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lunedì 26 gennaio 2009

VESCOVI CHIESA CALDEA ACCANTO FEDELI DI FRONTE PROVE


CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2009 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto al termine della  Visita "ad Limina Apostolorum" i Presuli della Chiesa Caldea che hanno consegnato al Santo Padre il piviale appartenuto all'Arcivescovo Faraj Rahho, di Mossul e la stola di Padre Ragheed Aziz Ganni, entrambi uccisi in Iraq nei mesi scorsi.

  Il Papa ha trasmesso i suoi saluti, tramite Sua Beatitudine il Cardinale Emmanuel III Delly, Patriarca della Chiesa Caldea, a tutti i fedeli e ha assicurato la sua fervida preghiera "in questi momenti tanto difficili nella vostra regione e particolarmente in Iraq". Ricordando la figura dell'Arcivescovo Rahho e del Padre Ganni ha detto: "Prego Dio perché gli uomini e le donne innamorati della pace in questa beneamata regione mettano in comune le forze per far cessare la violenza e permettere a tutti di vivere nella sicurezza e nella concordia reciproca!".

  "La Chiesa Caldea le cui origini risalgono ai primi secoli  dell'era cristiana" - ha proseguito il Santo Padre -  "ha una lunga e venerabile tradizione che esprime il suo radicamento nelle regioni d'Oriente, dove è presente sin dalle origini, e ha offerto un apporto insostituibile alla Chiesa universale, con i suoi teologi e maestri spirituali. La sua storia dimostra anche come essa abbia sempre partecipato attivamente e proficuamente alla vita delle vostre nazioni. Oggi la Chiesa Caldea, che ha un ruolo importante fra le diverse componenti del vostro Paese, deve proseguire questa missione al servizio del suo sviluppo umano e spirituale".

  Benedetto XVI ha sottolineato che la Chiesa Caldea "intrattenendo cordiali rapporti con i membri di altre comunità (...) è chiamata a ricoprire un ruolo essenziale di moderazione per l'edificazione di una società nuova dove ciascuno viva nella concordia e nel rispetto reciproco. So che da sempre la coabitazione fra la comunità musulmana e la comunità cristiana non è stata esente da pericoli. I cristiani che abitano in Iraq da sempre sono cittadini a pieno titolo con i diritti e i doveri di tutti, senza distinzione di religione".

  Il Santo Padre ha invitato i Vescovi a porre al centro della loro azione pastorale la Parola di Dio dicendo loro: "E' sulla fedeltà a questa Parola che si costruisce l'unità fra tutti i fedeli, in comunione con i loro Pastori" e ha aggiunto che in questa Chiesa patriarcale "l'Assemblea sinodale è una ricchezza innegabile che deve essere strumento privilegiato per contribuire a rendere più solidi ed efficaci  i legami di comunione e per vivere la carità interepiscopale. Essa è il luogo dove si realizza realmente la corresponsabilità grazie a una autentica collaborazione fra i membri".

  "D'altra parte, specialmente in Iraq, la Chiesa Caldea, che è maggioritaria, ha una responsabilità particolare per promuovere la comunione e l'unità del Corpo mistico di Cristo. Vi incoraggio a continuare i vostri incontri con i Pastori di diverse Chiese 'sui juris' e anche con i responsabili di altre chiese cristiane, per dare impulso all'ecumenismo".

  Il Papa, menzionando le situazioni urgenti che i Vescovi devono affrontare quali "i fedeli che vivono nella violenza quotidiana", ha detto: "Apprezzo il loro coraggio e la loro perseveranza di fronte alle prove e alle minacce di cui sono l'obiettivo, particolarmente in Iraq", ed ha vivamente incoraggiato i Vescovi "a sostenere i fedeli per superare le difficoltà attuali e affermare la loro presenza, facendo appello in particolare alle Autorità responsabili per il riconoscimento dei loro diritti umani e civili, invitandoli anche ad amare la terra dei loro antenati alla quale rimangono profondamente attaccati".

  Ricordando i fedeli della diaspora "che non cessa di aumentare, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti", Benedetto XVI ha ribadito che "Sarebbe auspicabile che i fedeli caldei che vivono fuori della frontiere nazionali, mantengano e intensifichino i legami con il loro Patriarcato, affinché non siano tagliati fuori dal proprio centro d'unità" e "conservino la loro identità culturale e religiosa".

  "La testimonianza di carità disinteressata della Chiesa" - ha affermato infine il Papa - "verso tutti coloro che sono nel bisogno, senza distinzione di origine o di religione, non può che stimolare l'espressione della solidarietà di tutte le persone di buona volontà. (...) So che in Iraq, malgrado i terribili momenti che avete attraversato e che ancora vivete, si sono sviluppate delle piccole opere di una straordinaria carità, che fanno onore a Dio, alla Chiesa e al popolo iracheno".

  "Beatitudine, cari Fratelli nell'Episcopato, vi invito a proseguire con coraggio e speranza la vostra missione (...) La preghiera e l'aiuto ai vostri fratelli nella fede e di numerosi uomini di buona volontà nel mondo vi accompagnino perché il viso amoroso di Dio possa continuare a brillare sul popolo iracheno che conosce tante sofferenze".
AL/CHIESA CALDEA/...                            VIS 20090126 (770)


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