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lunedì 19 maggio 2003

CONFERITA AL PAPA LAUREA "HONORIS CAUSA" GIURISPRUDENZA


CITTA' DEL VATICANO, 17 MAG. 2003 (VIS). Durante un solenne atto accademico celebrato questa mattina nell'Aula Paolo VI, in occasione del VII centenario della fondazione dell'Università di Roma "La Sapienza", il Rettore Professor Giuseppe D'Ascenzo ha conferito la laurea "honoris causa" in giurisprudenza a Sua Santità Giovanni Paolo II. Alla cerimonia erano presenti l'Onorevole Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministri del governo italiano, Autorità del Corpo Accademico e migliaia di studenti. Il coro interuniversitario di Roma, con la collaborazione di 21 cori di altre città italiane, ha interpretato diversi brani musicali.

Il Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza ha deliberato di conferire la laurea "honoris causa" a Sua Santità Giovanni Paolo II con la seguente motivazione: "Universalmente nota è l'opera svolta dal Pontefice, nel corso di tutto il Suo Magistero, per l'affermazione del diritto e per la tutela dei diritti umani in tutte le loro forme storiche, sia per quanto concerne la persona e i suoi diritti individuali, sia con riferimento ai rapporti tra i popoli ed al diritto internazionale".

All'inizio della cerimonia, il Rettore dell'Università "La Sapienza" ha pronunciato un breve discorso e, successivamente, sono intervenuti il Professor Carlo Angelici, Preside della Facoltà di Giurisprudenza ed il Professor Pietro Rescigno, Ordinario di Diritto Civile.

Quindi, il Santo Padre ha pronunciato la "Lectio magistralis", dedicata alla difesa e "al largo spazio" riservato dall'inizio del suo ministero pastorale "all'affermazione dei diritti umani, per la stretta connessione che essi hanno con due punti fondamentali della morale cristiana: la dignità della persona e la pace. (…) Mosso da questa consapevolezza" - ha detto il Papa - "mi sono adoperato con tutte le forze a servizio di tali valori. Ma non potevo svolgere questa missione, richiestami dall'ufficio apostolico, senza far ricorso alle categorie del diritto".

"Il principio che mi ha guidato nel mio impegno è che la persona umana - così come essa è stata creata da Dio - è il fondamento e il fine della vita sociale a cui il diritto deve servire. (…) Partendo da questa convinzione, la Chiesa ha enucleato la sua dottrina sui 'diritti dell'uomo', che derivano non dallo Stato né da altra autorità umana, ma dalla persona stessa. I pubblici poteri li devono pertanto 'riconoscere, rispettare, comporre, tutelare e promuovere': si tratta, infatti, di diritti 'universali, inviolabili e inalienabili'".

Il Papa ha ribadito che la Chiesa cattolica "proclama che è nella dimensione trascendente della persona che si trova la fonte della sua dignità e dei suoi diritti inviolabili. (…) La Chiesa è convinta che nel riconoscimento di tale fondamento antropologico ed etico dei diritti umani, stia la più valida protezione contro ogni loro violazione e sopraffazione".

"Nel corso del mio servizio come Successore di Pietro ho sentito il dovere di insistere con forza su alcuni di questi diritti che, affermati teoricamente, risultano spesso disattesi sia nelle leggi che nei comportamenti concreti. Così, sono ritornato più volte sul primo e più fondamentale diritto umano, che è quello alla vita. (…) In particolare" - ha proseguito il Pontefice - "ho insistito sul fatto che l'embrione è un individuo umano e, come tale, è titolare dei diritti inviolabili dell'essere umano. La norma giuridica, pertanto, è chiamata a definire lo statuto giuridico dell'embrione".

Giovanni Paolo II ha fatto successivamente riferimento ad un altro diritto fondamentale, quello alla libertà religiosa, che, ha affermato ritenere non essere "semplicemente uno fra gli altri diritti umani, ma (…) il più fondamentale, perché la dignità della persona umana ha la sua prima fonte nel suo rapporto essenziale con Dio".

"Mi sono infine sforzato" - ha detto ancora il Papa - "di mettere in luce, chiedendo che venissero espressi in norme giuridiche obbligatorie, molti altri diritti, come il diritto a non essere discriminati per motivi di razza, di lingua, di religione e di sesso; il diritto alla proprietà privata, (…) alla libertà di associazione, di espressione e d'informazione, (…) il diritto alla casa (…) strettamente connesso 'col diritto a costituirsi una famiglia e ad avere un lavoro adeguatamente retribuito'. (…) Il diritto delle minoranze 'ad esistere' ed 'a preservare e sviluppare la propria cultura; il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori".

"Infine, una cura particolare ho posto nel proclamare e difendere 'apertamente e fortemente i diritti della famiglia dalle intollerabili usurpazioni della società e dello Stato'", poiché per la famiglia "'passa il futuro del mondo e della Chiesa'".

Il Santo Padre, concludendo la "Lectio magistralis", ha auspicato che: "Il nuovo secolo, con il quale s'è aperto un nuovo millennio, possa registrare un sempre più consapevole rispetto dei diritti dell'uomo, di ogni uomo, di tutto l'uomo".

Quella di oggi è l'undicesima laurea "honoris causa" che il Santo Padre riceve. La prima laurea, gli fu conferita l'anno precedente la sua elezione al Pontificato, dall'Università Johannes Gutemberg di Magonza (Germania) e l'ultima, nel 2001, dall'Università "Cardinal Wyszynski" di Varsavia (Polonia).
GPII-DOTTORATO/HONORIS CAUSA/… VIS 20030519 (810)

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