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venerdì 14 settembre 2007

CONGREGAZIONE DOTTRINA FEDE E ALIMENTAZIONE ARTIFICIALE


CITTA' DEL VATICANO, 14 SET. 2007 (VIS). Questa mattina sono state rese pubbliche le risposte della Congregazione per la Dottrina della Fede ai quesiti della Conferenza Episcopale Statunitense circa l'alimentazione e l'idratazione artificiali. Le Risposte, decise nella Sessione Ordinaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, sono state approvate dal Santo Padre Benedetto XVI nel corso dell'Udienza concessa al Cardinale William J. Levada, Prefetto del Dicastero. Il testo è stato pubblicato nell'originale in lingua latina, in inglese, francese, italiano, tedesco, spagnolo, polacco e portoghese.

  "Primo quesito: È moralmente obbligatoria la somministrazione di cibo e acqua (per vie naturali oppure artificiali) al paziente in "stato vegetativo", a meno che questi alimenti non possano essere assimilati dal corpo del paziente oppure non gli possano essere somministrati senza causare un rilevante disagio fisico?"

  "Risposta: Sì. La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita. Essa è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente. In tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute all'inanizione e alla disidratazione".

  "Secondo quesito: Se il nutrimento e l'idratazione vengono forniti per vie artificiali a un paziente in "stato vegetativo permanente", possono essere interrotti quando medici competenti giudicano con certezza morale che il paziente non recupererà mai la coscienza?".

  "Risposta: No. Un paziente in "stato vegetativo permanente" è una persona, con la sua dignità umana fondamentale, alla quale sono perciò dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali".

  "In una nota di commento alle Risposte si precisa che: "Nell'affermare che la somministrazione di cibo e acqua è moralmente obbligatoria in linea di principio, la Congregazione  per la Dottrina della Fede non esclude che in qualche regione molto isolata o di estrema povertà l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano non essere fisicamente possibili, e allora 'ad impossibilia nemo tenetur', sussistendo però l'obbligo di offrire le cure minimali disponibili e di procurarsi, se possibile, i mezzi necessari per un adeguato sostegno vitale. Non si esclude neppure che, per complicazioni sopraggiunte, il paziente possa non riuscire ad assimilare il cibo e i liquidi, diventando così del tutto inutile la loro somministrazione. Infine, non si scarta assolutamente la possibilità che in qualche raro caso l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano comportare per il paziente un'eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato, per esempio, a complicanze nell'uso di ausili strumentali".

  "Questi casi eccezionali" - si legge ancora nella nota - "nulla tolgono però al criterio etico generale, secondo il quale la somministrazione di acqua e cibo, anche quando avvenisse per vie artificiali, rappresenta sempre un 'mezzo naturale' di conservazione della vita e non un 'trattamento terapeutico'. Il suo uso sarà quindi da considerarsi 'ordinario' e 'proporzionato', anche quando lo 'stato vegetativo' si prolunghi".
CDF/ALIMENTAZIONE ARTIFICIALE/VESCOVI USA/...        VIS 20070914 (500)


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