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lunedì 18 giugno 2012

IL REGNO DI DIO È INNANZITUTTO UN DONO ANCHE SE ESIGE LA NOSTRA COLLABORAZIONE

Città del Vaticano, 17 giugno 2012 (VIS). Alle ore 12:00 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio per recitare l’Angelus con i pellegrini  convenuti in Piazza San Pietro. Il Papa ha commentato il Vangelo di oggi che propone due brevi parabole di Gesù: quella del seme che cresce da solo e quella del granello di senape. "Attraverso immagini tratte dal mondo dell’agricoltura, il Signore presenta il mistero della Parola e del Regno di Dio, e indica le ragioni della nostra speranza e del nostro impegno".

"Nella prima parabola l’attenzione è posta sul dinamismo della semina: il seme che viene gettato nella terra, sia che il contadino dorma sia che vegli, germoglia e cresce da solo. (...) Ciò che sostiene l’agricoltore nelle sue quotidiane fatiche è proprio la fiducia nella forza del seme e nella bontà del terreno. Questa parabola richiama il mistero (...)  dell’opera feconda di Dio nella storia. È Lui il Signore del Regno, l’uomo è suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti. (...) Il tempo presente è tempo di semina, e la crescita del seme è assicurata dal Signore. Ogni cristiano, allora, sa bene di dover fare tutto quello che può, ma che il risultato finale dipende da Dio: questa consapevolezza lo sostiene nella fatica di ogni giorno, specialmente nelle situazioni difficili".

La seconda parabola utilizza l'immagine della semina e parla di un seme specifico, considerato il più piccolo di tutti i semi. "Pur così minuto - ha detto il Santo Padre - però, esso è pieno di vita, dal suo spezzarsi nasce un germoglio capace di rompere il terreno, (...) e di crescere fino a diventare 'più grande di tutte le piante dell’orto': la debolezza è la forza del seme, lo spezzarsi è la sua potenza. E così è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell’amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo; eppure proprio attraverso di loro irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è apparentemente insignificante".

"L’immagine del seme è particolarmente cara a Gesù - ha concluso il Pontefice - perché esprime bene il mistero del Regno di Dio. Nelle due parabole di oggi esso rappresenta una 'crescita' e un 'contrasto': la crescita che avviene grazie a un dinamismo insito nel seme stesso e il contrasto che esiste tra la piccolezza del seme e la grandezza di ciò che produce. Il messaggio è chiaro: il Regno di Dio, anche se esige la nostra collaborazione, è innanzitutto dono del Signore, grazia che precede l’uomo e le sue opere. La nostra piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio non teme ostacoli, perché certa è la vittoria del Signore".



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