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mercoledì 28 gennaio 2009

LEGGERE LA SCRITTURA COME PAROLA DELLA SPIRITO SANTO


CITTA' DEL VATICANO, 28 GEN. 2009 (VIS). Nel corso dell'Udienza Generale di questa mattina, tenutasi nell'Aula Paolo VI, il Papa ha ripreso il ciclo di catechesi su San Paolo Apostolo e si è soffermato sulla visione teologica delle ultime Lettere Paoline, chiamate Lettere Pastorali perché inviate a singole figure di Pastori della Chiesa: due a Timoteo e una a Tito, stretti collaboratori  dell'Apostolo.

  In queste Lettere - ha detto il Papa - "si fa allusione all'insorgenza di insegnamenti da considerare del tutto errati e falsi (cfr 1 Tm 4,1-2; 2 Tm 3,1-5), come quelli di chi pretendeva che il matrimonio non fosse buono (cfr 1 Tm 4,3a). Vediamo come sia moderna questa preoccupazione, perché anche oggi si legge a volte la Scrittura come oggetto di curiosità storica e non come parola dello Spirito Santo, nella quale possiamo sentire la stessa voce del Signore e conoscere la sua presenza nella storia".

  "A queste dottrine l'autore fa fronte con due richiami di fondo. L'uno consiste nel rimando a una lettura spirituale della Sacra Scrittura (cfr 2 Tm 3,14-17), cioè a una lettura che la considera realmente come 'ispirata' e proveniente dallo Spirito Santo, così che da essa si può essere 'istruiti per la salvezza'. (...) L'altro richiamo consiste nell'accenno al buon "deposito" (parathéke): è una parola speciale delle Lettere pastorali con cui si indica la tradizione della fede apostolica da custodire con l'aiuto dello Spirito Santo che abita in noi. (...) e come criterio di fedeltà all'annuncio del Vangelo".

  "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità", perché 'Gesù Cristo ha dato se stesso in riscatto per tutti' (1 Tm 2,4-5). Quindi" - ha sottolineato il Papa - "il senso dell'universalità, anche se le comunità sono ancora piccole, è forte e determinante per queste Lettere".

  "Un'altra componente tipica di queste Lettere è la loro riflessione sulla struttura ministeriale della Chiesa. Sono esse che per la prima volta presentano la triplice suddivisione di episcopi, presbiteri e diaconi (cfr 1 Tm 3,1-13; 4,13; 2 Tm 1,6; Tt 1,5-9)".

  "Così abbiamo l'essenziale della struttura cattolica: Scrittura e Tradizione, Scrittura e annuncio, formano un insieme, ma a questa struttura, per così dire dottrinale, deve aggiungersi la struttura personale, i successori degli Apostoli, come testimoni dell'annuncio apostolico".

  Infine in merito all'episcopio il Papa ha detto che esso "è considerato padre della comunità cristiana (cfr anche 1 Tm 3,15). Del resto l'idea di Chiesa come 'casa di Dio' affonda le sue radici nell'Antico Testamento (cfr Nm 12,7) e si trova riformulata in Eb 3,2.6, mentre altrove si legge che tutti i cristiani non sono più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari della casa di Dio (cfr Ef 2,19)".

  "Preghiamo il Signore e san Paolo" - ha concluso il Pontefice - "perché anche noi, come cristiani, possiamo sempre più caratterizzarci, in rapporto alla società in cui viviamo, come membri della 'famiglia di Dio'. E preghiamo anche perché i pastori della Chiesa acquisiscano sempre più sentimenti paterni, insieme teneri e forti, nella formazione della Casa di Dio, della comunità, della Chiesa".
AG/.../                                           VIS 20090128 (510)


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