando infine il Pontefice, comporta: "la volontà di riparare e correggere con opportuni interventi politici ed economici sia a livello locale che istituzionale le ingiustizie commesse". Infine, il Papa ha auspicato che i Paesi del vecchio Continente e la Comunità internazionale non manchino di offrire gli aiuti necessari a favore della Bosnia ed Erzegovina.
CD/LETTERE CREDENZIALI/BOSNIA ED ERZEGOVINA     VIS 20021202 (600)

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